martedì 22 aprile 2014

-ANSIA. Quelle strane lamentele fisiche...


Quelle strane  Lamentele Fisiche  




opinione piuttosto diffusa che alcuni sintomi del “corpo” come dolore, scariche diarroiche, nausea, vomito e orticaria siano causati sempre da una malattia fisica e che i sintomi “psicologici” come ansia, mania e depressione siano manifestazioni esclusive di un disagio emotivo.
Non deve stupire pertanto se anche le cause dei sintomi vengano interpretate nello stesso modo, come vuole la cultura filosofica ormai obsoleta, di separare la mente dal corpo e il mentale dal fisico. Si tratta comunque di un problema di non semplice soluzione: un disagio apparentemente “psicologico” come la depressione può essere determinato da un tumore cerebrale o da una demenza in fase embrionale. Allo stesso modo un sintomo emotivo all’inizio può presentare solo sintomi fisici. Lo stato depressivo, ad esempio, causa  spesso una diffusa dolorabilità corporea, perdita o eccesso di appetito, calo ponderale, insonnia, mal di testa e stanchezza. Anche l’attacco di panico a volte esordisce  con giramento di testa, affanno, formicolii, fiato corto, tremori, iperidrosi, nausea, vampate di calore, palpitazioni e dolore al petto. 

olti individui che sperimentano in maniera continuativa lo stress tendono a “segnalarlo” attraverso sintomi fisici come mal di testa, mal di stomaco, mal di schiena, ipossia, vertigini e stanchezza. La semplicistica e frettolosa equazione “sintomo del corpo uguale problema fisico e sintomo emotivo uguale a problema psicologico” è decisamente riduttiva. Spesso i disturbi fisici si presentano in modo incostante: peggiorano nei momenti di particolare stress emotivo (come una crisi di lavoro oppure la rottura di una relazione importante). Poiché molte malattie si trovano a metà strada tra fisico e mentale, spesso vengono diagnosticate e trattate in modo del tutto inadeguato. E’ anche vero che oltre un certo limite, però, continuare a fare esami diagnostici, a volte invasivi, diventa inutile, eccessivamente costoso e pericoloso per il soggetto rispetto ai vantaggi che può offrire. Sia gli esami clinici sia le terapie comportano rischi ed effetti collaterali che a loro volta possono causare problemi anche più gravi di quelli che si sarebbero presentati evitando tali accanimenti. Si espongono ai rischi di ripetute, inutili, spesso costose procedure diagnostiche, nonché agli inconvenienti derivanti dall’assunzione di farmaci prescritti per alleviare i sintomi.
Risultati immagini per sintomi fisici nei dipintiIl principio da seguire nell’affrontare i problemi di salute è sottoporsi a valutazioni mediche approfondite e cercare terapie adeguate, ma senza esagerare e senza creare più disagi di quanti ne esistano già. Un malessere ancor più sottile di questo continuo e insistente peregrinare da un ambulatorio ad un altro è che il soggetto, oltre alla profonda sofferenza, si costruisce la reputazione di chi lamenta sintomi in realtà inesistenti. La cosa più importante è, dopo aver svolto indagini cliniche accurate, sapere quando fermarsi, quando poter essere ragionevolmente sicuri e di non avere una malattia fisica o mentale. La soluzione a questo dubbio non può che derivare da una giusta consapevolezza e da un corretto atteggiamento verso se stessi. Concentrarsi sulla sintomatologia fisica può anche essere utile, almeno nell’immediato: quando un individuo dedica tutte le sue energie a ricercare le cause di un sintomo evita di confrontarsi con altri problemi, con emozioni o conflitti sottostanti.

e ci si concentra intensamente sulle sensazioni del proprio corpo è possibile scoprire di averne molte di più di quanto si pensava e, in breve tempo, proprio perché viene amplificata a dismisura la percezione corporea, cresce la preoccupazione per il loro significato. La suggestionabilità, soprattutto per quanto riguarda i sintomi fisici, è chiaramente dimostrata dalla grande frequenza con cui si riscontrano effetti collaterali in soggetti ai quali è stato somministrato un placebo. Assumere la condizione di malato e affidarsi alle cure di uno specialista è fonte di supporto e rassicurazione. Nel tempo, però, focalizzarsi sui disturbi fisici per fronteggiare disagi di altra natura diventa poco conveniente e comporta notevoli svantaggi, perché il problema di base non viene risolto e sicuramente si ripresenterà, magari in forma ancora più virulenta. All’inizio, tutti coloro che ruotano attorno al soggetto sofferente, sono molto comprensivi ma la loro solerzia svanisce in fretta per lasciare spazio all’impazienza, alla frustrazione e, a lungo andare, all’ostilità. Dato che le migliori rassicurazioni spesso non sono sufficienti a persuadere questi individui che non hanno una patologia incurabile, essi diventano ansiosi. I sintomi della loro ansia  (tachicardia, dolori diffusi, un vago senso di stanchezza, gastrite, eczema), connessi alla produzione eccessiva degli ormoni dello stress, rafforzano la loro convinzione che c’è qualcosa che non va. Più diventano ansiosi più il quadro dei sintomi che percepiscono si allarga, creando un circolo vizioso.


ueste persone soffrono sia a livello fisico sia a livello mentale, spesso sono depresse e ansiose, vanno incontro a problemi sul lavoro, nelle relazione affettive, coniugali e interpersonali. L’informazione per questi soggetti è di cruciale importanza in quanto possono comprendere che il loro malessere, pur essendo complesso, appartiene ad un quadro clinico specifico, che non è “pazzia” e che non porta a un progressivo deterioramento mentale o ad altre conseguenze estreme. E’ importante spiegare che esiste una relazione tra stress, disturbi fisici e disagi emotivi, si dovrebbe suggerire loro metodiche terapeutiche di controllo dello stress e comportamentali. Attraverso le varie conoscenze scientifiche, man mano che passa il tempo, l’attenzione del soggetto si sposta dai sintomi alle strategie concrete. L’obiettivo principale è quello di imparare - attraverso un programma regolare e graduale che consenta la riduzione della tendenza a farsi assorbire dalle preoccupazioni riguardanti la funzionalità del corpo - a controllare i sintomi e la paura, che compromettono la loro qualità di vita,  e a non subirli passivamente. 


Se soffri non rimandare, 
non rinviare un affettuoso e genuino sostegno: l’aiuto deve essere 
chiesto quando serve realmente!

 … altrimenti puoi cronicizzare e soffrire inutilmente in silenzio. Se, poi, ti ritrovi continuamente inchiodato al dolore forse è davvero il momento di farti aiutare, di mettere fine ai tuoi patimenti reali o immaginari, non è un gesto di debolezza ma di grande forza.
 


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it



lunedì 14 aprile 2014

-ALCOLISMO


Pianeta  Alcol  … il nettare del diavolo




essere umano da sempre ha il desiderio di andare "oltre", trascendere se stesso: è portato ad ampliare le proprie potenzialità, prestazioni, esperienze, a ricercare con ogni mezzo il piacere o il rilassamento, ad evitare il dolore. E’ alla continua ricerca di fantasie gratificanti, di potere, di controllo, di essere in un sogno, di essere “in un mondo a sé”. Nella ricerca di “paradisi artificiali” ha conosciuto e creato molti strumenti e varie sostanze (si veda ad esempio il Viagra): una di queste è l’alcol (alimento – droga). L’alcol è la sostanza psicoattiva più antica dell’umanità, oltre che più diffusa. Nella ritualità cristiana lo troviamo nell’Eucarestia: il grande mistero del pane e del vino. Mentre nella mitologia Dionisio, divinità dell’ebbrezza, veniva celebrato il tutta la Grecia attraverso questa bevanda considerata immortale. In apparenza, l’assunzione di questa sostanza alcolica dà forza e coraggio. L’alcolismo non dovrebbe mai essere sottovalutato, perché la continua assunzione di tali bevande può causare gravi patologie al fegato, danni cerebrali, cancro al pancreas, obesità, anemia, problemi sessuali, disturbi al sistema nervoso e al cuore. 

hi beve cerca nella sostanza alcolica il “fuoco” capace di accendere la vita, di darle una spinta e far emergere, seppur momentaneamente, uno stato di coscienza diverso. Per la stessa ragione questa bevanda, come altre sostanze inebrianti, è ricercata nei rituali di cambiamento, in quanto, operando un’alterazione di consapevolezza, consente di oltrepassare i confini della razionalità, così da permettere alla mente di “andare oltre”: libero sfogo agli istinti rompendo gli argini del controllo. Che l’alcol, abbia anche effetti positivi è indubbio: l’antica medicina ippocratea lo considerava, preso in maniera moderata, come un vero e proprio farmaco (il problema è trovare la giusta misura). Un consumo occasionale e moderato di alcol, se di buona qualità, può essere sicuramente un elemento di benessere, mentre delegare alle “droghe” la risoluzione dei propri disagi porta dritto all’infelicità. Superare i problemi relazionali, specie con l’altro sesso (non solo femminile, adesso anche maschile), è ancora oggi uno dei tanti vantaggi ricercati nell’alcol: come se il trangugiare tale sostanza permettesse, in qualche modo, di sciogliere completamente le inibizioni che creano un muro di incomunicabilità tra se stessi e gli altri. 

Risultati immagini per uva nei dipintiReggere la solitudine è invece il peso che solitamente si cerca di spartire con un calice in più, soprattutto quando è costellata da pensieri negativi su se stessi: autoaccuse, senso di inadeguatezza, fallimenti, sensi di colpa. Proprio per la sua capacità di “bruciare via” i pensieri nefasti, l’alcol sembra diventare, ovviamente a torto, la scorciatoia più sicura per la felicità. Come in tutte le dipendenze da sostanze (cibo, fumo, droghe) il mito da smantellare, in realtà, è che l’alcol sia uno strumento di felicità: la sua costante assunzione distrae dai veri malesseri da cui si fugge bevendo, cronicizzandoli spesso per sempre. Dà infatti una sensazione illusoria di coraggio, calore, gioia, che però, una volta svaniti gli effetti, si trasformano in paura, freddo interiore e tristezza. Il soggetto che beve diventa lunatico, strano, sconcertante; passa improvvisamente dall’allegria alla tristezza e i periodi di malinconia sono sempre più lunghi e frequenti: emergono collere improvvise, che possono a volte evolvere in aggressività verbale oppure in atti veri e propri di violenza. 


tratti fisiologici cambiano improvvisamente: le palpebre si gonfiano, i denti si guastano, la sclera diventa più opaca e perde la sua limpidezza. Ecco l’urgenza di mettere a fuoco i problemi che spingono a bere e, una volta individuati, valutare con lucidità se si sta consegnando all’alcol la soluzione. Riflettere e fermarsi a considerare ciò che veramente può far star bene, senza cedere nell’automatismo del “calicino” è una strategia  per alcuni semplicistica, ma sicuramente efficace, per identificare le sorgenti di piacere messe in ombra dai fumi dell’alcol. Quando si avvertono, inoltre, in maniera continuativa i sensi di colpa vuol dire che il boccale di birra o il calice facile di vino non costituiscono più una piacevole occasione, ma diventano la fonte di autorimproveri, di disistima e profonda sofferenza.

Cosa Fare. Negare di avere un problema di questo tipo rappresenta il principale sintomo dell’alcolismo. La prima fase comunque del trattamento si concentra sulla disintossicazione, riposo, buona alimentazione ed, eventualmente, sempre seguendo le indicazioni del proprio medico, l’assunzione di specifici integratori per ovviare ai danni causati all’organismo (l’alcol distrugge varie vitamine e non solo). Poiché l’alcolismo è spesso un sintomo di relazioni familiari o di matrimoni poco felici è indispensabile non solo una consulenza qualificata per capire le dinamiche psicologiche negative tra i vari componenti ma, soprattutto, il soggetto deve riappropriarsi di strumenti idonei per superare i danni subiti. Un malessere diffuso aleggia per la casa e si sviluppa, inevitabilmente, in tutti i membri della famiglia una comunicazione sempre più povera e distorta: un’incomprensione disastrosa si installa in famiglia. L’alcolismo infatti, non deve mai essere dimenticato, distrugge completamente le famiglie e crea forme di comunicazione particolarmente negative. 

a guarigione dall’alcolismo è un processo lento e, per i primi tempi, pieno di insidie: le ricadute sono, purtroppo, piuttosto comuni. Proprio per questo pericolo i programmi terapeutici sono concentrati sia sulla prevenzione delle ricadute sia sulle strategie di sviluppo attraverso le quali è possibile far fronte e convivere con un costante desiderio di alcol. Parallelamente a questa evoluzione psicologica, le persone che stanno superando una forma di abuso o di dipendenza da alcol, possono fare molto per appianare le difficoltà: esercizio fisico (si producono endorfine, allevia la tensione e migliora l’immagine di sé), tutte quelle metodiche terapeutiche utili per controllare lo stress, rilassamento progressivo, ipnosi, biofeedback, touch of health.



L'autore non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati e accreditati in questo settore.

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551  - 0532.476055
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-ANSIA. Pensieri difficili.


Anche i Pensieri terribili” 

hanno i loro idoli …


Risultati immagini per paura nei dipinti

uando si presentano alla “porta” all’improvviso, senza bussare, fanno davvero paura. Diventano, di colpo, una presenza ingombrante, impoveriscono la vita fino a diventare i padroni assoluti: un peso fuori controllo che schiaccia l’intero psicosoma.
Tunnel di pensieri che, immancabilmente, avvelenano ogni istante della giornata; una tempesta che si scatena senza un motivo apparente, lasciando dietro di sé una scia, a dir poco, terrificante. Nella testa, inaspettatamente, ronza qualcosa che non si è in grado di controllare e gestire: un chiodo fisso che distoglie la mente da tutto il resto. Si tratta dei cosiddetti “brutti pensieri”che, improvvisamente, si impossessano della mente fino a trasformare l’esistenza in un vero inferno; un dialogo monotono interiore fatto di pensieri pessimistici e catastrofici. Uno stato d’ansia, quindi, di cui non si afferra la vera causa, disorienta e fa guardare i propri familiari come perfetti estranei; una sottile depressione che fa affrontare la giornata come una condanna ai lavori forzati. Ecco, quello che sappiamo fare molto bene… trasformare un sentimento di inadeguatezza in una sconfitta di proporzioni infinite. Molti sono in imbarazzo mostrarsi in questo disagio, non essere più allegri “come una volta”, incapaci di stare in compagnia, per certi versi inefficienti e quasi “inutili”. Si vergognano di loro stessi. E’ questa la cosa più assurda. Invece di occuparsi di loro stessi, di ciò che fa soffrire, di ciò che si realizza e fa star bene, si preoccupano, prima di tutto, di essere presentabili. 

i si sente in colpa per il dolore, magari non si dorme più la notte da mesi. Invece di chiedersi cosa vuol segnalare questa mente ridondante, questa veglia repentina, quali energie stanno chiedendo di essere ascoltate, si è presi dall’ira, dall’angoscia e dai pensieri che non danno tregua. La sofferenza, il dolore, i pensieri non sono mai il problema, ma la soluzione. Se si ascoltassero questi segnali, ci si renderebbe subito conto che i problemi sono sempre il prodotto dell’individuo “che si mette di traverso” alla vita che scorre. Tale malessere viene ad avvertire, a segnalare che qualcosa non va, per rimuovere gli ostacoli e riconsegnare la vita. Quando ci si allontana dalla felicità, quando ci si sforza, ci si costringe a rimanere dentro schemi mentali tormentati, la vita non ci sta e con grande sofferenza grida la sua disperazione. Ci si sforza di essere buoni e la mente si riempie di pensieri inconfessabili. I gesti, le parole e i pensieri assumono caratteri di coercizione ed estraneità, come se fossero imposti da una forza incontrollabile; una sorta di rito individuale finalizzato a contenere l’ansia. Di fronte a questo fenomeno bizzarro molti sono gli interrogativi: “Ma perché proprio a me? Possibile che sia stato io a pensare una cosa del genere… questi pensieri sconvenienti, autolesionisti indicibili sono davvero il frutto del mio pensiero?” 

Domande che spesso rimangono in sospeso, non trovano risposta e tanto meno nessuna soluzione. Non ci sono ragioni evidenti ma, semplicemente, emergono condizionamenti affettivi, riaffiorano vecchie fragilità irrisolte, stili di vita, modi di pensare, schemi mentali e modelli culturali indigesti, da tempo assopiti che, come per magia, si risvegliano di colpo: una mente insoddisfatta che fa resistenza ai cambiamenti. 

n programma davvero interessante… una testa piena di premi e punizioni, doveri e piaceri, cose buone e cose cattive, giuste o sbagliate: una vita da animali da circo. Questo fenomeno si verifica quando ci si ostina a imporre tali  programmi su quelli della ”natura” o si cerca di realizzare le aspettative anziché i propri bisogni reali… ecco allora che i pensieri tengono la mente al buio, formano una sorta di scudo che scherma il cervello dagli influssi benefici del vivere quotidiano e lo tiene “in ombra” impedendogli di assorbire e di secernere le sostanze del benessere (serotonina, neurotrasmettitore che influisce sul buonumore e regola sonno e appetito; la melatonina, prodotta di notte, presiede il ciclo sonno-veglia; i ferormoni sono i responsabili chimici dell’attrazione sessuale; noradrenalina e dopamina sono, invece, neurotrasmettitori che aumentano l’impulsività e creatività). Molti sono comunque gli ospiti della mente che, improvvisamente, senza ragione apparente assumono il controllo diventando veri e propri dittatori. Così una mente bloccata dai “pensieri ricorrenti”, oltre a succhiare a sbafo e consumare tutta l’energia vitale in un circolo senza fine, apre la strada a vari disturbi. 

“brutti pensieri” si trasformano in malattia organica: usano gli organi per farsi sentire. Se la salute diventa il pensiero dominante le difese immunitarie, attivate prima che il “nemico” abbia fatto la sua comparsa, nello stato di bisogno reale - quando dovrebbero veramente difenderci -  perdono forza. Il tormento della gelosia, invece, fenomeno tipico di un eccessivo timore di tradimento, abbandono e bisogno di essere “toccati”, si esprimerà attraverso fastidiosi e misteriosi disturbi epidermici. Anche l’apparato respiratorio, modificato dai continui “Dove sarà? Cosa starà facendo? Con chi è?, con l’intento di “trattenere” l’altro, si farà sentire con improvvise crisi asmatiche. Quando si è poi dominati da una condizione di costante preoccupazione, la tensione scende inesorabilmente nei muscoli e nelle articolazioni. Ci si irrigidisce completamente in una postura di continua attesa. I dolori alla schiena e alle varie articolazioni sono i segnali corporei di una condizione di vita perennemente “sospesa”. Anche lo specchio, attraverso la sindrome del “brutto anatroccolo”, coagula l’attenzione e tutta l’energia possibile. Ci si concentra su un unico tratto vissuto come sgradito: fianchi, naso, denti, altezza, abbigliamento. Bisogna prevenire urgentemente il deterioramento estetico: bisogna essere inappuntabili… fino a che tutto “batte in testa”. Così il mal di testa racconta di una mente preoccupata di tenere tutto sotto controllo. 

Risultati immagini per paura nei dipintiCosa fare. In queste circostanze non serve l’uso della forza: più si cerca di allontanare tale fenomeno più invece si allarga. Tutta l’energia che non si riesce ad esprimere e che scava dentro bisogna sbloccarla, svilupparla e trasformarla. Ricorda, uscire da questa confusione, con le mosse giuste è possibile. Con l’aiuto di uno specialista si attueranno metodiche terapeutiche che aiuteranno ad uscire dalla spirale di questi “idoli” che, purtroppo, non mollano mai … ovvero, dare loro, un giusto ed adeguato spazio mentale.




ICORDA, cerca di essere un po’ più “egoista”, prendi tutto ciò che puoi dalla tua vita, senza naturalmente essere lesivo verso altri … cerca di essere naturale, spontaneo e senza maschera, evita di vivere in funzione di qualcosa o di qualcuno perché primo o poi paghi ‘dazio’, PRENDI fin che puoi, divertiti, mangia cibi “buoni”, gustati  se lo desideri in compagnia o da solo, a cena o in un momento di relax, un buon bicchiere di vino o qualunque cosa che ti piaccia veramente … cerca di essere orgoglioso del tuo corpo, riconosci il suo valore gratificandolo con calorosi contatti, piacevoli sapori, gradevoli suoni, eccitanti visioni e intensi profumi … non smettere mai di “studiare”, INFORMATI continuamente, SAPPILO, noi impariamo anche dalle persone antipatiche ed odiose, prendi da loro quello che ti fa star bene e ricambiale con la tua naturalezza e spontaneità senza esprimere giudizi di valore verso te stesso o verso di loro … goditi le cose intorno, gustale lentamente attraverso i tuoi sensi … NON TEMERE, sono le sensazioni che ti mettono sulla strada giusta, ti permettono di scegliere, di sentirti bene e in solida salute: di vivere più a lungo … non lasciarti sfuggire niente, ‘INVESTI’ sulla tua felicità personale, sulla salute, sul lavoro e, perché no, anche su una buona situazione finanziaria che meglio si confà col tuo stile di vita … partecipa attivamente al tuo benessere, NON lasciare la gestione della tua vita in mano alla ‘fortuna’ o alle ‘stelle’, NON avere paura, affronta anche le cose difficili, non temere le sfide complesse e sottili, perché nel tuo arsenale fisiologico hai parecchie armi potenti e complesse in grado di rispondere con saggezza al nemico, alla fine, altro non scoprirai che possiedi buoni contenuti mentali e, con stupore, una grande intelligenza e una fervida immaginazione (l’insicuro impiegherà un po’ di più di tempo a conoscere queste sue preziose e latenti qualità, ma con un costante allenamento raggiungerà il traguardo) … non lasciare MAI il compito di ‘aggiustare’ la tua esistenza  ad altri …la posta in gioco è davvero alta: la tua felicità! RICORDA, con un discreto divertimento, una giusta attenzione e una buona concentrazione non solo puoi raggiunge la massima efficienza, ma è anche possibile far pendere la bilancia verso di te, con le mosse giuste, CREDIMI, NON è difficile influenzare le avversità a tuo vantaggio.




NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.



L'autore non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati e accreditati in questo settore.



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mercoledì 2 aprile 2014

- SOFFRIRE ...


Quando una persona cara    Soffre




na moglie, un tempo particolarmente efficiente e dinamica, all’improvviso passa buona parte della sua giornata sul divano con le tende tirate, completamente al buio. Un figlio adolescente con una vita, a dir poco gioiosa, un bel giorno di colpo, si chiude nella sua camera perché, a suo dire, tutti lo deridono qualsiasi cosa faccia. Un avvocato famoso e con una carriera davvero brillante, tutto d’un tratto, si sente soffocare non appena vede l’ascensore o  piccoli spazi architettonici. Una studentessa alla pari con gli esami universitari (forse una qualcosina in più), nel cuore della notte, si rimpinza di cioccolata, di patatine fritte e biscotti e poi vomita il tutto di proposito. Un marito attento e devoto alla famiglia si versa il primo “bicchierino” della giornata alla mattina sempre più presto. E ancora, la sorella maggiore che, presa da un interminabile pianto, descrive ansimante i devastanti attacchi di panico che le creano difficoltà a guidare, a recarsi al lavoro e persino uscire di casa. E’ veramente drammatico e sconvolgente, mi raccontano solitamente i familiari, vedere le persone care cambiare in modo così repentino sotto i propri occhi e struggersi continuamente per una “indefinita” sofferenza.

i fruga nei meandri della speranza e ci si affida a qualche miracolo estemporaneo per farle ritornare felici e in pieno benessere ma, purtroppo, non si sa mai quando. Si sospetta che ci siano problemi gravi proprio perché alcuni comportamenti e atteggiamenti appaiono incomprensibili e bizzarri, ma non si riesce a comprendere quali; si vuole prestare aiuto, ma non si sa come. Rendersi conto improvvisamente - anche se da un po’ di tempo si intuiva che qualcosa non andava per il verso giusto - che una persona cara soffre di un disagio emotivo crea malessere diffuso ed una profonda impotenza più di quanto si possa pensare per la diagnosi di una grave patologia organica, proprio perché tale malessere è qualcosa di vago e, a volte, la sua natura pare decisamente irrazionale: sembra veramente un dolore senza spiegazioni. A volte, purtroppo, quando si mette a fuoco questo disagio, scatta il senso di colpa, si cercano giustificazioni, ci si rimprovera e comincia a frullare per la mente, con una certa insistenza, dove è stato commesso l’errore e cosa si poteva fare per ostacolare o evitare lo sviluppo di tale sofferenza.
Risultati immagini per soffrire nei dipintiQuali che siano le circostanze peculiari, la vita della famiglia cambia veramente in maniera drastica. Tutti coloro che vivono accanto ad un soggetto con un grave disagio psichico, possono subire un profondo stress quando emozioni e paure intense si abbattono su di loro, i rapporti interpersonali cambiano e le priorità subiscono una nuova valutazione: ci si sente impotenti, vulnerabili e confusi. Tutti vogliono disperatamente sapere, a ragione, quando tale incubo finirà e la vita tornerà normale, se il sofferente tornerà a essere mai più se stesso e quali saranno le conseguenze future di tale fenomeno. I familiari spesso non si rendono conto che un profondo legame d’amore da solo non basta a curare un disagio emotivo: occorre sempre tempo, pazienza, affetto, sincerità, impegno e grande competenza professionale. E’ bene ricordare, comunque, che i disagi emotivi non compaiono all’improvviso, dalla sera all’indomani. Si calcola infatti che, nel corso della vita, una persona su tre sia colpita da un disagio emotivo, variabile per origine ed importanza. 

ppure i pregiudizi, la vergogna, i timori, le approssimazioni su tali malesseri sono davvero innumerevoli. E, forse, l’atteggiamento migliore per combatterli consiste proprio nell’essere informati (è un diritto!) sui sintomi, sulla diagnosi e sulle terapie: la condizione di salute dei pazienti, senza dubbio, migliora nettamente nel momento in cui comprendono cosa sta accadendo dentro di loro e, soprattutto, quando vengono messi al corrente delle metodiche terapeutiche disponibili, senza contare che i familiari, conoscendo in profondità la malattia possono aiutare, con il tempo necessario, i propri cari in modo efficace. Si possono determinare “stranezze” nel comportamento o nell’atteggiamento - sicuramente impercettibili all’inizio - che i familiari notano, ma erroneamente attribuiscono a stress, ad un recente insuccesso oppure ad una importante delusione. 

Risultati immagini per soffrire nei dipintiPoiché i disagi emotivi interferiscono profondamente con la capacità di esprimere i propri sentimenti, i familiari si sentono spesso, a livello affettivo, come abbandonati. Tali disagi, pertanto, sono sempre fonti di grande tensione e di continue incomprensioni. Diventa fondamentale, quindi, anche se spesso difficile, che tutti i soggetti della famiglia coinvolti cerchino di evitare un atteggiamento di biasimo reciproco. Non è gratificante stare accanto a una persona sempre depressa, eccitata, terrorizzata, in preda alla collera o assorbita in rituali privi di senso, per fare qualche esempio. E’ comprensibile che i familiari perdano di tanto in tanto la pazienza e diventino irritabili, frustrati e intolleranti. Più i familiari impareranno a conoscere il disagio emotivo, meno tenderanno a biasimare, esprimere giudizi di valore e condannare. Una migliore conoscenza scientifica della malattia permetterà di capire quello che il soggetto sta attraversando realmente. I disagi psichici, contrariamente a quello che si pensa, sono molto diffusi, il più delle volte completamente mascherati, ed è quindi fondamentale che ciascuno possa conoscerli e riconoscerli nella loro vera dimensione per affidarsi, quando sia il caso, alla competenza di uno specialista in modo tale da non lasciare all’improvvisazione ma avere maggiori probabilità di ricevere le cure adeguate se individuato correttamente il disturbo che affligge.

n questo modo si evita di cronicizzare la patologia e, soprattutto, lo scoraggiamento di chi soffre perché, a lungo andare, a forza di continui tentativi terapeutici andati a vuoto, potrebbe pensare di essere veramente un caso grave oppure incurabile. E’ utile, inoltre, se non si accede immediatamente ad una terapia qualificata, seguire le seguenti regole: non cercare di gestire il disagio da soli e in continuo isolamento, non sommergere mai il partner di complementi e di osservazioni positive se non ci sono, incoraggiare il sofferente - nel limite del possibile - ad essere attivo, scindere tra la persona e il fenomeno patologico, non mascherare mai i propri sentimenti negativi, evitare il più possibile di cadere nel vortice del malessere … e, soprattutto, non aspettarsi mai una trasformazione improvvisa.


'autore non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati e accreditati in questo settore.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio  Tel. 349.1050551 -  0532.476055
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