venerdì 30 maggio 2014

-PSICOSOMATICA. Bruciore di stomaco.


Bruciore di   STOMACO  …

    un “fuoco” da spegnere


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o stomaco è quella porzione dell’apparato digerente situata tra l’esofago e il duodeno. E’ collocato nella cavità addominale appena sotto il diaframma, tra fegato e milza. E’ un organo muscolare  a forma di “cornamusa” che si colloca prevalentemente in posizione verticale. Ha il compito di trasformare il cibo da solido in liquido - grazie ai succhi gastrici - per poi essere assorbito dall’intestino tenue. Lo stomaco, infatti, è l’organo che per primo (dopo la fase della masticazione) entra in contatto, attraverso l’esofago, con gli alimenti grezzi. E’ in questo organo cavo, pertanto, con pareti elastiche, la cui dilatazione consente di accogliere tutto ciò che introduciamo (in media 1300 centimetri cubici di sostanze fluide), che si esplica la complessa e fondamentale funzione di trasformazione, rielaborazione e assimilazione del cibo (rinasce l’energia trasformata, rigenerando il corpo). In questo organo quindi i cibi si raccolgono e si trasformano per essere assimilati, diventano parti dell’individuo consentendo così la sua crescita (evoluzione biologica e psicologica). Gli alimenti, pertanto, non hanno valore esclusivamente nutrizionale (la mentalità di un vegetariano è molto diversa da chi si nutre prevalentemente di carne); con l’alimentazione assimiliamo non solo “elementi nutritivi” ma anche tutte le valenze che associamo a quel determinato cibo: affetto, amore e dolcezza, ma anche sentimenti di rabbia e di amarezza. 


econdo questa interpretazione psicosomatica, non dovrebbe stupire allora se tale “ricettacolo – laboratorio” attraverso inappetenza, dolore, crampi e vomito, si “rifiutasse” di ingerire un particolare cibo. Tutto ciò paradossalmente può indicare semplicemente che non si vuole entrare in contatto, per il significato attribuitogli, con quel determinato alimento. In questo modo, ad esempio, se una persona è alle prese con una dolorosa pirosi, anche a livello psichico troveremo atteggiamenti (sensazioni) che, dal punto di vista simbolico, sono simili a quelli dello stomaco infiammato. Ingerire un qualsiasi alimento equivale, dunque,  per la nostra unità psicosomatica  “diventare” quello stesso alimento e identificarsi con ciò che esso rappresenta. Le numerose metafore, infatti, utilizzate nel linguaggio comune, sottolineano in modo inequivocabile questi concetti e spiegano perfettamente i legami connessi tra funzione gastrica, il mondo dei pensieri e delle emozioni: Avere qualcosa o qualcuno sullo stomaco… Quante ne ho mandate giù… Il solo pensarci mi dà la nausea… Avere il pelo sullo stomaco” (uno stomaco che soffre ha un legame diretto con l’atteggiamento dell’individuo verso le persone e gli eventi: disponibilità o meno ad accogliere e digerire, intolleranza, paura, resistenza alle nuove idee, difficoltà ad adattarsi, ecc.).
Risultati immagini per vulcano nei dipintiSono tutti modi di dire attraverso i quali possiamo esprimere una modalità di accettazione ed elaborazione delle sensazioni e delle emozioni che ci coinvolgono più direttamente. Il caratteristico dolore e di bruciore della pirosi viene spesso definito come un fuoco che brucia e divora dall’interno. Bruciore, nausea, acidità e vomito sono tutte modalità espressive dello stomaco quando qualcosa non va per il verso giusto. In molti casi potrebbero sembrare sintomi di malesseri “comuni” e passeggeri, altre volte invece veri e propri segnali di disagi ben più seri. Comprendere, pertanto, in maniera adeguata tali differenze (linguaggio) consente, il più delle volte, di sbloccare un’emotività che non riesce ad esprimersi perché bloccata nello stomaco. Infatti, la produzione eccessiva dell’acidità gastrica oppure il calo delle difese della parete dello stomaco (diminuzione di mucina) possono essere considerate come un meccanismo autoaggressivo (un “incendio” concentrato nello stomaco che non trova altre modalità espressive… rimane bloccato dentro… tutta la rabbia viene scaricata su di sé). 


uesto violento divampare - spesso simbolicamente connesso a forti disagi e stili di vita aggressivi non espressi -  può arrivare a “bruciare” l’individuo attraverso l’ulcera gastrica e duodenale. Il gastritico, infatti, ha spesso la sensazione di non riuscire ad accettare un cambiamento e descrive questo disagio mettendolo in rapporto con una dimensione viscerale. Il dolore urente, il più delle volte, indica disagi e difficoltà (dubbi, sospettosità e sfiducia nei confronti degli altri) con la propria carica aggressiva, percepita (temuta) erroneamente come distruttiva. Il sintomo urente, dunque, ci racconta, in chiave psicosomatica, che molte cose nella nostra vita sono avvertite come invasive e pericolose. Comportamenti di chiusura e di non accettabilità sono riscontrabili soprattutto in momenti di transizione ai quali è difficile adattarsi, a causa di qualcosa che “non va giù”. Se le strategie utilizzate per uscire da questa realtà “indigesta” non trova soluzioni, l’apparato viscerale si assume l’onere di esprimere il rifiuto che non si riconosce a livello cosciente: ecco che un divampante fuoco può segnalare un disagio esistenziale. In questo modo lo stomaco mette in atto la sua protesta come può, riversando contro l’ambiente ostile la sua aggressività incontrollabile. I tratti di personalità tipici di chi soffre di “bruciori” sono: introversione e un marcato atteggiamento di chiusura verso gli altri e gli eventi. Cercano sempre di impressionare e di apparire agli occhi della gente indipendenti e autosufficienti: il tutto condito con un atteggiamento, a loro dire ironico,  ma che risulta invece sarcastico ed irritante.





oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo protratti nel tempo ... RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa  davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI  sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita ... fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge” anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente l’organismo.




Risultati immagini per vulcano in eruzioneCOSA FARE. Come abbiamo visto lo stomaco, in chiave psicosomatica, è un grande alleato, non un nemico: rivela sempre ciò che non “funziona” ma, soprattutto, che stiamo andando “contromano” (alcuni comportamenti e stati emozionali messi in atto non ci appartengono più). Chi soffre di bruciori di stomaco, oltre a segnalare una forma di aggressività difficilmente gestibile, può avere una sensazione di costrizione a fare qualcosa contro la sua volontà, non si sente libero di essere com’è, sta vivendo una situazione in cui si sente “invaso”, o vuole tenere completamente tutto sotto controllo e, non essendo in grado di gestire completamente la situazione, si sente logorato. In questo modo la tensione crea rabbia, quest’ultima  bloccata e trattenuta  dentro “esplode” all’interno dello stomaco bruciandolo: sintomo di un’emozione inespressa che ribolle e demolisce internamente. 


er affrontare e contrastare questa situazione “corrosiva” sarà utile esternare, attraverso il supporto di uno psicoterapeuta, il proprio disappunto nelle sedi opportune, usare l’aggressività in modo più costruttivo e consapevole. Sarà non opportuno, inoltre, lasciare “assorbire” le emozioni più forti dallo stomaco, ma lasciarle salire ed esprimerle sapientemente (senza sopportare a lungo  situazioni stressanti perché a lungo andare l’eccessivo trattenere crea reazioni incontrollabili  ed esplosive) … ma, soprattutto, rendersi conto della messa in atto del meccanismo di sopravvivenza rivolto, in qualche modo, all’autodistruzione. Attraverso tale consapevolezza il gastritico sarà in grado di riconoscere, attraverso maggior attenzione, i “bocconi amari” e liberarsi, quindi, se necessario, di tutte le relazioni ritenute “indigeste”.




ttribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.




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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi e terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.



Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055
 E mail: bonipozzi@libero.it

lunedì 26 maggio 2014

-PSICOSOMATICA. Mal di schiena.



Mal di    SCHIENA 

quando il PESO della vita diventa insopportabile


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a schiena è la parte posteriore del tronco, dalle spalle ai fianchi. Quando si parla di mal di schiena, generalmente ci si riferisce soprattutto alla colonna vertebrale (Columna vertebralis). Questa struttura ossea è l’asse portante dello scheletro che si estende dalla testa al bacino. E’ composta da 33 segmenti ossei (vertebre) articolati tra loro per mezzo dei dischi intervertebrali che permettono i movimenti delle vertebre stesse. La colonna vertebrale, organo sicuramente più impegnato del nostro fisico, si divide in cinque regioni: cervicale o nuca (7 vertebre), toracica o dorsale (12 vertebre), lombare (5 vertebre), sacrale (5 vertebre fuse insieme in un unico osso) e coccigea (4 vertebre). La schiena e la colonna vertebrale rappresentano non solo la verticalità dell’essere umano ma anche protezione e sostegno. Tale struttura costituisce, infatti l’asse su cui poggia il resto del corpo, e che permette ad esempio la stazione eretta ed il controllo neuromuscolare di quasi tutto l’organismo attraverso il midollo spinale in essa racchiuso. La colonna vertebrale, pertanto, oltre a costituire l’impalcatura dell’organismo, alla quale si attribuisce la solidità e la capacità di supportare carichi ingenti (non solo naturali ma anche psicologici), l’ossatura, grazie alla sua plasticità, consente, comportandosi come un sofisticato insieme di leve, il movimento e la deambulazione. 


altra parte, il famoso detto popolare “L’osso si spezza, ma non si piega”, la sua scarsa flessibilità, anche se non assoluta, richiama la rigidità morale oltre che fisica. In realtà, nello svolgere compiti semplici, fisici o mentali che siano, la maggior parte di noi usa livelli di tensione eccessivi che finiscono per limitare le nostre prestazioni  traducendosi in rigidità al collo o alle spalle, posture che col tempo si manifestano in maniera errata, dolori nella zona lombare o generando altri problemi particolarmente fastidiosi. La colonna vertebrale risulta, quindi, la sede principale della nostra capacità di sopportazione: su tale struttura si scaricano non solo i pesi fisici ma anche quelli emotivi, come dimostrano ad esempio le frequenti contratture muscolari e l’artrosi precoce in persone ansiose ed in perenne tensione. Le articolazioni sono indispensabili e responsabili della mobilità della persona. Molti disturbi che possono manifestarsi nelle articolazioni conducono all’infiammazione e al dolore (bloccarsi, deformarsi, torcersi) e di conseguenza alla limitazione del movimento fino all’irrigidimento. Per analogia, quindi, se un’articolazione si irrigidisce, segnala che quella determinata persona si è irrigidita su qualcosa (rapporto, argomento, sistema). Se una persona, ad esempio è interiormente rigida ed immobile (atteggiamenti poco flessibili), ma finge a livello esteriore di essere una gazzella (agile, aperta) il sintomo la induce ad una maggiore sincerità. Gli individui che camminano rigidi come pali con portamento esageratamente eretto, mostrano efficacemente inflessibilità e rigidità. Atteggiamenti rigidi e rettitudine esagerata determinano prepotentemente la loro vita. L’intervento, pertanto, non sarà esclusivamente rivolto a rimettere a posto l’articolazione, ma anche alla situazione e ai rapporti che la persona sta vivendo. I malesseri della schiena suggeriscono, pertanto, diverse interpretazioni e significati simbolici a seconda della loro localizzazione (cervicale, toracica, lombare, sacrale, coccigea) e della modalità con cui si presentano.


olore cervicale. La zona cervicale, sulla quale poggia la testa, richiamo il mondo dei pensieri, della volontà, della coscienza. Un dolore in questa regione è molto spesso legato ad insicurezza o paura, può appartenere ad un soggetto che sente gravare sulle sue spalle responsabilità e pesi intollerabili. E’ possibile riscontrare questo disagio in persone che si sentono, a dir poco, “schiacciate” dall’essersi assunte ruoli ed impegni non perfettamente compatibili con la loro natura oppure, più semplicemente, troppo gravosi. Caricarsi troppo serve soltanto ad  apparire estremamente grandi e bravi, e per compensare con le azioni un senso interiore di insicurezza, disistima ed inferiorità. In realtà tutte le attività frenetiche oltre a celare insicurezza servono per essere riconosciuti, apprezzati ed amati. In questo modo chi soffre di questa malefica sensazione cerca di rendersi piacevole, diventando sempre più bravo, buono ed intelligente, ricco e, magari, famoso. Chi si sovraccarica continuamente di compiti e doveri, diventa veramente più “piccolo” fisicamente, insaccandosi e schiacciandosi la struttura ossea con varie pressioni.  Spesso è presente un problema (ipo o iper) di valutazione della  propria immagine, oppure di non volere a tutti i costi venire a meno alle aspettative altrui.


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a persona, quindi, cerca intensamente il riconoscimento altrui attraverso prestazioni particolarmente impegnative e difficili da gestire. L’atteggiamento dell’accollarsi pesi ed impegni o limitazioni piuttosto che esprimere le proprie vere intenzioni, permette alla persona in questione di evitare scontri, discussioni e attriti con il proprio ambiente sociale (adattamento forzato). Attraverso questo meccanismo - attuato per evitare ovviamente conflitti diretti - l’individuo segnala, mediante il disturbo fisico, la sua difficoltà ad esprimere in maniera spontanea la propria aggressività che viene trattenuta, contraendo i muscoli delle spalle, nello sforzo di “adattarsi” (compiacere per insicurezza, paura di perdere il controllo) alle richieste provenienti dall’ambiente circostante. In pratica, non esprime più i propri bisogni e non è in grado di dire no agli altri. In questo modo però l’irrequietezza, scaturita da tale atteggiamento, viene bloccata e trattenuta nei muscoli.

olore lombare. La zona lombare è situata nella parte bassa della schiena, sopra i glutei, all’altezza dei reni (regione che permette di camminare eretti, di muoversi in maniera autonoma e libera). La lombalgia impone di fermarsi o quantomeno di rallentare nei ritmi o nei modi in alcuni ambiti della vita. Il più delle volte è un dolore (“colpo della strega”) che impedisce di muovere il bacino e permette solo una goffa camminata con il tronco piegato in avanti.


empre secondo l’orientamento scientifico psicosomatico possiamo dire che se una patologia impone un determinato aspetto fisico ci sarà inevitabilmente anche un portamento interiore corrispondente. Chi incorre periodicamente in disturbi in questa zona non c’è la fa più a sostenere o sopportare qualcosa: un lavoro particolarmente pesante, una situazione problematica esistenziale familiare, lavorativa, di non riuscire a pagare i debiti, di perdere il lavoro, senso di insicurezza, impotenza nel cambiare certe situazioni della propria vita (insicurezza sul piano materiale). La lombalgia è un disturbo che segnala, molto spesso, una forma di ribellione, quando ci si sente impotenti davanti alle difficoltà ed al peso della propria vita. Il disturbo ed il blocco si manifestano dopo una forte tensione: chi voleva offrire un’immagine “tutto di un pezzo” è costretto a “piegarsi”, chi voleva, invece, fuggire o trasgredire ha un alibi per non farlo. La temporanea immobilità, inoltre, determinata da tale malessere, costituisce anche una facile occasione per delegare, se pur forzatamente, ad altri alcune responsabilità. Se il malessere segnalato presenta periodicamente ricadute, oltre ad indagare le possibili cause organiche, ci si dovrebbe indirizzare ad individuare atteggiamenti e comportamenti responsabili di un diffuso e persistente indolenzimento in questa regione.


Risultati immagini per schiena feliceCOSA FARE. Gli interventi si baseranno sul principio che la mente e il corpo formano un’unità completa ed integrata (sono legati in maniera inscindibile). Se guardiamo l’insorgere dei vari problemi come un insieme integrato, non prendiamo in considerazione solo il corpo, ma anche i pensieri e le emozioni. Il modo in cui ci muoviamo, infatti, quando facciamo attività fisica è determinata dal nostro stato d’animo, inteso come tutto ciò che influenza il movimento, l’energia che ci serve per muoverci. Per prima cosa è importante prestare attenzione all’equilibrio naturale fra testa e collo e schiena, perché spesso, queste parti del corpo sono sottoposte ad inutili e dannose tensioni, i cui effetti negativi si manifestano con disturbi fisici, come il mal di schiena o i dolori articolari, ma anche emotivi, dalla depressione allo stress.


lcuni disturbi possono essere risolti cambiando semplicemente modo di stare in piedi, di camminare, di stare seduti, così che i movimenti diventino più sciolti permettendo di ritrovare quel comportamento adeguato e l’equilibrio naturale. Attraverso questa particolare attenzione si diventa più consapevoli e si impara a riconoscere tutte quelle abitudini negative che si sono sviluppate col passare degli anni ma, soprattutto, è possibile impegnarsi per modificare l’approccio nei confronti degli atteggiamenti e dei movimenti del corpo. L’intervento principale sarà, comunque, sempre rivolto a modificare qualcosa nelle proprie abitudini ed atteggiamenti.

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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed  indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Attribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.




NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.


  Bonipozzi dott. Claudio  Tel.  349.1050551 - 0532.476055
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giovedì 22 maggio 2014

- DEPRESSIONE. Suicidio...


Suicidio

quando la morte diventa l’ultima salvezza.

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volte ci si può sentire senza speranza per il futuro e, quindi, si vorrebbe scomparire, morire per non doverlo affrontare. Le forme leggere di ideazione suicidaria comprendono, infatti, il semplice desiderio di scomparire, di non risvegliarsi all’indomani, di essere vittima passiva di un crimine o di un incidente. In generale, per fortuna,  il tutto finisce qui, non ha un seguito funesto, ma qualche volta purtroppo queste fantasie vanno oltre e il soggetto si concentra ossessivamente sulla realizzazione di tale gesto; il passo successivo consiste nel dare inizio a un rituale, a una serie di preparativi che portano a togliersi volontariamente la vita. E’ l’unica condotta distruttiva in cui aggressore e vittima s’identificano. Anche se il suicidio è una scelta estrema, ci sono sempre segnali (atteggiamenti, modi di pensare, comportamenti) che anticipano tale fenomeno, è inutile dire che il tutto è stato improvviso, tutto funzionava a “meraviglia” e che non c’era assolutamente niente di inconsueto. Alcuni individui, per fortuna, sono talmente spaventati dei propri pensieri suicidari che sono spinti a cercare un aiuto qualificato. Altri, al contrario, sono talmente confortati dall’idea che la morte sia l’unica “salvezza”, che diventa un asso nella manica per sfuggire alla sofferenza e alla profonda disperazione. 

differenza di quanto accade per altre patologie organiche (diabete, tumore, polmonite, ipertensione) non esistono purtroppo esami clinici, prelievi di sangue, culture batteriche, radiografie che possano aiutare ad anticipare il suicidio. In questo particolare periodo storico la percentuale dei suicidi si è quasi triplicata tra gli adolescenti, giovani adulti e anziani. Non esiste al momento nessuna teoria che presa singolarmente possa spiegare tale fenomeno e le statistiche ufficiali sono spesso inesatte e confuse; molti e svariati disturbi psichiatrici possono culminare nel tragico gesto autosoppressivo. La cosa certa è che tutti gli individui che si uccidono, nei mesi precedenti al tragico gesto, sono passati attraverso situazioni di grave crisi: divorzio, disavventure economiche, difficoltà legali e professionali, cambiamenti di attività lavorativa, pensionamento, nascite indesiderate, instabilità della vita moderna. Non è da sottovalutare, come ulteriore fattore di rischio, un conflitto intenso e protratto nel tempo con i membri della famiglia o con altre figure ritenute importanti dal punto di vista affettivo. Il significato varia a seconda della civiltà e la personalità dei soggetti. Spesso il suicidio viene messo in atto come rivalsa o vendetta “soddisfacente” nei confronti dei genitori oppure, in maniera analoga, il partner può essere, paradossalmente, il bersaglio del suicidio. In alcune culture può essere comandato da una credenza (sacrificio, suicidio d’onore). Può trattarsi anche di un gesto logico, quando il soggetto è convinto che non c’è nessun altro modo per sfuggire ad una situazione che giudica senza soluzioni. Ma quasi sempre, se non si è sotto l’effetto di droghe, è connesso ad un disordine psicologico particolarmente 
importante.







ome prevenirla. La maggior parte delle malattie depressive può essere prevenuta. O, quantomeno, una persona vulnerabile può imparare quali regole precauzionali adottare prima che la nebbia” o il “buio” cali su lei la disperazione si aggravi e diventi un vero e proprio quadro clinico devastante. Questo vale soprattutto per le crisi depressive (reattive)  provocate da eventi come l’improvvisa perdita di lavoro (molto presente in questo periodo storico), la morte del compagno e, per quanto strano possa apparire, anche il pensionamento. Chi ha avuto un episodio depressivo in passato è più predisposto allo stesso tipo di reazione di fronte a un avvenimento negativo. Quando appaiono i primi segnali, è essenziale che la malattia non venga negata o nascosta. Si tratta, infatti,  di un malessere progressivo: se non viene curato, nella maggior parte dei casi si ripresenta con accresciuta frequenza e intensità. E’ il DEMONE dell’umore, che può privare il soggetto delle gioie, degli aspetti positivi della vita e farlo stare peggio di molte patologie fisiche. I passi più importanti per una vera guarigione consistono nel riconoscere i segnali di allarme, nell’ammettere che ci si sta ammalando e nel cercare aiuto qualificato … ATTENTI ai saccenti che banalizzano la condizione: ‘dai il tempo aggiusta tutto, vedrai che prima o poi passerà e tutto si aggiusterà, tu sei sempre stato forte’ PERCHE’ la cronicizzano!!! Molte persone sono ancora profondamente convinte,  alle soglie del 2017, che farsi aiutare sia un segno di DEBOLEZZA o, peggio ancora, di sconfitta. Ma non si dimostra debole chi cerca di prevenire una malattia curabile prima che si aggravi troppo, dà invece prova di profonda sensibilità e di grande responsabilità verso se stesso e nei confronti delle persone che lo circondano. RICORDA, una buona percentuale di persone depresse può essere curata con buoni risultati, senza ricovero, con la psicoterapia e nei casi gravi associata a farmaci. Il grosso ostacolo di oggi, come in molti disagi emotivi, non è l’assenza di metodiche terapeutiche psicologiche efficaci, ma la mancanza di un rapporto genuino, di sincerità e di informazione da parte dei pazienti e dei loro specialisti.
RICORDA un trattamento sbagliato o inefficace può favorire il rilascio di sostanze chimiche o ormonali che aumenteranno profondamente lo stress e la pressione sanguigna.

 la crisi depressiva può essere un importante
segnale d’allarme per il pericolo d’infarto QUANTO
la  pressione  alta  e  un  livello  eccessivo  di  colesterolo 
chi  è  depresso  ha  una  probabilità  più  alta di  avere  un
 attacco di cuore rispetto a chi ha un atteggiamento mentale sereno e lucido.






   Risultati immagini per depressione  nei dipintilcuni non ce la fanno più, non riescono a pensare in maniera razionale oppure provano sentimenti di vergogna, di solitudine e di abbandono. Si verifica di frequente nei temperamenti melanconici, nelle persone affaticate in preda ad una profonda depressione, nei deliri di autoaccusa, negli stati allucinatori. 
I pensieri suicidari, contrariamente a quello che si pensa non sono ereditari, scaturiscono da una potente distorsione cognitiva determinata da una forte depressione: il futuro sarà doloroso e tetro come il presente, si perde la realtà dei fatti, tutto si colora di grigio scuro. Il rischio di autosoppressione  è più alto quando si comincia a stare meglio e non quando si attraversano i momenti di disperazione profonda: quando si sprofonda nella sofferenza e si è nel culmine della depressione non si ha la forza necessaria  tantomeno la prontezza decisionale necessaria per darsi la morte; man mano che il soggetto migliora, invece,  anche se è privo di lucidità, sviluppa energia per realizzare il gesto folle. Essere comunque consapevoli di non avere una visione realistica delle situazioni, di avere la capacità di pensiero compromessa dalla patologia, di vedere le cose peggiori di quanto non siano in realtà può sicuramente salvare la vita. Una cosa fondamentale è che quando si ha un familiare con queste problematiche non si può affrontare la situazione da soli (l’aiuto dello specialista è fondamentale). Disponibilità, affetto e comprensione purtroppo non bastano a proteggere le persone con tendenze suicide. Le persone con condotta distruttiva, il più delle volte, sono completamente esaurite dalle loro sofferenze e dalle loro emozioni al punto tale che non sono in grado di apprezzare quanto c’è di buono nella loro vita o di concentrarsi, magari, sui sentimenti di chi li ama. 


roprio per queste ragioni è opportuno non elargire consigli banali ed evitare di elencare una lista di buoni motivi per continuare a vivere. Mai criticare o esprimere sentimenti di valore, soprattutto non dare assicurazioni che si sentirà sicuramente bene tra non molto; risulta più produttivo suggerire soluzioni o alternative ai vari problemi, incoraggiando azioni positive e realistiche. Un individuo che abbia più volte manifestato intenzioni suicide non dovrebbe accedere ad armi di nessun tipo. Anche se non agisce in forma terapeutica, ma crea sicuramente un contatto, è opportuno tenere sempre a portata di mano una rosa di numeri telefonici del pronto soccorso, del medico o quello del servizio di emergenza per suicidi; anche un elenco di familiari in grado di dare appoggio immediato può risultare utile e vantaggioso.


ICORDA, la depressione segnala una vita che ristagna, immobile, bloccata … un modo di muoversi pieno di indifferenza, rimpianti, apatia e timore: un procedere addormentato, spento senza  energia ed entusiasmo, davvero niente di interessante all’orizzonte.


RICORDA
,
se non affronti i conflitti perché temi di perdere l’armonia, se inibisci continuamente l’aggressività perché ami i rapporti ‘troppo’ sereni, se continui a tacere e a sopportare ogni cosa per il quieto vivere “rischi” di inciampare nella depressione.




NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

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