lunedì 20 luglio 2015

-ORGOGLIO


ORGOGLIO



orgoglio può essere definito come una grandissima stima di sé e dei propri meriti. Anche nelle migliori intenzioni è sempre una valutazione eccessiva dei propri valori, della propria capacità e, spaziando, della propria dignità e condizione sociale. Ci si considera sempre superiori agli altri e nello stesso tempo ci si allontana dalla gente con arroganza e sdegno non appena ci si rende conto che la nostra “grandezza d’argilla” viene messa in discussione. Piano, piano, colmi di orgoglio, chiusi nei propri bisogni, ci si isola nel proprio mondo soggettivo lontano dalla gente, temendo la loro valutazione e, soprattutto, per non “mescolarsi” con gente ritenuta di poco conto, perché ovviamente la si ritiene inferiore. 

an mano che passa il tempo, però, l’isolamento diventa letteralmente una esasperazione, rappresenta non più una difesa o superiorità, ma una necessità, in quanto non si è più in grado di vivere con gli altri, non esiste più  un rapporto spontaneo e paritario, non è più possibile sostenere il confronto: ogni comunicazione diventa un conflitto e un’invasione.
La persona orgogliosa nasconde sempre un profondo sentimento di paura, di timore di non essere amato, di essere rifiutato, giudicato, criticato, ha sempre il terrore di non essere all’altezza della situazione, di perdere qualcosa o qualcuno. L’orgoglioso vuol sempre avere ragione, parla forte e in fretta (… ovviamente per imporre), crede di essere sempre corretto e di conoscere tutto, usa sempre la frase: “Ma … certo, io lo sapevo”! 
L’orgoglio è semplicemente legato al bisogno di protagonismo, al merito e al valore che attribuiamo a noi stessi (… l’orgoglioso ama la compagnia degli adulatori … vuole essere applaudito e glorificato, anche quando non c’è assolutamente niente da glorificare). A volte, quando si sperimenta un disagio emotivo  (ad esempio durante un periodo di disistima), sorge il bisogno di compensare, di sentirsi più bravi e più importanti, ed è così che si sperimenta inconsapevolmente la faccia dell’orgoglio, quella caratteristica comportamentale che si esprime nella superbia e che spinge a dire sono “Tutto di un pezzo”,  “Mi spezzo ma non mi piego” , “Io so di più ma molto di più, sono il migliore” o, ancora peggio, guardare le persone dall’alto in basso (le persone rigide sono psicologicamente e somaticamente orgogliosi, ecco perché molto spesso soffrono di patologie legate alle ossa). L’orgoglio è una difesa contro la paura. Gli orgogliosi si arrabbiano facilmente, e la loro  rabbia è una difesa contro l’amore. Rifiutano facilmente le altre persone, per paura di essere rifiutati. Hanno un enorme bisogno di produrre risultati: una difesa contro la loro bassa autostima, che li condurrebbe ad essere rifiutati. Hanno un grande bisogno di controllo e di potere, e questa spesso è una difesa contro i sottostanti sentimenti di impotenza.

a superbia che ha gli stessi toni drammatici dell’orgoglio  è un “peccato” sapientemente descritto nella Divina Commedia da Dante Alighieri.
Al centro dell’inferno, rappresentato come un cono che affonda nel cuore della terra, incontriamo Lucifero, che la superbia ha spinto a pronunciare la parola “Io” alla presenza del Divino. Secondo l’autore, quella immensa voragine fu provocata dall’urto della caduta dell’angelo “superbo” quando fu cacciato dal cielo. Dante colloca i superbi nell’ultimo girone dell’inferno, nella zona più bassa, proprio ai piedi della montagna. Tra i rami che si dipartono dalla superbia egli nomina: disobbedienza, vanteria, ipocrisia, disprezzo, arroganza, impudenza, durezza di cuore, insolenza, esaltazione, impazienza, litigiosità, presunzione, irriverenza, ostinazione e vanagloria.
 Il quadro formato da questi tratti caratterizza un individuo che non solo afferma il proprio valore, ma lo fa con un’autoglorificazione aggressiva di fronte agli altri e nel totale disprezzo dell’autorità e dei valori riconosciuti. 



ornando ai nostri tempi, possiamo considerare la superbia come la passione per l’autoesaltazione, in altre parole, la passione per un’immagine di sé particolarmente dilatata. E’ un’immagine che corrisponde prevalentemente a quella di un bambino piccolo, timoroso e imperfetto che affronta la vita al meglio delle sue possibilità in un mondo dominato da altri potenti ed estranei. Infatti, quando queste persone si sentono insicure, quando temono un rifiuto o si trovano in una situazione che stimola sensi di colpa e paure inconsci, possono assumere atteggiamenti indifesi ed infantili, nel tentativo di evitare il disagio disarmando chi potrebbe rifiutarle o maltrattarle. Le persone orgogliose sono soggette a quote eccessive di ansia, vergogna e sensi di colpa e, dato il loro temperamento intenso e fortemente esposto alla sovrastimolazione, sono facilmente sopraffatte (… presentano difetti di base dell’autostima, profondi sentimenti di vergogna e bisogni compensatori di attenzione e rassicurazione e, ancora, idealizzano e svalutano)

ueste persone sfogano le emozioni in misura superiore alla norma, mancano di perseveranza, si lasciano sedurre dalla novità; altre caratteristiche peculiari in loro sono: esaltazione, curiosità, tendenza al pettegolezzo, fantasia, menzogne, grande eccitabilità, improvvisi sbalzi di entusiasmo e depressione, sensibilità, profonda incostanza, egoismo, boria, desiderio di essere al centro delle cose, abnegazione assurda, rappresentazioni ipocondriache, insufficiente volontà a prendersi cura della propria salute nonostante se ne lamentino di continuo, tendenza alle scenate e al romanticismo e comportamento impulsivo fino al suicidio.
Le persone orgogliose possono apparire controllanti e manipolative, ma la loro realtà soggettiva è totalmente opposta. La loro manipolazione è secondaria rispetto alla ricerca fondamentale di sicurezza ed accettazione. Il loro modo di orchestrare gli altri implica il tentativo di trovare un’isola di sicurezza in un mondo minaccioso, allo scopo di stabilizzare l’autostima, padroneggiare le evenienze negative prendendone direttamente l’iniziativa, esprimere l’ostilità, o per una qualunque combinazione di tali motivazioni. Proprio per questo meccanismo di compensazione, esse non traggono un piacere profondo nella “sopraffazione” degli altri.

autostima, inoltre, dipende spesso dalla ripetuta esperienza di avere la stessa condizione sociale e lo stesso potere di altri del sesso opposto. L’attaccamento a un oggetto idealizzato, specialmente farsi vedere con lui (… è molto comune vedere queste persone frequentare gente sfortunata con delle difficoltà, essere attratte da uomini psicopatici, mettersi o convivere con handicappati), può creare una sorta di autostima indiretta (… se aiuta qualcuno lo fa con la speranza di sentirsi dire bravo, sei fantastico… e in fondo in fondo c’è una grande speranza che il gesto salvifico o l’aiuto offerto venga divulgato ai quattro venti). Fare qualcosa in funzione della riconoscenza è sempre una forma di orgoglio. Un altro modo in cui le persone orgogliose acquistano autostima è compiendo atti clamorosi di salvataggio.
Vuole vincere in ogni caso, vuole avere sempre ragione ma, soprattutto, avere l’impressione che sia l’altro a perdere. Sono persone dure con se stesse e con gli altri. Proprie per queste ragioni è difficile che chieda aiuto o si faccia aiutare (… perché sarebbe come ammettere che ha dei difetti).


Ma a quali malattie va incontro l‘orgoglioso?

i una persona solitamente diciamo che è ‘dura’, ‘rigida’, oppure ‘sensuale’, ‘morbida’, ‘dolce’. Di un viso poi diciamo che ha tratti ‘gentili’, uno sguardo, ‘vivo’ o ‘spento’.  Gli “orgogliosi” danno l’impressione di essere tutti di un pezzo: sono tipi che tengono la testa alta e la schiena diritta.  



l loro collo è particolarmente duro e hanno il busto pieno e stretto (… il più delle volte sono armoniosi, ben fatti). Gli occhi possono emanare una luce magnetica e la loro carnagione ha un colorito gradevole e vivo. Queste caratteristiche fisiche potrebbero essere positive, colpire l’interlocutore e favorire i rapporti interpersonali, se non fossero generate da un orgoglio troppo rigido per “piegarsi”. Il problema dell’orgoglioso è infatti la paura di cedere, di doversi sottomettere, per lui la sottomissione equivale a un collasso, alla morte.  Nel caso in cui la rigidità aumenta, i tratti fisici positivi dell’orgoglioso diminuiscono: i movimenti perdono la grazia e compostezza, gli occhi non sono più luminosi e la pelle diventa grigiastra. Gli orgogliosi, come abbiamo già accennato, di solito sono ambiziosi e aggressivi (… nel circolo sanguigno  hanno un elevato tasso di adrenalina e cortisolo), vedono la passività come la possibilità di essere feriti. 


n verità la loro caparbietà è solo un modo di simulare la paura di non farcela ed essere scoperti:  muscoli (… volontari e involontari) e  corpo diventano  bersaglio della  aggressività trattenuta. I muscoli, essendo attaccati alle ossa dello scheletro (… striati), non solo sono indispensabili per produrre i movimenti ma, soprattutto, “richiamano” i nostri atteggiamenti flessibili e la nostra malleabilità verso la vita. Proprio per la loro rigidità e goffaggine, andranno incontro a disturbi a livello delle articolazioni (… mobilità, flessibilità, attività).  Le articolazioni sono responsabili della mobilità dell’individuo. Molti sintomi che possono manifestarsi nelle articolazioni portano all’infiammazione e al dolore e di conseguenza alla limitazione del movimento fino all’irrigidimento (… la localizzazione particolare su un arto o un altro può portare informazioni più precise sul senso profondo della  somatizzazione). Se un’articolazione si irrigidisce, significa che ci si è irrigiditi su qualcosa, su un argomento, perdendo in tal modo la propria funzione. L’orgoglio, quindi, che è arroganza e rigidità d’animo, darà luogo a tutti quei disturbi caratterizzati da rigidità e tensione del corpo.

iunti alla fine, possiamo dire che questa breve esposizione non è stata realizzata per etichettare e far sentire in colpa gli “orgogliosi”, ma per riflettere  e comprendere la “disarmonia” interiore che ci accompagna quotidianamente.
 E’ un modo per conoscere il nostro “interlocutore interiore”, capirne i meccanismi che ci ostacolano e che non ci rendono spontanei … conoscere e avere la consapevolezza di tali fenomeni significa vincere le difficoltà che ci affliggono quotidianamente, attenuando se non addirittura eliminando le cause per cui subiamo traumi, depressioni o, semplicemente, “non ci vediamo chiaro” nella nostra vita. Comprendere tali meccanismi (qualora sia possibile da soli e ovviamente se vogliamo) possiamo modificare cattive abitudini, abbandonare dipendenze, aspirare alla felicità, affermarsi e  raggiungere una meritata serenità interiore (noi non siamo nati per soffrire!). Sta a noi decidere (senza nessun tono polemico e moralistico) se vivere bene o languire insoddisfatti. Le nostre potenti risorse interiori, se utilizzate e sfruttate, ci possono aiutare a diventare quello che vorremmo essere e forse non siamo. La “consapevolezza” è lo strumento più adatto a incanalare le nostre “risorse” nella giusta direzione per la completa realizzazione di noi stessi.




ICORDA, cerca di essere un po’ più “egoista”, prendi tutto ciò che puoi dalla tua vita, senza naturalmente essere lesivo verso altri … cerca di essere naturale, spontaneo e senza maschera, evita di vivere in funzione di qualcosa o di qualcuno perché primo o poi paghi ‘dazio’, PRENDI fin che puoi, divertiti, mangia cibi “buoni”, gustati  se lo desideri in compagnia o da solo, a cena o in un momento di relax, un buon bicchiere di vino o qualunque cosa che ti piaccia veramente … cerca di essere orgoglioso del tuo corpo, riconosci il suo valore gratificandolo con calorosi contatti, piacevoli sapori, gradevoli suoni, eccitanti visioni e intensi profumi … non smettere mai di “studiare”, INFORMATI continuamente, SAPPILO, noi impariamo anche dalle persone antipatiche ed odiose, prendi da loro quello che ti fa star bene e ricambiale con la tua naturalezza e spontaneità senza esprimere giudizi di valore verso te stesso o verso di loro … goditi le cose intorno, gustale lentamente attraverso i tuoi sensi … NON TEMERE, sono le sensazioni che ti mettono sulla strada giusta, ti permettono di scegliere, di sentirti bene e in solida salute: di vivere più a lungo … non lasciarti sfuggire niente, ‘INVESTI’ sulla tua felicità personale, sulla salute, sul lavoro e, perché no, anche su una buona situazione finanziaria che meglio si confà col tuo stile di vita.

artecipa attivamente al tuo benessere, NON lasciare la gestione della tua vita in mano alla ‘fortuna’ o alle ‘stelle’, NON avere paura, affronta anche le cose difficili, non temere le sfide complesse e sottili, perché nel tuo arsenale fisiologico hai parecchie armi potenti e complesse in grado di rispondere con saggezza al nemico, alla fine, altro non scoprirai che possiedi buoni contenuti mentali e, con stupore, una grande intelligenza e una fervida immaginazione (l’insicuro impiegherà un po’ di più di tempo a conoscere queste sue preziose e latenti qualità, ma con un costante allenamento raggiungerà il traguardo) … non lasciare MAI il compito di ‘aggiustare’ la tua esistenza  ad altri … la posta in gioco è davvero alta: la tua felicità! RICORDA, con un discreto divertimento, una giusta attenzione e una buona concentrazione non solo puoi raggiunge la massima efficienza, ma è anche possibile far pendere la bilancia verso di te, con le mosse giuste, CREDIMI, NON è difficile influenzare le avversità a tuo vantaggio. 





NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 –  0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it

sabato 18 luglio 2015

-DEPRESSIONE. I vari tipi...



Tipi     di     depressione

Risultati immagini per notte buia

a depressione, detta comunemente anche malinconia o male oscuro, può essere definita, in senso generale, come una caduta della vitalità, perdita di interesse nei confronti della vita, degli affetti, del lavoro e delle amicizie, modificazioni dell’appetito e del peso (in eccesso oppure in difetto), problemi di concentrazione e difficoltà nell’assumere decisioni e responsabilità, sensi di colpa e di inutilità, calo della sessualità, alterazione del ritmo del sonno e, in casi gravi, pensieri di morte e suicidio. Può manifestarsi con sintomi fisici: il disagio psichico si esprime attraverso un mal di testa, mal di schiena, disturbi del sonno, un disturbo gastroenterico, palpitazioni, affaticabilità, sbalzi pressori. In questo caso specifico la corretta individuazione clinica diventa particolarmente difficile. I disturbi depressivi sono reali, dolorosi e invalidanti quanto un qualsiasi problema fisico. Il cibo, gli amici, il sesso e gli altri aspetti piacevoli della vita non riescono più a risvegliare nessun interesse. Esistono inoltre forme particolari di depressione come quella a esordio nel postpartum in cui il fenomeno si colloca nelle prime settimane successive al parto e può esprimersi in maniera davvero drammatica (pensieri di suicido, infanticidio, delirio). In generale i sintomi comprendono malinconia, ridotta capacità di concentrazione, disturbi fisici, sensi di colpa e di inadeguatezza, agitazione, ansia, affaticamento, perdita di interesse anche nei confronti del bambino e comportamenti ossessivi, per esempio continuare a controllare se il bambino sta bene.
Risultati immagini per depressione nei dipintiProprio per questa particolare attenzione verso il figlio, spesso, i familiari non percepiscono la gravità della situazione e gli effetti collaterali potenzialmente dannosi per il bambino. Anche la sindrome premestruale, disturbo disforico della fase premestruale, pur restando un argomento controverso,  secondo il DSM – IV è una forma leggera di depressione.  Le donne accusano sintomi depressivi durante l’ultima settimana del ciclo mestruale: sono meno efficienti sul lavoro, nello studio o a casa e cominciano a sentirsi meglio alcuni giorni dopo l’inizio del flusso mestruale. In ogni forma di depressione, spesso, la tristezza domina il quadro clinico e diventa permanente. C’è disinteresse per l’ambiente circostante, tutto diventa uno sforzo ingiustificato e davvero estenuante. La manifestazione principale è sempre una radicale modificazione del tono dell’umore, accompagnata da una importante riduzione della fiducia in se stessi, sensi di colpa, pessimismo e desiderio di espiazione. Anche se non è escluso che in alcuni quadri clinici depressivi si possa essere contemporaneamente ansiosi e depressi, solitamente l’ultima cosa che un individuo depresso desidera è di “correre”. Uno dei sintomi più comuni che caratterizzano lo stato depressivo è infatti la mancanza di energia. Tale quadro clinico può manifestarsi sotto diverse forme e in diversi stadi di gravità (reattiva, indotta da eventi esterni, come lutti o perdite in generale; endogena, priva di cause evidenti e generata da fattori interni al soggetto; monopolare, il tono dell’umore è sempre uguale; bipolare, quando si passa da alti e bassi; maggiore, in modo acuto e breve; ciclotimia, cronica; somatogena, indotta da malattie). Le persone depresse sono spesso molto critiche nei propri confronti. Una caratteristica depressiva invalidante e diffusa è quella di pensare di essere una persona talmente terribile da non meritare di essere felice. Possono essere persone che cercano con tutte le loro forze di essere “buone”, evitando il conflitto (confronti, sfide) e vivendo quindi solo parzialmente. Come si manifesta nelle persone ansiose, anche quelle depresse non sempre sanno di esserlo. Alcuni si sentono sempre stanchi e spossati; altri invece si lamentano di non riuscire a concentrarsi, o di soffrire di vuoti di memoria. Certi ancora possono accusare dolori fisici mescolati ad irrequietezza, agitazione o rallentamento psicomotorio, irritabilità, confusione, distraibilità, difficoltà di ricordare eventi.



Sentimento di colpa … bisogno di punizione


sensi di profonda colpa sono spesso associati ad un irresistibile bisogno di punizione. Non sempre comunque risulta possibile fare una netta distinzione, differenziare tale sentimento dal bisogno di espiazione. Per un atto reprensibile che non dovrebbe “costare” più che una "piccola bacchettata mentale” sulla mano, si assiste alle volte a delle misure di punitive davvero emblematiche: totalmente sproporzionate. A questo riguardo è stato constatato, per quanto strano possa apparire agli occhi dei non addetti ai lavori, che esiste una frequenza davvero bizzarra di incidenti automobilistici che avvengono prima o dopo un incontro o visita ad un genitore in una casa di riposo. Al di là della perdita di concentrazione dovuta ad una naturale tensione emotiva o legittimo carico di stress, potrebbe anche trattarsi dell’espressione oggettiva di un bisogno inconscio. Nella mia attività di psicoterapeuta capita spesso di incontrare dei pazienti (depressi) che ‘resistono’ accanitamente ad ogni piccolo sollievo ai propri sintomi, che sembrano perdutamente legati alla sofferenza affettiva, e questo perché questa situazione assicura loro il ‘castigo’ che credono di meritare.



Risultati immagini per notte buiaCOSA FARE. A meno che non si sia affetti da una depressione grave, si può tentare di aiutarsi da sé; e prima si comincia meglio è, prima che l’abitudine  alla depressione si radichi troppo in profondità.  La combinazione di psicoterapia e terapia farmacologia, invece, giova agli individui affetti da depressione grave, cronica o ricorrente. Il programma terapeutico mira a interrompere il circolo vizioso di inattività e perdita di piacere nelle cose, cui seguono inevitabilmente sfiducia in se stessi, isolamento familiare e sociale. Si cerca di spezzare questa sequenza di disperazione - contrastare atteggiamenti negativi radicati, false credenze e relazioni interpersonali problematiche presenti da lungo tempo - attraverso un programma terapeutico che si basa sull’utilità e la fiducia; vengono fornite ai pazienti informazioni scientifiche (meccanismi neurofisiologici, psicologici) relative alla malattia e ai sintomi, alimentando in tal modo la fiducia nella prognosi. Un buon trattamento dovrebbe garantire sempre benefici di lunga durata grazie all’acquisizione di nuove abilità cognitive e di strategie di comportamento funzionali. Indipendentemente dal tipo di depressione, se si vuole vivere in maniera autentica è indispensabile sedersi al posto di guida (da soli o con uno specialista) e decidere veramente dove si vuole andare, riflettere quali sono le cose che mancano nella vita e che potrebbero dare un po’ di gioia e tranquillità.


oncludendo la depressione è unno stato emotivo caratterizzato da flessione dell’energia accompagnata da tristezza ... si manifesta con profonde modificazioni nel modo di percepire, negli atteggiamenti, nel comportamento, nella personalità e, soprattutto, nell’umore. In generale questo stato emotivo è sia fisico sia mentale. Sul piano fisico provoca una diminuzione dell’attività, un grande affaticamento, insonnia ed un rallentamento delle funzioni organiche (stitichezza, perdita dell’appetito … o voracità).


ttività: è uno degli aspetti della vita psichica, accanto all’affettività e all’intelligenza. Essa presuppone un dispendio di energia e implica la misurazione del risultato raggiunto. Base dell’attività è il riflesso, risposta automatica a uno stimolo che giunge dall’esterno. Le attività riflesse possono quindi corrispondere a una successione di automatismi, tra loro necessariamente collegatisi, senza alcuna partecipazione della volontà; è questo il caso delle abitudini. L’attività volontaria al contrario può sorgere spontaneamente, in mancanza di qualsiasi stimolo esterno; essa presuppone perciò scelta, deliberazione, controllo, dipende dalle funzioni superiori del cervello. Comunque l’attività “volontaria” non è identificabile con l’intelligenza; per esempio, vi sono degli individui capaci di calcoli prodigiosi pur essendo, come si dice, dei minorati psichici.


ffaticamento: Stato di eccessiva fatica che rende troppo lento, o addirittura impossibile, il recupero delle forze. A lungo andare provoca dei disturbi psichici. L’affaticamento si manifesta quando un lavoro fisico o mentale supera per durata ed intensità i limiti della resistenza fisiologica. Le cause possono essere la fatica muscolare, la mancanza di sonno, un’alimentazione sbagliata, l’abuso di sostanze tossiche, i troppi obblighi sociali o intellettuali. Tali cause sono spesso aggravate da ansietà e tensione psichica, che contribuiscono a rendere più febbrile l’attività del soggetto affaticato. C’è tutta una psicologia del “lavoratore indefesso” che non si ferma mai, preso com’è nell’ingranaggio dell’ambizione, della creazione; il lavoro per lui, non è più un “mezzo per riuscire”, ma diventa uno “scopo in se stesso”. Se l’attività del soggetto affaticato non viene subito bloccata, sopraggiunge l’esaurimento, che rischia di menomare gravemente la salute fisica e psichica. I sintomi sono: incubi che si ripetono, fuga di idee, disturbi della memoria, perdita dell’attenzione. Nel bambino, invece, l’affaticamento scolastico è spesso il risultato di una errata distribuzione dei programmi e dell’eccessiva importanza data dell’emulazione, allo spirito competitivo, qualche volta nella smisurata ambizione dei genitori. Da se stesso il bambino non è portato ad affaticarsi; resiste con la pigrizia, la disattenzione, che sono naturali reazioni di autodifesa.



ncapacità di provare gioia, piacere, coinvolgimento emotivo. Perdita completa di interesse per i rapporti sessuali: primo sintomo a comparire e ultimo a lasciare la scena. Rallentamento motorio e lentezza di pensiero: la caduta del rendimento lavorativo è garantita.  Dal punto di vista psichico si nota una diminuzione della capacità di attenzione, incapacità di ricordare. Il minimo ostacolo sembra insormontabile. Alcuni soggetti predisposti hanno tendenza a versare torrenti di lacrime senza alcun motivo reale. Inoltre è in casi di grave depressione che si arriva al suicidio.
Stato depressivo costituzionale: questi stati sono durevoli. Di coloro che ne sono colpiti si dice che sono i “nati stanchi”, che sono “incapaci di uno sforzo di volontà.


olontà: tensione mentale che spinge all’azione. Potere che l’uomo possiede di rappresentarsi uno scopo e di realizzarlo o meno. La psicologia classica distingue quattro momenti nell’atto volontario: l’ideazione, la deliberazione, la decisione, l’esecuzione. Ma la natura stessa della volontà sfugge all’analisi. Alcuni pensano che sia subordinata alla condotta razionale; ma, di fronte ad una scelta tra due cose ugualmente allettanti, c’è da chiedersi perché un individuo improvvisamente decida per una piuttosto che per l’altra. Senza dubbio decide in base ad impulsi inconsci, quindi irrazionali. In generale si ammette che la volontà esprima l’equilibrio tra la pressione del dinamismo istintivo e le motivazioni dettate dalla ragione. La volontà non è una forza, ma l’equilibrato adattamento delle forze. Mancanza di volontà: l’abulico, che manca di volontà, è un individuo tormentato da tendenze contraddittorie. La sua personalità, non completamente formata, non sa operare la scelta giusta.
La sua intelligenza può essere buona, ma è come ripiegata su se stessa. Nei casi costituzionali, per fortuna molto rari, ogni incoraggiamento è inutile. Sono degli abulici.


bulia: il soggetto abulico è capace di rappresentarsi concettualmente ciò che intende fare e non manifesta nessun’altra incapacità; tuttavia non riesce – o solo con molta difficoltà – a passare dall’intenzione all’azione. L’abulia si accompagna anche a numerose forme di malattia: melanconia, depressione, ossessione. Si può lottare efficacemente contro le forme più leggere di abulia con una maggiore responsabilità del soggetto, con l’esercizio sistematico della volontà. Nei casi gravi buoni risultati si ottengono con una psicoterapia del profondo.


uttavia una educazione oculata, permetterà di lottare contro questa patologia che rischia di aggravarsi se l’ambiente familiare favorisce la pigrizia naturale del soggetto.

Depressione reattiva: la prognosi per questo tipo di depressione, dovuta a cause esterne, è meno grave. Una volta eliminata la causa della depressione, il soggetto riprende la sua energia e la depressione “scompare” le cause di depressioni passeggere sono, per esempio, dovute ad un grande dispendio di energia fisica  o psichica. Il riposo, permette di ritrovare una vitalità normale. In caso di affaticamento intellettuale, non è consigliabile il riposo a letto, ma piuttosto un’attività fisica moderata, adatta alla costituzione del soggetto. Un trauma affettivo troppo violento può avere lo stesso effetto dell’affaticamento. In questo caso è ancor più consigliabile lo spostarsi in un ambiente diverso, perché si evita di ritornare frequentemente sull’avvenimento che ha causato il trauma. Il depresso è una persona bisognosa di affetto e a volte i pensieri di morte ricorrenti ed espressi servono a cercare di ottenere l’attenzione e l’appoggio dei familiari. In ogni caso le persone accanto devono prestare la massima attenzione all’emergere, attraverso i più diversi segnali, di questi propositi di morte che possono avere anche un esito letale. In particolare si dovrà far capire al depresso che tali pensieri di morte che si affollano nella sua mente non sono niente altro che il prodotto di tale sofferenza che lo ha colpito.

importante sottolineare che questa sofferenza come ha fatto la sua comparsa può anche andarsene: tornare a situazioni di benessere. Non dobbiamo MAI dimenticare che lo stato d’animo di ogni individuo è sempre determinato dai pensieri che si coltivano dentro. Essere allegri o malinconici, felici o infelici, contratti o rilassati non dipende - contrariamente ad una convinzione piuttosto diffusa -  da fenomeni esterni, da contrattempi, dagli imprevisti e dalle difficoltà in generale. Fondamentali sono i pensieri che quelle situazioni o quegli eventi sollecitano.  Ogni intervento, quindi, sarà rivolto non solo a ricostruire a livello di comportamento e autostima una personalità che può uscire profondamente segnata dagli effetti di questo disturbo ma anche effettuare un’azione preventiva rendendo più difficile in futuro  il verificarsi di ricadute … imparare a controllare i pensieri “spazzatura” che affollano la mente.
Fai esercizio fisico, smettila di piangerti addosso, di recitare il personaggio di sempre, di indossare ogni giorno la stesa maschera … cambiala! … ricaricati attraverso un buon sonno ristoratore … basta frequentare gli stessi luoghi, non pensare solo a te stesso, ma ogni tanto allenati a pensare un po’ anche agli altri, non esagerare con cibo, alcol e caffé.

…  spesso passa inosservata perché si mimetizza nella stanchezza (la giornata si riempie di pensieri tristi, noia, fatica, apatia, disinteresse, sconforto… con i soliti percorsi psichici  il quotidiano si colora di scarso entusiasmo e poca iniziativa) e nell’iperativismo (si ha paura, di entrare in contatto con se stessi, le proprie angosce, di percepire quel vuoto incolmabile… troppa ansia, tanta esuberanza, azioni del tutto inutili, falsa vitalità e eccessiva allegria per essere vera ).


ICORDA, come la mucca caccia via istintivamente con la coda la mosca sulla sua schiena, anche tu hai il diritto di opporti a tutte quelle aspettative altrui che non ti appartengono e che spesso ti senti costretto a seguire, quei vincoli che non fanno per te … quelle cose che ti spingono a sacrificare le tue inclinazioni naturali, le tue vere esigenze: prenditi il tuo spazio, segui i tuoi progetti, le tue priorità, esprimi le tue passioni … la tua unicità (non è difficile, con l’allenamento emergerà un senso di soddisfazione, di piacere e di libertà).


…  lo sapevate che l’olio essenziale di Rosa, oltre a calmare, stimola in profondità le emozioni… utile per “gestire” le arrabbiature (un paio di gocce in un fazzoletto, aspirare l’aroma e via…), mentre l’olio essenziale di Neroli aiuta a far emergere quel mondo emotivo che tendenzialmente si cerca di tenere ben nascosto e che dire, in questo particolare stato di stanchezza, dell’olio essenziale di Rosmarino che rende lucidi e più decisi, non meno importante è l’olio essenziale di Melissa che stimola a ritrovare l’amore per la vita, poi c’è l’olio essenziale di Mandarino che porta un senso di protezione e sposta l’umore verso l’asse della serenità.



ICORDA, se non affronti i conflitti perché temi di perdere l’armonia, se inibisci continuamente l’aggressività perché ami i rapporti ‘troppo’ sereni, se continui a tacere e a sopportare ogni cosa per il quieto vivere “rischi” di inciampare nella depressione.




NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

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