mercoledì 28 dicembre 2016

Stresss … un partner più che pericoloso


Stress …     un partner più che pericoloso         

on solo durante il percorso evolutivo, ma anche nella ricerca di una vita serena ed equilibrata, dobbiamo ‘scontrarci’, fare i conti con dei partner davvero scomodi e pericolosi come ansia e stress. Alle radici di queste due condizioni di malessere, che possono sfociare anche in serie patologie, di solito vi è l’incapacità personale di guardare con fiducia le situazioni della vita e di affrontare con equilibrio e decisione i vari cambiamenti che la vita ci impone ... presi dallo sconforto si tende a credere di essere di fronte, sempre, al bicchiere mezzo vuoto o vedere ogni cosa completamente in nero. E’ il passaggio da una condizione di tensione a uno stato di rilassamento -  attraverso il  suo fenomeno ritmico ormonale - che mina le difese immunitarie: con questo continuo e peculiare logorio si indebolisce inevitabilmente l’organismo. A lungo andare gli effetti sul rendimento, sull’umore, sulla salute, ma anche sui rapporti sociali e sulle relazioni familiari possono essere gravi. 

ra i sintomi principali troviamo ansia, depressione, difficoltà di digestione, palpitazioni, stanchezza, dolore e intorpidimento di muscoli e mal di testa. Questa condizione psicofisica, inoltre, può provocare o aggravare (attraverso la produzione ormonale) disturbi fisici o psichici, per esempio: allergie, intolleranze, amenorrea e dismenorrea, artrite reumatoide, coliti, gastriti, ulcere gastroduodenali, insonnia, iperglicemia o ipoglicemia, ipertensione, malattie cardiocircolatorie e della pelle, obesità. Sia l’ansia che lo stress comunque possono avere anche un effetto positivo per l’intero organismo. Non è possibile una vita senza queste due componenti che in molte situazioni si rivelano elementi psicologici propulsivi indispensabili. E’ bene, dunque, imparare a sfruttare, con l’aiuto di professionisti qualificati, la componente positiva evitando di inciampare nelle ricadute negative o essere travolti dalla bufera emotiva che attiva lo stress. 


uesta condizione psicosomatica caratterizza l’esperienza vitale di ogni essere vivente - entro i limiti della sopportazione propria di ogni singolo individuo - tanto da essere definita con la famosa locuzione il sale della vita. E’ una reazione d’allarme, che si manifesta con particolari attivazioni biologiche e comportamentali: aumenta fino a che la stimolazione persiste nel tempo. Lo stress significa letteralmente pressione o sforzo. Quando parliamo di stress indichiamo sempre lo sforzo cui il nostro organismo è sottoposto, deve compiere per far fronte a cose nuove, a tutti quegli eventi che si presentano improvvisamente e, soprattutto, adattarsi a tali cambiamenti, spesso, repentini diventa patologico quando non si è capaci di accogliere il cambiamento, di viverlo nel modo in cui si presenta. Un fidanzamento, un matrimonio, la nascita di un figlio, ad esempio, anche se piacevoli, sono infatti tutti eventi che possono essere fonte di stress ingestibile.


Fattori riconosciuti come fonte di stress

Fisici
·        Dolore cronico.
·      Malattie invalidanti.
·         Condizioni ambientali comprese quelle acustiche.

Psicosociali
·        Eccessiva competitività.
·        Frustrazioni.
·         Disistima.
·         Senso di impotenza.
·         Cambiamenti improvvisi.

Psicologici
·         Eventi che impediscono l’autonomia.
·         Delusione delle aspettative.
·        Rapporti affettivi finiti.
·         Lutto.



a reazione a fattori ansiogeni varia poi a seconda della personalità dei diversi soggetti. A incidere in questo caso sono le esperienze vissute, alcuni elementi ereditari, lo stato di salute, l’età, le relazioni sociali, l’ambiente facile o difficile di cui si dispone. Tra i fattori che possono incrementare il livello di stress è bene ricordare sono anche l’assunzione di alcolici, farmaci, fumo e il caffè (stimolano le ghiandole surrenali a produrre adrenalina e cortisolo), e da non sottovalutare mai un’alimentazione sbagliata. Studi approfonditi insegnano che stimoli dotati della stessa carica energetica (stressante) provocano reazioni profondamente diverse nei vari individui. Questo è un fenomeno che può essere determinato, come più volte accennato, non solo da cambiamenti negativi, ma anche da eventi positivi: è il cambiamento in sé che, interrompendo le nostre abitudini, mette in crisi le sicurezze quotidiane, diminuisce il grado di controllo sulla situazione circostante. 

uello che creava fiducia si trasforma in una potenziale minaccia. E’ a questo punto che l’organismo si mobilita, con tutte le sue risorse energetiche, alla ricerca di nuove condizioni di equilibrio. Lo stress non solo è capace di influenzare lo stato psicologico di chiunque ma può anche minare completamente il metabolismo, tutto il corpo in ogni suo punto più recondito: nuoce alla salute, è potenzialmente all’origine di ‘tutte’ le malattie. Alcune attendibili ricerche scientifiche affermano che, abbassando le difese immunitarie, può scatenare persino il cancro (o essere più esposti) … il disagio interiore manda lentamente in frantumi le difese. Se il processo ormonale va in tilt significa che l’orologio biologico interno si è inceppato e che qualcosa, nel nostro modo di vivere provoca tensione e mette a rischio il nostro equilibrio interiore. Lo stress non è  comunque il troppo lavoro, le tasse da pagare, i figli, i ritmi frenetici, la comunicazione difficile, ma fa la sua comparsa e diventa pericoloso quando facciamo cose che non ci interessano più, una vita diversa da quello che si desidera veramente … una vita fatta di atteggiamenti sbagliati, sforzi inutili, perfezionismo … tutte cose che non danno felicità ma, lentamente, ci si allontana da essa. 

olti fattori di stress dipendono, come abbiamo già visto, da situazioni interiori e personali come cambiamenti fisici, problemi economici, divorzio, problemi lavorativi. Una convinzione comune, piuttosto diffusa, vuole che lo stile di vita compulsivo e frenetico che conduciamo, soffrire di stress sia un atto dovuto, per certi versi obbligatorio. Ci diciamo, infatti, che siamo stressati perché:

1.      non ho mai tempo per me stesso;
2.      lavoro troppo;
3.      ho troppe responsabilità;
4.      sono sempre sotto pressione;



 
5.      sono sempre in battaglia con la dieta.

Non dobbiamo dimenticare che queste motivazioni colgono lo stress solo nella sua dimensione quantitativa, come se a generare la tensione fosse non la modalità con cui facciamo le cose, ma il loro accumulo eccessivo. In questa visione il riposo o l’inattività sembrano un logico ed efficace rimedio anti – stress ma la mancanza di impegni da affrontare non è affatto sinonimo di assenza di tensione psicofisica … specialmente se il tempo è trascorso nell’ansia per ciò che ci aspetta quando ‘riattaccheremo’. Molti sono i guai che lo stress può provocare a livello fisico e, quindi, vere e proprie malattie organiche sono associate a tale fenomeno. Il rischio di somatizzare è davvero alto per i seguenti disturbi:


·         Mal di testa.
Perché: si blocca una testa che “pensa troppo” … tenere sotto controllo un mondo emotivo che vorrebbe esprimersi, preme per uscire (iperattività di pensiero) … paura di non riuscire a controllare una certa situazione;

·         Infarto e ipertensione
Perché: altera la circolazione arteriosa; un continuo stato di allerta sia a livello emotivo sia a livello fisico per tenere sotto controllo un mondo considerato pericoloso … un ritmo di vita davvero frenetico.

·         Mal di stomaco
Perchè: difficoltà di accettare e “digerire” certe cose, situazioni e persone … difficoltà ad adattarsi, resistere, opporsi al nuovo, al cambiamento, alle idee … senso di colpa perché si teme di aver creato una situazione ingiusta.

·         Colite
Perché: sensibilità all’ostilità e al rifiuto … incapacità di trattenere e assorbire le cose positive … confronti che creano insicurezza … le contrarietà sono difficili da “digerire” …sempre  alle prese con un senso di oppressione e di disfatta.

·         Mal di schiena
Perché: struttura portante,  sostegno, supporto, come si affronta la vita, far fronte alle avversità … la schiena si blocca quando il peso della vita diventa difficile da sostenere … diventa difficile farsi carico delle cose, far fronte alle avversità della vita.

·         Insonnia
Perché: non lasciarsi andare, non riuscire a staccare dal quotidiano, dai pensieri che ronzano continuamente in testa …tensione  senso di colpa radicato in profondità … non sentirsi a “posto”.


Un aiuto "Verde"

Oligoelementi

Rame – Oro – Argento (aiuta il sistema immunitario).

Integratori

Magnesio (migliora l’umore e riduce lo stress);
Vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B5, B6, Bc - acido folico: proteggono il sistema nervoso e contrastano gli effetti dello stress).

Fitoterapia

Ficus carica (MG): utile in tutte le manifestazioni caratterizzate dal fenomeno ritmico (sonno-veglia, anoressia-bulimia, tachicardia, crampi muscolari, sindrome premestruale … disagio psichico);
Betulla verrucosa (MG semi): stanchezza e stress mentale;
Prugnolo (MG): tonico, stimola il sistema immunitario e rinforza quello nervoso.

Omeopatia

Nux vomica (se il fenomeno stressogeno si manifesta con rabbia e irritabilità);
Coffea (se è presente l’insonnia).
Lycopodium (quando manca la fiducia).

Riassumendo



a reazione soggettiva allo stress (reagire in modo ‘appropriato’ o mostrare sintomi preoccupanti) dipende sempre dall’interazione tra caratteristiche di personalità, natura dell’evento “disturbante” e disponibilità di fonti di supporto. Alcuni individui, proprio per i tratti personali, sono più resistenti allo stress di altri e si riprendono come se nulla fosse accaduto, velocemente, anche diverse volte; altri, invece, più vulnerabili, trovano insostenibili anche problemi apparentemente banali o di minore entità. E’ anche vero però che alcune situazioni stressanti creano difficoltà maggiori di altre; la gravità dello stress, la sua imprevedibilità e durata, la possibilità o meno di gestirlo condizionano la capacità della persona di superare il momento difficile. La presenza di un adeguato supporto ambientale ha un ruolo determinante; fare parte di una vasta rete sociale di amici, familiari e colleghi comprensivi può essere di grande aiuto per affrontare stati emotivi difficili, soprattutto per chi accetta benevolmente l’aiuto degli altri in caso di necessità. Lo stesso evento stressogeno può avere effetti molto diversi su persone diverse, a seconda di come viene vissuto. Certe persone bravissime nel gestire le questioni lavorative  sono messe in grave crisi dalla fine di una relazione sentimentale, ad altre accade il contrario.

hi non è particolarmente contento del lavoro ma non è abbastanza motivato a cambiarlo, reagirà di fronte a una sospensione temporanea diversamente da chi è costretto a rinunciare a un’attività che rappresenta la massima aspirazione della sua vita. Le persone affrontano meglio lo stress se hanno già vissuto in precedenza esperienze analoghe. Il grado di controllo sulla situazione è un altro fattore determinante: è più facile accettare un divorzio a lungo ponderato, soprattutto per chi ha preso parte alla decisione. A volte un evento stressante può essere quella famosa “goccia che fa traboccare il vaso”: una persona che ha affrontato tante difficoltà e continua a vivere in modo più o meno adattato anche dopo una lunga serie di imprevisti, può crollare in occasione di una lite banale con il coniuge o il compagno di lavoro. Lo stress da cui può avere origine un disturbo dell’adattamento può essere conseguenza di un fatto acuto o di un problema cronico che getta un’ombra sull’esistenza per molti anni. Il licenziamento, l’inizio o la fine della scuola, il fidanzamento, una delusione d’amore sono fenomeni “acuti. Quando il fattore stressogeno è così preciso, esiste un limite temporale di qualche mese oltre il quale, se i sintomi persistono, difficilmente sono riconducibili a quell’evento. Se una persona è ancora molto depressa due anni dopo la fine di un rapporto affettivo, è poco probabile che la rottura di quel legame sia stata causata dalla depressione, mentre è possibile che ci sia un disagio emotivo concomitante, per esempio un disturbo psicotico. A volte è difficile dire quando termina un evento stressante; fattori stressogeni persistenti sono gli abusi fisici perpetrati regolarmente da un partner violento, un lavoro poco gratificante, malattie croniche. Alcuni eventi stressanti, pur essendo limitati nel tempo, hanno ripercussioni durature; ne sono esempi le difficoltà economiche che seguono un divorzio o la perdita di lavoro. 

iamo in presenza di un disturbo dell’adattamento cronico quando la reazione disadattiva nei confronti di una situazione di stress persistente dura da lungo tempo e la persona non sviluppa una sintomatologia conclamata compatibile con un altro disturbo mentale nevrotico o psicotico. Quando queste reazioni sfuggono al controllo siamo in presenza di un disturbo post – traumatico da stress (PTSD). Si tratta di una forma grave e cronica di quella che all’origine era una funzionale reazione di adattamento messa in atto per evitare il pericolo (lotta quotidiana dei nostri antenati per la loro sopravvivenza: uragani, inondazioni, tornado, tormente di neve, siccità e fuoco). Ricordare l’evento rischioso poi non ha più il significato di un utile avvertimento, ma diventa un elemento disturbante e, soprattutto, onnipresente. Le reazioni più comuni in caso di stress consistono in depressione, ansia, manifestazioni di sintomi fisici, modificazioni del comportamento e una combinazione di tutti questi elementi.    


Bonipozzi dott. Claudio 
Tel. 349.1050551 
E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

sabato 17 dicembre 2016

Ansia … Ansia ... una brutta faccenda psicofisica



Ansia  ... una brutta faccenda psicofisica
imore, tensione, pessimismo, visione esagerata delle cose …  segnala che si stanno facendo cose che non interessano più, senza slancio, si sta andando contromano, uno sguardo senza stupore su quello che già si ha … ci stiamo allontanando dalla propria unicità … attenti agli 'anestetici' (cibo, alcol, fumo) che coprono sempre varie paure… lasciandola scorrere, senza bloccarla, si trasforma in vita, in energia vitale … porta al cambiamento, alla trasformazione, alla felicità, alla realizzazione di ciò che siamo realmente: unici ed irripetibili … ci si allontana da quelle inutili credenze che ingabbiano completamente la mente.
Risultati immagini per ansia nei dipinti classiciGli stati ansiosi, in questo particolare periodo storico, vanno sempre più diffondendosi e con essi le preoccupazioni, i timori, le insicurezza e tutti quei disagi interiori che sono parte integrante della sofferenza umana. I “doni” dell’ansia sono davvero tanti e sono ‘concreti’, più che reali, anche se di essi generalmente poco ci si accorge. L’ansioso, infatti, è così preoccupato - attorcigliato su se stesso -  che spesso trascura i suoi rapporti con il resto del mondo e, paradossalmente, se getta uno sguardo sugli altri, è più per cercare un’ abile scorciatoia - uno sfogo alle sue interiori inquietudini - che per risolvere i suoi eventuali bisogni. L’allentarsi dei rapporti sociali, l’affievolirsi delle amicizie e dei rapporti personali - dinamiche relazionali lamentate continuamente nel nostro tempo - sono in parte dovute al diffondersi e all’acuirsi delle tensioni ansiose che inducono tante persone a farsi diffidenti e credersi dimenticate e incomprese quanto invece, spesso, è solo un erroneo atteggiamento di valutazione. La reazione a qualsiasi situazione problematica non è solo psicologica, ma anche fisica e viene innescata da particolari ormoni (adrenalina, cortisolo)
assata la situazione problematica, passato il pericolo torniamo a una normale situazione di “equilibrio”. In “tante” persone il campanello d’allarme non cessa mai di suonare, anche quando non esistono situazioni problematiche immediate. Queste persone vivono in continua attesa di disgrazie che non si verificano mai e preparano in continuazione energie da impiegare per far fronte a pericoli solo immaginari. E’ questo il disturbo dell’ansia che costringe le persone, coinvolte in questa perenne attesa, a vivere in uno stato di continua emergenza una intensa e preoccupante allerta. Per alcune scuole di pensiero l’ansia è un disturbo emotivo riscontrabile nella storia evolutiva del soggetto con tendenza all’inquietudine sin dall’infanzia, nonché un eccessivo bisogno di protezione, appoggio, rassicurazione e amore. Chi soffre di ansia è continuamente teso e sul posto di lavoro (scuola, famiglia, amicizie) questo perenne stato di allerta, incide negativamente nel rapporto con gli altri. In genere le persone ansiose non ispirano fiducia, ma comunicano al contrario un senso di incertezza, titubanza, insicurezza. Difficilmente riescono a promuovere il lavoro di gruppo e a gestire con successo l’attività di altri …  delegano compiti e responsabilità. 


l continuo logorio mentale prodotto dall’ansia porta spesso all’insonnia, a frequenti risvegli, soprattutto di primo mattino, mentre il riposo si popola di “mostri” e di incubi. L’ansia insomma determina nella persona un concentrato di effetti negativi che quasi paralizzano le migliore risorse di cui si dispone. Sentimenti pessimistici, inquietudine, apprensioni, dubbi, rimorsi, scoraggiamento, senso di inferiorità, dipendenza, perdita di autostima: ecco i fantasmi che popolano le giornate di chi soffre di tale disturbo.  A fianco, però, di una situazione che possiamo definire patologica, esiste anche un’ansia ‘positiva’. Di fronte, infatti, ad un pericolo reale è l’ansia che ci rende - con la sua sofisticata  produzione ormonale - più efficienti e capaci di una risposta adeguata, più che appropriata. Il leggero stato di agitazione che ci prende quando siamo particolarmente impegnati serve a risvegliare le nostre capacità assopite. E’ uno stato di allerta positivo, proporzionato al ‘pericolo’ che abbiamo di fronte e che comunque si interrompe una volta che abbiamo portato a termine il compito che dovevamo svolgere. L’ansia cattiva invece rimane, si presenta per periodi di tempo sempre più lunghi, riduce l’efficienza personale, compromette i rapporti, rende insicuri. L’ansia patologica ha sempre come suo primo bersaglio la mente ed è questo che la rende particolarmente dannosa. La mente in balia dell’ansia anziché dimostrare sicurezza e determinazione diventa facile preda a insicurezza e a continui dubbi. L’ansioso dubita sempre di dire o di fare qualcosa di sbagliato.

iò lo costringe a chiedere continuamente consiglio agli altri anche per le cose più banali (dipendenza) oppure a cercare di vincere le proprie perplessità esternando una spavalda sicurezza che spesso ferisce la suscettibilità di quanti lo avvicinano. L’ansia è la causa primaria di ogni disturbo emotivo; se si potesse eliminare una buona quota di ansia nel mondo, si vedrebbero scomparire gran parte delle sofferenze emotive e con esse molti dei disagi fisici che affliggono l’umanità. Ogni ansioso è unico, vive la sua ansia in modo del tutto originale e personale, e questo spiega la grande varietà dei disturbi da ansia che si possono osservare. Per l’ansioso tutto può diventare motivo e oggetto di ansia, ma più che tutto è nel vastissimo campionario delle malattie (fisiche ed emotive) che egli trova i motivi delle sue preoccupazioni; se si tratta di alterazioni puramente funzionali, si parla di disturbi psicosomatici. Con questo termine si intendono oggi tutte correlazioni psicosomatiche in cui il problema emotivo, soprattutto l’ansia, può indurre non solo un’alterazione funzionale ma anche un difetto organico (tensione, contrazione, infiammazione e lesione). L’ipocondria, caratterizzata, appunto, da un’esagerata preoccupazione per la propria salute e da una morbosa paura nei riguardi della malattia, è un disturbo che rientra nel quadro nevrotico che si ricollega direttamente all’ansia; non vi è malattia più o meno grave, più o meno diffusa di cui l’ansioso non creda di riscontrare in sé i sicuri segni con una sofferenza e con un tale dispendio di energie su cui è inutile e crudele fare dell’ironia: tra avere veramente un tumore e temere di averlo, nei confronti del soffrire la differenza non è poi così tanta. 

ausa di sofferenza sono per l’ansioso anche i rapidi e quasi sempre ingiustificati cambiamenti d’umore: da un’allegria e d una loquacità talvolta persino eccessive egli può passare a un improvviso mutismo e a uno stato depressivo che gli fa vedere  come indisponente e odioso fino a poco tempo prima gli era stato motivo di piacere e di entusiastica accettazione. Tutto questo ovviamente non fa che aumentare la sua interna insicurezza perché l’ansioso - pur avendo consapevolezza che qualcosa in lui non funziona per il verso giusto -  è quasi sempre lucido e severo quando si tratta di giudicare se stesso. In lui è come se vivessero due persone: una che si agita e soffre, l’altra che freddamente osserva imperterrita. Egli, al contrario dello psicotico, è spesso così  consapevole delle sue bizzarre e delle sue immaginarie paure che sarebbe davvero cattiveria ricorrere a richiami e rimproveri.
Per non dimenticare

I soggetti ansiosi hanno curiose, numerose e varie sintomatologie, spesso predominano i sintomi psicopatologici, altre volte i sintomi psicomotori e vegetativi:

Sintomi psicopatologici
-          sensazione sconvolgente di costrizione
-          sensazione di essere impotenti e in balia di una vaga minaccia
-          irrequietezza e tensione interiore.

Sintomi psicomotori
-          espressioni facciali indicative dell’ansia
-          agitazione psicomotoria fino al raptus
-          o inibizione psicomotoria fino allo stupore.

Segni e sintomi
-    Dilatazione delle pupille, insonnia, pallore, stanchezza esagerata, secchezza delle fauci, riduzione della libido e della potenza sessuale, eccessiva sudorazione, diarrea, ipertensione, tachicardia, anoressia, iperglicemia.

Cosa fare per non restare intrappolati 



a prima cosa da fare è imparare attraverso metodiche terapeutiche psicosomatiche specifiche - con l’aiuto di  professionisti esperti in questo settore - a non opporsi, a gestire questo fenomeno ansiogeno perché, come abbiamo potuto capire, più ci si ‘preoccupa’ e più si producono sostanze che alterano progressivamente il metabolismo (adrenalina, cortisolo) determinando una ingestibile sofferenza (agitazione, perdita di lucidità, tachicardia, sudorazione, stanchezza … ). Normalmente l’ansia è scaricata razionalmente con la soluzione dei problemi o dei conflitti. In molti casi scompare una volta che la situazione scatenante sia stata chiarita ed elaborata a livello cosciente. Tuttavia essa può essere gestita da processi inconsci; in tali casi possono entrare in gioco meccanismi di difesa, ad esempio sotto forma di fobie  l’ansia liberamente fluttuante è trasformata in eccessive paure connesse all’oggetto (in questo caso non solo è utile l’aiuto del professionista ma indispensabile). Queste possono manifestarsi come terrore degli oggetti affilati, dei batteri, degli spazi aperti o chiusi. Altre reazioni possono assumere la forma di impulsi ossessivi – compulsivi a contare (aritmomania) o lavarsi freneticamente le mani (ablutomania)


olti sono comunque i trattamenti per il controllo dell’ansia, ne esistono altri davvero semplici, alla portata di tutti, anche se per alcuni saccenti, spesso, sono considerati a torto banali: l’esercizio fisico ad esempio. Una lunga passeggiata, specie se è aria buona di bosco o di campo, ha l’effetto benefico e allenta tutte le tensioni ansiose (una adeguata ossigenazione indispensabile per il metabolismo e la produzione di endorfine con il movimento). Se si vive poi il presente (calati in questa reale dimensione), si è un tutt’uno con l’ambiente circostante, l’ansia si placa con un passo deciso e sicuro. Tutte le preoccupazioni diventano sopportabili con una distensiva camminata su una tranquilla cavedagna di campagna. Le pulsazioni diventano regolari e lentamente il cuore “impietrito” si schiude, rivive, trabocca, poi si calma, e alla fine può aprirsi al sorriso.

’ansia purtroppo a volte interferisce negativamente sul felice espletamento del rapporto e ciò avviene soprattutto quando lo si sente come un impegno cui non si può assolutamente mancare. Un sollievo all’ansia tanto fugace quanto dannoso, se diventa un’abitudine, è quello di mangiare (… o bere alcolici) smodatamente. Indubbiamente uno stomaco sazio e ripieno serve ad allentare le tensioni ansiose, ma l’abuso del cibo diventa, alla lunga, motivo di non pochi inconvenienti (… obesità, diabete, disturbi circolatori, ecc.), un prezzo davvero troppo alto per brevi momenti di relativa tranquillità.

Riassumendo

Evitiamo di ricadere nel ricordo ossessivo degli eventi che sono già passati o nella anticipata preoccupazione di ciò che ancora deve (ipoteticamente) verificarsi;

Impariamo ad acquisire maggiore consapevolezza del presente e cerchiamo di valorizzarlo;

Convinciamoci dell’ineluttabilità di certi eventi, nei confronti dei quali il nostro compito deve limitarsi ad assecondare il loro passaggio nel presente;

Impariamo ad utilizzare le “antenne” dei nostri sensi per identificare, nella natura che ci circonda, il richiamo di quegli elementi che possono fornirci le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno per ristabilire il nostro equilibrio psicofisico;

Ed infine proponiamoci di vivere intensamente e serenamente ogni istante che caratterizza la nostra esistenza, considerandolo come qualcosa di unico e irripetibile, che potrebbe essere l’ultimo in assoluto, ma anche il primo di un nuovo percorso di vita iniziato all’insegna della naturale consapevolezza del nostro essere.



Tel. 0532.476055
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.