mercoledì 27 aprile 2016

Perversioni e Psicosi


Perversioni      Psicosi*

















Definizione. La perversione è una deviazione rispetto all’atto sessuale “normale” (DSM – V). Vi è perversione quando l’orgasmo è ottenuto con altri oggetti sessuali (pedofilia, bestialità …) o quando i mezzi per ottenerlo sono diversi (sadismo, masochismo, feticismo, voyeurismo, esibizionismo …). Freud tuttavia, come di seguito vedremo, ha ravvicinato la perversione alla normalità nel dimostrare che il comportamento sessuale normale è il risultato di una lunga storia evolutiva. Nell’infanzia le zone erogene sono la zona orale, poi la zona anale, prima di essere la zona propriamente genitale. In più, la libido da principio è narcisistica prima di fissarsi su un’altra persona del sesso opposto. Il bambino piccolo è dunque un perverso polimorfo. Le perversioni adulte rappresenterebbero allora una regressione della libido. 
(Libido: il termine indica l’energia psichica del desiderio, energia motrice degli istinti vitali … la forza con la quale si manifesta l’istinto sessuale. E’ l’energia di tutte le tendenze che partono dall’istinto di vita, qualunque sia l’oggetto verso il quale si rivolgono: amore degli uomini, delle idee, delle cose, amore di sé) ad uno stadio anteriore: “Non si diventa perversi, lo si rimane”.

n generale, la perversione indica una deviazione di una tendenza fisiologica naturale. Si parla di una perversione sessuale quando tale tema devia dal corso ‘normale’ che tende alla procreazione. Si parla anche di perversione del gusto a proposito dell’appetito per una sostanza che non è un alimento. Una cosa complessa, a livello culturale, è la relazione tra la psicosi e la “perversione”. Un fenomeno che ha suscitato in questi ultimi anni - proprio per l’aumento dei delitti sessuali - un interesse crescente, un dibattito acceso e molto spesso controverso. Sigmund Freud per primo aveva descritto i legami tra omosessualità e Disturbo Paranoide di Personalità (vedasi PPD); più recentemente, altri autori, hanno sostenuto una tesi, complementare, secondo la quale l’omosessualità funziona come una difesa contro l’emergenza di ansietà di tipo paranoico, e hanno tentato di mostrare che una vera paranoia rischia di prodursi se la difesa sessuale manca e diventa inattiva. Tutte queste ricerche, ce ne rendiamo conto, mettono l’accento sul ruolo della perversione come difesa contro la formazione di stati psicotici. Ma è solo dallo studio approfondito di questi meccanismi di difesa e delle operazioni del processo primario che potremo avere dati preziosi circa questo stato patologico o meno. 

(processo secondario e processo primario: si tratta di due modalità di funzionamento dell’apparato psichico).  
(meccanismi di difesa: per la psicanalisi, si tratta di una difesa dell’integrità psicologica, cioè essenzialmente di una difesa del soggetto contro se stesso a sua insaputa. La difesa è il principio stesso della rimozione* e degli altri meccanismi che hanno per effetto di ridurre la tensione - sublimazione*, regressione*, spostamento*, proiezione*, identificazione* - ecc.  Questi meccanismi si riferiscono ad impulsi inconsci, la cui esatta natura non è conosciuta dal soggetto. Tutti gli atti in apparenza fortuiti ed anodini – lapsus, dimenticanze, fantasticherie, scherzi – possono essere interpretati come meccanismi di difesa. Se la difesa è volontaria e cosciente, viene detta repressione).







l processo secondario caratterizza il sistema cosciente e preconscio mentre il processo primario definisce i meccanismi dell’inconscio, quali la condensazione, lo spostamento, la simbolizzazione, ecc. Questi meccanismi dominano nell’inconscio e si manifestano in modo privilegiato nel sogno, essi non possono essere definiti che in termini di logica “affettiva” e non di logica formale nella formazione delle perversioni che noi scopriremo attraverso quale scappatoia la perversione venga a legarsi con la psicosi, e come la messa in scena pervertita venga a imparentarsi, tramite la sua espressione simbolica, ad un sogno. Il modo di agire febbrile del pervertito - la ricerca incessante dell’omosessuale per trovare il fallo ideale che gli manca, la ricerca costante del ‘voyeur’ per captare una scena primaria che sfugga in continuazione, e dell’esibizionista, per ottenere il riconoscimento impossibile della sua identità da parte della passante anonima, la instancabile ripetizione dello scenario del feticista, o del sado – masochista - rappresenta una difesa, questa volta contro la depressione e fornisce un esempio calzante della difesa maniacale. L’angoscia di castrazione (angoscia di castrazione: terrore cosciente che accidentalmente viene provocato nel piccolo da stupide minacce delle figure di riferimento causate dalla tendenza naturale dei bambini a toccarsi o mostrare il loro sesso) è trasformata in rituale da una serie di  rovesciamenti contro se stessi e di negazioni di ogni realtà sessuale che minaccia il soggetto o il suo desiderio. Le difese che cercano di negare la realtà esteriore per sostituirne ad essa un’altra, più conforme ai desideri dell’individuo, sono il “marchio di fabbrica” della psicosi. Ma, mentre lo psicotico cerca di reinventare completamente la sua identità, il “pervertito” si limita al disconoscimento della differenza tra i sessi e della verità della relazione tra i suoi genitori. Così protetto contro questa insopportabile realtà, egli respinge ogni tentativo di comprensione della scena primaria  (scena primaria: termine che indica la scena del rapporto sessuale fra genitori, reale o supposta secondo certi indizi e fantasmi del bambino. Essa è generalmente interpretata da questi come un atto di violenza da parte del padre) da cui è escluso, e della verità del desiderio sessuale che essa rivela. In conseguenza di ciò, va a ribaltare verso l’indifferenziazione la sua propria identità in quanto soggetto sessuato. Evitando di sprofondare nella psicosi, egli ricrea, con mezzi propri della psicosi, una identità sessuale tanto fragile quanto illusoria. La costituzione della scena pervertita si rivela, nella situazione analitica, come un tentativo disperato in vista di vincere l’angoscia profonda suscitata dall’evanescenza dell’identità sessuale e attraverso l’eventuale perdita della identità soggettiva. La nozione del disconoscimento o del diniego fu oggetto di un interesse continuo di vari ricercatori. 


uesto meccanismo consiste in un rifiuto d’una percezione traumatica (complesso di castrazione), essenzialmente la scoperta del pene mancante al sesso femminile. Il ragazzino può rinnegare la sua percezione e continuare a credere d’aver visto un pene; o piuttosto può accettare questo fatto inquietante ma a condizione di contro – assalire il sesso della donna con la paura, il disgusto, od il sintomatico disprezzo della femminilità. Dinanzi a questo sesso spalancato egli si crea un feticcio o si elabora una fobia. Questo disconoscimento fondamentale della differenza sessuale e soprattutto del suo significato a livello del desiderio dei genitori, provoca delle reazioni a catena, e rende l’Io fragile dinanzi alla prova della realtà e della relazione verso l’altro. Un rigetto o abolizione del senso della scena primaria si trova associato a questo disconoscimento. Questa cecità difensiva è destinata a proteggere il futuro pervertito non solo contro l’angoscia di castrazione e di disgregazione, ma anche contro l’insopportabile ferita narcisistica nata dalla sua scoperta della relazione dei genitori e del sentimento della sua ineluttabile e definitiva esclusione da questo cerchio magico. La sua sessualità accusa una certa compulsività poiché essa deve sopportare un pesante carico; anche il suo Io,  dovendo scendere a patti sia con le istanze pulsionali (pulsione: processo dinamico che consiste in una spinta – carica energetica – che fa tendere l’organismo verso uno scopo. Questa forma anima l’esperienza e l’attività del soggetto. Una pulsione ha la sua origine in una eccitazione del corpo - stato di tensione -; il suo scopo è di sopprimere lo stato di tensione che è a capo dell’origine pulsionale. E’ nell’oggetto che la pulsione può raggiungere il suo scopo … spinta, origine, oggetto, scopo) sia con l’angoscia che esse provocano. Ed esso deve nello stesso tempo fare attenzione a riparare le brecce, sempre possibili, nello schermo che gli dissimula la verità … disponendo a questo scopo di pochi mezzi oltre l’illusione. 

i può infine parlare di una struttura pervertita allo stesso modo in cui si parla di struttura nevrotica, di struttura psicotica? E’ possibile attribuire un senso specifico alla perversione dal punto di vista dinamico? Abbiamo detto che la perversione è un modo di agire destinato a garantire al soggetto la propria identità. Questa identità, in quel che essa possiede di sessuale si trova indebolita perché risultato di un’organizzazione fragile, non avendo il soggetto trovato che una soluzione illusoria di desideri edipici (desideri edipici: si manifestano verso i 4 – 5 anni di vita; spingono il bambino ad attaccarsi amorosamente alla madre e ad odiare il padre. Il conflitto si risolve normalmente con l’identificazione col padre. Lo schema è simmetrico nella bambina. Quando nell’adulto compaiono questi sentimenti, abbiamo il complesso). Un tale scacco non si produce che in funzione d’una congiuntura favorevole, cosa che rimanda ineluttabilmente alla relazione materna precoce. Così l’immagine paterna gioca un ruolo sfumato, in quanto spogliata delle sue virtualità galliche grazie all’intermediario della negazione e del disconoscimento; l’immagina materna al contrario conserva un posto privilegiato, in quanto l’odio che essa suscita viene mantenuto rimosso grazie all’idealizzazione. La scena primaria, negata nella sua verità, viene ricreata secondo il metro dei desideri infantili ed agita nell’atto sessuale. Si tratta di una difesa maniacale contro degli stati di dissociazione e di depressione. Il materiale bruto di questo atto è ricavato dagli elementi costitutivi della sessualità infantile; suo tema: la castrazione e la padronanza della sua angoscia. Il suo aspetto compulsivo comporta una rigidità nella relazione con l’altro, poiché spesso l’altro assume il ruolo di un oggetto parziale; questa rigidità può essere limitata alle sole relazioni sessuali o può considerarsi ad ogni tipo di relazione. Le difese che garantiscono la perennità del sistema e l’identità dell’Io sono in parte nevrotiche, in parte psicotiche. Quel che può essere specifico nella perversione è la loro erotizzazione, in mancanza della quale si tratterebbe d’altri modi di agire sintomatico quali ad esempio la cleptomania. 


a mente ‘perversa’. Sulle cause delle perversioni sono state elaborate molte ipotesi. Tra queste: costituzione, rallentamento e arresto dello sviluppo psicosessuale e condizionamento ambientale. A prescindere dai vari orientamenti scientifici, l’elemento chiave di questo fenomeno è rappresentato da una fantasia sessuale ricorrente che implica impulsi o atti sessuali indirizzati a oggetti inanimati o a partner non consenzienti. La maggior parte delle perversioni, fino a poco tempo fa, soprattutto nelle loro forme estreme, sono nettamente più diffuse tra gli uomini che fra le donne. Alcune come la pedofilia e il feticismo si trovano quasi esclusivamente nei maschi. Non va dimenticato che il perverso è un individuo che in genere lavora, si sposa, può avere figli e atteggiarsi a genitore esemplare e benpensante. In particolare può condurre una vita sessuale ‘normale’ e spesso quantitativamente intensa, che però gli procura un piacere nettamente inferiore a quello che può ottenere mettendo in moto meccanismi della sua perversione. Pertanto egli viene a trovarsi in una condizione di doppia personalità nella quale, dietro a un adattamento sociale che appare ben riuscito, covano cariche antisociali e destabilizzanti che possono esplodere nei momenti di stress intensi e più impensati. Tali attività, comunque, hanno un aspetto costrittivo, sia sullo stesso ‘perverso’ (non può astenersi, trova piena soddisfazione attraverso un comportamento ritualizzato) sia su chi diventa oggetto di azioni compiute a sua insaputa, di sorpresa, di abuso di potere e di aperta aggressione (voyeurismo e esibizionismo, pedofilia - incesto, sadismo - stupro)

on esistono standard assoluti per definire “normale” uno stimolo che ecciti sessualmente una persona se non quando il fenomeno si presenta in una forma ‘estrema’. Freud, come è stato descritto ampiamente sopra, considerava le ‘perversioni’ residui della sessualità infantile, fissazioni o esagerazioni di un normale preliminare. E’ difficile dire dove finisce l’eccitamento insolito e dove inizia tale difficoltà. Atti di voyeurismo innocuo, esibizionismo, feticismo, fantasie sadiche o masochistiche tra individui consenzienti possono essere fonte di reciproca soddisfazione sessuale, purché piaccia a entrambe le parti e non provochi sofferenza a nessuno … non sia assolutamente lesivo per se stessi e gli altri. Chi ha un comportamento sessuale deviante spesso trova un partner con un problema complementare, disponibile o anche desideroso di soddisfare le sue fantasie e condividerle. Il problema si presenta quando quel particolare desiderio sessuale domina la relazione e il partner non è solo frastornato e disgustato ma anche totalmente insoddisfatto … non va dimenticato che ciò che fa eccitare una persona può essere ripugnante per un’altra. Alcuni sono angosciati dal senso di colpa che si genera attraverso lo sfogo di questi comportamenti; altri possono lamentare una disfunzione sessuale che, a un esame più approfondito, si rivela la conseguenza di una relazione in cui il partner non è sulla stessa lunghezza d’onda con il loro comportamento. Spesso i soggetti colpiti da questo malessere non si considerano ‘malati’ o ‘devianti’… e così diventa davvero difficile aiutarli. Molti dichiarano di non soffrire affatto a causa del proprio comportamento e ritengono che l’unico problema sia rappresentato dalla reazione altrui (tratto psicotico). Non essendo turbati dal loro comportamento molti soggetti con questa difficoltà cercano aiuto solo nel caso in cui tale azione li metta in conflitto con i partner o con la società. Circa la metà dei soggetti che decidono di chiedere aiuto è sposata. Spesso chi è preso da una ‘perversione’ non è in grado di stabilire una relazione con l’altro, reciproca ed affettuosa e può sviluppare nel tempo disfunzioni sessuali come l’inibizione dell’eccitazione o dell’orgasmo.


TTENZIONE, quanto sopra scritto non deve essere visto come un fatto morale, guai esprimere giudizi di valore, ma quando il comportamento sessuale di un individuo provoca dolore agli altri, quando è illegale o coinvolge i bambini, la responsabilità non deve essere ridotta solo perché il problema è descritto come quadro clinico o in un manuale di salute mentale ...  è necessario chiedere aiuto.

iassumendo. Già nei primi anni del ‘900 Freud aveva messo in evidenza lo stretto legame tra le manifestazioni della sessualità infantile e le perversioni sessuali adulte, e così pure la relazione di queste ultime con le nevrosi* e con le psicosi*. Possiamo ricondurre la sua teoria a questo, essenzialmente: la perversione può essere compresa come la persistenza, nell’età adulta, di certi elementi costitutivi della sessualità dell’infanzia a detrimento della sessualità genitale. L’autore, poi, suggerisce che gli stimoli sessuali precoci - o pulsioni parziali - si sarebbero sottratti alla normale trasformazione della pubertà ed alla rimozione*, cosa che li avrebbero trasformati in sintomi nevrotici. 

l suo pensiero si riassume succintamente nella celebre formula: “La nevrosi è per così dire il negativo della perversione”. Citazione alla quale bisogna aggiungere questa nota sintetica e profonda. I fantasmi (fantasma: fantasticheria o scenario immaginario, più o meno cosciente, legato all’angoscia e al desiderio. Il fantasma si presenta sotto forme diverse: fantasmi coscienti o sogni diurni, fantasmi inconsci così come l’analisi li scopre come formazioni immaginarie proprie a ciascun soggetto. Un comportamento ripetitivo è spesso la messa in atto di un fantasma. Il fantasma è la espressione, più o meno deformata dai processi di difesa, di un desiderio inconscio. Il fantasma può essere così considerato come la rappresentazione scenica del desiderio – rappresentazione scenica in cui la proibizione è sempre presente) chiaramente coscienti dei pervertiti - che in circostanze favorevoli possono trasformarsi in comportamenti concatenati - i timori deliranti dei paranoici* che sono proiettati sugli altri con un senso di ostilità – i fantasmi degli isterici che si scoprono attraverso la psicanalisi dietro i loro sintomi – tutte queste formazioni coincidono, per il loro contenuto, sin nei minimi dettagli. Queste prime formulazioni del pensiero freudiano tendono dunque a presentare la perversione come una vicissitudine della pulsione*


iù tardi ne rimaneggia certi passaggi ed aggiunse parecchie note in calce. In realtà si rese conto che la perversione sessuale poteva essere compresa come una formazione difensiva e non solamente come un semplice frammento della sessualità infantile sfuggito alla rimozione*. Questo significativo cambiamento indica che non vi è un diretto legame tra le pulsioni parziali della sessualità infantile e le aberrazioni sessuali. Le formazioni perverse, proprio come le strutture nevrotiche, debbono dunque essere impregnate dalle correnti complesse della situazione edipica*. Ne segue che la perversione manifesta non è altro che una emanazione d’una organizzazione inconscia ben più vasta, e la formula secondo la quale la nevrosi è il negativo della perversione diventa insufficiente. Numerosi analisti hanno potuto constatare clinicamente, una relazione d’opposizione tra manifestazione perversa e sintomo nevrotico; è così che nella nevrosi i fantasmi rimossi di contenuto perverso, arrivano alla coscienza solo in quanto rappresentazioni accompagnate da fenomeni emotivi dolorosi che sono respinti dall’Io* cosciente, mentre dei desideri simili sono, nel soggetto perverso, coscientemente accettati, tanto più che la loro realizzazione procura del piacere. Ma non possiamo impedirci di constatare nello stesso tempo l’esistenza d’una base comune alla nevrosi ed alla perversione. I sintomi nevrotici, altrettanto bene che l’agire perverso, sono delle manifestazioni visibili delle peripezie della sessualità infantile ove è giocoforza cercare di comporre, con le istanze pulsionali, la realtà costrittiva ed i conflitti inconsci dei genitori. Nei suoi scritti su questo fenomeno Freud aveva già sottolineato la complessità della perversione, insieme alla molteplicità dei meccanismi difensivi che vi si trovano implicati (diniego o condanna, rimozione, negazione, disgregazione, proiezione). Alcuni di questi meccanismi sono tipicamente nevrotici, altri più specificamente legati alla struttura psicotica.

er quanto la perversione si distingua dall’erotizzazione cosciente di questo agire difensivo, è tuttavia probabile che i conflitti tendenti a risolversi attraverso la perversione sessuale, possano altrettanto bene esprimersi tramite un altro modo d’agire “perverso”, quale la cleptomania, ad esempio. L’importanza del complesso di castrazione (complesso di castrazione: indica un fantasma* infantile. La bambina scopre la differenza anatomica dei sessi come una frustrazione - le manca l’organo maschile che a differenza del suo è visibile. Il bambino di fronte alle maldestre repressioni delle prime manifestazioni sessuali, e soprattutto nella rivalità che lo oppone a suo padre - complesso di edipo* - prova l’angoscia della castrazione*. Questa angoscia, rimossa nell’inconscio, è presente in tutte le nevrosi) nella formazione delle aberrazioni sessuali viene fin dall’inizio sottolineato dallo stesso Freud, e la clinica psicanalitica rivela sempre la sua particolare intensità nelle vittime della perversione. Il fantasma di castrazione*, come in ogni analizzato, si rivela clinicamente attraverso delle infinite simulazioni: paura della malattia o della follia, timore di una insufficienza sociale o intellettuale, paura perfino della riuscita esponendo il soggetto alla sciagura e spingendolo molto spesso al fallimento. Nei pervertiti, l’angoscia si rivela soprattutto nei riguardi del corpo e dell’atto sessuale stesso, dando il via ad una vera ipocondria* di castrazione. Nella donna questa si esprime nell’immagine d’un corpo sciupato, rovinato, disgustoso e minacciato da frazionamento interno.

a preoccupazione della apparenza fisica e del vestiario nei due sessi confina a volte col delirio*. Solo l’agire pervertito protegge il soggetto dalla sua angoscia, la maggior parte del tempo. Ma questa tregua è breve, tanto più che il suo Io* fragile, quotidianamente esposto alla meschinità dell’esistenza, alle frustrazioni, alle richieste, alle minime ferite narcisistiche (ferita narcisistica: con questa espressione si intendono tutti gli avvenimenti che colpiscono un soggetto nella immagine del sé e nel suo proprio Io, cioè nel sentimento del suo proprio valore e che gli impediscono di confermarsi o di identificarsi con il suo ‘Io ideale’, e con l’immagine ideale che egli ha di sé), suscitando una angoscia vissuta come minaccia costante di castrazione ... minaccia non proprio inverosimile per il maschietto in quando vedendo il sesso femminile, senza nessuna ‘protuberanza’, può facilmente prendere corpo la convinzione di tale amputazione. La constatazione clinica che l’angoscia di castrazione* gioca un ruolo particolarmente intenso nella genesi della perversione chiede di essere spiegata in profondità. Gli analizzati si creano del loro corpo una immagine che potremmo qualificare di ‘castrato’. Essi si vedono dunque castrati nella loro identità  di soggetto sessuato. Così, il pervertito maschio tende a credere che gli manca l’essenziale di quel che è la virilità; la pervertita donna dirà invece che le manca il segreto della femminilità e che esso si trova il di fuori di lei. La ricerca compulsiva d’un altro per “completarsi” a spese di questo è più particolarmente sottolineata nella omosessualità, cercando l’uomo senza tregua il portatore di un fallo ideale, mentre invece la donna cerca una partner idealizzata perché supposta capace di riparare ad una tale mancanza – compare che essi cercano dunque di incorporare fantasticamente attraverso il gioco sessuale.
 

a relazione omosessuale serve così ad attenuare l’angoscia di viversi come castrato perché leso nel proprio sentimento di identità sessuale. Le altre anomalie sessuali tendono allo stesso fine, e si realizzano con una infinità di condizioni, di rituali, in cui l’angoscia ed il dolore non sono che raramente assenti. Lo scenario pervertito – e ciò è soprattutto evidente nella messa in scena del feticista, del travestito e del sado - masochista – è destinato a minare la castrazione (di sé o dell’altro), a dominare così l’angoscia, e di fare di questo gioco la condizione del godimento. Il dominio del partner ed il controllo del suo godimento rappresentano qui uno scopo importante, in cui l’altro interpreta, molto spesso, il ruolo di un oggetto parziale, e al limite anonimo. Cosa è dunque questo accoppiamento insolito, che sembra non tenere conto dell’amore, in parecchi casi, ed in cui la posta non è l’esperienza di un godimento reciproco, bensì piuttosto una sfida alla paura di un gioco angosciante di dominio e di equilibrio? E da dove viene questa scena primaria* fittizia? 

onviene ricordare qui quel che ha detto Freud nella fase fallica (fase fallica: periodo dello sviluppo affettivo che va dal terzo al sesto anno di vita. E’ caratterizzato dall’interesse che il bambino rivolge agli organi genitali ed alla differenza tra i due sessi ma, soprattutto, dall’importanza che egli attribuisce al fallo come simbolo di potenza. Il rapporto affettivo viene instaurato in particolare col padre, mentre durante la fase precedente - fase sadico anale - era stabilito soprattutto con la madre. Ma è un rapporto ambiguo, perché il padre, con la sua virilità, assume la figura di rivale. È in questa fase che può instaurarsi il complesso di edipo*): dinanzi all’angoscia di castrazione nella situazione edipica; esso deve scegliere tra l’oggetto d’amore e lo strumento del piacere, tra sua madre e il suo pene. Evidentemente, dice l’autore, egli sta per rinunciare all’oggetto incestuoso. Ma l’analisi ci rivela che il futuro pervertito, al contrario, resta aggrappato, nel suo inconscio, all’oggetto primordiale del desiderio, in maniera tale che nessun altro oggetto può prendere il suo posto. Una  identificazione sessuale normale ai genitori dello stesso sesso diventa impossibile e, in tal modo, il sesso del soggetto è come interdetto. Così il feticista che paga delle prostitute per frustarle, giacché questo è per lui il solo accesso al godimento sessuale, non si serve del suo pene come ha fatto suo padre; l’omosessuale (donna) che cerca di essere amata da un’altra donna e di completarla, non si identifica con sua madre nel suo ruolo genitale. Questi bambini infelici si sono trovati obbligati a reinventare la loro sessualità e la loro scena primaria*, per evitare lo scambio fra i genitori e per negare nello stesso tempo l’inaccettabile verità della relazione tra i genitori. In questo nuovo sistema non è il pene del padre che fa godere la madre; essa non lo desidera ed il padre è spesso perfino ritenuto superfluo; è ormai il bimbo che possiede ‘il vero segreto del godimento’. Questa nuova sessualità verrà chiamata ad adempiere diverse funzioni perché gravida di sensi diversi. Essa sarà necessariamente compulsiva in una certa misura, giacché il pervertito non sceglie d’essere tale, né tanto meno la coscienza di scegliere la sua perversione. Durante  il procedere del trattamento psicoterapico esso scoprirà che la sua creazione sessuale lo controlla più di quanto egli la possa controllare.


l pervertito si vede dunque come un essere castrato, e le sue identificazioni sessuali, derivate dalla situazione edipica, testimoniano una soluzione delineata dall’Edipo*. Questa soluzione ‘pervertita’ attraverso la quale i conflitti edipici e la minaccia di castrazione sono stati evitati, è mantenuta grazie a dei meccanismi primitivi quali la ritrattazione (che nega la differenza tra i sessi e la relazione tra i genitori) e la negazione (che fa della castrazione un gioco di padronanza e la condizione stessa del godimento). Accade che nella vita l’individuo si scontri con difficoltà che gli sembrano insormontabili. Rischia allora di dover regredire* ad una fase anteriore al suo sviluppo. Se non può assumere sessualmente la sua condizione d’adulto, tenta di tornare bambino d’un tempo. Si mette su una strada che può condurlo sia alla regressione completa (perversione), sia alla lotta contro il desiderio di perversione (nevrosi). Ogni perversione e ogni nevrosi (che è il suo negativo) si caratterizza con una fissazione ad una fase che dovrebbe essere integrata alla personalità adulta. L’ossessivo è fissato alla fase sadico – anale, l’isterico alla fase orale, l’esibizionista alla fase fallica. Nel corso dell’ evoluzione l’individuo corre due rischi, la fissazione* e la regressione*.  Può accadere che una fase* evolutiva sia investita più di un’altra. La libido  rimane fissata, in parte o del tutto, ad una fase. 

e il complesso di edipo* non viene risolto in modo soddisfacente, la libido non raggiungerà mai la fase genitale, o regredirà ad una fase già superata in precedenza. La regressione dà origine alla perversione. Se l’Io* lotta contro il desiderio di regredire, il soggetto diventa, a seconda del meccanismi di difesa* attivati nevrotico o psicotico. Nevrosi e perversioni sono trasformazioni patologiche della libido.

(Libido: indica l’energia psichica che sottende ogni movimento o comportamento in rapporto con l’amore; è la quantità di energia posta al servizio delle pulsioni*. Viene descritta in varie fasi: orale, sadico – anale, fallica, genitale. Ogni fase è definita da una particolare organizzazione della libido attorno ad una zona esogena: bocca, ano, genitale).


Dove portano le deviazioni e le aberrazioni sessuali

asochismo. Il masochismo è una forma di perversione che spinge il soggetto a sottoporsi ad una sofferenza fisica o morale per provare un piacere sessuale. Rivolta verso gli altri, questa tendenza si chiama sadismo. Sadismo e masochismo costituiscono degli opposti complementari, ritrovabili in coppia al di fuori della perversione. Freud ha dimostrato che questa coppia corrisponde ai due aspetti passivo e attivo d’ogni vita sessuale, e che la si ritrova soprattutto nella sessualità del bambino. Freud distingue tre forme di masochismo: erogeno, femminile e morale

reud considera il masochismo erogeno una condizione preliminare alla comparsa di qualsiasi perversione caratterizzata dal legame di piacere e sofferenza. Il masochismo femminile esiste in potenza in ogni essere umano, ma raggiunge il suo sviluppo più pieno nella donna. Freud lo constata negli individui che si sforzano di collocarsi “in una situazione caratteristica della femminilità”. Il masochismo morale si trova in molte nevrosi: è caratterizzato dal desiderio di autopunizione e di accusa, che arriva a formare un vero complesso di colpa. L’espressione sado – masochismo indica forme combinate di sadismo e masochismo radicate nella vita pulsionale*. Nella genesi di questa unità, il sadismo sarebbe anteriore al masochismo. Esiste una masochismo primario ed un masochismo secondario. In una prima fase, gran parte della pulsione* di morte verrebbe rivolta verso il mondo. Il masochismo secondario corrisponde al ripiegamento di questa aggressività verso l’Io*. Freud ha studiato il rapporto del fantasma* masochista con l’omosessualità. Pare che il sado – masochista, che svolge un ruolo determinante in tutta la vita, abbia radici nella vita sessuale del bambino.
arcisismo. Il termine narcisismo fu introdotto in psicopatologia per indicare un comportamento pervertito rapportabile al mito di Narciso (che preferì stringere la propria immagine riflessa piuttosto che risponde alle ‘avance’ della ninfa Eco). In un primo tempo Freud usa questo termine per indicare una certa scelta degli omosessuali (che prendono se stessi come oggetto sessuale e cercano chi gli somiglia). Ma l’analisi di certe forme di psicosi doveva portarlo a scoprire che il narcisismo, descritto dapprima come perversione, corrisponde in realtà ad una fase sessuale infantile, osservabile nel periodo precedente a quando il bambino inizia a scegliere un oggetto d’amore nel mondo esterno (vedasi Totem e tabù). In genere si distinguono un narcisismo primario e uno secondario. Il narcisismo primario è quello del bambino, che prende se stesso come oggetto d’amore senza alcun rapporto con il mondo esterno. Questo stato corrisponde alla credenza infantile nell’onnipotenza dei propri pensieri, ritrovabile nei primitivi. Si tratta di amore che resta fissato all’Io*, prigioniero del proprio fascino. Il narcisismo secondario è uno stato morboso che s’incontra nelle più gravi di tutte le malattie mentali: le psicosi. Non si tratta  più d’una fase della libido, ma d’una regressione patologica. Il mondo intero può venire privato d’ogni legame affettivo con il soggetto che ripiega il suo amore sull’Io*. Il narcisismo è frequente in malattie come la schizofrenia e la paranoia. Poiché il mondo viene disinvestito della libido*, il malato si chiude in un mondo immaginario, dove rivive  un “sentimento oceanico” del bambino: il delirio. Il fantasma* più caratteristico di questa regressione narcisistica è quello della “distruzione del mondo”. Il malato ha l’impressione che dall’inizio delle sue turbe tutto l’universo sia crollato. Infatti l’ha completamente disinvestito. Attraverso i suoi fantasmi* s’é costruito un mondo interiore nel quale può vivere.


aranoia. Delirio cronico sistematizzato, ma che, contrariamente alla schizofrenia, non sfocia nella dissociazione della personalità. I deliri paranoici si caratterizzano per alcuni aspetti particolari: orgoglio, diffidenza, giudizi errati, disadattamento sociale. Il paranoico riesce spesso ad impressionare l’ambiente in cui vive con ragionamenti apparentemente logici, ma le cui premesse sono sbagliate. Tutti gli argomenti che affronta rafforzano la sua convinzione; scopre sempre degli indizi e delle prove in appoggio di ciò che dice; non accetta i pareri contrari; è testardo, rigido, niente può scuotere la sua certezza. Inoltre sospetta della buona fede delle persone che gli sono vicine; si considera una vittima, è suscettibile, insoddisfatto, incompreso; tutto lo annoia, soltanto il proprio personaggio è interessante, si lamenta che nessuno se ne renda conto. Crede tuttavia di essere pieno di comprensione e di avere molte capacità, il cui valore viene misconosciuto. Aggressivo o “gatta morta”, il paranoico può essere molto persuasivo, ricco di immaginazione; organizza tutte le sue reazioni con apparente coerenza, attorno ad un unico tema: la vendetta. Il delirante paranoico interpreta quanto vede e sente come segni di ostilità a suo riguardo. Questi deliri di odio sono forse la proiezione  di un inconscio sentimento di colpa legato talvolta ad una omosessualità rimossa. Le cause della paranoia, infatti, verranno messe in luce soltanto dall’analisi di un caso clinico (Caso Schreber = difesa contro l’omosessualità). In tale analisi viene messo in evidenza il ruolo dell’omosessualità rimossa  e come i deliri paranoici siano collegati nel processo della proiezione*.

sibizionismo. Tendenza impulsiva maschile (è raro che la donna mostri il seno o qualcos’altro, se lo fa è più un gesto seduttivo che auto – erotico) a mostrare gli organi sessuali in pubblico. Secondo gli psicanalisti, questa tendenza dipenderebbe - in un soggetto di intelligenza normale - dal desiderio inconscio di negare il complesso di castrazione*. In un minorato psichico, invece, si tratta di una fissazione della sessualità allo stadio narcisistico infantile. L’esibizionismo si può associare a disturbi nevrotici, si trova in alcuni fobici e ansiosi che sono alle prese con un forte senso di colpa inconscio che li porta da un momento all’altro ad essere puniti. All’inizio tale comportamento è privo di sensi di colpa: si ricerca il piacere genitale al prezzo dello choc per la sorpresa e il disgusto espresso nello sguardo della vittima. Gli atti esibizionistici si riscontrano facilmente in quadri clinici  schizofrenici e in soggetti colpiti da lesioni cerebrali organiche: stati demenziali, ritardo mentale, epilessia, alcolismo. E’ insolito che l’esibizionista molesti con parole e con altri atti ... significa mostrare ciò che non si possiede!!! oyeurismo. Modo patologico, prevalentemente maschile, di raggiungere piena soddisfazione sessuale solo spiando donne che si spogliano, si lavano, urinano o defecano, oppure coppie mentre hanno rapporti intimi. Per questo soggetto, il piacere di vedere ne determina una ricerca inestinguibile, un’avidità mai soddisfatta. L’orgasmo si raggiunge con la masturbazione. Anche in questo caso, a livello dinamico,  si chiama in causa l’angoscia di castrazione* … in questo modo, il voyeur nella sua mente, essendo spettatore pensa di non correre nessun rischio a livello di castrazione, semmai è l’altro che sta  osservando  ad essere in ‘pericolo’.

eticismo. Deviazione della sessualità che consiste nel sostituire l’oggetto sessuale con un altro, per nulla adatto alla normale meta sessuale … unico elemento che rende possibile un orgasmo autoerotico o insieme ad un partner il cui ruolo, però, è esclusivamente accessorio Si tratta di solito d’una parte del corpo (capelli, piedi) o d’un oggetto vicino all’amato, e di preferenza al suo sesso (biancheria intima). Il desiderio si rivolge ad un vestito o ad una parte accessibile del corpo dell’amato. Il feticismo diventa specifico quando il feticcio si stacca da una data persona e diventa oggetto sessuale in sé. Il bisogno di feticcio si fissa, sostituendosi definitivamente alla meta normale. Da una semplice variante della pulsione* sessuale si passa all’aberrazione patologica. Il significato inconscio di questo fenomeno nell’adulto richiama in causa la fissazione della libido su oggetti parziali arcaicamente sovrainvestiti: seno materno, feci, pene, piede. La psicanalisi dimostra che dietro il primo ricorso che riguardi la formazione del feticcio si nasconde una fase* dimenticata dello sviluppo sessuale, si tratta di un ricordo di copertura. Freud attribuisce il feticismo del piede (simbolo sessuale molto antico, mentre la scarpa simbolizzerebbe i genitali femminili) alla rimozione della “pulsione del vedere”. Questa, nel cercare le parti genitali, è bloccata dai divieti, e si fissa sul piede o sulla scarpa. Per il bambino il piede sostituisce il pene la cui mancanza nella donna lui non accetta.

aranoia. Delirio cronico sistematizzato, ma che, contrariamente alla schizofrenia, non sfocia nella dissociazione della personalità. Secondo alcuni autori la costituzione paranoica comprende quattro tratti essenziali:

1.         Ipertrofia dell’io;

2.        La diffidenza, che può arrivare fino al delirio di persecuzione;

3.    La falsità del giudizio, poiché il malato non tollera che le proprie opinioni, basate peraltro su argomentazioni speciose, cioè assurde;

4.        Disadattamento sociale.

Bisogna distinguere il carattere paranoico sopra indicato, dal delirio paranoico, delirio di interpretazione e di persecuzione. Il delirante paranoico interpreta quanto vede e sente come segni di ostilità a suo riguardo. Questi deliri di odio sono forse la proiezione di un inconscio sentimento di colpa (legato talvolta ad una omosessualità rimossa).


e si hanno fantasie sessuali particolarmente inconsuete oppure vengono predilette situazioni al limite della normalità o della legalità, quando si subisce o si può fare del male a se stessi o agli  altri, se i tratti sessuali turbano o suscitano repulsione è proprio il caso di chiedere AIUTO.


La comprensione dell'articolo richiede conoscenze psicoanalitiche.




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Bonipozzi dott. Claudio - E mail: bonipozzi@libero.it 

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.