mercoledì 27 luglio 2016

DIVORZIO … abbandono, distacco, separazione



DIVORZIO ... abbandono, distacco, separazione

Risultati immagini per divorzio nei dipinti

Oggi due matrimoni su tre devono affrontare l’atto doloroso della separazione: un fenomeno che in questo periodo storico è abbastanza frequente … oramai non fa quasi più notizia, in quanto è vissuto da entrambi i membri - quando la coppia non funziona più o quando i tentativi di recupero sono falliti  - come una via d’uscita “normale”. I motivi di tale “rottura” possono essere tanti: noia, routine, abbassamento della libido. In realtà – in situazioni in cui la convivenza a due è diventata una prigione invisibile – il divorzio è la soluzione migliore per porre fine a una situazione di sofferenza per uno o entrambi i soggetti, e anche per i figli che sono obbligati a “respirare” un clima avvelenato, carico di tensione … un’atmosfera davvero malsana

u di loro ricadono le conseguenze in tempo reale di questo distacco, ma non è sicuramente giusto né sano che diventino l’ago della bilancia di quello che accadrà dopo. 



el rapporto di coppia, bisogna fare molta ATTENZIONE alle battute al ‘vetriolo’, ai giudizi taglienti, al tono aggressivo, a quello che si dice.  RICORDA, le parole sbagliate fanno esplodere litigi, possono non solo innescare malumori, attivare tensioni latenti, creare false aspettative e malessere diffuso ma anche incrinare le relazioni più stabili, in breve, allontanare completamente dall’autostima   ATTENZIONE quando si comunica, tutto diventa più efficace se il corpo è disteso, tranquillo e rilassato  RICORDA, la tensione corporea diventa sempre tensione psichica! Quando ci si trova in una posizione comoda e serena diventa più facile prendersi tutto il tempo necessario per dialogare serenamente, rispondere e neutralizzare l’interlocutore con lucidità    imparare a comunicare BENE  si produce solo benessere.

… la disistima spesso dipende da noi… ma attenzione ai soggetti che frequentiamo, in particolare quelli con cui non ci sentiamo sulla stessa lunghezza d’onda, in sintonia ... che manipolano, vogliono cambiare gli altri a tutti i costi perché solo loro sono migliori e perfetti, hanno sempre le soluzioni a portata di mano, notizie fresche, le più vere e le più importanti, che stendono al tappeto con lamenti continui, sono sempre nella ragione e mai nel torto, semmai gli altri sono difettosi… alla larga dai lamentosi che trascinano inesorabilmente nel vortice della depressione … se siamo in linea con noi stessi nessuno è in grado di manipolarci!




ostringersi a “resistere” in coppia quando l’amore ha i giorni contati o la passione è al capolinea - come in una telenovela – solo per il bene dei figli non ha alcun senso perché sono comunque “contaminati” da un ambiente tossico, da un vivere conflittuale privo di entusiasmo, di amore e pieno di amarezza … sono costretti a vivere battaglie interminabili con serie ripercussioni sul loro futuro interiore. Resta innegabile che chi scegli di separarsi lo fa prima di tutto per risolvere una situazione di sofferenza individuale: non ci si separa per far piacere all’altro, perché i figli non ne possono più di certe scene strazianti o per le pressioni libertine e insistenti dell’amante … si divorzia per se stessi! Questo atto, come in tutte le crisi emotive, apre le porte al cambiamento, al nuovo, può rappresentare un’altra opportunità, una valida occasione di felicità, e tutto ciò si verifica sia che la separazione sia consensuale o sia “imposta” da un partner all’altro. Il sentimento più diffuso, e forse anche più pericoloso, con il quale i membri si trovano a fare i conti è il RANCORE, un’emozione negativa che si nutre di rabbia, ripicche, delusione, sospetti e desiderio di rivalsa, e non aiuta certo a lasciarsi “serenamente”

urante o dopo il divorzio il rancore o il senso di colpa – se si rimane legati all’idea che si aveva della relazione, ai progetti andati delusi e al consumo eccessivo di energie che oggi si rivela inutile – sono sentimenti che vanno eliminati e non combattuti … si può, con mosse giuste, tornare ad essere felici e, perché no, tornare ad essere felici e sorridere. Tutto è finito ma non per questo dobbiamo scivolare nel vittimismo e vestire la corazza battagliera di chi “vedrai, te le farò pagare” e tantomeno utilizzare i bambini come strumento di rivalsa personale al fine di creare nell’altro un profondo senso di colpa; poi, il passato è passato, quello che è stato è stato non si può modificare, ora bisogna guardare il presente, cercando di viverlo nel modo più costruttivo possibile indipendentemente dalle colpe e dai torti subiti. E’ vero separarsi in allegria è uno slogan che può funzionare solo in una soap opera, ma con un certo atteggiamento o con l’aiuto di una persona qualificata possiamo renderlo più dignitoso e meno duro: evitare, ad esempio, atteggiamenti ambigui, perché l’altro potrebbe illudersi che la storia non è finita.


SCOLTA le tue SENSAZIONI, anche quelle olfattive, quei segnali spesso silenziosi, quasi“impercettibili” di malessere, irritazione, amarezza, inadeguatezza, disorientamento, sofferenza e ostilità … quando sei avvolto dalle fiamme dell’innamoramento riconosci il profumo o, meglio, l’odore del tuo amato a “Km” di distanza, persino tra migliaia di persone, mentre quando il rapporto - da tempo faticoso - si spegne, si affievolisce, la magia svanisce, la prima cosa che ti allontana o RIFIUTI di lui è proprio l’ODORE … magari proprio quello che prima ti eccitava, ti suscitava passione … STAI  tranquillo però che il prossimo amore ti farà riscoprire un nuovo odorato chissà, forse, più benefico, sereno, soddisfacente e afrodisiaco … non a caso - secondo la medicina psicosomatica - l’anosmia (perdita dell’odorato) o l’iposmia (perdita parziale) può segnalare la perdita di interesse per il piacere di questo senso o anche un netto rifiuto della gioia di vivere.


TTENZIONE,  durante un abbandono, una separazione - producendo troppo cortisolo (ormone dello stress) - il corpo ci "PARLA": la pelle, in maniera repentina, segnala i confini con le sue fastidiose patologie (conflitto io - l'altro), i denti e gengive (paura del cambiamento, mancanza di fiducia, titubanza nelle decisioni prese, rimandare ...), poi, sede dell'aggressività, vorrebbero "sbranare" qualcuno ... un cambiamento relazionale improvviso che ha fatto perdere il gusto della vita! 


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - Tel. 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

Panico nei bambini... un modo per chiedere aiuto

Panico nei bambini  ...  un modo per chiedere aiuto
Risultati immagini per panico nei bambini nei dipinti

ell'infanzia è un fenomeno molto raro, perché i piccoli a differenza degli adulti, non sono dotati di strumenti cognitivi per inquadrare razionalmente il conflitto interiore che  genera il panico in età matura. Ma anche se non sa cronicizzare il suo malessere, il bimbo può comunque, attraverso comportamenti e segnali fisici - cui dobbiamo prestare SEMPRE la massima attenzione - esprimere le sue paure e chiedere in maniera più o meno evidente attenzione ed aiuto. Ad esempio, il pianto disperato di un neonato che sta poco in braccio ai genitori, non va sottovalutato (alla larga da coloro che sostengono che coccolare e accarezzare si creano bimbi deboli e pieni di capricci... senz'altro più sicuri e autonomi). Allo stesso modo non deve essere trascurato il pianto violento e singhiozzante di bambini più grandi, che per piangere si nascondono dietro una tenda o dentro un mobile, alla ricerca di protezione. Altro fenomeno da non trascurare è il repentino cambiamento di carattere di un bimbo di natura solare, che diventa inspiegabilmente violento o reattivo; oppure la "paralisi" motoria - accompagnata da sudore, mutismo, pallore - che irrigidisce il bambino che prova paura. Può anche predisporre al panico la "figura di riferimento" che ha lo stesso problema: un genitore apprensivo e spaventato può "contaminare" con le sue ansie persino il feto che porta nell'utero attraverso la produzione ormonale eccessiva (adrenalina) ... il bambino nel tempo  assorbe le paure altrui e le fa proprie. Non dobbiamo mai dimenticare che da piccoli, vivendo in un mondo di adulti, abbiamo fatto tutti l'esperienza di non avere alcuna autorità, di essere ignorati e di sentirci meno importanti di altri ... la nostra felicità parte da qui, dal superamento di queste esperienze senza esserne "schiacciati" 

olo se riusciremo a giungere ad uno stato di serena  tranquillità, assaporeremo la felicità della nostra vita quotidiana, anche nei suoi più semplici aspetti, e sentiremo che dentro di noi qualcosa sta cambiando: affiorano altre idee, altre intenzioni, altre possibilità, un altro modo di affrontare la vita. Nell'infanzia le fobie infantili più frequenti sono: terrore del buio, timore di essere abbandonati, ansia del confronto con i coetanei nelle situazioni collettive (gioco, sport, scuola) ...  se si incoraggia il bimbo a parlare della sua fobia, se la butta fuori attraverso la parola, si calmerà all'istante. Nel processo evolutivo, il ragazzino può sviluppare il terrore di non crescere dal punto di vista fisico, di non saper padroneggiare i suoi impulsi sessuali, di non essere riconosciuto e accettato dal gruppo di coetanei. I sintomi da "mal di scuola". 

olite: paura di situazioni e persone; mal di stomaco: tensione emotiva, si sente solo; mal di testa: conflitto e sofferenza non "metabolizzati"; disturbi cutanei: fragile e attaccabile, soprattutto nel rapporto con gli educatori e i compagni ... è vulnerabile allo stress e alle critiche. I bambini hanno bisogno di essere ascoltati e capiti nei lori conflitti e disagi, senza essere gravati da quelli degli adulti. Impariamo ad ascoltarli, a consolarli  e a comunicare loro con affetto (sempre in maniera naturale e spontanea, mai  per compensare  carenze o  sensi di colpa) ... cresceranno sereni.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

sabato 23 luglio 2016

Perché è fondamentale l’equilibrio psicosomatico.



Perché è fondamentale l’equilibrio psicosomatico


Risultati immagini per psicosomatica nei dipinti


motivi sono davvero tanti. Il corpo e la mente sono strettamente interconnessi: la salute dell’uno influenza quella dell’altra. Gli stati emotivi, ad esempio, come le paure, la solitudine e l’insicurezza, covati in silenzio,  influiscono sul sistema immunitario, rendendo la persona più vulnerabile alla malattia. Un esempio concreto è che il cortisolo e l’adrenalina inibiscono la produzione di anticorpi e, quindi, riducono le difese dell’organismo. Le emozioni scatenano delle ondate di ‘messaggi chimici’ (neuropeptidi) che raggiungono tutte le parti del corpo, inducendo dei cambiamenti fisici che disturbano o favoriscono l’omeostasi (equilibrio fisiologico interno). A livello emotivo lo stress può determinare ansia, irritabilità e tratti depressivi, ma non ha solo effetti psicologici, sul piano strutturale causa tensioni muscolari, congestiona la circolazione, altera la respirazione e alza la pressione, mentre sul piano biochimico può avere effetti devastanti sulle molecole messaggere nel flusso sanguigno, altera le funzioni dell’intestino e della pelle e, non meno importante, indebolisce i processi di riparazione dell’organismo. Certi schemi mentali e modi di pensare possono causare o facilitare una serie di disturbi, come la sindrome dell’intestino irritabile, gli eczemi e le infezioni virali. In mancanza di omeostasi, dopo un lungo periodo di tensione a livello biochimico, strutturale e psicosociale, si creano condizioni favorevoli per l’insorgere di disturbi infiammatori cronici, disturbi cardiaci e persino tumori. 


gni disagio emotivo oltre a portare con sé una profonda sofferenza soggettiva e una caduta del rendimento individuale, compromette - in maniera più o meno grave - i rapporti sociali e favorisce un rapido deterioramento fisico. Anche il malessere più leggero, con il suo linguaggio misterioso e ricco di significato, può alterare i rapporti e influenzare l’andamento della salute: fobie, delusioni, incomunicabilità, rinunce e limitazioni nelle scelte di vita si riscontrano facilmente nel quotidiano. In realtà, un errato modo di affrontare la vita può trasformarsi in un persistente malessere, in una profonda sofferenza e in un qualche incomprensibile disturbo. Non dobbiamo mai dimenticare che ansia, depressione e rabbia repressa non solo infliggono duri colpi alla resistenza del corpo, ma favoriscono anche il rilascio di sostanze dannose. Poco si parla delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali sulle somatizzazioni. Delle potenti difese che il cervello possiede se non è ‘schiacciato’ o ‘soffocato’ dalle cianfrusaglie inutili, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dall’umore ‘ballerino’ protratto nel tempo. Esaminare attentamente il rapporto tra malattia e psiche permette di scoprire tutti quei ‘veleni’, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o ‘spegnere’ lentamente l’intero organismo. 


na persona che si occupa direttamente dei propri bisogni in maniera globale, da sola o con l’aiuto di un ‘esperto’ nelle situazioni difficili, tenendo sempre presente l’interazione fra corpo e mente in ogni sua sfumatura, ha deciso non solo di prendersi in mano la sua vita con grande spirito di onestà verso se stessa, ma vuol fare qualcosa di concreto e decisivo per ridurre i vari disagi e migliorare l’esistenza consapevolmente. Diceva Socrate: “Una vita non analizzata non è degna di essere vissuta.


Risultati immagini per psicosomatica nei dipinti 
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi disagio o terapia specifica. Questo articolo pertanto ha un valore educativo, non prescrittivo.



Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it