sabato 29 settembre 2018

Salviamo ossa e muscoli da artrite, cervicale, infiammazione, mal di schiena e ...



Salviamo ossa e muscoli da artrite, cervicale, infiammazione, mal di schiena e


 
'apparato locomotore è costituito da due preziosi meccanismi che operano in perfetta sinergia e dolce armonia: sistema scheletrico e sistema muscolare; due sofisticati congegni che funzionano in stretta collaborazione tra loro, anche quando sono inattivi, a riposo, completamente “fermi”. Una meravigliosa struttura che, se ben funzionante, permette di mettere in bella vista - in qualsiasi momento della giornata - la sua grandiosità: grazia, 'erotismo', eleganza, altezzosità. Un insieme di meccanismi delicati che determinano non solo autonomia ed indipendenza, ma anche la possibilità di decidere e scegliere la propria 'strada': permettono di fare percorsi e sentieri desiderati oppure andare semplicemente dove si vuole in piena libertà. Nelle ossa è impresso un bel pezzo di storia di ciascuno di noi: età, statura, sesso, nonché abitudini posturali, alimentari, tensioni e profondi 'logoramenti'. Lo scheletro è una struttura solida ma flessibile, una robusta “impalcatura” composta di ossa, cartilagini ed articolazioni, che costituiscono gli organi passivi del movimento. I muscoli, invece, sono gli organi attivi perché, con la loro contrazione, producono lo spostamento delle ossa … permettono l'avanzamento in tutti i sensi. 


a struttura ossea, essendo la nostra parte più dura, rappresenta la "forza", la "fermezza" e la "durezza", ma ci può parlare anche - attraverso le varie posture, sollecitazioni e tensioni - di un comportamento ribelle, di un atteggiamento testardo e di un contenuto mentale rigido ... un pensiero fisso ed inflessibile oltre ogni 'limite'. Tutte affermazione certamente non prodotte da una mente fantasiosa come la mia perché, quanto affermato, è ben visibili nei rapporti interpersonali e, soprattutto, nei gesti infantili. Un bimbo piccolo, ad esempio, quando è arrabbiato chiama in sua difesa tutto il suo corpo: completamente irrigidito, trema, urla e stringe i pugni come se stesse facendo la lotta con qualcuno. Lo scheletro, quindi, oltre a partecipare al movimento, rappresenta le fondamenta, la base, la solidità ed il pilastro di ogni struttura vivente: un ponte 'mobile' tra l'interiorità e la libertà di ogni individuo (padroni del proprio destino). I muscoli indicano lo sforzo, ma anche il riposo e la motivazione (blocco, perdita di dinamismo, obblighi). Permettono - attraverso l'espressività fisica e mentale - di affermarci, di muoverci nel tempo e nello spazio ... di allontanarci da cose temute, che non piacciono più, ma anche il "limite" oltre al quale non è possibile andare (trattenersi, fermarsi, andare oltre). Le ossa con i muscoli trasformano il pensiero in azione: aiutano ad assumere il ruolo che più ci compete. Le ossa non sono solamente sotto il controllo ormonale (paratormone, estrogeni), ma accompagnano anche momenti esistenziali e comportamentali che parlano del valore, solidità e fragilità della persona: i dolori spesso segnalano debolezza, crolli e fallimenti (comprese le varie intossicazioni ”alimentari” dell'organismo) ... sia nel mondo sociale sia in quello familiare (disponibilità - opposizione).



orniamo a cose "solide", alle ossa, ai loro complessi meccanismi infiammatori - tensivi e a tutti i loro significati alquanto singolari (fenomeno prodotto attraverso quella continua ed inevitabile esperienza di vita: accettazione - rifiuto; da tutte quelle vicende incontro - scontro con il proprio ambiente, che appartengono al processo evolutivo). La schiena si divide in cinque distretti: cervicale o nuca (vertebre 7 ... indica per la sua morfologia: testardaggine, insicurezza, pericolo ... paura di perdere il controllo, di lasciarsi andare alle emozioni), toracica o dorsale (vertebre 12 ... mostra per la sua 'dimensione': difficoltà relazionale, incapacità di godersi la vita e di esprimere i propri bisogni, responsabili della sofferenza altrui, timore di perdere la persona con cui si ha un legame affettivo, assumersi delle responsabilità eccessive), zona lombare (vertebre 5 ... comunica considerando la sua posizione: preoccupazione eccessiva a livello materiale), sacrale (vertebre 5 ... segnala per la sua collocazione: odio trattenuto, rabbia, rancore) e coccige (vertebre 4 - 5 ... preoccuparsi eccessivamente per alcuni bisogni: mangiare, lavoro, casa).


a schiena, questo insostituibile pilastro portante, esprime molti significati: rappresenta, a seconda del modo di pensare e delle decisioni intraprese, non solo la protezione, il sostegno e il supporto del corpo umano, ma anche il modo di porsi nella vita ... dinamismo, rifiuto o passività di ogni individuo. Può anche segnalare - a seconda della regione coinvolta - l'esigenza o il desiderio di essere abbastanza sostenuti sia a livello materiale sia a livello psichico. Assumersi eccessive responsabilità e pesi intollerabili (schiaccianti), troppo gravosi, fardelli incredibilmente pesanti da portare avanti: impegni a volte non completamente compatibili con la vera natura del soggetto. In questo caso specifico appare un personaggio particolarmente attivo perché teme che prima o poi gli venga a mancare "qualcosa"; il fare per lui diventa una ragione di vita ma anche un modo diretto di far vedere agli altri la sua immagine “forte e potente”. L'armonia e la flessibilità di questa struttura è fondamentale per il buon "equilibrio" della vita. Viene anch'essa "deteriorata" dalla tensione, dalla paura di perdere il controllo, dalla testardaggine, dalla solitudine, dall'insicurezza affettiva, dall'impotenza, dall'eccessiva preoccupazione, dal vissuto emotivo, dal mondo interiore dell'individuo; atteggiamenti e comportamenti che rivelano sempre una certa confusione, irrigidiscono silenziosamente non solo la mente, ma anche tutto il corpo ... un malessere diffuso di incertezza e instabilità.



ifosi
(curvatura eccessiva nel tratto dorsale della colonna v.). Accentuazione della normale curvatura del tratto dorsale della colonna vertebrale (arrotondamento, gobba: piegarsi davanti all'autorità). Fenomeno che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti. Il soggetto si sente schiacciato, ha l'impressione che la vita sia davvero difficile, un grande fardello da portare avanti: un futuro spaventoso e troppo pesante. La schiena è l’impalcatura portante, porta in giro e sorregge nel momento in cui ci si fa carico di qualcosa; una curvatura esagerata segnala spesso un fardello troppo pesante da portare avanti (vita affettiva, studio, lavoro)sentirsi in qualche modo schiacciati dal peso delle responsabilità, di non riuscire a far fronte alle problematiche quotidiane. Si RICORDA, ancora una volta, che queste caratteristiche psicologiche, connesse ad ogni patologia fisica, non sono “difetti”, ma il prodotto di interminabili lotte tra dipendenza e autonomia, etichette distruttive che si portano dentro e collegate con un senso di inferiorità, modi di pensare e adattamenti mal riusciti, modalità reattive generate da esperienze di rifiuto, abbandoni e critiche esagerate, da perdite precoci e da circostanze che rendono difficile al bambino, nelle fasi evolutive, comprendere e rielaborare realisticamente quello che accade intorno a lui (atteggiamenti che si fanno 'carne': l'organismo si ammala nel tentativo generoso di tutelare il benessere psichico).


ordosi (spalle indietro e bacino avanti). Convessità della colonna vertebrale contraria alla cifosi: si crea un incavo nella schiena. Sono delle persone che hanno fallimenti alle "spalle" e, in passato, hanno vissuto situazioni in cui si sono sentite respinte o rifiutate; sempre sul chi va là nell'affrontare le situazioni. Poco disponibili, per le loro esperienze passate, non sanno condividere con gli altri: una profonda presunzione di realizzare ogni cosa da soli. Può riguardare un vissuto caratterizzato da svalutazioni, denigrazioni e rifiuti; soggetti che vogliono fare tutto da soli e non accettano facilmente “appoggi” dagli altri perché devono primo o poi ricambiare il favore oppure pensano di non meritare di essere “sostenuti”, difficoltà di affermarsi e sofferenza nell’affrontare le situazioni inevitabili.


cogliosi. E' una deviazione laterale della colonna vertebrale a forma di 'S'. La persona scoliotica fa fatica ad "allinearsi" alle regole sociali e si valuta poco "solida" nel prendere decisioni; è alle prese con un peso mentale eccessivo, sgradevole da sostenere, ha perso importanti punti di riferimento. Il soggetto solitamente si fa carico spesso di tensioni e problemi che non sono suoi, ma di altri: una forte tendenza all'altruismo che lo allontana dalle sue vere e proprie necessità emotive ... una imposizione, una eccessiva fatica che costringe la schiena a prendere una 'direzione' diversa. Appena si esce dalla solita strada - perché si è abituati ad un percorso di vita tranquillo - la schiena si “infiamma”. RICORDA, traccia bene, con precisione e consapevolezza, i tuoi “limiti” ed essi, come per incanto, si trasformeranno in veri sostegni; è ora di mettere i "paletti" per contenere la tua onnipotente disponibilità, per sgravarti dai pesi quotidiani e da troppe responsabilità. Devi delimitare il tuo spazio di libero movimento per non disperdere energie inutilmente: quello che spetta a te e quello che spetta al resto del mondo. Traccia bene i confini tra il tempo da dedicare a te e quello riservato agli altri (se non si crea un giusto equilibrio il rischio è grande: si diventa “filantropi” a propria insaputa per controbilanciare il senso di colpa … si affrontano le proprie dinamiche inconsce “aiutando” gli altri perdendo di vista se stessi e la propria vita, spesso complicata, difficile o alla deriva … fenomeno ben evidente nel quadro clinico depressivo).



Le due storie che seguono -
una di Maria e l'altra di Erika - mettono ben in evidenza un certo modo di pensare non sicuramente lineare e lucido: dannoso per se stessi e gli altri; un pensiero apparentemente isolato e banale, ma piuttosto frequente e devastante, se prodotto in maniera continuativa da figure di riferimento con una posizione sociale dominante: assolutista, arrogante e onnipotente. Maria chiede al suo medico curante, dopo essere stata dimessa per una colecistectomia, se era il caso di seguire una certa dieta e, quindi, contattare un dietologo o un nutrizionista; desiderava essere seguita - senza scavalcare nessuno - da uno specialista per affrontare e superare al meglio, con una appropriata alimentazione, quel suo momento di transizione difficile; avere semplicemente a portata di mano una guida, un programma alimentare più specifico per la sua convalescenza. In realtà, Maria voleva semplicemente correggere anche il suo modo di mangiare, un certo stile di vita non particolarmente corretto e sano, mettere finalmente un po' di ordine nella sua alimentazione, da sempre poco equilibrata (a suo dire piena di schifezze). Ma io, chi sono? Macché, macché, neanche per idea, non andiamo a mischiare le cose ... la cistifellea non è un organo vitale: niente insaccati e grassi di origine animale, controllati, mangia meno e tutto si risolve in breve tempo, vedrai che presto ogni cosa si metterà a posto, ritornerai a funzionare come prima ... (funzionava davvero bene prima?). Maria ha mantenuto il vecchio regime alimentare per qualche tempo, fino a che un bel giorno, in piena libertà, ha deciso finalmente di gestire la cosa di testa sua: far visita ad un vero nutrizionista (con risultati incredibili: un corpo sodo, vitale, non più a 'fisarmonica' e, soprattutto, con una bella pelle vellutata color pesca). La storia subita da Erika è un po' diversa, ma non di seconda mano ... non si può negare che sia, però, un tantino più drammatica e, per certi versi, se non si trovava in breve tempo una soluzione, davvero catastrofica! Durante la consueta confessione settimanale Erika manifestò al parroco del paesino in cui abitava, un suo profondo malessere psicologico; chiese al sacerdote un parere circa un suo disagio emotivo che la torturava da tempo, se non da sempre. Disse: "In questo periodo mi sento talmente avvilita, vuota, arrabbiata, addolorata, frastornata, disorientata e talmente stanca che probabilmente non riuscirò a frequentare ancora per molto tempo questa parrocchia ma, soprattutto, temo di non farcela ad accudire i miei due bimbi (5 e 8 anni), seguire la mia famiglia, mio marito; faccio davvero fatica a stare in piedi, mantenere un certo equilibrio: è uno sforzo immane, al mattino, poi, non mi alzerei per nessuna ragione ... mai!". Erika chiese al prelato se, in quel momento di tormento profondo e di sofferenza psicologica devastante, poteva essere utile farsi aiutare da un vero professionista: cercare un supporto fisico o psicologico, un parere qualificato per quel suo importante "malessere" che, da anni, faceva soffrire lei e tormentava la sua famiglia. Ma figlia mia, vogliamo scherzare: io sono il tuo padre confessore e all'occorrenza, se vuoi, anche il tuo psicologo ... sono il tuo medico (sic!), se hai bisogno di un aiuto, di un sostegno o di una benedizione particolare, sono qui, a tua disposizione 24 ore su 24. Incredibile!!! Certo, queste storie sono state messe in atto da personaggi con un ruolo e competenze diverse, ma il "dolo" è lo stesso perché sono state architettate e propinate da individui che si trovavano in una posizione dominante e, quindi, anziché informare, istruire, rendere liberi nel scegliere e nel decidere - come è doveroso e logico fare in casi simili - hanno influenzato in maniera negativa - a proprio piacimento, secondo certi pregiudizi, credenze e schemi mentali - il loro interlocutore; attori che hanno sempre un forte impatto sulla loro platea ... sui più deboli, fragili e indifesi (verrebbe da dire individui ancora "a piede libero" ... ma lasciamo perdere). Un certo modo di pensare non è dannoso perché non si riesce a dare una giusta "risposta" alla situazione in cui si è coinvolti (nessuno ce l'ha) ma, soprattutto, perché si lascia l'altro - per pura arroganza culturale e spiccati tratti narcisistici - indifeso, immerso nella difficoltà e sofferenza più totale, gli si toglie la giusta speranza e lo si fa cronicizzare nel suo dolore. Se le cose sono andate in questo modo - a questi racconti non è stato aggiunto nulla a parte mia - siamo davvero in balia di personaggi non solo poco rassicuranti e diabolici, ma anche pericolosi per se stessi e gli altri ... e non solo a livello di ossa!!!
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e storie sono sempre tante e, spesso, le vogliamo a modo nostro, con un lieto fine, ma la vicenda di Marco, di seguito trascritta, è davvero inquietante e, purtroppo, non obbedisce ai nostri desideri, alle nostre aspettative più positive. Marco 17 anni, frequenta il terzo anno dell'istituto tecnico commerciale. Non ha seri problemi scolastici, ma tende ad isolarsi e non ha amici. Un soggetto che non passa inosservato: alto, magro, ingobbito, svogliato, pigro, lento, con passo silenzioso, 'trasparente' e sempre ad occhi bassi (i compagni lo chiamavano bradipo); tutti segni da non ignorare, indizi fondamentali per formulare una diagnosi iniziale che non lascia dubbi, un quadro clinico di una certa gravità ... da non sottovalutare mai e poi mai (caratteristiche tratte dal racconto del padre). "Da un po' di tempo, al rientro da scuola, quando arriva a casa, sempre non curante dei presenti, completamente silenzioso, muto, butta lo zainetto in salotto e si 'chiude', per l'intero pomeriggio, in camera sua, spesso digiunando o spizzicando qua e là ... sempre cibi liquidi, poco ingombranti e facili da ingoiare” (importanti questi dettagli … uno psicoanalista direbbe subito: un inconfondibile “carattere orale”). Passa una settimana, due settimane, un mese, addirittura qualche mese (forse un anno), il padre si insospettisce, preoccupato contatta uno "specialista". Dopo un "attento" esame della situazione, senza vedere il ragazzo, sembra - così racconta il padre - ci sia stata una strana risatina con la seguente risposta: "Vorrei ben vedere il contrario ... a quell'età chiudersi in camera è un'esigenza fisiologica ... un modo per conoscersi. Non c'è niente di male, ma un semplice e sano momento di riflessione ... non bisogna interferire con le sue necessità ormonali"


i precisa che a quell'epoca non esistevano le diavolerie tecnologiche odierne ... forse le prime play station, ma non era certo il caso di Marco. Ma chi ha trascurato qualche passaggio? Mah! Passa ancora un po' di tempo, arriva Natale. Ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, lectio brevis, Marco, come al solito, arriva a casa, non c'è nessuno, va in camera sua, dopo qualche minuto, raccontano i vicini, si butta dalla finestra. Marco dopo un paio di mesi di agonia esce dal coma. Da quella esperienza è rimasto un po' claudicante, ma fortunatamente, ora, dopo tanti e tanti anni, con i suoi alti e bassi, riesce a gestire il suo quotidiano difficile e i suoi stati d'animo più o meno ballerini: condurre una vita più o meno normale, come tutti; ha raggiunto in qualche modo, nel bene e nel male, un suo equilibrio: sia fisico sia emotivo. Bisogna prestare molta attenzione ai “saccenti” estemporanei, a chi dietro ad una targhetta ben 'lucidata' di ottone satinato, propina pressapochismo, suggerimenti fuori luogo e consigli superficiali: attenti alle "perle di saggezza" che disorientano, creano incertezza e smarrimento! Il disagio emotivo è complesso, difficile da comprendere e, il più delle volte, da accettare (per se stessi e gli altri), soprattutto, da "correggere" o "sconfiggere"; è un fenomeno che se non porta all'autosoppresione vera e propria, può far vivere male o tormentare - a propria insaputa - per tutta la vita. La sofferenza psichica è un modo di vedere le cose in bianco e nero, il bicchiere sempre mezzo vuoto, un atteggiamento e credenze piene di pregiudizi, sono convinzioni autolimitanti radicate e consolidate nel tempo; tutte cose che ognuno di noi "custodisce" dentro senza saperne la vera ragione e la precisa origine; se non siamo mai stati considerati o amati, accolti, sempre ignorati e non accettati da piccoli, non si può certo azzerare o ribaltare il tutto con qualche giro di mestolo, convincersi, ora, da adulti, di essere stati avvolti nella morbida bambagia, aver vissuto in un clima sereno, fiabesco, in un mondo senza torture e dolori (alea iacta est).

 
hi soffre di un disagio emotivo, si ritira lentamente entro la sua turris eburnea e guarda con sospetto, con profonda diffidenza tutto ciò che sta al di fuori; eccessivamente sensibile, vede pericoli ovunque, capta e anticipa atmosfere inesistenti e fiuta cose ancora prima che accadano ... situazioni che, poi, non si verificheranno mai. Quanto più si potrà sperimentare con gli altri, fin dalla nascita, sentimenti di rispetto, confidenza, fiducia, intimità e gratitudine, tanto più si sarà in grado - da grandi - di rivolgersi con gli stessi sentimenti d'amore verso se stessi, le persone e il mondo intero senza paura: non si amerà l'amore ma noi stessi e l'altro per come siamo e per quello che è realmente. Qualcuno potrebbe dire che la vita è davvero ingiusta, in quanto chi soffre di più nell'infanzia di solito soffre le pene dell'inferno anche da adulti: scenari che rispecchiano misteriosamente i vissuti infantili (coazione a ripetere direbbero ancora una volta gli psicoanalisti ortodossi). Ad “appesantire” ulteriormente il dramma ed i gesti, le circostanze adulte appaiono agli osservatori il prodotto o, meglio, l'opera della persona stessa, anche se difficilmente ciò corrisponde alla sua esperienza consapevole. Chi ha vissuto una storia negativa prolungata, con rapporti dolorosi di indifferenza o maltrattamenti, il bisogno di ricreare in età adulta quelle circostanze, nel tentativo di dominarle o gestirle psicologicamente, può essere - per un occhio attento - non soltanto visibile direttamente, ma addirittura drammatico fenomeno percepito come assurdo, fuori luogo, ingiustificato, che non ha niente a che fare con la reale situazione.


TTENTI, anche alle terapie interminabili, forzate o ideate da altri, realizzate senza alcun entusiasmo e solo per riempire certe tasche (una terapia può durare una vita intera, ma deve essere cavalcata da eccitazione, da un'atmosfera caratterizzata da convinzione, interesse, curiosità, consapevolezza e confidenza) ... e, soprattutto, prudenza verso coloro che denigrano i colleghi per sentirsi importanti, che solo loro hanno a portata di mano i “prodotti” migliori perché, con il loro atteggiamento, altro non fanno che far perdere il senso delle cose, bloccare e allontanare il cambiamento, costringono il soggetto a cronicizzare, a crogiolarsi nella sua sofferenza, ad ancorarsi alla malattia … in breve, ci fanno sentire inutili, finiti e senza progetti (ricordate la frenesia, l'eccitazione e l'entusiasmo delle gite scolastiche, quello stato emotivo che per tutta la notte, prima di partire, ci teneva inchiodati con gli occhi al soffitto a fantasticare, che non ci faceva dormire, che sollevava completamente lo spirito, che scioglieva le irritazioni e aiutava a prendere le distanze dalle preoccupazioni quotidiane, lasciando un diffuso e profondo senso di benessere? Andiamo, chi non ricorda queste uscite di gruppo spensierate! Ci si arricchiva di stimoli diversi, di cose nuove e conoscenze eccitanti, di conquiste fantastiche, lontano da occhi indiscreti; poi, per tutta la notte, fino all'alba, a raccontarci quelle belle storie fantastiche, pigiati tutti quanti in quella piccola stanzetta di nascosto, oppure sdraiati sulla sabbia sotto il cielo stellato: tutte cose che davano un senso di sicurezza, di calma, di stupore, di disponibilità, di apertura, di tranquillità, di normalità ... si scopriva che, in fondo in fondo, non eravamo poi così diversi dagli altri … amici che riempivano, facevano volare e, soprattutto, facevano sentire a casa propria in ogni momento ... ecco, questo dovrebbe essere, più o meno, lo spirito con cui ci si deve avvicinare - pur con le dovute distanze e relative “diffidenze” - alle terapie: quella voglia esagerata di iniziare, di fare, di conoscere, di imparare qualcosa di nuovo, di fidarsi finalmente di qualcuno … questo è il vero “farmaco”). RICORDA, quando non si viaggia sulla stessa lunghezza d'onda conviene voltare pagina. Forse sarebbe anche utile, parallelamente ad ogni trattamento specifico, frequentare o creare punti di incontro self-help in modo tale da uscire dalla palude dei dubbi, smantellare i tarli mentali e orientare la mente su altri interessi (regole pratiche dell'autostima, film, libri, viaggi) sostenuti da vitalità, piacere ed entusiasmo … conoscere, imparare ed imparare ancora ... e, credetemi, per quanto la situazione sia drammatica o “difficile” - da soli o con l'aiuto di un esperto nei casi seri - si può sempre fare qualcosa, “alleggerire” quel fastidioso fardello quotidiano oppure, più semplicemente, amplificare quel dettaglio esistenziale gradito che rapisce la nostra attenzione e ci rende - anche se solo per un attimo - unici, attivi, vivi, dinamici, curiosi e vincenti.

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a torniamo ancora una volta a noi. Lo scheletro è la struttura interna del corpo e, insieme all'opera ingegneristica muscolare, sostiene l'organismo e nel contempo lo protegge. La colonna vertebrale è considerata, da sempre, una modalità espressiva somatica della forza interiore che consente ad ognuno di noi di
"gestire" le diverse situazioni della vita, ovvero la nostra capacità di sopportazione, di mantenere l'armonia e l'equilibrio nonostante le varie difficoltà esistenziali (se non si riesce ad assorbire con la giusta mentalità le 'zavorre' quotidiane si rischia di infiammare le vertebre). E' su questo distretto corporeo, infatti, che scarichiamo i pesi, non solo fisici e psicologici, ma anche le responsabilità quotidiane. Come è già stato più volte sottolineato, le persone più a rischio sono quelle che possiedono un enorme senso del dovere, quasi portate al masochismo, che non concedono facilmente spazio ai propri desideri ed alle esigenze personali: troppe RINUNCE fanno SOFFRIRE ... la schiena. Le ossa ti chiedono di pagare il “conto” quando non sei per niente spontaneo, lotti contro te stesso, rinunci alle passioni e alla libertà di muoverti, così perdi "elasticità" ed armonia, a favore della staticità mentale (mi spezzo ma non mi piego!); quando ogni gesto è incentrato sul sacrificio, sullo sforzo continuo, sulla forza di volontà e sul dovere, perennemente sotto esame, sempre in “gara” ed eternamente in competizione, si blocca il MECCANISMO osseo, anche lubrificandolo con farmaci specifici; se non ascolti i messaggi inviati dall'impalcatura - prima o poi - dovrai per forza rallentare o fermarti! Una struttura che - alla fine non desidera poi molto - vuole solo più rispetto e attenzione, il segnale in codice tradotto è: stai entrando nel “mondo” con la gamba tesa, con poca naturalezza e spontaneità, non sei disponibile o non accetti i cambiamenti. Il mal di schiena non solo tiene fermi, ma blocca anche le trasgressioni!!! Individui che, in ogni momento e situazione, si fanno trovare tutti d’un pezzo, sono governati dalla testardaggine, da posizioni irremovibili: una durezza e una rigidità in contrasto con questa perfetta, grandiosa, bellissima e complessa struttura malleabile e flessibile; una struttura che non vuole altro che fluidità, flessibilità e apertura … le ossa desiderano solo AMORE ... e allora, ogni tanto, guardiamole con dolcezza!!!


a schiena ci volta le spalle quando manca l'autostima; troppa ansia e profonda tristezza, agendo sulla postura, possono bloccare, contrarre e infiammare i tessuti articolari, le ossa allora - gestite dai vari atteggiamenti - mettono in guardia con disturbi specifici, segnalano una mente rigida e inflessibile, troppi carichi e tanti sacrifici: censure, freni, rinunce e parecchi desideri inascoltati ... esposizione continua a situazioni che logorano. Bisogna togliere i pesi dalle “spalle”, reagire, essere più “mobili”, “elastici”, trovare il piacere nel fare le cose: insomma, “leggerezza” e motilità, per proteggere, dare forza e sollievo a tutto l’apparato locomotore, per far star bene le ossa in modo del tutto naturale. RICORDA, gli esercizi addominali (moderati) irrobustiscono non solo le ossa e i vari muscoli della schiena, ma anche il giro vita, il che toglie ovviamente peso e pressione dalla schiena; quando desideri ridere fallo con gusto perché migliora la circolazione, scioglie i muscoli della mandibola e del colloazzeri collera, rabbia e bruxismo. Così la rigidità diventa protagonista, fa lo sgambetto e, silenziosamente, impone il proprio “controllo”: il suo “potere” arresta il cammino. Il blocco, allora, interrompe quei comportamenti che nel tempo potrebbero danneggiare ulteriormente la salute perché, come sappiamo, obbligano ad uno stile di vita non voluto, non in sintonia con i veri desideri: il corpo, con la sua chimica a disposizione, non fa altro che reagire, protestare se non si riesce ad esprimere le varie potenzialità in maniera naturale, lineare e spontanea. E' la struttura portante più dura, più rigida, più compatta dell'essere vivente, ma anche fragile se non ci fossero le articolazioni ben funzionanti ... adeguatamente lubrificate. L'apparato locomotore, con le sue 245 ossa ca. collegate alle articolazioni mobili, garantisce autonomia, resistenza, solidità, postura e motilità. Protegge e impedisce di "crollare" ... sorregge anche dai "pesi" schiaccianti e insopportabili della vita (irrigidimento dei muscoli delle spalle ... trapezio: regione nucale e dorsale del torace). Non a caso la prima vertebra cervicale (C 1) si chiama Atlante e prende il nome di un personaggio della mitologia greca che fu condannato da Zeus a sorreggere il peso del mondo. La prima vertebra della colonna vertebrale, atlante, deve il suo nome a questo personaggio, poiché essa sostiene il cranio così come il titano regge il cielo; costretto non solo a sostenere la volta celeste, ma anche i pesi della vita; un personaggio mitologico che, attraverso quella punizione, rappresenta ancora oggi un pilastro del cielo e un emblema del sacrificio, ovvero la colonna portante su cui si regge ogni cosa: la famiglia (un modo di pensare e di dire pieno di aspettative e ansia simile a questo: se manco io tutto va a rotoli) o il mondo del lavoro (non posso assolutamente tirarmi indietro, metterei tutto in pericolo o in grande difficoltà ... controllo, responsabilità, colpe e desiderio di compiacere si mescolano creando un carico emotivo insostenibile).

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L'apparato locomotore, quindi, permette di posizionarci nel mondo, di sopportare "carichi" ingenti, segnalando in tal modo solidità, sicurezza e fiducia interiore: la nostra stabilità psichica … la capacità di piegarci e adattarci alle situazioni o sentirci bloccati nel nostro desiderio d'azione. Sentimenti e atteggiamenti come ragione - emotività e controllo - spontaneità si esprimono, infatti, attraverso le vertebre "superiori", ovvero i conflitti si concentrano nella sfera cervicale. Ci esponiamo anche alla lombalgia (mal di schiena nella zona lombare) quando siamo combattuti tra obbedienza più assoluta e una ribellione che cova dentro senza sosta. Incidenti ossei e articolari al momento di certe decisioni o scelte di vita - che coinvolgono l'aspetto relazionale o affettivo - si verificano più spesso di quanto si possa pensare. Nella mia attività incontro spesso persone che in vacanza si infortunano non solo in maniera accidentale, ma proprio perché quel tipo di riposo non era gradito, voluto e desiderato, pieno di forzature, che non piaceva proprio per nulla … una svogliatura che rende il passo incerto, instabile e insicuro! Una struttura che nasconde un mondo psichico davvero curioso ed insospettabile. Le ossa, a questo proposito, hanno un profondo valore psichico e alcuni famosi detti popolari lo confermano: "Avere le ossa rotte, Devi ancora farti le ossa, E' una situazione in cui si rischia di uscire con le ossa rotte, Far economia fino all'osso, Essere bagnato fino al midollo, Ehi, tu! posa l'osso, Ridursi pelle e ossa". Modi di dire, dunque, che ruotano quasi sempre attorno al tema - se non proprio della "paura" o del timore - della difficoltà a gestire qualcosa, di un qualche blocco o di non avere scampo; un fenomeno che richiama quasi sempre una nota di fragilità, di non essere abbastanza "sorretti" o sufficientemente "sostenuti". Un vivere continuamente in uno stato di allerta, una sensazione perenne di essere "attaccati" da qualcosa ... il tutto accompagnato da una dose eccessiva di ansia, da una forte e devastante tensione. Un corpo sempre sulla difesa - sottoposto ai pesi delle regole sociali, ai giudizi di valore, alle frustrazioni e alle censure - perde inevitabilmente grazia, armonia e plasticità: la malattia mette a fuoco l'esatta condizione interiore e la vera fluidità mentale del soggetto in tempo reale; rigidità mentale, tormenti, comportamenti imposti e abitudini acquisite logorano e "appesantiscono" ossa e articolazioni. Fenomeno perlopiù legato a soggetti che si autosvalutano o con la convinzione di non essere abbastanza "solidi" (la fragilità ossea indica bisogno di sostegno ... immaturità. ATTENZIONE, qui non si parla di anziani o di osteoporosi!). Responsabilità, rassegnazione, schemi mentali rigidi e pensieri ricorrenti ci "bloccano": un confitto tra l'ambiente circostante e le proprie convinzioni. Si perde l'elasticità muscolare e articolare ogni volta che sottostiamo per troppo tempo a imposizioni che snaturano la vera spontaneità (forzature in nome di principi, dovere e morale).


ICORDA
, anche espressioni esagerate, dialoghi stancanti, una interminabile ed eccessiva verbosità, creando una continua tensione e pressione, possono avere un potere distruttivo sulle ossa. Ogni volta che ci imponiamo qualcosa, anche solo verbalmente, immediatamente, i nostri muscoli e le nostre ossa - a prescindere dal compito - si preparano: la schiena si incurva e l'assetto muscolo - scheletrico - articolare viene sottoposto a tensione ... ne risente e soffre in silenzio; se si immagina, ad esempio, di realizzare un progetto, fare uno sforzo, i muscoli istintivamente si preparano ad affrontare la situazione; se poi il tutto è solo pensato, si è perennemente in tensione come se stessimo realizzando veramente quel compito: il solo pensiero crea tensione e, quindi, pressione, contrazione. Quando siamo in tensione, fortemente turbati, impressionati dai nostri atteggiamenti, dal nostro modo di reagire, scossi nelle convinzioni più profonde, l'impalcatura ossea si fa sentire attraverso un suo inconfondibile linguaggio, un dolore acuto o un disturbo infiammatorio; la "sofferenza", accompagnata dall'infiammazione, creando "attrito", blocca il movimento: un dinamismo che si fa pian piano più impacciato, lento e rigido. La natura dice la sua, ovvero "blocca"; chi era "tutto di un pezzo" è costretto allora a "piegarsi" ... a fermarsi. Mostrarsi PERFETTO - troppo cortese, troppo educato, troppo gentile - accettare ogni cosa per il timore di essere respinti, permette certamente di sfuggire alla critica, ma che FATICA!!! ... per le ossa ovviamente. La muscolatura sotto ansia e stress modifica l'equilibrio di fondo sottoponendo continuamente le strutture vertebrali a grosse tensioni.


TTENZIONE, la schiena può farsi a "pezzi" anche con i cambiamenti climatici, umidità, pioggia o freddo eccessivo; tutti i fenomeni climatici raddoppiano il dolore alle ossa: la pressione barometrica quando scende a causa dell'arrivo del maltempo agisce sulla pressione sanguigna esercitando una forza inusuale su tutte le articolazioni. Anche la schiena ha la sua voce, le sue 'dicerie', le sue locuzioni, i suoi modi di dire che, presi alla lettera, "pesano": "Quella cosa mi è arrivata tra capo e collo" (imprevisti in cui il soggetto si trova impreparato ... attivano agitazione e ansia), "Sai, devo tenere sempre la testa sulle spalle" (paura di perdere la testa e, quindi, continuamente sotto tensione per timore di commettere azioni avventate), "Ogni cosa è sulle mie spalle" (significa avere troppi impegni, lavori eccessivi ed ingrati), "Mi dispiace, ma io voglio andare sempre a testa alta" (sottoporsi a sforzi titanici senza chiedere aiuto: testardaggine, intransigenza, rigidità che si scaricano sulla struttura ossea), "Sono tutto di un pezzo" (si offre un'immagine di ferro anche quando si è fragili ... tutto si fa rigido e pesante per coprire una finta solidità) e "Ricordatevelo bene, io ho le spalle larghe" (rassegnazione, passività e pessimismo la fanno da padroni ... dietro questo atteggiamento, spesso, ci si carica di pesi insostenibili che col tempo fanno crollare l'impalcatura) ... tutto un modo di pensare che allontana la "leggerezza" e che, a lungo andare, scardina l'equilibrio naturale. Molti disturbi a carico dell'apparato muscolo - scheletrico, infatti, segnalano un cattivo utilizzo delle proprie risorse e potenzialità emotive; ingorghi emotivi che inesorabilmente limitano, ingabbiano, bloccano e infiammano la struttura portante. Così, l'articolazione sempre più sotto pressione e con infinite contratture finisce per deformarsi: fino a consumarsi (artrosi). Una struttura che riguarda l'identità, le convinzioni più profonde, la flessibilità e la relazione con il mondo o con qualcuno: punti di riferimento e "sostegno". Quando ci si sente fragili e sulla difensiva è perché si teme un “attacco”; il mal di schiena, dolori articolari, piccole contratture muscolari, allora, segnalano sempre una persistente “rigidità difensiva". RICORDA, i disturbi alle ossa deformano sempre la propria immagine: stima di sé, sicurezza, libertà, autonomia. Ma quanto è difficile sostenere i carichi della vita!!! Conflitto tra dipendenza e autonomia oppure indecisione tra agire o non agire: sono i veri motivi che appesantiscono le ossa. Il messaggio che le ossa mandano è quello di non credere più in se stessi (ci si sminuisce), di non sentirsi più “solidi”. Un problema alle ossa è sempre legato alla paura di non essere abbastanza sostenuti (insicurezza fisica, affettiva ed emotiva) o di non sostenere abbastanza bene gli altri. La struttura ossea esprime il modo in cui ci poniamo nei confronti della vita. Opposizione e ribellione contro le strutture del proprio ambiente che, pensiamo, non siano rispettose oppure impongono delle “norme” non ritenute convenienti: chi teme l’autorità si autosvaluta continuamente. Se abbiamo fiducia in noi stessi e nella vita, la schiena sarà dritta. Se siamo disfattisti sarà curva (ripiegati su se stessi). La difficoltà a far valere i propri diritti, la dipendenza dagli altri e la tendenza a sacrificarsi hanno un elemento in comune: scarsa fiducia in se stessi. Una persona rivela sia la sofferenza sia la felicità attraverso la postura: soprattutto nella schiena. La schiena è l’area del corpo più “onesta”; rivela sempre, in ogni circostanza, lo stato d'animo, la vera interiorità della persona. Sentimenti come rabbia, paura, dolore e felicità, proprio per la loro diversità energetica, possono rilassare, ingrossare, infiammare o irrigidire i muscolila pressione contro la colonna vertebrale determina dolore e crea vari squilibri. Se l’individuo è preso dalla rabbia (emozione che coinvolge fegato e cistifellea) molto probabilmente il mal di schiena si verificherà nella zona tra la quinta e la sesta vertebra dorsale. Se invece ci troviamo di fronte ad un soggetto triste ed addolorato (emozione che coinvolge polmone e intestino crasso) il dolore potrà comparire nella zona cervicale. Quando la persona è controllata dalla malinconia o dalla paura (emozione che governa i reni) i disturbi a carico dei reni si localizzeranno a livello lombare. Quando si è “eccessivamente” compassionevoli e comprensivi verso gli altri è la milza che segnala una condizione di squilibrio nella parte centrale della schiena. Un’eccessiva emotività (cuore) si esprime nella parte centrale della schiena o del torace. 

 
Il linguaggio misterioso della struttura portante.
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RTROSI CERVICALE. L’artrosico si presenta con un portamento fiero, un carattere forte e solido: sempre a testa alta anche quando non serve! La colonna vertebrale - come sottolineato più volte - sorregge e fa muovere nello spazio, ma quando c’è troppa “rigidità” (mentale) possono sorgere problemi seri; su di essa si caricano, senza una vera consapevolezza, tutti i “pesi” del quotidiano (fisici, lavorativi, sociali, educativi, affettivi, emotivi); chi soffre spesso di questo malessere appare un personaggio con un forte senso del dovere, che non delega mai e che non dà spazio alle proprie esigenze personali. Tale fenomeno determina una contrazione muscolare che - se si protrae nel tempo - infiamma i tessuti, danneggiandoli non poco; stress, frenesia, preoccupazioni e tensioni destabilizzano, scuotono e rendono il passo insicuro: un continuo “peso” emotivo che contrae e infiamma; è convinto che alla vita serva più “spina dorsale”, testa alta, un super controllo emozionale (non lasciar trasparire debolezze ed emozioni) e un forte senso del dovere. Tutte cose che, prima o poi, turbano l'equilibrio, “rompono” veramente la schiena; una schiena che si è stancata di ubbidire ciecamente (controllo, confronto, auto - critica ... ciò che è, ciò che è stato e ciò che dovrebbe essere) e che ha un grande bisogno d’evasione, di spensieratezza (istinti, interessi e passioni). Le caratteristiche predisponenti di questa affezione quindi sono: vedere ogni cosa da un solo punto di vista, ripetere sempre le stesse cose, privarsi di ogni piacere anche il più banale, stringere i denti ed "avanti S.....", procedere nonostante le "barricate" (ostacoli impossibili da superare), chiudersi ai cambiamenti piacevoli, vivere solo per il lavoro, sacrificarsi per cose non direttamente di propria competenza, assumersi responsabilità che spetterebbero ad altri.


ERTIGINI. Una delle principali cause è da ricercarsi nella forte tensione dei muscoli cervicali che rendono più difficoltosa la circolazione al cervello e al meccanismo complesso dell'orecchio interno (labirinto: coclea, cellule ciliate). E' anche un fenomeno “ambivalente” legato all’ansia, ad una agitazione che non lascia mai tranquilli (in bilico tra sicurezza e terrore), tener duro o lasciarsi andare: terrorizzati però dalle conseguenze; c’è la convinzione che tutto sia sotto controllo, stabile e ben gestibile, ma più la visione delle cose è rigida e si è poco disponibili, più gli “scossoni” saranno intensi: la testa gira e la vista si annebbia, ci dice FERMATI! …. quanto più alto è stato il “volo pindarico”, tanto più drammatica, precipitosa e vertiginosa è la caduta. Troppo impegnati a progettare e a costruire, così il mondo emozionale e passionale escluso, lasciato in disparte, si fa sentire con un continuo sottofondo di 'trombe e tamburi': un continuo SCALPITARE; le vertigini arrivano anche quando si teme, si è convinti di “inciampare” nelle brutte figure, di essere ridicoli o di perdere il controllo sulle cose (perdere ... la “TESTA”); più si reprime il mondo delle emozioni più si alimenta l’autocontrollo, rigidità e durezza con se stessi e gli altri; una grande ribellione del mondo emotivo, ma anche un grande interrogativo: tenere a freno la razionalità o lasciare andare gli istinti? Mettere pertanto in discussione tutto ciò che ostacola la libera espressione - non funzionale per il vero benessere - può diventare un antidoto contro i vari attacchi. Può essere anche un conflitto tra spavalderia e paura di non farcela: di “cadere a terra”, di andare a tappeto; una grande paura di lasciarsi andare, non vivere appieno le proprie emozioni, difficoltà ad essere se stessi: l’istinto tira da una parte, la ragione dall’altra; trasmettere un’immagine di sé decisa e sicura ma spesso si è travolti dal terrore di perdere l’equilibrio, profonda insicurezza e indecisione, di grande instabilità: le certezze stanno vacillando, vengono meno; non ci si abbandona abbastanza, un ruolo quotidiano che non appaga più e soffoca: reazionario e contemporaneamente attratto dalla voglia di lasciarsi andare, di trasgredire ... si temono però le conseguenze. La testa allora gira per farti vivere: farti volare di nuovo. Se manca la terra sotto i piedi significa che è stato attivato un forte autocontrollo: il mondo dei desideri completamente soffocato toglie la terra sotto i piedi; occorre dare più spazio alla flessibilità, spontaneità e ”trasgressione”… un equilibrio poco vitale da “cambiare”; troppe regole che ingabbiano e impediscono di allargare il proprio sguardo sul mondo; un forte timore di “cadere” nel ridicolo o di perdere completamente il “controllo” - prima o poi - inibisce le manifestazioni affettive; le vertigini arrivano quando la razionalità prevale sul mondo emotivo; un malessere depositato nel corpo ma che ha origini diverse: la psiche. Si “installa” nel corpo - a seguito di una certa educazione, stili di vita, scelte o modi di pensare - ciò che non si tollera nell’ambiente circostante e dentro se stessi; un corpo che non sta più al solito “gioco” e così le vertigini vengono a sovvertire il modo di reagire; si presenta nel momento in cui si “tradisce” la propria vera natura, piena di obblighi e forzature: un ambiente con regole rigide ed inadatte alla propria esistenza; un segnale interiore che fa girare la testa, “suggerisce” di fermarsi, di guardare altrove: cercare stimoli nuovi e un equilibrio più vantaggioso, tutto barcolla, le finte certezze perdono consistenza ... dice è proprio ora di cambiare!

TENSIONI MUSCOLARI. Stati eccessivi e protratti nel tempo di allerta, controllo e rigidità, nevralgie: traumi negati, pianti trattenuti e eros bloccato.


CUFENE. Fischi, sibili e fruscii che impediscono di ascoltare gli altri; una voce interiore inascoltata che cerca di farsi sentire, di prendere in considerazione cose trascurate o banalizzate (anche coprire): dice ora senti me! Un fenomeno che si può presentare in un momento di caos o di smarrimento esistenziale (spinge a prendere in considerazione uno stato emotivo che da troppo tempo è stato coperto o banalizzato) o di apparente benessere (ascoltare le proprie esigenze da molto tempo inascoltate) … una forte tendenza alla rimozione: l’ansia allora prende il sopravvento.

BRUXISMO. E' un modo “maldestro” di scaricare l’aggressività accumulata durante il giorno: tensione che non si è riusciti ad esprimere nei gesti quotidiani.




EFALEA
. La paura più grande dei cefalalgici è quella di “perdere la testa”, di lasciarsi andare, di essere travolti dalla passione. Tensioni che non si vogliono affrontare: dire o non dire ecco il dilemma; si tende a reprimere la parte istintuale ed emotiva: non c’è spazio per le sensazioni. Tenendo tutto dentro si crea un clima di tensione permanente (non si osa dire perché considerato sconveniente … alcuni ormoni stimolano il flusso sanguigno); il corpo allora si "chiude" e il soggetto si trasforma tutto di testa: si detestano gli imprevisti e le sorprese. RICORDA, una buona attività sessuale (orgasmo), liberando le endorfine, migliora la cefalea; quando coincide con il ciclo mestruale è l’espressione ormonale, ma anche di un femminile vissuto in maniera conflittuale, schiacciato dal prevalere di una forte razionalità (Giulia a soli 25 anni, ad ogni ciclo, mi diceva convinta: non vedo l'ora di andare in menopausa); una rabbia trattenuta in nome di una razionalità che non accetta di “lasciarsi andare”, perdere il controllo: gli impulsi vanno a sbattere nella testa senza riuscire ad andare oltre; un bisogno di soffocare, di gestire razionalmente sia i pensieri sia il mondo dell’affettività e degli istinti: un ingorgo di pensieri continui e ridondanti che impediscono di mollare la presa, lasciarsi andare, di abbandonarsi. Il dolore occipitale è legato a troppa responsabilità mentre il dolore frontale ad un eccessivo utilizzo delle proprie capacità razionali (l'emisfero cerebrale sx è analitico, razionale, logico, mentre quello dx è spaziale, non verbale, creativo, artistico); una testa eccessivamente pesante indica troppi pensieri e preoccupazioni; un dolore pulsante indica un forte bisogno di lasciare emergere i contenuti emotivi mentre le fitte comunicano l'incapacità di lasciarsi andare, di distendersi. Una sofferenza che "DENUNCIA" troppe preoccupazioni ed eccessivi pensieri di cui continuamente ci si fa carico; troppa “testa sulle spalle” al punto di farsi carico di ogni responsabilità (anche di quelle che non ci competono: gli impegni e i doveri degli altri) perdendo di vista completamente se stessi. Quando la testa è troppo piena di pensieri pesanti e il cuore è bloccato, soffocato o vuoto - perdendo di vista il fuoco della passione e sentendo poco la vita - ci si confonde, si diventa fragili, si perde l’equilibrio: si “gira” intorno al mondo e a vuoto (cervicale “ballerina”… bisogna alleggerire le tensioni che pesano sul collo) … la terra manca sotto i piedi (vertigini).

IBROMIALGIA (reumatismo extra - articolare che irrigidisce i muscoli). Una sindrome reumatica caratterizzata da atteggiamenti, modi di pensare e idee ben precise su come comportarsi: affidabili, efficienti, disponibili e in ogni momento presenti; un fenomeno che chiude il corpo in una rigida e dolorosa armatura (ipertonia muscolare); pensieri, paure, sforzi e preoccupazioni che non lasciano intravedere nessun momento di rilassamento e di piacere; un corpo sempre più rigido e dolorante, una fatica che immobilizza, fino a coinvolgere completamente lo spazio di libero movimento, il “raggio d’azione”; una condizione fisica che insiste per essere ascoltata, i muscoli sono sempre in tensione e doloranti è come se tutto l’organismo fosse sempre percorso dall’alta tensione; se le fibre striate sono stimolate ad “attaccare", senza mai poter raggiungere il suo stato di riposo, alla fine della giornata ci si sente un fascio di muscoli dolenti (stanchezza cronica); anche le articolazioni (irrigidendosi) si fanno carico di trattenere l’impulso dirompente. Un atteggiamento inflessibile nei confronti della vita che si imprigiona nel corpo contraendolo; la rigidità è un veleno che inquina la mente: un dolore muscolare diffuso che “lega” le articolazioni. Fenomeno (prevalentemente femminile) caratterizzato da un forte senso di sacrificio per gli altri che porta a tratti depressivi e stanchezza; ci si chiude in se stessi non solo perché si vedono agguati ovunque e grandi nemici nascosti in ogni angolo, ma anche perché in fondo in fondo si ha un grande timore di esporsi: mostrare quello che si è realmente (bassa autostima); il diffidente, infatti, con questo atteggiamento - sempre sulla difensiva, imperturbabile, critico, cupo e irritabile - allontana e prende le distanze da tutti: “vicini e lontani” (compreso se stesso). I danni della sfiducia e del pessimismo sono davvero tanti: insicurezza, perfezionismo, invidia, frustrazione e delusione.
  
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RTRITE (infiammazione, deformità, alterazioni articolari). E' un'infiammazione dell'articolazione. Può essere acuta o cronica, interessare una sola articolazione (monoartrite), come nella gotta, o più articolazioni (poliartrite), come nella poliartrite reumatoide. Si ricorda che l'infiammazione è un meccanismo di difesa dell'organismo che mira a neutralizzare gli agenti aggressivi presenti nell'articolazione. Questi agenti possono essere germi (artrite infettiva) o microcristalli (gotta). La reazione infiammatoria che viene scatenata può superare l'obiettivo e divenire essa stessa nociva per l'articolazione, generando alla lunga lesioni irreversibili (artrosi). E' caratterizzata da rigidità, dolore, calore, gonfiore, deformazione, arrossamento e difficoltà di movimento. Per dirla col nostro solito linguaggio (psicosomatico): una persona poco flessibile, per nulla malleabile ... "paralizzata" anche nelle emozioni. Anche qui troviamo un personaggio che, a suo dire, ha la sensazione di non essere amato, molto rigido, severo, critico e facile alla delusione ... si sente continuamente sfruttato, oppresso, indeciso, prigioniero, "ingabbiato", impotente, privato della sua libertà. Fenomeno legato alla rigidità mentale, al dubbio, alla delusione, al risentimento, al senso di ribellione ... teme la critica e l'autorità. Incapacità di muoversi e agire autonomamente: qualcosa blocca e paralizza, segnala la propria identità, un forte bisogno di indipendenza, l’incapacità di ribellarsi; produce rigidità e infiammazione alle articolazione: paralizzando il corpo; una schiena rigida e poco flessibile desidera segnalare che non c’è solo il dovere ma anche il piacere. Un blocco dell’energia creativa (implosione, autolesione: l’energia è convogliata sulle articolazioni non più libere di agire), un continuo frenarsi (timore di ferire gli altri), una difficoltà di azione e di prendere in mano la propria vita (realizzarsi, affermarsi). Un soggetto con un forte senso di colpa, permaloso, orgoglioso, critico e moralista. Ma il corpo puntualmente segnala, insegna ad esprimersi meglio, a non smorzare le proprie emozioni per far piacere agli altri ... insomma, dire di no quando é il momento di dire no. Un aiuto naturale: Vitis vinifera MG. Pinus montana MG, Ribes nigrum MG.


ABASIA (difficoltà a camminare, mantenere la posizione eretta, nonostante la massa muscolare sia integra). Qualcosa che paralizza, grande ansietà - un mondo che fa paura - timore di proseguire il cammino, di andare avanti, difficoltà ad impegnarsi nella vita.


ENDINITE (impegni, legami, difficoltà ad accettare qualcosa). Segnala qualche perplessità sulla propria efficienza, essere bravi come si vorrebbe, rabbia verso chi non ha dato nessun appoggio; coloro che in qualche modo non ci hanno sostenuto o incoraggiato; rimanere trattenuti, “legati” ad una situazione che viene vissuta come estranea ai propri desideri.


ORCICOLLO. Contrazione del tessuto muscolare che può segnalare un’opposizione, una costrizione, un rifiuto nell’affrontare una determinata situazione in quanto non si vuole assumere nessuna posizione e nemmeno prendere decisioni in merito o perché l’azione è vissuta con timore (conflitti relazionali, lavorativi, di coppia, familiari).


OTTA (smaltimento acido urico). Dolori articolari (nodi gottosi) che prediligono alluci (personalità) e mani (dare e ricevere); covare rabbia per non sentirsi valorizzati e riconosciuti in quello che si fa, relazioni conflittuali (familiari, sociali, coppia), stato di frustrazione in cui risulta difficile esprimersi, non si vede una via d’uscita: ci si trattiene per non “esplodere”; si tende ad offrire un’immagine di sé forte, sicura ma sotto, sotto c’è incertezza e molta sensibilità, se non fragilità.


CIATICA. Il nervo sciatico (nervo più lungo e grosso, in greco iskhion significa anca), permette la mobilità, inizia nella zona lombare (parte mediana della schiena, rappresenta il sostegno, appoggio, mantiene eretti nelle avversità della vita), passa la natica, tutta la gamba (segnala la capacità di proseguire, andare avanti) e termina nel piede (il modo di procedere nella quotidianità, mezzo per avanzare nella vita, lasciare il segno, le proprie impronte). Poiché si deve osservare il corpo come metafora per comprendere i suoi segnali, questo malessere segnala la sensazione di essere intrappolati, indica il timore di andare verso le cose, di addentrarsi in situazioni nuove che creano incertezza, paura di perdere qualcosa (lavoro, soldi, partner, sicurezza); per risolvere questa sofferenza bisogna innanzitutto comprendere il significato dei segnali (dolori) inviatici dai vari distretti corporei (schiena, gluteo, coscia, polpaccio, piede).


RTROSI. Perdita di elasticità e slancio vitale, troppe regole rigide (educative, religiose, sociali); soggetti perennemente contratti sotto il dominio dell’ansia, insicurezza e indecisione, atteggiamenti mentali rigidi che illudono di ottenere sicurezza e stabilità (si rinuncia a vivere); ridimensionarsi, riduzione dello spazio di libero movimento (raggio d’azione esistenziale): una vita chiusa, metodica e ripetitiva. Malattia cronica e degenerativa che colpisce le articolazioni: "consumazione" della cartilagine. E' un disagio che di solito si sviluppa in una persona con spirito critico, sempre sotto sforzo, tendenzialmente triste e alla ricerca continua di perfezione. Tende a proiettare sugli altri la colpa delle sue disgrazie. Si sente spesso sminuito, criticato, denigrato, inferiore, svalutato (da vecchia data) e lamenta di non ricevere il sostegno necessario per occupare il suo posto nella vita. Mosso sempre da tratti depressivi, da un forte senso di ingiustizia prova risentimento e collera nei confronti delle persone circostanti perché non riesce a cambiarle (la collera si trasforma in infiammazione); richiama la rigidità morale oltre che corporea: caratteristica caratteriale che si riscontra facilmente nell'artrosico. Allora, il corpo intelligente - gelante e scrocchiante - attraverso le sue articolazioni, suggerisce di essere più clementi ... più flessibili e accomodanti. Un buon rimedio specifico, sempre dopo un accurato controllo, potrebbe essere: Rubaxx articolazioni (complesso di micronutrienti per articolazioni, cartilagini e ossa).


RNIA (organo uscito dalla sua cavità naturale: come se “scappasse” dalla sua sede, dal suo spazio). Tutto diventa uno sforzo, ogni piccolo gesto è un peso: difficoltà ad adattarsi, a “distribuire” i “pesi” della vita (pressione esistenziale), rapporti interpersonali carichi di rancore, conflitti, dolore e spesso interrotti; esprime la voglia di abbandonare, di rompere e di lasciare situazioni in cui ci si sente intrappolati: un vivere in cella di isolamento.


rnia DEL DISCO (sporgenza di un disco intervertebrale dal suo spazio naturale). Essere in qualche modo bloccati, prigionieri sia da un punto di vista finanziario sia da un punto di vista relazionale (familiare, lavorativo, morale); segnala una mancanza di disponibilità, una grande difficoltà a prendere decisioni, ad adattarsi a nuove situazioni, ai cambiamenti (tenere duro a tutti i costi!).


NFIAMMAZIONE (tessuto aggredito dall’interno o dall’esterno). Un conflitto interiore rifiutato perché risulta particolarmente doloroso ma che limita l’azione, una battaglia inconscia il cui campo d’azione è il corpo, fare o non fare determinate scelte (paura, senso di colpa), indecisione e insicurezza nell’affrontare le situazioni: difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti. Un aiuto naturale: Betulla verrucosa MG.


OMBOSCIATALGIA (dolore nella parte mediana della schiena). Definita come un dolore della regione lombare, nell'incavo dei reni, la lombalgia, pare, colpisca i due terzi della popolazione con più di 40 anni. Non è una malattia, ma un sintomo che manifesta la sofferenza di uno o più elementi costitutivi della colonna vertebrale. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un personaggio con poca flessibilità e adattabilità al cambiamento, eccessiva resistenza e molta sopportazione; difficoltà a “sorreggere”, a sostenere, a sopportare certe cose per un forte senso del dovere e spirito di sacrificio (problematiche economiche, lavorative, familiari); troppe responsabilità e sforzi eccessivi “bloccano”: abusare delle proprie risorse; piega chi si fa trovare sempre “tutto d’un pezzo”: dice smettila di essere rigido e duro con te stesso. Per dirla in maniera folkloristica, il famoso "colpo della strega": tensione, forte dolore nella parte bassa della schiena. Comunica spesso un senso di impotenza, di ribellione nei confronti delle responsabilità materiali ... difficoltà ad accettare i cambiamenti esistenziali che, in parte, sconvolgono profondamente stili di vita, abitudini e punti di riferimento (coppia, lavoro, famiglia) ... inflessibile, dubita delle sue capacità. Un aiuto naturale: Pinus montana MG, Ribes nigrum MG.


RAMPO muscolare. Segnala - a seconda della localizzazione che si DEVE SEMPRE prendere in esame - paura e tensione interiore: voglia di trattenere, aggrapparsi impulsivamente a qualcuno, a idee, a certe situazioni; quando si verifica negli arti inferiori significa che è difficile andare avanti, proseguire un programma, un progetto da tempo in cantiere: parla di un percorso diverso da quello che si desidera; i piedi, infatti, segnalano la fermezza, la direzione, la stabilità: mantenere il proprio ruolo o posto (sociale, lavorativo)… alle dita delle mani, invece, si vuole che tutto sia preciso, perfetto. RICORDA, curcuma (contiene la preziosa curcumina … rigenera i tessuti ossei), zenzero e peperoncino sono le spezie che possono aiutare le nostre articolazioni: i loro composti hanno un'azione potente che lenisce dolore e gonfiore. Non sono baggianate, se assunte con continuità hanno un effetto “miracoloso”. Anche l'uva (bianca o rossa) ricca di potassio, antiossidanti e vitamine del gruppo B, aiuta a gestire il dolore e prevenire la gotta. 

 

e DITA
(mano). Pollice: spingere, appoggiare, apprezzare o disprezzare; Indice: esprime l’autorità (connesso con l’intestino c.); Medio: segnala le emozioni legate alla sfera sessuale e il piacere; Anulare: unioni, legami, relazioni di coppia; Mignolo: riguarda la famiglia (connesso con il cuore ... il segnale di infarto non si irradia forse fino lì?). Le dita - assieme alla mano - esprimono la “presa”, le relazioni, la nostra capacità di evolvere, di intervenire sul “mondo” e sulla realtà: affermarsi, creare, toccare, plasmare, sentire, accarezzare, prendere, respingere, bloccare, tenere “finalmente” in mano. Quando si è dominati dagli impegni e schiacciati dai doveri la vita “scivola” lentamente dalle mani così la mano, attraverso l’infiammazione dei suoi nervi e tendini (tunnel carpale), diventando sempre più “debole” nel gestire la realtà, segnala un certo senso di impotenza ed esasperazione nell’aiutare, nel fronteggiare, nel sostenere, nell’assistere qualcuno o qualcosa (dolore)ma anche per allontanarsi emotivamente da quel soggetto che non si accorge nemmeno del tentativo di aiuto (intorpidimento = insensibilità). I disturbi alle mani ti dicono che la vita ti passa accanto e che non riesci ad afferrarla: sei sfiduciato, mortificato, non convinto del tuo valore e delle tue vere potenzialità.
Le unghie. sono strumenti sia di aggressione sia di protezione, segnalano il reale stato di difesa del soggetto; quando sono troppo fragili significa che si è particolarmente sensibili, indifesi e facilmente vulnerabili; se la psoriasi attacca l’unghia è sensato pensare che si faccia carico di un’aggressività repressa: paura e rabbia; problemi alle unghie indicano sempre inquietudini interiori, un conflitto tra impulsi aggressivi e, nel contempo, una forte spinta repressiva legata al terrore di perdere il controllo e fare del male. Se le unghie presentano striature longitudinali ci segnalano disturbi intestinali, mentre una sua forma concava indica una carenza di ferro, quella convessa, invece, indica qualche difficoltà respiratoria.
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li arti inferiori. Le gambe sono le colonne del nostro corpo, permettono di spostarci, di andare verso le cose e gli altri (incontri, contatti) ma anche di allontanarci da situazioni temute. Il simbolismo legato a questo distretto corporeo è molto forte: conflitti relazionali, sicurezza, resistenza al cambiamento, paura nell'affrontare il futuro, di andare avanti, il solo pensiero di agire sviluppa ansia e blocca, si rimane fermi creando una forte tensione e contrazione in tutta questa zona ... conflitto di movimento. L'anca, essendo l'articolazione primaria, fondamentale per gli arti inferiori, rappresenta l'armonia, il nostro modo di passare all'azione, le nostre convinzioni e le nostre indecisioni di fronte a delle scelte, ci mette in relazione con il mondo circostante. RICORDA, le anche non sono utili solo per la danza del ventre. L'articolazione dell'anca è quella che presiede a ogni tipo di movimento in avanti; un'articolazione importante e soggetta a diverse sollecitazioni. Un dolore all'anca, comunque, non sempre significa automaticamente una forma di artrite. Se il dolore viene dalla parte anteriore, la parte dell'inguine, è probabilmente un segnale di qualche forma di artrite. Ma se si sentono i dolori ai fianchi, probabilmente si tratta di una tendinite o di una borsite. Il ginocchio indica l'umiltà, l'obbedienza, l'accettazione, la sottomissione, la capacità di essere "flessibili", di piegarsi, di sottomettersi, di accettare osservazioni, suggerimenti e decisioni altrui (rifiuta i cambiamenti ... i modi di pensare e gli schemi mentali antichi, ostacola l'evoluzione )... si teme il giudizio, l'opinione degli altri. Soggetto particolarmente orgoglioso e testardo nelle sue scelte che ritiene sempre giuste (si spezza ma non si piega)... difficoltà a piegarsi davanti agli altri. I piedi sono legati alla nostra sicurezza, stabilità, libertà e al rifiuto di andare avanti nella vita, di lasciare la propria "impronta": paura per il futuro e delle responsabilità (incertezza prodotta dalla sua personalità o inculcata da altri) ... timore di perdere le proprie posizioni materiali affermate e conosciute (lavoro, soldi) ... capacità di affermare le proprie conquiste o le proprie opinioni (non si dice forse: "stare sulle spine" o "tirarsi la zappa sui piedi").


rampi (gamba: rappresenta la possibilità di andare in qualsiasi direzione). Segnalano attraverso la tensione e la rigidità una forzatura, un andare, un seguire una direzione decisamente opposta a quella desiderata: si è obbligati ad accettare cose nuove, vincoli estranei al proprio modo di pensare. Quando i disturbi colpiscono gli arti inferiori si esprimono disagi emotivi ben precisi, significa che ci sono conflitti che agiscono sia sull’autonomia sia sulla “certezza” (confusione) nel raggiungere progetti e obiettivi (affermazione, blocco, scappare, avanzare, libertà). L’alimentazione consigliata contro i crampi alle gambe sono: bere molta acqua quotidianamente e assumere cibi ricchi di sali minerali (in particolare magnesio e potassio: Yogurt Latte, frutta secca, anguria, kiwi).
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Gli arti superiori.

'Artrosi cervicale è una "malsana" tendenza a “piegare il capo” di fronte a situazioni che nel tempo sono diventate insostenibili.
La spalla, essendo anch'essa un'articolazione fondamentale del braccio, segnala la nostra difficoltà ad agire: i freni dei nostri sogni, desideri e affetti. Persona spesso troppo carica di responsabilità, di obblighi che riguardano altri ... un fardello, un carico eccessivo che non le compete, insicurezza verso il futuro. Si sente ostacolata ad andare nella direzione voluta: accogliere qualcuno o un nuovo evento. Le braccia. Una tensione in questo distretto corporeo si riscontra generalmente in chi ha difficoltà ad eseguire (ordini), accettare e fronteggiare le situazioni della vita: difficoltà nel fare, nell'agire. Aggressività trattenuta (battere i pugni sul tavolo). Il gomito, come il ginocchio, permette la mobilità: piegarsi, cedere e allentare la presa; difficoltà ad accettare un nuovo stile di vita, una nuova situazione, un nuovo vissuto. Sono individui conservatori che rifiutano di fare, di cambiar "direzione": non afferrano le opportunità della vita ... accettano solo a seguito di costrizione o forzatura. La mano. Ci parlerà del dare e del ricevere con amore, del lavorare con passione, della nostra creatività, dell'azione sul mondo esterno (cose, situazioni, persone) ... tenere in pugno, dominare e possedere ... "tenere in mano la situazione".


ome sbloccare i dolori articolari e rimettersi in “piedi”: MG Fraxinus E. (gotta, artrite), TM Arpagophytum P. (attività analgesica e antinfiammatoria), TM Ribes N. (antinfiammatorio), MG Vitis V. (antinfiammatorio), MG Juniperus C. (antireumatico) O.E. Spiraea U. (antinfiammatorio).

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cibi (buoni) per la struttura ossea. Parlando di ossa, articolazioni e muscoli, non può mancare una sana alimentazione ... un cibo buono che nutre questo prezioso apparato ... sostanze in grado di sostenere e fare grandi cose per la struttura portante del movimento. E' risaputo da tempo che una alimentazione corretta può essere di notevole aiuto nella prevenzione e nella cura delle malattie articolari ... e non solo. Gli alimenti di maggior aiuto sono: il pesce, in particolare quello azzurro e grasso, come salmone, aringhe, sgombri, acciughe e sardine, ricco di acidi grassi polinsaturi (omega 3), che svolgono una spiccata azione antinfiammatoria, poiché riducono la produzione di sostanze interessate nello sviluppo dell'infiammazione (prostaglandine e leucotrieni) ... alimenti che "aiutano" il calcio: semi di girasoli, di sesamo, uova, mandorle e fagioli. In tavola non deve mai mancare frutta e verdura fresca, in particolare quella giallo arancione e verde scuro (zucca, melone, albicocche, carote, peperoni, cavoli e cavolfiori, agrumi e Kiwi), ricca di caroteni e di vitamina C. Ma anche frutta secca, semi oleosi e olio d'oliva, per il contenuto di vitamina E (flavonoidi). Inserire cereali integrali, uova, carne magra e lievito di birra, per il contenuto di Selenio. Tutte queste sostanze svolgono una potente azione antiossidante, in grado di contrastare l'invecchiamento e l'usura delle articolazioni. La vitamina C, inoltre, rinforza le pareti dei capillari, migliorando la circolazione del sangue e il trofismo articolare.

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IBI da EVITARE. Così come ci sono alimenti amici delle ossa, purtroppo ci sono anche sostanze che possono danneggiarle ... ovviamente cibi consumati sempre in maniera eccessiva e con troppa frequenza. Il primo messo al bando è lo zucchero raffinato, bianco, assieme ai dolci, perché come vedremo, demineralizza lo scheletro; sale e piatti con troppe fibre integrali e crusca, inoltre, hanno l'effetto di ridurre l'assorbimento intestinale del calcio. Una dieta eccessivamente calorica, ricca di alimenti contenenti grassi saturi (carni rosse grasse, salumi, formaggi), zuccheri semplici, sale e ossalati (un sale che legandosi con alcuni minerali ostacola la loro assimilazione, compreso il calcio), favorisce la produzione di fattori infiammatori, peggiorando le malattie in questione. Il sovrappeso o l'obesità possono inoltre sovraccaricare le articolazioni favorendone l'infiammazione. Infine, una dieta povera di alimenti vegetali e integrali peggiora la situazione articolare, per la carenza di vitamine e sostanze indispensabili per frenare l'invecchiamento e la degenerazione dei tessuti (riducendo il più possibile quelli che contengono una percentuale alta di acido ossalico). RICORDA, i cibi che acidificano il corpo (sangue), assunti in maniera eccessiva, sono: carne rossa, zuccheri semplici e carboidrati raffinati, latticini. Più il corpo è acido, più questo minerale (calcio) diventa solubile e viene richiamato dalle ossa per "correggere" l'acidità (si ricorda che il corpo funziona meglio su base alcalina e non su base acida, solo lo stomaco è acido: il valore ottimale del pH deve essere 7,4 ca.). Per basificare, quindi, il sangue è necessaria un'alimentazione equilibrata: ricca di cereali integrali, frutta e verdura in giusta quantità (cibi presenti ad ogni pasto o spuntino). Una giusta quantità di calcio non solo è indispensabile per le ossa, ma previene infiammazioni e artrite. E' fondamentale aggiungere il calcio al proprio regime alimentare e minerale. Nelle donne quando raggiungono la mezza età comincia a diminuire la densità ossea, negli uomini questo accade più tardi, ma tra la fine dei settanta e i primi ottanta sono ugualmente a rischio di osteoporosi. Assumere un certo quantitativo di citrato di calcio, la forma più facilmente assimilabile, prima di coricarsi, preferibilmente con un cucchiaino di formaggio fresco o yogurt magro, di tofu o di qualsiasi altra forma di proteina di soia per facilitare l'assorbimento. Nell'organismo vi sono molti fattori che influenzano l'equilibrio del calcio. Ancora una volta i metalli pesanti come il piombo "rivaleggiano" con il calcio (interferiscono con le funzioni dei vari organi). E così fanno il sodio, il tè, il caffè, il cacao e il vino rosso. Si ricorda che il caffè, in particolare quello che si beve al mattino, aumenta l'acidità del sangue. Nelle donne dopo la menopausa i bassi livelli di estrogeni rendono il calcio meno fissabile. Uno dei fattori più importanti, già sottolineato varie volte anche in questo articolo, è l'attività fisica o, per dirla nel modo migliore, guai alla sua mancanza; se si svolge un'attività fisica di un certo livello, infatti, per esempio un semplice camminare, i livelli di calcio nell'organismo salgono notevolmente ... di una buona percentuale. Nell'organismo il calcio si muove continuamente dal sangue alle ossa e viceversa. Il suo rilascio nel sangue avviene quando ve ne è bisogno per la stimolazione muscolare o nervosa. Quando la reazione è terminata, la tiroide rimanda il calcio alle ossa secernendo l'ormone detto calcitonina. Uno squilibrio della tiroide o della paratiroide può quindi interferire con l'equilibrio del calcio. Una delle cause più comuni degli squilibri del calcio è lo zucchero (ma guarda un po') ... i diabetici conoscono a caro prezzo questo problema. Stress, zucchero, caffè, tè, cioccolata, alcol e fumo sono una vera minaccia per il sistema endocrino. Questi elementi provocano una perdita ancora più significativa di magnesio, minerale che insieme al calcio controlla le reazioni delle cellule muscolari e nervose. Per trasmettere un segnale nervoso da una cellula ad un'altra gli ioni di calcio vengono assorbiti dentro la cellula e poi nuovamente fuori (extracellulare). Gran parte del magnesio è invece intracellulare. Una carenza di magnesio porta a una crescita del calcio intracellulare che può decidere il destino della cellula stessa (morte). RICORDA, il calcio è astringente. Per evitare questo effetto, bisogna assumerlo con il magnesio che è lassativo e controbilancia gli effetti del calcio.


TTENZIONE, se il calcio e il magnesio non sono presenti in quantità sinergica, cioè in un rapporto di 2 a 1, l'organismo non riesce ad assimilare il calcio cosicché questo, una volta assunto, vaga nel corpo finché non raggiunge i tessuti molli, dove si deposita, dando inizio alla formazione di futuri calcoli. RICORDA, tutti gli elementi nutrizionali lavorano quando sono in proporzione sinergica. Se il calcio è un elemento indispensabile, la vitamina D è il DHL express (corriere) che lo trasporta. L’assunzione di calcio (latte) è indispensabile per la salute delle ossa ma se non è associato anche al fosforo (germe di grano), fondamentale per fissare tale minerale nella struttura ossea, serve a ben poco: le ossa rimangono “fragili”. La vitamina D può essere prodotta nel nostro organismo dall'azione della luce solare sulla pelle. Questa vitamina è conosciuta soprattutto per la sua capacità di stimolare l'assorbimento del calcio. La carenza di vitamina D provoca rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti (patologia metabolica a carico delle ossa). Le fonti naturali di vitamina D comprendono olio di fegato di merluzzo, pesci dei mari freddi (salmone ...), tuorlo d'uovo. In genere le verdure sono scarse di vitamina D, ma le fonti migliori sono le verdure in foglia di colore verde scuro.



TTENZIONE, la vitamina D è quella più tossica (può provocare danni ai reni e all'apparato cardiovascolare). La vitamina E, inoltre, non è solo un fenomenale antiossidante, ma è anche considerata una preziosa sostanza "portatrice di figli": la vitamina "antisterilità". Senza la vitamina E le cellule dell'organismo sarebbero completamente vulnerabili, e le cellule nervose sono le più esposte di tutte. La vitamina K1 (fillochinone), invece, viene spesso trascurata; è fondamentale per la salute delle ossa, perché è responsabile della conversione di una proteina ossea dalla forma inattiva alla forma attiva. Una carenza di vitamina K1 provoca una diminuzione della calcificazione ossea, dovuta ai livelli inadeguati di osteocalcina (proteina che lega ioni calcio). Nei soggetti con fratture da osteoporosi sono stati trovati livelli bassissimi di vitamina K1. In ognuno dei casi la gravità della frattura era strettamente correlata al livello della vitamina K1 in circolazione. La vitamina K1 si trova nelle verdure a foglia verde scuro. RICORDA, il sole innesca una reazione chimica che attiva la vitamina D ... prendilo senza esporti troppo a lungo. Il magnesio (si trova: verdure a foglia verde, frutta secca, legumi, funghi, fichi, cereali integrali e banane), come abbiamo già visto, aiuta a riequilibrare gli effetti del calcio sulla funzionalità dei nervi. Gli acidi grassi (omega 3) forniscono la lubrificazione di cui le articolazioni hanno bisogno per funzionare in modo efficiente. La vitamina C non dovrebbe mai mancare. Questa vitamina - senza mai esagerare - non solo è un potente antiossidante e rafforza il sistema immunitario, ma può anche aiutare a prevenire la perdita della massa ossea.


TTENZIONE, oltre a cambiare stile di vita e mangiare nel modo giusto, bisogna fare, sempre senza alcuno sforzo (questo è sempre un mio punto di vista), tanto e tanto movimento; praticare un'attività fisica leggera anche per una sola mezzora al giorno basta a fare la differenza: per il cuore, le arterie, le ossa, le articolazioni, l'umore, la salute in generale ... le ossa si mantengono sane e "giovani" solo introducendo piccoli e semplici cambiamenti nello stile di vita. Non trascurare mai il camminare. E' il movimento perfetto e non solo per l'anziano. Più flessibili ci si mantiene, e più si diminuisce il rischio di farsi male. Se si soffre di artrite o si ha qualche problema a livello di articolazioni o muscoli, bisogna cercare di immergersi per qualche tempo nell'acqua tiepida. Il nuoto o semplicemente sguazzare nell'acqua per la terza età come più aggrada è utile per il sistema osteomuscolare. Tieni ben presente che una dieta ad alto contenuto di proteine, oltre ad appesantire i reni, può accelerare la perdita della struttura ossea. Una quantità eccessiva di proteine, può rappresentare una minaccia per le ossa, perché fa sì che l'organismo elimini il calcio, invece di assorbirlo. Lo stesso vale per tutte le bevande gasate ricche di caffeina.

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Perché è fondamentale l'equilibrio psicosomatico. I motivi sono davvero tanti. Il corpo e la mente - come più volte evidenziato - sono strettamente interconnessi: la salute dell’uno influenza quella dell’altra. Gli stati emotivi, infatti, come la solitudine e il dolore influiscono sul sistema immunitario, rendendo la persona più vulnerabile alla malattia: si verificano percorsi chimici che legano l’attività cerebrale ai processi fisiologici dell’organismo. Un esempio concreto è che il cortisolo e l’adrenalina - ormoni dello stress - inibiscono la produzione di anticorpi e quindi riducono le difese dell’organismo. Si sa da tempo, inoltre, che i globuli bianchi (che combattono i virus) si bloccano temporaneamente nei soggetti colpiti da un lutto. Le emozioni scatenano delle ondate di “messaggi chimici” - i famosi neuropeptidi - che raggiungono tutte le parti del corpo, inducendo dei cambiamenti fisici che disturbano o favoriscono l’omeostasi (processo con cui il corpo mantiene l’equilibrio interno): possono impedire i diversi sistemi dell’organismo di comunicare fra loro. A livello emotivo, lo stress può determinare ansia, irritabilità e tratti depressivi, ma non ha solo effetti psicologici, sul piano strutturale causa tensioni muscolari, congestiona la circolazione, altera la respirazione e alza la pressione, mentre sul piano biochimico può avere effetti devastanti sulle molecole messaggere nel flusso sanguigno, altera le funzioni dell’intestino, della circolazione e della pelle e, non meno importante, indebolisce i processi di riparazione dell’organismo. Certi schemi mentali e modi di pensare (desideri, azioni, emozioni) possono causare o facilitare una serie di disturbi, come la sindrome dell’intestino irritabile, gli eczemi e le infezioni virali. In mancanza di omeostasi, dopo un lungo periodo di tensioni a livello biochimico, strutturale e psicosociale, si creano condizioni favorevoli per l’insorgere di disturbi infiammatori cronici, disturbi cardiaci e persino tumori. Ogni disagio emotivo, pertanto, oltre a portare con sé una profonda sofferenza soggettiva e una caduta del rendimento individuale, compromette - in maniera più o meno grave - i rapporti sociali e favorisce un rapido deterioramento fisico. Anche il malessere più leggero, con il suo linguaggio misterioso e ricco di significato, può alterare i rapporti - con se stessi e gli altri - influenzare l’andamento della salute e la vita quotidiana in maniera continuativa: paure, rinunce e limitazioni nelle scelte di vita si riscontrano facilmente… come dire, sono sempre all’ordine del giorno. In realtà, un errato modo di affrontare la vita può trasformarsi senza dubbio, proprio per le ragioni più volte esposte (le famose problematiche emotive rimaste insolute), in un persistente malessere, in una profonda sofferenza e in un qualche incomprensibile disturbo. Si pensi, ad esempio, le piccole deviazioni della condotta sessuale, le devastanti preoccupazioni, l’invalidante timidezza, i repentini cambiamenti dell’umore, le incontrollabili condotte evitanti e dipendenti. 


utte queste condizioni, oltre a distruggere fantasia e creatività, producono una notevole “stanchezza” e interferiscono con lo svolgimento delle varie attività quotidiane: una vita che in fondo in fondo non scorre più in modo lineare e del tutto tranquilla (anche l’interessato ne è consapevole seppur in maniera confusa). Ogni sintomo morboso è collegato ad una sofferenza, ad una esperienza spiacevole e può “svanire” se si scopre la giusta correlazione. I continui disagi emotivi, infatti, possono logorare i rapporti con i familiari e amici, che spesso abbandonano il campo perché si stancano di dare ascolto ad una litania di lamentele. Questi soggetti, per ironia della sorte, rischiano di restare isolati proprio quando avrebbero maggior bisogno di comprensione, di aiuto e di sostegno diretto. Considerare, pertanto, l’individuo solo dal punto di vista fisico è insufficiente. Quando una patologia ne provoca un’altra, ma ciascuna viene trattata solo per sé, resta ignorato un aspetto di base fondamentale: tutte queste malattie che si esprimono in maniera diversa potrebbero avere un legame, una causa in comune. Quanto più è radicato questo atteggiamento, cioè quanto più a lungo si dà la caccia alla singola malattia, tanto più scarse sono le probabilità di un successo globale. Ogni malato è stato “educato” a concentrarsi intensamente sui propri mali. Osserva se stesso, cerca tutte le possibili cause, anche quelle più remote. Spesso i suoi sforzi sono vani, in quanto egli indaga soltanto sull’aspetto corporeo e si aspetta, quindi, una solerte risposta da esso. Ma come andrebbero le cose se in questo scrupoloso “esame” egli cambiasse direzione, osservasse le sue condizioni anche sotto un aspetto del tutto diverso? Che piega prenderebbe tale fenomeno se egli cambiasse atteggiamento, cominciasse a sottoporre il proprio stato emotivo ad un esame più attento e critico? L’accesso psicologico alla malattia non è mai impossibile. Egli deve soltanto cominciare ad includere nelle sue riflessioni il suo personale atteggiamento, la sua interiorità e i propri bisogni più profondi … avere una visione più ampia, allargare lo sguardo e vivere in maniera più consapevole, libera e spontanea (non mi si dica per favore: “fosse facile”… ovviamente ogni cosa richiede allenamento). Bisogna pertanto porsi la seguente domanda: questo mio modo di vivere è l’unico possibile? Oppure è possibile assumere un atteggiamento diverso, più produttivo e meno dispersivo, più soddisfacente e gratificante, migliore e più vantaggioso verso la vita? La vita quotidiana riserva ad ogni persona disagi, preoccupazioni, conflitti, offese. Le aspettative non si realizzano. Si deve ricominciare, subire. Nessun individuo può essere sempre a posto, felice, sempre soddisfatto, sempre gioviale, sempre contento. Il soggetto che sottopone la propria condizione emotiva al setaccio, ad un esame curioso, attento e critico significa che non vuol lasciare il proprio “benessere” in mano ad altri, ma vuole personalmente occuparsi della propria salute e della propria felicità in modo del tutto naturale, spontaneo, consapevole ed autonomo. Una persona che si occupa direttamente dei propri bisogni in maniera globale, tenendo presente sempre l’interazione fra corpo e mente in ogni sua sfumatura., ha deciso non solo di prendersi in mano la propria vita con grande spirito di onestà verso se stessa, ma vuol fare qualcosa di concreto e decisivo per ridurre i vari disagi e migliorare l’esistenza consapevolmente. Egli si trova di fronte al compito di trarre un bilancio. Se si vive principalmente in un latente stato di infelicità, di insoddisfazione, di irritabilità, di sfiducia, allora sussiste il fondato sospetto che ogni disturbo si trovi direttamente in rapporto con questa condizione psichica (conflitti irrisolti) … un fenomeno che se si è attenti nell’ascolto può raccontare molte cose di cui l’individuo, distratto, non è a conoscenza, portare un prezioso equilibrio in sintonia con la propria natura e capire se si sta agendo secondo i propri desideri o aspettative. In breve, incanalarsi sulla giusta via del “benessere”, seguire le proprie passioni, cercare di realizzare un progetto di vita gratificante e soddisfacente diceva Socrate: “Una vita non analizzata non è degna di essere vissuta”. RICORDA, i segnali interni del corpo spontanei e autentici che ci accompagnano in ogni istante della giornata sono: sensazioni, emozioni, intuizioni … sono messaggi continui che possono far sbocciare le nostre vere potenzialità, percorsi davvero inaspettati, ma anche esprimere i disagi più profondi, segnalano quei modi di fare, tutta quella zavorra, comprese le deludenti aspettative, che riempiono la vita di sforzi inutili … voler essere sempre sotto i riflettori, sempre pronti ad ottenere l’approvazione, il bisogno di dimostrare di essere ciò che non si è realmente, accettare sempre tutto, indaffarati continuamente di aggiustare ogni cosa considerata fuori luogo, orientati a far piacere e buona impressione a scapito di quello che veramente si desidera, vivere per gli altri, il bisogno continuo di farsi in quattro per essere accettati, sono tutte situazioni che non permettono in nessun modo di realizzare se stessi: allontanano dalla vera felicità.



'equilibrio è, dunque, fondamentale per la salute e il benessere in generale: difetto o eccesso fanno parte della stessa medaglia, creano problemi al "metabolismo": fisico e mentale. Ogni settore della vita quotidiana deve essere in equilibrio:
rapporti, alimentazione, umore, tempo libero, sessualità, lavoro (come abbiamo visto per il pH nel sangue). Ma chi può stabilire il limite, il giusto o la corretta proporzione? Ognuno di noi è diverso dall'altro e, quindi, anche i parametri di classificazione risultano differenti. Ma noi siamo "grandi e potenti", capaci di riflettere, di mettere a fuoco le cose, valutare le situazioni che vanno o che non vanno, che funzionano o che non funzionano per il verso giusto; astutamente e sapientemente in grado di individuare quell'area di interesse dominante o privilegiata che va a scapito di un altro settore di uguale importanza; cogliere il difetto o l'eccesso di un determinato fenomeno che blocca o accelera vitalità ed eccessiva energia in altri territori della vita ... tutto ciò che non si trova, per svariati motivi, nel giusto equilibrio.



oncludendo possiamo dire che l'apparato locomotore è molto di più dell’impalcatura che sorregge il nostro corpo: ci sostiene, concretamente, anche in senso psicologico. Anche se di primo acchito tale affermazione può disorientare, creare perplessità a tutti coloro che guardano con sospetto la dimensione emotiva, essa viene ampiamente confermata dallo stretto legame neuro - fisiologico che esiste tra tensione emotiva e tensione muscolare. Con un problema alle ossa si intende una serie di patologie diverse: artrite, artrosi, discopatie, reumatismo muscolare, viziature di posizione del rachide, eccetera. Si tratta di un fenomeno talmente vasto e diffuso da occupare i primi posti nella graduatoria delle malattie croniche (pare che le donne rappresentino l'80% di questi pazienti). In reumatologia, forse più che in altri settori della medicina, si presenta frequente il problema dei rapporti tra psiche e soma: caratteristiche emotive che accomunano soggetti con queste patologie. Nella grande maggioranza dei casi l'atmosfera familiare o meglio la figura di riferimento dominante è spesso imperiosa, fredda, esigente: viene ricordata per la sua severità oppressiva. Si RICORDA che il “gelo” - soprattutto quello affettivo - contrae, allontana dagli altri e genera rifiuto (crea disistima, fragilità, insicurezza, rinunciatari, pessimisti ... rende scarsamente intraprendenti), mentre il “tepore” avvicina e rende disponibili (rassicura, infonde fiducia in se stessi e negli altri, crea un'atmosfera in cui ci si sente amati, accettati ed apprezzati … senza complessi “voli pindarici”). Spesso i nostri malati futuri dimostrano atteggiamenti insieme di paura e di dipendenza verso questa figura di riferimento dominante (fredda ed aggressiva) e nello stesso tempo covarono uno spirito di ribellione che non potevano estrinsecare a causa della loro insicurezza, dipendenza e paura. Da piccolo, il futuro artritico non ha amici perché, spesso, non sa offrire nulla per accattivarsi la simpatia dei coetanei; ha timore di tutto, abituato a tale senso di insicurezza intima e sociale, dall'esagerato rigore educativo e dalla scarsa o nulla confidenza di cui è fatto oggetto in famiglia (le figure di riferimento hanno caratteristiche e atteggiamenti ben precisi: una fredda e severa, l'altra debole o assente). Un individuo che, in generale, appare dipendente e contemporaneamente ostile, incapace di lasciar sfogare una qualsiasi carica aggressiva; è un soggetto insoddisfatto che, sapendosi debole e non protetto, rifiuta di lottare con le armi dell'agonismo e delle alleanze sociali, considerando chiuse a priori le possibilità di eventuali miglioramenti ambientali, per un senso misto di incomprensione, colpevolezza, inferiorità. Alle notevoli difficoltà di tal genere, che l'artritico si vede opporre dall'ambiente, egli reagisce organizzandosi in un modo tutto suo, traendo soddisfazione sufficiente dall'assunzione volontaria di atteggiamenti compensatori di protezione e di iperattività a loro volta ottenuti con il sacrificio masochistico di servire un po' tutti per avere dagli altri, almeno, un po' di gratitudine e di confidenza.



er semplificare la cosa, potremmo dire che le caratteristiche psicologiche del futuro
“ossa rotte” è simile a quello del bimbo timido che sgobba sui libri per essere apprezzato almeno dagli insegnanti, che passa compiti a qualche compagno per averne in cambio un invito a giocare con lui, che fa la spia per accattivarsi la simpatia di un superiore, che rinuncia alla merenda per donarla a chi gli può dare la soddisfazione di giocare con un giocattolo, provare la bicicletta o lo scooter (logica del “bravo bambino” che più tardi diventerà del “buon uomo”, entrambe sostenute da uno stile di vita improntato sul dovere a tutti i costi … destinato ad essere sfruttato dalla collettività e, purtroppo, anche nell'ambito familiare). E' la personalità, insomma, di un ingenuo, semplice, interessato ma imperfetto esponente del “doppio gioco” (capacità di impersonare più aspetti del carattere in momenti diversi), di un individuo che si barcamena come può per compensare con scarsi ma sufficienti vantaggi l'insoddisfazione, l'invidia, l'inferiorità. Quando questi individui si trovano di fronte ad eventi straordinari - situazioni di emergenza per intenderci - che sconvolgono la loro normale “economia” psichica mettendoli improvvisamente alle prese con situazioni inaspettate, e alle quali non si sentono preparati e non sanno, quindi, come reagire, viene a rompersi quell'equilibrio instabile da cui traevano le sufficienti soddisfazioni, e crollano così le naturali difese psicologiche che essi stessi avevano opposto a fatica contro le difficoltà dell'ambiente. Studiando con attenzione l'anamnesi di certe artriti e la personalità dei rispettivi pazienti, risulta che tale patologia si manifesta subito dopo un determinato evento familiare o sociale (variazioni di ambiente, nascite, lutti, separazioni, esami, matrimoni, promozioni, eccitazione sessuale)


TTENZIONE, non sono questi eventi a provocare la malattia, ma la malattia è il nuovo tipo di reazione, estremamente doloroso e noioso quanto in un certo senso utile e favorevole, a situazioni non affrontabili altrimenti … un fenomeno che cerca un'altra via, un altro modo di essere non in sintonia con quello esistente.


ornando ancora una volta a noi, la schiena è un albero - maestro che ci permette di mantenere la nostra “posizione” nel mondo e non solo a livello organico: consente di andare verso le cose (disponibilità, flessibilità, armonia, equilibrio). Tutti gli elementi dell’apparato locomotore (ossa, muscoli, articolazioni), sono in grado di adattarsi e coordinarsi reciprocamente l’uno all’altro per consentirci di realizzare ciò che decidiamo sia a livello meccanico (sdraiarsi, sedersi, correre) sia a livello psichico (rabbia, insicurezza, rancore, paura). Se osserviamo ad esempio l’effetto di un’umiliazione sul corpo, esso si disporrà immediatamente in maniera diversa. La testa china, le spalle abbassate, il collo rigido, la schiena incurvata sono precisi segnali del nostro stato emotivo: racconta il malessere che si agita dentro di noi. Le offese, in realtà, ci inducono a “ripiegarci”, per così dire, su noi stessi. Le articolazioni hanno dunque il compito di plasmare e dar voce a tutti quei movimenti che rispecchiano la nostra personalità, le nostre aspirazioni e i nostri conflitti. I dolori articolari, quindi, non dipendono solo da stress di tipo meccanico, da ormoni, dall’età, dal clima (freddo e umidità), da posture errate e da abitudini alimentari scorrette, ma possono essere una spia di un’evidente e seria difficoltà dell’individuo. Sono tantissimi i retroscena emotivi che giocano un ruolo determinante nel bloccare o infiammare le articolazioni. I disturbi alla schiena - a seconda della loro localizzazione e della modalità con cui si presentano - raccontano i nostri conflitti, il nostro modo di resistere alla vita e le nostre vere difficoltà: apertura o chiusura con il resto del mondo. Il dolore localizzato nel tratto cervicale è presente in quei soggetti che si sentono gravare sulle loro spalle responsabilità e pesi intollerabili (fatiche, disagi, impegni). Persone schiacciate letteralmente dall’essersi assunte “impegni”, troppo gravosi, non compatibili con la loro natura. Con questo atteggiamento, l’aggressività trattenuta nello sforzo di “adattarsi” alla richiesta del ruolo assunto, viene bloccata nei muscoli delle spalle creando uno stato di continua tensione. Con il movimento della spalla, inoltre, possiamo tenere a debita distanza una persona o abbracciarla, salutarla, minacciarla oppure imporle un comando; tutti gesti sociali, che ci mettono in relazione con gli altri. La metafora linguistica “farsi largo con i gomiti”, ci ricorda come questo atteggiamento, tentando di delimitare uno spazio tutto nostro, possa presentare anche aspetti aggressivi che se troppo accentuati creano, con le continue tensioni muscolari, problemi in questo distretto corporeo. Se si cerca di sconfinare, andare oltre il nostro “spazio d’azione”, questa articolazione può “fermarci” con il sintomo “dolore”. Anche un “polso troppo fermo” può bloccarsi nel gestire situazioni difficili e complesse.


 ’anca è uno snodo articolare molto importante che ci permette di avere una camminata “ancheggiante” (richiamo sessuale), di spostarci in maniera sicura, fluida e armoniosa; permette di procedere nella direzione “giusta”, puntare diritti verso le aspirazioni e le scelte esistenziali. I dolori che ne limitano l’oscillazione, i suoi movimenti, possono anche essere l’espressione di paura verso una sessualità vissuta in maniera controllata e soffocata. In realtà, se l’esperienza sessuale è vissuta come un “territorio accidentato”, questo sofisticato meccanismo potrà bloccarsi proteggendo il soggetto da “movenze temute”. Quando poi si arriva a un punto di tensione critico, ecco intervenire, come d’incanto, il dolore o il blocco: chi voleva essere tutto d’un pezzo, tener duro, non mollare mai, si deve letteralmente “piegare”, chi voleva, invece, in maniera conflittuale fuggire (cambiare) o trasgredire (nuovi incontri) ha la scusa buona di non farlo. Un’autostima fragile, il timore di lasciarsi andare, gli obblighi mal vissuti e le continue paure provocano posture scorrette, si trasformano in rigidità muscolare e influenzano il nostro modo di pensare. In compenso sono soggetti che si agitano molto, ma si muovono poco. Sentimenti, piaceri e desideri vengono prontamente censurati per uno stile vita “impeccabile”: preferiscono sempre il dovere alle loro grandi passioni. La “rigidità” è sempre un messaggio emotivo da non sottovalutare, esprime la difficoltà a tener sotto controllo gli eventi e le persone con cui si entra in contatto. Sono soggetti insicuri, facilmente influenzabili perché vivono in funzione di conferme esterne, sempre sotto esame, spaventati, ipercritici nei propri confronti, si colpevolizzano anche per errori banali e stentano a riconoscere i propri meriti: una lode improvvisa, per aver raggiunto risultati positivi, può metterli in imbarazzo


li individui più esposti ai disturbi osteo - articolari tendono ad adeguarsi, seppur controvoglia, a esperienze vissute come “problematiche”, reprimono gli slanci emotivi perché pensano che una personalità forte (tutta di un pezzo, che si spezza ma non si piega come le ossa) debba tenere “tutto dentro”, non accettano i cambiamenti e fanno di tutto per sacrificarsi: nascondono i propri desideri in nome di una identità imposta … salvano l’immagine esteriore ma si dimenticano di se stessi. Sono dotati di grande potenzialità ma non riescono a “muoversi” liberamente nelle proprie decisioni in quanto sono dominati da una grande rigidità o coerenza morale. Dinamiche mentali che si traducono in una pessima respirazione e in forti dolori a carico di tutta la struttura muscolare. La flessibilità e l’elasticità per chi ha dolori articolari sono parole del tutto sconosciute. Sono sempre tesi, duri, contratti, indecisi, incapaci di relazionarsi in maniera serena con il prossimo: l’interrogativo che li mette alle “strette” è cedere o forzarsi. Il corpo si paralizza, sembra chiudersi in una camicia di forza. Dolori lancinanti alle articolazioni, tendini e legamenti completamente “inceppati”. Il segreto del buon funzionamento delle articolazioni dipende da buoni “lubrificanti”: flessibilità, dolcezza e armonia, affrontare la vita in modo più cedevole e morbido risana il corpo liberando la mente.
 
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 dolori articolari parlano di un fare impacciato, indeciso, non fluido e poco armonioso, di problemi relazionali e blocchi emotivi profondi che non vengono mai ascoltati, di desideri importanti tenuti a debita distanza perché moralmente considerati sconvenienti, di richieste eccessive che sovraccaricano l’intera struttura, di rifiuti che avviliscono e bloccano il movimento e l’espressività… segnalano la vera disponibilità verso gli altri, la lentezza nel prendere decisioni, il bisogno di affermazione, le varie responsabilità della vita, i conflitti affettivi, gli stili di vita.

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NON UTILIZZARE QUESTE SOSTANZE SENZA UNA DIAGNOSI PRECISA O IL PARERE DI UN PROFESSIONISTA QUALIFICATO. QUESTI ESEMPI RIENTRANO - COME TUTTI GLI ALTRI ARTICOLI PUBBLICATI - IN UN PROGRAMMA INFORMATIVO ED EDUCATIVO, NON PRESCRITTIVO. TALE ELENCO, INFATTI, PER NIENTE ESAUSTIVO, E' RIVOLTO A STIMOLARE ULTERIORE CONOSCENZA, AD ESSERE - SE LO SI VUOLE - PIU' PREPARATI, CONSAPEVOLI, RESPONSABILI E, SOPRATTUTTO, ATTIVI NEL GESTIRE LA PROPRIA SALUTE … SAPERE COSA SI VUOLE E, SOPRATTUTTO, FAVORIRE IL DIALOGO CON LO SPECIALISTA IN MANIERA APPROPRIATA E PIU' VANTAGGIOSA POSSIBILE PER ENTRAMBI.



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