Alcune Riflessioni su come stare meglio …
a prima cosa da fare, quando si soffre di un particolare disagio emotivo, è quella di cercare di assumere il controllo della situazione, anziché subirla: sedersi al posto di guida e decidere dove si vuole andare. Sapere equivale a potere, diceva quel famoso saggio; cercare sempre di documentarsi, informarsi e di imparare il più possibile sul proprio disagio. Riconoscere e trattare i problemi emotivi al loro esordio, prima che possano diventare uno stile di vita e un proprio modo di pensare, comporta vantaggi notevoli; è molto più facile domare le fiamme prima che il fuoco diventi un incendio. Molti problemi emotivi rispondono in maniera più veloce e completa se il programma terapeutico è intrapreso nelle fasi iniziali del decorso, prima che i sintomi siano diventati per il soggetto, e per il suo cervello, un modus vivendi. Una terapia tempestiva riduce anche il rischio di successive ricadute e migliora nel complesso la qualità di vita del soggetto. Decidere di differire una richiesta di aiuto può essere una tentazione, ma il più delle volte è una cattiva idea, a meno che la sintomatologia non sia leggera, legata a una condizione transitoria e, soprattutto, di breve durata. L’impegno per cercare di rimanere aggiornati dev’essere costante e in forma continuativa. E’ sempre buona cosa cercare di conoscersi meglio. Gli individui, spesso, sono dotati di un grande spirito di osservazione per quanto riguarda tutto ciò che li circonda eccetto, ovviamente, se stessi. Una buona conoscenza di se stessi è un fattore indispensabile per cercare di migliorarsi, e succede facilmente di trovarsi davanti a ampie, complesse zone oscure quando si guarda l’unico oggetto che non si riesce mai a distinguere chiaramente: se stessi.
isogna cercare con calma di imparare di più sui propri comportamenti caratteristici, su quello che piace o non piace, sui punti di forza, le debolezze, le inclinazioni, le attitudini, i pregiudizi e le varie paure; per completare e rendere più vantaggioso questo quadro introspettivo può essere d’aiuto verificarlo con una persona affidabile con cui si è in profonda sintonia (che non critichi e non esprima mai giudizi di valore). Un altro aspetto importante è essere seguiti da un professionista capace e competente, in grado di capire i problemi e a porli nella giusta prospettiva. Se questo rapporto iniziale non soddisfa le proprie aspettative è giusto sceglierne un altro. Questo non significa che il professionista sia incapace o sia un ciarlatano, ma può essere che non abbia esperienza nel trattare quel problema clinico specifico a lui sottoposto. Nessuno è in grado di garantire che le varie strategie terapeutiche funzionino. La buona riuscita dipende sempre dalla natura del problema, dalla cronicità, dalle terapie scelte, dalle capacità dello specialista e, soprattutto, dall’impegno assunto dal soggetto che chiede aiuto.
Se un individuo si avvicina alla terapia con la convinzione che nessuno possa realmente aiutarlo o che tutti i professionisti siano “pizzicagnoli”, la guarigione è tutt’altro che certa. Non si tratta di far prevalere la suggestione ma semplicemente stimolare l’individuo, attraverso la realizzazione di metodiche terapeutiche, ad impegnarsi e partecipare attivamente al processo di guarigione sempre con un senso critico genuino e non con un sentimento oppositivo del tutto ingiustificato e pregiudiziale (per esperienze negative passate: ogni intervento è sempre unico!).
ccorre che s’instauri, fra specialista e paziente, una collaborazione di tipo creativo, basata sulla solidarietà, ma anche sull’accettazione di un impegno a comprendere in profondità e poi a correggere le compensazioni artificiose e controproducenti, costruendo in tal modo un nuovo “stile di vita”. Chi ha sofferto per anni in silenzio, attraverso il percorso collaborativo e lavorando seriamente, può scoprire dentro di sé potenzialità e capacità che non avrebbe mai sospettato di possedere. Attraverso questo cammino, responsabile e creativo, che porterà alla guarigione, questi soggetti possono imparare a vivere e a relazionarsi in maniera più gratificante, ritrovare l’autostima, la sicurezza, riacquistare il controllo di se stessi, scoprire che hanno delle grandi potenzialità e, soprattutto, le risorse per prendere le decisioni giuste. Anche se c’è la tendenza a guardare con sospetto o addirittura con insufficienza chi soffre di un disagio emotivo, è bene sottolineare che non è un “lebbroso”, tanto meno un debole o un incapace, semplicemente non affronta i suoi problemi in maniera corretta e vantaggiosa (non si è mai responsabili della malattia ma del proprio comportamento). L’intervento terapeutico è rivolto a cambiare il modo in cui un individuo sente, pensa, agisce ed entra in relazione con gli altri così che possa scoprire e perseguire nuovi obiettivi, conquistare una consapevolezza diversa riguardo al comportamento e acquisire nuove capacità reattive agli eventi.
l “senso” della
sofferenza psichica. Non sempre il senso di malessere
si accompagna a quella tendenza autocritica ed introspettiva che produce nella
coscienza dell’individuo quella avvilente sensazione di subordinazione in
presenza d’altri che è poi il più noto sintomo del complesso di inferiorità.
Può mancare allora in conseguenza il senso di una sofferenza realmente vissuta
per quanto non possa affatto dirsi che la persona in questione goda di
benessere psichico. Spesso il ‘portatore’ del complesso di inferiorità assume
un atteggiamento espansivo, apertamente vanaglorioso e prepotente che sembra
riprodurre caricaturalmente il comportamento remoto del bimbo esibizionista e
capriccioso di un tempo. L’autocritica è in questi casi, di norma, inibita.
L’individuo sembra, paradossalmente, non accorgersi di essere a disagio o di
soffrire …
sembrerebbe anzi voler dimostrare di essere felicissimo. Non registra, neppure
come sfumatura, l’infantilismo insito nel suo comportamento. L’andatura
aggressiva che lo porta ad avere sempre ragione per forza rende il soggetto
annebbiato dall’impressione di essere più forte e, quindi, per associazione,
‘il più grande’ … di essere adulto.
iassumendo. L’ansia è uno stato
di incertezza, di allarme, di oppressione, di smarrimento, di rimorsi, di
dubbi, di scoraggiamento, di dipendenza, di senso di inferiorità, di perdita di
autostima … una forma attenuata di angoscia persistente.
ulsione: spinta a passare
all’azione, essa proviene dall’Es (Es: designa la parte della vita
psichica dalla quale provengono gli impulsi istintivi che obbediscono al principio
del piacere. Forma la base dell’inconscio e non stabilisce alcuna relazione con
il mondo esterno, ma soltanto con gli appetiti corporali … struttura rivolta ad ottenere la
soddisfazione dei bisogni pulsionali). L’Io,
invece, principio della realtà (parte dello psichismo che è intermediaria
tra l’inconscio e il mondo esterno; ha il compito di stabilire un ponte tra il Super – Io, cioè il sistema dei divieti
e delle regole morali e l’Es), è
molto spesso costretto a frenare le pulsioni. Se le rimuove in modo troppo
severo ed assoluto nell’inconscio, c’è il pericolo che si crei un complesso (complesso: insieme di sentimenti più o
meno contradditori, rimossi nell’inconscio. Si riferiscono ad una idea, ad un
ricordo, la cui comparsa nell’Io cosciente provocherebbe un conflitto): la
pulsione rimossa continua ad agire e attraverso strade indirette porta il
soggetto a commettere azioni irrazionali senza che egli ne possa dare una
spiegazione logica.
L’ansia
segnala che l’Es si sente frustrato in un suo bisogno vitale o che vi è una
minaccia del Super – Io, in seguito alla trasgressione di una interdizione
morale insegnata. L’ansia è un’energia, una forza intelligente, un segnale
importante che ci indica che stiamo facendo delle cose poco gratificanti e,
soprattutto, che stiamo trascurando o che ci stiamo allontaniamo dal nostro vero
benessere … dalla saggezza della vita. Si presenta, infatti, sul palcoscenico
quando vogliamo sembrare diversi da quello che siamo realmente, tenere
continuamente tutto sotto scacco, senza mai sbottare, la rabbia e, soprattutto,
conservare ogni cosa nello stesso modo all’infinito, niente per certi soggetti deve
mutare. Non
dobbiamo dimenticare che chi soffre d’ansia è continuamente teso e sul posto di lavoro questo continuo stato di allerta
influisce negativamente sui risultati, nei rapporti con i colleghi e i
superiori.
istendere
il corpo per acquietare la mente. Il rilassamento
non è una condizione naturale. Consiste infatti nel coniugare la concentrazione
mentale con la distensione muscolare, vale a dire due condizioni che compaiono
raramente insieme. Quando si è concentrati, si è decisamente tesi; all’opposto,
il rilassamento muscolare è accompagnato spesso da una certa de - concentrazione.
Esiste una grande quantità di metodi diversi per rilassarsi, ovvero portare
equilibrio biochimico all’intero organismo. Essendo ipnologo credo che l’ipnosi
sia una metodica terapeutica particolarmente utile per gestire lo stress. I vantaggi del rilassamento sono:
- Favorisce
il sonno;
- Non ci sono rischi;
- Combatte la stanchezza;
- E’ senza effetti collaterali;
- Può essere
praticato da tutti;
- Attenua la tensione e l’angoscia;
- Migliora le capacità fisiche e mentali.
’ipnosi
medica viene usata, infatti, a fini sedativi, analgesici e anestetici, per
certe affezioni psicosomatiche: disturbi del ritmo
cardiaco, angoscia, ansia, asma, obesità, ulcera gastrointestinale, disturbi
urinari, artrite, impotenza, frigidità, dermatosi .... più in generale, non
meno importante, difficoltà di ordine conflittuale o esistenziale.
E’ efficace contro certe nevrosi. Pur fugace e difficile da misurare, la realtà
dei fenomeni ipnotici non è più contestata. Il trance, che può raggiungere vari
gradi di profondità, comporta un rilassamento fisico completo. L’ipnosi,
quindi, può indurre un rilassamento profondo e migliorare le condizioni
biochimiche dell’organismo … benefici che, spesso, nessun altra tecnica
distensiva porta.
oncludendo. Chiunque può trarre vantaggio da
un rinnovato e periodico esame di se stesso. L’essere umano si lascia prendere
troppo facilmente dall’abitudine, dalla routine … così piano piano la sua sensibilità si
affievolisce. E indipendentemente dal talento personale, sono pochi coloro che
conservano un’attitudine a sentire vivamente le emozioni in modo davvero acuto
da riconoscere se stessi e il loro prossimo con quella lucidità e chiarezza
sufficiente per vivere la vita il più intensamente possibile. Il modo con cui
giudichiamo diventa abitudinario, una noia incredibile: siamo sempre, o per
almeno alcuni, quasi sempre giusti, onesti, leali, comprensivi: eppure, guarda
un po’, non sempre felici. Di fatto, siamo spesso, intontiti, disorientati,
infelici. Siamo indotti a darne la colpa alle circostanze spiacevoli della
nostra esistenza, alla gente, ai colleghi, agli amici, al partner, ai luoghi e
ai fatti che ci circondano. Ma forse qualcosa di noi, nel modo in cui valutiamo
e reagiamo nelle opportunità che ci si presentano, “cospira” a renderci
infelici. Esaminare questo qualcosa significa prendere in esame se stessi. Ma
che fatica … certo per uno come me che ha fatto otto anni di analisi adleriana
può essere semplice, ma credetemi sono dalla vostra parte, capisco che non è facile. Ma non come ci siamo esaminati ieri o il mese scorso!!!. L’introspezione deve
essere di tipo diverso … per importanza e orientamento. Dopo tutto, abbiamo già
vissuto con noi stessi e gli altri abbastanza a lungo da aver imparato un sacco
di cose sia “buone” sia “cattive” … dobbiamo rendere la conoscenza
effettivamente utilizzabile, agire in base a ciò che sappiamo.
Se soffri non rimandare,
non
rinviare un affettuoso e genuino sostegno:
l’aiuto deve essere chiesto quando
serve realmente!
… altrimenti puoi cronicizzare e soffrire inutilmente in
silenzio. Se, poi, ti ritrovi continuamente inchiodato al dolore forse è
davvero il momento di farti aiutare, di mettere fine ai tuoi patimenti reali o
immaginari, non è un gesto di debolezza ma di grande forza.
ICORDA, cerca di essere
un po’ più “egoista”, prendi tutto
ciò che puoi dalla tua vita, senza naturalmente essere lesivo verso altri …
cerca di essere naturale, spontaneo e senza maschera, evita di vivere in
funzione di qualcosa o di qualcuno perché primo o poi paghi ‘dazio’, PRENDI fin che puoi, divertiti, mangia
cibi “buoni”, gustati se lo desideri in
compagnia o da solo, a cena o in un momento di relax, un buon bicchiere di vino
o qualunque cosa che ti piaccia veramente … cerca di essere orgoglioso del tuo
corpo, riconosci il suo valore gratificandolo con calorosi contatti, piacevoli sapori,
gradevoli suoni, eccitanti visioni e intensi profumi … non smettere mai di “studiare”,
INFORMATI continuamente, SAPPILO, noi impariamo anche dalle
persone antipatiche ed odiose, prendi da loro quello che ti fa star bene e
ricambiale con la tua naturalezza e spontaneità senza esprimere giudizi di
valore verso te stesso o verso di loro … goditi le cose intorno, gustale
lentamente attraverso i tuoi sensi … NON
TEMERE, sono le sensazioni che ti mettono sulla strada giusta, ti
permettono di scegliere, di sentirti bene e in solida salute: di vivere più a
lungo …
on lasciarti sfuggire niente, ‘INVESTI’
sulla tua felicità personale, sulla salute, sul lavoro e, perché no, anche su
una buona situazione finanziaria che meglio si confà col tuo stile di vita …
partecipa attivamente al tuo benessere, NON
lasciare la gestione della tua vita in mano alla ‘fortuna’ o alle ‘stelle’, NON avere paura, affronta anche le cose
difficili, non temere le sfide complesse e sottili, perché nel tuo arsenale
fisiologico hai parecchie armi potenti e complesse in grado di rispondere con
saggezza al nemico, alla fine, altro non scoprirai che possiedi buoni contenuti
mentali e, con stupore, una grande intelligenza e una fervida immaginazione (l’insicuro
impiegherà un po’ di più di tempo a conoscere queste sue preziose e latenti
qualità, ma con un costante allenamento raggiungerà il traguardo) … non
lasciare MAI il compito di
‘aggiustare’ la tua esistenza ad altri …la
posta in gioco è davvero alta: la tua felicità! RICORDA, con un discreto divertimento, una giusta attenzione e una
buona concentrazione non solo puoi raggiunge la massima efficienza, ma è anche
possibile far pendere la bilancia verso di te,
con le mosse giuste, CREDIMI, NON è difficile influenzare le
avversità a tuo vantaggio.
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la
diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore
educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055 – E mail: bonipozzi@libero.it