mercoledì 25 aprile 2018

La prova costume …



La prova costume …
'estate oramai è alle porte e ognuno di noi, chi più chi meno, con una certa apprensione, deve fare i conti con i propri “salsicciotti” sparsi un po' ovunque; non c'è più scampo, bisogna affrontare a muso duro la “prova costume”. Non è solo la stagione delle vacanze, più calda e intrigante dell'anno, ma consente anche di sciogliere la 'rigidità' accumulata in quell'atmosfera assai fredda ed inquietante, nebbiosa, triste, buia e tenebrosa dell'inverno. “Spogliarsi” finalmente degli abiti larghi, pesanti ed ingombranti che coprono un corpo il più delle volte “imbavagliato”, immobilizzato, nascosto a strati da indumenti grandi, esagerati e senza forma, per appiattire pancia e mascherare, il più delle volte, solo qualche piccola “deformazione”: ridurre al minimo un distretto corporeo vissuto come troppo grosso, sfacciato e massiccio. Un corpo “truccato” che esce dall'inverno teso, stanco, goffo, rigido, indolenzito, appesantito, “spazioso” e, spesso, impacciato con scarso equilibrio, poca vitalità, privato del suo movimento libero e naturale. In realtà, abiti che sono serviti - per chi si trovava in uno stato fisico “abbondante” - a coprire alcune curve leggermente invadenti, ma se improvvisamente tolti possono trasmettono disagio, insicurezza, sfiducia e incertezza: mettere a nudo, in un sol colpo d'occhio, forme abbondanti e dimensioni esagerate ... per alcuni allarmanti, davvero preoccupanti. Un sole caldo e benevolo che prepara ad una specifica configurazione psichica”, rigenera il cervello e tessuti, ma che mette a nudo la dura e cruda realtà: può provocare timore e inquietudine circa il proprio girovita; costringe ad abbandonare una meticolosa, sofisticata e astuta 'copertura' adottata per coprire linee esagerate e fuori posto. In base a questa preoccupazione, con un evidente batticuore, ci si prepara - secondo la propria concezione estetica - a modellare il proprio corpo; un intervento comunque mirato, ben orchestrato, che faccia sentire bene e a proprio agio con se stessi e gli altri, sia al mare sia in montagna. E così, improvvisamente, prende corpo l'idea di rivedere, modificare o correggere le proprie dimensioni anche se appena lievitate. Si comincia a riflettere, a valutare se sono necessari alcuni piccoli ritocchini: dalla pappagorgia al pancino e, poi, al fondo schiena … che, per molti, deve essere sodo, ben evidente, ma sempre poco ingombrante. Secondo alcune visioni, per correggere eventuali inestetismi, bisogna a tutti i costi digiunare o seguire una dieta aggressiva, ferrea, estemporanea, formulata e propinata da qualche “birbaccione” senza tenere in considerazione l'organismo nella sua reale complessità e globalità: condizioni in toto direbbero alcuni specialisti.


“metodi miracolosi” che ci vengono oggi proposti per dimagrire sono tanti e, a dir poco, farraginosi: alcuni rispettosi, importanti e di grande efficacia, altri bizzarri, molti curiosi e insani, a volte davvero “infelici” e poco efficaci, spesso per niente salutari. Certo, se indossiamo il cilicio e ci mettiamo alla gogna, imbocchiamo la strada dell'autopunizione, ci atteniamo a diete rigorose, se riusciamo a reprimere caparbiamente le spinte biologiche che il nostro stesso organismo ci propone quotidianamente, ci è possibile perdere qualche chilo. Così non funziona … prima devi ritrovare il tuo piacere, il tuo entusiasmo! Non trattarti male, ma impara a rispettarti, a prenderti cura di te stesso, comincia a risvegliare i desideri più autentici e a fare ciò che ami veramente … se gambi rotta e smetterai di essere un “sorvegliato speciale” non solo metterai all'angolo cibo e ciccia, ma uscirai senza fatica dal tormento “prova costume”.


a a quanti sacrifici, per quanto tempo, dobbiamo sottoporci ad infinite torture per ottenere, il più delle volte, risultati mediocri? In realtà, non si tratta di martoriare il nostro corpo per raggiungere il desiderato peso forma” o la famosa sospirata prova costume”, ma di agire su alcuni meccanismi psicosomatici 'semplici' e naturali. Vediamo ora, senza tante pretese, alcuni punti di vista. Si ingrassa, come abbiamo potuto vedere anche negli articoli precedenti, per ragioni diverse. Alcuni mangiano troppo perché sono, in qualche modo, depressi. Altri, invece, sono ansiosi. Molti perché sono perennemente “affamati” di attenzione, affetto e amore. A volte l’obesità sembra una caratteristica di famiglia, però non è ben chiaro se ciò corrisponda a fattori ereditari oppure al fatto che i vari membri della famiglia si siedono a tavola insieme e, inesorabilmente, si abbuffano tutti quanti con strane, complesse e singolari abitudini alimentari.


algrado tutta questa varietà di cause, una cosa è certa (escludendo ovviamente disfunzioni metaboliche): la maggior parte delle persone 'robuste' non sarebbe tale se ascoltasse i messaggi del proprio corpo, su che cosa mangiare e quando farlo. Le abitudini alimentari di solito si sviluppano quando siamo bambini; inevitabilmente, perciò, è la figura di riferimento che detta le regole di base (ecco perché il cibo per gli psicoanalisti è sempre un simbolo della madre; ostilità, rabbia rimossa ed inconscia contro di lei). Quando si è piccoli, si è spinti a mangiare alle ore stabilite per i pasti. Quasi certamente la madre, quando non è preoccupata, si inquieta molto se si rifiuta il cibo e, probabilmente, anche di più se si lascia il cibo nel piatto (ci possono essere reazioni di apprensione ed allarmismo … il più delle volte non giustificate ma, purtroppo, le carte sono già state distribuite, la lezione è già memorizzata; da adulti, non abbiamo scampo, trasmettiamo lo stesso copione che ci hanno insegnato: abitudini, conoscenze ed esperienze; 


ICORDIAMOLO ancora una volta, non è un complotto contro le mamme, ma solo piccole riflessioni per comprendere meglio le situazioni e certi atteggiamenti; non ci sono tante opzioni: diamo le cose che abbiamo in dotazione, GUAI additare il loro operato. Se uno è stato allattato artificialmente, il suo addestramento” è cominciato anche prima che fosse in grado di sedersi a tavola, nel suo posto comodo e ben apparecchiato con tovaglie di puro cotone ed eleganti ceramiche: davanti a preziosi piatti di R. Ginori. Una ragione per cui l’allattamento artificiale tende a fare ingrassare di più è che - mentre è impossibile stabilire quanto latte è stato succhiato dal seno materno - risulta fin troppo facile vedere quanto ne è stato succhiato dalla bottiglia. 


e mamme ansiose, pertanto, tendono a spingere i lattanti a vuotare la bottiglia anche quando essi non hanno fame (attraverso questo atteggiamento si attiva e si coinvolge sempre, a nostra insaputa, una certa configurazione cerebrale … si stimola, nel bene e nel male, l'area cerebrale a produrre alcuni ormoni ed importanti neurotrasmettitori). Queste tendenze alimentari distorte fanno sì che il centro di controllo” cerebrale dell’appetito (ipotalamo) sia abitualmente scavalcato. Alla fine, il rapporto col cibo verrà ad essere governato non dalle vere necessità, dall’autentico bisogno di cibo per il proprio organismo (principi nutritivi), ma da un motivo del tutto artificiale di bisogno. 


uando diventiamo adulti, nella maggior parte dei casi siamo già abituati a mangiare secondo l’orologio della sala da pranzo e non secondo i “tempi” interni del nostro corpo. Mangiamo negli orari stabiliti da altri, da i nostri genitori o quando ci sembra di dover mangiare. Mangiamo quello che la pubblicità ci dice di mangiare e alle ore in cui le persone che ci circondano pensano che si debba mangiare. Queste abitudini “dannose”, però, se prendiamo in esame alcuni meccanismi psicosomatici, si possono cambiare con la stessa facilità con cui si sono formate. Ascoltando i segnali interni del corpo, abbandonando le abitudini che scavalcano il “centro di controllo” dell’appetito e mangiando quando si ha fame, si scoprirà che è possibile perdere peso o mantenersi snelli senza alcun aiuto esterno, seguendo alcune elementari norme. E' fondamentale essere presenti a se stessi, cioè sentire, calarsi direttamente nelle sensazioni, essere semplicemente consapevoli di tutto quello che si fa. 


gni sensazione o meglio ogni azione che mettiamo in atto ha valore solo se ne abbiamo la consapevolezza; ogni gesto, infatti, diventa importante, stimolante, di grande valore, si colora di curiosità e di entusiasmo quando lo si vive nel tempo presente: assume una funzione vitale, diventa interessante, e, soprattutto, unico (attiva ormoni e neurotrasmettitori del buon umore. RICORDA, il cervello produce sostanze benefiche quando siamo coinvolti in azioni stimolanti, eccitanti ... piccoli gesti interessanti, che ci piacciono e che amiamo). Ad esempio, quella tisana serale, realizzata lentamente con tutti i suoi rituali e gesti consapevoli, assume un enorme valore - smette improvvisamente di essere quell'infuso banale realizzato in maniera automatica, meccanica, svogliata e noiosa (lontani da se stessi) - diventa, in quel preciso istante, coinvolgendo tutti i sensi, una gustosa e preziosa bevanda, profumata, gradevole e salutare … una MIA creazione con un tocco in più, la MIA sorprendente, meravigliosa, grandiosa ricetta piena di stimoli e sapori, con proprietà davvero “miracolose” sia per il corpo sia per la mente.
 

ICORDA, se smetti di “sentire”, di meravigliarti, di sognare, di farti sorprendere, rischi parecchio … con il tempo si spengono anche le difese immunitarie, finisci per ammalarti. La maggior parte delle persone mangia a ore prestabilite, che possono essere o non essere in relazione con il loro effettivo bisogno di cibo. L’abbandono di ore fisse per i pasti può suonare come una proposta fuori luogo, anarchica, irrispettosa, troppo libertina e, certo, in una famiglia tradizionale può portare scompiglio, isolare, scombussolare certi ritmi e atmosfere da tempo felicemente consolidate: creare un certo grado di confusione. Ma il disordine sarà decisamente minore di quanto si possa pensare (soprattutto se il tutto è accompagnato da problemi di salute … circolatori, respiratori, glicemia). Comunque, al di là delle belle parole, questa è una regola imprescindibile: ogni volta che si mette in bocca qualcosa bisogna avere la giusta consapevolezza di quel gesto, 'chiedersi' se si sente l’effettivo bisogno, se si ha veramente fame oppure se si sta girando a vuoto, si stanno riempiendo solamente dei vuoti affettivi. 


e mentre si mangia, si chiacchiera, si guarda il giornale, si legge una rivista, si guarda il televisore, probabilmente i segnali provenienti dal proprio “centro di controllo” dell’appetito sfuggiranno. Bisogna fare attenzione al fatto che si sta mangiando, se si vuol cogliere i messaggi che ci dicono che siamo sazi. E' fondamentale esser presenti a se stessi, cioè “sentire” con tutti i sensi: sapore, consistenza, profumi e colori (solo in questo modo, attraverso le reali sensazioni, si può vivere nel tempo presente e gratificarsi … il benessere e la felicità passano attraverso i sensi). Non si deve aver paura di lasciare del cibo nel piatto.



nche se con i tempi che corrono è davvero un sacrilegio buttarlo via, un gesto che comunque deve essere fatto il meno possibile. E’ sicuramente uno spreco buttar via il cibo. Alcuni si sentono così in colpa, quando vedono buttar via il cibo, che mangiano anche gli avanzi degli altri. E’ importante prendere l’abitudine di servirsi di porzioni piccole e messe in una scodella mignon. In questo modo si sarà meno portati a mangiare troppo e capiterà più raramente di trovare il coraggio di buttar via il cibo. Lo scopo è quello di smettere di mangiare non appena si è sazi. Quando si ha fame bisogna fare attenzione ai messaggi del corpo: si scoprirà che il corpo dice di che cosa si ha bisogno (certo non è facile, ma come per qualsiasi reale cambiamento psicofisico, richiede sempre impegno, allenamento e continuità)


e strane voglie, che vengono alle donne incinte, sono spesso ragionevoli. Si sente il bisogno di mangiare una cosa dolce, si deve mangiare una cosa dolce. Se viene voglia di una arancia la si deve mangiare: probabilmente il corpo sente la mancanza di qualcosa che c’è in quel alimento, ovvero necessita di vitamina C; sostanza che il corpo non la produce e, quindi, quando ne è carente lo segnala: bisogna introdurla dall'esterno. Generalmente facciamo pasti piuttosto abbondanti a intervalli abbastanza lunghi, perché la società ci chiede di mangiare in questo modo. Ciò non aiuta per nulla il “centro di controllo” dell’appetito a svolgere la sua funzione, il corpo agisce di conseguenza: non 'aspettandosi' di ricevere il cibo per diverse ore, ci incoraggia a mangiarne il più possibile e mette da parte il sovrappiù che non è immediatamente necessario (legge biologica della sopravvivenza).


uesto è immagazzinato come grasso, per eventuali carenze future (un tempo era così perché il cibo scarseggiava e, quindi, bisognava fare riserva, ma in questo periodo storico di grande benessere, soprattutto nel mondo occidentale, è impossibile rimanere a corto di companatico, basta aprire la dispensa o il frigorifero per avere ciò che serve). Se si fanno pasti più frugali e più frequenti, il cibo che si mangia viene bruciato dal corpo immediatamente, non viene stivato” nelle cosiddette “maniglie dell'amore” (operazione difficile per i più giovani perché dipendono ancora da un certo nucleo sociale). Perciò si mangia solo quello che il corpo richiede (mangiare poco, spesso e, soprattutto, adottare una alimentazione sana e corretta: prevede una dieta variata, prodotti integrali legumi, cereali, frutta fresca, ortaggi, evitare insaccati, zuccheri semplici, prodotti lattiero caseari), rispettosa delle corrette combinazioni alimentari e del pH)



angiare ogni giorno un cibo gradito, ricercato, che piace e si desidera. La scelta e la realizzazione di un pasto veloce con un cibo sfizioso che ci attrae è allora uno dei requisiti per esistere nel tempo presente:
incontrare in quella sostanza il nostro stato d'animo dell'istante e, nel contempo, ciò che si mangia diventa una parte di noi … un alimento che non fa scherzi, ma diventa amico, gradevole, gratificante, piacevole, caro, buono e salutare.


iamo quello che mangiamo è una locuzione fin troppo nota fra quelle che riguardano l'alimentazione. Dal punto di vista biochimico potrà sembrare un'immagine folcloristica, un po' fantasiosa, ma non di meno mette in evidenza il fatto che abbiamo il controllo sulla nostra salute e sul nostro benessere in generale. Quello che si mangia influenza la nostra salute, e la cosa è indiscutibile, e nella nostra cultura, da adulti, siamo noi a decidere liberamente il cibo. Esattamente come nella scelta del menù, nella grande maggioranza delle circostanze che implicano le malattie e la sopravvivenza, le decisioni sono sempre nostre e NOSTRE soltanto. RICORDA, il cibo si trasforma sempre in energia vitale, una forza che scorre continuamente, pensiamoci un attimo prima di introdurlo (tutte sensazioni che ci fanno sentire bene e, soprattutto, vanno d'accordo con le nostre parti più profonde e misteriose) nel contesto della sopravvivenza, siamo quello che pensiamo. Se si mangia perché si è tristi, perché si è infelici, perché la persona amata ci ha lasciato, il centro di controllo” dell’appetito perde la sua funzionalità, il suo preciso orientamento (il cibo non dovrebbe mai essere una stampella). Non mangiare la sera tardi. 


on si deve usare il cibo come un’arma. Non si devono costringere i bambini a mangiare o anche solo obbligare cibi che, in un particolare frangente, a loro non piacciono; è importante insegnare a mangiare attraverso il gioco, perché solo così si potrà fare apprezzare un companatico che da tempo si rifiuta. TIENI PRESENTE che se non si mangia quel cibo è perché c'è un “guasto” biologico in atto (da verificare sempre attraverso analisi appropriate) oppure si ha con lui un rapporto conflittuale o corre vecchia “ruggine” con chi lo propone. Non devono essere privati del cibo perché hanno fatto qualche marachella. Non associare cibo e punizione, cibo e premio. Questi comportamenti hanno un effetto distruttivo sul “centro di controllo” dell’appetito. Bisogna avere pazienza nel rieducare il corpo ad ascoltare gli ordini del centro di controllo” dell’appetito. Se uno lo ha ignorato per anni ed anni, ci vorrà un po’ di tempo per imparare ad ascoltarlo di nuovo e, soprattutto, per adottare alcune indispensabile e benefiche regole psicosomatiche (essere presenti a se stessi è un requisito fondamentale); quando si fa qualcosa per se stessi non è facile annullare certi automatismi, bisogna avere pazienza e tolleranza, guai scoraggiarsi. Il mangiare in modo compulsivo è un sintomo di una disperazione interna che scaturisce direttamente dalla mancata accettazione di sé, perciò quando si inizia una dieta lo sconforto non cessa immediatamente; bisogna tenerlo ben a mente questo concetto per non arrendersi ancora prima di mettere in atto qualche strategia, magari risolutiva.


ttenti pertanto a non cadere nel tranello: un simile progetto prevede un cambiamento, prende sempre una nuova forma, si può diventare compulsivi nella dieta come lo si era nel mangiare (può essere un'azione vissuta male perché agisce su un meccanismo che, pur essendo patologico, gestiva e teneva sotto controllo una certa situazione emotiva, alcuni malesseri e profondi disagi; NON bisogna mai dimenticare che il mangiare troppo è uno dei primi meccanismi di difesa messi in atto per fronteggiare i vari malesseri evolutivi e gestire alcune situazioni conflittuali; ogni tentativo di “correzione”, pertanto, allarma, rende tesi ed irrequieti, perché qualsiasi tentativo di risoluzione, cambiamento vero, porta inevitabilmente ad una inversione di rotta fisica e mentale: uno “squilibrio” in un organismo già in difficoltà). Mangiare, sbranare e divorare sono modi infantili di esprimere l’aggressività. E’ una rabbia rimossa. Il grasso comunica uno smarrimento, un segnale inequivocabile che si è perso il gusto per la vita … non si mangia per appetito ma per allontanare un'emozione pericolosa, scomoda. Se non si risolve il senso di colpa, in alcuni casi, il problema dell’alimentazione eccessiva è spesso insormontabile. RICORDA, i sensi di colpa e i rimorsi creano uno stato continuo di disagio interiore che va a “somatizzarsi” immediatamente nell'ipotalamo. Da qui partono stimoli e mediatori chimici che influenzano l'ipofisi, la produzione ormonale e, a sua volta, il sistema immunitario. Il solo modo per uscire dal labirinto alimentare è smettere di concentrarsi sul 'companatico' e concentrarsi sugli aspetti emotivi, portare l'attenzione sul proprio mondo emozionale; 


ICORDA, non esiste il cibo, esiste la persona che mangia; nessun risultato si potrà raggiungere se non si considera attentamente la rilevanza degli aspetti psichici ed emotivi, ossia tutto quel mondo interiore che orienta e, a volte, gestisce la vita (inconscio). L'immagine poi che vediamo riflessa nello specchio non è mai neutrale: segnala sentimenti e umori; se ti piaci non è difficile far pace con lo specchio, può diventare un prezioso alleato … non si è più il brutto anatroccolo in balia dello stato d'animo! Se si impara ad accudire con amore se stessi, si ridimensiona completamente le proprie tragedie … si allontanano lamenti, pessimismo e le grandi sfortune. 


ICORDA, per scongiurare ogni malessere, comprese le grandi abbuffate, bisogna far giocare la mente col corpo. Si dimagrisce se si ritrova finalmente un rapporto armonioso con il proprio mondo interiore; se la testa invece va per conto suo diventa facile aumentare di peso. Il peso va fuori controllo e ci si allarga se la realtà non soddisfa più e non ci si sente completamente appagati e gratificati, quando mancano progetti, passione e avventura: bisogna far ripartire la voglia del nuovo, della novità, ritrovare e coltivare nuovi interessi. I rapporti pesanti” e deludenti, sempre uguali, privi di entusiasmo e vitalità fanno abbuffare perché il cibo è diventato l’unico momento di piacere, tutto ruota attorno a questo rituale quotidiano: si diventa senza saperlo “buone” forchette. Lo stomaco non desidera essere riempito di cibo ma semplicemente vuole essere nutrito di dolcezza, di piccole coccole e di grandi emozioni: altrimenti affonda nei bignè, nel rancore e nel rimuginare senza sosta (produce inutilmente acido cloridrico “bucandolo”). RICORDA, i chili di troppo non sono segno di debolezza o mancanza di forza di volontà, ma semplicemente costrizioni e frustrazioni accumulate nel tempo … dispiaceri che vanno affrontati e sostituiti con nuovi “sapori” emotivi.


iceva Platone, con grande saggezza, che non si dovrebbe mai, per nessuna ragione, tentare di curare il corpo separato dall’anima, e per ottenere la salute di quest’ultima e del corpo è necessario curare la mente. Questo prezioso insegnamento, ancora oggi di grande attualità, lo ritroviamo nella massima latina mens sana in corpore sano (da non confondere MAI con la locuzione: “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano”). Fin dai tempi antichi era ben noto lo stretto legame tra mente e corpo, di cui ancora oggi, quotidianamente, attraverso sofisticate ricerche di neurofisiologia o esperienze personali dirette, ne abbiamo conferma. L’uomo è ammalato nel corpo perché la sua mente è ammalata e la psiche ha perso la sua salute perché si è “avvizzito” il suo “involucro”. Il benessere, quindi, dipende sempre dal perfetto equilibrio corpo - mente: il primo può influenzare, in ogni momento, l’altra e viceversa. Quando una di queste componenti non funziona bene, o magari la si trascura, è segno che c’è qualcosa che non funziona nella propria vita: la “scorza” adiposa non fa eccezione e può essere un segnale davvero inequivocabile (non fissiamoci comunque su queste affermazioni, non vanno mai intese come “perle di saggezza” perché anche in questa dottrina ci sono alcuni interrogativi e parecchie questioni irrisolte … la cosa vera è che abbiamo un corpo e una mente non separati, ma in continua e perfetta sinergia). 


uante volte, dopo una giornata storta, piena di delusioni, di litigi, di frustrazioni oltre ad aprire il frigo e mangiare in modo sconsiderato ogni cosa, ci siamo ulteriormente anestetizzati con una enorme fetta di torta sbrisolona rigorosamente mantovana o buttati a capofitto in un profumato e fresco calice di pinot? Quasi quotidianamente annuisce, con un certo pudore, la signora Lucia in un recente incontro terapeutico, pure Maria afferma, a malincuore, tale abitudine, ma anche Camilla, nella sua timidezza, ammette di aver fatto ricorso più volte - con modalità e strumenti diversi - a questa “magra” consolazione e, poi, Ettore arrivato a 125 chili che non sa proprio darsi pace per queste sue grandi abbuffate ed esagerate bevute … tutte “vittime” di qualche chilo in più. Se la vita è immobile, scorre senza passioni e soddisfazioni, la mente capricciosa cerca delle compensazioni altrove: ci butta in pasto all'orco malefico e al cibo spazzatura per consolarci. Quando i problemi della vita si fanno pesanti”, anche il corpo, con la sua difficoltà a “digerire”, lentamente si fa carico di una vistosa ed inutile zavorra. 


ICORDA, una vita “piatta”, vissuta nell’anonimato, che non emoziona più, allarga la cintura, fa lievitare pancia e fianchi ... gonfia e fa perdere la linea. L’alimentazione, infatti, può rientrare in questo intricato meccanismo psicosomatico: è legata al benessere, non solo fisico, ma anche mentale. Più si escludono dalla vita i veri interessi, i desideri profondi, più l’orco mascherato, con tutta la sua voracità e testardaggine, vuoterà completamente la dispensa anche dalle briciole … un mostro che risorto prepotentemente dagli inferi, si scatenerà a tavola facendo piazza pulita di ogni cosa, sia buona sia cattiva.


volte, senza dubbio, con un regime dimagrante rigoroso e ossessivo, si perde veramente qualche chilo di troppo; spesso, però, tale peso se non ben gestito - tanto penosamente e faticosamente perduto - si recupera o può superare quello anteriore alla decisione presa non appena passata la stagione critica, talvolta solo dopo qualche settimana. In breve, si arriva a constatare che non abbiamo fatto altro che accettare dei vecchi e improvvisati rimedi” che hanno creato, se non disagio e disistima, fugacità dei risultati ottenuti. E così, piano piano, una profonda delusione e un senso diffuso di sconfitta destabilizzano e lentamente si fanno “corpo”. Tale fenomeno, pertanto, non farà altro che evidenziare i conflitti nei quali lo sviluppo della voracità” ha trovato la sua origine. Il rapporto che viene a stabilirsi con l'esperto (meglio se, inizialmente, fatto in campo psicologico) è sempre se non indispensabile, caldamente consigliato. Attenzione, quindi, al tempo, che si perde nel trattamento di un peso vissuto come eccessivo, esagerato”, perché non solo tale compulsività minaccia gli individui nel loro aspetto, ma costituisce - per le terribili patologie che ne derivano - uno dei pericoli più dannosi per la salute. 


on dobbiamo MAI dimenticare che i problemi immunitari sono, il più delle volte, collegati al modo in cui si mangia. Ecco perché, invecchiando, una dieta sana diventa ancora più importante; l'immunità naturale tende ad indebolirsi con il passare degli anni. Dopo una certa età le cellule destinate a combattere le infezioni non sono più attive come in gioventù e, quindi, si è più esposti al rischio di infezioni e di patologie importanti come ad esempio i tumori. Se mangiamo in maniera corretta, tuttavia, tale difesa, rimane “forte” indipendente dall'età anagrafica. Gli alimenti entrano in noi e ci trasformano: per questo il rapporto col cibo mette in causa tutto il nostro essere. Mangiare bene” significa seguire una dieta ricca di antiossidanti, di vitamine e di minerali che aiutano a proteggere contro i danni causati dall'acidità (o alcalinità) e dal deterioramento causato dall'ossidazione; un fenomeno che conduce a un prematuro invecchiamento e a un indebolimento del sistema immunitario. Rughe, cataratte, artrite, artrosi ed una serie di altre malattie, compresi i tumori e cardiopatie, si impongono: sono favorite, in parte, da questo processo di ossidazione


ICORDIAMO, ci sono principi attivi, enzimi, alcune meravigliose sostanze contenute nella frutta, vegetali e legumi che non si trovano negli integratori (nutrienti come ad esempio Zinco, Vit. B6, Rame, acido folico e magnesio - se usati con saggezza - giocano un ruolo fondamentale nel potenziamento del sistema immunitario), assieme a tanti indispensabili nutrienti ci sono composti fondamentali nel prevenire certe malattie se non curarle direttamente. Assumere vitamine può essere facile, ma se si è davvero preoccupati per la propria salute, c'è soltanto una cosa da fare: mangiare correttamente … il meglio possibile, senza seguire mode o bandiere. Un regime dimagrante se poggia esclusivamente sulla diminuzione della razione calorica, riducendola in ciascuno dei suoi componenti, senza una giusta considerazione psicologica complessiva, non solo è pericoloso e dannoso, ma in alcuni casi può produrre, se non si è attenti al quadro clinico in atto, delle bulimie incoercibili oppure diverse turbe davvero invalidanti. 


a cosa facciamo per “meritarci” tutto ciò? Diventare buone forchette a nostra insaputa? Come siamo realmente nel quotidiano? Quali sono le nostre caratteristiche psicologiche che ci portano a questo vicolo cieco? Durante il giorno, con gli altri, sempre ben controllati, misurati, ordinati, scrupolosi, responsabili, impeccabili, tolleranti, perfetti, accomodanti, arrendevoli, ossessivamente attenti all'immagine, mentre di sera, al rientro, invece di godersi un meritato riposo, l’aggressività repressa, finalmente, trova la sua modalità espressiva, ogni tensione accumulata prende forma, improvvisamente esplode: i ruoli relativi al perbenismo svaniscono, i veli di colpo cadono, ci si trova completamente privati della maschera quotidiana, spogliati, nudi, svuotati, faccia a faccia con il demone del companatico, con il vuoto più profondo, travolti e confusi da quelle paure vaghe da tempo trascurate, mai espresse, calati in una atmosfera affettiva e sociale che dà veramente poco, convinti di non valere, il timore di non riuscire, di rimanere soli, di perdere quel che si ha … tutto perde valore e significato, i gesti, anche i più banali, si colorano di sacrificio, sofferenza e disistima. Per calmare la grande inquietudine, dunque, è necessario azzittire questa allarmante confusione. Ecco allora presentarsi sulla scena un potente ansiolitico, la soluzione è lì a portata di mucosa, di una bocca deformata, dilatata, grande, vorace e insaziabile: la grande abbuffata è pronta e servita


n altro tratto caratteristico di chi tende ad ingrassare o obbedire a qualche altra dipendenza è quello di non riuscire a dimenticare ipotetiche umiliazioni, eventuali sconfitte, presunte offese o torti subiti: si lega ogni cosa al dito, lasciando sempre - attraverso un estenuante rimuginare - tutto in sospeso. Siamo davvero dei campioni a sabotarci con le nostre stesse mani. Ritagliamo spesso un “pezzo” di passato e lo manteniamo in vita - lo isoliamo da quella commedia tenebrosa che non esiste più - lo collochiamo fuori tempo e lo facciamo rivivere ... rimanere, sostare per forza nell'attualità. E' davvero facile sciupare una buona giornata richiamando alla memoria ricordi dei brutti giorni passati, o rovinare completamente un rapporto di lavoro, una relazione con una persona paragonandola ad altre relazioni precedenti.


ICORDA, rimanere ancorati ad un tempo che non esiste più si diventa estranei a se stessi, pieni di rabbia e sensi di colpa; un atteggiamento mentale da perdente perché si lotta contro una storia che non esiste più, è già accaduta; poi, qualunque cosa sia stata fatta in quell'occasione è immodificabile (non c'è più) e, soprattutto, non bisogna dimenticare che erano altri tempi, si era diversi sia nel corpo sia nel modo di pensare. Quando si va a riesumare un evento per rancore, risentimento, rimorso e rimpianto è tempo perso, una trappola mentale che non porta da nessuna parte, a nessuna soluzione, ma solo alla sofferenza, al tormento, al vittimismo e alla tortura. Più la vita lascia il timone di comando alla noia, ad eventi passati, ai sacrifici e alle rinunce, più si cerca la felicità altrove: la compensazione e il piacere nel piatto; in questo modo il giustiziere notturno della dispensa, sempre ben rifornita, può sbizzarrirsi, operare finalmente indisturbato. 


ibo, emozioni e atteggiamenti mentali agiscono sempre all'unisono, in maniera sinergica. Il cibo non è solo materia da cui trarre proteine, sali minerali e vitamine ma è connesso - metabolismo e tiroide permettendo - a bisogni emotivi, con le parti più profonde del mondo infantile; è legato, spesso, a tendenze svalutative, a valori familiari, alla sensazione di infelicità, a quella insaziabile fame d’amore che non abbandona mai, anche quando siamo con gli altri: nemmeno di notte. RICORDA, non bisogna piacere a tutti, ma semplicemente a se stessi; se si cerca continuamente un sostegno esterno la sorte è già segnata: si perde la propria autostima, si diventa insicuri e fragili. Quando poi il cibo domina la mente, è sempre in testa, oltre a diventare l’unico motivo di consolazione, può trasformarsi in un comodo e potente analgesico nei confronti di una vita spenta, priva di vitalità, che per quanto ci si impegni non emoziona più … soprattutto, quando si è a “dieta” di soddisfazioni, gratificazioni e di libertà. 


l piacere, il divertimento, l’innamorarsi perdutamente, il riscoprire la passione sono gli ingredienti fondamentali utili a modellare il corpo, il vero ed unico antidoto ai chili di troppo … fanno dimenticare di mangiare e bloccano veramente l’ago della bilancia. Il cibo è, erroneamente, un buon” rifugio contro l’ansia e l’insicurezza, un vero” e poco sincero antidepressivo, mette a tacere sofferenze, abbandoni, mancanze, rimpianti, delusioni e privazioni affettive; un’abitudine negativa che, prima o poi, si fa sentire con voce grossa per riscuotere i “sospesi”, da tempo depositati nel corpo e nella mente … sempre, però, con gli “interessi”, pagando un costoso dazio … RICORDA, si ingrassa perché si è affamati della vita che tarda a venirci a trovare!


osa fare. Poiché una esperienza simile espone sempre a una potenziale fragilità e vulnerabilità sia nel corpo sia nella mente, addentrarsi in tale avventura è possibile solo quando si è davvero convinti, sereni e tranquilli: sentire il desiderio di cambiamento, la voglia di liberarsi di vecchie abitudini e condizionamenti vari. Dimagrire non vuol dire perdere solo peso: un intervento impostato esclusivamente verso questo obiettivo è votato, in genere, al fallimento. La perdita dei chili di troppo va affrontata invece come una trasformazione profonda, non solo dell'aspetto estetico, ma di tutta la personalità; per vincere a tavola bisogna cambiar “testa”, avere un atteggiamento mentale più libero, solo così è possibile svegliare “i neuroni adormentati” e ridare sprint al cervello. Trattarsi e volersi bene al punto di voler cambiare non certo per gli altri, ma per se stessi, riscoprire quel senso di benessere che si è perduto negli automatismi mentali, nella routine e nella banalità. Certe volte sono proprio gli altri che non perdono occasione per sminuirci. E' davvero facile farsi assorbire da questa atmosfera svalutativa.


ICORDA, non sentirsi all'altezza di ogni cosa è una trappola mentale che aggrava la tua esistenza facendoti ulteriormente abusare del cibo. Far emergere la contrarietà, la rabbia e lo sconforto aiuta a non sfogarci col cibo. Quando le giornate sono alleggerite” e gli stati d'animo più clementi, sarà più facile raggiungere fino in fondo gli obiettivi… il più delle volte con i risultati sperati, spesso, davvero sbalorditivi e, soprattutto, in maniera permanente. Parlare comunque il meno possibile di dieta”, ma di un'azione psicosomatica alla quale partecipa elettivamente lo psichismo (non facciamoci fagocitare dal vortice del dovere, del sacrificio, del peso e della sofferenza). L'esercizio fisico, poi, non deve mai mancare perché è un bruciagrassi naturale, portentoso e porta salute … costa davvero poco, solo un piccolo impegno ... BASTA pigrizia! Impara inoltre a respirare bene perché l'ansia, nel tempo, modifica profondamente questo parametro fisiologico (un buon respiro polmonare profondo può gestire l'ansia … non a caso prima di affrontare una situazione complessa si prende un bel respiro lungo e profondo)


atto automatico della respirazione è condizionato non solo dallo stress, ma anche dal gas carbonico nel sangue (ricordiamo che l'apparato cardiocircolatorio pur essendo una funzione naturale, si modifica facilmente attraverso lo stato emotivo; i nostri tessuti inoltre per funzionare bene e per non ammalarsi hanno bisogno di ossigeno in maniera continuativa). L'esercizio costante, aumentando la quantità di CO2 (anidride carbonica), provoca una accelerazione del ritmo respiratorio per riflesso automatico, al fine di soddisfare la necessità di eliminare questo CO2, a livello degli alveoli polmonari, e di caricarsi nello stesso tempo di ossigeno (riflesso bulbare). L'esercizio apporta così una migliore ventilazione e facilita gli scambi gassosi. La marcia, la bicicletta il nuoto sono le attività ginniche consigliate, perché non solo sono sport individuali che si possono praticare secondo le proprie esigenze e necessità, ma è possibile perdere qualche chilo in più senza tanti sacrifici e sforzi … anzi in maniera piacevole perché il movimento ci rende più felici, produce tante e tante endorfine. Il metabolismo è sempre lo specchio del modo di pensare e dello stile di vita. 


iene accelerato quando ci attiviamo per qualcosa di creativo, siamo entusiasti di qualcosa, diamo spazio al piacere e alla passione. Rallenta e fa ingrassare in base ai pensieri stagnanti e rapporti pesanti, quando si è rassegnati, pieni di lamenti e colmi di vittimismo, la vita allora non è più un'avventura, appare troppo deludente e scontata … non ha più nulla da dire, non scorre più. RICORDA, dimagrisci quando diventi te stesso, se dai via libera alla parte di te più autentica: lontano dai ruoli che mascherano, tengono al guinzaglio e imprigionano. TIENI PRESENTE che un pasto abbondante, anche se esotico, sofisticato, o particolarmente raffinato, sostituisce sempre una passione, una GIOIA della vita non assaporata, vissuta non completamente, in modo completo e appieno.


ICORDA, perdere peso, se sai come fare, è la cosa più semplice e facile di questo mondo, semplicemente perché i bruciagrassi naturali sono già dentro di noi, non fuori; ci devono essere, però, sempre le condizioni giuste perché si verifichi il vero miracolo! Se ti realizzi con passione, il gioco è fatto. MAI avere fretta quando si decide una cosa così importante per il proprio benessere e la propria vera felicità.


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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un valore informativo ed educativo, non prescrittivo.


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