Gli amori impossibili …
e grandi passioni esistono ma
spesso appartengono ad esperienze evolutive disastrose. Si corre dietro a un
fantasma che ci si è costruiti certamente da soli ma sempre con l’aiuto di
altri … dai quali, comunque, si crede di aver ricevuto grandi prove d’amore.
Tutto ciò si riscontra in qualsiasi rapporto umano, sociale e terapeutico. Un
fenomeno, molto spesso, ben visibile tra medico – paziente e, in particolar
modo, nella coppia analitica: pazienti che nutrono sentimenti d’amore nei
confronti dello specialista (transfert
positivo) e sono pronti a giurare che questi ha avuto verso di loro un
comportamento poco corretto.
ono amori che stanno tra l’infantile e l’adolescenziale, in cui quello che conta è la forza della fantasia, non la realtà effettiva. Tutto cose che corrispondono ad un vero bisogno. Corrispondono a quella idealizzazione che, per esempio, una bambina fa del padre (principe, re) e che poi, più tardi, trova rispondenza in quel professore, in quel certo attore che fa quella certa parte di uomo senza macchia e senza paura. Così come nel bambino, e soprattutto nell’adolescente, la figura femminile diventa una fatina dai capelli turchini, la santa, la donna idealizzata, la regina. E’ un’esperienza legata ancora al mondo infantile e al pensiero magico che lo caratterizza. E’ un gioco legato sia ad esperienze sia a fantasie passate. Ognuno vive le cose come se le è immaginate precedentemente e in questa visione dell’amore possono nascere comportamenti strani e contradditori. Però questi rispondono sempre a una specie di programma che l’individuo si è costruito su come va condotto il gioco dell’amore. Ed è un programma in gran parte consapevole perché molto influenzato dalle abitudini e dall’ambiente. Non c’è dubbio, ad esempio, che la dodicenne e il tredicenne di oggi (perché è ormai molto frequente che le prime esperienze avvengono verso i dodici – tredici anni) abbiano un modo di fare rapporto con l’altro sesso molto diverso, e non solo in apparenza. Questi rapporti precoci sembrano messi in atto proprio per difendersi da un eccessivo coinvolgimento delle emozioni. A ben vedere le grandi passioni avvincenti, i grandissimi amori tipici dell’adolescenza non si riscontrano quasi più.
ggi i ragazzi non vivono situazioni amorose così coinvolgenti da
escludere tutti gli altri; tendono anzi ad includere il rapporto nella vita
collettiva del gruppo che non ne viene affatto compromessa. Il rapporto di contatto,
che in questi casi è il più frequente, è sempre più facilitato dalla continua
vicinanza e da tutti gli strumenti che la tecnologia offre. Molti ragazzi
vivono ad esempio, legati tutta la giornata al telefonino, fino a tramutarlo in
una specie di cordone ombelicale che li unisce l’uno all’altro. Un rapporto di
contatto per esistere ha bisogno di un continuo contatto fisico, materiale. E’
tipico dell’adolescenza, ma lo si ritrova a tutte le età. Sembra appagante e dà
spesso agli estranei un’impressione di grande amore. Però non è mai un rapporto
maturo perché - non dimentichiamolo - il rapporto di contatto è quello che
tiene il bambino legato alla madre nei primi mesi di vita. E’ vero che negli
innamoramenti si riproducono - ed è una fortuna - gran parte delle emozioni
infantili, ma queste devono avere un limite e una misura. In caso contrario
l’amore sarebbe sempre e soltanto un fatto di fusione, senza possibilità di
evoluzione. Invece l’amore che matura è proprio quello che fa uscire da questo
“contatto” per portare la coppia a un rapporto adulto e paritario.
apporto oggettuale. Su questo tema,
tanto discusso, è bene fare molta attenzione perché non è vero che il rapporto
di contatto escluda di per sé quello oggettuale. Nella stessa evoluzione dell’individuo
i primi oggetti vengono dopo la fine della fase simbiotica con la madre, quando
il bambino comincia a riconoscere l’altro da sé. Ma nell’amore questo passaggio
non è molto chiaro, né individuabile a fasi o periodi. In un certo senso è
proprio la fusione che permette l’oggetto.
Arriva all’improvviso un
adulterio. Che cosa è accaduto? Nell’adulterio la complicità di coppia
è visibile in maniera macroscopica, soprattutto se questo viene consumato -
come spesso accade - nel famoso triangolo dell’amico di famiglia. In situazioni
del genere si riproducono SIC ET SIMPLICITER un rapporto
edipico e quindi la complicità da parte dell’elemento che sembra restare
escluso è molto più forte di quanto non si immagini. Ciò è paradossalmente
tanto più vero quando il tutto avviene nell’apparente ignoranza del coniuge
cosiddetto tradito. Dico apparente perché inconsciamente egli ne è
assolutamente consapevole, cosa che quasi sempre emerge attraverso lapsus di
vario tipo.
requenti e singolari anche i lapsus del coniuge adultero che
tendono a far apparire questa consapevolezza nell’altro. Ricordo un paziente
che volendo mostrare a tutti i costi alla moglie, gelosissima di una amica di
famiglia, una lettera commerciale, le mise in mano un’appassionata lettera
dell’amica amante chiedendole addirittura di leggerla ad alta voce perché in
quel momento non aveva gli occhiali.
a quando il rivale vive in ambienti esterni
alla coppia, l’escluso avrà comunque intuizioni inconsce capaci di avvertire
l’adulterio?. Lo scambio emotivo è sempre presente nella coppia. Anzi,
è proprio in questi casi che la comunicazione inconscia è più attiva, proprio
perché non è la comunicazione di un fatto, ma di un’emozione. Accade molto
spesso che il coniuge vittima apparente di un adulterio tenuto accuratamente
segreto e poi palesatosi in modo improvviso e drammatico, scopra in analisi “di
averlo sempre saputo”, ricostruisca emozioni e intuizioni che aveva
minimizzato o nascosto a se stesso. E si renda conto così del gran ruolo - posizione da protagonista attivo e promotore
quanto l’altro – avuto nella crisi di coppia.
a gelosia è un fenomeno normale
che accompagna sempre l’amore? Questa domanda è fra le più frequenti
che ci si sente rivolgere, il che significa cha la gelosia è un fenomeno
pressoché generale ma che, a ben guardare i singoli soggetti, è grandemente
differenziato. Non c’è dubbio che essa riguardi un sentimento legato all’amore
e al possesso, che sia evocata dal triangolo edipico e formi parte del ben noto
“complesso
edipico”. Ogni bambino non può sfuggire a un sentimento di gelosia nel
suo desiderio di avere il possesso esclusivo dell’amore della madre (o del
padre, nel caso di una bambina). Sviluppa quindi un atteggiamento emotivo nei
confronti del genitore di sesso opposto carico di paura, ostilità e senso di
colpa. Tali emozioni vengono presto sepolte e dimenticate, e di solito restano
definitivamente inconsce per il resto della vita. Ciò non toglie però che
continueranno ad operare attivamente influenzando le reazioni e il comportamento
della vita affettiva adulta. A seconda di come avrà risolto il momento
edipico, l’adulto, che fu un bambino appassionato e impaurito, affronterà i
problemi dell’amore con persone dell’altro sesso e della rivalità con persone
del suo stesso sesso in modo confuso ... c’è differenza tra una gelosia
in presenza di un aperto tradimento e quella delirante che insegue indizi e
sospetti infondati, che spesso sembra dettata dal bisogno di avere un rivale
potente e immaginario. Il passaggio dal “funzionale” al “patologico” è
legato alla struttura psichica dei comportamenti della coppia. C’è quella che
potremmo chiamare “gelosia comune o normale”, ma c’è anche una forma più
clamorosa, infondata, delirante e persistente che sfocia nel vero e proprio
delirio di gelosia. Mi viene in mente un racconto di un paziente geloso del
dirimpettaio di casa che, alla mia domanda di quali prove avesse del tradimento
della compagna, rispose: “Semplice, non posso sbagliare. Quando ritorno dal lavoro
e mi avvicino a lei le sento addosso sempre quel profumo “inebriante” di
maschio che, solitamente, esce dal suo appartamento”. E’ questo un esempio
assai dimostrativo dei contatti della gelosia con l’omosessualità e della
relazione con la paranoia. E’ evidente infatti che l’uomo nascondeva a se
stesso il suo inconscio desiderio omosessuale camuffando con la gelosia nei
confronti del vicino.
Bonipozzi dott.
Claudio E mail: bonipozzi@libero.it –
Tel. 349.1050551 - 0532.476055
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la
diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore
educativo, non prescrittivo.
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