Panico
… i segreti per farcela
n po’ di storia. La parola panico viene dalla mitologia greca e più precisamente dal Dio Pan. Egli è una divinità molto antica dell’ Arcadia (regione della Grecia). Protettore delle greggi e dei pastori. E’ talmente brutto che sua madre, dopo la nascita, ne è così spaventata che fugge terrorizzata. Il padre Ermes (Dio della comunicazione), allora, lo prende affettuosamente e, avvolgendolo in una pelle di lepre, lo presenta agli altri dei che non appena lo vedono si danno, con contegno irrispettoso, a grandi risate. Questo Dio si presenta con un corpo villoso, naso schiacciato, capelli lunghissimi ed incolti, gambe, piedi, corna, orecchie e barba di caprone… e, come se non bastasse, una enorme coda. Il suo aspetto incarna l’esuberante vitalità della natura, ma sicuramente simboleggia anche la sessualità brutale inesauribile e tutti gli istinti selvaggi. Abita monti e luoghi aspri, grotte e caverne. Frequenta solitamente le fonti dove si diletta per ore ed ore a suonare col suo virtuosissimo flauto. Nonostante l’aspetto, è una divinità vigorosa e giocosa: l’allegro compagno delle ninfe (Syrinx, Pitis, Eco e Eupheme) che danzano continuamente alla musica del suo prezioso flauto, innamorato ma respinto per la sua bruttezza (solo dopo varie peripezie avrà, finalmente, una vera e propria relazione con la ninfa Eupheme – eufemismo – da cui avrà un figlio: Critos).
olitamente
amava riposare nelle prime ore del pomeriggio e, se molestato, lanciava un
grido spaventoso che incuteva il “terrore panico”. Ai profanatori che lo
scoprivano nel sonno portava una paura distruttrice e immobilizzante. In breve,
ha la forza di far nascere il panico irrazionale non solo negli esseri umani ma
anche negli animali, che si divertiva a sorprenderli in luoghi completamente
deserti. Nell’antica Grecia il suo culto era molto diffuso; non esprimeva,
comunque, nessun valore morale e sociale ma personificava semplicemente l’istinto. L’istinto, infatti, aspetto naturale ma soprattutto oscuro, evita con
“astuzia” il controllo della volontà così come si verifica nell’episodio panico
da cui la persona, paradossalmente, vuole sfuggire attraverso i rituali di
evitamento… è l’istinto, quindi, che
si oppone con rabbia ad una vita condotta in una direzione sbagliata. Il panico
avrebbe questo senso: l’episodio devastante è la rivolta dell’istinto, che si diffonde in modo
drammatico in tutta la persona quando essa non ascolta le proprie esigenze i
propri desideri, quindi non è in grado, a volte non consapevole, di scegliere
autonomamente la propria strada.
l ritratto: la persona a rischio di DAP solitamente si presenta in modo impeccabile e, a suo dire, perfetto. E’ convinto di non sbagliare mai, segue e si fida esclusivamente delle sue stesse convinzioni. Appare sempre sicuro di sé e, stranamente, sa sempre quello che desidera, deve e può fare. Si dimostra intollerante verso chi fa errori o chi trasgredisce le regole. Ma soprattutto diventa polemico verso coloro che la pensano diversamente.
on sa mettersi in seconda
posizione … è sempre lui che conduce il gioco e tiene tutto sotto
controllo, un individuo insomma tutto di un” pezzo”…non cede mai. In realtà,
purtroppo, è un gigante d’argilla: risulta particolarmente dipendente e
fragile, necessita di tante rassicurazioni per continuare il suo ruolo
(compensatorio) rigido ed inflessibile.
i ha l’impressione vivida di non riuscire a respirare e, quindi, la paura di morire. La paura sicuramente, è bene ricordare, ha un significato positivo per l’essere umano, in quanto l’aiuta a prevenire e a fronteggiare i pericoli esterni, mentre l’attacco di panico non è scatenato da un pericolo oggettivo, reale e circostante, ma da un pericolo interno, quindi non protegge, ma limita, blocca: per la paura di morire ci “costringiamo” a non vivere. In realtà, come già accennato, non sono, certamente, gli eventi esterni a scatenare episodi di paura, ma quello che si pensa di essi, in particolar modo le valutazioni fatte circa l’eventuale capacità di saperli fronteggiare (ansia anticipatoria). La reazione di paura, quindi, è dovuta a processi cognitivi di valutazione e anticipazione degli eventi che accompagnano costantemente e guidano il comportamento.
In un istante il cuore prende a battere
forte, all’improvviso travolge corpo e mente
la testa gira, le braccia formicolano, dominano
i sudori freddi. Manca l’aria, sembra di soffocare. E’ una sensazione
drammatica, violenta… in quei momenti pare di impazzire; come se si stesse
perdendo completamente il controllo, ma la cosa più drammatica è che resta la
paura che da un momento all’altro possa succedere di nuovo … possa nuovamente
verificarsi l’episodio invalidante; dopo il ripetersi dei primi attacchi si
comincia a vivere costantemente nell’attesa ansiosa di un altro eventuale
attacco. Si tenderà, quindi, ad evitare (e selezionare) tutti i luoghi e le situazioni in cui si è sperimentato il primo attacco
(evitamento fobico).
n molti casi si sviluppa preoccupazione per la propria salute e il terrore di avere gravi malattie (ipocondria). Spesso, inoltre, è esplicita la richiesta di aiuto e contemporaneamente una forte dipendenza da un’altra persona che diviene l’inseparabile accompagnatore del soggetto che teme di uscire da solo (il fatto è particolarmente curioso in quanto frequentemente l’accompagnatore scelto non ha strumenti terapeutici o particolari conoscenze per intervenire nel caso si verifichi un attacco). Il DAP è imprevedibile, coglie all’improvviso e distrugge in un attimo tutte le certezze e le abitudini, gettando la persona in un profondo ed infernale abisso… a livello analogico, può essere interpretato come un grande segnale di pericolo: indica che la vita è stata spinta in un binario “morto”, sbagliato o che si sta viaggiando “contromano” nel percorso della nostra esistenza (magari una vita sentimentale non del tutto soddisfacente e appagante).
Cosa fare … ipotesi di intervento. Le persone con DAP necessitano
spesso – soprattutto coloro che presentano disturbi di personalità – di una
combinazione di terapia farmacologia e di psicoterapia. Tuttavia, alcuni dati
particolarmente curiosi su questo malessere riguardano le percentuali piuttosto
alte di risposta al placebo. Dopo la somministrazione del placebo si è
riscontrato un grande miglioramento suggerendo, quindi, l’influenza psicologica
in tale malessere, grazie proprio a questa sostanza, oppure la sicurezza può
derivare dalla certezza di avere in tasca un Xanax (ansiolitico).
oiché in queste persone l’esame di realtà è completamente conservato, tranne naturalmente nell’episodio acuto, e sono in grado di sviluppare un buon rapporto terapeutico, di consapevolezza e di rielaborazione delle problematiche di fondo è possibile applicare una terapia ad orientamento psicosomatico, psicodinamico oppure cognitivo – comportamentale. L’intervento terapeutico, comunque, verrà sempre attivato dopo la codificazione della diagnosi specifica nell’ambito del quale si manifesta il DAP ( Agorafobia, Claustrofobia, ecc.).
Durante una crisi improvvisa è
importante: inalare poca aria, rallentare il ritmo respiratorio e respirare in
modo superficiale;
parlarne (cercare un aiuto non è
un segno di debolezza) con un'altra persona
(preferibilmente esperta): comunicando ciò che si prova è possibile
essere realmente informati su ciò che fisiologicamente accade nell’organismo
durante uno di questi attacchi.
Alcune metodiche terapeutiche come ad
esempio il massaggio (psicosomatico) può aiutare a rilasciare ed equilibrare le
tensioni del corpo. Ridurre, quindi, ansia e tensione permetterà di mantenere
il corpo perfettamente rilassato. Anche l’ipnosi può produrre una risposta
particolarmente positiva a breve termine. Può essere indubbiamente d’aiuto
durante il lavoro sui vari aspetti profondi del disturbo: il contributo
maggiore deriva dal fatto che attraverso questo metodo si impara a gestire, in
modo autonomo, ansia e attacchi di panico. Usando questa ed altre tecniche di
gestione (ad orientamento olistico) non solo si sarà in grado di conoscere e
comprendere i vari meccanismi sottostanti ma anche di controllare e prevenire
il ritorno del disturbo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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