Salviamo il nostro apparato digerente
da acidità, colite, dispepsia, gastrite, nausea, reflusso, stipsi, ulcera e …
on
è possibile tracciare una sintesi panoramica delle varie
somatizzazioni a carico dell'apparato digerente senza prendere in
considerazione il processo nutritivo: il
cibo ed i suoi innumerevoli risvolti affettivi - emotivi.
Una struttura complessa di organi completamente cavi da non
sottovalutare mai perché delicata, sensibile e alquanto vulnerabile:
da
guardare ed assistere sempre con grande rispetto e speciali
attenzioni.
Non va dimenticato che la flora batterica e le difese immunitarie
sono nelle sue mani (intestino):
zona
di battaglia in cui si sconta più di qualsiasi altro distretto
corporeo conflitti relazionali e stravizi alimentari;
un
luogo sempre pronto a rispondere tempestivamente a pensieri cupi,
eventi scabrosi, emozioni intense e situazioni burrascose. Un
prezioso termometro
emotivo
che si fa sentire con dolori improvvisi: così
come arrivano altrettanto velocemente, alcune volte, se ne vanno in
maniera apparentemente 'magica' e troppo 'disinvolta'.
Come tutti sappiamo per esperienza diretta, il primo contatto sociale
consiste nel ricevere il nutrimento dalla madre, attraverso il quale
si ottiene soddisfazione della fame, conforto, calore, attenzione,
gratificazione dei bisogni e dei desideri. Fin dalla nascita l'intero
processo digestivo ha una sua precisa valenza emotiva che spazia dal
linguaggio simbolico cibo
- feci
all'indubbia e complessa influenza degli stati psichici sul “buon”
funzionamento della digestione, ovvero le
dinamiche cognitive implicate nel disturbo fisico.
Il primo “allarme”
fisico
- emotivo
percepito dal cucciolo è la sensazione di fame: un
intricato meccanismo psico - fisico che si placa solo con una
semplice poppata.
Una tensione interrotta solo con l'assunzione del latte ed è seguita
dal soddisfacente senso di sazietà, intimamente legato con una
profonda sensazione di
rilassamento, di
sentirsi
al sicuro, curato, pulito, protetto, coccolato, amato
(il
riempimento - accompagnato da un'attenta considerazione - determina
uno stato fisico caratterizzato da dilatazione, rilassamento,
tranquillità e un profondo senso di quiete):
placare
la tensione ma anche garantirsi un profondo piacere, accompagnato da
un senso di compiacimento e di gradimento.
l piacere di succhiare è talmente forte ed irresistibile che il
piccolo è spinto a procurarselo da solo succhiandosi le dita nel
momento di solitudine
- abbandono (autoerotismo
direbbero ancora una volta gli psicoanalisti ortodossi).
Quando la gente vede un piccolo portarsi alle labbra tutto ciò che
gli capita a portata di mano dice, spesso, che si sta grattando le
gengive perché stanno spuntando i dentini. La spiegazione è
piuttosto semplice. La bocca per il piccolo - e
poi per l'adulto non dimentichiamolo
- è un distretto corporeo, che comunque stimolato, suscita piacevoli
sensazioni e una forte “eccitazione”;
ed è fin troppo ovvio che il piccolo ricorra volentieri a queste
stimolazioni così come ciascuno di noi fa di tutto per concedersi
qualunque cosa lo soddisfi e gli piaccia, stimolando con strumenti
vari, diversi e singolari questa zona considerata la regina di ogni
banchetto … di
tutti i riti
alimentari
(per
alcune scuole di pensiero certe condotte sessuali adulte dominanti
come la fellatio e il cunnilingus possono richiamare alcune dinamiche
relazionali difficili vissute in quel preciso momento evolutivo
oppure una fissazione nella fase chiamata orale).
Il piccolo, privo di altre modalità espressive quale ad esempio
quella verbale, già nei primi passi della sua vita ci dice
immediatamente se una cosa gli è gradita o meno, succhiandola,
leccandola e tentando di ingerirla se gli piace, sputandola invece se
non rientra nei suoi gusti. Con questi primi approcci alimentari
cerca di impossessarsi di ciò che lo delizia e distrugge ciò che
non è gradito: lo
disturba, lo infastidisce, lo rende irrequieto.
el rapporto madre e figlio, il cibo assume significati variabili a
seconda delle caratteristiche della figura di riferimento: cultura
e tessuto sociale la fanno sempre da padrone.
La relazione primaria precoce delle funzioni digestive spiega come
mai i dolori addominali più o meno complessi e diffusi siano spesso
oggetto di lagnanze di natura ipocondriaca; si tratta, il più delle
volte, di dolori vaghi che possono essere connessi ad uno stato
depressivo mascherato, al quale a volte si sostituiscono come
equivalenti dopo
un lutto, una perdita importante, separazioni, delusioni o
scoraggiamenti vari (quante
volte il bambino per non affrontare il problema scolastico lamenta
imprecisati mali al pancino, ma non appena è passata l'ora della
campanella, diventa vispo e veloce come una libellula … un
tentativo per restare bambini, fermare una crescita percepita come
troppo 'rischiosa').
Il rapporto tra tratti emotivi e funzioni dell'apparato digerente
(difesa,
secrezione, motilità, acidità)
è confermato non solo da numerose esperienze umane dirette, ma anche
da accreditate ricerche scientifiche (vedasi
Pavlov e i suoi studi sui riflessi condizionati);
il funzionamento dell'apparato gastrointestinale è sempre in
rapporto - più
o meno stretto
- con il mondo esterno. Questo meraviglioso sistema diventa, nel
tempo, un punto nevralgico del “traffico”
emotivo
quotidiano: si
ammala - oltre
all'introduzione di veleni
vari
- se siamo in perenne 'lotta' con noi stessi.
Questo fenomeno lo vediamo più chiaramente quando siamo alle prese
con una forte emozione o in battaglia con processi cognitivi alquanto
complessi (pensiero
pessimistico, paura, preoccupazione, incertezza, timore):
dobbiamo
correre in fretta e furia per eliminare urina e feci.
l nostro meraviglioso organismo, in quel frangente, produce vari
ormoni che vanno a stimolare direttamente i muscoli lisci, striati e
la mucosa intestinale, producendo una reazione automatica di
eliminazione delle scorie velenose: si
avrà in tal modo un organismo più reattivo, energico ed efficiente;
per
alcuni - quel bisogno improvviso idrico dinamico - può essere fonte
di forte tensione e profonda preoccupazione, una funzione fisiologica
fastidiosa, ma rimarrà sempre una fantastica e geniale reazione
fisica in cui l'organismo si prepara ad essere sorprendentemente in
forma, attivo ed incredibilmente efficiente per risolvere qualsiasi
problema gli si presenti davanti: reale o immaginario che sia.
Molti autori e pediatri, inoltre, attribuiscono ad una sollecitazione
materna eccessiva e ansiosa la responsabilità di quel disturbo
intestinale definito “colica
del terzo mese”.
Fermiamoci qui per il momento, tenendo ben presente che il nutrimento
ha un valore, il più delle volte, simbolico, di soddisfazione
pulsionale, di investimento del piacere, di pura aggressività,
ovvero una fame che ogni cosa divora (rappresenta,
nelle fasi iniziali, chi lo distribuisce).
La pancia grida quando c'è scarsa attenzione, se non siamo protetti,
ben accuditi e alza la voce quando la fame d'amore non è
soddisfatta, si arrabbia quando ci si adagia su un vivere piatto, ci
si limita ad un quotidiano misero e banale: ad
una vita ristretta, “piccola” e mediocre;
segnala
le
dinamiche sociali in atto, il rapporto con il proprio ambiente dove
si intrecciano libido, aggressività e narcisismo … un concentrato
di sentimenti scottanti, di pulsioni viscerali difficili da gestire,
che non possono essere elaborati completamente, per via del tormento
che suscitano, del cambiamento profondo e radicale che impongono.
Teniamo
ben presente che
non
conta solo ciò che si mangia, ma anche come si mangia. Mangiare con
calma e in ambienti rilassati è fondamentale per facilitare il
nostro metabolismo.
l buon cibo riunisce la famiglia intorno al tavolo, stimola sapori antichi che avvicinano e scaldano in profondità mente – pancia. Pranzare insieme agli altri è il rito più antico dell'umanità: può essere un momento silenzioso, tranquillo e piacevole, pieno di serenità e di affetto, che richiama i valori familiari, il senso della tradizione e di appartenenza a quel preciso gruppo sociale; spesso però i commensali non sempre sono graditi e lo stomaco lo sa perfettamente, quindi, diventa l'alfiere della situazione, si fa carico di una protesta decisa e seria; ogni cosa - in quel preciso istante - può diventare pesante, indigeribile, indigesta ed insopportabile: si è costretti - tra la fragranza dei profumi e sapori inebrianti - a stare sull'attenti, assumere una posizione di difesa, ad ingoiare “bocconi amari” e “rospi” tossici che bloccano lo stomaco ... non sentirsi più “a casa” propria. RICORDA, le emozioni trattenute “bruciano” in profondità, rendono la digestione difficile e lentamente avvelenano questo fantastico apparato; imprevisti, situazioni nuove ed emozione sconosciute rallentano, a nostra insaputa, la funzionalità di questo “gioiello” che non riesce più a 'brillare', a staccarsi dalle situazioni pesanti … si sente perennemente in tensione.
uando si è tesi e nervosi il sistema digerente non funziona a
dovere. RICORDA,
quando si è distratti leggendo il giornale o guardando la
televisione, si rischia - proprio
per i loro contenuti
spesso
drammatici
- di dimenticare di far funzionare o coordinare le mascelle nella
maniera giusta: di
non
masticare!
Non discutere a tavola faccende sgradevoli: meglio
concentrarsi sulle leccornie e sui sapori, intavolare conversazioni
leggere o restare per i fatti propri è sempre la cosa migliore per
l'apparato digerente … e non solo!
Per quanto possa sembrare strano è stato dimostrato, con ricerche
serie, che pranzando in un'atmosfera poco serena non si assorbe tutto
il potenziale nutrizionale del cibo: si
producono troppi scarti … si eliminano anche le cose buone.
Essere presenti a se stessi, quindi, significa avere consapevolezza
del momento alimentare: gustare
e prestare attenzione, in tempo reale, alle caratteristiche
organolettiche che si mettono in tavola …
godere
del sapore e dell'odore di quello che si mangia.
astichiamolo scrupolosamente prima di ingerirlo. La saliva che è ricca di enzimi digestivi, ha già svolto un buon lavoro, prima ancora che il cibo raggiunga lo stomaco. Questo è particolarmente importante invecchiando, perché lo stomaco e gli enzimi digestivi del pancreas diminuiscono di molto. Se dopo aver mangiato si soffre di aerofagia, rigonfiamenti o vomito, forse si mangia più rapidamente di quanto l'organismo riesca a sopportare e probabilmente si ripercuoterà anche sulla massa fecale. Masticando lentamente e dando al cibo tutta l'attenzione necessaria ci si allontanerà per almeno una buona mezzora dalle tensioni e dalle preoccupazioni della giornata. Non meno importante è la preparazione della tavola: mettiamo quando è possibile una bella tovaglia di un colore gradevole e poco invadente, spolveriamo piatti belli ed eleganti non solo nei giorni di festa e bicchieri di cristallo per degustare, senza esagerare, un buon vino … tutte cose che ci fanno sentire bene, custoditi, aiutano ad apprezzare quello che stiamo facendo e l'ambiente circostante, godere delle cose semplici e, soprattutto, attivando importanti neurotrasmettitori olfattivi, apprezzare il tempo presente.
astichiamolo scrupolosamente prima di ingerirlo. La saliva che è ricca di enzimi digestivi, ha già svolto un buon lavoro, prima ancora che il cibo raggiunga lo stomaco. Questo è particolarmente importante invecchiando, perché lo stomaco e gli enzimi digestivi del pancreas diminuiscono di molto. Se dopo aver mangiato si soffre di aerofagia, rigonfiamenti o vomito, forse si mangia più rapidamente di quanto l'organismo riesca a sopportare e probabilmente si ripercuoterà anche sulla massa fecale. Masticando lentamente e dando al cibo tutta l'attenzione necessaria ci si allontanerà per almeno una buona mezzora dalle tensioni e dalle preoccupazioni della giornata. Non meno importante è la preparazione della tavola: mettiamo quando è possibile una bella tovaglia di un colore gradevole e poco invadente, spolveriamo piatti belli ed eleganti non solo nei giorni di festa e bicchieri di cristallo per degustare, senza esagerare, un buon vino … tutte cose che ci fanno sentire bene, custoditi, aiutano ad apprezzare quello che stiamo facendo e l'ambiente circostante, godere delle cose semplici e, soprattutto, attivando importanti neurotrasmettitori olfattivi, apprezzare il tempo presente.
a biochimica del cervello deriva da quello che buttiamo giù. Tra i due processi esiste un anello di retroazione ed è per questo che quello che pensiamo è importante quanto quello che mangiamo e per essere veramente in salute occorre lavorare su entrambi i fronti. In termini molto semplici e, soprattutto, secondo il mio modo di pensare, questo significa mangiare alimenti genuini e pensare buoni pensieri; se il corpo deve essere alimentato da un “cibo buono”, anche la mente dovrà essere nutrita in maniera altrettanto adeguata. RICORDIAMOLO, ancora una volta, che un'alimentazione corretta sarà sufficiente a migliorare o stabilizzare l'umore riducendo ansia e tratti depressivi, a procurare ottima energia, un generale benessere e una discreta lucidità (le carni bianche contengono il triptofano, precursore della serotonina, l'ormone del buon umore): realizzare al meglio quel grandioso potenziale mente – corpo.
l funzionamento di questo importante e fantastico sistema dipende
soprattutto dallo stile di vita condotto. Sappiamo da tempo che
alcune modalità reattive indeboliscono la risposta immunitaria
(vedasi
la psico-neuro-endocrino-immunologia: PNEI),
mentre altre la rinforzano: in
breve, che il nostro sistema immunitario risulti vittorioso contro
svariate patologie, o che ne sia sconfitto, dipende in gran parte dal
modo in cui viviamo e ci relazioniamo con gli altri … e con il
resto del mondo.
Una buona alimentazione e un corretto stile di vita, quindi, hanno
effetti importanti sul sistema immunitario e possono di conseguenza
migliorarne la capacità nel contrastare disfunzioni o malattie.
Alimentazione, esercizio fisico e stile di vita non sono i soli
potenti ausili del sistema immunitario a nostra disposizione. Alcune
ricerche accreditate dimostrano che certe metodiche terapeutiche
distensive ed altri metodi che sfruttano le capacità mentali a
vantaggio del corpo migliorano la possibilità di contrastare le
malattie. Anche i rapporti sentimentali e familiari sono di
importanza fondamentale, possono essere disastrosi anche per uno
stomaco più che “coraggioso”:
rifiuti
silenziosi, finzioni, tensioni, dipendenze affettive e amori che
lacerano dentro … rapporti difficili che non sono poi così tanto
rari da trovare nelle relazioni coniugali ed affettive.
ICORDA, ogni atteggiamento diffidente non solo crea dinamiche che fanno soffrire, ma distrugge anche rapporti, relazioni e autonomia. Nell'organismo c'è il più creativo e formidabile schieramento di strumenti curativi che si possano trovare in natura e la salute di questo sistema dipende essenzialmente da ognuno di noi e dal nostro comportamento quotidiano. Non va dimenticato inoltre che alcuni punti di forza e di debolezza del sistema immunitario dipendono dal progetto genetico che si eredita dai nostri genitori, e che perciò non possiamo cambiare. Tuttavia non si può negare che lo stile di vita, modificando in profondità le reazioni biochimiche, influisce notevolmente sul sistema immunitario, aumentando o abbassando la resistenza del corpo ... avere successo o meno sulle malattie. A meno che il nostro sistema immunitario non sia già, alla deriva, del tutto compromesso, saremo in grado - a seconda dei casi - di rafforzarlo o indebolirlo, semplicemente con le cose che buttiamo giù e le nostre modalità reattive - decisionali (vedasi il modo in cui l'organismo mette in moto le sue difese, ristabilendo la salute).
olti ricorderanno il famoso Hunter Patch Adams che diventò - pur contro la sua volontà - una star, grazie all'omonimo film, interpretato da Robin Williams; il camice bianco più amato dai bambini, ideatore di una speciale medicina: la terapia del sorriso, meglio nota come Clownterapia. Si ricorda, ai più 'diffidenti' e agli incalliti seguaci dell'organicismo, che è tutto scientifico quanto descritto. Ridere infatti attiva tutte le parti del corpo umano: il cuore e la respirazione accelerano i loro ritmi, la pressione arteriosa diminuisce e i muscoli lisci e striati si rilassano. Anche la chimica del sangue si modifica, in quanto, tanto più la risata è naturale, esplosiva e spontanea, tanto più diminuisce la tensione e si manifesta una sensazione di liberazione che coinvolge tutti gli organi emuntori e ogni funzione corporea. Tutto questo perché ridere stimola la produzione di endorfine (sostanze oppioidi endogene, a struttura polipeptidica, dotate di proprietà biologiche simili a quelle della morfina e delle sostanze oppiacee) da parte delle ghiandole surrenali che producono cortisolo, un ormone che regola la risposta allo stress. La loro peculiarità sta nella capacità di regolare l'umore. Esse vengono rilasciate in situazioni stressanti come forma di difesa, in modo da poter sopportare meglio il dolore sia fisico sia psichico. È ormai provato che il buon umore e la fiducia rafforzano l'organismo aumentando le difese immunitarie, mentre stati depressivi favoriscono l'insorgere di malattie.
uò suonare strano ma assumersi la “responsabilità” della propria salute e adottare un tenore di vita che rafforzi il sistema immunitario rappresenta non solo un “nuovo” modo di avvicinarsi alla malattia, ma sicuramente permette di attivare - oltre alle varie forme di difesa - un intervento olistico contro ogni sofferenza, fondamentale per raggiungere il “benessere” psicofisico generale. E' opinione comune ritenere che la salute dipenda sempre dagli “altri”, non dal nostro comportamento quotidiano: questa convinzione, oltre ad essere sbagliata, è anche potenzialmente dannosa perché spegne ogni processo auto curativo. Non dobbiamo colpevolizzarci o sviluppare sensi di colpa, ma semplicemente vedere ogni fenomeno della nostra vita in maniera globale: siamo un corpo ma anche una mente; due mondi che per loro natura sono “forgiati” in perfetta armonia, giusta sintonia e grande collaborazione, MAI in conflitto! Ricordiamolo ancora una volta che l'organismo è un'unità di parti in continua comunicazione, con un linguaggio unico, rispettoso e comune … parla, finché può, anche a quelle parti più 'capricciose'. La saggezza della natura, allora, quando non siamo in “equilibrio” fa, in base alle sue reali risorse, il suo percorso imponendo un cambiamento di rotta quasi contro la nostra volontà. Una breve storia per chiarire questa mia posizione. Eleonora da un po' di tempo ha qualche problema nell'addormentarsi, si isola e da sei mesi non ha più nessuna intimità col suo fidanzato.
l medico di famiglia, dopo un breve colloquio risponde
con fermezza, in modo sbrigativo e del tutto semplicistico: “Cosa
vuoi mai Eleonora, tua nonna era depressa, tua madre è depressa, tuo
fratello non è sicuramente un campione di buonumore, quindi, la tua
strada è già segnata … il tuo 'destino' non può cambiare, non
può essere diverso o avere un'altra rotta”.
Accidentaccio!!!
Rien ne va plus direbbe invece l'attento croupier! Credo comunque si
sia perso qualcosa: la
genetica è importante se non fondamentale per la nostra salute, ma
anche certe abitudini, convinzioni e stili di vita si possono
“trasmettere”, apprendere passivamente, modificando in tal modo
il sistema immunitario a livello cellulare e subcellulare (cambiare
la chimica molecolare e la struttura ormonale).
Dopo quella crudele 'sentenza',
Eleonora - privata
della speranza di intervenire con tutte le sue potenziali risorse su
quel malessere emotivo
- completamente avvilita, si isolò ancora di più, il fidanzato la
lasciò, perse il lavoro e un bel giorno al rientro dalla spesa,
imbottita di psicofarmaci, ebbe un incidente automobilistico per
fortuna non molto grave. La sorte volle che in quella occasione
incontrò un professionista, non più bravo dell'altro, ma con una
sensibilità e una visione diversa della malattia: con
uno sguardo profondo, coinvolgente, rispettoso, umano e più vicino
ad Eleonora.
Ora Eleonora sta bene, è riuscita - con
le sue forze e mosse giuste
- a tirare fuori le sue vere risorse. Tante
belle cose G.
opo
questo breve 'giro di
giostra'
tra il linguaggio simbolico - cioè
la specifica significatività degli aspetti psichici che si
somatizzano
- alimentazione e funzioni digestive, torniamo a qualcosa di più
semplice e meno fantasioso.
’alimentazione rappresenta un bisogno primario per assicurare
l’esistenza di ogni essere vivente, mentre la digestione è una
forma di “gestione”
e di utilizzo di sostanze acquisite: una
struttura di trasformazione e di cambiamento che “assorbe”
anche, in questo caso, il mondo esterno.
In questa alchimia sono coinvolti altri organi indispensabili per la
sopravvivenza (stomaco,
fegato, cistifellea, milza, pancreas).
Anche
in questo apparato, a seconda dell'organo digestivo coinvolto,
conosceremo il ruolo specifico delle emozioni nello sviluppo del
malessere gastrointestinale.
Un fenomeno che, a prescindere dai vari organi, ruota sempre attorno
al tema della sicurezza
e della protezione,
al
mondo delle idee, pensieri, dinamiche sociali e relazioni
interpersonali.
Quando l’intestino perde il suo naturale equilibrio,
contemporaneamente, anche il cervello perde la sua lucidità,
esaurisce la sua efficienza mentale. I disturbi legati al sistema
digestivo, quindi, segnaleranno le difficoltà a trasformare,
inghiottire e assimilare,
“metabolizzare”
quello che avviene nella vita ...
un continuo su di
giri e
un perenne
“ruminare”.
Una psiche che non riesce a gestire e rielaborare alcuni contenuti
emotivi interpretati come “impuri”,
paura di sentire emozioni considerate non consone al proprio vivere,
se non temute come vergognose
(si veda più avanti la
colite con le sue scariche diarroiche).
Sono individui molto sensibili all’ostilità e al rifiuto.
l
rapporto tra emozioni e funzione digestiva come ad esempio nausea,
deglutizione, nodo alla gola, secrezione, motilità, vomiti e
sensazione di bolla faringea, è evidenziato in numerose ricerche
cliniche e confermato direttamente in molte esperienze umane.
Alcuni individui con tratti ossessivi
– compulsivi,
essendo molto sensibili ai cambiamenti, incapaci di eliminare ciò
che è inutile e, quindi, rimanendo aggrappati a comportamenti,
atteggiamenti, modi di pensare e a condizioni vecchie e superate,
ostacolano il ricambio organico. In tal modo, con il timore di
eliminare le cose passate sono trattenute anche le feci (stipsi).
Molte problematiche intestinali sono accompagnate da tratti
depressivi mascherati, da esperienze deludenti e da una
insoddisfazione cronica.
Tali problemi si risolvono solo se si comprendono le vere cause
profonde che li hanno determinati. Speranza
e futuro, per questi soggetti, sono stati completamente cancellati
dalla loro vita.
I
problemi del sistema digestivo ci parlano, in ogni caso, della
difficoltà di 'digerire' alcune vicende esistenziali, di affetti
tenuti a freno, di legami bloccati, di angosce ossessive, di come
sono gestiti i sentimenti, del timore di fallire, di non essere
all’altezza delle cose, di sbagliare.
Una involontaria scarica diarroica, infatti, segnala la tensione
sperimentata nel tentativo dominare un profondo sentimento di
vergogna o una situazione di grande paura … un
modo di sottrarsi a situazioni vissute come molto pericolose.
Non bisogna dimenticare che l'intestino
produce anche l'ormone della felicità la
serotonina (95%): ecco
perché un "buon" intervento sullo stato dell'intestino può
essere utile, non solo nella fastidiosa colite, ma anche negli stati
depressivi e ansiogeni. Sarà
sempre utile, pertanto, depurarlo continuamente sia dalle varie
tossine della "mente"
sia dalle scorie del "corpo":
se
sblocchi la mente liberi anche la pancia.
'intestino percepisce l'ansia ancor prima del cervello, comunica le
proprie tensioni attraverso la colite (si
ricorda ancora una volta che sono coinvolti i vari mediatori chimici
attivati dal sistema nervoso periferico).
L’intestino - con la
sua motilità alterata
- percepisce i segnali emotivi nello stesso momento del cervello: una
voce potente che batte tutti gli altri organi in velocità (cinque
volte più rapido);
il “blocco”
di pancia rispecchia quello mentale: una
“testa” che si basa troppo spesso sulla razionalità, controllata
da paura e ingorghi affettivi.
Quando
le relazioni sono fastidiose o faticose da gestire - i
rapporti interpersonali non sono basati sulla reciprocità ma solo
finti
- è l’intestino che tenta di risolvere la situazione ribollendo e
sbottando: è
la prima voce, il primo segnale di protesta, cerca di farsi strada
attraverso il malessere intestinale;
la
pancia la metti al sicuro solo se la lasci esprimere, faciliti la
curiosità e assecondi il bisogno di novità.
Osservando
la forma dell’intestino e del cervello si rimane immediatamente
colpiti dalla straordinaria somiglianza: le
circonvoluzioni cerebrali infatti richiamano le tortuosità delle
pareti intestinali.
Questi due organi comunque sono accomunati anche dalla medesima
funzione: sia
l’intestino - preposto alla produzione delle feci - sia l’apparato
cerebrale adibito tra le tante funzioni alla produzione di pensieri,
assimilano l’ambiente circostante, dando luogo ad un prodotto che
dovrà poi essere eliminato (feci
e pensieri).
’intestino i cibi li assimila ed elimina le sostanze di rifiuto.
Il cibo che raggiunge questa parte “bassa”
del corpo (colon)
ha subito tutte le trasformazioni metaboliche necessarie a produrre
il potenziale energetico: materia
utilizzata e assimilata fino a ridursi a prodotto di scarto.
Esso digerisce i cibi, li assimila e scarta le sostanze di rifiuto.
Non si tratta però solo di rifiuti metabolici: a
non essere assimilati sono spesso anche i pensieri e gli impulsi
(chimica ed ormoni).
Gli alimenti che arrivano nel labirinto intestinale rappresentano
dunque simbolicamente la conclusione di un viaggio. L’intestino in
quest’ottica compie un rituale di purificazione ogni volta che
evacua, eliminando sia rifiuti organici sia i contenuti psichici
“indigeribili”.
In questo senso gli attacchi diarroici del colitico possono
rappresentare il processo di elaborazione ed esternazione ritenute
inammissibili. Quando si parla di colite si fa riferimento ad un
malessere che presenta diversi "volti"
e che tende a manifestarsi in maniera soggettiva. Imparare a leggere
il suo linguaggio è essenziale per comprendere e affrontare il
disagio, tutt’altro che banale, come la colite. Ogni colite è un
fatto a sé, (soprattutto
quando non è causata da infezioni batteriche)
anche se all’interno delle diverse manifestazioni sintomatologiche
è possibile individuale tratti comuni che aiutano a capire il senso
profondo di questo disturbo, spesso, particolarmente invalidante. E’
ben diversa infatti una colite che colpisce nel pieno della notte con
crampi, da una che si manifesta prima di affrontare situazioni
stressanti o compromettenti (incontri
affettivi o amorosi, esami, prove in generale).
Occorre, inoltre, prestare attenzione anche ai momenti e alle fasi
evolutive (della vita)
in cui questo malessere si manifesta. Crampi dolorosi, ventre gonfio,
attacchi di diarrea o costipazione ostinata. Crampi
e dolori non ingannano, dicono sempre la verità!
E’ questo il linguaggio d’organo attraverso il quale l’intestino
racconta il malessere e il profondo disagio di chi soffre di colite.
Conflitti aperti ma negati e una personalità complessa, tendente
all’introversione, sono tratti tipici del colitico che manifesta
difficoltà ad interagire con il proprio ambiente in modo fiducioso e
sereno. Attraverso un’accurata analisi dei simboli legati al mondo
intestinale emergono varie caratteristiche connesse in chi soffre di
stipsi
e di colite.
hi
soffre di disturbi intestinali è difficile che si conceda ad
acquisti spensierati, o doni consistenti. Tranne in qualche raro
momento per pentirsene subito dopo. Il suo spiccato senso di possesso
lo porta a trattenere avidamente tutto ciò che è suo (stipsi).
Tipica di questo carattere è la tendenza a collezionare ogni cosa e
a non buttar via nulla, neppure le cose vecchie o inutili. Relazioni
finite, amicizie concluse, ricordi abitudini ormai inadeguate: tutto
va tenuto e conservato.
Il colitico sviluppa un vero e proprio attaccamento verso il vecchio,
da cui non riesce a separarsi. I ricordi e i cimeli del passato
ingombrano la sua vita come scorie
tossiche,
esattamente come fanno
le feci nell’intestino.
Tutte cose “accumulate” nel tempo che gli impediscono di fare
spazio al nuovo, di evolvere e cambiare con le necessità del
momento. Apparire
“a modo”, “per bene”, in maniera grandiosa, è molto
importante per il colitico che ci tiene a dare un’immagine di se
“pulita”, “pura” e sempre impeccabile
(di tanto in tanto
chiunque può essere sfiorato da queste caratteristiche, ma per il
colitico esse sono dominanti e continuative: sono davvero pochi i
momenti di sollievo).
Movenze e gesti sono studiati e trattenuti, fino a risultare talvolta
artefatti e innaturali. La naturalezza (spontaneità)
è scambiata spesso, a torto, per volgarità e mancanza di
raffinatezza e viene poco apprezzata anche negli altri.
L’atteggiamento
controllato e difensivo verso il nuovo traspare anche nei rapporti
con gli altri.
Ama confrontarsi con persone che percepisce simili a lui,
difficilmente si lascia attrarre da persone diverse, per quanto in
fondo in fondo lo incuriosiscono. Preferisce muoversi su un percorso
o un terreno conosciuto e rifiuta tutte quelle situazioni che
potenzialmente potrebbero farlo cambiare. Il
colitico, il più delle volte, ha un atteggiamento moralista che gli
fa assumere posizioni inflessibili verso errori e debolezze proprie
ed altrui.
Ci
tiene molto alla buona educazione e a risultare corretto e onesto.
Spesso il suo idealismo sconfina in un atteggiamento mistico. Chi
soffre di colite ha nei confronti dello sporco una vera repulsione, è
davvero esagerato. Persino
gli odori del corpo vengono considerati disdicevoli e vergognosi.
Ecco
perché spesso il colitico fa un eccessivo uso di profumi, deodoranti
e detergenti (tutti
indizi importanti per iniziare a formulare una diagnosi).
Anche
con la fisicità e la sessualità spesso è impacciato e inibito,
dimensioni ritenute pericolose e particolarmente “difficili”.
Il malessere fisico provoca tre tipi di atteggiamenti differenti:
avido,
aggressivo e insicuro.
a stipsi invece è un malessere che anche nei bambini ha un’origine complessa, di natura profonda e sottile. Le materie fecali – e in misura minore l'urina – veicolano un'intensa carica affettiva che può essere positiva o negativa. L'acquisizione del controllo sfinterico si attua in seguito alla maturazione neurofisiologica, al piacere provato prima per l'espulsione poi per la ritenzione, quindi per l'accoppiata ritenzione – espulsione: la nuova padronanza sul proprio corpo procura al bambino una felicità rinforzata dalla soddisfazione materna. Per il bambino le feci hanno un significato più profondo che per l’adulto. Sono tre infatti gli atteggiamenti alla base della stipsi infantile. Atteggiamento aggressivo: tipico dei bimbi con un carattere egocentrico, che tendono ad attirare l’attenzione su di loro attraverso il malessere fisico. In questo caso è consigliabile stare con il bambino anche in bagno, rendendo l’evacuazione un momento gioioso. Atteggiamento insicuro: tipico dei bambini remissivi, la loro paura è quella di deludere. Atteggiamento avido: il bambino mangia voracemente e tende a mantenere tutto per sé. Nella maggior parte dei bambini stitici l’aggravante del disagio è l’insistenza incessante dei genitori. Niente di più sbagliato, quando il bimbo si siede sul vasino, o spesso ancor prima di avvertire qualsiasi stimolo a defecare, alcuni genitori cercano di forzare il bimbo al tanto sospirato “regalino”. In questo modo si perde uno degli ingredienti indispensabili per questo atto: la naturalezza (il rilassamento degli orifizi). E’ importante cercare di coinvolgere il bambino in situazioni piacevoli, giocose, rilassanti che impediscano l’insorgere della cosiddetta ansia di prestazione. I dolorosi crampi addominali, lo spasmo e la contrattura muscolare tipici di quella forma di colite parlano di una lotta interna, una sorta di “tira e molla” tra la tendenza a procedere in avanti e verso l’esterno (spirito di iniziativa, aggressività) ed un movimento che agisce in direzione opposta. Questa spinta in avanti, in realtà, viene bloccata da una resistenza interna tanto forte da renderla del tutto inefficace e, anzi, da far compiere addirittura una sorta di “guizzo” all’indietro. Può essere un soggetto dominato da due forze uguali e contrapposte (agire o subire - istinto o ragione) che lo bloccano, nonostante un più o meno consapevole desiderio di muoversi e di passare all’azione. E’ la classica persona che vorrebbe partire all’attacco, dando l’impressione di sapere bene quello che vuole, ma che all’improvviso compie una sorta di “retromarcia”, trattenendo dentro di sé tutto quello che avrebbe voluto esprimere. Anche e soprattutto l’aggressività viene ripiegata e rivolta verso se stesso in un doloroso meccanismo autoaggressivo.
olto spesso l’attacco di colite si presenta all’improvviso, senza un apparente motivo. Ciononostante si possono individuare alcune costanti che accompagnano la comparsa del sintomo: a volte i crampi addominali possono iniziare dopo i pasti, magari in un momento di inconsapevole agitazione o durante un’attività particolarmente impegnativa. Spesso sono sufficienti un momento di riposo ed una boule riempita di acqua calda a far cessare il doloroso attacco (da non fare con l'infiammazione in atto). Per riuscire a sciogliere il blocco che non gli permette di portare le cose, le azioni, le iniziative fino in fondo, l’individuo che soffre di colite spastica deve iniziare a lasciare fluire, a portare fuori, ad esprimere questi stimoli - tensioni che sente dentro di sé e che lo spingerebbero all’azione. Ampio spazio quindi ai momenti “scatenati”, siano essi in discoteca piuttosto che allo stadio o a far baldoria con gli amici e magari, in un secondo tempo, a litigare, sempre però con le dovute maniere. Il lasciare andare veloce e violento della scarica diarroica fa pensare al bisogno impellente di liberarsi di un 'materiale inaccettabile', che non si può né contenere né, tantomeno, assimilare. Questa carica a livello intestinale trova il suo corrispettivo, a livello mentale, nel tentativo di espellere un contenuto disturbante (fatto di pensieri, idee, emozioni, fantasie) e spesso vissuto in maniera “vergognosa”.
hi soffre di colite con forti e frequenti scariche diarroiche è una
persona che tendenzialmente cerca di nascondersi e di nascondere
determinati contenuti - spesso
con spiccata valenza sessuale
- che non può accettare. Assillato dal bisogno di “liberarsi”
(purificarsi)
da un materiale vissuto come 'sporco', molto spesso tende a
manifestare anche all’esterno la sua “mania”
per la pulizia.
Una
casa sempre linda, dunque, un linguaggio scevro da volgarità, un
aspetto sempre piuttosto in ordine sono i tratti tipici di questi
soggetti.
La colite diarroica si può manifestare con diverse modalità, ad
esempio con o senza crampi e meteorismo; può essere anche favorita
da una determinata condizione ambientale come, ad esempio, un
improvviso colpo di freddo. Ma, come è noto, persino un momento di
particolare agitazione o di paura può facilmente causare un
improvviso attacco di colite: molto
spesso ciò accade prima di un esame, di un incontro o di una prova
importante.
Il gonfiore e i dolori che ne derivano spariscono subito dopo la
scarica diarroica che segue all’attacco. Le
situazione che rappresentano una fonte di ansia e agitazione sono
vivamente sconsigliate ai soggetti che soffrono di questa forma di
colite; non potendo ovviamente eliminarle del tutto, si può però
cercare di ridurle al minimo.
Anche prendere pian piano contatto con le componenti tanto temute da
essere così urgentemente espulse, potrebbe giovare a queste persone.
Come?
d esempio permettendo, durante una discussione, di tirare fuori queste parti “sporche”… alle volte un linguaggio “colorito” e scherzi triviali possono risultare anche più incisivi (senza nuocere ed essere lesivi verso gli altri ovviamente).
Con
aria:
qui il problema centrale si manifesta nel gonfiore, nel meteorismo,
ovvero nella massiccia e fastidiosa presenza di aria all’interno
del colon. Un’aria scomoda, che preme dall’interno e crea disagio
soprattutto nel momento dei contatti e degli scambi interpersonali.
Dunque, è come se chi soffrisse di questo fastidioso disturbo
immettesse nell’ambiente, e quindi nelle relazioni, una presenza
fatta di rumori triviali e scurrili.
Una pancia che emette rumori può rappresentare un modo di
manifestare all’esterno un’aggressione, una coloritura volgare.
Chi
ne soffre cronicamente risulta quasi sempre una persona decisamente
formale, spesso incapace di portare fuori la propria rabbia e le
proprie parti “impresentabili”, manifestandole apertamente nelle
situazioni spiacevoli.
Soprattutto vi è una attrazione
– repulsione
verso tutto ciò che inquina un’immagine di sé linda e
inappuntabile. Questo sintomo fastidioso fa spesso la sua comparsa in
situazioni significative, quando cioè si avverte l’attenzione o
addirittura l’ostilità dell’altro e se ne teme il giudizio
o la disapprovazione.
Soprattutto nei luoghi affollati si può avvertire la sensazione di
non avere spazio e contemporaneamente può insorgere la paura di
rivelare, attraverso i propri rumori, quelle parti di sé, che si
vogliono tenere nascoste. Può accadere così che la pancia si metta
a “borbottare”
rendendo manifesta proprio la presenza e l’attività di quelle
parti tanto temute. In genere questo soggetto con tale tipo di colite
è fortemente imbarazzato quando si trova in mezzo agli altri e cerca
di occultarsi ogni volta che la pancia “rumoreggia”.
rattandosi molto spesso di pulsioni sessuali trattenute, è
probabile che agendole più liberamente, inizialmente almeno a
livello immaginario, questo sintomo si possa attenuare. Pur se nella
maggior parte dei casi si tratta di una forma occasionale e sporadica
di colite, quella
cioè da cibi guasti,
si può ugualmente riconoscere, quando il problema assume connotati
di cronicità o di ripetitività, un significato più profondo. Così,
eliminare frequentemente, in seguito a vomito o diarrea, certi
alimenti (latticini,
frutta e verdure non lavate, fritti)
assume il senso di un rifiuto e del timore che qualcosa di poco
pulito vada ad inquinare e alterare il corpo e la mente. E’ proprio
l’incapacità a tollerare che cibi poco genuini o poco lavati
vengano trattenuti nell’organismo e, seguendo i tempi fisiologici,
regolarmente espulsi, a delineare la personalità di chi soffre di
questo tipo di disturbo. Si tratta per lo più di persone molto
attente (eccessivamente,
esageratamente)
alla pulizia interna ed esterna, spesso inclini a controllare la
provenienza dei cibi, la loro composizione e tutti i possibili
effetti sull’organismo. Questa tendenza al controllo è
generalizzata e rivela in particolare il timore di avere qualcosa a
che spartire con un mondo esterno considerato improprio
e inferiore,
l’idea di un contatto imprevisto che rischierebbe di alterare una
dimensione interiore considerata pressoché perfetta. L’evento
scatenante, ovviamente, è l’ingestione di cibi e bevande
potenzialmente tossiche o verso le quali può scatenarsi
un’intolleranza. La reazione di rapida espulsione di queste
sostanze da parte dell’intestino è tesa a salvaguardare
l’integrità (il
tutto condito da timori, modi di pensare e schemi mentali).
Non bisogna dunque intervenire troppo precocemente per controllare
l’intensità della scarica, ma piuttosto favorire la fisiologica
disintossicazione dell’organismo. L’ideale asetticità ricercata
nell’alimentazione si può analogamente estendere al campo delle
relazioni interpersonali. La paura di venire contagiati (fisicamente,
ma anche emotivamente)
dagli altri può condurre infatti anche ad una progressiva chiusura
sociale. Ecco perché è importante “assaggiare”
un po’ di tutto - cibi,
bevande, ambienti, persone, rapporti, situazioni
- ovviamente avendo cura di scegliere, perlomeno in un primo momento,
gli elementi che risultano facilmente “assimilabili”,
“digeribili” …
maggiormente
tollerabili.
Diversamente,
ancora
una volta, per analogia, l’intestino si fa interprete di questo
disagio attraverso la veloce espulsione di cibi appena ingeriti.
l motto “mai lasciare la strada vecchia per la nuova” da un lato esprime la necessità di avere punti di riferimento stabili e sicuri, dall’altro non considera un aspetto fondamentale della vita: attraverso nuovi incontri, esperienze, stupore ed entusiasmo l’uomo arricchisce e modifica completamente la visione di sé e del mondo. Così, ogni cambiamento porta in sé una rinuncia, ma anche il potenziale della crescita individuale. Accettare consapevolmente questa rinuncia in favore di una evoluzione della propria personalità è pertanto l’obiettivo a cui questi soggetti devono tendere. ATTENZIONE, il caldo espone l’apparato digerente a stress, attacchi batterici e virali, per riequilibrarlo prova con gli oligoelementi: manganese – cobalto, mentre per le infiammazioni usa Vaccinium myrtillus, tarassaco e malva. RICORDA, i veri nemici dell’intestino non vengono solo dal piatto ma possono scaturire dai nostri atteggiamenti, ci ammaliamo, infatti, quando non facciamo più scelte di “pancia”, quando non si hanno più desideri, sogni quotidiani, ci si isola e ci si chiude in se stessi; si è perennemente indecisi (crampi), si trascinano continuamente i problemi (infiammazione). RICORDA, se ti trattieni lo infiammi, se liberi invece le emozioni profonde, anche quelle meno 'pulite', in modo “sano”, la pancia si alleggerisce, si sblocca completamente, la metti al “sicuro” e, alla fine, vedrai che ti ringrazierà; serve uno stile di vita più rispettoso dei ritmi quotidiani e un modo più genuino di esprimere pienamente talento e creatività. Colite, stipsi e altri mal di pancia fastidiosi li tieni lontani - dai salute, equilibrio, ritrovi il vero benessere - solo se lasci spazio alla spontaneità e alla naturalezza; ogni apparato non è mai isolato, ma sente gli equilibri di tutti gli altri distretti psicofisici. BASTA stress, isolarsi, timore del giudizio altrui, diffidenza, insicurezza, giudizi di valore, lottare all’infinito contro i pensieri considerati “scomodi” … la pancia “riparte” quando ti trovi bene con le tue emozioni e le esprimi senza aver il terrore di sbagliare o di essere tormentato dalla paura, di offrire un’immagine di te stesso negativa. RICORDA, certi atteggiamenti mentali e stati emotivi agiscono sulla muscolatura liscia e striata, aumentano la secrezione e le difese diminuiscono: così il ventre “scoppia” e nasce l'infiammazione … e non solo!
NTESTINO
TENUE
L’intestino
è il motore silenzioso di tutto l'apparato digerente: è
qui che avviene la motilità principale di tale struttura.
Uno dei laboratori più efficiente e sensibile al contatto col cibo.
Qui le sostanze nutritive, già separate nello stomaco, sono
disponibili per essere assorbite. Aiutato dalla bile, secerne il
lisozima che serve a mantenere l’equilibrio della flora
intestinale. La bile svolge una funzione antisettica e neutralizza
l’ambiente intestinale. Quando questi normalizzatori non funzionano
bene, compaiono scariche diarroiche o infezioni (gas,
spasmi).
Un organo comunque gentile ma “pignolo” che sta cercando di dire
qualcosa. Il suo delicato rivestimento è provvisto di cellule immuni
uniche che, parafrasando
un termine di moda,
presidiano i confini e riconoscono i cibi che non si possono
“tollerare”. Ma
cibo o emozioni, chi è più colpevole?
Sfida, per alcuni, ancora aperta, ma sicuramente non dovrebbe esserci
alcun dubbio: entrambi
responsabili!
RICORDA,
se l'intestino è troppo “nervoso” blocca la produzione di
serotonina; la carenza di questo ormone frena la peristalsi e,
quindi, il transito dei cibi: rallenta
il buon funzionamento della digestione.
La visualizzazione di tale fenomeno è segnalata in una zona rossa in
mezzo alla fronte tra le sopracciglia, un’eccessiva sensibilità
della pelle del volto. Un disturbo nell’elaborazione del plasma
sanguigno (un
liquido color giallo paglierino che contiene
proteine, nutrienti, prodotti del metabolismo, ormoni)
provocherà
altre turbe del sistema di difesa dell’organismo e la persona sarà
aggredita da malesseri come influenza e raffreddori.
e putrefazioni alimentate da carni spesso troppo cotte, da uova, o da oli per frittura di pessima qualità, producono sregolatezza nell’intestino e mantengono per migrazione cellulare il carattere infiammatorio, che può, alla lunga, lasciare il posto a metastasi intestinali. Lo zucchero raffinato blocca l'intestino, causa una super proliferazione della flora batterica a livello delle mucose intestinali. L’alterazione della qualità di queste mucose intestinali favorisce il passaggio dei colibacilli nel sangue e dà disturbi ai reni, provocando cistiti con minzione dolorosa, sensazione di bruciore e stanchezze anormali. L’intestino tenue ha un’importanza ancora maggiore nel procedimento della digestione. Dopo il passaggio nello stomaco, il cibo occupa tutta la superficie dell’intestino tenue di circa 280 metri quadrati, lungo da 8 a 9 metri e ricoperto di milioni di piccole asperità sempre in movimento e impregnate di zuccheri naturali, di sali minerali e proteine (il movimento aiuta la peristalsi intestinale ecco perché può essere d'aiuto l'attività sportiva contro la stipsi).
a fermentazione e la putrefazione provocano irritazioni (diarrea
o stipsi)
su questa parete …
lo
zucchero raffinato è uno dei responsabili di questa disfunzione (un
composto organico che, purtroppo, oramai si trova ovunque).
Se
il soggetto continua ad alimentarsi in modo sregolato avrà un
importante deterioramento delle cellule intestinali, procedimento che
favorirà l’accumulo delle tossine che passeranno direttamente nel
sangue.
Quando la flora batterica non raggiunge il top, i processi di
putrefazione prevalgono su quelli relativi alla fermentazione, le
mucose non riescono più a smaltire adeguatamente le tossine; i
veleni non eliminati completamente rimangono all'interno
dell'organismo, minando la salute: esponendo
il corpo a svariate malattie. E
così,
altri
organi sono costretti a farsi carico di tali disfunzioni attraverso
canali di deflusso alternativi: la
cute attraverso eruzioni e dermatiti cerca di eliminare le sostanze
dannose, mentre la testa si fa portavoce, con le sue tensioni e
cefalee persistenti, del pessimo funzionamento intestinale; anche
una mente poco efficiente, stanca e lenta può essere un segnale di
una pancia pigra, tesa e capricciosa.
RICORDA,
attraverso questi malesseri (crampi, dolore, gonfiore) si è
“costretti”, volenti o nolenti, ad ascoltare quei conflitti o
quelle parti di se stessi continuamente censurate: la posta in gioco
è la propria libertà, più naturalezza e la riscoperta degli
istinti perduti … è la sana “ribellione” - sempre nel rispetto
dell'altro - la vera cura!
Glutine, lieviti e latticini sono sostanze che scatenano il
meteorismo, i maggiori responsabili della sensazione del ventre teso,
gonfio … “a
tamburo”.
RICORDA,
quando questo organo sta combattendo contro una importante
infiammazione, perde circa il 30% dello scudo immunitario.
L’intestino tenue è responsabile di numerose obesità (allarga
il bacino con presenza di accumulo di grasso o di cellulite).
Svolge un ruolo importante nella formazione delle cisti alle ovaie
nelle donne.
’intestino tenue è una delle più importanti barriere di difesa del corpo. Essendo uno degli organi che fabbricano il plasma sanguigno, presiede all’equilibrio generale dell’organismo. Per una buona funzionalità, bisogna contenere il consumo di (o eliminare): alcol, carne e formaggi che provocano una putrefazione, oltre alle uova troppo cotte, pane bianco, salumi grassi, ingredienti troppo piccanti (l'alimentazione piccante, come qualcuno ricorderà, è stimolante per l'apparato respiratorio, mentre per questo organo bisogna usare prudenza), zuccheri raffinati. Ha invece bisogno di prodotti: latteo fermentati, yogurt e lievito in caso di irritazione. In caso di parassitosi: aglio e crescione; con problemi infiammatori: alghe e lieviti freschi; infezione: carote, ciliegie, fragole, lattuga, patate, mele, pomodori, porri, sedano, spinaci, uova; apporto di sali minerali: alghe, cavolfiore, lenticchie, rape, sedano, soia; cereali specifici: frumento (adatto a migliorare la funzionalità), segale e riso non brillato. La polvere di zenzero è un potente scudo protettivo dell'intestino: disinfiamma e lo libera da sostanze pericolose. La sua massima espressione energetica è dalle 13 alle 15; se è presente una disfunzione, l’organismo manifesterà, in questo periodo della giornata, debolezza e aggravamento dei sintomi. Migliora con il sapore amaro. Se si hanno problemi di circolazione sanguigna, di cistite, o di presenza di gas nell’intestino, significa che esso non funziona bene. Fornisce, con il cuore, il massimo del suo sforzo energetico in estate. Il punto di massaggio sarà la vertebra sacrale 1 (S1: stitichezza, infezioni cutanee, colite).
o
sapevi che pulendo l’intestino e purificando il sangue con cereali
integrali (Vit. Gruppo B), frutta e verdura (tarassaco, radicchio,
cicoria) mantieni leggero e sano il tuo “involucro”?... NO
a carne e prodotti lattiero caseari. Durante
le scariche diarroiche evitare cibi integrali!
Riassumendo.
E' un luogo in cui si completa la digestione e inizia la produzione
sanguigna, che verrà poi completata nel fegato. Si ricorda anche in
questa sezione che la carne, lo zucchero e i vari conservanti,
contenuti nel cibo, gonfiano e indeboliscono questo organo e,
soprattutto, la sua preziosa flora batterica. Quando non funziona per
il meglio, è probabile che ci siano problemi a livello ematico,
anemia per esempio e una importante perdita di peso. La sua cattiva
funzionalità è ben visibile: un
colore pallido ben marcato e diffuso delle labbra.
La fermentazione intestinale - causata
da troppi prodotti animali
- non passa mai inosservata: marchia
il viso con foruncoli e infiammazioni diffuse nel corpo.
a stitichezza da stress si presenta ogni volta che si deve affrontare una prova impegnativa, un qualcosa di sconosciuto o una nuova esperienza ed è connessa all'ansia da anticipazione, che blocca la peristalsi intestinale tenendo in scacco l'evacuazione. È sempre un’impresa ardua valutare il grado di stitichezza di una persona. Molti pensano che, andando regolarmente di corpo, non siano soggetti a problemi di stitichezza; in realtà vi sono materie fecali che soggiornano troppo a lungo nell’intestino e si putrefanno, mentre le tossine che contengono provocano un avvelenamento lento dell’organismo e lasciano un fastidioso gonfiore. Bisogna fare dunque attenzione ai sintomi che accompagnano la stitichezza come la stanchezza, l’agitazione, l’anemia, le insonnie, le acidità, il mal di testa, le vertigini, alcune colibacillosi, i gonfiori, le emorroidi, le nausee e certi casi di mestruazioni irregolari che, in alcune donne, possono provocare una predisposizione alle cisti ovariche. Inoltre, le aderenze fecali agli intestini possono causare a lungo andare un cancro su questi organi (fonti OMS). Molti soffrono di “tossiemia” senza saperlo (troppe tossine); i veleni non eliminati inquinano il colon, si accumulano in tutto l'organismo e si esprimono attraverso sintomi ben visibili: alito pesante, una lingua bianca, sudore acido, palpebre gonfie. L’igiene alimentare svolge naturalmente un ruolo di grande importanza ed è necessario adeguarsi ad un regime adatto per lunghi mesi per poter rieducare l’intestino crasso.
e cause del fenomeno
di stipsi sono molte: una
secrezione biliare difficoltosa, un’alimentazione non adatta, un
eccessivo consumo di carne rossa che facilita la fermentazione, il
pane bianco, l’alcol, numerosi farmaci che asciugano le pareti
intestinali o le irritano, l’abuso di lassativi, soprattutto di
quelli molto saturi di sale (vedasi
bulimia).
Si dilata e si gonfia quando non ossida in modo sufficiente le scorie
da evacuare. Il soggetto sarà spesso linfatico, gli mancherà quindi
l’energia e avrà una tendenza alle ulcere varicose e in seguito
alle metastasi intestinali. (Il
linfatico ha un aspetto “rotondo”, pallido, gonfio e
demineralizzato, con tendenza agli edemi e alla debolezza
del sistema immunitario.
Presenta scarsa energia: fragilità dell’apparato digerente,
problematiche varie in questo distretto, stitichezza,
diarrea o un’alternanza delle due,
debolezza di fegato e rene, con sovraccarico epatico
e
ritenzione
idrica,
ptosi degli organi, perdita di elasticità tissutale,
demineralizzazione,
rallentamento circolatorio di sangue e linfa, disturbi metabolici e
facilità ad accumulare tossine. Sul
piano mentale possono spesso essere presenti apatia, scarsa
motivazione, depressione
e
persino tendenza alla psicosi maniaco-depressiva).
eve seguire un’alimentazione ricca di oligoelementi per permettere una migliore ossigenazione del sangue attraverso la quale provocherà l’ossidazione delle scorie. Anche qui, si notano spesso cause psicologiche in persone che, in occasione di un viaggio, devono cambiare le loro abitudini: questo porta a una stitichezza che può durare parecchi giorni; verrebbe da dire che questo organo è un prezioso “forziere” emotivo continuamente riempito però di una strana “materia” che non lascia scampo: infiamma e rallenta la pancia. Un organo potentissimo, portavoce della nostra identità, della nostra vera unicità: la cassa di risonanza del nostro stato emotivo, spesso, in balia degli eventi. Anche persone introverse, chiuse, incapaci di lasciarsi andare, di confidarsi in modo tale da scaricare un po’ delle preoccupazioni soffrono spesso di stitichezza. Questo si può verificare anche con altri problemi, e mette in evidenza il rapporto esistente tra la funzione psichica di eliminazione e la stessa funzione organica. Si sa da tempo che l'emotività si ripercuote direttamente sul sistema gastro – intestinale, ma è altrettanto vero che le varie problematiche intestinali possono alterare l'umore o alcune attività gestite dall'apparato cerebrale. La sua funzionalità verrà visualizzata intorno alle pieghe della bocca. Dilatazione dell’addome e del bacino. Viso bianco e dilatato verso il basso. Ventre gonfio dopo i pasti.
’alimentazione
da eliminare e comportamenti da adottare: bandire completamente carni
troppo cotte, farinacei, grassi e burro fritto, eccesso di sale, non
bere durante i pasti.
Regime
consigliato:
cipolla,
dente di leone, porro, sedano, riso integrale e grano saraceno.
Lo
yogurt aiuta a regolarizzare il colon.
Contro
la stipsi:
alghe,
ciliegie, cocomero, porro, prugne, uva, olio di oliva
(al mattino a digiuno).
Per
drenarlo:
cereali,
fichi, sale di potassio.
Per
una migliore eliminazione:
cloruro
di magnesio.
Un
organo che migliora con il sapore piccante.
La zona di massaggio sarà la vertebra
lombare 4
(L4:
stitichezza, infezioni cutanee, colite).
La
sua massima espressione energetica sarà tra le ore 5 e le ore 7.
L’identikit
di chi soffre di stipsi è particolare:
appare
sempre come un personaggio indaffarato, occupato anche quando non è
necessario, nel lavoro, poi, “troppo” attento, disciplinato,
eccessivamente severo, volitivo, scrupoloso, selettivo e meticoloso
(un “super” bravo che ha perso la sua “regolarità”)
ma
nel vivere quotidiano si sente spento, bloccato, timoroso di
mostrarsi come è realmente
(è
importante ricordare che “dare”
può essere un gesto generoso ma è anche un modo di esporsi,
sentirsi indifesi, evidenziare la propria vulnerabilità e
“debolezze”).
La
stipsi s’inchina davanti alle verdure cotte o crude, bevendo
qualche litro di acqua perché facilita il lavoro dell’intestino,
al consumo di legumi e cereali integrali
(stimolano il movimento intestinale), a
qualche caffè perché può aiutare la peristalsi intestinale e
assumendo, soprattutto, al mattino frutta cotta … ma prima di
iniziare la colazione un bel bicchiere d’acqua tiepida;
limitare
i prodotti lattiero caseari
(a parte lo yogurt probiotico che con i suoi fermenti riesce a
riequilibrare la flora batterica intestinale) perché
fermentando producono gas e rallentamento della peristalsi,
il latte può causare dolori e gonfiore; prova,
inoltre, a far bollire qualche fico essiccato, scioglilo nel liquido
e bevi due o tre tazze durante la giornata:
può
essere davvero fantastico!iassumendo. In questo distretto si chiude l'intero processo, avviene la resa dei conti: si completa l'assorbimento di elementi nutritivi, viene distrutta la consistenza del materiale digerito, si assorbe l'acqua, vengono prodotte le feci e poi evacuate. In questo organo si trova un liquido alcalino che fermentando aiuta a decomporre il cibo; una condizione chimica – fisica che stimola la “peristalsi” e la produzione di gas.
STOMACO … una meravigliosa linea di difesa.
problemi allo stomaco possono essere visualizzati attraverso il
gonfiore nella zona addominale, sopra l’ombelico, dopo l’assunzione
di cibo, sonnolenza postprandiale, rossore agli zigomi dopo il pasto:
tutti
parametri fisiologici negativi che segnalano il vero stato di salute
di tale organo.
Lo
stomaco borbotta anche quando quella particolare cosa non va proprio
giù, non si vuole vedere o accettare quella determinata situazione,
si è tesi ed arrabbiati, ma si rimane lì immobili e nonostante la
frenesia ansiogena non ci si muove di un passo:
si
fa portavoce del rapporto col proprio ambiente e, soprattutto, delle
dinamiche con gli altri.
In questo organo oltre a metabolizzare i cibi ingeriti vengono
veicolati contemporaneamente anche preoccupazioni, modi d'essere
sbagliati, senso di colpa, tensione, stanchezza, tristezza e tutta
l'atmosfera che si respira in quel preciso istante: estrapolando
da ciò tutti gli insegnamenti, le delusioni ed ogni senso negativo o
positivo che si può trarre.
Lo stomaco è uno degli organi della digestione più importanti del
corpo umano: prima
linea di difesa dell’organismo.
Lo scopo della digestione è quello di trasmettere all’organismo
l’energia necessaria alla trasformazione dei prodotti grezzi. Le
materie prime come le proteine, i grassi, gli idrati di carbonio, le
vitamine e i sali minerali sono tutte sostanze trasformate
sapientemente in combustibili e successivamente in energia.
l
processo inizia nella bocca a contatto degli alimenti e della saliva,
e termina con le scorie nell’ano. Il tutto passa per lo stomaco che
inizia l’azione chimica delle secrezioni, poi pancreas, fegato e
ghiandole contenute nell’intestino tenue. Tutto il cibo assimilato
viene a depositarsi sull’intestino tenue, dove, se il bolo
alimentare va incontro a un’eccessiva putrefazione o fermentazione,
si avrà un’infiammazione. Queste sostanze assimilate, se si
continua ad assumere alimenti “spazzatura”,
provocheranno un rigetto naturale da parte dell’organismo, con
presenza di diarrea, di stasi e di stitichezza, e una rapida
inondazione di tossine nel sangue. Molte emicranie sono dovute ad una
fermentazione alcolica dello stomaco. Questa fermentazione non
proviene da un consumo di alcol, ma fabbricata dallo stomaco, in
seguito a un consumo di zucchero e di farinacei che fermentano.
Questo alcol è più tossico dell’alcol grezzo normale, perché
contiene le scorie di questa fermentazione impropria. Anche i
disturbi di stomaco imputabili a fattori stressanti o psichici sono
numerosi. Sono provocati da pasti consumati troppo in fretta,
dall’assunzione di alimenti troppo caldi o troppo freddi, da pasti
consumati a orari irregolari e dall’abitudine di mescolare liquidi
e solidi durante il pasto (bere).
I cibi dannosi e le cose che fanno male in generale allo stomaco
sono: alcol,
alimenti troppo caldi, bere durante i pasti, caffè, mangiare senza
masticare, pane bianco e zucchero raffinato.
Alimenti ottimi per l’infiammazione: mele,
pomodori, ribes, uva
(succo diluito se
troppo irritato).
VITARE
la combinazione di carboidrati e proteine, in quanto i primi -
formati prevalentemente
da carbonio ed acqua
- diminuiscono nello stomaco l'acidità e, quindi, rendono
difficoltosa se non incompleta la digestione delle proteine. Per la
dilatazione dello stomaco si consiglia: aglio,
mela, pompelmo, sedano, rabarbaro.
Il colore giallo (giallo
– grigio)
al viso indica problemi energetici a livello di stomaco e della
milza. Uno
squilibrio energetico allo stomaco si manifesta con gastroenteriti,
foruncolosi, ossidazione cutanea, infezione cutanea.
Gli zigomi riflettono lo stato energetico dello stomaco, si evidenzia
soprattutto dopo i pasti perché si congestionano. Il
soggetto ha digestioni lente, con possibilità appunto di gastriti,
di crampi, di gonfiori addominali e di aerofagia.
L’alimentazione viene male assimilata, il soggetto è spesso
nervoso, su di giri, mangia in fretta. Tutto ciò determina
un’intossicazione progressiva dell’organismo, che può essere la
causa di artriti, artrosi e successivamente di tumori o di ulcere
(fonte OMS).
l cuoio capelluto sarà molto intossicato, con forfora e pruriti. Bisogna modificare il modo di alimentarsi, eliminare caffè, tè, zucchero raffinato e frutta fresca, fare una cura disintossicante, non assumere né alcolici né liquidi troppo caldi o troppo freddi. Se il viso tende a gonfiarsi e a diventare grigiastro, l’intossicazione organica è a uno stadio molto avanzato. Gli organi diffondono la loro energia in tutto il corpo. E’ possibile individuarne l’intensità e regolarla su linee di forze energetiche relative a ciascuno di essi. Su queste linee di forza si possono esercitare massaggi che permetteranno di mantenere la salute e l’armonia del corpo. Per quanto riguarda lo stomaco, qualora ci sia una lesione o come prevenzione, il punto da massaggiare sarà la vertebra dorsale 12 (DS12 … presenta una temperatura elevata)). Tale massaggio è consigliato per: cattiva digestione, gonfiori dopo i pasti, aerofagia, acidità di stomaco, crampi di stomaco. La sua massima espressione energetica è dalle 7 alle 9; se è presente una disfunzione, l’organismo manifesterà, in questo periodo della giornata, debolezza e aggravamento dei sintomi. Una adeguata conoscenza di noi stessi ci permetterà di percepire, durante la giornata, quelle difficoltà o momenti di stanchezza, di disagio, di vulnerabilità … condizioni legate alla cattiva funzione di questo organo.
hi
ha problemi di stomaco inoltre tende ad “incassare”,
mandare giù il magone, “digerire”,
rabbia, livore e cinismo:
vuole
evitare in tutti i modi e maniera lo scontro e il conflitto, non
riesce più a “metabolizzare” il mondo che incontra;
IMPARA
invece a comunicare a “caldo”
con franchezza, spontaneità e naturalezza quello che senti, così
elimini la rabbia e le parole indigeste, “sputando
il rospo”, poi,
scarichi dallo stomaco tutti i pesi inutili e ritrovi la vera
“leggerezza”:
elimini
finalmente l’imbarazzo di “pancia”.
ALLONTANATI
dai legami affettivi che “infiammano”,
divertiti con passione e spontaneità ... scegli l'atmosfera, le cose
e le situazioni che ti mettono completamente a tuo agio, ALTRIMENTI
la rabbia dirompente viene presa in
consegna dalla stomaco e lo “violenta”;
fare finta, controllarsi, non far trapelare nulla sono tutti
atteggiamenti che stimolano la produzione di acido cloridrico nello
stomaco … una
sostanza che lentamente corrode e lo buca.
o stomaco si ammala non solo quando blocchiamo la nostra spontaneità, ma anche quando perdiamo fantasia e libertà, siamo troppo accomodanti, gestiti dal pessimismo e rassegnazione; zittirsi e bloccare le proprie espressioni più naturali e spontanee è il torto più grande, se non il danno maggiore, che possiamo fare nei suoi confronti; per far “respirare” lo stomaco non trattenerti, tira fuori le tue emozioni, le tue risorse nascoste ed “indigeste”. Lo stomaco è un grande e potente “selezionatore” a livello sia fisico (cibo - alimenti) sia mentale (pensieri - relazioni) attraverso il nervo vago. La “pancia” - con il suo bruciore, dolore, pesantezza, crampi, nausea, digestione lenta, eruttazioni - segnala le varie problematiche della vita relazionale; i suoi messaggi più fastidiosi sono: bruciore - rabbia repressa per cose che non si riescono a gestire e a non risolvere; nausea - rifiuto sottovalutato connesso ad un certo contesto, digestione lenta - difficoltà ad elaborare quanto accade durante il giorno; pesantezza - troppe responsabilità ed emozioni trattenute e crampi - farsi passare come qualcosa di piacevole una cosa che non è proprio gradita e in cui ci si trova male (lavoro, amicizie, coppia, famiglia) … i rapporti con il mondo esterno sono perlopiù tesi ed ansiosi, difficilmente sereni e rilassati. ATTENZIONE, le delusioni possono bruciare più del cibo piccante consumato a tavola, MAI fingere di stare bene! In quanto organo cavo, rimanda al concetto di contenitore e di caverna, entrambi simboli dell’istanza psichica femminile: ovvero, per i più fantasiosi, il grembo materno, un luogo dove la materia si trasforma in vita. E’ la dimensione che accoglie, avvolge e nasconde. Ma esso si fa anche portavoce di un simbolismo maschile: la digestione è infatti opera dell’acido cloridrico che rappresenta il fuoco purificatore, una forza maschile che aggredisce e trasforma gli elementi. Non va dimenticato inoltre che il cibo non è qualcosa di isolato, ma si riempie - come indicato in premessa - di significati legati all’atmosfera in cui viene consumato: ciò che si ingerisce si carica di valenze emotive che vengono legate alla struttura stessa dell’alimento.
uando la mamma allatta il neonato gli fornisce il nutrimento non solo alimentare ma anche affettivo: lo conforta, lo avvolge di amore e di sicurezza … lo avvolge di comprensione e tenerezza. Una figura di riferimento che con la sua presenza costante ed amorosa crea sicurezza e non sconvolge nemmeno più quando si allontana perchè, con il suo atteggiamento rassicurante, il piccolo ha imparato che non ci sono “scherzi mancini”: solo la certezza che la “mamma buona” ricomparirà; un'esperienza in cui si fonda la nostra capacità di fiducia e di speranza … allontana il brivido del pericolo e il terrore della transitorietà. Ecco perché è importante, durante tutto il ciclo di vita, che il cibo/pensiero sia “leggero e digeribile” altrimenti rischia di “restare sullo stomaco” e creare indigestioni non solo fisiche ma anche mentali. Lo sappiamo da tempo, fin dalla nascita, che l’essere umano mangia non soltanto per vivere: su quest’atto biologico si radicano fattori emozionali e sociali che rendono indissolubili gli aspetti fisiologici e psicologici del comportamento alimentare. Il nutrimento ha dunque un valore particolarmente simbolico (sicurezza, conforto, solidarietà, consolazione, appoggio, sostegno, incoraggiamento, aiuto, amore), di soddisfazione, di investimento del piacere, di aggressività (fame che divora). Il rapporto con il nutrimento, quindi, traduce il rapporto vero, sincero e reale della madre con il bimbo dove si intrecciano piacere, ostilità, odio, affetto, calore, timori, preoccupazioni, aggressività. Nel corpo, quindi, oltre alle cellule sono impresse queste sensazioni, questi sentimenti sviluppati nel tempo. Sapendo queste cose, il corpo può diventare un nostro grande alleato: segnala sempre le cose non gradite e quello che non va, ci permette, se lo vogliamo, di fare prima della catastrofe “inversione di marcia” ... di contrastare la sofferenza. Il dolore, per quanto sia una nota dolente, è sempre una voce che ci rivela che qualcosa non va. Una voce da ascoltare e non da “far tacere”. Il corpo è un grande alleato che tramite la “sofferenza” avverte un modo d’essere sbagliato, di comportamenti ed emotività che probabilmente non ci appartengono. Così la lettura psicosomatica può mostrare gli aspetti che determinano le gastropatologie, partendo da segnali minimi, atteggiamenti e piccoli gesti preziosi che spesso non vengono visti e restano ignorati.
na
separazione, un lutto, oppure semplicemente l’arrivo della
primavera o di una nuova stagione, ad esempio, possono influire
pesantemente su questo organo grandioso ed impareggiabile (stomaco).
Sono molti i fattori che possono scatenare le “proteste”
dello stomaco, quasi tutti caratterizzati dalla "sindrome"
del cambiamento. L’addio
di una vecchia situazione per una nuova sembrerebbe la scintilla che
fa nascere gastrite e ulcera.
Ma non solo: è
durante il pasto, quando emozioni e cibo si incontrano, che lo
stomaco rischia di farsi sentire con bruciori e nausee violente.
L’apparato
digerente diventa, così, un termometro che rivela malesseri
semplici, complessi e, soprattutto, destabilizzazioni in corso.
Un
pasto,
la vacanza, il gruppo:
sono situazioni, luoghi e cambiamenti in cui gli attacchi si fanno
sentire con una certa frequenza, precisione ed insistenza.
I momenti di cambiamento, infatti, il non riuscire ad adattarsi con
facilità alla transizione, può provocare nausea e vomito, proprio
perché la nuova situazione “non
va giù”
(traslochi,
cambiamento del posto di lavoro, nuova situazione sentimentale).
A digiuno, prima di pranzo o cena, lo stomaco libero richiama la
sensazione di “vuoto
d’amore”:
il
bruciore che ne deriva si placa solo quando viene introdotta una dose
di cibo/affetto.
In
mezzo alle persone, poi, per il timore di ricevere una critica, la
bocca dello stomaco si chiude e si contrae per non fare entrare i
pericolosi giudizi degli altri.
In vacanza
lasciarsi andare tutto in un colpo ad uno stile di vita più libero
(o
trasgressivo)
trova corpo e psiche impreparati; così
lo stomaco, sottoposto al surplus di lavoro, oppone un rifiuto a
queste richieste.
I tratti di personalità più comuni di chi soffre di gastrite
e ulcera
sono un alto livello di introversione,
un’apparente indipendenza e un atteggiamento che vorrebbe essere
ironico, ma che risulta sarcastico e spesso irritante
(a
dir poco corrosivo).
Inoltre la dimensione quotidiana di chi ha “lo
stomaco in subbuglio”
è ricca di altre sfumature che rendono il carattere dell’ulceroso
molto complesso (molti
diranno ma cosa dice mai costui: con tutto quello che ho ingurgitato
ieri sera certo che … ma quanta aggressività c'era in quel pasto
serale per ingozzarsi in tal modo? … e l'atmosfera? … poi, quella
non attenzione, considerazione, quel raggiro, quella mancata
promozione, tutte cose che “infiammano” e lentamente corrodono).
Ciò che è più evidente nei soggetti con gastrite
è un’aggressività che difficilmente riescono a gestire: sono
infatti molto sospettosi e qualche volta arrivano anche ad avere veri
e propri complessi di persecuzione (disturbo
paranoide).
E’ possibile che ogni tanto la rabbia trattenuta si tramuti in
esplosioni di collera (emozione
di solito evitata in quanto temuta).
Il “digerire”
torti,
offese e l’ingoiare “bocconi
amari”
è sicuramente una delle cose più difficile per questi soggetti che
tendono “a
legarsi al dito”
ogni contrarietà. Chi soffre in particolare di
nausea e vomito
frequenti, ricorre inconsciamente a questi sintomi per salvaguardarsi
da eventi, tentando di rifuggire una situazione percepita come
minacciosa (o
presunta tale).
Essi cercano di espellerla da loro, “vomitandola”
e negando successivamente ogni contatto con situazioni “pericolose”.
li stomaci gonfi di frequente, invece, esprimono generalmente il costante bisogno – che resta insoddisfatto – di un nutrimento affettivo, puntualmente compensato da un suo surrogato, l’aria (ingurgitano frettolosamente e con avidità ogni cosa senza gustare e apprezzare le piacevoli caratteristiche organolettiche). In tali individui le relazioni affettive sono (state) in genere vuote o fredde. Un vuoto colmato apparentemente con l’aria introdotta nello stomaco, quell’aria che causa frequenti eruttazioni (gonfia e dilata ed erroneamente fa sentire in pace, rilassati). E’ un atto di compensazione che rivela una grande caratteristica dell’ulceroso: il desiderio d’amore. Secondo la medicina psicosomatica il corpo è - ricordiamolo ancora una volta, senza stancare troppo - un grande alleato: segnala ciò che non va e ci permette di contrastare la sofferenza. Le dinamiche simboliche che innescano i disturbi gastrici sono in relazione alla funzione nutritiva, nel senso più ampio del termine, se è vero infatti che il corpo deve essere nutrito da un cibo "buono", ossia sano e adatto alle esigenze di crescita, anche la mente necessita di essere nutrita in maniera altrettanto adeguata (affetto, amore, rispetto, considerazione). Tutti i disturbi dello stomaco infatti hanno un legame diretto con le difficoltà di “accettare” o “digerire” un evento, una situazione o una persona (viene prodotto nello stomaco, attraverso lo stato emozionale, l’acido cloridrico in maniera eccessiva ed inutilmente). Chi soffre di stomaco, prova soprattutto intolleranza e paura di fronte a qualcosa che trova 'stomachevole' (nauseante, schifoso). Oppone resistenza alle idee nuove, soprattutto se non provengono da lui. Ha difficoltà ad adattarsi a qualcuno o a qualcosa che contraddice i suoi piani, le sue abitudini o il suo modo di vivere. Nello stomaco il cibo viene scisso, sciolto, bruciato, si prepara a diventare parte del corpo. Questo processo trova il suo corrispettivo mentale nell’elaborazione dei vissuti, delle emozioni, dei pensieri e degli stimoli che ogni giorno si assorbono. In questa ottica i disturbi gastroenterici, molto frequenti e diffusi, sono spesso in relazione con disagi che poco dipendono dal cibo che si assume e invece molto hanno a che fare con la difficoltà a digerire esperienze ed emozioni, passaggi di crescita che risultano particolarmente “pesanti” e difficili da affrontare. Nella gastrite infatti i diversi sintomi risultano connessi a specifici significati. E’ importante, per questo, cercare di leggere il dolore nelle sue tipologie che possono variare da persona a persona (RICORDIAMOLO, non esiste un quadro clinico 'puro', ma sempre frammisto … un po' di questo un po' di quello).
na sensazione a “tenaglia”, ad esempio, può riferirsi a situazioni sentite come soffocanti: chi le avverte potrebbe essere indeciso tra l’agire di “testa” e l’agire “d’impulso”. Un fuoco che divampa indica una rabbia che vorrebbe scoppiare e che invece rimane bloccata dentro (produzione eccessiva di acido cloridrico). Così il bruciore è il sintomo di un’emozione trattenuta che ribolle e “corrode” internamente. Anche i sogni, il più delle volte veri incubi, sono curiosi e strani. L'aggressività repressa, infatti, si esprime nell'attività onirica sotto forma di fenomeni a dir poco devastanti: eruzioni, terremoto, esplosione, inondazioni … un vero e proprio tsunami. La gastrite altro non è che uno stato infiammatorio dello stomaco, il bruciore deriva da una iper produzione di acido cloridrico (sostanza prodotta dalla mucosa interna dello stomaco indispensabile per sciogliere le proteine): un suo eccesso in pratica aggredisce ed arde lo stomaco.
a un punto di vista simbolico, come più volte sottolineato, esprime
spesso una carica aggressiva, focosa appunto, che non trova adeguato
sfogo all’esterno e che finisce col diventare un’auto
aggressione. Per
quale ragione ad essere colpito è proprio lo stomaco?
Si tratta di una “scelta
d’organo”
primitiva: la
nostra prima modalità di conoscere il mondo, di relazionarci con gli
altri consiste nell’atto del mangiare
(sia nell'eccesso sia nel difetto).
Insieme al primo cibo -
latte
materno
- portiamo dentro tutto ciò che esso rappresenta:
amore,
accettazione, protezione, sicurezza, dedizione.
Ma anche tensioni,
ambivalenze, angosce, scatti d’ira, nervosismo, tormento,
impazienza, rifiuto;
lo stesso accade anche per le esperienze di cui ci “nutriamo”:
anch’esse
sono intrise di emozioni da “digerire”.
Senza saperlo ogni giorno portiamo dentro di noi varie tossine
(emozioni,
impegni eccessivi, tensioni, contrarietà, arrabbiature, arroganza)
che ci tocca, volenti o nolenti, digerire, da cui non sappiamo
difenderci e lo stomaco ne fa le spese … è
sempre lui che
paga
il “dazio”.
Ma cosa succede allora dentro di noi?
La mucosa può ispessirsi o assottigliarsi, in ogni caso
compromettere le sue funzioni, soprattutto quando la nostra capacità
di affrontare le cose e le situazioni della vita si indebolisce. Si
tratta comunque di difficoltà di relazionarci con un ambiente che lo
percepiamo come invadente, aggressivo e potenzialmente nocivo (per
il nostro modo di pensare).
E’
il caso di contesti ed impegni lavorativi particolarmente pressanti,
esigenti e competitivi, ma anche di dinamiche familiari conflittuali
ed autoritarie.
on dobbiamo dimenticare che tutto ciò che altera le funzioni del
sistema digerente porta anche ad una carenza di vitamina B12
(se
poi è ridotta la secrezione del fattore intrinseco si riduce
ulteriormente la capacità di assorbimento di questa vitamina …
fenomeno piuttosto comune nelle persone anziane),
quindi disturbi allo stomaco, all'intestino, al fegato, alla
cistifellea; vitamina che viene distrutta da sostanze troppo acide o
troppo alcaline (vedasi
l'importanza del pH).
Una vitamina indispensabile per le cellule nervose; utile, quindi,
nei casi di irritabilità, aggressività, umore ballerino,
depressione e per certi quadri psicotici impegnativi. La gastrite non
nasce a caso: essa
si nutre a pieno dei disagi e delle sofferenze;
imparare
a conoscere la sua “voce”, permetterà di capire cosa non va in
noi stessi.
Il bruciore tipico della gastrite viene spesso descritto da chi lo
prova come una fiamma che divampa e “mangia”
dall’interno. In effetti, l’aumento dell’acidità gastrica
equivale a un meccanismo autoaggressivo, all’esplosione di un
vulcano che non trova sbocchi. Il “fuoco
gastrico”
(la produzione eccessiva di acido cloridrico - anche se determinata
da uno stato emotivo - è sempre un fenomeno fisico)
può anche manifestare dubbio,
sfiducia e sospettosità
nei confronti degli altri.
gni tanto grida forte, fatti sentire, TIRA FUORI LA TUA VOCE!!! Lo so da tempo e a mie spese - per esperienza diretta sul campo - quante reazioni aggressive si incontrano, quali rischi, conseguenze e rapporti conflittuali si possono innescare quando si “attribuisce” un’eziologia psichica alle malattie fisiche; non solo si può urtare la sensibilità altrui, ma si può apparire, per certi versi, anche poco rispettosi e offensivi. La cosa certa è che si incontra ancora oggi, nel pensiero comune, molte RESISTENZE e, per alcuni, parecchia IRRITAZIONE, se non un profondo SENSO di COLPA: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose velenose che ingeriamo, che ci propinano quotidianamente attraverso cibi pieni di additivi, acqua piena di metalli pesanti ed aria completamente inquinata non contano proprio nulla? … e il patrimonio genetico non conta nulla? Certamente. Domanda logica e di buon senso. Non bisogna però dimenticare che sono proprio i disagi emotivi e gli stress prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da neutralizzare. Va ricordato ancora una volta che questo orientamento scientifico non cerca responsabili, colpevoli da additare o mettere alla gogna, ma semplicemente di far riflettere sui modi con cui parliamo di noi stessi e dialoghiamo con il nostro 'involucro', in che modo prendiamo a testimone il nostro corpo e cosa nasconde il nostro malessere “esclusivamente” fisico; una interpretazione che insieme ad altre scuole di pensiero può rendere più semplice e meno doloroso il vissuto quotidiano; aiutando ad imboccare, quando è possibile e prima che accada qualcosa di irreparabile, la via del benessere, riscoprire spontaneità, gioia, fantasia e, perché no, anche un po' di felicità. Sono perfettamente consapevole del fatto che leggere alcune pagine di un libro o di un articolo non è sufficiente per risolvere un problema così complesso e devastante come quello psicosomatico. L'informazione, la conoscenza e la consapevolezza non solo servono a riconoscere che c'è un problema olistico in atto, ma è anche un primo passo sulla lunga e difficile strada della trasformazione e del cambiamento, se non della vera guarigione; aiutano a riflettere su certi schemi mentali non sempre vantaggiosi, a non arrendersi mai, a liberarsi dalle varie dipendenze, a rimettersi in piedi finalmente in piena libertà. RICORDA, nessuno ha colpa di essere nato a Ferrara anziché a Bologna, di essere un maschio o una femmina, di essere bianco o nero ... costretto a vivere in un nido di "vespe".
pesso
il malato di stomaco, sempre nel rispetto e in funzione delle sue
reali condizioni fisiche, non ha bisogno di una dieta particolare ma
di imparare a sviluppare la capacità di “accogliere”
e “digerire”
tutto ciò che incontra: non
a nascondere le cose sotto il tappeto o a rinunciare;
lo stomaco è davvero un “sismografo”
per molti stati emotivi, sono i conflitti aperti o nascosti a mettere
sull'attenti, comandare male questo organo: “fame”
di amore, affetto, stima, offesa,
rispetto
possono provocare un aumento della secrezione gastrica,
sovraccaricano la mucosa di acidità proprio come la fame di cibo. Il
pranzo in famiglia per certe persone è uno stress, una lotta, un
conflitto. Quanto volte mi dicono: “Sa dottore, non mi va proprio
giù il modo di parlare di mia moglie a tavola ... di quella brutta
megera (suocera), poi, non me ne parli … un linguaggio sempre sopra
le righi, ironico, gelido, per non dire caustico più di un acido. Un
rituale dominato da un'atmosfera pungente in cui non esiste via di
fuga … ci si sente perennemente sconfitti e abbattuti”. E così,
senza trombe e tamburi, i nostri organi si fanno carico dei vari
problemi, della rabbia trattenuta, delle aggressioni che arrivano
addosso, dell'impotenza sperimentata nel non saper reagire nel modo
giusto. Non va dimenticato che questa area fisica rappresenta la
capacità di “accettazione”, un grande terreno su cui possono
“germogliare”
stati d'animo e dimensioni psichiche importanti: accettare
o non accettare
(cibo ma anche situazioni, cose, idee).
ICORDA,
se percepisci i segnali del tuo organismo ti proteggi dai disturbi e
trasformi in salute le emozioni negative.
Altrimenti non si ha scampo, le sensazioni di essere dominati, paura,
inquietudine, imprevisti e preoccupazioni accompagnano le giornate:
cose che non si
riescono a gestire, a controllare.
L'Helicobacter
pylori
(batterio presente
nello stomaco, si pensa sia responsabile dell’ulcera)
trova
forza e terreno fertile in tutti quegli individui che sperimentano un
senso di abbandono o di impotenza nei confronti di certe situazioni
che “corrodono”:
un
insieme di contrarietà, di insoddisfazioni familiari e lavorative,
di rabbia, di collera e di ansia.
Questo batterio spiraliforme grande colonizzatore della mucosa
gastrica, inoltre, è stato da un po’ di tempo - secondo
alcune ricerche accreditate
- rivalutato in quando produce una proteina (Hp2-20)
in grado di riparare le lesioni gastriche (la
presenza del batterio può essere individuata attraverso l’analisi
del sangue e del respiro).
Non va dimenticato che, in questo caso specifico, la Propoli può
essere
utile se non risolvere il problema:
inibisce
questo batterio e abbassa l’acidità;
riso, carota, zucca, mela, banana, albicocche e broccoli rinfrescano
e gestiscono l'infiammazione, insalata e patate assorbono l’eccesso
di acidità.
Mangia riso, orzo e
grano saraceno in abbondanza, qualche albicocca e patate lessate per
spegnere il “fuoco”, togliere pesantezza, acidità, proteggere
dal reflusso, rinforzare l’intestino e curare le “ferite” dello
stomaco. Quando ti senti solo gonfio o appesantito - se le cose non
sono gravi - vuoi un sollievo e una cura immediata cambia l'ora del
pasto, abitudini alimentari e, soprattutto, i personaggi con cui
solitamente condividi il tavolo. L'attività
onirica è caratterizzata spesso da incubi angosciosi, in cui il
peso delle frustrazioni affettive sperimentate si manifesta in vari
modi. Prigioni, tunnel, ascensori e cunicoli sono immagini frequenti
(sempre immersi
in un buio terrificante),
a testimoniare l'interessamento di parti del corpo collegate al
processo digestivo (lo stomaco come contenitore, i canali riguardano
l'esofago e l'intestino).
APEVATE che la vitamina A protegge la mucosa dello stomaco nei casi di ulcera, la vitamina B12 protegge i disturbi del tratto digerente (stomaco, intestino, fegato, cistifellea), la vitamina Acido Folico ristruttura le cellule del tratto digestivo, il Potassio può essere utile contro la stitichezza.
UMORE
allo stomaco.
Malattia a cui
bisogna prestare SEMPRE
molta attenzione, avere una buona dose di SENSIBILITA'
e di MASSIMO
rispetto - per la sofferenza e l’inquietudine che porta con sé -
nel fare interpretazioni a tutti i costi e, soprattutto, per
comprendere il fenomeno psicosomatico che ne deriva è necessario
prendere in considerazione la parte del corpo in cui si manifesta.
GUAI
comunque cercare di dare un significato a tutti i costi ai vari
disturbi. Essi, nel presente, svolgono essenzialmente una funzione
riequilibratrice anche se non è subito chiaro il loro significato.
Riflettere anche solo su questo può aiutare a mettere il sistema
neuro – endocrino in una situazione più salutare e protettiva. E'
una parola che, nonostante il successo delle diagnosi precoci e
terapie genetiche sempre più raffinate, suona male, terrorizza e
assume una connotazione particolarmente negativa se paragonata ad
altre patologie altrettanto gravi (infarto, ictus). Un mostro non
solo associato all'idea di una sofferenza fisica particolarmente
grave, ma anche di decadimento fisico estremo. E' una patologia
complessa in cui non bisogna semplificare troppo le cose perché le
cause sono tantissime: chimiche,
fisiche, virali e congenite.
Tuttavia, per quanto ci compete, è possibile trovare nel paziente
canceroso alcune caratteristiche emotive utili e singolari:
un'aggressività
inespressa, una inibizione che sa di un sapore antico, le cui radici
si trovano e sono attecchite nel suo processo evolutivo;
un vissuto bloccato
nella biblioteca dei ricordi, spesso intrappolato nella rinuncia e
caratterizzato da un forte bisogno di compiacere messo in atto per
paura di non essere accettato, considerato o, peggio, abbandonato;
un adattamento forzato che ha soffocato le sue vere necessità e, per
un “aggiustamento” scadente e di convenienza, ha dovuto
rinunciare al suo potenziale vero e creativo; soggetti che
sperimentano “amori”
in maniera ossessiva e rancorosa, che coltivano vecchi dolori, rabbia
e odio, si sentono impotenti nei confronti di una situazione vissuta
nel passato come ingiusta che ha tolto loro, giorno dopo giorno, il
gusto di vivere, di cui si sentono responsabili fino a provare
rimorso; nell'esofago, quando si manifesta in questa zona, segnala un
vissuto, una sensazione di essere entrati in un vicolo cieco, non si
vede alcuna via d’uscita in una certa situazione … NON
DIMENTICARLO MAI,
c’è sempre una speranza di riprendersi, anche dai peggiori dei
tumori, finché il sistema immunitario continua, con NOI,
a combattere.
TTENZIONE
al pH basso (condizione di acidosi: < 7) perché il tumore "ODIA"
l'ossigeno e il
suo equilibrio, mentre "SGUAZZA"
nell'acidità. Già Ippocrate aveva sospettato e richiamato
l’attenzione sul possibile fattore emozionale nell’insorgenza
delle malattie tumorali e precisamente le mise in relazione con il
temperamento malinconico. Ancora una volta, ATTENZIONE
al livello di acidità nell’organismo perché può essere una delle
cause che - oltre a creare stanchezza, infiammazione nei tessuti,
irritabilità e aumentare le tossine - facilita la massa tumorale
nell’organo più debole e più vulnerabile. E’ convinzione ormai
diffusa che lo stato d’animo sia in qualche modo legato alla
possibilità di ammalarsi: compromette
il metabolismo e la funzionalità cellulare.
Anche Galeno affermava che le donne tristi sono più facilmente
vulnerabili al cancro rispetto a quelle ottimiste. Da sempre, viene
attirata l’attenzione su l’influenza esercitata dall’infelicità,
dagli improvvisi crolli di “fortuna”
e dall’abituale temperamento malinconico in rapporto all’eventuale
sviluppo di formazioni tumorali. In breve, una profonda sofferenza
emotiva è tra le condizioni favorevoli allo sviluppo di alcuni
tumori. I soggetti, particolarmente vulnerabili a questa patologia,
pare facciano fatica a manifestare sentimenti ostili e con enorme
difficoltà riescono ad esprimere le proprie emozioni; presentato
tratti di personalità molto rigidi e sensi di colpa invalidanti:
sono
il più delle volte profondamente abbattuti e sfiduciati.
Si riscontrano in tali soggetti, vissuti di abbandono, disperazione e
rapporti problematici connessi al loro naturale periodo evolutivo
(chi scrive ha conosciuto direttamente, nell'ambito della propria
attività professionale, queste complesse e dolorose dinamiche
emotive). Il rievocare tali esperienze attraverso rapporti
conflittuali disastrosi e attività lavorative deludenti attuali,
nell’età adulta, può portare l’individuo alla disperazione e ad
una sofferenza atroce; risveglia in qualche modo le percezioni
dolorose dei primi anni di vita; e, così, a lungo andare, un senso
profondo di impotenza e sfiducia deprime anche il funzionamento
cellulare. Sono, pertanto, maggiormente a rischio a causa della loro
storia e formazione emotiva. Emerge che questi soggetti sono
particolarmente timorosi, sono inclini a reprimere la rabbia, non
riescono ad esprimere paura, disperazione, dolore e ostilità,
mostrandosi in ogni occasione, proprio per il loro eccessivo
conformismo sociale, sempre gentili, dolci, benevoli e sorridenti.
Atteggiamenti che non permettono di “resistere”
alla malattia, di prendere in mano la propria vita in maniera
naturale, libera e spontanea: stati
d’animo che fanno perdere la voglia di lottare e di vivere.
e persone particolarmente disagiate oltre a sentirsi completamente
svuotate di ogni potere e di qualsiasi capacità creativa, diventano,
in questo modo, facile preda della frustrazione e, soprattutto, della
depressione (spesso mascherata). Se
il “pessimo” umore la fa da padrone, inevitabilmente, si ha un
effetto di indebolimento diretto sulle difese immunitarie e sulla
funzionalità del metabolismo in generale.
Il terreno psicologico e temi emotivi ricorrenti che nel tempo hanno
fatto ipotizzare la loro connessione con certi tipi di cancro, o
comunque contribuiscono a peggiorarne la prognosi, sono: la
modalità con cui ogni individuo affronta le problematiche
esistenziali (il suo modo di reagire agli eventi della vita), le
emozioni non espresse, i fatti traumatici della vita, l’isolamento
e la depressione.
Tutti questi elementi stanno, senza timore di smentita, a indicare
che lo stato emotivo personale influenza lo sviluppo e l’evoluzione
di questa patologia nell’organismo (scambi elettrici, biochimici,
ormonali). Sono stati emotivi che appartengono ad altri quadri
clinici, è vero, ma quello che è importante e a cui bisogna
prestare molta attenzione (MAI sottovalutare) è l'intensità e la
durata (continuità) del fenomeno. Attraverso importanti ricerche,
passate e recenti, si è capito che il benessere psicologico e le
varie tecniche mente -
corpo rivestono
un’importanza tale nel confronto di questa complessa e delicata
patologia che tutte le metodiche terapeutiche rivolte alla
prevenzione - cura
devono tenere in conto sempre il fattore psichico. Grazie a queste
conoscenze, in collaborazione
SEMPRE
ma SEMPRE
con altri orientamenti scientifici specifici, si potranno mettere in
cantiere importanti strategie psicologiche di prevenzione, aiuto e
supporto per coloro che mostrano una evidente vulnerabilità emotiva.
Le giuste scelte salutari, sani stili di vita, comportamenti più
adeguati e “responsabili” rimangono sempre prerogativa del
singolo e, soprattutto, elementi fondamentali a livello di
prevenzione. Mangia riso, orzo e grano saraceno in abbondanza,
qualche albicocca e patate lessate per spegnere il “fuoco”,
togliere pesantezza, acidità, proteggere dal reflusso, rinforzare
l’intestino e curare le “ferite”
dello stomaco. SAPEVATE
che la vitamina A
protegge la mucosa dello stomaco nei casi di ulcera, la vitamina B12
protegge i disturbi del tratto digerente (stomaco,
intestino, fegato, cistifellea),
la vitamina Acido
Folico
ristruttura le cellule del tratto digestivo, il Potassio
può essere utile contro la stitichezza.
iassumendo.
Non appena il cibo è stato inghiottito, lo stomaco, a prescindere
dal contenuto, essendo il primo organo del processo digestivo, lo
“accoglie”: lo
scompone con i succhi gastrici (questa sostanza iniziale semifluida
viene chiamata chimo);
il tutto poi passa lentamente nell'intestino per una buona
digestione. Le proteine e i grassi rimangono più a lungo rispetto
agli altri elementi ingeriti, mentre i carboidrati rallentano il
processo di svuotamento di tale organo. L'introduzione di alimenti
come gli zuccheri (inibendo
i succhi gastrici)
e tutte le cose fredde ('paralizzano'),
possono impedire il corretto funzionamento di quest'organo. Per
attivare le funzioni salutari di tale organo è meglio iniziare il
pasto con sostanze solide e calde senza esagerare. Si ricorda che la
prima digestione - soprattutto
per i carboidrati o i cerali in chicchi
- deve avvenire già nella bocca. Si fa presente, inoltre, che un
forte oppure scarso appetito è indice sempre di sofferenza, di
disturbi allo stomaco. La lingua bianca può segnalare un disturbo
precoce in questa area digestiva; anche le labbra possono indicare le
reali condizioni dello stomaco: le
cisti in questa zona possono indicare eccessiva acidità o ulcera.
Attenti alle feci troppo scure potrebbero segnalare la presenza di
sangue nello stomaco (o intestino). Quando l'interno del palmo,
vicino al pollice, si colora di un blu sono presenti disturbi allo
stomaco e probabilmente sono coinvolti altri organi della digestione.
Le condizioni del digitis secondus (secondo
dito)
del piede parla delle condizioni dello stomaco.
FEGATO… il grande alchimista.
on a caso nella mitologia il ribelle - eroe Prometeo viene associato al fegato; egli fu condannato ad una strana tortura: una feroce aquila mandata da Zeus si nutriva giorno dopo giorno del suo fegato … organo che poi ricresceva durante la notte. Prometeo è un titano amico dell'umanità e del progresso. Una bellissima leggenda (a me particolarmente cara non solo per il suo stile fiabesco, ma soprattutto per la sua forza progressista, lotta della libertà contro l'ingiustizia, per la sana e disinteressata amicizia “perfetta” aristotelica ... per quello che potrebbe ancora insegnare) lo descrive come progenitore dei primi uomini, ma altre narrazioni non concordano, sono comunque tutti uniti nel proclamarlo uno tra i maggiori benefattori dell'umanità. Ecco in breve il mito. Prometeo previde il diluvio che Zeus voleva mandare sulla terra per punire i mali dell'umanità e ne informò il figlio Deucalione, a cui diede le istruzioni per salvarsi e continuare il genere umano. Si narra che quando si dovette stabilire quali parti delle vittime dei sacrifici dovevano toccare agli Dei e quali agli uomini egli ricorse all'astuzia per favorire i mortali. E così fu. Durante un sacrificio, Prometeo divise un bue in due parti: una formata dalle carni ricoperte dalla pelle dell'animale l'altra formata dalle ossa nascoste sotto uno spesso strato di grasso. Chiese quindi a Zeus quale parte preferisse, il Dio, non avendo recepito l'inganno, volle la parte delle ossa, lasciando quindi l'altra, quella buona, agli uomini. Quando scoprì l'inganno, decise di punire tutto il genere umano privandolo del fuoco. Ma l'astuto Prometeo riuscì a rubare alcune faville di fuoco dalla fucina di Efesto (alcuni sostengono invece che la brace sia stata sottratta nell'Olimpo) e riportò il fuoco sulla terra. L'ira di Zeus questa volta si mostrò nella figura di Pandora (per i più curiosi, si veda il Vaso di Pandora); successivamente il Dio incatenò Prometeo ad una rupe, dove un'aquila si recava ogni giorno per divorargli il fegato. Tale supplizio sarebbe durato per l'eternità se Eracle (figlio illegittimo di Zeus) non lo avesse liberato. Prometeo ricompensò l'eroe informandolo che solo Atlante avrebbe potuto raccogliere i pomi d'oro che questi stava cercando. In seguito aiutò Chirone a morire. Il centauro aveva infatti natura immortale ma stanco di vivere, la cambiò con la natura mortale di Prometeo, che divenne in tal modo immortale. Dopo questa breve 'sbandata' narrativa torniamo a noi: al nostro fegato.
seguito della
digestione di un pasto tutto il sangue, degli intestini, penetra
direttamente nel fegato.
Questo tratterrà gli elementi necessari e neutralizzerà le tossine
che saranno eliminate attraverso il suo secreto: la
bile.
Ma
se il fegato non riesce a neutralizzare le tossine, la bile scorrerà
nell’intestino tenue carica di tossicità e provocherà,
nell'ipotesi migliore, il vomito.
La presenza di una eccessiva quantità di bile nell’intestino
disturba la digestione e provoca dolori acuti con presenza di gas e
di acidità che risalgono nello stomaco. Una
bile troppo irritante e troppo corrosiva viene immagazzinata
temporaneamente nella cistifellea che ha la funzione di
neutralizzarla.
Una delle importanti attività del fegato è la suddivisione del
glucosio che permette l’azione muscolare. Numerosi incidenti
muscolari, soprattutto negli sportivi, nei quali l’intensità della
preparazione fisica non è stata accompagnata da un adeguato regime
alimentare, sono imputabili al fegato. Visualizzazioni
e segnali:
viso
tendente al verdastro, pelle giallastra e cuoio capelluto grasso,
risveglio verso le due o le tre del mattino, crampi ai polpacci,
irritabilità, mal di testa che comincia alle tempie e scende verso
la nuca, artrite e artrosi, calcoli a livello della vescica biliare,
pelle che presenta macchie, difficoltà di digestione e nausea.
ATTENTO,
i
cibi troppo piccanti o l'eccessivo consumo di frutti di mare creano
una situazione diarroica.
Gli ortaggi utili al suo benessere sono: carciofi
(bere anche l'acqua
delle foglie se si sa ovviamente l'esatta provenienza della pianta),
cipolla, limone, spinaci e
tutti i tipi di
cereali.
Ingrossamento:
asparagi, carote,
cicoria, dente di leone, olio di oliva, pompelmi, ravanelli, ribes
nero.
Congestione:
crescione e rapa
(drenanti),
sedano, uva spina.
Insufficienza
epatica:
asparagi, carciofi,
carote, gambi di sedano, limoni, rabarbaro, ravanelli, soia.
La mela è un frutto straordinario, un ottimo alleato dell'intestino:
rinfresca e protegge la
mucosa (favorisce l'eliminazione dei grassi);
è uno dei pochi frutti che consumato dopo i pasti non fermenta. Un
toccasana in caso di gastroenterite, mentre cotta è un ottimo
rimedio per la stitichezza. RICORDA,
per mantenere un fegato attivo e in buona salute devi scegliere i
cibi ed erbe che hanno un effetto depurativo: agrumi
tarassaco, bardana, cumino, menta, zenzero.
Le
controindicazioni saranno:
burro, caffè, olio
di semi, grassi, zucchero.
Per
riequilibrare la cistifellea:
lievito di birra
fresco.
Ingorgo
della cistifellea:
olio di oliva
spremuto a freddo purissimo al mattino a digiuno.
Per
i calcoli biliari:
dente di leone,
pomodori e uva.
ICORDA,
alcune verdure come carciofi
(la cinarina lo
disintossica mentre l'inulina fa assorbire meno grassi e zuccheri),
le cipolle rosse
(ricche di fenoli,
minerali e flavonoidi aiutano ad eliminare scorie e tossine),
le albicocche
riducono i grassi 'cattivi', il radicchio
e le cime di rapa
se assunti con regolarità non sono solo un toccasana per il fegato,
ma lo proteggono anche dai tumori.
Massaggiare,
per mantenerlo in armonia, la vertebra
dorsale 9 (D9: tutti i
disturbi epatici, dolore ai muscoli adduttori, dolore alla minzione,
dolore ai tendini, tendenza ai crampi muscolari).
Il
sapore aspro stimola fegato e cistifellea.
Fornisce il massimo dello sforzo energetico in primavera. Mentre è
all'apice della sua energia dall'una
alle tre del mattino.
Il fegato
e la cistifellea
(raccoglie e “spruzza” la bile) non
solo hanno un legame con fenomeni di irascibilità e indignazione
(rabbia, ira, collera),
ma
segnalano anche coraggio, fermezza e speranza;
sono
organi che possono incidere, proprio per i loro contenuti ormonali e
chimici, sulla vita emozionale di ogni soggetto fornendo vivacità
oppure possono spegnere la voglia di vivere
(amarezza, delusione,
apatia, depressione).
Il
fegato si ammala quando:
si è tristi e rassegnati, dipendenti a livello affettivo, si agisce
con troppo vittimismo oppure si reprime e si trattiene la rabbia
(oltre ovviamente
all'introduzione di sostanze tossiche che non riesce più a
neutralizzare).
Chi soffre di fegato, proprio perché spesso conduce una vita
'noiosa',
a volte, banale e difficilmente si svaga,
non
dovrebbe mai avere il tempo di sbadigliare, tantomeno ciondolare:
muoversi
è la cosa migliore;
attivare tutte quelle attività che tengono vivi, danno piacere e,
soprattutto, ricaricano;
tutte
mosse depurative che non solo curano il fegato, ma fanno bene anche
al cervello. Cosa
diversa è per l'ulceroso che, con i suoi tratti infantili evidenti,
è un soggetto 'giocherellone'
(sa “giocare”),
si butta nell'attività ludica a capofitto, uno capace di divertirsi,
di inventare giochi e scherzi. Ricercato, apprezzato dai bambini i
quali si rendono conto che sta con loro volentieri, senza fingere e
senza sforzarsi di compiacere.
RICORDA,
più boicotti o
soffochi la contrarietà e quello che vorresti esprimere, più rischi
di covare rancori che fanno male alla ghiandola epatica:
fatti sentire … è una tua priorità assoluta.
RICORDA,
la collera non
espressa viene somatizzata in questo organo e, soprattutto, nella
colecisti con i calcoli biliari. Mai
seppellire la rabbia!
Esprimere
le proprie irrequietezze, fantasie ed ira - nei
modi dovuti
- non è una mancanza di stabilità mentale o perdita di equilibrio,
ma
un segnale di grande equilibrio e di profonda saggezza che giova sia
a livello fisico sia a livello mentale.
Come
ho sottolineato più volte in questo articolo e in tanti altri,
l'ambiente esterno o il mondo emotivo ci creano frequenti disagi e,
spesso, l'unico modo che ha il nostro corpo per segnalarli è di
venire alla ribalta accusando qualche fastidio:
cambiare
ambiente o stile di vita è la cosa migliore.
Comprendere
il senso di questi attacchi e apportare le dovute correzioni può
essere già risolutivo.
Spesso
nella vita ci sono emozioni intense ed invadenti che
- a seguito di frustrazioni, risentimenti, amarezza nei confronti
delle situazioni o persone - non
si esauriscono proprio per niente in un semplice stato di eccitazione
mentale, ma provocano una violenta e debilitante reazione fisiologica
(reazioni
nervose e ghiandolari: accelerazione del battito cardiaco, aumento
della pressione arteriosa, tensione muscolare, esantemi, stanchezza,
sudorazione, ulcera, insonnia, emicrania, problemi tiroidei).
gni stato d’animo,
volenti o nolenti,
si traduce sempre in
una condizione fisica:
un
momento di felicità fa sentire leggeri, un’emozione intensa
accelera il battito cardiaco, uno stato di tristezza opprime il petto
o irradia nei muscoli una pesantezza che ostacola il movimento.
Per capire il proprio “involucro” non è necessario aver fatto le
'scuole alte' o contattare un 'interprete', non occorre lambiccarsi
il cervello ma semplicemente accoglierlo, sentirlo, osservarlo:
stanchezza, iperattività, tachicardia, scarsa energia, rigidità,
perdita di lucidità, svogliatezza, stato d'animo ballerino,
difficoltà a digerire sono sempre indizi importanti, variazioni
fisiche da non sottovalutare MAI se tali manifestazioni sono
continuative. Entrare in confidenza con il proprio corpo significa
rispettarlo, consideralo e amarlo. Prestando attenzione anche ai
malesseri più piccoli ma fastidiosi - senza tanti allarmismi - puoi
sviluppare una profonda consapevolezza di ciò che ti sta bene e ciò
che non riesci più a 'digerire' della vita che stai vivendo, se poi
stai tirando troppo la corda in un periodo frenetico fermati un
attimo … sopportare ti fa sbandare, ti porta fuori strada. Non
dobbiamo dimenticare che molti malesseri fisici, pur nella loro
drammaticità, sono provvidenziali in quanto bloccano una tendenza
autodistruttiva, suggeriscono al momento giusto di cambiare rotta,
certe abitudini, vari atteggiamenti e alcuni schemi mentali: aiutano
a
riflettere
sul cambiamento, su una svolta di vita reale.
Il
fegato non è diverso dal resto del corpo, accogliendo tutti i vari
disagi esistenziali protesta, fa sentire la sua voce, chiede più
attenzione ed ascolto: di
liberare le emozioni trattenute, di sentirsi più vivi, di eliminare
gli “intrusi” e di superare il senso di inutilità, di nutrirsi
di nuovi interessi e passioni, quindi, non più al guinzaglio della
ragione … ristabilire
di nuovo un contatto genuino col proprio mondo emozionale.
Tale
sollecitazione emotiva se permane per molto tempo nell’organismo,
oltre a far soffrire, silenziosamente intossica la vita, modifica il
comportamento, distrugge i rapporti affettivi, crea insicurezza e
lentamente spegne l’autostima. Si
diventa vulnerabili a livello cognitivo, la capacità di adattamento
si sgretola, mettendo continuamente in discussione non solo le
abilità professionali, ma alterando anche i vari rapporti sociali.
Un fenomeno davvero pericoloso quando sfugge al controllo. Quando si
presenta in maniera insistente e continuativo, diventa più forte di
noi, si
trasforma in rancore
(legarsi al dito una vicenda) e
dura al di là dell’evento che può averlo scatenato.
Soggetti
che prendono fuoco facilmente, con la “miccia”
assai corta si usava dire ai miei tempi. Quanto affermato può essere
tranquillamente verificato nelle vicende di cronaca nera. Se, ad
esempio, ascoltiamo attentamente le interviste fatte ai passanti, ai
vicini, agli amici o ai parenti del “mostro
sbattuto in prima pagina”
i contenuti appaiono sempre positivi, scontati e nettamente in
contrasto con il gesto avventato commesso dal soggetto:
era una persona a modo, sempre con un atteggiamento benevolo,
gentile, educata, silenziosa, anche se un po’ schiva e riservata,
ma molto, molto, molto buona, affettuosa e tranquilla. In
realtà, per i più attenti, non è mai stato un individuo sereno e
tranquillo ma sempre in tensione, taciturno, appartato, trattenuto,
controllato, con una vita compressa, che ribolle come un vulcano in
piena attività … un
soggetto che, comunque, si teneva lontano dalla “vita”.
Un personaggio che, nel tempo, accumula, tanta tensione senza mai
riuscire ad incanalarla e utilizzarla in maniera produttiva. Quando
un individuo non riesce a fare quello che desidera (sempre
nel rispetto dell'altro),
a realizzare le cose che si è prefissato
(sviluppa aggressività, diventa una vera e propria polveriera),
ovviamente
in base ai suoi schemi mentali
(secondo una sua logica), si
scaglia furiosamente su tali situazioni
frustranti
per ottenere in qualche modo, a torto o ragione, attraverso anche la
violenza fisica, “soddisfazione”
o “giustizia”.
E’
una battaglia persa in partenza, un conflitto inevitabile per gli
individui rigidi, incapaci di adattabilità, in quanto il mondo non
sarà mai come lo si vuole e secondo le proprie aspettative.
a vita con questo soggetto, spesso, sempre ipercritico e con la cura esasperata sui dettagli, diventa difficile e conflittuale perché crea, nell’interlocutore disagio, una diffusa sensazione di imperfezione e una profonda insicurezza: di essere sempre fuori luogo o perennemente in difetto. Sono moltissimi i termini linguistici che si riferiscono a questa condizione emotiva (ira, collera, furore), la rabbia comunque è quella che descrive in maniera più appropriata questa reazione psicosomatica intensa. La rabbia stimola l’attivazione del tessuto muscolare e se per qualche ragione l’attività viene “soffocata” il muscolo rimane in tensione. Questo meccanismo spiega l’origine di molte fastidiose contrazioni alle spalle, al collo, allo stomaco, alla mascella e alla zona sacrale. E’ un fenomeno che ha radici sia biologiche (la frequenza è connessa al testosterone, adrenalina) sia culturali: il bambino che piange viene additato come una femminuccia, la bambina che si infuria, invece, viene immediatamente richiamata all’ordine perché tale reazione, per alcuni, “negativa” contrasta con l’immagine sociale della donna “debole”, dolce e materna. Non è la rabbia in sé altamente pericolosa, bensì quella non espressa (repressa o trattenuta).Così, a seguito di continue repressioni, di contrarietà mai espresse, di grandi litigi senza mai sbottare, improvvisamente, basta un nonnulla, una semplice banalità, per “eruttare”. La rabbia esplosiva, quella paralizzante, è una modalità espressiva impropria che, paradossalmente, è vero, permette di farsi “sentire” e di “affermarsi”, ma sempre in modo confuso e sbagliato in quanto diventa una protesta e una rivendicazione in chiave violenta verso un ambiente insensibile, sordo e cieco, vissuto sempre dal soggetto a senso unico, come ostile, ingiusto e conflittuale. La manifestazione più specifica di questo fenomeno è il risentimento che si sviluppa in genere in funzione a un senso di ingiustizia diffuso a fronte delle responsabilità e degli sforzi eccessivi di cui spesso, il soggetto, più di altri, si fa carico. E’ un sottofondo emotivo accompagnato sempre da un atteggiamento critico verso le situazioni e la gente in generale (irritazione, sfuriata, mutismo, rimprovero, fastidio, disappunto, odiosità). Assume caratteristiche evidenti quando la si ritiene giustificata, ed è proprio in questa circostanza che può concretizzarsi in una forma davvero violenta.
l di là degli aspetti patologici, la rabbia, con
la sua forza propulsiva, sapientemente gestita, rende più
efficienti, può offrire infinite opportunità, aprire altre porte,
percepire nuove occasioni, cambiare la propria vita che, senza la sua
spinta aggressiva, non si avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
Questo sentimento, portato agli estremi
(cattiva gestione), se
permane a lungo nell’organismo, secondo alcune scuole di pensiero,
provoca un ristagno di energia nel fegato e, quindi, un forte dolore
al fianco destro
(“spina” nel
fianco). Quando
si usa, invece, un atteggiamento ripetutamente esplosivo verso
l’ambiente circostante, si sottrae energia necessaria al
funzionamento di tale organo. Questa modalità reattiva,
particolarmente impulsiva ed ingestibile, oltre a segnalare
difficoltà di ordine emotivo, può predisporre la ghiandola epatica
a varie patologie. Prepara
e facilita, nel tempo, un terreno adatto per disfunzioni e malattie
più o meno degenerative.
Saper gestire, pertanto, in maniera appropriata anche le
manifestazioni di rabbia aiuterà a mantenere in ottima salute questo
organo così prezioso al nostro benessere.
La rabbia
'triste' viene raccontata dal fegato con una profonda rassegnazione e
una esagerata amarezza.
Il fegato quindi essendo collegato con la rabbia ci parla
dell’incapacità di metabolizzare l’ira: pezzi
di un vissuto e di ricordi non smaltiti nel tempo.
Timore ed ansia possono devastare ogni
cosa, ma è anche vero che la speranza, la determinazione e la gioia
possono tenere in scacco ogni malessere. Siamo dotati di poteri di
cui troppo pochi di noi si rendono conto (vedasi omeostasi). Dovremmo
imparare a servircene. Quindi
avanti, in marcia, esploriamo, scopriamo, continuiamo a scegliere e a
decidere liberamente. RICORDA
che lo scoraggiamento ha la pessima abitudine di impossessarsi
lentamente di ognuno di noi quando non stiamo “guardando”
nel verso giusto!; quando lo sguardo è rivolto dall'altra parte:
dove la vita è ferma, non scorre più.
Non scommettiamo più sull'istinto,
abbiamo
spento la curiosità e smarrito la voglia di “conoscere”.
RICORDA
che il fegato ha bisogno di piccoli bocconi semplici e leggeri, non
di esagerazioni, per riprendersi sono necessarie buone vitamine (C e
gruppo B sostengono e proteggono il fegato ... la vitamina B3
e lo Zinco lo
disintossicano), quindi, frutta (lontano dai pasti se non si ha il
diabete) e verdura fresca a volontà … bandire alcolici, zuccheri
raffinati, limitare caffè e cioccolato, molluschi e crostacei. TIENI
PRESENTE che il
fegato ha soprattutto bisogno di essere depurato con tutte quelle
sostanze amiche che riducono il carico di veleni: Juniperus c. (MG),
Rosmarinus o. (MG); Ginepro, Carciofo, Cardo m., Acero, Bardana;
Rame, zolfo Manganese, cobalto (oligoelementi). Non bisogna
dimenticare che la sua salute si crea nel piatto, ortaggi che non
devono mai mancare ad ogni rituale: radicchio, rucola, carote,
barbabietola, cavolo verza, sedato (per molti il viagra dei
“poveri”).
iassumendo.
Questa ghiandola accoglie, accumula, rielabora e distribuisce il
nutrimento a tutto l'organismo; contribuisce alla formazione e alla
distribuzione della sostanza ematica; filtra i veleni dal sangue
appena prodotto dall'intestino tenue: se non riesce a bloccare o
neutralizzare le varie tossine le ributta nel circolo sanguigno. Il
fegato allora si gonfia, il suo metabolismo rallenta e il sangue
rimane tossico: pieno di veleni. L'alcol e
l'aceto per questo organo non solo sono pericolosi e difficili da
eliminare, ma nel tempo diventano un vero e proprio veleno.
Un occhio rosso che predomina sulla membrana bianca (sclerotica) è
sempre indice di cattive condizioni. Se il labbro superiore è
ingrossato, può segnalare un fegato gonfio. Un colore giallo, più
vicino all'arancione, segnala un disturbo ai seguenti organi: fegato,
milza-pancreas, stomaco e vescicola biliare. Anche i vasi capillari
di un colore blu possono segnalare un cattivo funzionamento di questo
organo. Se le mani poi sono troppo calde possono segnalare un fegato
su di giri: troppo attivo. Il primo dito del piede (alluce) ci parla
delle condizioni del fegato.
Per
non dimenticare.
l nostro viaggio, ancora lungo, ci porta nei
pressi dei disturbi alimentari: sugli effetti “iatrogeni”
del cibo. Come è stato sottolineato più volte, i disturbi
collegati al cibo, quando non sono
presenti problemi metabolici o ormonali, sono
manifestazioni di un disagio psichico più o meno complesso (il
tutto, anche in questo caso, si riduce a quel famoso paradosso
filosofico: è nato prima l'uovo o la
gallina?). Alla base di tali comportamenti
troviamo, spesso, una causa scatenante. Ad innescare la “miccia”
potrebbe essere, il più delle volte, una cosa semplice, per
certi versi banale, oppure un evento piuttosto importante a livello
relazionale o emotivo; da una semplice ferita narcisistica (lavoro,
scuola) ad una fine repentina, con risvolti più o meno
drammatici, di una storia d'amore. Il conflitto che alberga nel
soggetto viene proiettato completamente sul cibo e sul suo
significato simbolico. Il cibo rappresenta, proprio per il suo ruolo
iniziale, la figura di riferimento, la quale viene ri-conosciuta
attraverso l'alimento e identificata col cibo stesso. Un nutrimento,
in questo caso specifico, tutt'altro che piacevole, scarso di
soddisfazione e per nulla gratificante. Attraverso il gesto
alimentare si sviluppa un meccanismo di ricerca della “madre
buona” che si concretizza nell'abbuffata, nella scelta o
preferenza di un certo cibo anziché di un altro; un
ricercare per tutta la vita quel grande amore, “riempirsi” di
tenerezza, calore ed affetto tanto desiderati ma mai avuti se non a
piccole dosi, sentimenti mai conosciuti in profondità.
na identificazione nella figura materna e paterna traballante, poco coerente … figure che covano dissidio e rivalità, un dualismo colmo di antagonismo che trasmette al piccolo solo confusione e disperazione (fenomeno che si trasformerà in comportamenti di grandi abbuffate, digiuni e diete rigide … vedasi bulimia). ATTENZIONE, non si tratta di additare o colpevolizzare qualcuno, GUAI, si elargisce e distribuisce solo ciò che è stato appreso nel tempo … nel bene e nel male. Mangiando il cibo quindi si cercherà, attraverso i vari meccanismi psicologici in dotazione, di trasformare la figura di riferimento assente, distante ed anaffettiva, in un'immagine attenta, vicina ed accudente; poiché ciò non avviene quasi mai, il cibo viene rigettato - come nel disturbo bulimico - in quanto vissuto e percepito come “nocivo” (invasivo nel tessuto sia fisico sia emotivo, invadente, soffocante, troppo ingombrante … un cibo “corrosivo”). Se il cibo venisse ingurgitato non si avrebbe più scampo, si rischierebbe di “smarrire” o, ancora peggio, annullare la propria vera identità, sconfinare in territori psicotici: la figura di riferimento con il cibo e i suoi atteggiamenti si impadronirebbe del piccolo sia del corpo sia dell'anima; per metterla in bella forma porterebbe dritti dritti, se non alla follia, alla “morte psichica”. Comportamenti che lasciano una eredità davvero pesante; atteggiamenti, schemi mentali e modi di fare che accompagneranno, domineranno e gestiranno sempre qualunque cosa si faccia, lasciando un senso di vuoto, di incertezza, di smarrimento e di disistima: sensazione di essere trasparenti, di contare poco, di non valere nulla anche in tutti gli altri settori della vita sociale, relazionale ed emotiva.
Anoressia mentale
' la perdita dell'appetito, nella maggior parte dei casi, di natura emotiva con una situazione biologica piuttosto seria. Segnala la perdita del gusto per la vita, un rifiuto del proprio corpo; le forme e le funzioni femminili si bloccano (seni, mestruazioni) per non somigliare a quella “figura” tanto odiata. Non riesce a passare da uno stato affettivo infantile a quello adulto; un rapporto con la figura di riferimento insoddisfacente e poco amorevole, una madre che detesta come il cibo che ingurgita e che, nel contempo, le fa rievocare il dramma del rifiuto, della non considerazione … dell'abbandono. Una visione distorta dell’immagine corporea e rifiuto della propria femminilità perché non riconosciuta e stimolata da una figura di riferimento non disponibile (solo critiche, aspettative e una grande competizione); grave conflitto relazionale madre-figlia: un personaggio che si sente tagliato fuori, escluso dal rapporto familiare (non vuole essere come lei ma per essere accettata e considerata deve assomigliarle; considerata l'età non ha strumenti psicologici competitivi per fronteggiarla e quindi è costretta a soccombere: subire ogni tipo di ritorsione e “violenza” per un abbozzo di sorriso, per un misero pezzo di “pane” stantio … lasciarsi schiacciare per sopravvivere). L'anoressica, inoltre, persegue un solo obiettivo nella vita, quello di essere magra, che assume un valore esagerato e prende il sopravvento su ogni altra cosa, compresi salute, sopravvivenza, sesso e bellezza fisica. L'inizio di questo disturbo è da ricercarsi in genere in una “normale” ed innocente dieta che sfugge al controllo ed evolve verso rigide restrizioni caloriche, attività fisica intensa e prolungata. E' un fenomeno complesso in cui si possono riscontrare disfunzioni dell'ipotalamo, nella produzione e nella regolazione di alcuni ormoni. Si riscontrano inoltre anomalie nei livelli di importanti neurotrasmettitori: dopamina, serotonina e norepinefrina. Può essere anche una risposta ad una perdita personale oppure un sintomo di una personalità ambiziosa e perfezionistica. La dinamica familiare, comunque, la fa sempre da padrone. E' una patologia seria in quanto non esiste un buon rapporto con la realtà: la negazione e l'incapacità di vedere il pericolo prima che sia troppo tardi sono caratteristiche tipiche di questa malattia. Soggetti che tendono a negare di avere un problema o a minimizzarne la gravità. Solitamente tendono a rifiutare ogni terapia perché temono che saranno costretti a riprendere i chili persi e quindi a diventare grassi; possono opporsi a qualsiasi tipo di trattamento consigliato nonostante ci siano problemi fastidiosi come insonnia, depressione ed importanti anomalie a livello epatico e del ritmo cardiaco. Quindi, sempre molta attenzione, rispetto e professionalità per questi disagi non facili da capire e, soprattutto, difficili da trattare (occorre sempre grande esperienza e non improvvisazione).
Bulimia
Colite (sindrome del colon irritabile)
ndica
un dolore addominale, un forte “mal
di pancia”
causato da contrazioni che aumentano in situazioni di stress, di
forti livelli d'ansia - non
sempre caratterizzato da infiammazione
- accompagnato da diarrea alternata a stipsi. Un fenomeno che mette
in pericolo oltre il buon funzionamento dell'intestino, la regolarità
della defecazione. Il soggetto si sente paralizzato e continuamente
sotto attacco, alle prese con tensioni sottili, a volte impalpabili,
spesso dominato da un profondo timore di non “arrivare”,
di non concludere quello che ha iniziato (ansia),
ma che questo organo inesorabilmente registra. Poiché
è il luogo in cui vengono assorbiti liquidi e carboidrati riguarderà
anche, a livello simbolico, la capacità di trattenere a proprio
vantaggio il contenuto di un’esperienza o lasciare andare ciò di
cui non si ha bisogno o risulta non più necessario.
Un fenomeno che ruota intorno al dare
e al ricevere.
E’ il luogo in cui si prepara l’espulsione delle sostanze ancora
non digerite, ma anche una zona in cui sono espressi
i vari blocchi e ingorghi mentali.
I “brontolii”
della pancia, quindi, altro non sono che una energica protesta del
mondo emotivo a cui non si presta molta attenzione; dubbio,
titubanza ed indecisione bloccano non solo l'assetto emotivo, ma
anche la “regolarità” e la corretta funzionalità della pancia.
Diarrea.
La diarrea funzionale è spesso scatenata da angoscia acuta o da
eccessiva tensione: non
si vuole trattenere nulla del passato.
Il problema si manifesta in quelle persone molto sensibili, con poca
autostima, caratterizzate da un profondo timore dell’autorità e da
un forte sentimento di dipendenza impotente. Si sentono diverse, di
poco valore e svantaggiate rispetto ad altri, perennemente sottoposti
a richieste eccessive e, quindi, sviluppano la sensazione di essere
prigionieri in molte situazioni della vita. Individui
che soccombono alle paure anziché affrontarle, rifiutano a priori
idee, situazioni e ciò che magari può essere buono.
Il soggetto, “lasciando
uscire”
velocemente, il contenuto intestinale - essendo
tale “scarica” considerata una forma infantile di “regalo”
(vedasi l'introduzione)
- spera
di ottenere, attraverso il corpo, riconoscimento e considerazione.
Stipsi
(costipazione).
E' un fenomeno generalmente legato allo scambio, al "trattenere",
non dare nulla di sé, all'eccessiva prudenza (paura
degli altri),
ad una robusta chiusura difensiva (minacciati
deprivati e invasi dall’ambiente),
anche se spesso sono soggetti che tendono a dare il massimo in ogni
occasione, preferiscono rimanere ancorati alle cose passate. La
defecazione, infatti, è un processo che si svolge in modo riflesso
ma, come tutti sanno, può essere influenzato dalla volontà;
l’impulso a defecare (chiusura
o apertura),
quando
l’ampolla rettale è piena, è sotto il controllo della volontà.
Schemi mentali caratterizzati da eccessiva autosufficienza che
portano dritti dritti all’isolamento più totale. E'
un fenomeno che si manifesta in soggetti con tratti ansio -
depressivi che, nonostante la maschera di beati, sono internamenti
tesi, scoraggiati, abbattuti e con enorme difficoltà relazionale.
Diarrea
e stipsi
sono la spia organica del livello d'ansia. Figura
indecisa, immatura e sempre estremamente preoccupata di evitare
conflittualità.
Generalmente brillante, sensibile ed emotivamente labile: per
lui scoppiare in lacrime per un nonnulla è davvero facile.
I
disturbi dell'apparato digerente sono collegati al tema della
responsabilità e l'immagine di sé, rabbia, voglia di controllare
gli altri, tensione, sicurezza, si è convinti di non essere stati
nutriti a sufficienza dalla figura di riferimento.
Un soggetto in
perenne lotta (inconscia)
tra il bene e il male;
un fenomeno che dà voce al bisogno di rimuovere contenuti emotivi
vissuti come inaccettabili, “sporchi”:
se
le necessità più intime e vere sono represse o sacrificate
all’altare dei “doveri”, l’intestino si ribella per riportare
il colitico sulla giusta strada;
l’intestino
sconta spesso i sensi di colpa
(pentirsi per quel che si è fatto o si pensa di aver realizzato. Si
ricorda che il senso di colpa è la sensazione di aver commesso
qualcosa di sbagliato, di aver violato una regola. Un fenomeno già
passato per cui, qualunque cosa sia stata messa in atto, non è più
possibile modificare o “correggere”. “Boicottare” il senso di
colpa non significa diventare irresponsabili ma sbarazzarsi di un
Super - Io invadente e troppo rigido, allontanarsi da alcuni vincoli
sociali che non ci appartengono e non ci rappresentano più.
Riassumendo
possiamo dire che la colite è una delle malattie nelle quali
osserviamo con maggiore evidenza come nel corpo la “parte
bassa” (intestino -
istinto) possa farsi carico di ciò che la “parte
alta” (psiche -
ragione) non riesce a contenere e a elaborare completamente.
Un’infiammazione dolorosa, tanto bruciante quanto silenziosa che,
oltre a raccogliere in un attimo tutta la sofferenza umana, svela il
malessere e il disagio emotivo di una personalità complessa e
introversa. L’intestino è un organo fragile, facilmente
attaccabile e particolarmente sensibile ai cambiamenti:
alimentazione,
stress, ritmi quotidiani e cattive abitudini.
ensieri, tensioni, delusioni, impulsi e pene varie si smarriscono, improvvisamente, nel labirinto oscuro della massa intestinale. Una motilità intestinale - accelerata quando si è tesi - davvero capricciosa che non conosce età, ragioni e stagioni. Colpisce, il più delle volte, a tradimento, senza un preavviso, in modo originale e soggettivo. Una dittatura che si manifesta, come dicono gli specialisti, con un “alvo alterno”, cioè con l’alternarsi di periodi di stipsi serrata e di scariche diarroiche. Questi malesseri, lentamente, iniziano a dettar legge e a condizionarci con tutta una serie di limitazioni che sconvolgono il nostro stile di vita in senso restrittivo. Spasmi involontari e fitte improvvise arrivano quando siamo assaliti da timori, paure e condizionamenti, ci sentiamo sotto esame, crediamo di non essere all’altezza della situazione e, soprattutto, di non essere abbastanza bravi: siamo attanagliati dai complessi di colpa e avviliti dai sensi di inferiorità. Spesso, queste patologie invalidanti, sono più gravi dal punto di vista psicologico che fisico, minano infatti l’immagine di sé e quindi le basi dell’autostima: una spia che rivela una mente sensibile e un profondo disagio emotivo ignorato. Un segnale inequivocabile di uno stile di vita conflittuale, non ascoltato, che riversandosi sulla pancia ci spinge a “correre” subito ai ripari: segnala che qualcosa non va nei nostri atteggiamenti e nel nostro modo di essere. Un “grido di dolore” perché, da tempo, neghiamo una naturale dimensione espressiva, annulliamo le fantasie, soffochiamo le passioni e reprimiamo i desideri. Un modo maldestro di ingabbiare l’ansia e l’angoscia. Questa strategia di “contenimento”, anche se a livello sociale rende più presentabili e docili, può creare squilibri nel ricambio organico. Ne soffrono perlopiù le persone ansiose: più aumenta la tensione, maggiori sono i disturbi vissuti. Una pancia “imbarazzata” che protesta per i nostri “errori” e valutazioni, tratteniamo emozioni e manteniamo in vita false identità. Una pancia ferita dagli affetti che, con il suo dolore improvviso o costante, condiziona anche l’efficienza mentale. Quando tale malessere non è imputabile ad ormoni sessuali (menopausa-stipsi), a infezioni batteriche o virali, è proprio il caso di dire che la tensione gioca un brutto scherzo alla dimensione intestinale. Un’altra protesta dal “basso” è la stipsi.
onfio e chiuso, l’intestino va al rallentatore, anzi si blocca per
giorni se non per settimane. Tale stato, spesso accompagnato da
tratti depressivi, segnala che siamo “isolati”,
troppo calati nella dimensione del “trattenere”
e del “conservare”:
così
attaccati alle cose, alle nostre convinzioni, da non riuscire a
“liberarci” neppure nel senso fisiologico del termine.
Un
intestino intasato corrisponde, spesso, ad un cervello sovraccarico e
incapace di staccarsi dal vissuto quotidiano (autocontrollo
e ruminio interiore).
Esprime,
in chiave simbolica, un rapporto con il proprio ambiente
caratterizzato dal controllo eccessivo, da una coscienziosità
ostinata e da un agire offuscato dalla diffidenza.
Le
scariche, invece, colpiscono e arrivano nei momenti meno opportuni,
rendendoci vulnerabili e insicuri: viene messa in discussione la
capacità di “assimilazione” in tutti i sensi.
E’ un modo di sottrarsi a una situazione percepita come pericolosa
per il proprio equilibrio psicofisico. Secondo sempre la nostra
chiave di lettura è una condizione fisiologica di chi ha la tendenza
a “mandar sempre
giù”,
un prezzo che si paga per continuare a “far
finta di niente”,
trattenere rabbia e rancore: pensieri
che ingorgano la psiche e infiammano l’intestino.
Di solito le modificazioni metaboliche intestinali sono influenzate
da conflitti psicologici che ruotano intorno al tema di “non
scelta”.
Il colitico, infatti, è combattuto sul prendere decisioni, di
scegliere liberamente, a vivere e a esprimere le proprie scelte.
Tende
ad agire in un certo modo non per se stesso, ma per conformismo, per
far piacere all’altro, per sbalordire o per spirito di sacrificio.
Quando poi la perturbazione intestinale è generata direttamente da
comportamenti affettivo
- emozionali
bisogna prendere in considerazione lo sviluppo psicosessuale perché
anch’esso - inibito,
intrappolato e ingabbiato sul piano mentale
- può influire sull’aggressività e, quindi, complicare
ulteriormente la situazione attraverso uno
stato cronico di allerta.
In questo soggetto è presente la tendenza ad isolarsi, a chiudersi
in se stesso e, nel contempo, mantiene un forte desiderio ad essere
considerato e apprezzato. Con la scarica diarroica si cerca in
qualche modo di “purificarsi”
(allontanare,
scaricare)
da idee e contenuti mentali inaccettabili, vissuti come “sporchi”.
I
problemi dell'apparato digerente parleranno della difficoltà ad
"inghiottire",
a "digerire" ed "assimilare"
ciò che incontriamo nella vita: quando
si "mandano giù" persone o situazioni indigeste, lo
stomaco reagisce col "fuoco" della gastrite.
La “fluidità”
della bile prodotta dal fegato, raccolta dalla cistifellea (se
non è accolta in questo organo passa nel sangue: itterizia)
e inviata attraverso il condotto biliare del duodeno è sempre in
funzione dello stato emotivo: gioia,
ira, furore, paura e tristezza
(ogni processo
interessa l’intero organismo),
felicità
o infelicità, tristezza o allegria, contentezza o scontentezza
sono stati che volenti o nolenti, se non lasciati fluire liberamente,
si
ripercuotono sul corpo attraverso secrezioni, modificazione del
sangue e dei tessuti. ATTENZIONE,
non
sottovalutare mai alcuni segnali importanti come: perdita di peso
involontaria, sangue nelle feci, febbricola persistente, stanchezza
ingiustificata.
Cosa
fare.
L’esercizio fisico graduale e continuo, alcune ricerche lo
confermano, mette al riparo il tratto di intestino predisposto alle
infiammazioni. Anche una corretta alimentazione può rappresentare un
punto fondamentale nella prevenzione e nel trattamento vero e proprio
di questa affezione che è sempre una manifestazione soggettiva.
Fibre sì, fanno bene ma occorre, come in ogni cosa, misura:
l'eccesso
potrebbe irritare la mucosa e creare ulteriori disfunzioni.
E' vero ci sono diete improvvisate e cibi “nemici”, ma è
altrettanto vero che ci sono fobie alimentari, ovvero la pancia
reagisce anche alle “paure”
e “diffidenze”,
più si considera l'altro (cibo)
un potenziale nemico più si rischia di renderlo “importante”,
di renderlo forte, di somatizzarlo.
Le tecniche distensive sono utili perché insegnano gradualmente a
rilassare la muscolatura, far scorrere tutte le energie che
ristagnano nell’organismo e, soprattutto, a liberare la mente dai
pensieri ingombranti (pensare
poco ma agire molto); quella mente sempre gravata da pensieri, dalle
ossessioni e, soprattutto, dai ricordi, da tutti quegli “scarti
metabolici” emotivi
che immobilizzano, rendono fragili e creano solo rinunce ed inutili
sacrifici … dai
spazio alla tua unica e potente vitalità!
Anche una psicoterapia ad indirizzo psicosomatico - metodica
terapeutica solitamente non gradita a questi soggetti in quanto
l’alto grado di diffidenza e il senso di sfiducia che li accompagna
costantemente non permette loro di avvicinarsi a tale esperienza -
oltre ad aiutare ad interpretare correttamente i messaggi che la
pancia invia, può stimolare la fiducia in se stessi, favorire in
maniera più vantaggiosa i rapporti con gli altri, allenare ad essere
più “sinceri”,
spontanei, naturali
e autonomi:
una
cura che ridà benessere all’intestino passando prima, se vogliamo,
dalla ”parte alta”.
Un lavoro psicologico che può aiutare a scaricare le tossine emotive
di intestino e cervello, ad illuminare le cause di certi
atteggiamenti mentali verso il cibo, ridurre una buona dose di ansia
… quella
frenesia che accompagna e non abbandona mai il colitico.
In
realtà, si tratta di esporsi alla vita, affrontare e trasformare con
le giuste mosse - lentamente
e a piccole dosi
- quelle “debolezze” e fragilità emotive problematiche che
producono rinunce dannose e impediscono di fare una vita rilassata,
in qualcosa di nuovo:
aprirsi
alle novità, abbandonarsi alle sorprese, lasciarsi coccolare dallo
stupore e dall'insolito … e
quando te la senti comincia, senza nessuna remora, a ruggire più
forte che puoi!
iassumendo.
La
colite, per molti, è il fastidioso “mal di pancia”, per alcuni
orientamenti scientifici invece è un fenomeno con un'alterata
motilità intestinale ben precisa: un
disturbo comunemente chiamato “colon irritabile” senza però
quella fastidiosa situazione
infiammatoria.
La 'vera'
colite, invece, è caratterizzata da gonfiore, infiammazione, dolore
e periodi di diarrea che si alternano ad una ostinata stipsi.
Un'alternanza
tra stima e disistima, una percezione che, a seconda dello stato,
oscilla sempre tra due precisi atteggiamenti, tra due inconfondibili
estremi:
coraggioso
- timoroso, positivo - negativo, valido - incompetente, generoso -
avido, ottimista - pessimista, energico - fiacco, aggressivo -
remissivo, pulito - sporco;
un
continuo salire e scendere, un vivere perennemente influenzato dai
giudizi esterni.
Una percezione di se
stessi combattuta, che oscilla sempre tra due poli, due stremi:
valido non valido, coraggioso o pauroso, simpatico poco simpatico,
generoso o avido.
Le cause pare siano tantissime: ansia,
stress, fattori si ordine psicologico, preoccupazioni, paura,
cambiamenti ormonali, infezioni batteriche o virali.
Chi soffre di colite comunque è tendenzialmente una persona alquanto
emotiva con la tendenza a trattenere dentro di sé ogni cosa che
riguarda il mondo emozionale … è
un vero campione nel 'conservare' l'espressività emozionale.
Conflitti,
frustrazioni, liti interminabili, risentimento, aggressività
trattenuta fino all'osso, eccesso di tensione e vissuti emotivi
stressanti sono tutti stati psicofisiologici che possono imbestialire
il colon:
provocargli un super
lavoro;
è
scientificamente dimostrato che è più incline a sviluppare
infiammazioni a questo ultimo tratto intestinale chi è dominato
dall'insicurezza, dal senso di colpa e, soprattutto, tutti coloro che
vivono ossessivamente ogni compito con timore, ansia e perfezionismo.
' sempre difficile per chiunque affrontare le circostanze della vita rimanendo tranquilli e fiduciosi, sentendosi in grado di offrire risposte validi e di buon senso. In questo modo, se il fenomeno si protrae nel tempo attraverso varie forzature, accumulando un alto grado di tensione, la nostra mente, scatta, si attiva immediatamente in nostra difesa: convertendo il disagio emotivo in un sintomo fisico, permettendo in tal modo che la tensione trattenuta e l'energia compressa possa manifestarsi all'esterno o ristabilire, almeno in parte l'equilibrio psicofisico. Tentare di occuparsi di certe tendenze, capire di vivere ogni cosa con ansia e agitazione, sarà sicuramente fondamentale per fare le mosse giuste, ristabilire il giusto equilibrio … una spinta a prendersi cura dei propri bisogni più profondi. Sono comunque dei soggetti con proprie e specifiche caratteristiche emotive: sensibili ed introversi, ossessionati dall'ordine e dalla pulizia, eccessivamente puntuali (secondo A.Adler) per far sentire in colpa l'altro: “Hei, guarda che io ti aspetto da un sacco di tempo!” … anche se il ritardo è solo di pochi “secondi”), l'aggressività e la sessualità sono tenute costantemente a freno, scarsa capacità di adattamento, con pochi rapporti sociali, hanno un insaziabile bisogno di affetto. ATTENZIONE questi atteggiamenti non vanno interpretati come “difetti”, ma interpretati come linguaggio simbolico … una guida pratica per prenderci cura di noi stessi e dei veri bisogni reali. La tendenza a reprimere sistematicamente il rancore, l'ostilità, la rabbia, l'irritazione, la collera e la tensione possono condurre a gravi somatizzazioni a livello gastrointestinale. Guai rimuginare sul “latte versato” perché trattenere dentro di sé le varie situazioni problematiche (quello che si doveva fare o dire e non si è fatto) sarebbe come rigirare il coltello nella piaga … giudicarsi inutilmente e crudelmente.
Disagi
emotivi che, nel tempo, possono sfociare in disturbi fisici …
malesseri organici connessi all'interiorità.
Emorroidi.
sse tuttavia possono avere anche una valenza difensiva nei confronti dell’ambiente circostante: soprattutto nella donna, quando si sente minacciata dal forte desiderio sessuale del partner o, più in generale, quando sente di poter essere invasa da eventi più grandi di lei. Qui le emorroidi indicano il bisogno di “chiudere” il passaggio simbolico di entrata, mettendo un ostacolo alle insidie che giungono dall’esterno. In altri casi ancora, tale disturbo segnala una stasi esistenziale; associato a un eccesso di sedentarietà, indica che si sta “covando” troppo qualcosa che si ha dentro: un progetto, un’energia, un desiderio. Quando sanguinano possono avere due valenze: la prima, legata alla sessualità e alla morale, riguarda l’espiazione, ed è una sorta di autopunizione; la seconda riguarda invece un grande dolore vissuto, e indica il “pianto”: lacerazione affettiva profonda, nascosta agli altri e anche alla propria coscienza. Chi è a rischio. Persone che tentano in tutti i modi di occultare le emozioni profonde, soprattutto quelle negative (è ovvio che anche il soggetto il più delle volte non ne ha consapevolezza perché è un fenomeno inconscio); persone sottoposte a pressioni dall’esterno che però intimamente rifiutano, alle quali di solito dicono di “no” attraverso un malessere fisico; persone particolarmente soggette ai sensi di colpa dai quali non riescono mai a liberarsi del tutto; persone che temono, oppure giudicano peccaminose le fantasie sessuali molto spinte proprie e/o del partner; persone con tendenza al pensiero ossessivo, alla logorrea e alla stitichezza, tre aspetti spesso compresenti.
Per
problemi alle emorroidi, un succo di: ciliegia,
more e mirtilli può aiutare.
Anche
i seguenti Macerati Glicerici (MG) possono essere un supporto
interessante: Carpinus betulus
(antinfiammatoria, antispasmodica, cicatrizzante); Aesculus
hippocastanum (decongestionante, rinforza i vasi
venosi, li rende elastici ed impermeabili); Sorbus
domestica (antinfiammatorio, tonificante). Per
un sollievo esterno: mescola alcuni
gr. di polvere di Ratania
con gel di Aloe
e applica tale composto sulle zone interessate.
Gastrite
nfiammazione della mucosa dello stomaco (da non confondere con la dispepsia che indica in generale una cattiva digestione). L’associazione tra gastrite e stress è ormai da tempo accertata; è un organo molto sensibile alle sollecitazioni di tipo emotivo e mentale: non gli sfugge mai nulla. Il suo stato acuto può essere causato da fumo, stress, alcol, farmaci, infezioni (Helicobacter pylori). Fame di amore, carenza affettiva, poca considerazione, paura, impulsività, scarsa stima, mancanza di rispetto possono provocare un aumento della secrezione gastrica, proprio come la fame di cibo. L’uomo non manda giù soltanto pane e companatico, egli inghiottisce anche eventi, cambiamenti, umiliazioni, delusioni. In questi casi, lo stomaco si comporta come se dovesse realmente digerire ogni cosa, come se stesse di fronte all’ingestione di un pasto reale. Produce dunque il suo acido cloridrico, che in questo frangente è una sostanza non necessaria, la quale col tempo attacca completamente la mucosa. La mucosa dello stomaco si infiamma e si auto – corrode (ipersecrezione); così, quando meno te lo aspetti, le troppe rinunce, il continuo rimuginare e il voler primeggiare, la rabbia che tarda ad “evaporare” e i conflitti aperti o nascosti si fanno sentire, si manifestano attraverso una lacerante gastrite. La gastrite, attraverso questo meccanismo, è una sorta di “autocombustione”… lo stomaco mangia se stesso.
La persona con questo disturbo si sente completamente logorata perché
sta lottando, senza riuscire a gestire la situazione, contro qualcosa
che non vuole più … non
si sente libera di agire, accumula rabbia e tensione, crca di
controllare eccessivamente ogni cosa … una libertà limitata;
difficoltà ad essere se stessi, relazioni
spesso infuocate, combattute e alternate da momenti di passione e
attimi di freddezza eccessiva.
RICORDA,
la
rabbia
permette
in qualche modo di affermare le proprie posizioni, se la fai uscire,
se ne va anche la gastrite!
Quando si cerca di far tacere la rabbia per troppo tempo, il corpo
trova sempre la sua modalità espressiva: un
modo di esprimerla per vie traverse;
la rabbia nasce sempre quando per troppo tempo ci si è voluti
adeguare ad un ruolo, ad un modello o ad un personaggio perfetto:
ossessivamente
coerente, altruista, tranquillo, moderato, bravo.
La rabbia, inoltre, agendo sul ritmo cardiaco, fa aumentare la
circolazione sanguigna, quindi, calore e gonfiore. Un
aiuto: Nux
vomica 5 CH può
rasserenare la digestione. Riso,
tacchino, patate, cavolfiore, cavolo verza, zucca e mela
(Delicious, Stark sono le più indicate); questi elementi se assunti
con una certa continuità non solo possono aiutare lo stomaco in
subbuglio, ma lo possono anche curare. Niente
formaggi stagionati, grassi e piccanti, usiamo solo quelli magri e
non fermentati.
Bandire succo di
pomodoro e dolci. Una
buona soluzione per contrastare acidità e bruciore alla mucosa dello
stomaco può essere il succo di carota mescolato a quello di patata:
il tutto diluito in poca acqua e da bere a piccoli sorsi durante la
giornata. Un dolore forte, invece, può essere contrastato mangiando
riso
bollito nel latte magro:
da
assumere tiepido e come un vero pasto.
Ulcera … una lacerazione “interiore” che non riesce a 'cicatrizzare'.
Erosione
del tessuto epiteliale, mucoso o cutaneo, accompagnata la lesioni...
una grande rabbia e
rancore che rode internamente. La
vendetta diventa l’obiettivo principale, fino a trasformarsi in
autodistruzione.
A farne le spese è proprio il tessuto gastrico che aumenta le
secrezioni e le difese diminuiscono; si abbassano improvvisamente le
difese immunitarie fino al 30%: così
appare sulla scena l'infiammazione … anticamera dell'ulcera.
Il “batterio” (Helicobater
pylori)
allora prende
forza e allarga la sua distruzione su una mucosa sempre più debole,
fragile e meno difesa. Il
rancore non espresso si trasforma in distacco e odio represso,
mettendo a rischio completamente il benessere psicofisico;
insieme al companatico
ingeriamo anche le esperienze della vita, le digeriamo ed esse
entrano a far parte del corpo:
vissuti
conflittuali, rapporti indigesti e difficili da mandar giù.
Se la vita è amara lo stomaco e l’intestino protestano: esprimono
il proprio dissenso o avversione “bruciando”.
Anche qui la rabbia gioca un ruolo fondamentale. La
rabbia legata a contrasti di lavoro, familiari e d’amore, al
giudizio degli altri, alle speranze e attese deluse sono tutte
“eruzioni” emotive che danneggiano il nostro prezioso organo
… soprattutto quelle
non espresse o trattenute;
tale emozione può essere una manifestazione immediata (ira,
collera, aggressività)
o controllata (rancore,
odio, frustrazione).
Un corpo “soffocato”
è spesso il segno di istinti aggressivi che non hanno avuto la
possibilità di esprimersi e portano dritti, dritti alla
somatizzazione o alla depressione. La “vendetta”
poi - prodotta sempre dalla rabbia covata e non espressa - è acida e
corrode: si
mandano giù bocconi amari, insulti e offese varie.
’ulcera infatti parla di bocconi amari, di un bruciore interiore intenso (fuoco emozionale); soggetti spesso combattuti tra la fame di successo, bisogno di essere “nutriti”, attenzione e cura… un continuo bisogno di conferme esterne, un conflitto aperto tra autonomia e dipendenza. Non bisogna mai dimenticare che questa area rappresenta la capacità di accettare o di rifiutare: accettare o non accettare (cibo ma anche situazioni, cose, idee); sensazione di essere dominati, paura, inquietudine e preoccupazioni accompagnato le giornate: cose che non si riescono a gestire, a controllare. Helicobater pylori (batterio presente nello stomaco, si pensa sia responsabile dell’ulcera) trova forza e terreno fertile in tutti quegli individui che sperimentano un senso di abbandono o di impotenza nei confronti di certe situazioni che “corrodono”: un insieme di contrarietà, di insoddisfazioni familiari e lavorative, di rabbia, di collera e di ansia. Questo batterio, inoltre, è stato da un po’ di tempo - secondo alcune ricerche accreditate - rivalutato in quando produce una proteina (Hp2-20) in grado di riparare le lesioni gastriche (la presenza del batterio può essere individuata attraverso l’analisi del sangue e del respiro); non dimenticare che la Propoli può essere utile: inibisce questo batterio e abbassa l’acidità; riso, carota, zucca, mela, banana, albicocche e broccoli rinfrescano e gestiscono infiammazione mentre l’insalata e le patate assorbono l’eccesso di acidità.
Conclusioni. L'ulcera (dal greco peptikos “digestivo”) consiste in una perdita di sostanza della mucosa gastrointestinale, generalmente nello stomaco (gastrica) o subito dopo nel duodeno (duodenale). Si riscontra un maggior afflusso di sangue e ipersecrezione di acido cloridrico a livello gastrico; un eccesso di fuoco che “brucia”, ovvero una forte aggressività trattenuta nei confronti di un ambiente vissuto come minaccioso; diverso è il discorso della colite che segnala un bisogno di eliminare velocemente certi contenuti emotivi ritenuti inaccettabili. Di “recente” è stato identificato un batterio - heucobacter pylor - che favorisce l’eziologia dell’ulcera duodenale. La sintomatologia ulcerosa può comunque peggiorare bevendo caffè, assumere medicinali (acido acetilsalicilico), fumando e mangiando in modo inadeguato. L’ulcera gastrica, inoltre, può essere collegata ad una vita stressata o svilupparsi in periodi in cui si è sottoposti a stress prolungato, con scarsa capacità di “coping” ovvero di trovare strategie di soluzione ai diversi problemi. Tale patologia si sviluppa comunque quando si altera l’equilibrio tra elementi aggressivi (acidità e enzimi) e i fattori di difesa della mucosa. I sintomi, alternati a periodi di latenza, dipendono dalla localizzazione dell’ulcera (stomaco o intestino) e sono caratterizzati da un dolore a crampo, un senso di bruciore (urente, corrosivo), leggeri gorgoglii, dolori laceranti, nausea oppure sensazione di fame o pienezza addominale. Le numerose ricerche sull’ulcera peptica hanno messo in evidenza risultati e opinioni molto diverse. Alcune funzioni gastriche, la motilità, il flusso sanguigno e la secrezione sono sempre strettamente connessi - al di là dei vari orientamenti scientifici - all’attività di processi nervosi e allo stato emotivo prevalente. Alcuni sentimenti come l’aggressività e il risentimento accelerano il transito del cibo nello stomaco, mentre l’ansia e le emozioni forti inducono a “contrazioni” e rallentano il transito del cibo. L’ansia, i pensieri depressivi o il pessimo umore riducono le secrezioni di acido cloridrico, la motilità e il
flusso sanguigno nello stomaco.
li stati emotivi conflittuali, che generano ostilità e tendenze aggressive, aumentano la secrezione gastrica e, se persistono, creano alterazioni della mucosa: il contatto costante con i succhi gastrici può dare avvio ad una formazione ulcerosa. La letteratura psicosomatica descrive l’ulceroso non solo come un uomo ambizioso, senza scrupoli concentrato sul successo, con un forte bisogno di essere riconosciuto e ammirato, ma anche una figura estremamente sensibile al rifiuto, al timore della sconfitta, alla paura dei cambiamenti irreversibili e, soprattutto, della solitudine.
Cosa
fare.
Oltre al trattamento
medico standard per favorire la riparazione della mucosa, saranno
utili colloqui concentrati sull’attuazione dei cambiamenti nella
vita quotidiana del soggetto facilitando, inoltre, l’espressione
dei propri bisogni senza il timore di essere giudicato. Anche le
metodiche distensive sono utili per l’ulceroso, in quanto è
estremamente importante che il soggetto iperattivo impari che è
possibile avere una vita dinamica anche in uno stato di rilassamento.
Per ricordare. L’essere umano, sappiamo, non manda giù solamente pane e companatico, egli inghiottisce anche l’umiliazione, la delusione per la sua mancata realizzazione o promozione, una catastrofe finanziaria o affettiva e tanti sentimenti di colpa. Paradossalmente, l’organo della digestione, cioè lo stomaco, si comporta come se dovesse realmente digerire tutto ciò, come se fosse di fronte a un succulento pasto. Produce dunque il suo acido gastrico, che in questa situazione è una sostanza corrosiva non necessaria quando non sono presenti proteine, la quale col tempo attacca la sua mucosa: lo stomaco in pratica mangia se stesso. In realtà, la secrezione e la circolazione di tale organo viene influenzata in maniera determinante da reazioni emotive, certi bisogni e particolari stati d’animo (fame di amore, affetto, stima, rispetto, considerazione, rabbia, collera, autonomia, dipendenza). Lo stomaco, pertanto, partecipa a reazioni di cui il soggetto, molto spesso, non ha consapevolezza. Se lo stomaco produce acido cloridrico ma non riceve nulla, nessun cibo scende a riempirlo, tale sostanza prodotta, tuttavia, non può neutralizzarsi, quindi, insorge un pericoloso funzionamento a vuoto: i conflitti aperti o nascosti si esprimono attraverso un preciso segnale ammonitore, cioè con un disturbo allo stomaco. Molto spesso, si riscontra nei malati di stomaco, dopo una lunga terapia priva di successo, una guarigione in maniera spontanea, a volte, del tutto inattesa. Tale guarigione, apparentemente miracolosa, diventa comprensibile solo quando si prendono in esame le condizioni e cambiamenti di stili di vita del paziente. Chi soffre di mal di stomaco si riconosce già dal suo aspetto esteriore. Egli non è quasi mai grasso, mai corpulento, a livello costituzionale è slanciato, pallido, sottile. Di solito è un individuo che prende “troppo” sul serio le cose della vita: è alle prese con un continuo rimuginare. Estremamente sensibile, nervoso, facilmente irritabile. Si preoccupa, si dedica al lavoro più degli altri, cerca in maniera spasmodica continuamente successo, affermazione e riconoscimento, in breve, ha una vita caratterizzata da un ritmo vorticoso e un’attività molto intensa con il continuo rodersi interiore caratteristico appunto di chi soffre di stomaco. Anche l’aggressività in questi soggetti è particolare e “corrosiva”. E’ contorta, indiretta, cova interiormente ed emerge a fatica (trattiene le cariche aggressive). Qualora dovesse venire a galla, però, è particolarmente graffiante, piena di sarcasmo: si potrebbe definire un’aggressività al “vetriolo”. Il motivo di tale strategia nasce dal fatto che questi individui sono legati a un doppio filo (la dipendenza) a situazioni e a persone di cui soffrono nel fare a meno; ecco perché, quando si arrabbiano, in qualche modo tendono a trattenersi: temono di rovinare il rapporto e, quindi, trovarsi soli.
uò accadere che reprimano i loro
desideri, che possono restare inconsapevoli e addirittura non trovare
alcuna forma espressiva, compensati da una esibita affermazione di
autonomia; ma può anche accadere che li esprimano apertamente e si
scontrini con l’incomprensione da parte del loro ambiente
circostante. I tipi di personalità
risulteranno, nei due casi, opposti, ma in entrambi ci sarà comunque
un certo grado di frustrazione, in relazione al desiderio di
ricevere, affetto e attenzione. Anche a livello
sessuale è presente la dimensione conflittuale, e dunque i rapporti
saranno vissuti in modo estremamente ambivalente. In realtà, vuole
affermare la propria autonomia e al tempo stesso cerca la dipendenza,
attivando meccanismi spesso carichi di aggressività, quasi sempre
repressa o magari assente, proprio per paura di restare deluso nel
proprio bisogno d’amore. Non va dimenticato che alcuni vivono in
uno stato di profonda dipendenza, di cui però hanno molto timore e
che vogliono nascondere a tutti i costi. Un tale individuo può
apparire come il tipico soggetto “rampante” ma è
invece particolarmente spaventato dall’idea che qualcuno possa
accorgersi della sua grande esigenza di rassicurazione. Cosa
fare per tornare a stare bene. Le metodiche
terapeutiche sono tantissime, molto efficaci anche come prevenzione:
alimentazione specifica, esercizi di rilassamento, touch for
health, tecniche biofisiche; ma, soprattutto, è importante
che la persona impari, attraverso un aiuto qualificato, due elementi
fondamentali: chiedere agli altri ciò di
cui sente il bisogno – superando la paura di
ricevere un rifiuto – e essere meno
pretenzioso e severo con se stesso.
…
un piccolo ripasso.
Bruxismo
Di
giorno si trattiene la rabbia e le parole non dette, di notte invece,
in silenzio, quando le difese cadono, si vorrebbe rimediare:
aggredire ogni cosa. Ci si prepara per addentare qualcuno, sfregando
i denti si segnala questo bisogno profondo; sentimenti aggressivi non
espressi nel momento opportuno con il diretto interessato trovano
voce solo di notte.
Stipsi
La
stipsi, detta anche stitichezza o costipazione è un disturbo
intestinale caratterizzato da un ritardo o scarsa evacuazione delle
feci. La
defecazione normale è il prodotto della combinazione di un riflesso
spinale e dell'attività di alcuni muscoli volontari; solo a partire
da una certa età, quindi, è possibile “pretendere”
dal piccolo l'evacuazione volontaria delle feci (a
diciotto mesi ca. è possibile acquisire sufficiente padronanza del
controllo sfinterico).
Oltre alla maturazione neurofisiologica ed alla pressione culturale,
l'acquisizione della pulizia è uno degli elementi di transizione
nella diade madre
– bambino.
Le materie fecali veicolano un'intensa carica affettiva che può
essere positiva o negativa (vedasi
anche il processo alimentare):
una
dimensione relazionale fondamentale per una corretta evacuazione
futura.
L'acquisizione del controllo sfinterico si attua in seguito al
piacere sperimentato prima per l'espulsione poi per la ritenzione,
quindi per l'accoppiata ritenzione
– espulsione:
la
nuova padronanza su questa mucosa particolarmente sensibile procura
al bambino (più tardi anche nell'adulto) una eccitazione
- felicità rinforzata
dalla soddisfazione materna.
Durante questo atto non solo è presente un piacere intenso, ma ci
sono anche conflitti specifici.
Lo
scarico intempestivo, coincidente con il rifiuto di compierlo nel
momento o nelle circostanze imposte dalle figure di riferimento,
assume un carattere aggressivo di opposizione
(il bambino può soccombere o differire la scarico in piena liberà:
le prime prove di autonomia e di libertà). Quante volte abbiamo
sentito dire: “dai fammi un “regalino” che ti do un soldino”.
Le feci allora diventano preziose, una “moneta” di scambio,
assumono un grande valore simbolico.
a scibala fecale rappresenta per il piccolo una “moneta” di scambio tra lui e gli adulti: il regalo che si offre o che si rifiuta. In questo caso specifico non sarebbe certamente appropriata la famosa locuzione latina: pecunia non olet. Un problema che non riguarda solo l’intestino, ma soprattutto emozioni, affetti e tutto uno stile di vita: un vero e proprio atteggiamento mentale, uno specifico modo di essere; è un disturbo che mette in risalto tratti di una personalità controllata, trattenuta, chiusa, tendente all’avarizia e alla gelosia… molto sensibile al giudizio altrui… soggetti sempre pronti, in ogni occasione, ad offrire un’immagine “pulita” e di grande rettitudine. Come dire, un cervello “intasato” di scorie, di pensieri inutili, non solo cronicizza il dolore, ma “blocca” l'azione a livello intestinale. La stipsi ha un linguaggio semplice e chiaro: stai trattenendo le cose da troppo tempo, devi aprirti al nuovo, hai bisogno di nuove amicizie e di percorsi diversi. Evita il più possibile di maltrattarti, stai lontano dai dubbi e apprezza le tue vere risorse. RICORDA, “corri” solo se ti lasci andare alle emozioni e non le blocchi più: basta accusarti e smetti di censurarti! La stitichezza può insorgere anche quando l'intestino non si muove in maniera efficace, ha poca acqua, si introducono poche fibre o troppi grassi e zuccheri raffinati. La forma e la consistenza, infatti, della materia di scarto è proporzionale al maggior o minore assorbimento di acqua dell'intestino; un adulto attento alla sua alimentazione elimina in media 200 – 260 grammi ca. di feci al giorno. Poiché una buona parte del sistema immunitario risiede nelle mucose dell'intestino, un cattivo funzionamento intestinale con un aumento delle tossine nel corpo, una difficoltà nell'eliminazione della materia di scarto può abbassare le difese anche del 50%. Tutte le tossine non eliminate vengono diffuse in tutto l'organismo creando numerosi problemi allo stomaco e al fegato (tossiemia intestinale). RICORDA, per facilitare l'evacuazione inclina il busto in avanti e tieni sollevati i piedi, altrimenti se ti sforzi troppo puoi andare incontro a seri problemi: prolasso rettale o fastidiosi disturbi in sede anale. Nel colitico invece domina la voglia di trasgredire, ha spesso cattivi pensieri (di natura sessuale … li considera “sporchi” ed inaccettabile per la sua educazione), teme le responsabilità per cui è ben felice di delegare (paura di essere giudicato, di non essere all’altezza delle cose), la sua aggressività è indirizzata male, dipendente e con un linguaggio il più delle volte spinto (parolacce, espressioni volgari, fantasie erotiche). Proteggendo la mucosa e placando le tensioni è possibile ritrovare la giusta regolarità: Melissa (TM), Griffonia (TM), Camomilla (TM), Ficus carica (MG), Vaccinum itis idaea (MG), Quercus robur (MG).
i
costipazione ne parla anche il grande drammaturgo Moliere nelle sue
meravigliose commedie: “L'avaro”
e “Il
malato immaginario”;
personaggi (Arpagone
- Argante)
con caratteristiche psicologiche simili al nostro stitico.
Nella
prima commedia il
dramma si svolge intorno alla figura
di Arpagone.
L’avaro è un noto uomo d'affari (si
fa per dire),
padre di due figli, Cleante ed Elisa. Ha un carattere schivo ed
introverso. Le sue uniche amicizie sono i soldi, dei quali è
gelosissimo e grazie ai quali è conosciuto come “ottimo”
speculatore (anche
lo stitico ha un rapporto particolare con la moneta).
Il figlio Cleante è invece un abile spendaccione, che si attornia di
tutti gli sfarzi e i pizzi che vanno tanto di moda in quel periodo
storico ('600). Sia Cleante sia Arpagone sono innamorati di una
giovane dama, Mariana, che diverrà in seguito anche motivo di
ricatto tra i due. Arpagone vede in lei quella bellezza e quella
semplicità che non richiedono eccessive spese di mantenimento;
inoltre, mira ad una cospicua dote, che gli sarà data negli anni
dopo il matrimonio attraverso servigi e parsimonia nell’uso del
denaro. Cleante, invece, è perdutamente innamorato di Mariana, del
suo sguardo e dei suoi sorrisi e mira ad un matrimonio vero e ricco
di sentimenti. Nella seconda commedia, invece, la
scena si svolge a Parigi, nella casa seicentesca di un importante
uomo francese. Il luogo principale entro il quale è ambientata la
commedia è la stanza di Argante. Il protagonista di questa vicenda è
Argante, il malato immaginario.
Costui
è attorniato da numerosi personaggi che approfittano della sua
ipocondria.
Come
tutti quelli che soffrono di questa fobia, Argante, è preoccupato
solo della sua salute, delle malattie che teme è che sente di avere
tutte.
L’argomento
unico delle sue conversazioni sono, appunto, le sue malattie.
Si
nutre di medicine e vive sempre in allarme intravedendo in ogni più
piccolo sintomo la comparsa di terribili malattie.
Di
questa sua fobia ne approfitta alla grande il dottor Purgone che gli
prescrive quantità infinite di lassativi (pozione
introdotta per mezzo di una siringa di dimensione enorme: dare
piacere e, nel contempo, dare una parvenza di veracità al
trattamento)
e sciroppi per espellere ed evacuare i ”veleni”
di sua Signoria.
Aerofagia. Deglutire
aria in grande quantità - un ‘bulimico’ d’aria - e, nel
contempo, ingoiare parole per timore della loro validità e
fondatezza, ma anche un tentativo di coprire il “nulla”, i
“silenzi” con le parole (un perfetto chiacchierone): bisogna
imparare ad ascoltare di più!… soggetti (ansiosi e frettolosi) che
anticipano le difficoltà e le pressioni esterne, hanno problemi
nella gestione delle responsabilità e degli impegni lavorativi… Un
aiuto naturale: Ficus carica MG, Tilia tormentosa MG e Rosmarinus
officinalis.
Morbo
di Crohn
(intestino tenue:
ileo … la mucosa intestinale presenta lesioni da ulcerazioni … il
sistema immunitario aggredisce questo organo come se fosse un nemico,
limitando il suo naturale processo di assimilazione).
Soggetti
costretti a vivere dinamiche sociali forzatamente, subiscono in
silenzio le aspettative altrui reprimendo rabbia e frustrazione: una
lotta continua tra sottomissione e ribellione … offrono un’immagine
di loro stessi “pulita”, tranquilla, pura … una figura quasi
angelica che non può scendere a patti con sentimenti in contrasto
col suo modo di vedere e pensare: invidia, egoismo, rancore.
Ernia
iatale
(parte “bassa”,
mondo degli istinti si fa sentire).
I
succhi gastrici (materiale acido contenuto nello stomaco)
migrano verso l'esofago (imboccatura dello stomaco); sono
altamente corrosivi in quanto la mucosa di questo tratto intestinale
non è abbastanza protetta - come avviene invece nello
stomaco - per difendersi da
queste sostanze. Un
fenomeno che può manifestarsi in qualsiasi momento della giornata,
anche a stomaco vuoto; di solito quel fastidioso bruciore compare
lontano dai pasti o subito dopo aver mangiato. Cambiare continuamente
gli orari dei pasti, soprattutto mangiare di notte, influisce
negativamente sull'attività gastrica causando dolori, bruciori e
reflusso. Un mondo emotivo che con forza vuole esprimersi perché
troppo a lungo represso; un soggetto che ha subito eccessive
sottomissioni e parecchi divieti: reclama più spazio, vuole farsi
largo in un ambiente che lo limita. Si fa sentire anche quando
ingeriamo cibi troppo complessi da digerire: forse conviene
- se è un fenomeno occasionale e non persistente - cambiare dieta e
stile di vita!
Meteorismo
(gas, gonfiore,
fermentazione intestinale).
Un
eccesso di attività mentale, difficoltà a “concretizzare” il
pensiero: un rimuginare continuo sugli stessi pensieri (personalità
ossessiva) … ingigantire personaggi o certe situazioni di poca
importanza … un soggetto insicuro che tende a trattenersi, non vuole
esporsi perché teme critiche e giudizi, non vuol lasciare trasparire
nulla di se stesso se non un’immagine esagerata (“pallone
gonfiato”).
Nausea …
quando si presenta
troppo frequentemente segnala una sensazione di disgusto, una gran
“voglia” di vomitare, di dire no, di rifiutare… avversione
verso relazioni, situazioni o persone (pensieri e idee che fanno
venir la nausea) perché ci si sente minacciati, fanno in qualche
modo paura… fenomeno che segnala un atteggiamento di
accondiscendenza verso situazioni ed impegni anche quando non sono
condivisi.
Acalasia
(rallentamento del
cibo verso lo stomaco: deglutizione dolorosa). Incapacità di
convogliare, di assimilare, di riceve, di accogliere e far passare il
cibo ma anche integrare cose, idee e nuove situazioni: non si riesce
più a “deglutire” (la gola si chiude ai liquidi e ai solidi), il
soggetto è frastornato dalla sensazione di essere criticato,
giudicato, ridicolizzato, umiliato … di fronte ad una vasta
“platea”, il più delle volte inesistente!
Conclusioni
e … piccole curiosità. Sono
convinto che la salute e il
benessere siano talmente importanti e complessi per essere lasciati
in mano ad una sola scuola di pensiero: argomento
di studio di un unico orientamento scientifico.
Forse sarebbe più vantaggioso accantonare i propri tratti narcisisti
e collaborare, collaborare, collaborare seriamente con tutte le
discipline, nessuna esclusa, perché il benessere è un bene prezioso
non solo soggettivo, ma anche sociale: chi è in uno stato
di buona salute altro non può fare che diffondere 'armonia', quiete
e serenità intorno a sé e, soprattutto, dentro se stesso.
Ovvero, creare una maggior collaborazione tra specialisti - con
approcci diversi - e pazienti in
modo tale da ottenere e raggiungere i migliori risultati possibili in
tutti i settori della vita: ormonale, relazionale, emotivo
e sociale. Più passa il tempo
più la ricerca scientifica conferma ciò che la medicina classica ha
sempre saputo:
esiste una continua
interazione tra gli stati emotivi, i pensieri, gli atteggiamenti, le
azioni e l'organismo. In
realtà lo stato emozionale e gli affetti abitano in corpo tanto
quanto lo stomaco, il fegato o l'intestino: il
segreto in tutto ciò sta nel capire in che modo tali condizioni si
esprimono: “parlano” o, nei casi peggiori, “urlano”.
La struttura corporea, così, si
tinge di significati spesso oscuri, ci parla in qualche modo di noi e
le malattie diventano un messaggio simbolico con cui l'organismo
esprime il malessere più profondo. Conoscere questo linguaggio
significa attivare un primo validissimo intervento terapeutico:
la presa di coscienza, può essere quindi fondamentale ad orientarci
verso l'inversione di rotta (cambiamento), virare verso un nuovo
stile di vita più vantaggioso, senza più “mandare giù”
passivamente … produrre inutilmente acidità, bruciore,
infiammazione e ...dominati da
angherie varie. Non a
caso chi “ha stomaco”
è colui che dimostra capacità di “gestire o mandar
giù certi bocconi”, e la
metafora “calza”
benissimo a chi dimostra coraggio o resistenza sul versante psichico
e affettivo - emozionale.
Lo stomaco, quando “mandiamo giù” sensazioni
sgradevoli, è sempre in prima
linea e ne facciamo direttamente le spese: un dolore
silenzioso che, non trovando una scappatoia, una via d'uscita, si
rivolta con tutta la sua aggressività contro … come un boomerang.
Certi Pensieri e bocconi
che mandiamo giù, nonostante le varie opposizioni, sono spesso
vissuti come “bocconi amari”;
non si dice forse: “Sapessi quante ne ho dovuto mandar
giù” e “Questa cosa proprio non la digerisco”;
metafore connesse a quel mondo emozionale a cui simbolicamente le
rappresentazioni di tipo gastrico ci rimandano inesorabilmente. E'
oramai condiviso da tutti che il cibo mangiato, l'aria che
respiriamo, l'attività ginnica che pratichiamo, l'entusiasmo, la
gioia, il dolore e i sentimenti che nutriamo a livello sociale, il
lavoro, gli amici e i colleghi sono strettamente connessi al nostro
benessere più profondo: alla
salute. Questo
meccanismo interattivo avviene a ogni livello del nostro essere e
interessa la dimensione biochimica, quella strutturale e quella
sociale. Sono
condizioni che dipendono dalla capacità di adattarsi agli stimoli
esterni e, quindi, di mantenere quel famoso equilibrio, più volte
sottolineato in questi articoli, chiamato omeostasi;
in breve, il corpo tende naturalmente ad una sua precisa forma di
equilibrio interno rafforzando e stimolando la capacità di
“autoguarigione”.
Gravi lesioni fisiche, carenze od
eccessi, infezioni e disturbi mentali possono inibire questi processi
omeostatici.
L'organismo è equipaggiato per far fronte - se non sono
già scappati i buoi dalla
stalla - alle sfide quotidiane e
predispone continuamente gli adattamenti necessari per mantenere un
suo giusto equilibrio. Per far fronte a questo suo grandioso progetto
'curativo',
attinge continuamente alle risorse corpo
– mente. Se una di
queste dimensioni è sottoposta a tensione, immediatamente cerca una
forma di compensazione nell'altra; un taglio in qualsiasi parte del
corpo è l'esempio più emblematico: quella determinata
lesione si 'ricuce' da sola lasciando in vista un bel cheloide.
Ad ogni comportamento, ad esempio, l'organismo se è in perfetta
salute rilascia delle sostanze chimiche che possono controbilanciare
effetti dannosi di un eventuale “intruso”.
La possibilità di andare in “tilt”,
che aumenta quando il corpo e la mente non riescono ad adattarsi alle
pressioni esterne ed interne, dipende da vari fattori che, se
continuativi, influenzano la vulnerabilità
e la resilienza.
I famosi movimenti chiamati
peristaltici
- meccanismo di trasporto del cibo nel tratto digerente
- sono stimolati in parte
dal nervo vago, in parte dal sistema nervoso simpatico ma
fondamentalmente da una rete di nervi presente nelle pareti
dell'esofago, dello stomaco e dell'intestino. La struttura relativa
alle pieghe della parete interna dello stomaco è necessaria perché
possa distendersi, trovare un suo stato di quiete. Nelle pieghe della
mucosa si trovano le ghiandole che secernano il succo gastrico. Per
proteggersi da questa sostanza acida, la mucosa secerne anche un muco
denso. In alcune malattie, la secrezione di succo gastrico -
aumentato dal cibo e, soprattutto, da alcuni stati emotivi
- irrita la mucosa
stessa. Un prolungato stato di tensione nervosa dunque può essere
alla base di un aumento di secrezione e provocare così l'ulcera e
tanti altri “malanni”
ancora più seri. L'apparato digerente garantisce all'uomo la
possibilità di assimilare le varie sostanze chimiche contenute nel
cibo, assicurando all'organismo un giusto apporto calorico,
indispensabile per il mantenimento delle varie funzioni. Lo stomaco è
quella parte dell'apparato digerente situata tra esofago e intestino.
Trova spazio nella cavità addominale appena sotto il diaframma, tra
il fegato e la milza. Assume prevalentemente una posizione verticale
a forma di “cornamusa” ma, a seconda della costituzione
individuale, può assumere caratteristiche differenti. Quando tale
organo è in uno stato medio di distensione ha una lunghezza di
dodici centimetri e può contenere, in media, 1300 centimetri cubi di
sostanze fluide.
ià nel 1500, pensate bene, ci sono scritti del celebre medico Paracelso, che descriveva tale organo come il grande “alchimista”: purificava e trasformava ciò che veniva messo dentro. Un organo che, se ben ricordate, usa la vitamina A per proteggersi e rafforzare le sue pareti, e varie vitamine del gruppo B per formare gli enzimi. Lo stato emotivo - secondo alcune ricerche accreditate - interessa il sistema digestivo, causando sintomi che vanno dalla perdita di appetito all'avere quelle curiose sensazioni di “farfalle” nelle stomaco. Ma sono comuni e ricorrenti anche problemi più seri. Alcune condizioni, tra cui la sindrome dell'intestino irritabile e varie malattie infiammatorie di questo apparato, sono strettamente legate a fattori psicologici. Molti soggetti, con tali problemi, infatti, soffrono anche di distimia e depressione maggiore che, nel tempo, se non si interviene nel modo giusto, finiscono per esacerbare il malessere digestivo. Molti traggono giovamento da una corretta informazione circa il loro stato e dall'addestramento al controllo di alcuni disagi emotivi e dello stress. Il famoso “mal di pancia” è un malessere che accompagna numerose malattie, non solo a livello gastrico ma coinvolge anche vescica biliare, pancreas, ovaie e utero. Spesso si manifesta con un dolore sordo, altre volte invece diventa più acuto. Gli elementi che aiutano ad interpretare, riconoscere ed isolare il dolore profondo che provoca una eventuale disfunzione di tale apparato sono: l'area dell'addome in cui si verifica il dolore, il tipo di dolore, i vari alimenti assunti di recente, un cambiamento di temperatura, il vomito, un gonfiore esagerato, la diarrea o la stipsi.
n
disturbo in questo distretto corporeo (stomaco) causa dolore nella
zona alta dell'addome e, di frequente, coinvolge anche una buona
parte del torace, della schiena e delle spalle;
le labbra inoltre rivelano lo
stato reale di questo organo:
una lesione sul lato destro segnala troppa acidità mentre
se si trova sul lato sinistro un inizio di ulcera.
Un malessere intestinale invece causa sofferenza alla parte bassa
dell'addome. Disturbi al tessuto epatico e alla cistifellea si
collocano nella parte destra dell'addome, mentre un disturbo
pancreatico viene avvertito nella regione superiore dell'addome. Il
colore e la quantità di urina sono condizioni fondamentali per
conoscere le reali condizioni fisiologiche del corpo (dei
reni). L'uomo
in buona salute non dovrebbe urinare più di tre o quattro volte al
giorno, mentre la donna, con una vescica più capiente, non più di
due o tre volte. Il
suo colore non dovrebbe essere ne troppo chiaro ne troppo scuro …
un colore chiaro come il vino 'chardonnay' potrebbe andare
bene; se troppo scura sono stati
introdotte troppe proteine animali, cereali e sale; se troppo chiara,
il corpo ha assorbito troppi liquidi; se poi è simile all'acqua di
fonte bisogna smettere di mangiare zuccheri (reni gonfi).
Le feci inoltre dovrebbero essere
evacuate mediamente una volta al giorno.
Anche qui il colore ha la sua importanza. Un bel colore bruno
potrebbe essere quello giusto. Questo “scarto”
dovrebbe essere morbido, uniforme e compatto, mai emanare un cattivo
odore perché, altrimenti, indicherebbe un palese disturbo allo
stomaco o agli intestini. Se si usa troppo sodio, il
colon assorbe una maggior quantità di acqua e le feci risultano
“pasticciate”, secche, scarse, striminzite e a palline.
Anche il fegato, se maltrattato, si fa sentire attraverso il suo
peculiare linguaggio: rigidità muscolare, affaticamento,
congestione, obesità, infiammazioni oculari.
In quasi tutte le culture, questo organo è direttamente collegato al
coraggio, all'energia vitale, alla determinazione; tutte definizione
riassunte in alcune locuzioni come “avere
fegato” o “persona di fegato”.
La sua apparente inesauribilità, dovuta alla sua capacità
rigeneratrice, lo ha reso simbolo di impavidità ed abnegazione. Non
a caso la mitologia narra che l'aquila di Giove dilaniava ogni giorno
il fegato al ribelle Prometeo, che nella notte gli ricresceva, in
attesa di essere liberato. E' il miglior - se trattato con
i guanti - laboratorio
biochimico dell'organismo: il miglior produttore di energia
e della sua conservazione.
Raccoglie e filtra tutto il sangue proveniente dagli organi
addominali e, in generale, quello venoso che ha percorso i tessuti
periferici, caricandosi di sostanze di scarto, che qui vengono
ossidate, scomposte e neutralizzate … un
sangue che esce ripulito, filtrato e “ricaricato”.
Un meraviglioso organo deputato alla detossicazione e
all'eliminazione delle sostanze di scarto di tutto l'organismo.
Lo
stile di vita “libertino”
pone il fegato sempre in prima linea, facendogli svolgere un lavoro
sempre più difficile e complesso che mette sempre in pericolo e a
dura prova anche il suo potere rigenerativo: ogni sei mesi
“ca.” rinnova la metà delle sue cellule.
Può accadere, anche in assenza di alterazioni anatomiche, che la sua
funzionalità sia in qualche misura inadeguata; il tutto comunque può
essere segnalato attraverso sintomi di malessere come stanchezza e
sonnolenza. I segnali di un cattivo funzionamento epatico sono
espressi attraverso un fastidioso senso di pesantezza,
eruttazione, nausea, stitichezza, cattivo sapore in bocca.
Altre spie importanti sono: alitosi,
pelle giallognola e untuosa, capelli e unghie fragili, acne, eczemi.
I sintomi psichici invece, che non mancano quasi mai, si manifestano
con irritabilità, collera trattenuta, insofferenza ai cambiamenti,
tratti ossessivi e insonnia. Sono rilevatori, comunque, di uno stato,
seppur lieve, di sofferenza epatica. Irritabilità, collera ed
ingiustizie subite si trovano sempre al primo posto ... la
fanno da padrone. Il
soggetto “epatico” è colui che si rode dentro per la rabbia o è
morso dall'invidia; un personaggio che trova il suo corrispettivo
analogico proprio nel cattivo utilizzo delle funzioni epatiche.
ATTENZIONE,
se
nel bianco della sclerotica predomina il colore rosso significa che
il fegato ha 'inciampato' di brutto nel suo peggior nemico: acidi
grassi saturi … la cellula epatica è davvero in cattive
condizioni.
Quando ci troviamo di fronte a problemi legati alla funzionalità
epatica, il gesto più vantaggioso per quanto riguarda
l'alimentazione è quello di fornire all'organismo un combustibile
semplice, che richiede sempre poco sforzo, uno scarso impegno
digestivo per la trasformazione. I cibi da evitare tassativamente
perché compromettono la funzione enzimatica sono: alcolici
e sostanze nervine (caffè, tè, cacao)
frutta secca, cibi fritti, grassi animali, insaccati, carne di
maiale, salse, intingoli vari e prodotti lattiero-caseari.
I carboidrati, possibilmente integrali, pesce, carni bianche, agrumi,
carciofi, insalata e vitamina C vanno benissimo per disintossicarlo,
senza caricarlo troppo.
NON UTILIZZARE QUESTE SOSTANZE SENZA UNA DIAGNOSI PRECISA O IL PARERE DI UN PROFESSIONISTA QUALIFICATO. QUESTI ESEMPI RIENTRANO - COME TUTTI GLI ALTRI ARTICOLI PUBBLICATI - IN UN PROGRAMMA INFORMATIVO ED EDUCATIVO, NON PRESCRITTIVO. TALE ELENCO, INFATTI, PER NIENTE ESAUSTIVO, E' RIVOLTO A STIMOLARE ULTERIORE CONOSCENZA, AD ESSERE - SE LO SI VUOLE - PIU' PREPARATI, CONSAPEVOLI, RESPONSABILI E, SOPRATTUTTO, ATTIVI NEL GESTIRE LA PROPRIA SALUTE … SAPERE COSA SI VUOLE E, SOPRATTUTTO, FAVORIRE IL DIALOGO CON LO SPECIALISTA IN MANIERA APPROPRIATA E PIU' VANTAGGIOSA POSSIBILE PER ENTRAMBI.
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un valore informativo ed educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it
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