Salviamo
ossa e muscoli da artrite,
cervicale, infiammazione, mal di schiena e …
'apparato
locomotore è costituito da due preziosi meccanismi che operano in
perfetta sinergia e dolce armonia: sistema
scheletrico e sistema muscolare;
due sofisticati congegni che funzionano in stretta collaborazione tra
loro, anche quando sono inattivi, a riposo, completamente “fermi”.
Una meravigliosa struttura che, se ben funzionante, permette di
mettere in bella vista - in
qualsiasi momento della giornata
- la sua grandiosità: grazia,
'erotismo', eleganza, altezzosità.
Un insieme di meccanismi delicati che determinano non solo autonomia
ed indipendenza, ma anche la possibilità di decidere e scegliere la
propria 'strada':
permettono
di
fare
percorsi e sentieri desiderati oppure andare semplicemente dove si
vuole in piena libertà.
Nelle ossa è impresso un bel pezzo di storia di ciascuno di noi:
età,
statura, sesso, nonché abitudini posturali, alimentari, tensioni e
profondi 'logoramenti'. Lo
scheletro è una struttura solida ma flessibile, una robusta
“impalcatura”
composta di ossa, cartilagini ed articolazioni, che costituiscono gli
organi
passivi
del movimento. I muscoli, invece, sono gli organi
attivi
perché, con la loro contrazione, producono lo spostamento delle ossa
… permettono
l'avanzamento in tutti i sensi.
a
struttura ossea, essendo la nostra parte più dura, rappresenta la
"forza",
la "fermezza"
e la "durezza",
ma ci può parlare anche - attraverso
le varie posture, sollecitazioni
e
tensioni
- di un comportamento ribelle,
di un atteggiamento testardo e di un contenuto mentale rigido ... un
pensiero fisso ed inflessibile oltre ogni 'limite'.
Tutte affermazione certamente non prodotte da una mente fantasiosa
come la mia perché, quanto affermato, è ben visibili nei rapporti
interpersonali e, soprattutto, nei gesti infantili. Un bimbo piccolo,
ad esempio, quando è arrabbiato chiama in sua difesa tutto il suo
corpo: completamente
irrigidito, trema, urla e stringe i pugni come se stesse facendo la lotta con qualcuno. Lo scheletro, quindi, oltre a partecipare al movimento,
rappresenta le fondamenta, la base, la solidità ed il pilastro di
ogni struttura vivente: un
ponte 'mobile' tra l'interiorità e la libertà di ogni individuo
(padroni
del proprio destino).
I
muscoli indicano lo sforzo, ma anche il riposo e la motivazione
(blocco,
perdita di dinamismo, obblighi).
Permettono - attraverso
l'espressività fisica e mentale
- di affermarci, di muoverci nel tempo e nello spazio ... di
allontanarci da cose temute, che non piacciono più, ma anche il
"limite"
oltre al quale non è possibile andare (trattenersi, fermarsi, andare
oltre).
Le
ossa con i muscoli trasformano il pensiero in azione:
aiutano
ad assumere il ruolo che più ci compete.
Le ossa non sono solamente sotto il controllo ormonale (paratormone,
estrogeni),
ma accompagnano anche momenti esistenziali
e comportamentali
che parlano del valore,
solidità e fragilità
della persona: i
dolori spesso segnalano debolezza, crolli e fallimenti (comprese le
varie intossicazioni ”alimentari” dell'organismo) ...
sia
nel mondo sociale sia in quello familiare (disponibilità
- opposizione).
orniamo
a cose "solide",
alle
ossa, ai loro complessi meccanismi infiammatori
- tensivi e
a tutti i loro significati alquanto singolari (fenomeno
prodotto attraverso quella continua ed inevitabile esperienza di
vita: accettazione
- rifiuto;
da tutte quelle vicende incontro
- scontro
con il proprio ambiente, che appartengono al processo evolutivo).
La
schiena si divide in cinque distretti:
cervicale
o nuca
(vertebre
7 ... indica per la sua morfologia: testardaggine, insicurezza,
pericolo ... paura di perdere il controllo, di lasciarsi andare alle
emozioni),
toracica
o dorsale
(vertebre
12 ... mostra per la sua 'dimensione': difficoltà relazionale,
incapacità di godersi la vita e di esprimere i propri bisogni,
responsabili della sofferenza altrui, timore di perdere la persona
con cui si ha un legame affettivo, assumersi delle responsabilità
eccessive),
zona
lombare
(vertebre
5 ... comunica considerando la sua posizione: preoccupazione
eccessiva a livello materiale),
sacrale
(vertebre
5 ... segnala per la sua collocazione: odio trattenuto, rabbia,
rancore)
e coccige
(vertebre
4 - 5 ... preoccuparsi eccessivamente per alcuni bisogni: mangiare,
lavoro, casa).
a schiena, questo insostituibile pilastro portante, esprime molti
significati: rappresenta,
a seconda del modo di pensare e delle decisioni intraprese, non solo
la protezione, il sostegno e il supporto del corpo umano, ma anche il
modo di porsi nella vita ...
dinamismo, rifiuto o passività di ogni individuo.
Può anche segnalare - a
seconda della regione coinvolta
- l'esigenza o il desiderio di essere abbastanza sostenuti sia a
livello materiale sia a livello psichico. Assumersi eccessive
responsabilità e pesi intollerabili (schiaccianti),
troppo gravosi, fardelli incredibilmente pesanti da portare avanti:
impegni
a volte non completamente compatibili con la vera natura del
soggetto.
In questo caso specifico appare un personaggio particolarmente attivo
perché teme che prima o poi gli venga a mancare "qualcosa";
il fare per lui diventa una ragione di vita ma anche un modo diretto
di far vedere agli altri la sua immagine “forte
e potente”.
L'armonia e la flessibilità di questa struttura è fondamentale per
il buon "equilibrio"
della vita. Viene anch'essa "deteriorata"
dalla tensione, dalla paura di perdere il controllo,
dalla testardaggine, dalla solitudine, dall'insicurezza affettiva,
dall'impotenza, dall'eccessiva preoccupazione,
dal
vissuto emotivo, dal mondo interiore dell'individuo;
atteggiamenti
e comportamenti che rivelano sempre una certa confusione,
irrigidiscono silenziosamente non solo la mente, ma anche tutto il
corpo ... un malessere diffuso di incertezza e instabilità.
ordosi
(spalle
indietro e bacino avanti).
Convessità della colonna vertebrale contraria alla cifosi: si
crea un incavo nella schiena.
Sono delle persone che hanno fallimenti alle "spalle"
e, in passato, hanno vissuto situazioni in cui si sono sentite
respinte o rifiutate; sempre sul chi va là nell'affrontare le
situazioni. Poco disponibili, per le loro esperienze passate, non
sanno condividere con gli altri: una
profonda presunzione di realizzare ogni cosa da soli.
Può
riguardare un vissuto caratterizzato da svalutazioni, denigrazioni e
rifiuti; soggetti che vogliono fare tutto da soli e non accettano
facilmente “appoggi”
dagli altri perché devono primo o poi ricambiare il favore oppure
pensano di non meritare di essere “sostenuti”,
difficoltà
di affermarsi e sofferenza nell’affrontare le situazioni
inevitabili.
cogliosi.
E' una deviazione laterale della colonna vertebrale a forma di 'S'.
La persona scoliotica fa fatica ad "allinearsi"
alle regole sociali e si valuta poco "solida"
nel prendere decisioni; è alle prese con un peso
mentale
eccessivo, sgradevole da sostenere, ha perso importanti punti di
riferimento. Il soggetto solitamente si fa carico spesso di tensioni
e problemi che non sono suoi, ma di altri: una
forte tendenza all'altruismo che lo allontana dalle sue vere e
proprie necessità emotive ...
una
imposizione, una eccessiva fatica che costringe la schiena a prendere
una 'direzione' diversa.
Appena si esce dalla solita strada - perché
si è abituati ad un percorso di vita tranquillo
- la schiena si “infiamma”.
RICORDA,
traccia bene, con precisione e consapevolezza, i tuoi “limiti”
ed essi, come per incanto, si trasformeranno in veri sostegni; è
ora di mettere i "paletti"
per contenere la tua onnipotente disponibilità, per sgravarti dai
pesi quotidiani e da troppe responsabilità.
Devi delimitare il tuo spazio di libero movimento per non disperdere
energie inutilmente: quello
che spetta a te e quello che spetta al resto del mondo.
Traccia bene i confini tra il tempo da dedicare a te e quello
riservato agli altri (se
non si crea un giusto equilibrio il rischio è grande: si diventa
“filantropi” a propria insaputa per controbilanciare il senso di
colpa … si affrontano le proprie dinamiche inconsce “aiutando”
gli altri perdendo di vista se stessi e la propria vita, spesso
complicata, difficile o alla deriva … fenomeno ben evidente nel
quadro clinico depressivo).
e
storie sono sempre tante e, spesso, le vogliamo a modo nostro, con un
lieto fine, ma la vicenda di Marco, di seguito trascritta, è davvero
inquietante e, purtroppo, non obbedisce ai nostri desideri, alle
nostre aspettative più positive. Marco 17 anni, frequenta il terzo
anno dell'istituto tecnico commerciale. Non ha seri problemi
scolastici, ma tende ad isolarsi e non ha amici. Un soggetto che non
passa inosservato: alto,
magro, ingobbito, svogliato, pigro, lento, con passo silenzioso,
'trasparente' e sempre ad occhi bassi
(i
compagni lo chiamavano bradipo);
tutti segni da non ignorare,
indizi
fondamentali per formulare una diagnosi iniziale che non lascia
dubbi, un quadro clinico di una certa gravità ... da
non sottovalutare mai e poi mai
(caratteristiche
tratte dal racconto del padre). "Da
un po' di tempo, al rientro da scuola, quando arriva a casa, sempre
non curante dei presenti, completamente silenzioso, muto, butta lo
zainetto in salotto e si 'chiude', per l'intero pomeriggio, in camera
sua, spesso digiunando o spizzicando qua e là ... sempre cibi
liquidi, poco ingombranti e facili da ingoiare” (importanti
questi dettagli … uno psicoanalista direbbe subito: un
inconfondibile “carattere orale”).
Passa una settimana, due settimane, un mese, addirittura qualche mese
(forse
un anno),
il padre si insospettisce, preoccupato contatta uno "specialista".
Dopo un "attento"
esame della situazione, senza vedere il ragazzo, sembra - così
racconta il padre
- ci sia stata una strana risatina con la seguente risposta: "Vorrei
ben vedere il contrario ... a quell'età chiudersi in camera è
un'esigenza fisiologica ... un modo per conoscersi. Non c'è niente
di male, ma un semplice e sano momento di riflessione ... non bisogna
interferire con le sue necessità ormonali".
i precisa che a quell'epoca non esistevano le diavolerie
tecnologiche odierne ... forse le prime play station, ma non era
certo il caso di Marco. Ma
chi ha trascurato qualche passaggio? Mah!
Passa ancora un po' di tempo, arriva Natale. Ultimo giorno di scuola
prima delle vacanze, lectio
brevis, Marco,
come al solito, arriva a casa, non c'è nessuno, va in camera sua,
dopo qualche minuto, raccontano i vicini, si butta dalla finestra.
Marco dopo un paio di mesi di agonia esce dal coma. Da quella
esperienza è rimasto un po' claudicante, ma fortunatamente, ora,
dopo tanti e tanti anni, con i suoi alti e bassi, riesce a gestire il
suo quotidiano difficile e i suoi stati d'animo più o meno
ballerini: condurre
una vita più o meno normale, come tutti;
ha raggiunto in qualche modo, nel bene e nel male, un suo equilibrio:
sia
fisico sia emotivo.
Bisogna prestare molta attenzione ai “saccenti”
estemporanei, a chi dietro ad una targhetta ben 'lucidata' di ottone
satinato, propina pressapochismo, suggerimenti fuori luogo e consigli
superficiali: attenti
alle "perle di saggezza" che disorientano, creano
incertezza e smarrimento!
Il disagio emotivo è complesso, difficile da comprendere
e, il più delle volte, da accettare
(per
se stessi e gli altri), soprattutto, da "correggere"
o "sconfiggere";
è
un fenomeno che se non porta all'autosoppresione vera e propria, può
far vivere male o tormentare - a propria insaputa - per tutta la
vita.
La sofferenza psichica è un modo di vedere le cose in bianco e nero,
il bicchiere sempre mezzo vuoto, un atteggiamento e credenze piene di
pregiudizi, sono convinzioni autolimitanti radicate e consolidate nel
tempo; tutte cose che ognuno di noi "custodisce" dentro
senza saperne la vera ragione e la precisa origine; se non siamo mai
stati considerati o amati, accolti, sempre ignorati e non accettati
da piccoli, non si può certo azzerare o ribaltare il tutto con
qualche giro di mestolo, convincersi, ora, da adulti, di essere stati
avvolti nella morbida bambagia, aver vissuto in un clima sereno,
fiabesco, in un mondo senza torture e dolori (alea
iacta est).
hi
soffre di un disagio emotivo, si ritira lentamente entro la sua
turris eburnea e guarda con sospetto, con profonda diffidenza tutto
ciò che sta al di fuori; eccessivamente sensibile, vede pericoli
ovunque, capta e anticipa atmosfere inesistenti e fiuta cose ancora
prima che accadano ... situazioni
che, poi, non si verificheranno mai.
Quanto più si potrà sperimentare con gli altri, fin dalla nascita,
sentimenti di rispetto,
confidenza,
fiducia, intimità e gratitudine,
tanto più si sarà in grado - da
grandi -
di rivolgersi con gli stessi sentimenti d'amore verso se stessi, le
persone e il mondo intero senza paura: non
si amerà l'amore ma noi stessi e l'altro per come siamo e per quello
che è realmente. Qualcuno
potrebbe dire che la vita è davvero ingiusta, in quanto chi soffre
di più nell'infanzia di solito soffre le pene dell'inferno anche da
adulti:
scenari che rispecchiano misteriosamente i vissuti infantili
(coazione a ripetere direbbero ancora una volta gli psicoanalisti
ortodossi).
Ad “appesantire” ulteriormente il dramma ed i gesti, le
circostanze adulte appaiono agli osservatori il prodotto o, meglio, l'opera della persona stessa, anche se difficilmente ciò corrisponde
alla sua esperienza consapevole. Chi ha vissuto una storia negativa
prolungata, con rapporti dolorosi di indifferenza o maltrattamenti,
il bisogno di ricreare in età adulta quelle circostanze, nel
tentativo di dominarle o gestirle psicologicamente, può essere - per
un occhio attento
- non soltanto visibile direttamente, ma addirittura drammatico …
fenomeno percepito come assurdo, fuori luogo, ingiustificato, che non
ha niente a che fare con la reale situazione.
TTENTI,
anche alle terapie interminabili, forzate o ideate da altri,
realizzate senza alcun entusiasmo e solo per riempire certe tasche
(una
terapia può durare una vita intera, ma deve essere cavalcata da
eccitazione, da un'atmosfera caratterizzata da convinzione,
interesse, curiosità, consapevolezza e confidenza)
... e, soprattutto, prudenza verso coloro che denigrano i colleghi
per sentirsi importanti, che solo loro hanno a portata di mano i
“prodotti”
migliori perché, con il loro atteggiamento, altro non fanno che far
perdere il senso delle cose, bloccare e allontanare il cambiamento,
costringono il soggetto a cronicizzare, a crogiolarsi nella sua
sofferenza, ad ancorarsi alla malattia … in
breve, ci fanno sentire inutili, finiti e senza progetti
(ricordate
la frenesia, l'eccitazione e l'entusiasmo delle gite scolastiche,
quello stato emotivo che per tutta la notte, prima di partire, ci
teneva inchiodati con gli occhi al soffitto a fantasticare, che non
ci faceva dormire, che sollevava completamente lo spirito, che
scioglieva le irritazioni e aiutava a prendere le distanze dalle
preoccupazioni quotidiane, lasciando un diffuso e profondo senso di
benessere? Andiamo, chi non ricorda queste uscite di gruppo
spensierate! Ci si arricchiva di stimoli diversi, di cose nuove e
conoscenze eccitanti, di conquiste fantastiche, lontano da occhi
indiscreti; poi, per tutta la notte, fino all'alba, a raccontarci
quelle belle storie fantastiche, pigiati tutti quanti in quella
piccola stanzetta di nascosto, oppure sdraiati sulla sabbia sotto il
cielo stellato: tutte cose che davano un senso di sicurezza, di
calma, di stupore, di disponibilità, di apertura, di tranquillità,
di normalità ... si scopriva che, in fondo in fondo, non eravamo poi
così diversi dagli altri … amici che riempivano, facevano volare
e, soprattutto, facevano sentire a casa propria in ogni momento
... ecco, questo dovrebbe essere, più o meno, lo spirito con cui ci
si deve avvicinare - pur con le dovute distanze e relative
“diffidenze” - alle terapie: quella voglia esagerata di iniziare,
di fare, di conoscere, di imparare qualcosa di nuovo, di fidarsi
finalmente di qualcuno … questo è il vero “farmaco”).
RICORDA,
quando
non si viaggia sulla stessa lunghezza d'onda conviene voltare pagina.
Forse sarebbe anche utile, parallelamente ad ogni trattamento
specifico, frequentare o creare punti di incontro self-help
in modo tale da uscire dalla palude dei dubbi, smantellare i tarli
mentali e orientare la mente su altri interessi (regole
pratiche dell'autostima, film, libri, viaggi) …
sostenuti
da vitalità, piacere ed entusiasmo … conoscere, imparare ed
imparare ancora ...
e,
credetemi, per quanto la situazione sia drammatica o “difficile”
- da soli o con l'aiuto di un esperto nei casi seri - si può sempre
fare qualcosa, “alleggerire” quel fastidioso fardello quotidiano
oppure, più semplicemente, amplificare quel dettaglio esistenziale
gradito che rapisce la nostra attenzione
e ci
rende - anche se solo per un attimo - unici, attivi, vivi, dinamici,
curiosi e vincenti.
a
torniamo ancora una volta a noi. Lo scheletro è la struttura interna
del corpo e, insieme all'opera ingegneristica muscolare, sostiene
l'organismo e nel contempo lo protegge. La colonna vertebrale è
considerata, da sempre, una modalità espressiva somatica della forza
interiore che consente ad ognuno di noi di "gestire"
le diverse situazioni della vita, ovvero la nostra capacità di
sopportazione, di mantenere l'armonia e l'equilibrio nonostante le
varie difficoltà esistenziali (se
non si riesce ad assorbire con la giusta mentalità le 'zavorre'
quotidiane si rischia di infiammare le vertebre).
E' su questo distretto corporeo, infatti, che scarichiamo i pesi, non
solo fisici
e
psicologici,
ma anche le responsabilità quotidiane. Come è già stato più volte
sottolineato, le persone più a rischio sono quelle che possiedono un
enorme senso del dovere, quasi
portate al masochismo,
che non concedono facilmente spazio ai propri desideri ed alle
esigenze personali: troppe
RINUNCE
fanno SOFFRIRE
...
la
schiena.
Le ossa ti chiedono di pagare il “conto”
quando non sei per niente spontaneo, lotti contro te stesso, rinunci
alle passioni e alla libertà di muoverti, così perdi "elasticità"
ed armonia,
a favore della staticità mentale (mi
spezzo ma non mi piego!);
quando
ogni gesto è incentrato sul sacrificio, sullo sforzo continuo, sulla
forza di volontà e sul dovere, perennemente sotto esame, sempre in
“gara”
ed eternamente in competizione,
si blocca il MECCANISMO
osseo,
anche lubrificandolo con farmaci specifici;
se
non ascolti i messaggi inviati dall'impalcatura - prima
o poi
- dovrai per forza rallentare o fermarti!
Una struttura che - alla fine non desidera poi molto - vuole solo più
rispetto e attenzione, il segnale in codice tradotto è: stai
entrando nel “mondo” con la gamba tesa, con poca naturalezza e
spontaneità, non sei disponibile o non accetti i cambiamenti.
Il mal di schiena non solo tiene fermi, ma blocca anche le
trasgressioni!!!
Individui
che, in ogni momento e situazione, si fanno trovare tutti d’un
pezzo, sono governati dalla testardaggine, da posizioni irremovibili:
una
durezza e una rigidità in contrasto con questa perfetta, grandiosa,
bellissima e complessa struttura malleabile e flessibile;
una struttura che non vuole altro che fluidità, flessibilità e
apertura
… le ossa desiderano solo AMORE
... e allora, ogni tanto, guardiamole con dolcezza!!!a
schiena ci “volta
le spalle”
quando manca l'autostima;
troppa ansia e profonda tristezza, agendo sulla postura, possono
bloccare,
contrarre e infiammare
i tessuti articolari, le ossa allora - gestite
dai vari atteggiamenti
- mettono in guardia con disturbi specifici, segnalano una mente
rigida e inflessibile, troppi carichi e tanti sacrifici: censure,
freni, rinunce e parecchi desideri inascoltati ... esposizione
continua a situazioni che logorano.
Bisogna togliere i pesi dalle “spalle”,
reagire, essere più “mobili”,
“elastici”,
trovare il piacere nel fare le cose: insomma,
“leggerezza”
e motilità, per proteggere, dare forza e sollievo a tutto l’apparato
locomotore, per far star bene le ossa in modo del tutto naturale.
RICORDA,
gli esercizi addominali (moderati)
irrobustiscono non solo le ossa e i vari muscoli della schiena, ma
anche il giro vita, il che toglie ovviamente peso e pressione dalla
schiena; quando
desideri ridere fallo con gusto perché migliora la circolazione,
scioglie i muscoli della mandibola e del collo
… azzeri
collera, rabbia e bruxismo.
Così la rigidità diventa protagonista, fa lo sgambetto e,
silenziosamente, impone il proprio “controllo”:
il
suo “potere” arresta il cammino.
Il blocco, allora, interrompe quei comportamenti che nel tempo
potrebbero danneggiare ulteriormente la salute perché, come
sappiamo, obbligano ad uno stile di vita non voluto, non in sintonia
con i veri desideri: il
corpo, con la sua chimica a disposizione, non fa altro che reagire,
protestare se non si riesce ad esprimere le varie potenzialità in
maniera naturale, lineare e spontanea.
E' la struttura portante più dura, più rigida, più compatta
dell'essere vivente, ma anche fragile se non ci fossero le
articolazioni ben funzionanti ... adeguatamente
lubrificate.
L'apparato locomotore, con
le sue
245
ossa ca. collegate alle articolazioni mobili,
garantisce
autonomia, resistenza, solidità, postura e motilità.
Protegge e impedisce di "crollare"
... sorregge
anche dai "pesi" schiaccianti e insopportabili della vita
(irrigidimento
dei muscoli delle spalle ... trapezio: regione nucale e dorsale del
torace).
Non a caso la prima vertebra cervicale (C
1)
si chiama Atlante
e prende il nome di un personaggio della mitologia greca che fu
condannato da Zeus a sorreggere il peso del mondo. La
prima vertebra della colonna vertebrale, atlante,
deve il suo nome a questo personaggio, poiché essa sostiene il
cranio così come il titano regge il cielo;
costretto
non solo a sostenere la volta celeste, ma anche i pesi della vita; un
personaggio mitologico che, attraverso quella punizione, rappresenta
ancora oggi un pilastro del cielo e un emblema del sacrificio, ovvero
la colonna portante su cui si regge ogni cosa: la
famiglia
(un
modo di pensare e di dire pieno di aspettative e ansia simile a
questo: se manco io tutto va a rotoli)
o il mondo del lavoro
(non
posso assolutamente tirarmi indietro, metterei tutto in pericolo o in
grande difficoltà ... controllo, responsabilità, colpe e desiderio
di compiacere si mescolano creando un carico emotivo insostenibile).
L'apparato
locomotore, quindi, permette di posizionarci nel mondo, di sopportare
"carichi"
ingenti, segnalando in tal modo solidità, sicurezza e fiducia
interiore: la
nostra stabilità psichica … la capacità di piegarci e adattarci
alle situazioni o sentirci bloccati nel nostro desiderio d'azione.
Sentimenti e atteggiamenti come ragione
- emotività
e controllo
- spontaneità
si esprimono, infatti, attraverso le vertebre "superiori",
ovvero i conflitti si concentrano nella sfera
cervicale.
Ci esponiamo anche alla lombalgia (mal
di schiena nella zona lombare)
quando siamo combattuti tra obbedienza
più assoluta e una ribellione
che cova dentro senza sosta. Incidenti ossei e articolari al momento
di certe decisioni o scelte di vita - che
coinvolgono l'aspetto relazionale o affettivo
- si verificano più spesso di quanto si possa pensare. Nella mia
attività incontro spesso persone che in vacanza si infortunano non
solo in maniera accidentale, ma proprio perché quel tipo di riposo
non era gradito, voluto e desiderato, pieno di forzature, che non
piaceva proprio per nulla … una
svogliatura che rende il passo incerto, instabile e insicuro!
Una
struttura che nasconde un mondo psichico davvero curioso ed
insospettabile.
Le ossa, a questo proposito, hanno un profondo valore psichico e
alcuni famosi detti popolari lo confermano: "Avere
le ossa rotte, Devi ancora farti le ossa, E' una situazione in cui si
rischia di uscire con le ossa rotte, Far economia fino all'osso,
Essere bagnato fino al midollo, Ehi, tu! posa l'osso, Ridursi pelle e
ossa".
Modi di dire,
dunque, che ruotano quasi sempre attorno al tema - se
non proprio della "paura" o del timore
- della difficoltà a gestire qualcosa, di un qualche blocco o di non
avere scampo; un fenomeno che richiama quasi sempre una nota di
fragilità, di non essere abbastanza "sorretti"
o sufficientemente "sostenuti".
Un vivere continuamente in uno stato di allerta, una sensazione
perenne di essere "attaccati"
da qualcosa ... il
tutto accompagnato da una dose eccessiva di ansia, da una forte e
devastante tensione.
Un corpo sempre sulla difesa - sottoposto
ai pesi delle regole sociali, ai giudizi di valore, alle frustrazioni
e alle censure
- perde inevitabilmente grazia,
armonia e plasticità:
la
malattia mette a fuoco l'esatta condizione interiore e la vera
fluidità mentale del soggetto in tempo reale;
rigidità
mentale, tormenti, comportamenti imposti e abitudini acquisite
logorano e "appesantiscono" ossa e articolazioni.
Fenomeno perlopiù legato a soggetti che si autosvalutano o con la
convinzione di non essere abbastanza "solidi"
(la
fragilità ossea indica bisogno di sostegno ... immaturità.
ATTENZIONE,
qui non si parla di anziani o di osteoporosi!).
Responsabilità, rassegnazione, schemi mentali rigidi e pensieri
ricorrenti ci "bloccano":
un
confitto tra l'ambiente circostante e le proprie convinzioni.
Si perde l'elasticità muscolare e articolare ogni volta che
sottostiamo per troppo tempo a imposizioni che snaturano la vera
spontaneità (forzature
in nome di principi, dovere e morale).
TTENZIONE,
la schiena può farsi a "pezzi"
anche
con i cambiamenti climatici, umidità, pioggia o freddo eccessivo;
tutti i fenomeni climatici raddoppiano il dolore alle ossa: la
pressione barometrica quando scende a causa dell'arrivo del maltempo
agisce sulla pressione sanguigna esercitando una forza inusuale su
tutte le articolazioni.
Anche
la schiena ha la sua voce, le sue 'dicerie', le sue locuzioni, i suoi
modi di dire che, presi alla lettera, "pesano":
"Quella
cosa mi è arrivata tra capo e collo"
(imprevisti
in cui il soggetto si trova impreparato ... attivano
agitazione e ansia),
"Sai,
devo tenere sempre la testa sulle spalle"
(paura
di perdere la testa e, quindi, continuamente sotto tensione per
timore di commettere
azioni avventate),
"Ogni
cosa è sulle mie spalle"
(significa
avere troppi impegni, lavori
eccessivi ed ingrati),
"Mi
dispiace, ma io voglio andare sempre a testa alta"
(sottoporsi
a sforzi titanici senza chiedere aiuto: testardaggine,
intransigenza, rigidità che si scaricano sulla struttura ossea),
"Sono
tutto di un pezzo"
(si
offre un'immagine di ferro anche quando si è fragili ... tutto
si fa rigido e pesante per coprire una finta solidità)
e "Ricordatevelo
bene, io ho le spalle larghe"
(rassegnazione,
passività e pessimismo la fanno da padroni ... dietro
questo atteggiamento, spesso, ci si carica di pesi insostenibili che
col tempo fanno crollare l'impalcatura)
...
tutto
un modo di pensare che allontana la "leggerezza" e che, a
lungo andare, scardina l'equilibrio naturale.
Molti disturbi a carico dell'apparato muscolo
- scheletrico,
infatti, segnalano un cattivo utilizzo delle proprie risorse e
potenzialità emotive; ingorghi
emotivi che inesorabilmente limitano, ingabbiano, bloccano e
infiammano la struttura portante.
Così, l'articolazione sempre più sotto pressione e con infinite
contratture finisce per deformarsi: fino
a consumarsi (artrosi).
Una
struttura che riguarda l'identità, le convinzioni più profonde, la
flessibilità e la relazione con il mondo o con qualcuno:
punti di riferimento e "sostegno".
Quando ci si sente fragili e sulla difensiva è perché si teme un
“attacco”;
il mal di schiena, dolori articolari, piccole contratture muscolari,
allora, segnalano sempre una persistente “rigidità
difensiva". RICORDA,
i
disturbi alle ossa deformano sempre la propria immagine: stima di sé,
sicurezza, libertà, autonomia.
Ma
quanto è difficile sostenere i carichi della vita!!!
Conflitto
tra dipendenza e autonomia oppure indecisione tra agire o non agire:
sono i veri motivi che appesantiscono le ossa.
Il
messaggio che le ossa mandano è quello di non credere più in se
stessi (ci
si sminuisce),
di non sentirsi più “solidi”.
Un problema alle ossa è sempre legato alla paura di non essere
abbastanza sostenuti (insicurezza
fisica, affettiva ed emotiva)
o di non sostenere abbastanza bene gli altri. La
struttura ossea esprime il modo in cui ci poniamo nei confronti della
vita.
Opposizione e ribellione contro le strutture del proprio ambiente
che, pensiamo, non siano rispettose oppure impongono delle “norme”
non ritenute convenienti: chi
teme l’autorità si autosvaluta continuamente.
Se
abbiamo fiducia in noi stessi e nella vita, la schiena sarà dritta.
Se siamo disfattisti sarà curva (ripiegati
su se stessi).
La
difficoltà a far valere i propri diritti,
la
dipendenza dagli altri e la tendenza a sacrificarsi hanno un elemento
in comune: scarsa
fiducia in se stessi.
Una persona rivela sia la sofferenza sia la felicità attraverso la
postura: soprattutto
nella schiena.
La schiena è l’area del corpo più “onesta”;
rivela sempre, in ogni circostanza, lo stato d'animo, la vera
interiorità della persona. Sentimenti
come rabbia, paura, dolore e felicità, proprio per la loro diversità
energetica, possono rilassare, ingrossare, infiammare o irrigidire i
muscoli
… la
pressione contro la colonna vertebrale determina dolore e crea vari
squilibri.
Se l’individuo è preso dalla rabbia (emozione
che coinvolge fegato e cistifellea)
molto probabilmente il mal di schiena si verificherà nella zona tra
la quinta e la sesta vertebra dorsale. Se invece ci troviamo di
fronte ad un soggetto triste ed addolorato (emozione
che coinvolge polmone e intestino crasso)
il dolore potrà comparire nella zona cervicale. Quando la persona è
controllata dalla malinconia o dalla paura (emozione
che governa i reni)
i disturbi a carico dei reni si localizzeranno a livello lombare.
Quando si è “eccessivamente” compassionevoli e comprensivi verso
gli altri è la milza che segnala una condizione di squilibrio nella
parte centrale della schiena. Un’eccessiva emotività (cuore)
si esprime nella parte centrale della schiena o del torace.
Il
linguaggio misterioso della struttura portante.
RTROSI
CERVICALE. L’artrosico si presenta con un portamento
fiero, un carattere forte e solido: sempre a testa alta anche
quando non serve! La colonna vertebrale - come
sottolineato più volte - sorregge e fa muovere nello spazio, ma
quando c’è troppa “rigidità” (mentale) possono sorgere
problemi seri; su di essa si caricano, senza una vera
consapevolezza, tutti i “pesi” del quotidiano (fisici,
lavorativi, sociali, educativi, affettivi, emotivi);
chi soffre spesso di questo malessere appare un personaggio con un
forte senso del dovere, che non delega mai e che non dà spazio alle
proprie esigenze personali. Tale fenomeno determina una contrazione
muscolare che - se si protrae nel tempo - infiamma i tessuti,
danneggiandoli non poco; stress,
frenesia, preoccupazioni e tensioni destabilizzano, scuotono e
rendono il passo insicuro: un continuo “peso”
emotivo che contrae e infiamma; è convinto che alla vita serva
più “spina dorsale”, testa alta, un super
controllo emozionale (non lasciar trasparire debolezze ed
emozioni) e un forte senso del dovere. Tutte cose che, prima o
poi, turbano l'equilibrio, “rompono” veramente la
schiena; una schiena che si è stancata di ubbidire ciecamente
(controllo, confronto, auto - critica ...
ciò che è, ciò che è stato e ciò che dovrebbe essere)
e che ha un grande bisogno d’evasione, di spensieratezza (istinti,
interessi e passioni). Le caratteristiche predisponenti di questa
affezione quindi sono: vedere ogni cosa da un solo punto di vista,
ripetere sempre le stesse cose, privarsi di ogni piacere anche il più
banale, stringere i denti ed "avanti S.....", procedere
nonostante le "barricate" (ostacoli impossibili da
superare), chiudersi ai cambiamenti piacevoli, vivere solo per il
lavoro, sacrificarsi per cose non direttamente di propria competenza,
assumersi responsabilità che spetterebbero ad altri.
ERTIGINI. Una delle principali cause è da ricercarsi nella forte tensione dei muscoli cervicali che rendono più difficoltosa la circolazione al cervello e al meccanismo complesso dell'orecchio interno (labirinto: coclea, cellule ciliate). E' anche un fenomeno “ambivalente” legato all’ansia, ad una agitazione che non lascia mai tranquilli (in bilico tra sicurezza e terrore), tener duro o lasciarsi andare: terrorizzati però dalle conseguenze; c’è la convinzione che tutto sia sotto controllo, stabile e ben gestibile, ma più la visione delle cose è rigida e si è poco disponibili, più gli “scossoni” saranno intensi: la testa gira e la vista si annebbia, ci dice FERMATI! …. quanto più alto è stato il “volo pindarico”, tanto più drammatica, precipitosa e vertiginosa è la caduta. Troppo impegnati a progettare e a costruire, così il mondo emozionale e passionale escluso, lasciato in disparte, si fa sentire con un continuo sottofondo di 'trombe e tamburi': un continuo SCALPITARE; le vertigini arrivano anche quando si teme, si è convinti di “inciampare” nelle brutte figure, di essere ridicoli o di perdere il controllo sulle cose (perdere ... la “TESTA”); più si reprime il mondo delle emozioni più si alimenta l’autocontrollo, rigidità e durezza con se stessi e gli altri; una grande ribellione del mondo emotivo, ma anche un grande interrogativo: tenere a freno la razionalità o lasciare andare gli istinti? Mettere pertanto in discussione tutto ciò che ostacola la libera espressione - non funzionale per il vero benessere - può diventare un antidoto contro i vari attacchi. Può essere anche un conflitto tra spavalderia e paura di non farcela: di “cadere a terra”, di andare a tappeto; una grande paura di lasciarsi andare, non vivere appieno le proprie emozioni, difficoltà ad essere se stessi: l’istinto tira da una parte, la ragione dall’altra; trasmettere un’immagine di sé decisa e sicura ma spesso si è travolti dal terrore di perdere l’equilibrio, profonda insicurezza e indecisione, di grande instabilità: le certezze stanno vacillando, vengono meno; non ci si abbandona abbastanza, un ruolo quotidiano che non appaga più e soffoca: reazionario e contemporaneamente attratto dalla voglia di lasciarsi andare, di trasgredire ... si temono però le conseguenze. La testa allora gira per farti vivere: farti volare di nuovo. Se manca la terra sotto i piedi significa che è stato attivato un forte autocontrollo: il mondo dei desideri completamente soffocato toglie la terra sotto i piedi; occorre dare più spazio alla flessibilità, spontaneità e ”trasgressione”… un equilibrio poco vitale da “cambiare”; troppe regole che ingabbiano e impediscono di allargare il proprio sguardo sul mondo; un forte timore di “cadere” nel ridicolo o di perdere completamente il “controllo” - prima o poi - inibisce le manifestazioni affettive; le vertigini arrivano quando la razionalità prevale sul mondo emotivo; un malessere depositato nel corpo ma che ha origini diverse: la psiche. Si “installa” nel corpo - a seguito di una certa educazione, stili di vita, scelte o modi di pensare - ciò che non si tollera nell’ambiente circostante e dentro se stessi; un corpo che non sta più al solito “gioco” e così le vertigini vengono a sovvertire il modo di reagire; si presenta nel momento in cui si “tradisce” la propria vera natura, piena di obblighi e forzature: un ambiente con regole rigide ed inadatte alla propria esistenza; un segnale interiore che fa girare la testa, “suggerisce” di fermarsi, di guardare altrove: cercare stimoli nuovi e un equilibrio più vantaggioso, tutto barcolla, le finte certezze perdono consistenza ... dice è proprio ora di cambiare!
TENSIONI
MUSCOLARI. Stati
eccessivi e protratti nel tempo di allerta, controllo e rigidità,
nevralgie: traumi negati,
pianti trattenuti e eros bloccato.
CUFENE. Fischi, sibili e fruscii che impediscono di ascoltare gli altri; una voce interiore inascoltata che cerca di farsi sentire, di prendere in considerazione cose trascurate o banalizzate (anche coprire): dice ora senti me! Un fenomeno che si può presentare in un momento di caos o di smarrimento esistenziale (spinge a prendere in considerazione uno stato emotivo che da troppo tempo è stato coperto o banalizzato) o di apparente benessere (ascoltare le proprie esigenze da molto tempo inascoltate) … una forte tendenza alla rimozione: l’ansia allora prende il sopravvento.
BRUXISMO. E' un modo “maldestro” di scaricare l’aggressività accumulata durante il giorno: tensione che non si è riusciti ad esprimere nei gesti quotidiani.
IBROMIALGIA (reumatismo extra - articolare che irrigidisce i muscoli). Una sindrome reumatica caratterizzata da atteggiamenti, modi di pensare e idee ben precise su come comportarsi: affidabili, efficienti, disponibili e in ogni momento presenti; un fenomeno che chiude il corpo in una rigida e dolorosa armatura (ipertonia muscolare); pensieri, paure, sforzi e preoccupazioni che non lasciano intravedere nessun momento di rilassamento e di piacere; un corpo sempre più rigido e dolorante, una fatica che immobilizza, fino a coinvolgere completamente lo spazio di libero movimento, il “raggio d’azione”; una condizione fisica che insiste per essere ascoltata, i muscoli sono sempre in tensione e doloranti è come se tutto l’organismo fosse sempre percorso dall’alta tensione; se le fibre striate sono stimolate ad “attaccare", senza mai poter raggiungere il suo stato di riposo, alla fine della giornata ci si sente un fascio di muscoli dolenti (stanchezza cronica); anche le articolazioni (irrigidendosi) si fanno carico di trattenere l’impulso dirompente. Un atteggiamento inflessibile nei confronti della vita che si imprigiona nel corpo contraendolo; la rigidità è un veleno che inquina la mente: un dolore muscolare diffuso che “lega” le articolazioni. Fenomeno (prevalentemente femminile) caratterizzato da un forte senso di sacrificio per gli altri che porta a tratti depressivi e stanchezza; ci si chiude in se stessi non solo perché si vedono agguati ovunque e grandi nemici nascosti in ogni angolo, ma anche perché in fondo in fondo si ha un grande timore di esporsi: mostrare quello che si è realmente (bassa autostima); il diffidente, infatti, con questo atteggiamento - sempre sulla difensiva, imperturbabile, critico, cupo e irritabile - allontana e prende le distanze da tutti: “vicini e lontani” (compreso se stesso). I danni della sfiducia e del pessimismo sono davvero tanti: insicurezza, perfezionismo, invidia, frustrazione e delusione.
RTRITE
(infiammazione, deformità, alterazioni articolari). E'
un'infiammazione dell'articolazione. Può essere acuta o cronica,
interessare una sola articolazione (monoartrite), come nella
gotta, o più articolazioni (poliartrite), come nella
poliartrite reumatoide. Si ricorda che l'infiammazione è un
meccanismo di difesa dell'organismo che mira a neutralizzare gli
agenti aggressivi presenti nell'articolazione. Questi agenti possono
essere germi (artrite infettiva) o microcristalli (gotta).
La reazione infiammatoria che viene scatenata può superare
l'obiettivo e divenire essa stessa nociva per l'articolazione,
generando alla lunga lesioni irreversibili (artrosi). E'
caratterizzata da rigidità, dolore, calore, gonfiore, deformazione,
arrossamento e difficoltà di movimento. Per dirla col nostro solito
linguaggio (psicosomatico): una
persona poco flessibile, per nulla malleabile ... "paralizzata"
anche nelle emozioni. Anche qui troviamo un
personaggio che, a suo dire, ha la sensazione di non essere amato,
molto rigido, severo, critico e facile alla delusione ... si
sente continuamente sfruttato, oppresso, indeciso, prigioniero,
"ingabbiato", impotente, privato della sua libertà.
Fenomeno legato alla rigidità mentale, al dubbio, alla delusione, al
risentimento, al senso di ribellione ... teme la critica e
l'autorità. Incapacità di muoversi e agire autonomamente:
qualcosa blocca e paralizza, segnala la propria identità, un
forte bisogno di indipendenza, l’incapacità di ribellarsi;
produce rigidità e infiammazione alle articolazione: paralizzando
il corpo; una schiena rigida e poco flessibile
desidera segnalare che non c’è solo il dovere ma anche il piacere.
Un blocco dell’energia creativa (implosione, autolesione:
l’energia è convogliata sulle articolazioni non più libere di
agire), un continuo frenarsi (timore di ferire gli altri),
una difficoltà di azione e di prendere in mano la propria vita
(realizzarsi, affermarsi). Un soggetto con un forte
senso di colpa, permaloso, orgoglioso, critico e moralista.
Ma il corpo puntualmente segnala, insegna ad esprimersi meglio, a non
smorzare le proprie emozioni per far piacere agli altri ... insomma,
dire di no quando é il momento di dire no. Un
aiuto naturale: Vitis vinifera MG. Pinus montana MG, Ribes
nigrum MG.
ABASIA (difficoltà a camminare, mantenere la posizione eretta, nonostante la massa muscolare sia integra). Qualcosa che paralizza, grande ansietà - un mondo che fa paura - timore di proseguire il cammino, di andare avanti, difficoltà ad impegnarsi nella vita.
ENDINITE
(impegni, legami, difficoltà ad accettare qualcosa).
Segnala qualche perplessità sulla propria efficienza, essere bravi
come si vorrebbe, rabbia verso chi non ha dato nessun appoggio;
coloro che in qualche modo non ci hanno sostenuto o incoraggiato;
rimanere trattenuti, “legati” ad una situazione che
viene vissuta come estranea ai propri desideri.
ORCICOLLO.
Contrazione del tessuto muscolare che può segnalare
un’opposizione, una costrizione, un rifiuto nell’affrontare una
determinata situazione in quanto non si vuole assumere nessuna
posizione e nemmeno prendere decisioni in merito o perché l’azione
è vissuta con timore (conflitti relazionali, lavorativi, di
coppia, familiari).
OTTA (smaltimento acido urico). Dolori articolari (nodi gottosi) che prediligono alluci (personalità) e mani (dare e ricevere); covare rabbia per non sentirsi valorizzati e riconosciuti in quello che si fa, relazioni conflittuali (familiari, sociali, coppia), stato di frustrazione in cui risulta difficile esprimersi, non si vede una via d’uscita: ci si trattiene per non “esplodere”; si tende ad offrire un’immagine di sé forte, sicura ma sotto, sotto c’è incertezza e molta sensibilità, se non fragilità.
CIATICA. Il nervo sciatico (nervo più lungo e grosso, in greco iskhion significa anca), permette la mobilità, inizia nella zona lombare (parte mediana della schiena, rappresenta il sostegno, appoggio, mantiene eretti nelle avversità della vita), passa la natica, tutta la gamba (segnala la capacità di proseguire, andare avanti) e termina nel piede (il modo di procedere nella quotidianità, mezzo per avanzare nella vita, lasciare il segno, le proprie impronte). Poiché si deve osservare il corpo come metafora per comprendere i suoi segnali, questo malessere segnala la sensazione di essere intrappolati, indica il timore di andare verso le cose, di addentrarsi in situazioni nuove che creano incertezza, paura di perdere qualcosa (lavoro, soldi, partner, sicurezza); per risolvere questa sofferenza bisogna innanzitutto comprendere il significato dei segnali (dolori) inviatici dai vari distretti corporei (schiena, gluteo, coscia, polpaccio, piede).
RTROSI.
Perdita di elasticità e slancio vitale, troppe regole rigide
(educative, religiose, sociali); soggetti perennemente
contratti sotto il dominio dell’ansia, insicurezza e indecisione,
atteggiamenti mentali rigidi che illudono di ottenere sicurezza e
stabilità (si rinuncia a vivere); ridimensionarsi, riduzione
dello spazio di libero movimento (raggio d’azione esistenziale):
una vita chiusa, metodica e ripetitiva.
Malattia cronica e degenerativa che colpisce le articolazioni:
"consumazione" della cartilagine. E' un disagio che
di solito si sviluppa in una persona con spirito critico, sempre
sotto sforzo, tendenzialmente triste e alla ricerca continua di
perfezione. Tende a proiettare sugli altri la colpa delle sue
disgrazie. Si sente spesso sminuito, criticato, denigrato, inferiore,
svalutato (da vecchia data) e lamenta di non ricevere il
sostegno necessario per occupare il suo posto nella vita. Mosso
sempre da tratti depressivi, da un forte senso di ingiustizia prova
risentimento e collera nei confronti delle persone circostanti perché
non riesce a cambiarle (la collera si trasforma in infiammazione);
richiama la rigidità morale oltre che corporea: caratteristica
caratteriale che si riscontra facilmente nell'artrosico. Allora,
il corpo intelligente - gelante e scrocchiante - attraverso le
sue articolazioni, suggerisce di essere più clementi ... più
flessibili e accomodanti. Un buon rimedio specifico, sempre
dopo un accurato controllo, potrebbe essere: Rubaxx
articolazioni (complesso di micronutrienti per
articolazioni, cartilagini e ossa).
RNIA (organo uscito dalla sua cavità naturale: come se “scappasse” dalla sua sede, dal suo spazio). Tutto diventa uno sforzo, ogni piccolo gesto è un peso: difficoltà ad adattarsi, a “distribuire” i “pesi” della vita (pressione esistenziale), rapporti interpersonali carichi di rancore, conflitti, dolore e spesso interrotti; esprime la voglia di abbandonare, di rompere e di lasciare situazioni in cui ci si sente intrappolati: un vivere in cella di isolamento.
rnia
DEL DISCO
(sporgenza di un disco intervertebrale dal suo spazio
naturale). Essere in qualche modo bloccati, prigionieri sia da un
punto di vista finanziario sia da un punto di vista relazionale
(familiare, lavorativo, morale); segnala una mancanza di
disponibilità, una grande difficoltà a prendere decisioni, ad
adattarsi a nuove situazioni, ai cambiamenti (tenere duro a tutti
i costi!).
NFIAMMAZIONE (tessuto aggredito dall’interno o dall’esterno). Un conflitto interiore rifiutato perché risulta particolarmente doloroso ma che limita l’azione, una battaglia inconscia il cui campo d’azione è il corpo, fare o non fare determinate scelte (paura, senso di colpa), indecisione e insicurezza nell’affrontare le situazioni: difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti. Un aiuto naturale: Betulla verrucosa MG.
OMBOSCIATALGIA (dolore nella parte mediana della schiena). Definita come un dolore della regione lombare, nell'incavo dei reni, la lombalgia, pare, colpisca i due terzi della popolazione con più di 40 anni. Non è una malattia, ma un sintomo che manifesta la sofferenza di uno o più elementi costitutivi della colonna vertebrale. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un personaggio con poca flessibilità e adattabilità al cambiamento, eccessiva resistenza e molta sopportazione; difficoltà a “sorreggere”, a sostenere, a sopportare certe cose per un forte senso del dovere e spirito di sacrificio (problematiche economiche, lavorative, familiari); troppe responsabilità e sforzi eccessivi “bloccano”: abusare delle proprie risorse; piega chi si fa trovare sempre “tutto d’un pezzo”: dice smettila di essere rigido e duro con te stesso. Per dirla in maniera folkloristica, il famoso "colpo della strega": tensione, forte dolore nella parte bassa della schiena. Comunica spesso un senso di impotenza, di ribellione nei confronti delle responsabilità materiali ... difficoltà ad accettare i cambiamenti esistenziali che, in parte, sconvolgono profondamente stili di vita, abitudini e punti di riferimento (coppia, lavoro, famiglia) ... inflessibile, dubita delle sue capacità. Un aiuto naturale: Pinus montana MG, Ribes nigrum MG.
RAMPO
muscolare.
Segnala - a seconda della localizzazione che si DEVE
SEMPRE prendere in esame - paura e tensione interiore:
voglia di trattenere, aggrapparsi
impulsivamente a qualcuno, a idee, a certe situazioni;
quando si verifica negli arti inferiori significa che è
difficile andare avanti, proseguire un programma, un progetto da
tempo in cantiere: parla di un percorso
diverso da quello che si desidera; i piedi, infatti,
segnalano la fermezza, la direzione, la stabilità: mantenere il
proprio ruolo o posto (sociale, lavorativo)… alle dita delle
mani, invece, si vuole che tutto sia preciso, perfetto. RICORDA,
curcuma (contiene la preziosa curcumina … rigenera i tessuti
ossei), zenzero e peperoncino sono le spezie che possono aiutare
le nostre articolazioni: i loro composti hanno un'azione potente
che lenisce dolore e gonfiore. Non sono baggianate, se assunte
con continuità hanno un effetto “miracoloso”.
Anche l'uva (bianca o rossa) ricca di potassio, antiossidanti e
vitamine del gruppo B, aiuta a gestire il dolore e prevenire la
gotta.
e DITA (mano). Pollice: spingere, appoggiare, apprezzare o disprezzare; Indice: esprime l’autorità (connesso con l’intestino c.); Medio: segnala le emozioni legate alla sfera sessuale e il piacere; Anulare: unioni, legami, relazioni di coppia; Mignolo: riguarda la famiglia (connesso con il cuore ... il segnale di infarto non si irradia forse fino lì?). Le dita - assieme alla mano - esprimono la “presa”, le relazioni, la nostra capacità di evolvere, di intervenire sul “mondo” e sulla realtà: affermarsi, creare, toccare, plasmare, sentire, accarezzare, prendere, respingere, bloccare, tenere “finalmente” in mano. Quando si è dominati dagli impegni e schiacciati dai doveri la vita “scivola” lentamente dalle mani così la mano, attraverso l’infiammazione dei suoi nervi e tendini (tunnel carpale), diventando sempre più “debole” nel gestire la realtà, segnala un certo senso di impotenza ed esasperazione nell’aiutare, nel fronteggiare, nel sostenere, nell’assistere qualcuno o qualcosa (dolore) … ma anche per allontanarsi emotivamente da quel soggetto che non si accorge nemmeno del tentativo di aiuto (intorpidimento = insensibilità). I disturbi alle mani ti dicono che la vita ti passa accanto e che non riesci ad afferrarla: sei sfiduciato, mortificato, non convinto del tuo valore e delle tue vere potenzialità.
Le
unghie.
sono strumenti sia di aggressione sia di protezione, segnalano il
reale stato di difesa del soggetto; quando sono troppo fragili
significa che si è particolarmente sensibili, indifesi e facilmente
vulnerabili; se la psoriasi attacca l’unghia è sensato pensare che
si faccia carico di un’aggressività repressa: paura
e rabbia; problemi
alle unghie indicano sempre inquietudini interiori, un conflitto tra
impulsi aggressivi e, nel contempo, una forte spinta repressiva
legata al terrore di perdere il controllo e fare del male. Se
le unghie presentano striature longitudinali ci segnalano disturbi
intestinali, mentre una sua forma concava indica una carenza di
ferro, quella convessa, invece, indica qualche difficoltà
respiratoria.
li arti inferiori. Le gambe sono le colonne del nostro corpo, permettono di spostarci, di andare verso le cose e gli altri (incontri, contatti) ma anche di allontanarci da situazioni temute. Il simbolismo legato a questo distretto corporeo è molto forte: conflitti relazionali, sicurezza, resistenza al cambiamento, paura nell'affrontare il futuro, di andare avanti, il solo pensiero di agire sviluppa ansia e blocca, si rimane fermi creando una forte tensione e contrazione in tutta questa zona ... conflitto di movimento. L'anca, essendo l'articolazione primaria, fondamentale per gli arti inferiori, rappresenta l'armonia, il nostro modo di passare all'azione, le nostre convinzioni e le nostre indecisioni di fronte a delle scelte, ci mette in relazione con il mondo circostante. RICORDA, le anche non sono utili solo per la danza del ventre. L'articolazione dell'anca è quella che presiede a ogni tipo di movimento in avanti; un'articolazione importante e soggetta a diverse sollecitazioni. Un dolore all'anca, comunque, non sempre significa automaticamente una forma di artrite. Se il dolore viene dalla parte anteriore, la parte dell'inguine, è probabilmente un segnale di qualche forma di artrite. Ma se si sentono i dolori ai fianchi, probabilmente si tratta di una tendinite o di una borsite. Il ginocchio indica l'umiltà, l'obbedienza, l'accettazione, la sottomissione, la capacità di essere "flessibili", di piegarsi, di sottomettersi, di accettare osservazioni, suggerimenti e decisioni altrui (rifiuta i cambiamenti ... i modi di pensare e gli schemi mentali antichi, ostacola l'evoluzione )... si teme il giudizio, l'opinione degli altri. Soggetto particolarmente orgoglioso e testardo nelle sue scelte che ritiene sempre giuste (si spezza ma non si piega)... difficoltà a piegarsi davanti agli altri. I piedi sono legati alla nostra sicurezza, stabilità, libertà e al rifiuto di andare avanti nella vita, di lasciare la propria "impronta": paura per il futuro e delle responsabilità (incertezza prodotta dalla sua personalità o inculcata da altri) ... timore di perdere le proprie posizioni materiali affermate e conosciute (lavoro, soldi) ... capacità di affermare le proprie conquiste o le proprie opinioni (non si dice forse: "stare sulle spine" o "tirarsi la zappa sui piedi").
rampi
(gamba:
rappresenta la possibilità di andare
in qualsiasi direzione).
Segnalano attraverso la tensione e la rigidità una forzatura, un
andare, un seguire una direzione decisamente opposta a quella
desiderata: si
è obbligati ad accettare cose nuove, vincoli estranei al proprio
modo di pensare.
Quando i disturbi colpiscono gli arti inferiori si esprimono disagi
emotivi ben precisi, significa che ci sono conflitti che agiscono sia
sull’autonomia
sia sulla “certezza”
(confusione)
nel raggiungere progetti e obiettivi (affermazione,
blocco, scappare, avanzare, libertà). L’alimentazione
consigliata contro i crampi alle gambe sono: bere molta acqua
quotidianamente e assumere cibi ricchi di sali minerali (in
particolare magnesio e
potassio:
Yogurt
Latte, frutta secca, anguria, kiwi).
Gli
arti superiori.
'Artrosi cervicale è una "malsana" tendenza a “piegare il capo” di fronte a situazioni che nel tempo sono diventate insostenibili.
La
spalla, essendo anch'essa un'articolazione fondamentale del
braccio, segnala la nostra difficoltà ad agire: i freni dei
nostri sogni, desideri e affetti. Persona spesso troppo carica di
responsabilità, di obblighi che riguardano altri ... un
fardello, un carico eccessivo che non le compete, insicurezza verso
il futuro. Si sente ostacolata ad andare nella
direzione voluta: accogliere qualcuno o
un nuovo evento. Le braccia. Una tensione in
questo distretto corporeo si riscontra generalmente in chi ha
difficoltà ad eseguire (ordini), accettare e fronteggiare le
situazioni della vita: difficoltà nel
fare, nell'agire. Aggressività trattenuta (battere
i pugni sul tavolo). Il gomito, come il ginocchio,
permette la mobilità: piegarsi, cedere e
allentare la presa; difficoltà ad accettare un nuovo
stile di vita, una nuova situazione, un nuovo vissuto. Sono individui
conservatori che rifiutano di fare, di cambiar "direzione":
non afferrano le opportunità della vita ... accettano
solo a seguito di costrizione o forzatura. La mano.
Ci parlerà del dare e del ricevere con amore, del lavorare con
passione, della nostra creatività, dell'azione sul mondo esterno
(cose, situazioni, persone) ... tenere
in pugno, dominare e possedere ... "tenere in mano la
situazione".
ome
sbloccare i dolori articolari e rimettersi in “piedi”: MG
Fraxinus E. (gotta, artrite), TM Arpagophytum P. (attività
analgesica e antinfiammatoria), TM Ribes N. (antinfiammatorio),
MG Vitis V. (antinfiammatorio), MG Juniperus C.
(antireumatico) O.E. Spiraea U. (antinfiammatorio).
cibi (buoni)
per la struttura ossea. Parlando
di ossa, articolazioni e muscoli, non può mancare una sana
alimentazione ... un
cibo buono che nutre questo prezioso apparato ... sostanze in grado
di sostenere e fare grandi cose per la struttura portante del
movimento.
E' risaputo da tempo che una alimentazione corretta può essere di
notevole aiuto nella prevenzione e nella cura delle malattie
articolari ... e
non solo.
Gli alimenti di maggior aiuto sono: il pesce,
in particolare quello azzurro e grasso, come salmone,
aringhe, sgombri, acciughe e sardine, ricco di acidi grassi
polinsaturi
(omega
3),
che svolgono una spiccata azione antinfiammatoria,
poiché riducono la produzione di sostanze interessate nello sviluppo
dell'infiammazione (prostaglandine
e leucotrieni) ... alimenti
che "aiutano" il calcio:
semi
di girasoli, di sesamo, uova, mandorle e fagioli.
In tavola non deve mai mancare frutta
e verdura
fresca,
in particolare quella giallo
arancione e verde scuro
(zucca,
melone, albicocche, carote, peperoni, cavoli e cavolfiori, agrumi e
Kiwi),
ricca di caroteni e di vitamina C. Ma anche frutta
secca, semi oleosi e olio d'oliva,
per il contenuto di vitamina E (flavonoidi).
Inserire cereali
integrali, uova, carne magra e lievito di birra,
per il contenuto di Selenio. Tutte queste sostanze svolgono una
potente azione antiossidante, in grado di contrastare
l'invecchiamento e l'usura delle articolazioni. La vitamina C,
inoltre, rinforza le pareti dei capillari, migliorando la
circolazione del sangue e il trofismo articolare.
IBI
da EVITARE.
Così come ci sono alimenti amici delle ossa, purtroppo ci sono anche
sostanze che possono danneggiarle ... ovviamente
cibi consumati sempre in maniera eccessiva e con troppa frequenza.
Il primo messo al bando è lo zucchero raffinato, bianco, assieme ai
dolci, perché come vedremo, demineralizza lo scheletro; sale
e piatti con troppe fibre integrali e crusca, inoltre, hanno
l'effetto di ridurre l'assorbimento intestinale del calcio.
Una dieta eccessivamente calorica, ricca di alimenti contenenti
grassi saturi (carni
rosse grasse, salumi, formaggi), zuccheri semplici, sale e ossalati
(un
sale che legandosi con alcuni minerali ostacola la loro
assimilazione, compreso il calcio),
favorisce
la produzione di fattori infiammatori, peggiorando le malattie in
questione.
Il sovrappeso o l'obesità possono inoltre sovraccaricare le
articolazioni favorendone l'infiammazione. Infine, una dieta
povera di
alimenti vegetali e integrali peggiora la situazione articolare, per
la carenza di vitamine e sostanze indispensabili per frenare
l'invecchiamento e la degenerazione dei tessuti (riducendo
il più possibile quelli che contengono una percentuale alta di acido
ossalico).
RICORDA,
i cibi che acidificano il corpo (sangue),
assunti in maniera eccessiva, sono: carne
rossa, zuccheri semplici e carboidrati raffinati, latticini.
Più il corpo è acido, più questo minerale (calcio)
diventa solubile e viene richiamato dalle ossa per "correggere"
l'acidità (si
ricorda che il corpo funziona meglio su base alcalina e non su base
acida, solo lo stomaco è acido: il valore ottimale del pH deve
essere 7,4 ca.).
Per basificare, quindi, il sangue è necessaria un'alimentazione
equilibrata: ricca
di cereali integrali, frutta e verdura in giusta quantità
(cibi presenti ad ogni pasto o spuntino).
Una giusta quantità di calcio
non solo è indispensabile per le ossa, ma previene infiammazioni e
artrite. E' fondamentale aggiungere il calcio al proprio regime
alimentare e minerale. Nelle donne quando raggiungono la mezza età
comincia a diminuire la densità ossea, negli uomini questo accade
più tardi, ma tra la fine dei settanta e i primi ottanta sono
ugualmente a rischio di osteoporosi. Assumere un certo quantitativo
di citrato
di calcio,
la forma più facilmente assimilabile, prima di coricarsi,
preferibilmente con un cucchiaino di formaggio fresco o yogurt magro,
di tofu o di qualsiasi altra forma di proteina di soia per facilitare
l'assorbimento. Nell'organismo vi sono molti fattori che influenzano
l'equilibrio del calcio. Ancora una volta i metalli pesanti come il
piombo "rivaleggiano"
con il calcio (interferiscono
con le funzioni dei vari organi).
E così fanno il sodio,
il tè, il caffè, il cacao e il vino rosso.
Si ricorda che il caffè, in particolare quello che si beve al
mattino, aumenta l'acidità del sangue. Nelle donne dopo la menopausa
i bassi livelli di estrogeni rendono il calcio meno fissabile. Uno
dei fattori più importanti, già sottolineato varie volte anche in
questo articolo, è l'attività fisica o, per dirla nel modo
migliore, guai alla sua mancanza; se si svolge un'attività fisica di
un certo livello, infatti, per esempio un semplice camminare, i
livelli di calcio nell'organismo salgono notevolmente ... di
una buona percentuale.
Nell'organismo il calcio si muove continuamente dal sangue alle ossa
e viceversa. Il suo rilascio nel sangue avviene quando ve ne è
bisogno per la stimolazione muscolare o nervosa. Quando la reazione è
terminata, la tiroide rimanda il calcio alle ossa secernendo l'ormone
detto calcitonina. Uno squilibrio della tiroide o della paratiroide
può quindi interferire con l'equilibrio del calcio. Una delle cause
più comuni degli squilibri del calcio è lo zucchero
(ma
guarda un po')
... i diabetici conoscono a caro prezzo questo problema. Stress,
zucchero, caffè, tè, cioccolata, alcol e fumo
sono una vera minaccia per il sistema endocrino. Questi elementi
provocano una perdita ancora più significativa di magnesio,
minerale che insieme al calcio controlla le reazioni delle cellule
muscolari e nervose. Per trasmettere un segnale nervoso da una
cellula ad un'altra gli ioni di calcio vengono assorbiti dentro la
cellula e poi nuovamente fuori (extracellulare).
Gran
parte del magnesio è invece intracellulare. Una carenza di magnesio
porta a una crescita del calcio intracellulare che può decidere il
destino della cellula stessa (morte).
RICORDA,
il calcio è astringente. Per evitare questo effetto, bisogna
assumerlo con il magnesio che è lassativo e controbilancia gli
effetti del calcio.
TTENZIONE,
se il calcio e il magnesio non sono presenti in quantità sinergica,
cioè in un rapporto di 2 a 1, l'organismo non riesce ad assimilare
il calcio cosicché questo, una volta assunto, vaga nel corpo finché
non raggiunge i tessuti molli, dove si deposita, dando inizio alla
formazione di futuri calcoli. RICORDA,
tutti gli elementi nutrizionali lavorano quando sono in proporzione
sinergica. Se il calcio è un elemento indispensabile, la vitamina
D
è il DHL
express
(corriere)
che lo trasporta. L’assunzione di calcio (latte)
è indispensabile per la salute delle ossa ma se non è associato
anche al fosforo (germe
di grano),
fondamentale per fissare tale minerale nella struttura ossea, serve a
ben poco: le
ossa rimangono “fragili”.
La vitamina D può essere prodotta nel nostro organismo dall'azione
della luce solare sulla pelle. Questa vitamina è conosciuta
soprattutto per la sua capacità di stimolare l'assorbimento del
calcio. La carenza di vitamina D provoca rachitismo nei bambini e
osteomalacia negli adulti (patologia
metabolica a carico delle ossa).
Le fonti naturali di vitamina D comprendono olio
di fegato di merluzzo, pesci dei mari freddi
(salmone
...),
tuorlo
d'uovo.
In genere le verdure sono scarse di vitamina D, ma le fonti migliori
sono le verdure in foglia di colore verde scuro.
TTENZIONE,
la vitamina D è quella più tossica (può
provocare danni ai reni e all'apparato cardiovascolare).
La vitamina E, inoltre, non è solo un fenomenale antiossidante, ma è
anche considerata una preziosa sostanza "portatrice
di figli":
la
vitamina "antisterilità".
Senza la vitamina E le cellule dell'organismo sarebbero completamente
vulnerabili, e le cellule nervose sono le più esposte di tutte. La
vitamina K1
(fillochinone),
invece, viene spesso trascurata; è fondamentale per la salute delle
ossa, perché è responsabile della conversione di una proteina ossea
dalla forma inattiva alla forma attiva. Una carenza di vitamina K1
provoca
una diminuzione della calcificazione ossea, dovuta ai livelli
inadeguati di osteocalcina (proteina
che lega ioni calcio).
Nei soggetti con fratture da osteoporosi sono stati trovati livelli
bassissimi di vitamina K1.
In ognuno dei casi la gravità della frattura era strettamente
correlata al livello della vitamina K1
in
circolazione. La vitamina K1
si trova nelle verdure a foglia verde scuro. RICORDA,
il sole innesca una reazione chimica che attiva la vitamina D ...
prendilo
senza esporti troppo a lungo.
Il
magnesio
(si
trova: verdure a foglia verde, frutta secca, legumi, funghi, fichi,
cereali integrali e banane),
come abbiamo già visto, aiuta a riequilibrare gli effetti del calcio
sulla funzionalità dei nervi. Gli
acidi grassi
(omega
3)
forniscono la lubrificazione di cui le articolazioni hanno bisogno
per funzionare in modo efficiente. La vitamina
C
non dovrebbe mai mancare. Questa vitamina - senza
mai esagerare
- non solo è un potente antiossidante e rafforza il sistema
immunitario, ma può anche aiutare a prevenire la perdita della massa
ossea.
TTENZIONE,
oltre a cambiare stile di vita e mangiare nel modo giusto, bisogna
fare, sempre senza alcuno sforzo
(questo è sempre un mio punto di vista),
tanto e tanto movimento; praticare un'attività fisica leggera anche
per una sola mezzora al giorno basta a fare la differenza: per
il cuore, le arterie, le ossa, le articolazioni, l'umore, la salute
in generale ...
le
ossa si mantengono sane e "giovani" solo introducendo
piccoli e semplici cambiamenti nello stile di vita.
Non trascurare mai il camminare. E' il movimento perfetto e non solo
per l'anziano. Più flessibili ci si mantiene, e più si diminuisce
il rischio di farsi male. Se si soffre di artrite o si ha qualche
problema a livello di articolazioni o muscoli, bisogna cercare di
immergersi per qualche tempo nell'acqua tiepida. Il nuoto o
semplicemente sguazzare nell'acqua per la terza età come più
aggrada è utile per il sistema osteomuscolare. Tieni
ben presente che una dieta ad alto contenuto di proteine, oltre ad
appesantire i reni, può accelerare la perdita della struttura ossea.
Una
quantità eccessiva di proteine, può rappresentare una minaccia per
le ossa, perché fa sì che l'organismo elimini il calcio, invece di
assorbirlo. Lo stesso vale per tutte le bevande gasate ricche di
caffeina.
Perché
è fondamentale l'equilibrio psicosomatico.
I motivi
sono davvero tanti. Il corpo e la mente - come
più volte evidenziato - sono
strettamente interconnessi:
la
salute dell’uno influenza quella dell’altra.
Gli stati emotivi, infatti, come la solitudine e il dolore
influiscono sul sistema immunitario, rendendo la persona più
vulnerabile alla malattia: si
verificano percorsi chimici che legano l’attività cerebrale ai
processi fisiologici dell’organismo. Un
esempio concreto è che il cortisolo e l’adrenalina - ormoni
dello stress - inibiscono la produzione
di anticorpi e quindi riducono le difese dell’organismo. Si sa
da tempo, inoltre, che i globuli bianchi (che
combattono i virus) si bloccano
temporaneamente nei soggetti colpiti da un lutto. Le emozioni
scatenano delle ondate di “messaggi
chimici” -
i famosi neuropeptidi - che
raggiungono tutte le parti del corpo, inducendo dei cambiamenti
fisici che disturbano o favoriscono l’omeostasi (processo
con cui il corpo mantiene l’equilibrio interno):
possono impedire i diversi sistemi
dell’organismo di comunicare fra loro.
A livello emotivo, lo stress può determinare ansia, irritabilità
e tratti depressivi, ma non ha solo effetti psicologici, sul
piano strutturale causa
tensioni muscolari, congestiona la circolazione, altera la
respirazione e alza la pressione, mentre sul piano biochimico può
avere effetti devastanti sulle molecole messaggere nel flusso
sanguigno, altera le funzioni dell’intestino, della
circolazione e della pelle e, non meno importante, indebolisce i
processi di riparazione dell’organismo. Certi
schemi mentali e modi di pensare (desideri,
azioni, emozioni) possono causare o
facilitare una serie di disturbi, come la sindrome dell’intestino
irritabile, gli eczemi e le infezioni virali. In mancanza di
omeostasi, dopo un lungo periodo di tensioni a livello
biochimico, strutturale e psicosociale, si creano condizioni
favorevoli per l’insorgere di disturbi infiammatori cronici,
disturbi cardiaci e persino tumori. Ogni disagio emotivo,
pertanto, oltre a portare con sé una profonda sofferenza
soggettiva e una caduta del rendimento individuale, compromette -
in maniera più o meno grave
- i rapporti sociali e favorisce un rapido deterioramento fisico.
Anche il malessere più leggero, con il suo linguaggio misterioso
e ricco di significato, può alterare i rapporti - con
se stessi e gli altri - influenzare
l’andamento della salute e la vita quotidiana in maniera
continuativa: paure,
rinunce e limitazioni nelle scelte di vita si riscontrano
facilmente… come dire, sono sempre all’ordine del giorno.
In realtà, un errato modo di affrontare la vita può
trasformarsi senza dubbio, proprio per le ragioni più volte
esposte (le famose problematiche emotive
rimaste insolute), in un persistente
malessere, in una profonda sofferenza e in un qualche
incomprensibile disturbo. Si
pensi, ad esempio, le piccole deviazioni della condotta sessuale,
le devastanti preoccupazioni, l’invalidante timidezza, i
repentini cambiamenti dell’umore, le incontrollabili condotte
evitanti e dipendenti. utte
queste condizioni, oltre a distruggere fantasia e creatività,
producono una notevole “stanchezza”
e interferiscono con lo svolgimento delle varie attività
quotidiane: una vita che in fondo in
fondo non scorre più in modo lineare e del tutto tranquilla
(anche l’interessato ne è
consapevole seppur in maniera confusa). Ogni
sintomo morboso è collegato ad una sofferenza, ad una esperienza
spiacevole e può “svanire”
se si scopre la giusta correlazione. I continui disagi emotivi,
infatti, possono logorare i rapporti con i familiari e amici, che
spesso abbandonano il campo perché si stancano di dare ascolto
ad una litania di lamentele. Questi soggetti, per ironia della
sorte, rischiano di restare isolati proprio quando avrebbero
maggior bisogno di comprensione, di aiuto e di sostegno diretto.
Considerare,
pertanto, l’individuo solo dal punto di vista fisico è
insufficiente. Quando una
patologia ne provoca un’altra, ma ciascuna viene trattata solo
per sé, resta ignorato un aspetto di base fondamentale: tutte
queste malattie che si esprimono in maniera diversa potrebbero
avere un legame, una causa in comune.
Quanto più è radicato questo atteggiamento, cioè quanto più a
lungo si dà la caccia alla singola malattia, tanto più scarse
sono le probabilità di un successo globale. Ogni malato è stato
“educato”
a concentrarsi intensamente sui propri mali. Osserva se stesso,
cerca tutte le possibili cause, anche quelle più remote. Spesso
i suoi sforzi sono vani, in quanto egli indaga soltanto
sull’aspetto corporeo e si aspetta, quindi, una solerte
risposta da esso. Ma
come andrebbero le cose se in questo scrupoloso “esame” egli
cambiasse direzione, osservasse le sue condizioni anche sotto un
aspetto del tutto diverso? Che piega prenderebbe tale fenomeno se
egli cambiasse atteggiamento, cominciasse a sottoporre il proprio
stato emotivo ad un esame più attento e critico? L’accesso
psicologico alla malattia non è mai impossibile. Egli deve
soltanto cominciare ad includere nelle sue riflessioni il suo
personale atteggiamento, la sua interiorità e i propri bisogni
più profondi … avere
una visione più ampia, allargare lo sguardo e vivere in maniera
più consapevole, libera
e spontanea (non mi si
dica per favore: “fosse facile”… ovviamente ogni cosa
richiede allenamento). Bisogna
pertanto porsi la seguente domanda: questo mio modo di vivere è
l’unico possibile? Oppure è possibile assumere un
atteggiamento diverso, più produttivo e meno dispersivo, più
soddisfacente e gratificante, migliore e più vantaggioso verso
la vita? La vita quotidiana
riserva ad ogni persona disagi, preoccupazioni, conflitti,
offese. Le aspettative non si realizzano. Si deve ricominciare,
subire. Nessun individuo può essere sempre a posto, felice,
sempre soddisfatto, sempre gioviale, sempre contento. Il soggetto
che sottopone la propria condizione emotiva al setaccio, ad un
esame curioso, attento e critico significa che non vuol lasciare
il proprio “benessere”
in mano ad altri, ma vuole personalmente occuparsi della propria
salute e della propria felicità in modo del tutto naturale,
spontaneo, consapevole ed autonomo. Una
persona che si occupa direttamente dei propri bisogni in maniera
globale, tenendo presente sempre l’interazione fra corpo e
mente in ogni sua sfumatura., ha deciso non solo di prendersi in
mano la propria vita con grande spirito di onestà verso se
stessa, ma vuol fare qualcosa di concreto e decisivo per ridurre
i vari disagi e migliorare l’esistenza consapevolmente. Egli
si trova di fronte al compito di trarre un bilancio. Se
si vive principalmente in un latente stato di infelicità, di
insoddisfazione, di irritabilità, di sfiducia, allora sussiste
il fondato sospetto che ogni disturbo si trovi direttamente in
rapporto con questa condizione psichica
(conflitti irrisolti) … un fenomeno
che se si è attenti nell’ascolto può raccontare molte cose di
cui l’individuo, distratto, non è a conoscenza, portare un
prezioso equilibrio in sintonia con la propria natura e capire se
si sta agendo secondo i propri desideri o aspettative. In
breve, incanalarsi sulla giusta via del “benessere”, seguire
le proprie passioni, cercare di realizzare un progetto di vita
gratificante e soddisfacente …
diceva Socrate: “Una vita non
analizzata non è degna di essere vissuta”.
RICORDA,
i segnali
interni del corpo spontanei e autentici che ci accompagnano in
ogni istante della giornata sono: sensazioni,
emozioni, intuizioni
… sono messaggi continui che possono far sbocciare le nostre
vere potenzialità, percorsi davvero inaspettati, ma anche
esprimere i disagi più profondi, segnalano quei modi di fare,
tutta quella zavorra, comprese le deludenti aspettative, che
riempiono la vita di sforzi inutili … voler essere sempre sotto
i riflettori, sempre pronti ad ottenere l’approvazione, il
bisogno di dimostrare di essere ciò che non si è realmente,
accettare sempre tutto, indaffarati continuamente di aggiustare
ogni cosa considerata fuori luogo, orientati a far piacere e
buona impressione a scapito di quello che veramente si desidera,
vivere per gli altri, il bisogno continuo di farsi in quattro per
essere accettati, sono
tutte situazioni che non permettono in nessun modo di realizzare
se stessi:
allontanano
dalla vera felicità. 'equilibrio è, dunque, fondamentale per la salute e il benessere in generale: difetto o eccesso fanno parte della stessa medaglia, creano problemi al "metabolismo": fisico e mentale. Ogni settore della vita quotidiana deve essere in equilibrio: rapporti, alimentazione, umore, tempo libero, sessualità, lavoro (come abbiamo visto per il pH nel sangue). Ma chi può stabilire il limite, il giusto o la corretta proporzione? Ognuno di noi è diverso dall'altro e, quindi, anche i parametri di classificazione risultano differenti. Ma noi siamo "grandi e potenti", capaci di riflettere, di mettere a fuoco le cose, valutare le situazioni che vanno o che non vanno, che funzionano o che non funzionano per il verso giusto; astutamente e sapientemente in grado di individuare quell'area di interesse dominante o privilegiata che va a scapito di un altro settore di uguale importanza; cogliere il difetto o l'eccesso di un determinato fenomeno che blocca o accelera vitalità ed eccessiva energia in altri territori della vita ... tutto ciò che non si trova, per svariati motivi, nel giusto equilibrio. oncludendo possiamo dire che l'apparato locomotore è molto di più dell’impalcatura che sorregge il nostro corpo: ci sostiene, concretamente, anche in senso psicologico. Anche se di primo acchito tale affermazione può disorientare, creare perplessità a tutti coloro che guardano con sospetto la dimensione emotiva, essa viene ampiamente confermata dallo stretto legame neuro - fisiologico che esiste tra tensione emotiva e tensione muscolare. Con un problema alle ossa si intende una serie di patologie diverse: artrite, artrosi, discopatie, reumatismo muscolare, viziature di posizione del rachide, eccetera. Si tratta di un fenomeno talmente vasto e diffuso da occupare i primi posti nella graduatoria delle malattie croniche (pare che le donne rappresentino l'80% di questi pazienti). In reumatologia, forse più che in altri settori della medicina, si presenta frequente il problema dei rapporti tra psiche e soma: caratteristiche emotive che accomunano soggetti con queste patologie. Nella grande maggioranza dei casi l'atmosfera familiare o meglio la figura di riferimento dominante è spesso imperiosa, fredda, esigente: viene ricordata per la sua severità oppressiva. Si RICORDA che il “gelo” - soprattutto quello affettivo - contrae, allontana dagli altri e genera rifiuto (crea disistima, fragilità, insicurezza, rinunciatari, pessimisti ... rende scarsamente intraprendenti), mentre il “tepore” avvicina e rende disponibili (rassicura, infonde fiducia in se stessi e negli altri, crea un'atmosfera in cui ci si sente amati, accettati ed apprezzati … senza complessi “voli pindarici”). Spesso i nostri malati futuri dimostrano atteggiamenti insieme di paura e di dipendenza verso questa figura di riferimento dominante (fredda ed aggressiva) e nello stesso tempo covarono uno spirito di ribellione che non potevano estrinsecare a causa della loro insicurezza, dipendenza e paura. Da piccolo, il futuro artritico non ha amici perché, spesso, non sa offrire nulla per accattivarsi la simpatia dei coetanei; ha timore di tutto, abituato a tale senso di insicurezza intima e sociale, dall'esagerato rigore educativo e dalla scarsa o nulla confidenza di cui è fatto oggetto in famiglia (le figure di riferimento hanno caratteristiche e atteggiamenti ben precisi: una fredda e severa, l'altra debole o assente). Un individuo che, in generale, appare dipendente e contemporaneamente ostile, incapace di lasciar sfogare una qualsiasi carica aggressiva; è un soggetto insoddisfatto che, sapendosi debole e non protetto, rifiuta di lottare con le armi dell'agonismo e delle alleanze sociali, considerando chiuse a priori le possibilità di eventuali miglioramenti ambientali, per un senso misto di incomprensione, colpevolezza, inferiorità. Alle notevoli difficoltà di tal genere, che l'artritico si vede opporre dall'ambiente, egli reagisce organizzandosi in un modo tutto suo, traendo soddisfazione sufficiente dall'assunzione volontaria di atteggiamenti compensatori di protezione e di iperattività a loro volta ottenuti con il sacrificio masochistico di servire un po' tutti per avere dagli altri, almeno, un po' di gratitudine e di confidenza. er semplificare la cosa, potremmo dire che le caratteristiche psicologiche del futuro “ossa rotte” è simile a quello del bimbo timido che sgobba sui libri per essere apprezzato almeno dagli insegnanti, che passa compiti a qualche compagno per averne in cambio un invito a giocare con lui, che fa la spia per accattivarsi la simpatia di un superiore, che rinuncia alla merenda per donarla a chi gli può dare la soddisfazione di giocare con un giocattolo, provare la bicicletta o lo scooter (logica del “bravo bambino” che più tardi diventerà del “buon uomo”, entrambe sostenute da uno stile di vita improntato sul dovere a tutti i costi … destinato ad essere sfruttato dalla collettività e, purtroppo, anche nell'ambito familiare). E' la personalità, insomma, di un ingenuo, semplice, interessato ma imperfetto esponente del “doppio gioco” (capacità di impersonare più aspetti del carattere in momenti diversi), di un individuo che si barcamena come può per compensare con scarsi ma sufficienti vantaggi l'insoddisfazione, l'invidia, l'inferiorità. Quando questi individui si trovano di fronte ad eventi straordinari - situazioni di emergenza per intenderci - che sconvolgono la loro normale “economia” psichica mettendoli improvvisamente alle prese con situazioni inaspettate, e alle quali non si sentono preparati e non sanno, quindi, come reagire, viene a rompersi quell'equilibrio instabile da cui traevano le sufficienti soddisfazioni, e crollano così le naturali difese psicologiche che essi stessi avevano opposto a fatica contro le difficoltà dell'ambiente. Studiando con attenzione l'anamnesi di certe artriti e la personalità dei rispettivi pazienti, risulta che tale patologia si manifesta subito dopo un determinato evento familiare o sociale (variazioni di ambiente, nascite, lutti, separazioni, esami, matrimoni, promozioni, eccitazione sessuale). TTENZIONE,
non sono questi eventi a provocare la malattia, ma la malattia è
il nuovo tipo di reazione, estremamente doloroso e noioso quanto
in un certo senso utile e favorevole, a situazioni non
affrontabili altrimenti … un
fenomeno che cerca un'altra via, un altro modo di essere non in
sintonia con quello esistente. ornando
ancora una volta a noi, la schiena è un albero
- maestro che ci
permette di mantenere la nostra “posizione”
nel mondo e non solo a livello organico: consente
di andare verso le cose (disponibilità,
flessibilità, armonia, equilibrio).
Tutti gli elementi dell’apparato locomotore (ossa,
muscoli, articolazioni),
sono in grado di adattarsi e coordinarsi reciprocamente l’uno
all’altro per consentirci di realizzare ciò che decidiamo sia
a livello meccanico (sdraiarsi,
sedersi, correre) sia
a livello psichico (rabbia,
insicurezza, rancore, paura).
Se osserviamo ad esempio l’effetto di un’umiliazione sul
corpo, esso si disporrà immediatamente in maniera diversa. La
testa china, le spalle abbassate, il collo rigido, la schiena
incurvata sono precisi segnali del nostro stato emotivo:
racconta
il malessere che si agita dentro di noi.
Le offese, in realtà, ci inducono a “ripiegarci”,
per così dire, su noi stessi. Le articolazioni hanno dunque il
compito di plasmare e dar voce a tutti quei movimenti che
rispecchiano la nostra personalità, le nostre aspirazioni e i
nostri conflitti. I
dolori articolari, quindi, non dipendono solo da stress di tipo
meccanico, da ormoni, dall’età, dal clima (freddo e umidità),
da posture errate e da abitudini alimentari scorrette, ma possono
essere una spia di un’evidente e seria difficoltà
dell’individuo.
Sono tantissimi i retroscena emotivi che giocano un ruolo
determinante nel bloccare o infiammare le articolazioni. I
disturbi alla schiena - a
seconda della loro localizzazione e della modalità con cui si
presentano - raccontano i
nostri conflitti, il nostro modo di resistere alla vita e le
nostre vere difficoltà: apertura
o chiusura con il resto del mondo.
Il dolore localizzato nel tratto cervicale è presente in quei
soggetti che si sentono gravare sulle loro spalle responsabilità
e pesi intollerabili (fatiche,
disagi, impegni).
Persone schiacciate letteralmente dall’essersi assunte
“impegni”,
troppo gravosi, non compatibili con la loro natura. Con questo
atteggiamento, l’aggressività trattenuta nello sforzo di
“adattarsi”
alla richiesta del ruolo assunto, viene bloccata nei muscoli
delle spalle creando uno stato di continua tensione. Con il
movimento della spalla, inoltre, possiamo tenere a debita
distanza una persona o abbracciarla, salutarla, minacciarla
oppure imporle un comando; tutti
gesti sociali, che ci mettono in relazione con gli altri.
La metafora linguistica “farsi
largo con i gomiti”,
ci ricorda come questo atteggiamento, tentando di delimitare uno
spazio tutto nostro, possa presentare anche aspetti aggressivi
che se troppo accentuati creano, con le continue tensioni
muscolari, problemi in questo distretto corporeo. Se si cerca di
sconfinare, andare oltre il nostro “spazio
d’azione”, questa
articolazione può “fermarci”
con il sintomo “dolore”.
Anche un “polso
troppo fermo” può
bloccarsi nel gestire situazioni difficili e complesse. ’anca è uno snodo articolare molto importante che ci permette di avere una camminata “ancheggiante” (richiamo sessuale), di spostarci in maniera sicura, fluida e armoniosa; permette di procedere nella direzione “giusta”, puntare diritti verso le aspirazioni e le scelte esistenziali. I dolori che ne limitano l’oscillazione, i suoi movimenti, possono anche essere l’espressione di paura verso una sessualità vissuta in maniera controllata e soffocata. In realtà, se l’esperienza sessuale è vissuta come un “territorio accidentato”, questo sofisticato meccanismo potrà bloccarsi proteggendo il soggetto da “movenze temute”. Quando poi si arriva a un punto di tensione critico, ecco intervenire, come d’incanto, il dolore o il blocco: chi voleva essere tutto d’un pezzo, tener duro, non mollare mai, si deve letteralmente “piegare”, chi voleva, invece, in maniera conflittuale fuggire (cambiare) o trasgredire (nuovi incontri) ha la scusa buona di non farlo. Un’autostima fragile, il timore di lasciarsi andare, gli obblighi mal vissuti e le continue paure provocano posture scorrette, si trasformano in rigidità muscolare e influenzano il nostro modo di pensare. In compenso sono soggetti che si agitano molto, ma si muovono poco. Sentimenti, piaceri e desideri vengono prontamente censurati per uno stile vita “impeccabile”: preferiscono sempre il dovere alle loro grandi passioni. La “rigidità” è sempre un messaggio emotivo da non sottovalutare, esprime la difficoltà a tener sotto controllo gli eventi e le persone con cui si entra in contatto. Sono soggetti insicuri, facilmente influenzabili perché vivono in funzione di conferme esterne, sempre sotto esame, spaventati, ipercritici nei propri confronti, si colpevolizzano anche per errori banali e stentano a riconoscere i propri meriti: una lode improvvisa, per aver raggiunto risultati positivi, può metterli in imbarazzo. li individui più esposti ai disturbi osteo - articolari tendono ad adeguarsi, seppur controvoglia, a esperienze vissute come “problematiche”, reprimono gli slanci emotivi perché pensano che una personalità forte (tutta di un pezzo, che si spezza ma non si piega come le ossa) debba tenere “tutto dentro”, non accettano i cambiamenti e fanno di tutto per sacrificarsi: nascondono i propri desideri in nome di una identità imposta … salvano l’immagine esteriore ma si dimenticano di se stessi. Sono dotati di grande potenzialità ma non riescono a “muoversi” liberamente nelle proprie decisioni in quanto sono dominati da una grande rigidità o coerenza morale. Dinamiche mentali che si traducono in una pessima respirazione e in forti dolori a carico di tutta la struttura muscolare. La flessibilità e l’elasticità per chi ha dolori articolari sono parole del tutto sconosciute. Sono sempre tesi, duri, contratti, indecisi, incapaci di relazionarsi in maniera serena con il prossimo: l’interrogativo che li mette alle “strette” è cedere o forzarsi. Il corpo si paralizza, sembra chiudersi in una camicia di forza. Dolori lancinanti alle articolazioni, tendini e legamenti completamente “inceppati”. Il segreto del buon funzionamento delle articolazioni dipende da buoni “lubrificanti”: flessibilità, dolcezza e armonia, affrontare la vita in modo più cedevole e morbido risana il corpo liberando la mente. dolori articolari parlano di un fare impacciato, indeciso, non fluido e poco armonioso, di problemi relazionali e blocchi emotivi profondi che non vengono mai ascoltati, di desideri importanti tenuti a debita distanza perché moralmente considerati sconvenienti, di richieste eccessive che sovraccaricano l’intera struttura, di rifiuti che avviliscono e bloccano il movimento e l’espressività… segnalano la vera disponibilità verso gli altri, la lentezza nel prendere decisioni, il bisogno di affermazione, le varie responsabilità della vita, i conflitti affettivi, gli stili di vita.
NON UTILIZZARE QUESTE SOSTANZE SENZA UNA DIAGNOSI PRECISA O IL PARERE DI UN PROFESSIONISTA QUALIFICATO. QUESTI ESEMPI RIENTRANO - COME TUTTI GLI ALTRI ARTICOLI PUBBLICATI - IN UN PROGRAMMA INFORMATIVO ED EDUCATIVO, NON PRESCRITTIVO. TALE ELENCO, INFATTI, PER NIENTE ESAUSTIVO, E' RIVOLTO A STIMOLARE ULTERIORE CONOSCENZA, AD ESSERE - SE LO SI VUOLE - PIU' PREPARATI, CONSAPEVOLI, RESPONSABILI E, SOPRATTUTTO, ATTIVI NEL GESTIRE LA PROPRIA SALUTE … SAPERE COSA SI VUOLE E, SOPRATTUTTO, FAVORIRE IL DIALOGO CON LO SPECIALISTA IN MANIERA APPROPRIATA E PIU' VANTAGGIOSA POSSIBILE PER ENTRAMBI.
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un valore informativo ed educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055 E mail: bonipozzi@libero.it
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