L' Amore potrebbe, per alcuni, non essere eterno
ull'amore sono stati scritti fiumi di parole, consumati litri e litri di inchiostro, svuotati completamente tantissimi calamai, perse notti intere di sonno per capire a fondo il vero senso di questo termine ... tormentati oppure a riflettere in silenzio sul suo contenuto. Si sono accapigliati filosofi, religiosi, benpensanti, moralisti di ogni estradizione e scuola ... pensatori anticlericali, personaggi famosi, di ogni epoca e specie. Alcuni studiosi indipendenti sono entrati nel vivo della questione solo a metà, hanno tentato di descrivere i misteri dell'esperienza amorosa evidenziando o calcando troppo la penna esclusivamente su alcuni aspetti di tale fenomeno, lasciando in sospeso o sottolineando superficialmente alcune funzioni importanti, come ad esempio la vera struttura fisiologica di tale sentimento. L'amore, tuttavia, al di là della biro facile, rimane da sempre, per chiunque, un mistero, un qualcosa di soggettivo, una condizione psicofisica inspiegabile. Molti hanno cercato di definire questo stato attraverso l'ebbrezza fisica o mentale - considerando solo il mondo esplosivo ormonale o quello affettivo - ma nessuna delle ipotesi avanzate la spiega in maniera concreta ed esaustiva.
Alcuni invece si sono concentrati solo sulle radici biologiche, molti altri invece esaltano morbosamente l'aspetto spirituale; non pochi, frugando nel rapporto primario, la famiglia, sostengono che la capacità d'amare sia un investimento di quel periodo, il risultato di uno scambio affettivo, più o meno profondo, ricevuto durante il processo evolutivo; una profonda carenza affettiva, a loro dire, può generare un disturbo che continuerà a farsi sentire nel tempo, seppur in modo latente, anche nelle relazioni adulte: favorire o meno rapporti stabili e duraturi. Il fatto che alcuni individui “inciampano” in questo complicato legame al primo sguardo, per effetto di altre semplici impressioni o sensazioni iniziali (odore, gesto, voce, espressione, atteggiamento) rende ancora più complesso tale processo amoroso. ' innegabile che l'amore, al di là delle varie posizioni culturali e religiose, sia caratterizzato da due elementi inscindibili, che si influenzano reciprocamente: uno fisico e uno psichico (ormonale - cerebrale, relazionale - sociale); condizioni biologiche, psicologiche e sociali che - a prescindere dai momenti e situazioni specifiche - definiscono sempre complessivamente e fedelmente le varie vicende amorose. Per dirla con un semplice latinismo, credo sia più corretto affermare, al di là delle varie posizioni culturali, che “in medio stat virtus”, ovvero, la virtù sta nel mezzo. Un fenomeno comunque che ha effetti benefici diretti sull'umore e sui tessuti cerebrali … su tutto il corpo e l'anima compresa. In breve, l'amore, con il suo armamento ormonale (serotonina, dopamina, endorfine) non solo è il miglior medico del mondo, ma guarisce - finché dura - da capricci e impicci … fa venire le farfalle allo stomaco, quindi, aiuta a perdere qualche chilo di troppo senza tante pretese e, soprattutto, con poche fatiche.
n noto poeta, molto tempo fa, ha scritto, senza tante mezze misure, che l'amore è un 'crimine': necessita di un compagno di viaggio ... nel bene o nel male non può fare a meno di un 'complice'. Un sentimento che, a suo dire, il più delle volte produce sofferenza e mina la piena libertà: fa paura e distrugge gli animi più sensibili; se viene preso alla leggera, non si alzano le giuste barricate o non ci si tiene ad una debita distanza di sicurezza, si rischia di rovinare la propria vita e quella altrui. Su questa affermazione piuttosto forte non posso fare altro che uniformarmi, essere d'accordo … almeno sul fatto che bisogna essere in due per mettere in piedi questo delicato, grandioso e meraviglioso sentimento umano. La letteratura è ricca di drammi e di sentimenti impossibili in nome dell'amore: Romeo e Giulietta, Cime tempestose, Via dalla pazza folla, Anna Karenina, Resta con me, I dolori del giovane Werther, Un giorno ...
on pochi poeti, sotto l'influsso di una passione amorosa, sono diventati famosi, devono la loro fortuna letteraria ad una compagna di viaggio reale o visionaria: Dante con la sua Beatrice e Don Chisciotte con la sua contadina Dulcinea sono diventati famosi e apprezzati in tutto il mondo; nella lista non possono mancare anche le tragedie in nome del mal d'amore: E. Salgari tentò l'autosoppressione dopo che la moglie fu ricoverata per problemi psichiatrici, C. Pavese respinto dalla dolce C. Dowling si suicidò mentre A.Hugo impazzì per il suo amore impossibile. Al di là, comunque, delle varie interpretazioni popolari magico - religiose, di racconti sofisticati e fantasiosi, formulati da poeti e letterati di ogni tempo, l'amore rimane sempre una parola complessa, esplosiva, piena di profondi significati e lusinghe.
Un termine che proprio per la sua indefinibilità e irrazionalità, trova poco spazio nei manuali scientifici. Nonostante le varie barricate, una certa apprensione e diffidenza nei suoi confronti, e qualche ingiustificata resistenza nel “maneggiarla”, non sono tuttavia sufficienti per passare inosservati, non lasciarsi contagiare, non bastano per immunizzarsi, a farla franca, a non lasciarsi influenzare o coinvolgere da essa: ad estraniarsi completamente dai suoi preziosi “prodotti”. Non c'è canzone inoltre che non la citi e, soprattutto, non c'è fanciullo che non la desideri sperimentare direttamente con impeto; non voglia sprofondare in questa dolce follia, confondersi completamente in essa, sacrificare compiaciuto la sua lucidità mentale, catapultarsi in questa atmosfera d'altri tempi ricca di baci e di abbracci, tuffarsi in questa abbondante acqua fresca ristoratrice … correre, senza sosta, nell'infinita distesa di rose rosse … lasciarsi ostinatamente crogiolare - anche solo per un po' - da brividi e passione seppur, a volte, tale sentimento, non è del tutto contraccambiato: all'inganno, alla sofferenza, al cuore spezzato e al mal d'amore, magari, ci si penserà dopo, più tardi, quando tutto sarà finito!
enza insegnare niente a nessuno, veniamo ora al nocciolo della questione. Molte relazioni sono felici - sono al settimo cielo - solo all’inizio. Ma succede raramente che tutto proceda senza intoppi - manchi qualche intrigo particolare - mentre la vita galoppa velocemente e le situazioni si evolvono (anche in quelle più armoniose, idilliache e tranquille): la forza di un rapporto dipende dalla capacità di adattamento dei due “complici” ... partner. Non si può affermare di conoscere il proprio compagno fino al momento in cui le circostanze esistenziali mettono a confronto le reali risorse e le vere esigenze, sia personali sia di coppia; quando si rinuncia al proprio “Io” per il “Noi”, ci si mette un po' in disparte per l'altro, i rischi di confondersi sono davvero tanti … più la fusione è profonda e inebriante, più si rischia di “offuscare” la propria identità.
i deve inoltre precisare che la coppia “tipica” non esiste in nessun angolo del mondo, anche nella società più evoluta; soprattutto, come dice W.Reich, in quelle “civiltà” che cercano in tutti i modi di gestire o tenere in pugno l'anima umana. Ognuno di noi è caratterizzato da un fare singolare, esclusivo e soprattutto di particolari “debolezze”, e il successo della coppia dipende molto dalla propria capacità di riconoscerle e di trovare una conseguente forma di adattamento più o meno “vivace” … l'importante che ogni gesto, sempre nel rispetto dell'altro, ci faccia sentire comunque unici e originali!!! Aspettarsi che il nostro partner incarni l’immagine che gli abbiamo attribuito, cucito e confezionato addosso come un abito su misura, secondo la nostra visione delle cose, provoca grandi tensioni nella coppia; all'inizio magari non ci si accorge della gabbia (anche se è d'oro), ma col tempo il rapporto così gestito - incasellando l'altro in ruoli e atteggiamenti diversi da quello che è veramente o desidera ardentemente - porta dritti dritti alla 'sonnolenza' … al capolinea. a fragilità e la fallibilità umana restringono la possibilità di trovare un partner “perfetto” o di esserlo completamente noi stessi … non esiste assolutamente in nessun campo sociale o settore umano la perfezione ... la quintessenza! Se riusciremo ad amare senza condizioni, ad “accettare” le debolezze del nostro partner e a concentrarci sulle sue qualità, pur sbottando quando è necessario, più probabilità avremo di risolvere qualsiasi problema o conflitto … guai però rinunciare alla propria unicità, ai propri desideri e passioni, al principio fondamentale della propria identità! Costruire e nutrire un rapporto che duri tutta la vita richiede molta consapevolezza di sé, molto impegno e una buona dose di malleabilità. La capacità di dare e quella di ricevere, l’impegno di arrivare a equi compromessi, permetteranno di evitare sensi di colpa e risentimenti che potrebbero rovinare o distruggere il rapporto.
essun rapporto, nemmeno il più felice, è privo di battibecchi e di conflitti genuini … guai rinunciarci; è possibile risolverli più facilmente se si svilupperà una buona capacità di comunicazione, si riuscirà ad esprimere in tempo reale e con calma il proprio disagio; solo in questo modo si possono evitare in futuro di accumulare rancori e rabbie ingestibili … produrre rapporti esplosivi! Per poterlo fare si deve primo di tutto stabilire una solida base di “dialogo” con il partner (mantenendo sempre viva la propria identità … mai in funzione o all'ombra di questo o quell'altro). E’ importante sentirsi liberi di esprimere le proprie preoccupazioni personali nel momento in cui sorgono, prima che si trasformino in problemi davvero importanti, in un male irrimediabile (questo non significa che dall'altra parte sia comunque tutto accettato o condiviso). Nel rapporto è fondamentale essere sempre se stessi … evitare comunque di voler essere qualcun altro o desiderare di trovarsi da un'altra parte! Cercare di sviluppare un modo di pensare non pessimistico e, soprattutto, guardare realisticamente le situazioni in maniera lucida prima che le discussioni comincino.
iscutere le cose con calma. Cercare di usare empatia, capire anche il punto di vista del partner, in modo da facilitare la possibilità di un compromesso ragionevole e salutare … esprimersi sempre e comunque! Non è soltanto ciò che si dice che influenza la capacità di comunicare, ma anche il tono di voce, l’espressione del viso, i gesti, i movimenti costituiscono segnali non verbali e, soprattutto, indizi che rivelano momenti di sconforto profondo, sentimenti che allontanano e non avvicineranno mai nessuno (mutismi, silenzi esagerati e colpevolizzanti sono sempre i più difficili da gestire per chi ha perso la propria identità) … modi di fare che, prima o poi, faranno deragliare. Risulta, quindi, fondamentale, stare attenti con una certa sensibilità ai segnali di questo tipo trasmessi dai vari interlocutori incontrati sia nel mondo sociale sia nel regno affettivo. “Pretendere” di esprimersi con chiarezza, in modo tale da incoraggiare la comunicazione più lineare e vantaggiosa possibile, è fondamentale per entrambi. Quando i problemi sembrano insormontabili, bisogna comunque ricordare che si ha sempre la possibilità di scelta tra azioni ed atteggiamenti che possono facilitare, in maniera più o meno adeguata, la gestione della situazione.
Vademecum
per contenere i danni dell'indifferenza, gestire i conflitti
relazionali, uscire da quella freddezza che divide, allontana e
separa a lungo andare la coppia ... “tentare” di alleviare la
sofferenza che minaccia il futuro del rapporto.
mettere
di ripensare continuamente al passato, perché scatta il senso di
colpa, è un passo importante se non fondamentale nel gestire
inizialmente le varie difficoltà relazionali. Ancorarsi a tutti i
costi ad un tempo pieno di ricordi negativi, colmi di risentimento,
rimorso, rimpianto e rivalsa significa ritagliare un pezzo del
passato, isolarlo dalla complessa e tenebrosa massa di un tempo che
non c'è più e farlo rivivere nel mondo dell'attualità. Il passato
è passato non lo si può più ritoccare, modificare, infioccare o
correggere: è
un tempo in cui si annida la disistima e il giudizio di valore che
diamo a noi stessi creando infelicità.
Quando ci si lascia, ovvero in una separazione, è importante usare
parole univoche, chiare, decise e precise, nel salutarsi, nel darsi
la mano, nell’addio; se
si ha una posizione oscillante,
se
si è indecisi, ambigui, titubanti o possibilisti per un ritorno sui
propri passi, un eventuale rigurgito di fiamma, il partner potrebbe
fare i suoi viaggi fantastici, aggrapparsi a strane fantasie, ad
elementi inesistenti o intravedere la possibilità di riappacificarsi
e, quindi, non avere la chiara consapevolezza che tutto è
definitivamente chiuso … finito
(è
importante prendere atto che la coppia non esiste più, che si è di
fronte solo a polvere e macerie … cenere!).
Anche rivedersi frequentemente può essere controproducente: si
illude, si mescola il dolore e fa aumentare la dipendenza (la
sofferenza viene legata a quelle cose che eventualmente si dovevano
fare e non fare … così il dolore non lascia scampo, non abbandona
nemmeno per un attimo, si amplifica).
ei momenti difficile, poi, guai isolarsi: è
nel momento dell’abbandono che si ha soprattutto bisogno di un
sostegno, di essere ascoltati
(gli
eroi solitari, quelli tutti di un pezzo, sono destinati ad
incancrenirsi e vivere nel dolore, nella sofferenza).
I figli del divorzio, inoltre, hanno un “potere”
incredibile, possono avvicinare o allontanare non solo i vecchi
membri della coppia, ma anche i nuovi entrati. I
bambini, dopo eventuali separazioni, possono entrare in confusione,
regredire a tempi passati più felici (se
ci sono stati oppure inventarli di sana pianta),
diventare irritabili e dipendenti.
Senza una guida ferma e decisa possono diventare “diabolici”!
Alcuni si sentono soli, depressi ed abbandonati, sviluppano sintomi
psicofisici e incontrano difficoltà nei rapporti di amicizia. ltri
invece, i più grandicelli, per far fronte a questo malessere, fanno
esperienza di droga, alcol e sesso. Molto spesso, dopo la
separazione, i genitori hanno notevole difficoltà ad accettare la
relazione tra il figlio che amano e il coniuge che hanno smesso di
amare. Quello che importa è non litigare in presenza del figlio,
usare sempre la massima sincerità e, soprattutto, non usarlo come
arma per la battaglia in corso. E’ necessario rassicurarlo che
entrambi i genitori, nonostante la rottura, continueranno ad amarlo:
il
benessere dei figli dipende da quanto un padre e una madre sono
disposti a lavorare insieme in maniera costruttiva e sincera.
itornando
al tema principale, possiamo dire che quando
siamo presi dal vero amore è impossibile non accorgersene, girarsi
dall'altra parte o ignorarlo: dal profondo dell'anima si sprigiona
una forza incredibile (quasi Hulkiana), energia pronta all’uso, una
vivacità intrattenibile, una frenesia ingestibile per incontrare,
sentire, annusare come un cane da tartufo l'altro, vederlo anche per
qualche secondo, un solo attimo ... si percepisce una gran voglia di
fare, di fare nuovamente, ancora fare e poi FARE di nuovo, nessuno
riesce a fermare questa energia, questo fuoco, scaturito dal vero
amore; quando si ama davvero, anche se questo sentimento non sempre è
eterno, non ci si allontana mai, perché quel rapporto elettrizzante
è davvero speciale, attrae, unisce; sono
sempre gli ideali, le aspettative e le varie illusioni a
condizionare, a ingabbiare e a spegnere il reale vigore del rapporto;
se la coppia, invece, viene forgiata in un ambiente “malsano” o
“paludoso', costruita su fondamenta fragili, d’argilla, il
rapporto diventa un “incastro” di debolezze, incertezze,
insicurezze e fragilità;
un rapporto poi ripetitivo,
banale, noioso, senza vitalità, può “sprofondare” nella
solitudine da un momento all'altro ... predisporre all'addio
definitivo! Non dimentichiamo che l'amore, quello vero e genuino,
esercita un'attrazione magica, e, qualche volta, può portare alla
“follia” … infossarsi nel mondo del sospetto e della paura
perché si teme di perdere il controllo, di essere completamente in
balia di forze oscure.L'unione
di due esseri è una delle situazioni più complicate che la natura
umana abbia mai escogitato ... messa in piedi, in giro, con caratteristiche e in forme diverse, in tutto il mondo;
non
sappiamo però, a tutt’oggi, quanto malignamente e, soprattutto, a
chi spetta il “privilegio” di questa “opera” a volte
benefica, ma spesso anche tanto crudele, che non fa sconti a nessuno.
Attenzione
però a non lasciarsi influenzare da quei luoghi comuni, da visioni
sterili, pessimistiche e occasionali perché la capacità d'amare, al
di là delle varie posizioni culturali e religiose, rimane sempre uno
dei più grandi e preziosi doni dell'umanità. Ci
sono coppie in cui i singoli individui hanno spazi propri, crescono
autonomamente, portano vivacità, slancio, creatività e interessi
individuali all’interno del legame rendendolo frizzante, gioioso,
creativo e pieno di fantasia (osmosi).
ale struttura, essendo costituita da soggetti liberi ed autonomi, ma
sorretta dallo scambio reciproco, diventa più solida, creativa, vera
e profonda. Un
simile rapporto, quindi, all’insegna del dialogo e travolto dalla
passione, altro non può che alimentare autostima, benessere e
felicità.
Essendo una coppia libera, creativa e aperta nessuno mai cercherà di
sopraffare l’altro per omologarlo ai propri gusti, a etichette
sterili, a sentimenti e comportamenti predefiniti … quando
si è felici e soddisfatti
NON
si
cercheranno territori diversi, MAI altri pascoli per brucare “erba
fresca”!
Altri legami, invece, atrofizzati, apatici, aridi e spenti, tenuti in
piedi da pregiudizi, dinamiche “arroganti”,
annullano completamente l’unicità dei suoi componenti (simbiosi):
si
è convinti di non poter far niente, di poter esistere senza l’altro.
Individui che - oltre
a mancare di una buona base e di una solida identità
- si rivelano incapaci di gestire scelte libere e autonome. Vuol dire
semplicemente impoverire o annullare completamente se stessi, perdere
lentamente la propria identità, sacrificare buona parte delle
risorse individuali a favore dell’altro … una
storia che, ostacolando le vibrazioni del cuore, non solo boicotta i
sentimenti, ma anche l'umore in profondità.
In questo caso specifico, si può dire, paradossalmente, che la
stabilità del rapporto viene realizzata a patto che entrambi i
membri svalutino i propri saperi, le proprie capacità e abilità, in
modo tale che ciascuno non possa fare a meno dell’altro; lentamente
si viene a formare una relazione logora, scadente, banale, scontata,
piena di scorie, di “scarti” reciproci, tenuta insieme
dall’attaccamento, dalla dipendenza e dall’abitudine … dalla
paura di restare soli.
In questa atmosfera, domina la sensazione di incompletezza e di
essere in balia degli eventi, si gira a vuoto e si convinti di non
avere i pezzi giusti: si
diventa “interi”, “funzionanti”, “completi”, solo
attraverso l’unione e il sostegno dell’altro.
'
davvero un bel guaio vivere in funzione degli altri!
In
realtà si crede di ritrovare nel partner le figure di riferimento
della propria infanzia, così come sono state percepite e vissute
quando si era piccoli e indifesi.
Riproponendo tali sequenze, tale film - tentativo
maldestro di anestetizzare un passato pieno di mortificazioni e di
delusioni
- si chiede all’altro di correggere gli errori e di “risolvere”
o “spegnere” quel
malessere che i personaggi
“primitivi”,
magari in buona fede, hanno inflitto loro. Se la simbiosi è spinta
agli estremi non crea solo forme di dipendenza patologica, ma rende
il rapporto una polveriera, basta un non nulla per scatenare timori,
gelosie e forti sospetti. Una tensione penosa che prima o poi sfocerà
in eclatanti e raccapriccianti fatti di cronaca nera. Ai
voglia di dire dopo il “fatto”, attraverso interviste
estemporanee a vicini, ad amici e parenti, che era buono,
disponibile, un po' riservato, taciturno, ma rispettoso … dentro
però il vulcano era attivo, pieno di magma infuocato, cenere e
lapilli (rabbia, rancori) … se non già in eruzione da veccia data!
Tutte queste privazioni e mortificazioni - accompagnate
sempre dalla sensazione di non valere niente, di non meritare nulla e
di non essere degni d’amore
- scatena nell’individuo un bisogno continuo e drammatico di
conferme che, ovviamente - essendo
controllato da un desiderio
insaziabile
- cercherà incessantemente nell’altro attenzione, considerazione,
calore ed affetto … all’infinito,
perché nessun essere umano è in grado di colmare quel vuoto
profondo, esistenziale, quell'amore mai ricevuto. Un
fenomeno che accade spesso tra un marito invasivo e una moglie
succube (in
questo periodo storico è più rara la formula tra moglie dominante e
marito succube ... ma pare si stia recuperando qualche punto a favore
della prima figura);
in questo modo è uno solo ad assumersi ogni responsabilità. Sembra
una relazione apparentemente inossidabile che, però, alterna in chi
è gregario un continuo malessere latente, dato dal disertare
costantemente se stesso … il
ritornello è molto semplice,
tanto,
cosa vuoi mai, posso stare tranquillo, ci pensa tutto lui ...
l’altro!
osì
senza
l’altro ci si sente persi, con l’altro però pare di non esistere
… ma,
ironia della sorte, è proprio quando non si ha più “bisogno”
dell’altro che comincia la vita … la vera relazione.
L’imposizione
prima o poi, lo sappiamo, paga dazio, avvelena il rapporto e lo
riduce in una rissa psicologica.
La
relazione simbiotica, infatti, riscontrabile anche nel quadro clinico
depressivo, blocca la crescita individuale, soffoca l’entusiasmo e
ostacola completamente l’evoluzione della coppia.
Un simile rapporto stagnante, sorretto da questi atteggiamenti che
non potranno mai rasserenare nessun orizzonte psichico, costringe i
membri della coppia a vivere nel tormento e, soprattutto, con un
senso di precarietà infinito;
immerge in una bolla di disagio strisciante togliendo ad essi
spontaneità, vitalità ed energia … rende spenti, inutili, stanchi
e svuotati. Ricorda,
cambiare gli altri è sempre un’operazione rigida, ostinata ed
inutile … porta allo sfinimento, alla malattia fisica e psichica! A
volte il timore della solitudine è talmente forte che spinge a
percepire un rapporto soddisfacente anche quando in realtà non ha
più nulla di vivace da offrire, da dare;
le
relazioni sbagliate e pesanti comunque mettono a tappeto chiunque,
rendono più fragili, promuovono musi lunghi, conflitti, disistima,
litigi e incomprensioni, aumentano a dismisura dubbi, insicurezze e
distanze … spazzano via iniziativa, creatività, entusiasmo e
passione.
ltri
temi degni di particolare attenzione che ruotano attorno al mondo
tragico o fantastico dell'unione -
che
silenziosamente
possono
tormentare,
allarmare,
agitare e tenere di notte svegli con gli occhi sbarrati a guardare le
travi - sono:
gelosia,
“sbandamenti” improvvisi, ardore “raffreddato”, paura
dell'abbandono e, per alcuni, terrore di un eventuale, se pur remoto,
tradimento … un
pensiero che, lentamente, prende corpo e si trasforma in ossessione.
L'infedeltà, che sia vera o immaginata, è un demone da non
sottovalutare mai perché non solo può arrivare all'improvviso e
scardinare completamente l'assetto sentimentale, ma soprattutto,
proprio perché non fa sconti a nessuno, rende il rapporto difficile
e complicato ... ricambia
con una vita davvero difficile ed “indigesta” per chiunque;
uno spettro che quando farà la sua apparizione di colpo, si
presenterà sulla soglia di casa bussando alla porta con una certa
insistenza e drammaticità, allora sì che saranno guai, giorni bui e
dolorosi. Questa espressione, spesso, un po’ per paranoia, un po’ per
scaramanzia e un po’ per scherzo, era l’augurio ai novelli sposi
formulato da amici buontemponi e birbaccioni per tenere su di giri
l'atmosfera del momento nuziale. In pratica, si intendeva affermare che,
volenti o nolenti, per quanto bene, passione e momenti fantastici ci
fossero nella coppia, il “demone”
capriccioso dell'infedeltà prima o poi avrebbe fatto la sua
comparsa.
' un tema che in certi periodi dell'anno, come ad
esempio l’avvicinarsi delle vacanze - fatte
di notti trasgressive e galeotte
- può tormentare non poco, diventare più insistente, ossessivo,
terrorizzare parecchie coppie … mettere
a dura prova anche le relazioni più collaudate, solide e stabili; è
estate e per i “trafficanti” d'amore tutto e lecito, ogni cosa,
nella gioia o nel dolore, è possibile, si può facilmente
concretizzare!
Anche se la religione condanna il “tradimento”
(non
desiderare la donna d’altri … non commettere adulterio)
e la morale, per non farsi mancare proprio niente, lo mette
all’indice, tale azione in amore, invece, per molti, non solo è
una esperienza stimolante che “incuriosisce”
parecchio, gradevole ed invitante, ma anche di grande attualità e
sempre più di moda ai giorni nostri …
a
prescindere e in barba alle varie 'pandemie' del momento!
Il
codice morale, quindi, nonostante i vari anatemi e curiose barricate,
pare non abbia nessuna presa sul tradimento … su questa piccola
“frode”, per certi modi di pensare e secondo determinate culture, non è
niente altro che una necessità, un modo per sopravvivere ... un fare
del tutto “innocente”. Le recenti ricerche in materia ci hanno
ormai tolto ogni certezza:
nessuno
conserva il proprio partner per tutta la vita, tutte le creature del
mondo, prima o dopo, inciampano in qualche peccatuccio (R. Dunbar).
a
scappatella pare non abbia confini, non conosca limiti, avvenga ad
ogni età, in ogni fascia sociale e culturale.
Mille o forse più sono i pensieri nascosti dietro tale creatura
“trasgressiva”,
questa
figura fantasiosa e curiosa dell’amante … per
alcuni, un 'nutrimento' fresco e nuovo che stimola il desiderio,
accende il fuoco della passione senza limiti e barriere.
Non
solo voglia di libertà e di nuovo, ma anche ritrovare le profonde
passioni ormai dimenticate, le attenzioni perdute, verificare la
propria virilità e l’indiscutibile avvenenza.
Dalla notte dei tempi, in amore, si è infedeli e si continua, per
quanto possa sembrare strano,
ad essere fedigrafi (sempre
Robin Dumbar).
Pare che questa attività, secondo alcuni studi scientifici ben
accreditati, non risparmi nessuno. Sembra, infatti, sempre secondo
questo sondaggio statistico, che un’alta percentuale di persone,
chi più chi meno, nel corso della loro vita, almeno un paio di
volte, abbia inciampato in qualche lieve trasgressione ... in
una breve
scappatella
coniugale.
In passato il tradimento era forse più pericoloso, nascosto e
peccaminoso; recentemente, invece, secondo la teoria della coppia
aperta e disinvolta, con i vari mutamenti sociali, viene interpretato, a livello
coniugale e non, come un segno di libertà, di risanamento
relazionale e conflittuale ... inequivocabile
emancipazione personale e della coppia.
Un tempo per l’uomo tradire era indice di buona salute e, quindi,
poteva vantarsene tranquillamente (vedasi
il film “Maschi contro femmine” di F. Brizzi: il donnaiolo Diego
colleziona indumenti intimi delle sue “vittime”, infinite
conquiste nazionali ed internazionali per confermare, più a lui che
agli altri, la sua virilità.
Più trofei portava a casa più aumentava la sua virilità). Tanto
tempo fa, inoltre, alla moglie, che scopriva l’inghippo, era solo
concesso di perdonare e rimettere insieme i cocci silenziosamente ...
sistemare
in fretta e furia quel che restava della coppia.
In un clima di questo tipo la donna che tradiva invece doveva essere
solo cacciata … messa
alla gogna.
olitamente era il maschio che, proprio per il suo narcisismo, si
faceva beccare in flagranza, mentre la donna, spesso, più sensibile,
astuta e attenta, riusciva ad occultare in maniera veramente sapiente
l’infedeltà. Dopo
il 'patatrac' rimane comunque una questione in sospeso:
dirlo
o non dirlo ... sembra il titolo di una tragedia shakespeariana, ma
non è così.
Il problema non è tanto, portarlo sul tavolo della verità, della
discussione, confessarlo o meno, ma quello che potrebbe scatenare:
accende
diffidenza, rivalsa, sospetti, persecuzioni, suscita gelosia,
aggressioni brutali ... l’orgoglio va letteralmente in frantumi
(se
la coppia non ha più niente da condividere o spartire non ha nulla
da perdere, può anche andar bene informare l'altro dell'accaduto …
può diventare una buona opportunità: per guardarsi liberamente
attorno e scoprire, finalmente, piacevoli sensazioni e nuovi
soddisfazioni … mettere a fuoco ciò che non funziona).
Difficilmente c’è un responsabile, l’infedeltà non è mai
imputabile esclusivamente a quel personaggio, ad un solo partner, c’è
qualcosa che non va nella coppia e il tradimento ha la finalità, la
funzione, di rimescolare le carte, di preparare le basi per una
revisione del rapporto … ricreare,
se questo è possibile, serenità, dare una buona spinta e una nuova
vitalità, ad una relazione sentimentale con poche speranze, oramai
tossica, spenta e magari già al capolinea (sembra
paradossale ma è risaputo da tempo che molti rapporti funzionano
meglio dopo un piccolo smarrimento … dopo un tradimento banale,
poco impegnativo!).
Se non esistono più stimoli soddisfacenti uno dei due comincerà a
manifestare un certo malessere aprendo, in tal modo, la valvola
dell'insofferenza, dell'apatia e della malattia sia fisica sia
emotiva: inizia
il
deserto, una lenta crisi devastante.
Se si verifica la “scappatella”
vuol dire che quel rapporto è privo di vitalità, passione e non fa
più perdere la testa, almeno ad uno dei due. Quando in una coppia
non c'è più coinvolgimento, scarsa eccitazione, ci sono troppi
tabù, la vita diventa una vera prigione: è
inevitabile, quindi, che si desideri evadere … inoltrarsi in altri
territori più “fertili” e “colorati”!
Non lo si può negare, essere traditi è davvero doloroso e
destabilizza l’intero psicosoma, ma è anche vero che spesso si
rivela fondamentale nel processo di crescita e nell’evoluzione
della coppia. I sensi di colpa, l’angoscia della perdita e
dell’abbandono poi rendono la vita familiare un vero inferno.
L’infedeltà
pare che abbia, per molti, in qualche modo una funzione terapeutica,
fa bene alla salute:
i
malesseri generali scompaiono
(mal
di testa, mal di pancia, mal di schiena, quei tratti depressivi
fastidiosi che da un po’ di tempo erano presenti e insistenti, se
ne vanno così di colpo … si diventa improvvisamente sani come
pesci),
il
cattivo umore lascia il posto all’entusiasmo e alla felicita,
mentre l’ansia svanisce lasciando spazio alla voglia di costruire e
di fare. Uscire da quelle regole fastidiose e noiose ha, infatti, un valore
terapeutico indiscutibile se le abitudini di coppia stanno spegnendo
lentamente l’entusiasmo relazionale, l'unione … scuote
la
vita e non solo quella a due.
Il bisogno di tradire comunque può anche indicare nuovi percorsi, un
tentativo di ritrovare le attenzioni che si sono affievolite nel
tempo, per sentirsi compresi, coccolati, per riaccendere la fantasia,
per risvegliare l’eros che l’abitudine ha assopito e appiattito:
permette
di evadere dalla “routine affettiva” in cui, spesso, un rapporto
di lunga durata ingabbia - seppur per certi versi in un contenitore
d'oro - entrambi i partner … e tutto quello che sta attorno.
Il bisogno di piacere, di sentirsi apprezzati, ben piazzati e
affascinanti, di essere ricercati, è un'altra vera molla che spesso
fa scattare l’infedeltà. Tutto ciò, dopo vari anni di convivenza,
di solito le reciproche attenzioni diminuiscono, l’erotismo si
anestetizza parzialmente e soprattutto la donna può percepire di non
essere poi, con la sua cellulite in aumento, così tanto desiderata;
attualmente però tale paura non è più prerogativa femminile, anche
l'uomo ne risente parecchio di non essere ricercato, considerato e
apprezzato … e
non solo a livello di aspetto interiore, ma soprattutto quello
esteriore! La
donna ferita nella sua vanità è spinta a provare a se stessa di
avere ancora parecchio e indiscutibile sex appeal, si apre quindi a
nuovi mondi, a territori sconosciuti, ad altre attenzioni, a sguardi
e lusinghe fino a che scatta e si concretizza quell'importante gesto
elettrizzante e coinvolgente da tempo solo pensato, magari meditato a
lungo in silenzio, finalmente si respira una boccata di aria fresca
… ci
si abbandona al “birbaccione” di turno … alle lusinghe della
relazione extraconiugale.
In questo modo, il fedigrafo, oltre ad evadere dal focolare
domestico, sempre uguale e banale, può trovare la conferma di non
aver perso fascino, carica, passione e seduttività …
significa
che si è ancora in grado di dare e ricevere amore …
che
si è ancora vivi!!!
er
l’uomo, invece, la molla che fa scatenare una piccola - grande o
breve trasgressione è, spesso, il desiderio di vedere riconfermata
la sua grandiosità, potenza, forza e virilità giovanile, in modo
tale che, al bel Narciso,
nessuna donna, in tempo reale, possa resistergli.
Dovendo concludere parzialmente la discussione su questo argomento
piuttosto delicato, singolare e sempre strettamente personale, è
importante precisare che nessuno ha il diritto di suggerire di
tradire o di non tradire qualcuno, quanto piuttosto di impegnarsi
magari a riflettere, sull'evento sociale, sulla ricerca dei motivi
che hanno spento e ingabbiato la grande passione amorosa.
Continuando a descrivere gli elementi che in qualche modo allontanano
le coppie, possiamo dire che anche gelosia (ossessiva
e morbosa)
può spingere uno dei partner ad “inciampare”,
uscire dall'impegno a suo tempo assunto,
o
favorire una veloce scappatella.
Una unione, infatti, basata sulla persecuzione, sul sospetto e sul
controllo del partner, oltre a creare irrequietezza e mortificare lo
spirito libero, costringe l'altro ad evadere, lo fa scivolare
lentamente verso i sotterfugi, il tradimento: avvelena
irrimediabilmente, man mano che passa il tempo, la quiete familiare,
il rapporto a due.
opo
un gesto di questo tipo, ovvero dopo il tradimento, comunque, si
dovrebbe ritornare insieme solo se la nuova esperienza è stata utile
per entrambi, ha prodotto nuove riflessioni, portato vantaggi
importanti, ha reso più attenti, curiosi, attivi e vivaci; in breve,
la nuova situazione, fa battere il cuore come la prima volta, stimola
altre visioni interessanti, sollecita momenti gradevoli e intriganti,
mette nuovamente brio … rende quel rapporto “rivisto” più
interessante, stuzzicante e avvincente. Basta rancori, illusioni,
meschinità, aspettative inutili, vittimismo, rivalse; recuperare un
legame ormai logoro e in mille pezzi significa mettere insieme
piccoli frammenti sbiaditi, incollare un “amore” spento, banale,
insulso, fragile e inaffidabile. Per
qualcuno, questo modo di pensare potrebbe produrre sbigottimento o
turbamento, se non grande irritazione, affermando, senza mezzi
termini, che “E' facile fare i bulli con le “cosine” degli
altri” … altri, magari, potrebbero usare termini più coloriti,
un'espressione più triviale come si usa oramai in questi tempi!
Niente di più vero! Ma è possibile cambiare o rimettere a posto una
trasgressione di questo tipo, una esperienza simile già consumata?
Certo, forse non la si doveva concretizzare, ma il fatto è già
avvenuto e, quindi, non è più possibile rimettere le cose come
erano prima del “fattaccio”; se c'è ancora qualcosa di buono nel
rapporto, se ci sono ancora gli ingrediente giusti forse è
l'occasione buona per rendere il legame ancora più solido e
proficuo. Ricorda, quando si va a “brucare” nei pascoli adiacenti
ai propri territori oramai aridi, privi di colore, vuol dire che
qualcosa da tempo nella coppia si era spento o raffreddato, si era
smarrito il senso dell’avventura, si era perso il gusto della
conquista … allora, proprio per non "ammalarsi" nel corpo
e nella mente, il corpo intero per ripristinare l'equilibrio, ci
viene incontro, cerca altrove ciò che manca nella relazione … una
strategia, anche se impulsiva, che aiuta a sopravvivere.
Contrariamente
a convinzioni piuttosto diffuse e rigide, la fedeltà non è un atto
d’amore eterno, tantomeno una garanzia di controllo o di possesso
su l’altro, non deve mai essere un dovere, ma una profonda
sensazione interiore, un gesto spontaneo che segnala ancora fuoco
sotto la cenere e, quindi, metterebbe sullo sfondo il desiderio di
cercare altri orizzonti appetitosi, altri pascoli interessanti,
apparentemente più invitanti; in realtà, alcune “immagini” o
certi desideri di conquiste amorose passerebbero in seconda
posizione, inosservate, non sarebbero per niente interessanti;
diversamente, se la relazione fosse un sacrificio, diventerebbe una
prigione che fa solo danni alla coppia e, soprattutto, a se stessi e
tutto ciò che ruota intorno … studio, lavoro, amicizia, tutto ciò
che è sociale. Spesso
il tradimento può essere “suggerito” dalla smania del “nuovo”
perché il “vecchio” non attrae più, non coinvolge, non stimola,
non interessa, non stupisce per nulla; passione ormai spenta, una
relazione stanca che toglie la linfa vitale, ogni risorsa spirituale,
un rapporto infelice in cui l’abitudine e la noia ci sono - forse
in abbondanza - ma si è scarsi di tutto il resto, leggerezza,
entusiasmo, sguardo ammiccante, apertura, lusinghe, seduzione,
slancio, creatività, fantasia ed erotismo compreso. ’infedeltà è un’esperienza complessa, a volte fa sentire meno
soli, altre volte permette di riprendersi i propri spazi, smarriti
nel tempo, in una relazione banale e priva di sapore, ma soprattutto
smuove qualcosa all'interno, nell'anima, trasforma, fa sentire VIVI,
permette di uscire dalla routine affettiva deludente, dalla
disattenzione, dalla noncuranza e dall’indolenza del partner:
può scardinare false certezza e cattive abitudini, mette in primo
piano i propri bisogni emozionali insoddisfatti.
Non
dobbiamo dimenticare che ogni “avventura” di questa portata, al
di là della sua più o meno brevità o astuta “programmazione”,
è sempre un segnale evidente di incertezza, sofferenza, di
insicurezza e di vuoto nella coppia, un’infelicità spinta da un
modo di vivere il rapporto troppo scontato, idealizzato, stagnante,
distratto, annoiato, monotono, ripetitivo, costrittivo e limitativo:
una
relazione in cui non si sta più a proprio agio perché è carente di
attenzioni fisiche e affettive … si è semplicemente soli, in mezzo
a tanta gente!!!
a
“scappatella” solitaria o ripetuta, allora, non solo può
smantellare quella facciata sociale imposta, fuori luogo e sofferente
-
che
serve solo a tenere in pugno, controllare, gestire l’anima e la
società
- ma anche sconvolgere quel solito modo di amare, liberare tutta
l’energia soffocata, rivedere un rapporto logoro ed invecchiato,
diventare una strategia inconscia per liberarsi da schemi
sentimentali rigidi, tradizionali e sempre uguali; alla
fine della corsa può essere anche un modo per sentirsi più
desiderabili, fare qualcosa di diverso, stimolare il piacere della
conquista, sperimentare nuove sensazioni e stati di innamoramento
travolgenti che risvegliano desideri insoliti, sprona a guardarsi
intorno, risolleva lo sguardo dalla rassegnazione, sviluppa infiniti
interessi, riaccende passioni intense e profonde … sollecita ad
essere più “presentabili”, più impegnati, attenti e curati per
se stessi non per gli altri;
riconferma
la propria individualità, ravviva i rapporti, lascia forti,
seduttivi e sereni.
In
breve, fa “esplodere”, saltare, correre, urlare e cantare a
squarciagola: trasforma, rende entusiasti, spensierati, ottimisti e
rinnovati;
fa trascorrere momenti davvero FELICI,
scioglie improvvisamente quei legami che impediscono di vivere in
maniera semplice, allontana da quei rapporti strani e complicati in
cui da tempo si è ingabbiati. RICORDA,
la vita non chiede mai che le si volti le spalle, SAPPILO
bene,
solo con una buona autostima, una adeguata realizzazione di se
stessi, una giusta dose di consapevolezza, serenità ed indipendenza
è possibile decidere se “giocare”
al vero amore o restare in “panchina”
… entrare in scena come comparsa o finalmente come primo attore.
Piccola
curiosità: “Corna o non corna”.
a lo
sapete perché si usa questa espressione, ovvero quella/o ha le
corna, riferendosi ad un tradimento? La saggezza mitologica ci
facilita, ancora una volta, il compito di spiegare questa curiosa
locuzione. Tutto cominciò a Creta molto tempo fa. Si
racconta, infatti, che Pasifae, moglie del re Minosse, una notte si
oppose all'invadenza e all'aggressività amorosa del marito:
ai
suoi desideri irruenti del corpo.
Con questo rifiuto ella non solo offese il re nel suo orgoglio, ma
anche Afrodite (dea dell'eros e della bellezza … Venere per i
romani) che per punizione la condannò a diventare ninfomane:
dipendente
completamente senza nessun riguardo dal sesso.
Minosse, allora, preso dalla vergogna per questo suo comportamento
"eccessivamente
libertino",
la costrinse a vivere in un luogo lontano dal palazzo e abitato solo
da donne. Pasifae, però, non si perse d’animo, per gestire tale
maleficio o meglio soddisfare questo suo bisogno insistente ed
intenso desiderio erotico negato dal Sire, si mise all’interno di
un manufatto di legno a forma di mucca e si fece legare nella “giusta
posizione” affinché il toro potesse fare il “resto”… fu
proprio da questo singolare connubio, da questo rapporto illegittimo
che nacque il famoso Minotauro.
Questa notizia scandalosa - anche senza nessuna connessione a
internet - volò velocemente alle orecchie dei sudditi che non
persero tempo a ricordare a Sua Maestà questo insolito tradimento
con un gesto delle mani: le
corna.
Ecco
come riaccendere il desiderio
l
“piacere” non ha età e poiché ha profonde radici biologiche -
appartiene anche al mondo istintuale - è un’energia vitale e
multiforme che accompagna l’essere umano per tutta la sua
esistenza. Il ruolo principale dell’eros non è solo quello di
sentirsi eccitati, belli, attraenti e interessanti per gli altri, ma
anche quello di sviluppare una adeguata fermezza, uno sguardo deciso,
sicuro e, soprattutto, autostima: una
perfetta fusione tra “baldanza”, felicità e salute … ormoni
che in silenzio attivano la crescita e rendono vive alcune aree
cerebrali rendendole più forti e resistenti.
Da sempre, però, le lamentele, i capricci e i conflitti
onnipresenti, ostacolano la manifestazione di questi impulsi, tendono
ad oscurare la coppia; un fenomeno che si presenta sulla scena in
maniera spesso silente, e riveste diverse forme e funzioni, compresa
quella istintuale. L’erotismo e l’amore fisico col tempo possono
perdere “vigore”
e fascino, non solo di intensità, ma anche di interesse:
una sessualità che si spegne, si impoverisce lentamente,
gradatamente senza tanto rumore. I giochi erotici sempre uguali, man
mano che passa il tempo, se persistono, possono diventare
stereotipati e privi di emozioni. Con
quella originale, ben tenuta e lubrificata macchina sessuale giovane
tutto sarebbe possibile, ma il poco entusiasmo, l'assenza di
fantasia, la quasi inesistente eccitazione, la prevedibilità, la
profonda svogliatezza e la scarsa voglia, conducono i partner, il più
delle volte, a cancellare la sessualità dal quotidiano.
In questo modo l’eros rischia di smarrirsi in quei viottoli poco
illuminati da un desiderio freddo e meccanico, di perdersi e
spegnersi completamente nel labirinto del banale, del troppo
scontato, da quel rituale noioso e sempre uguale.
er risvegliare la
gioia, riprendersi in mano la felicità e godere dei suoi benefici -
ovviamente senza insegnare niente a nessuno perché la vita sessuale
si basa sempre su esperienze soggettive ed individuali che sfuggono
completamente alla razionalità - occorre sempre “contare” sulle
proprie reali risorse, sulla propria “natura”, sulla propria
fantasia, ovvero quel mondo frizzante soggettivo che abita dentro
ogni persona (creatività,
magia erotica, immagini, fantasia, suggestioni, mistero, desiderio,
passione).
Se sotto la cenere cova ancora il fuoco passionale, per risvegliare
l’eros assopito e ribaltare alcuni comportamenti soffocanti, non
sono necessari grandi manovre o interventi particolari e ingegnosi,
ma, a volte, piccoli, semplici e sinceri aggiustamenti quotidiani …
gesti
davvero sentiti.
Un’attività sessuale povera o insoddisfacente non favorisce solo
una vita infelice e piena di tensioni, ma è sempre un sintomo
importante di malessere diffuso che rema contro la saggezza
psicofisica in generale.
e la sessualità è stanca e demotivata,
vuol dire semplicemente che l’energia vitale è agli sgoccioli, al
capolinea, in riserva, l’eros non fa più “perdere
la testa”
e non si è più in sintonia con il corpo (attraverso
il corpo si sperimentano nel tempo presente le sensazioni, il
piacere, la mente però con i suoi pensieri spazzatura può
boicottarlo, ostacolarlo nelle sue manifestazioni più importanti,
nella sua vera e profonda espressione naturale … significa essere
presenti a se stessi!).
Uno dei fattori che addormenta o spegne lentamente la fiamma del
desiderio è l’eccesso di familiarità. A forza di condividere ogni
cosa, di non avere nemmeno un proprio spazio di libero movimento, un
piccolo segreto, porta dritti, dritti a un rapporto simile a quello
tra amici, simile a un abbraccio tra fratelli e sorelle:
finisce per diventare in qualche modo troppo ripetitivo, piuttosto
scontato, sempre uguale, alquanto “familiare”.
Il segreto dell’attrazione e dell’erotismo è invece quello di
vedere l’altro con occhi curiosi e diversi; in
breve,
creare
il più possibile un’atmosfera distesa e serena, carica di eventi
entusiasmanti, colma di eccitazione, piena di brio, fantasia e
passione.
Anche l’assenza di conflitti e di litigi, spesso, non è indice di
unione felice. Tale fenomeno, contrariamente a quello che si pensa,
segnala la mancanza di intimità e, soprattutto, di coinvolgimento …
indica
il più delle volte un profondo distacco!
I battibecchi sono indispensabili per conoscersi, basta non
oltrepassare i limiti e non calpestare gli altri … andare oltre,
esagerare!
I
rancori e i malumori, sempre presenti in qualsiasi ménage, se
esteriorizzati però in tempo reale, permettono di chiarire da subito
certi legami conflittuali, i rapporti di coppia tesi, di comprendere
posizioni diverse e di conseguenza, le ripicche ESPRESSE e chiarite
in tempo reale difficilmente tengono a distanza il partner sotto le
lenzuola.
Non è raro, infatti, che dopo un’animata discussione scatti una
bramosia, il desiderio dell'altro, una profonda eccitazione sessuale,
libera, spontanea ed intensa. Un
altro atteggiamento “sbagliato”, che potrebbe portare dritti a
spegnere l’eros senza accorgersene, è proprio quello di ripetere
le solite azioni e inseguire i rituali fissi. I
gesti che accompagnano una certa dose di svogliatezza e stanchezza,
tolgono sempre all’atto tutte le magie erotiche e fantastiche: lo
stesso giorno, la stessa atmosfera, lo stesso abbigliamento, lo
stesso ambiente e luogo potrebbero infastidire, nuocere, raffreddare!
utto ciò può essere rassicurante per chi è dotato di una certa
rigidità mentale, non vede di buon occhio la sessualità perché
teme di perdere il controllo, ma l’abitudine rende il sesso
lineare, piatto, riscaldato, privo di ingredienti erotici, annulla il
mistero, la fantasia e la spontaneità; in breve, sacrifica il vero
piacere per un immagine troppo banale, controllata e ripetitiva. Non
essere mai se stessi, cavalcare eccessivamente l’onda della moda,
seguire dei ruoli ideali portano inevitabilmente a snaturare
l'istinto, la vera carica erotica. Assecondare continuamente il
partner ed elargire eccessivamente una finta generosità rende il
gesto sofisticato, fa covare un profondo sentimento di ostilità.
Ogni cosa deve essere condivisa perché nel sociale e, soprattutto,
in amore i troppi “sacrifici”
portano ad un malessere diffuso, stress, frustrazioni,
insoddisfazione e a insanabili conflitti (si cova silenziosamente
aggressività). Proprio perché la perfetta sintonia è
irraggiungibile tra i due partner, l’atto della mediazione risulta
fondamentale per la serenità della coppia. Tale
intesa, tuttavia, non deve creare squilibri che soffocano il libero
movimento, spontaneità, passione e desideri: se non si condividono
certe 'fantasie' bisogna imparare a non girarsi dall'altra parte,
poter dire di no quando è necessario.
Spesso è radicata la convinzione, soprattutto nel maschio, che la
sessualità coincida e si esaurisca con il “gesto”
completo. Niente di più sbagliato, l’eccitazione è molto più
complessa. L’eros è un qualcosa di fenomenale, coinvolge tutti i
sensi, i “contorni”, scatta per sottili stimoli sublimali e
amplifica tutte le sensazione: carezze,
occhiate, attesa, immaginazione, fantasia, complicità e,
soprattutto, i giochi di sguardi preparano il terreno al massimo
piacere … guai lasciarsi pilotare dai pensieri, guidare o
influenzare dalla ragione!
ncora una volta, per chiarire questa esposizione chiediamo aiuto
alla cultura mitologica. Vivevano molto tempo fa, in una località
alquanto remota, un re e una regina con le loro tre figlie. Le due
maggiori, molto graziose, presto si maritarono e se ne andarono di
casa. La più piccola di nome Psiche
pur essendo bellissima, stupenda in ogni sua parte e con tutte le sue
cosine al posto giusto non riusciva a trovare nessuno che la
chiedesse in sposa. Era bella, ma talmente bella e perfetta che
chiunque posasse gli occhi su di lei rimaneva incantato a
contemplarla, convinto di avere di fronte un qualcosa di
irraggiungibile: una
divinità immortale.
La gente ben presto, anche al di là del mare, cominciò a chiamarla
Dea, ed in breve tempo si diffuse la voce che quella “divinità”
fosse venuta sulla terra per aiutare i più deboli e stare tra i
mortali. Spesso giungevano forestieri ad adorare tale grandiosità e
supplicarla con infinite lusinghe e devote preghiere solo di vederla
e di baciare il selciato sul quale aveva posato i suoi piedi nudi. I
sovrani ne erano lusingati, ma poiché Psiche
si sentiva sempre sola e infelice e non le mancava di aspetto
assolutamente nulla, desideravano che ella fosse una ragazza come
tutte le altre, trovasse marito come le sorelle. La Dea della
bellezza e dell'amore Venere, per i romani e Afrodite per la
religione greca, fremendo di sdegno, perché il popolo trascurava il
suo santuario per venerare Psiche,
decise di mettere fine a questa offesa: chiamò a “palazzo” suo
figlio. Amore,
Cupido per i romani e Eros per i greci,
tutto indaffarato a girare il mondo armato di saette, ferendo al
cuore con frecce d'oro uomini e dei. Al fanciullo disse. “Figlio
mio, sono costretta a dividere onori che spettano solo alla mia
divinità con una fanciulla che usurpa il mio titolo e il mio nome.
Devi aiutarmi.
Mi darai una mano, vero, a vendicarmi?”.
Ma certamente, assicurò il figlio con un sorriso baldanzoso e
birichino.erò,
anche te mamma, come puoi perderti in simili sciocchezze, vuoi dirmi
come può competere con te una semplice mortale?
Quello
zufola con la conchiglia in tuo onore, questo ti presenta una
specchio perché tu possa contemplare la tua splendida bellezza,
altri attendono impazienti di trascinare il tuo occhio sul mare, da
secoli tutti cantano e danzano intorno a te
… non ti
preoccupare,
ti aiuterò
comunque ad avere giustizia.
Mi sento frastornata e ferita, insistette ancora una volta la
divinità imbronciata e offesa nel suo intimo. Dai, ti prego, prendi
dalla tua faretra la più appuntita delle tue frecce e colpisci a
fondo il cuore di Psiche,
facendola innamorare dell'ultimo tra gli uomini: quello
più povero, scialbo e malandato in salute.
E va bene! Farò
come tu mi chiedi, perché il tuo viso triste fa male anche a me.
Ma le cose non andarono affatto come la Dea desiderava, perché il
figlio, sceso sulla terra, trovò la fanciulla che piangeva tutta
sola e in silenzio, come la più infelice delle creature e anche lui
trovandola
così perfetta e bella se ne innamorò immediatamente.
Continua ...
ntanto
il re, vedendo che nessun pretendente si faceva avanti per maritare
la figlia, incominciò a pensare che qualcuno dall'alto avesse fatto
il malocchio, preso ad odiarlo e, temendone risvolti tragici, mandò
un messo a interrogare l'oracolo di Apollo, che così rispose: “O
mio sire, presto avrai un genero che non è nato da comuni mortali,
ma si libra nell'aria con grande abilità, come una libellula, e con
le sue frecce minaccia uomini e dei, senza avere pietà per alcuno”.
Il responso addolorò grandemente i genitori ed il popolo tutto. Nel
palazzo e per le vie della città non si faceva altro che compiangere
la sorte della bellissima Psiche;
qualcuno aveva già intuito che non si poteva sfuggire alla sorte
assegnata a ciascun mortale, non era possibile disubbidire al comando
divino! La “cerimonia” tra sospiri, lamenti e pianti finalmente
terminò; come d'incanto Psiche
si trovò all'interno di un palazzo grandioso, bellissimo, fatto di
perle e diamanti, edificato con arte divina; tutto luccicava: colonne
immense d'oro, lampadari di cristallo e ceramiche preziose ovunque.
La giovane si sentiva frastornata, ma nel contempo ben servita,
accudita e rassicurata dalle ancelle invisibili. La notte era giunta
oramai al suo colmo e nel palazzo incantevole ogni lume si era
spento, quando Psiche
sentì nella stanza da letto un leggero, leggero, quasi
impercettibile, fruscio … divino. Per nulla intimorita chiese: sei
tu, marito mio?”.
Sono
io, mia adorata sposa, rispose Amore (lo
sposo di Psiche).
Il tono era così gentile, pacato e melodioso che la fanciulla si
sentì rassicurata, immediatamente tranquillizzata. Ma
perché è così buio caro?
Con grande dolcezza Amore
sussurrò “Ssst!”, la zittì, stringendola forte, forte tra le
sue braccia possenti … con gesto delicato e amorevole, ma nel
contempo rassicurante, deciso e sicuro.
u non devi vedermi, non è
venuto ancora il momento giusto. Rimasero stretti e abbracciati tutta
la notte, fino a che non comparvero le prime avvisaglie dell'aurora;
poi improvvisamente si alzò in volo, se ne andò via, senza farsi
sentire, lasciando Psiche
immersa nel sonno ristoratore. Le notti si susseguirono colme di
ardore, di massimo piacere, di grande gioia e immensa felicità …
una passione davvero infinita! Durante
il giorno la fanciulla rimaneva sola con le sue invisibili ancelle,
in attesa del ritorno di Amore, ad aspettare che scendesse la sera e
riabbracciare il suo amato.
Psiche
e Amore
nel frattempo, tra passione e follie notturne, si isolarono dal resto
del mondo. Le sorelle però che avevano spesso guardato con invidia
la bellezza di quelli che oramai tutti chiamavano dea, si misero alla
sua ricerca per prelevarla, salvarla a loro dire, da un marito feroce
e crudele. Il Dio, che come ogni divinità sente e vede tutto,
avvertito per tempo, disse alla sua amata: “Le
tue sorelle hanno saputo di te, presto verranno a trovarti”. Forse
ti faranno molte domande, ma tu non spiegare nulla, non dire alcunché
ti prego … altrimenti la nostra grandiosa passione svanirà.
Psiche
allora rispose: “Non capisco. Perché desideri che non dia loro
nessuna spiegazione, potrebbero pensare che io stia male o peggio
ancora sia morta e, quindi, potrei consolarle dal loro infinito
dolore.
Non posso spiegarti, tesoro mio. Sappi, però, che se non mi
ascolterai, molte cose cambieranno e ne avrò un grande dolore … da
questa vicenda trarrò un'immensa sfortuna e un grande disagio. Ogni
tuo desiderio è un ordine per me, gioia mia, lo sai pure: non
dirò assolutamente nulla di noi due, del nostro immenso amore, della
nostra profonda passione e infinita felicità.
Così
disse Psiche, ma poi, quando si ritrovò di nuovo sola nel palazzo
deserto, cominciò a sospirare, fu presa da un profondo turbamento
spirituale, da alcune riflessioni importanti.
Sono sepolta viva in un carcere d'oro. Non posso vedere nessuno,
neppure in viso il mio sposo. Ed ora le mie sorelle verranno ad
abbracciarmi e io dovrò restare ferma, immobile, sorda alle loro
premure. Quando scese la notte, Amore
la trovò con gli occhi gonfi e pieni di lacrime. Come mai sei in
questo stato, la rimproverò dolcemente. Come
posso essere contenta?, ribatté Psiche. Tu arrivi quando è buio, e
non mi permetti nemmeno di vederti. Poi mi dici che le mie sorelle mi
cercano e quando mi troveranno mi imponi il silenzio, di far finta di
non sentirle neppure.
Fermati!
Non così, Psiche. Io non t'impongo nulla, non ti metto in catene. Io
chiedo soltanto, finché le cose non si saranno sistemate, di avere
un po' di pazienza, ma tu sei libera di fare quello che vuoi (cercare
un compromesso con le divinità per questa singolare convivenza ...
aspettava il momento opportuno per ottenere il permesso di giacere
con una mortale).
Allora lascia che veda le mie sorelle e che tutti sappiano che io
vivo qui felice e contenta con il mio sposo.
scolta, Psiche:
ti chiederanno di me, faranno in modo che tu possa vedere il mio
volto, ma se lo farai, mi perderai per sempre.
Vorrei morire non una, ma mille volte, piuttosto che perderti, marito
mio. Io ti amo lo sai, anche senza conoscere il tuo volto. Se le mie
sorelle, vorranno sapere di te, ebbene, mi inventerò qualcosa, non
temere. Amore
cedette alle preghiere dell'adorata sposa e le “permise” di
incontrare le sorelle. Psiche
allora andò loro incontro con un bellissimo e accogliente sorriso.
Sono
qui, beata e felice, non soffrite per me, lasciate che vi abbracci.
Le sorelle incredule e sbigottite si ricredettero: allora
il mostro non ti ha divorata?
Ma che dite mai, eccomi, vedete bene che sono felice, serena, in
ottima forma e perfetta salute. Su entrate, non esitate, Psiche
offrì alle sorelle ogni ben di dio e tutto ciò che desideravano …
cose comunque non terrene, mai viste prima. E questa non fu cosa
“buona” perché le sorelle si ingelosirono ancora di più, non
solo delle sue forme perfette e bellezza invidiabile, ma anche della
sua ricchezza materiale, e così cominciarono ad istillare dubbi sul
suo sposo. Raccontaci, dai, subito. Com'è
lui Psiche, dai diccelo, com'è veramente.
Bellissimo, ah di una natura incantevole, a me piace un mondo intero,
non riesco a darmi pace della sua attenzione, premura e passione. E'
bellissimo!!! Ma adesso dov'è, lo possiamo vedere? E' difficile
anche per me trovarlo a casa durante la giornata. No, non lo vedrete
mai. Mentre Psiche,
nella notte, confidava allo sposo la sua gioia, le curiosità e le
insinuazioni terribili da parte delle sorelle, lentamente il demone
del sospetto
fermentava dentro di lei. Attenta Psiche
non fidarti di loro, ammonì ancora una volta Amore.
Verranno di nuovo ben presto a cercarti, e vorranno convincerti a
vedere il mio volto. Ma te l'ho già detto: se
lo farai, mi perderai per sempre.
Sì, sì, sì, dovresti ormai sapere che la tua fiducia in me è ben
riposta, replicò, ancora una volta e un poco spazientita Psiche.
Ma le cose purtroppo non andarono proprio così … per il verso
sperato. Psiche
si lasciò convincere dalle sorelle a scoprire i lineamenti e
l'aspetto di Amore,
insinuando che fosse un mostro, un demone sanguinario. Furono
talmente insistenti e convincenti che alla fine Psiche
decise di seguire il loro consiglio.
una bella notte, appena Amore
si addormentò, accese la lampada per vedere il suo viso: meraviglie
delle meraviglie, era bellissimo, Psiche rimase a dir poco
pietrificata.
Ma ecco che in un momento di disattenzione una goccia di olio
bollente cadde dal lume sulla spalla del Dio. Amore
si svegliò con un grido di rammarico e, sfuggendo all'abbraccio di
Psiche,
si librò rapido nell'aria.
Che hai fatto?, domandò rattristato e contrariato, perché non mi
hai dato ascolto, hai voluto vedermi? Mi riconosci ora?
ono Amore.
Ormai, a questo punto, posso dirti una cosa importante. Mia madre,
Venere, mi chiese un giorno di punirti per la tua indicibile
bellezza, condannandoti al matrimonio con il più spregevole ed
inutile dei mortali. Però, quando ti vidi, io ti volli tutta per me;
e saremmo stati felici, se tu non avessi prestato orecchio alle
menzogne delle tue invidiose e perfide sorelle. Avrei trovato modo,
te l'avevo promesso, di rendere la nostra unione gradita ai celesti,
se tu mi avessi amato così, come ero realmente. Ma, adesso che sai
chi hai sposato (un
Dio, un immortale),
mi hai perso per sempre:
mia madre non mi permetterà mai di avere come moglie una creatura
mortale che gareggia in splendore con lei.
Addio, Psiche,
mia adorata Psiche.
La storia continua, ma per il nostro lavoro, per i nostri scopi sono già sufficienti questi brevi passi, dobbiamo fermarci qui. Se qualcuno comunque è
interessato ad approfondire il mito lo può trovare in vari racconti.
Il Dio infatti compare nell'Eneide, nella Metamorfosi di Ovidio e
nell'Asino d'oro di Apuleio. Ma perché ho citato questo racconto,
che cosa ci vuole insegnare questo mito. Il mito ci dice
semplicemente che testa e cuore, ragione ed amore, non vanno per
niente d'accordo, anzi i pensieri tendono a “corrodere” la parte
viva e naturale di questa breve “follia”. L'amore, infatti,
essendo un sentimento “irragionevole”, come è già stato
sottolineato più volte, non ama la ragione … men che meno i
pensieri rigidi e contorti … bisogna lasciarsi andare!!! Cosa c'è,
quindi, di più capriccioso, folle, meraviglioso, grandioso e
salutare del vero innamoramento?
opo
questa breve escursione, rientriamo nel pieno dell'argomento, nel
solco del tema principale. Un altro ostacolo che può mettere in
difficoltà la coppia è la pudicizia e la vergogna nei confronti del
partner (timori
di avere difetti fisici o di non avere tutte le “cosine” al posto
giusto, chiusura verso la scoperta, toccamenti e atti).
n questo caso è indispensabile ristabilire una buona confidenza col
proprio corpo perché questi sentimenti oltre a costringere il
soggetto a privarsi di alcune naturali e benefiche pratiche erotiche,
segnalano una forma di inibizione invalidante che nasce da un
profondo giudizio morale, di valore. Giunti al termine di questo
articolo, si può affermare, senza timore di smentita, che il sesso
non è solo una importante forma di linguaggio, di comunicazione tra
esseri viventi, ma arricchisce a livello emotivo, fa star bene e
mantiene in perfetta salute … è il farmaco più potente che esista
in commercio. E' un linguaggio indispensabile per comunicare con se
stessi e l'altro, sentirsi realizzati, non solo nella coppia, ma
anche come singolo individuo libero, in sintonia col proprio mondo
sociale. Godere appieno la vita significa poter vivere liberamente
fino in fondo anche questi preziosi momenti. Chi vive l’amore,
sesso compreso, è più sereno (non
ha mal di testa, come diceva la cultura medica di un tempo!),
sa gioire dei propri successi e, perché no, anche di quelli altrui,
vede le cose sotto un aspetto più sereno, creativo ed evolutivo. Il
sesso è sempre un mezzo di conoscenza, di incontro con se stessi e
l'altro. Non si tratta semplicemente di accarezzare, toccare l’altro
o di guardarlo, sentire l’odore e il calore della sua pelle, ma
anche scoprire le forme nascoste in profondità e, soprattutto, i
suoi misteri. Attenzione, però, si può toccare l’altro anche per
farne una preda, catturarlo e vincolarlo alle proprie voglie, si può
frugare con mano fugace il corpo “sudato” o sedurlo con ingegnosi
indugi o trucchi; si può spiarlo nella sua intimità, sorprenderlo,
catturarlo, ingannarlo, “spegnerlo”.
I gesti dell’eros,
comunque, nonostante una somiglianza apparente, hanno sempre una
diversa eloquenza; al
di là dell’aspetto fisico, come pura espressione carnale, sguardo,
fantasia e carezza, evocano una personalità che senza il corpo
rimarrebbe spenta, inespressa (mente
– corpo ancora una volta entrano in campo in maniera compatta ...
indivisibile).
In questo incontro libero da pregiudizi e vincoli morali, il mondo di
ciascuno diventa trasparente, scioglie ogni ostacolo o barriera. In
questo modo il piacere non è la semplice soddisfazione sessuale o,
magari, chiusura egoistica su se stessi ma, piuttosto, espansione
della personalità di ciascun protagonista. Esiste
inoltre una stretta relazione tra sessualità e cibo. Il cibo,
infatti, ancora una volta, ha un forte impatto energizzante su mente
e corpo; è
un potente tranquillante naturale, produce endorfine, calma e,
soprattutto, distende la durezza dell'animo e, nel contempo, le menti
agitate (non
è raro che quando questa attività risulta carente, manca il sesso,
ci si butti sul cibo).
Mangiare non è solo una necessità fisiologica, ma appaga i sensi,
quindi calma, distende, dilata, porta piacere … rende
più euforici, ma può infliggere anche qualche senso di colpa in più.
ibo e eros sono da sempre un binomio molto forte: chi
è avanti con l’età, spesso tende a compensare una scarsa attività
sessuale esagerando con il cibo (hanno
la stessa localizzazione cerebrale e gli stessi ormoni).
Vanno sempre a braccetto, sono parenti stretti, in quanto hanno molto
in comune, anche se spesso la loro convivenza non è sempre la
migliore; entrambe le attività servono a socializzare, rappresentano
dei piaceri intensi e, soprattutto, sono a portata di mano, sempre
disponibili a costo zero
(facilmente abbordabili e disponibili nella dispensa … basta solo
allungare la mano e prendere ciò che si vuole a prezzi modici).
Ma
cosa lega tra loro erotismo e alimentazione?
Se prendiamo in esame la dipendenza alimentare come la bulimia,
queste due realtà, tra loro, non sono poi così distanti. Il
soggetto affetto da bulimia infatti è un po’ come un “ninfomane
della dispensa ... alimentare”
e segnala come in queste situazioni estreme (patologia
alimentare),
la bocca zona erogena per eccellenza e il cibo si carichino di
valenze che vanno ben oltre la loro funzione naturale.
’attacco di
fame di chi soffre di bulimia ha un forte significato simbolico:
riempire
un vuoto affettivo, placare tensione, agitazione e ansia.
Nell’adolescenza questi soggetti possono avere una sessualità
inesistente, ma nell’età adulta l’eros può emergere in maniera
frenetica e compulsiva simile, appunto, ad un attacco di fame.
angiare, cibo, dieta, alimentazione corretta, apparire bene, stare
in quella taglia, dimagrire, e ancora dimagrire sono, a volte,
pensieri terribili, tenuti insieme da un sottile filo di apprensione;
palpitazioni favorite e rinforzate da un continuo bombardamento dai
media senza scrupoli; argomenti poi dominanti, che entrano a gamba
tesa nei nostri discorsi quotidiani, soprattutto nell’avvicinarsi
delle vacanze e della prova “costume da bagno” … essere
appetitosi, avere una discreta immagine erotica … apparire bene ed
essere presentabili sessualmente!
Il
rapporto tra alimentazione e sessualità è stretto e profondo: sono
le più importanti fonti energetiche alle quali l’individuo attinge
la sua forza.
noressia
(sessualità
inesistente … in questa patologia alimentare è un'attività
completamente assente)
e bulimia due manifestazioni estreme nel rapporto sbagliato con il
cibo.
Da una parte il rifiuto totale, fino alla denutrizione e, molto
spesso, all’autosoppressione, dall’altra l’estrema difficoltà
a controllarsi, il bisogno di ingozzarsi di qualsiasi cosa, salvo poi
vomitare tutto per il terrore di ingrassare. In
entrambe le situazioni, comunque, quello che il soggetto si nega è
il piacere del proprio corpo, perché la conseguenza delle patologie
alimentari si concretizza in un’immagine fisica che perde, per
eccesso di magrezza o viceversa di enorme zavorra inutile … adipe.
In pratica, come i due estremi sessuali, la frigidità/ninfomania,
così come le due espressioni “difettose”
alimentari bulimia/anoressia.
La bulimia
pare infatti impersonare una figura arrendevole, dipendente e
oppressa, incapace di negare e di negarsi; l’anoressica
al contrario, è una tragica immagine, una strana figura che appare
“autosufficiente”,
che con il forte controllo di se stessa domina ogni tipo di necessità
… desiderio, passione, la vita completamente. In
realtà, i problemi alimentari hanno come rovescio della medaglia i
disturbi sessuali.
Di tutto ciò, ovvero di questa confusione tra il mondo della
sessualità e cibo, possiamo trovare conferme in altri campi.
l
linguaggio parlato, i modi di dire ad esempio, ci aprono uno scenario
davvero significativo in cui è possibile trovare associazioni
importanti tra aspetti erotici e alimentari:
“Ti mangerei di baci”,
forse è l’espressione più comune, sia per grandi sia per piccini.
L’associazione inoltre tra prodotti alimentari e parti anatomiche
collegate al sesso si perde nella notte dei tempi (frutto
del fico ... la mela, cacciata dal paradiso, stretta relazione tra
cibo e sesso; uccelli, pisello, fava).
Come dire che la libido che ci governa può rivelarsi un nutrimento
importante al pari (se
non più)
di ciò che ingeriamo dalla bocca … da
quel prezioso e interminabile distretto corporeo erogeno (apparato
digerente tutto compreso).
Due modi di nutrirci dunque: uno
transita attraverso la materia, l’altro scaturisce da una fonte più
profonda di energia
(endorfine).
Per capire meglio questa affermazione è sufficiente riportare la
propria memoria ai primi innamoramenti, che fanno sentire forti e
carichi di energia. Anche praticare il sesso in maniera soddisfacente
riempie di felicità, voglia di vivere e, sicuramente, fa dimenticare
la stanchezza quotidiana.
ome
nel cibo si è trascinati dal gusto o dominati dalle voglie, anche
nel sesso c’è modo e modo di viverlo (a seconda del periodo
evolutivo: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia … junior,
senior la fanno da padroni):
con
irruenza, disinvoltura, dolcezza, affettività, fretta, passività.
Esiste una sessualità focosa in cui la parola d’ordine è
immediato … tutto
e subito.
Un’irruenza esplosiva molto veloce che altrettanto in fretta si
volatilizza … svanisce. Questo soggetto, con tratti collerici, è
incline ad eccessi di attività sessuale, salvo a trascorrere periodi
di apparente apatia o totale indifferenza. L’immagine che evocano
questi soggetti è quella di impressionanti fuochi d'artificio oppure
di un rudimentale arnese come un lanciafiamme, con i suoi bagliori
improvvisi, ma che cessano bruscamente subito dopo l'inizio. C’è
poi una sessualità con tendenza a svolazzare da fiore in fiore,
brucare continuamente in altri pascoli, ovvero un soggetto che ama
spaziare in giro, soffermandosi solo il tempo necessario per
concludere e riprendendo il volo non appena ha il sentore di un
legame duraturo. Anche il modo di alimentarsi può fornire alcuni
elementi conoscitivi sulla sessualità di un soggetto. Mangiare in
fretta, non assaporando e gustando il cibo, probabilmente mostra la
stessa modalità nell’attività amatoria (ejaculatio
praecox).
Chi invece assapora e si gusta il cibo evidenzia la stessa passione
nel sesso, gode e si lascia avvolgere da tutte le sensazioni corporee
senza censurare le emozioni che esse provocano … possono far
emergere.
n antico proverbio latino recita: “Senza
Bacco (vino)
e Cenere (cibo),
si raffredda Venere (amore).
E infine una piccola curiosità … “Frullato
energizzante”
da assumere un paio d’ore prima dell’attività in questione:
frullare
insieme un bicchiere di latte, un cucchiaio abbondante di germe di
grano, una banana media e, senza esagerare, miele di acacia …
un
beverone che, se assunto con continuità, potrebbe essere d'aiuto,
togliere qualche volta dagli impicci!
Quando
la coppia soffre è utile chiedere aiuto a persone qualificate e
abilitate per questo tipo di supporto specifico …
non siamo nati per soffrire, ne oggi, ne domani!
Quando
l’amore non è governato da una forte attrazione, gioia,
divertimento, sorriso, desiderio e curiosità il rapporto è sotto il
controllo dell’insofferenza silenziosa, dominato da qualche
piccolo dispettuccio meschino e offuscato da continui rimpianti …
l’amore deve scuotere ma, soprattutto, infiammare, se non
“bruciare”, sciogliere completamente i pensieri spazzatura!
Pari sì, ma Differenti ...
are
che in un regno remoto dell'Europa ci sia ancora una curiosa usanza in grado
di mettere a nudo un certo rapporto relazionale, verificare in anticipo il destino di ogni coppia …
la
longevità del rapporto con una discreta precisione … qui, in
questo luogo montano, pare, si sia in grado di giudicare con certezza
il futuro dell'unione!
Orbene, i due fidanzatini, prima di sposarsi, vengono condotti in un
bosco dove c'è un enorme albero, un abete bianco per la precisione,
abbattuto da poco per rendere ancora più interessante ed impegnativa
la prova. Ai due promessi sposi viene data una sega con due enormi
manici e la consegna di segare completamente il tronco. Tale
prova ha lo scopo di verificare non solo la resistenza degli
operatori, ma anche il loro affiatamento, fino a che punto sono
disponibili a cooperare, se sono adatti per condurre insieme una vita
in comune.
Trattandosi, infatti, di una singolare prova collaborativa tra i
futuri sposini, un compito assegnato a due soggetti, se non c'è
sintonia, accordo e armonia tra loro, ognuno cercherà di controllare
l'altro, di rallentare o tirare dalla propria parte lo strumento in
questione; in
questo modo, alla fine,
oltre
a sfinirsi dalla fatica, non si concluderà un bel nulla.
Anche se uno dei due vuol fare tutto da solo e l'altro lo lascia
fare, si impiegherà molto più tempo e, alla fine, solo il
'dominante'
sarà sfinito ... l'altro, comunque, pur non avendo mosso un dito, sarà completamente madido di sudore!
Tutto
ciò, per alcuni,
sarà
anche un gioco stravagante oppure un bizzarro e curioso passatempo,
ma questi contadini, forse senza saperlo, hanno centrato il senso del
fenomeno in questione, ovvero mettono in evidenza - in primo piano -
attraverso questo interessante gesto folcloristico, che la
cooperazione è fondamentale, se non indispensabile nel portare
avanti un progetto insieme sia individuale, sia sociale: il
pre - requisito più importante per iniziare una vita in comune …
perlomeno cominciare bene, non avere nessuna nube minacciosa sulla
convivenza iniziale. In tempi passati, questa storia, da subito,
appena letta, non solo mi aprì nuovi orizzonti, ma mi indirizzò,
per i suoi importanti e ricchi contenuti sociali, verso un'analisi
didattica adleriana ... tecnica che ancora oggi utilizzo, rendendo
più scorrevole e sensibile il percorso terapeutico; un'esperienza
fantastica che segnò sia il mio futuro professionale sia la mia vita
emozionale.
Al di là di questa singolare usanza semplice, ma pare molto
efficace, per verificare la solidità coniugale, l’unione
comunque di due esseri è una delle situazioni sociali più
complicate che la natura umana abbia mai escogitato, messa in giro
per il mondo con regole diverse; non
è possibile comunque sapere, a tutt’oggi, quanto questo fenomeno
associativo sia stato “impiantato”, realizzato con naturalezza
oppure diffuso con pura “malignità” nelle varie società.
rbene,
tornando alle dinamiche relazionali del rapporto a due, ci sono
coppie in cui i singoli individui hanno spazi propri, crescono
autonomamente, portano vivacità, slancio, creatività e interessi
individuali all’interno del legame rendendolo interessante,
frizzante, gioioso e pieno di fantasia (osmosi).
Tale struttura, essendo costituita da soggetti autonomi e
indipendenti, non sorretta da vincoli di facciata - tenuta
in piedi da uno scambio reciproco e libero
- diventa più solida, spontanea, naturale, vera e proficua per
entrambi i soggetti. Un
simile rapporto, quindi, all’insegna del dialogo, gestito da una
certa autonomia e dalla libertà di poter scegliere e decidere
liberamente, senza ovviamente essere lesivi verso nessuno, altro non
può che alimentare autostima, benessere e felicità.
Essendo una coppia libera, fantasiosa, creativa e aperta ad ogni
esperienza non ha bisogno di sofisticazioni, di imitare, di mettersi
alla prova, di cavalcare l'onda della moda, cercare di mettersi sotto
i riflettori con una comunicazione dominante ed invadente, perché
nessuno mai cercherà di sopraffare l’altro per omologarlo a gesti,
sentimenti e comportamenti predefiniti.
Altri
legami, invece, atrofizzati, banali, insulsi, aridi e spenti, tenuti
in piedi da compromessi, da dinamiche “capricciose” e
superficiali, annullano completamente l’unicità dei componenti
(simbiosi):
si
è convinti di non poter esistere senza la presenza dell’altro!
Individui che - oltre
a mancare di una solida identità
- si rivelano incapaci di gestire scelte libere e autonome. Vuol dire
impoverire o annullare completamente se stessi, perdere lentamente la
propria identità, sacrificare buona parte delle risorse individuali
a favore dell’altro … una
storia che non solo blocca e spegne la coppia in ogni sua parte, ma
non fa vibrare nemmeno più il cuore di entrambi.
Si può dire, paradossalmente, che tale presunta “robustezza”,
“stabilità”
del rapporto viene realizzata a patto che entrambi i membri svalutino
le proprie capacità, in modo tale che ciascuno non possa fare a meno
dell’altro; un
modo di fare che conduce al capolinea, crea una relazione
sfilacciata, sbiadita, logora e scadente, mantiene in piedi un
rapporto banale, scontato, pieno di annullamenti, di soppressioni,
di “scarti” reciproci
… alcuni
suoi pezzi sono tenuti insieme solo dalla dipendenza,
dall’attaccamento e dall’abitudine.
In questa atmosfera, domina la sensazione di incompletezza, di valere
poco e di essere in balia degli eventi, si gira a vuoto, si teme di
essere incompleti, convinti di non avere mai le proprie cose al posto
giusto: si
diventa “interi”, “funzionanti” e “completi” solo quando
c'è lui o lei, solamente attraverso l’unione con l’altro.
In realtà si crede di ritrovare nel partner le figure di riferimento
della propria infanzia, così come sono state vissute quando si era
piccoli e indifesi. Riproponendo tale film - tentativo
maldestro di anestetizzare un passato pieno di mortificazioni e di
delusioni -
si chiede all’altro di correggere gli errori e di “risolvere”
il malessere che quelle figure di riferimento, magari in buona fede,
hanno inflitto loro … ma,
alla fine, pur sforzandosi, possono offrire solo ciò che hanno in
dotazione ... che hanno, a suo tempo, ricevuto.
Se la simbiosi è spinta agli estremi non crea solo forme di
dipendenza patologica, ma rende il rapporto una polveriera, pronta ad
esplodere da un momento all'altro, basta un non nulla per scatenare
timori, gelosie, forti sospetti e una profonda ostilità.
Una tensione penosa che spesso, prima o poi, sfocerà in “risvegli”
improvvisi … a,
volte, purtroppo, in eclatanti e raccapriccianti fatti di cronaca
nera.
Capita spesso, infatti, dopo un “gesto”
agghiacciante,
attraverso interviste estemporanee a vicini, amici e parenti di
sentire dire che, pur essendo un personaggio riservato e il più
delle volte in disparte, era buono, disponibile e rispettoso, sempre
accomodante e per nulla scontroso; all'interno
però il vulcano era attivo, dentro scorreva un fiume di magma
infuocato, cenere e lapilli (rabbia, rancori), se non già in
eruzione da tempo!
Tutte queste rinunce, privazioni e mortificazioni - accompagnate
sempre dalla sensazione di non essere considerati e degni d’amore
- scatena nell’individuo un bisogno continuo di conferme e
rassicurazioni che, ovviamente, cercherà incessantemente nell’altro
… all’infinito,
perché nessun essere umano sarà in grado di colmare quel vuoto che
viene da molto lontano.
n fenomeno che accade spesso tra un marito invasivo, ambizioso e
morboso, e una moglie succube (più
rara la formula tra moglie e marito);
in questo modo è uno solo ad assumersi ogni responsabilità, di
pilotare il rapporto … la coppia. Sembra una relazione
apparentemente inossidabile che, però, alterna nella “comparsa”,
in chi è gregario, un continuo malessere latente, dato dal
rinunciare, disertare costantemente se stesso; la
formula non solo è molto chiara e semplice, ma può essere nel tempo
un alibi per il proprio immobilismo: “Tanto ci pensa lui ...
l’altro” … sarà sempre l'altro comunque il responsabile di
ogni cosa!
Senza
l’altro ci si sente persi, ma con l’altro pare di essere una
'comparsa teatrale', di non esistere. E'
proprio quando non si ha più “bisogno” dell’altro che comincia
la vera relazione importante! … quella genuina, fantastica,
creativa.
L’imposizione prima o poi, lo sappiamo, paga dazio, avvelena il
rapporto e lo riduce in una rissa psicologica, a battibecchi senza
senso e a una guerriglia interminabile. La relazione simbiotica,
infatti, riscontrabile anche nel quadro clinico depressivo, blocca la
crescita individuale, soffoca l’entusiasmo e ostacola completamente
l’evoluzione della coppia. Un simile rapporto stagnante, sorretto
solo da questi atteggiamenti che non potranno mai rasserenare nessun
orizzonte psichico, immerge i membri della coppia in una bolla di
disagio e malessere strisciante togliendo ad essi spontaneità,
vitalità ed energia … rende
svogliati, inutili, stanchi e svuotati ... “malati”!
Gabbie
e catene non aiutano a conservare l’amore, mantenere relazioni
stabili e durature. L’erotismo “osmotico”, inoltre, a
differenza di quello “simbiotico”, è un fenomeno spontaneo e
naturale, una scarica benefica che coinvolge entrambi e ogni cosa:
spirito,
mente e corpo, con i loro mediatori chimici lavorano in profondità e
prevengono le malattie.
Un felice rapporto con la sessualità non solo allunga la vita ma è
sempre garanzia di benessere perché aumenta le difese immunitarie; è
importante sorprendersi, riconquistarsi: realizzare
almeno per una volta una cosa in piena libertà, in cui ci sia
impegno, convinzione e spontaneità e, soprattutto, che sia solo
nostra: un nostro prodotto esclusivo!
Riconoscere un certo feeling (attrazione sessuale) è un fatto di
istinto e non di testa (vedasi
il mito di “Eros e Psiche”):
ascoltare le proprie emozioni significa calarsi nel mondo delle
emozioni, “accendere il cuore”; la rabbia invece non espressa
(distruttiva) e la noia profonda sono le cause principali del
malessere di coppia. Ricorda,
cambiare gli altri è sempre un’operazione ostinata ed inutile! A
volte il timore della solitudine è talmente forte che spinge a
percepire un rapporto soddisfacente anche quando in realtà non ha
più nulla da dare, da offrire …
le
relazioni sbagliate e pesanti mettono all'angolo, buttano al tappeto,
rendono più fragili, istigano ai conflitti, promuovono litigi e
attivano incomprensioni, aumentano a dismisura dubbi, insicurezze e
disistima … con l'osmosi, quindi, si è pari e si scambiano in ogni
momento le proprie esperienze, cose buone e cose meno buone, gioia e dolori, ma si rimane sempre unici ... “differenti”!
Ardore
e “fiamme” … amore sotto il solleone
i
sono periodi dell'anno che mettono, se non in pericolo, a dura prova
la coppia … tengono il rapporto su di giri, in tensione, in
allarme, in una condizione di continua precarietà. L’estate, ad
esempio, non è soltanto la stagione in cui si ha una funzionalità
metabolica migliore, un'attività fisica di vigorosa intensità,
completamente diversa rispetto ai momenti freddi, un periodo più
caldo dell’anno o il momento di vacanza più desiderato dai
lavoratori, ma anche un momento di intense e incontrollabili
passioni.
na stagione piena di fermento, di vitalità, che favorisce
una discreta produzione ormonale, se non “eccessiva” per alcuni;
spinge a ritrovare se stessi e cercare l'altro in modo più libero,
sfacciato e spontaneo, senza tanti preamboli, scrupoli e zavorre
mentali; con pochi “indumenti” addosso, poi, diventa più facile
lasciarsi andare, relazionarsi, trovare “complici” occasionali.
Tutto avviene in breve tempo, gli impulsi sessuali si presentano con
una certa prepotenza e i sensi, smarriti, senza nessuna briglia,
scoppiano improvvisamente travolgendo le persone in pochi istanti.
Per alcuni è il momento giusto per provare emozioni nuove: amori
che fanno la loro comparsa all’improvviso con insistenza,
aggressività e divampano come un gigantesco falò estivo su una
spiaggia d'agosto.
Questa grande passione si può esprimere con la stessa rapidità ed
intensità di un fulmine a ciel sereno, lasciando emergere quelle
componenti emotive “addormentate”,
segregate, imprigionate, tenute a debita distanza e sotto controllo
durante il resto l’anno … assopite
da troppo tempo! Quando
la vita di coppia è caratterizzata da automatismi, da
abitudinarietà, da apatia, da gesti vuoti e da stanchezza diffusa,
in vacanza, lontani da occhi indiscreti, dai ritmi rigidamente
ripetitivi, dai doveri di facciata e dalle regole insistenti della
metropoli, la sessualità spesso mostra il suo vero volto, la sua
vera immagine trasgressiva, i suoi reali lineamenti esplosivi,
selvaggi, aggressivi, dirompenti se non, per alcuni, sconvolgenti …
ovvero
quella componente soggettiva “euforica” psicofisica, che
raramente si esprime nell’amore di vecchia data, consolidato da
tempo, vissuto in un'atmosfera di una città tenebrosa e fredda ...
smarrito nel “gelo” delle notti invernali. Il resto viene da sé,
il tutto si presenta in maniera più decisa, marcata e senza tante
mezze misure … rompe gli argini del buon senso, allenta il cappio
dei doveri e spinge ad essere più istintivi, semplici, “normali”
… più propensi a dare spazio a cocenti passioni, ad una
sessualità maggiormente libera ed immediata.
L’abitudine e gli automatismi è bene ricordare - in
qualsiasi settore della vita
- offuscano e confondono gli orizzonti, smorzano gli entusiasmi,
fanno perdere la lucidità, la freschezza intellettuale, attenuano la
concentrazione e il coinvolgimento in ciò che si sta realizzando. In
breve, spesso, fanno sentire incompleti, frustrati e non del tutto
appagati.
a
vacanza, volenti o nolenti, è un momento di rottura con certi
atteggiamenti, con i soliti schemi mentali e modi di pensare
asfittici, si scontra con l’abitudine, può togliere finalmente dal
“pantano”, dal grigiore, dal banale e dalla routine quotidiana, e
risvegliare desideri antichi entusiasmanti, importanti sensazioni
dimenticate o assopite: un vero tuffo ristoratore nel corpo e nella mente,
nell'istinto, nel nuovo e nella libertà assoluta
(aiuta a riscoprire il gioco e gioire degli ormoni “impazziti”,
risvegliare le sensazioni corporee nascoste tra le pieghe di un corpo
ormai avvizzito, atrofizzato e tormentato dalle banalità …
striminzito dal gelo invernale).
Tutte le proibizioni, come d’incanto, sembrano svanire
completamente sotto l’influsso del solleone amico, complice e
traditore. Sembra
di vivere in un’altra dimensione, la parola d’ordine è voglia di
andare oltre, fare di più, di cercare, di scoprire, di addentrarsi
in territori sconosciuti, di esprimersi, di circondarsi di nuove
esperienze, di musica ed allegria, di muoversi in totale abbandono e
piena libertà …
desiderio
di vivere, di vivere e ancora di vivere ogni momento, buttarsi in
ogni cosa.
Quando cadono le barricate, alcune “censure”,
i piccoli “divieti”,
i meccanismi di difesa
e le reciproche
proibizioni, immediatamente l’amore furtivo estivo ne approfitta
per intrufolarsi nel mondo del “proibito”, inserirsi nelle onde
dell'incanto perduto, per tuffarsi nel piacere, per allargare i suoi
spazi, i suoi confini, i suoi territori, i suoi naturali orizzonti
… andare
oltre a quel quotidiano oramai avvizzito e spento.
Per molte persone la vacanza diventa realmente l’unica occasione
per ascoltare in tempo reale le proprie sensazioni, la propria voce
interiore, le proprie esigenze, lasciare esprimere e vivere
completamente la propria istintualità e, soprattutto, dare spazio
alle fantasie “capricciose”
più nascoste … imbavagliare, per un attimo, quel fastidioso rumore
di sottofondo, il proprio “grillo parlante”. E’ un
comportamento compulsivo caratterizzato dalla ricerca di un piacere
ormai sopito all’interno di un rapporto di coppia ormai, spento,
noioso, stanco e lacerato … privo ormai di vere passioni (i
desideri ci sono ma rivolti a qualcosa d’altro di più mentale,
calcolato, con il benestare sociale, ma forse meno frizzante ed
eccitante … lavoro, studio, amici … solo doveri senz'anima).
Questo fenomeno ha un profondo coinvolgimento emotivo ed è
nettamente in contrasto con l’abituale atteggiamento apatico e
noioso che contraddistingue gli amori cittadini (ovviamente quelli
“vecchi” forse con sapore di rancido e odore di muffa …
caratterizzati da un rapporto privo di attualità e di interesse ).
E’
proprio in questo breve e fuggevole momento -
un vero e
proprio “Carpe diem quam minimum credula postero”
direbbe ancora una volta la saggezza latina (Cogli l'attimo,
confidando il meno possibile nel domani) - vissuto
lontano dal quotidiano ripetitivo e noioso, che si riscoprono non
solo emozioni di un’intensità ineguagliabile, ma anche momenti
indimenticabili, frizzanti ed eccitanti … che lasciano un solco, un
segno profondo sia nella mente sia nel corpo.
’atmosfera della vacanza ha poi i suoi preziosi ed eccitanti
rituali; coinvolge anche la ricerca di indumenti particolari, vestiti
il più delle volte succinti, adatti per sconfinare, per far battere
il cuore con il ritmo e la melodia giusta: abbigliamento
che in altre occasioni non si oserebbe mai mettere in valigia … mai
indossare nemmeno per scherzo.
Sono abiti che hanno una valenza, per alcuni peccaminosa,
“trasgressiva”
o magari per altri un po’ audaci, ma che sono sempre in sintonia
con il clima vacanziero spensierato,
invadente, intraprendente e
“provocatorio”
… libero e giustamente un po' civettuolo.
Continua ...
inalmente
ci si può vestire in maniera vivace, colorata, diversa, con meno
impacci possibili: esprimere
se stessi in modo semplice, spontaneo, con piccoli trucchi e facile
magia;
esporre liberamente e valorizzare le proprie forme, senza obblighi,
doveri e il rigore dell'abbinamento. Vestirsi come si desidera
veramente, far vedere o non far vedere, ma alla fine lo scopo è
sempre quello, compiacersi, esibire il ben di Dio: stimolare
i bollenti spiriti;
un modo per esprimersi con semplicità, a volte “gonfiarsi”
piacevolmente,
appagare il proprio narcisismo, non passare inosservati, essere
desiderati, piacere per un attimo anche agli altri, ma soprattutto a
se stessi, riscoprire il nuovo, la magia del momento.
Anche il trucco
del viso si modifica fino a sembrare immediatamente visibile, più
appariscente e colorato come un frutto di stagione: un continuo,
naturale e salutare pavoneggiarsi per richiamare l'attenzione,
attirare sguardi intriganti e cedere ben volentieri alle beate
lusinghe; segnalare
una certa disponibilità a nuovi incontri, ad alcune relazioni
frizzanti ed intense di breve durata …
follie effimere
ma intense che durano poche ore o una sola notte.
Il fascino della notte di mezza estate, poi, con la luna piena e il
cielo stellato, facilita questo fenomeno passionale, libertino e
trasgressivo. La
notte buia, la luna piena, il cielo stellato, i profumi, il caldo, le
atmosfere strane e misteriose, magiche e fiabesche portano a vere
“scorribande” notturne; le stelle cadenti, la notte di S. Lorenzo si avvicina, bisogna esprimere velocemente un desiderio: vivere fino all'ultimo questi stupendi momenti.
Tutte sensazioni che fanno sognare, neutralizzano quei desideri
repressi, quella fastidiosa parte “diurna”
dominata da troppi pensieri e rigide regole … che
alla fine della corsa saranno poi loro i capri espiatori, i veri
responsabili di quelle notti travolgenti e colme di dolci
trasgressioni.
oiché le vacanze bramate, tanto sospirate e desiderate sono brevi,
molte persone desiderano vivere le situazioni ed emozioni rapidamente
... più veloce ed intensa possibile. Le vacanze, infatti, diventano
un palcoscenico dove vengono realizzati i desideri più profondi,
quelle parti segrete che in realtà si vorrebbe far vivere, ma che
per qualche ragione non è possibile “recitare”
nel teatro cittadino, dar sfogo a quel copione affettivo sperimentato
nei soliti luoghi ripetitivi e banali (morale, educazione, cultura,
convenienza calmano i bollenti spiriti). Ma come in tutte le belle
favole anche in questo momento magico, in queste notti di mezza
estate, l’incanto svanisce, la carrozza sparisce, i cavalli si
trasformano in topi, il rientro preme, si fa sentire con insistenza,
non ascolta la voce del cuore, non vuol proprio sentir ragione. Il
pensiero del ritorno interrompe bruscamente questo momento felice, di
pura follia, questa situazione felice e travolgente ... trasgressiva.
Sveglia drasticamente, rende più lucidi, ci si trova improvvisamente
più “concreti”,
la tensione aumenta;
questa meravigliosa atmosfera fantasiosa, questo clima magico e
fiabesco svanisce ... questa esperienza emotiva davvero fantastica
rimane solo un ricordo. E
come recita, purtroppo, quella famosa locuzione, nel bene o nel male,
non lascia scampo: ‘Chi ha preso ha preso, chi ha dato ha dato’ …
e nulla più.
L’aspetto fondamentale, comunque, in questa esperienza estiva è la
consapevolezza che tutte le forme “trasgressive”
sono ben delimitate e circoscritte a questo attimo fuggente, limitato
a questo periodo festoso, al solo momento di “rinascita”,
di “riposo”: alle
vacanze.
Non esiste assolutamente, in questa parentesi estiva, la dimensione
di continuità che spesso è fondamentale per gli incontri proiettati
nel futuro, nati attraverso una visione solida e duratura nell'ambito
cittadino.
a sua fine precoce, già in partenza conosciuta, è
figlia del fuoco ardente dell’istante, dell'incendio estivo,
dell’attrazione sessuale e della passione. Ogni incontro infatti
verso il suo capolinea - con
l’avvicinarsi del venticello autunnale, della prima pioggerellina
sottile, dei primi temporali, dei primi odori di un qualcosa che sta
per finire, che segnala inequivocabilmente la conclusione delle
novità, delle vacanze
- è accompagnato da un senso di solitudine, di vuoto, di
disorientamento, di precarietà, ed è per questo che fino all’ultimo
minuto, tra pianti e abbracci, si deve correre, godere con una certa
frenesia, sperimentare in fretta e furia, il più intensamente
possibile, questi preziosi attimi, questi grandiosi momenti; si
ha la consapevolezza che
un'esperienza
uguale non tornerà più, forse altre magari, ma mai con questa
intensità, con questa passione, con queste sfumature estive … e come
dice Eraclito, con il suo celebre aforisma panta
rei,
“tutto scorre”, ovvero non ci si può bagnare due volte nella
stessa acqua del fiume … aggiungo io, senza rubare nulla a nessuno,
un mio pensiero: la medesima situazione ripetuta nel tempo, pur
avendo gli stessi gesti e attori, non produrrà mai le stesse
sensazioni,
ogni
attimo, quindi, non solo è unico, ma sempre prezioso.
l tempo sembra sfuggire di mano, non bastare mai e tutto crea un
profondo vuoto interiore, si carica di un alone di tristezza perché
si ha la sensazione che tutto si stia cancellando, possa svanire
improvvisamente, azzerare ogni cosa; si perda qualcosa di veramente
importante, di unico, che forse non tornerà mai più: quei
momenti eccitanti che facevano volare, infuocavano le arterie,
accendevano di ardente passione.
Si
cerca in qualche modo di correre al riparo, di limitare il tormento,
di contenere la sofferenza della perdita,
a volte vissuta
come un vero abbandono.
Ed
è proprio in quel frangente, con gli occhi scuri, tristi e gonfi di
lacrime che ci si scambiano confidenze, oggetti, numeri telefonici,
qualcosa di intimo
(ricordi da ”sorseggiare” in silenzio, da rievocare nei momenti
di solitudine, nelle giornate grigie, buie, di smarrimento … gesti,
segni, ciocche di capelli, amuleti in grado di calmare il tormento,
di spegnere la sofferenza, qualche possibile tratto depressivo in
divenire … nei giorni di nebbia, freddi e bui della città). Il
corteggiamento estivo, come abbiamo visto, è caratterizzato da
modalità, rituali, ritmi e tempi diversi: non
c’è tempo, se il fuoco brucia, bisogna assecondarlo, bruciare
altrimenti si rischia di rimanere con la cenere tra le dita e,
quindi, la freccia di Cupido con la punta d’oro deve scoccare
immediatamente, all’istante. Questa esperienza, accompagnata sempre dalla spirito baldanzoso,
creativo, fantasmatico vacanziero, caratterizzata da profonda
spensieratezza e leggerezza, il più delle volte se priva di sensi di
colpa, può diventare un “rimedio”
estemporaneo, una preziosa
terapia:
toglie
il ronzio mentale, dà sollievo al mal di schiena, scioglie il
'trapezio', le problematiche cervicali, rende malleabili, smussa gli
angoli, ammorbidisce la rigidità e annulla le diffidenze, e gli
scontri verbali che normalmente accompagnano le relazioni
interpersonali nel corso dell'anno.
Ecco perché, spesso, al rientro in città, oltre ad un pizzico di
nostalgia, ai tratti depressivi ben marcati per la perdita subita, si
porta anche un po’ di cose buone: grande
“apertura”,
buona
flessibilità, discreto brio, sana eccitazione, voglia di fare e
vivacità nei “vecchi” rapporti interpersonali … si riscopre la
piacevolezza della disinvoltura, della scioltezza … ci si trova più
elastici nei gesti e nell'esprimersi in generale
(partner compreso) … si
è più accomodanti e tolleranti!
Il fatto curioso in tutta questa vicenda, mordi e fuggi, è che
l’amore del focolare (che
simboleggia il calore, la sicurezza, la continuità, la solidità e
la stabilità della relazione)
e quello passionale (caratterizzata
da trasgressione e liberazione dell’istinto)
possono tranquillamente convivere ... coesistere, portando notevoli
benefici e vantaggi ad entrambi gli stili di vita e modi di
comportarsi.
a cosa più
importante è che tutte queste esperienze fatte lontano dalla città
e da occhi indiscreti possono mettere in discussione, stimolare o far
rinascere, se non è stato fatto a tempo debito, una relazione
scarna, ormai congelata, appiattita dall’abitudine, dalla routine e
dal vecchio.
Per molti, può essere veramente un’opportunità, una “flebo”
di buon umore, una inaspettata sorpresa, un enorme e benefico
scossone, uno stimolo alla riscoperta di altri orizzonti, più interessanti spiragli di luce, altre modalità relazionali più vantaggiose,
stimolanti e, quindi, indispensabili all'armonia del rapporto stesso … per
alcuni, è la resa dei conti, la salvezza o meno di un rapporto ormai
logoro e sfilacciato.
Poiché la coppia -
se formata da individui spontanei ed autonomi
- dovrebbe essere fonte di felicità, la soluzione del “malinteso”
appena descritto, lasciando da parte con le mosse giuste orgoglio
e pregiudizi,
potrà avvenire solo ripristinando, in tempo reale, un certo stato di
soddisfazione per entrambi, favorire un dialogo più vantaggioso,
migliorare la comunicazione, adottare adeguati strumenti psicofisici
per affrontare e risolvere meglio i conflitti emotivi in atto.
L’amore
ben vissuto - con quella passione che mette le ali ai piedi - produce
sempre creatività, una grande energia che trasforma e migliora,
attimo dopo attimo, la vita, una forza che vivifica, mantiene in
salute e allontana dalla rassegnazione: un
grandioso e potente farmaco naturale che con la sua cascata ormonale
rende incredibilmente più attivi, molto più giovani, rende più
lucidi, trova e facilita le soluzioni ... ringiovanisce dentro e
fuori;
senza timore di smentita, con i suoi processi biochimici, CURA ogni
malessere sia fisico, sia emotivo: tiene
lontano tutti i mali esistenziali
(stimola le difese immunitarie e rinforza il processo di AUTO –
GUARIGIONE), fa
evolvere, potenzia e riattiva il cervello con la sua reazione
ormonale, rende davvero felici e creativi …
sprigiona in ogni momento una grande leggerezza, gioia e voglia di
vivere… ha un indubbio grande potere curativo che fa scomparire
(scordare) cefalea e dolori diffusi in generale, tonifica e lucida la
pelle, risana il cuore, ripara le cellule nervose e rinforza il
sistema immunitario, risveglia i sensi … BLOCCA i pensieri
spazzatura, giudizi di valore, calcoli inutili, aspettative e ideali
perché ingabbiano completamente qualsiasi movimento, corpo e mente…
BASTA vituperio, disonorare, maltrattare l’eros o nascondersi
dietro i finti amori perché soffocano ogni cosa … compresa la vita
in ogni momento!
rriva
un bel giorno che vivere insieme diventa un inferno. Una coppia
considerata inossidabile, una unione “perfetta”
che sembrava indistruttibile poco alla volta o all’improvviso
salta, esplode, si sgretola, crolla come un gigante con i piedi
d’argilla. I motivi possono essere tantissimi: tradimento,
violenza, mancanza di entusiasmo, di poca passione, noia,
incomprensione, difficoltà economiche, calo della libido
… anche
una diavoleria “moderna” come il coronavirus
può aumentare le tensioni e, quindi, accelerare la separazione.
Il divorzio, anche se non fa più notizia, non riguarda
esclusivamente il puro e semplice scioglimento del vincolo
matrimoniale, ma coinvolge anche notevoli risvolti emotivi e
psicologici particolarmente dolorosi - difficili
da gestire per chiunque
- quali ad esempio senso di abbandono, distacco e separazione;
l’addio innesca una infinità di problematiche psicologiche,
pratiche e sociali (il
tutto deve essere affrontato immediatamente, non si può rimandare,
ogni cosa si fa stretta e pesante, bisogna 'correre', fare in fretta,
risolvere la questione il più veloce possibile!).
ivorziare
in allegria”
è sicuramente uno slogan per qualche commedia popolare e, comunque,
stando ai dati oggettivi è sicuramente una locuzione decisamente
anacronistica e fuori luogo. In questa cessazione degli effetti
civili, se si presta attenzione, la vera sofferenza non si
concretizza automaticamente con la separazione, lo scioglimento del
legame in corso ma, l’infelicità, era già presente quando la
coppia, a se stessa e agli altri, si sforzava di dire “E’
tutto normale, tutto funziona alla meraviglia … è tutto ok … non
fa una piega, tutto va alla grande, tutto funziona come prima …
direi proprio che va a gonfie vele, non ci sono altre espressioni più
appropriate per definire questa nostra tranquilla unione”;
il
rapporto comunque, per alcuni, era già una prigione invisibile, un
terreno relazionale minato, asfittico, un’atmosfera di perenne
tensione, di sguardi persi nel vuoto, in breve un fenomeno di
sofferenza per entrambi i coniugi.
Non
sempre la tribolazione e tormento sono prerogativa per forza solo a
chi sperimenta il sentimento di abbandono;
anche
chi lascia può portare il peso di questa rottura improvvisa oppure
covata da tempo, magari in atto da anni (senso di colpa, attaccarsi
ai ricordi, cercare di mantenere a tutti i costi un rapporto di
amicizia per rendere il distacco più sopportabile, più soft, meno
difficile o traumatico).
a
separazione in ogni caso disorienta, porta sempre con sé tristezza,
impotenza, depressione, amarezza profonda, malinconia, dolore,
smarrimento e perché no, anche paura.
Vivendo per molto tempo una vita di coppia si finisce per perdere di
vista la propria individualità (lavoro,
amici, interessi ma, soprattutto, fare qualcosa di importante per se
stessi … premiarsi, gratificarsi, perché è questo che ci chiede
la vita)
e quando un membro della coppia si allontana, non avendo più precisi
punti di riferimento (vedasi
il rapporto simbiotico),
ci si sente smarriti, come se si avesse perso una parte di se stessi,
un pezzo della propria anima (fenomeno
ben evidenziato nella depressione).
Il vero dolore comunque viene amplificato dalla resistenza, dallo
sforzo di fare andare le cose diversamente, dal tentativo di
cancellarle mentalmente: quando
una storia è finita è finita, se non c'è più nulla da fare
bisogna agire di conseguenza.
Non ci si rende conto che in questo modo la sofferenza la si fa
diventare incredibilmente più potente, ancora più insistente,
invadente e forte (tenere
il cervello concentrato su quell'unico pensiero, su un forte
desiderio di riappacificazione, non si fa altro che alimentarlo e,
soprattutto, sfinirsi inutilmente).
Il
fingere un amore e un piacere che non si prova più è devastante, ma
soprattutto spalanca le porte silenziosamente ad un malessere diffuso
e una sofferenza devastante … alle malattie psicosomatiche.
Se la storia è finita, è segno che l’alchimia, la fiamma
dell’amore si era spenta da tempo. Se non ci si sente più attratti
da qualcuno e il suo odore dà persino fastidio non ci sono dubbi: è
davvero finita.
Inutile raccontarsi che ci si ama, che si è legati da tante cose:
per
quanto dorata sia una gabbia è sempre una “voliera” che limita
il proprio spazio di libero movimento … una prigione buia, umida e
fredda che irrigidisce la mente, spezza ossa e lede in parte il
tessuto muscolare.
Quando si arriva a questo particolare rapporto, il divorzio - se
veramente non si ha più niente da dire e da dare
- diventa la soluzione migliore, ideale per porre fine
definitivamente alla giostra di infelicità per uno o entrambi i
partner.
e
la convivenza sta perdendo i pezzi, è giunta a sfaldarsi,
evidentemente significa che le cose non andavano poi così tanto bene
come si diceva a se stessi e agli altri:
è
questo il momento, l’occasione per uscire dal labirinto della
sofferenza, da una vita spenta e chiusa.
Quando un matrimonio entra in crisi, l’unica possibilità è
scoprire le cause e quindi vedere se è possibile recuperare qualcosa
… salvarlo,
ma cum grano salis (Con
un granello di sale: giudicare, osservare, interpretare … ovvero
affrontare la cosa con buon senso, lucidità).
L’esperienza, però, insegna che quando la coppia entra in crisi
difficilmente i membri che la compongono sono in grado di comprendere
in maniera nitida i motivi di questa catastrofe improvvisa. In questa
fase i motivi di sofferenza, i pericoli di un ulteriore
disorientamento e delusione sono tantissimi e, soprattutto, troppo
insistenti, invadenti,
troppo a portata di mano … a volte fin troppo lusinghieri.
Tante sono le tentazioni per risolvere il fenomeno con un finale da
soap opera.
erti legulei estemporanei, infatti, pronti a far
riappacificare, riportare la pace tra individui che non hanno più
nulla da dirsi, ma in realtà sono concentrati solo sulla parcella,
ciarlatani e fattucchiere, poi, che assicurano e prevedono
l’avvicinamento della coppia, amici “eccessivamente”
comprensivi e parenti serpenti che tentano di salvare dall’esterno
qualcosa che non funziona più, completamente diroccato all’interno,
non solo illudono la coppia di un sicuro ritorno di fiamma, ma fanno
- ostacolando
un altro percorso magari più fortunato
- enormi danni a livello psicologico ad entrambi i membri … e
a tutto ciò che li circonda.
Se la coppia non funziona per mancanza di idee, di un buon “collante”
spontaneo e naturale,
di elementi concreti che la tengono insieme, è del tutto inutile
ricorrere a mistificazioni, alterare la realtà a proprio piacimento
o per fini diversi da ogni benessere possibile … mettere
in atto strategie truffaldine, nella convinzione che tutto si
sistemerà … che il rapporto risusciterà e sarà più sereno di
prima è sempre un inganno imperdonabile.
Appare evidente, quindi, che chi sceglie di divorziare lo fa non per
capriccio ma prima di tutto per risolvere una situazione di
sofferenza individuale ormai esplosiva che, nel tempo, è diventata
insopportabile per entrambi i membri.
Annullarsi
per il partner, non dire mai di no, fare continui sforzi e sacrifici
per lui/lei perché solo in questo modo ci si sente importanti ed
indispensabili, non è amore ma solamente dipendenza e, col tempo, si
sviluppa una profonda frustrazione e disistima … l’equilibrio,
invece, si raggiunge quando si dà e si prende senza minacce, ricatti
ed estorsioni.
Quando
si spezza un rapporto, si esaurisce una passione, finisce un amore,
soffrire è del tutto “normale”
perché l’essere umano, da buon conservatore, con i suoi
atteggiamenti e schemi mentale rigidi, vorrebbe mantenere ogni
situazione immutata, non abbandonare mai quelle vecchie strade e
percorsi; quelle antiche condizioni e abitudini che apparentemente
creano una certa sicurezza e disinvoltura, è pronto a trattenere,
costi quel che costi, con unghie e denti, le cose così come sono
anche se, in certi momenti, la fiamma dell’amore è affievolita, se
non già spenta da tempo, senza vitalità, non scalda più nessuno.
Far rinascere poi un nuovo rapporto con la convinzione del “bicchiere
mezzo vuoto”, con l’idea di essere “sfortunato” è davvero
difficile: vittimismo,
disillusione e voglia di rivalsa la fanno da padroni, gelano mente e
la struttura corporea, bloccano e chiudono, ancora prima di iniziare,
nuove esperienze, magari più entusiasmanti, vivaci e felici …
cariche di un infinito buon umore;
con questi atteggiamenti si perde così l’opportunità di essere
ancora VIVI,
pronti a ricominciare, aperti a nuove esperienze, opportunità e
avventure, ad orizzonti diversi, più colorati. Abbandonare senso di
rivalsa, pregiudizi e modi di pensare pessimistici, quindi, è il
primo passo per gestire tale dolore, il secondo è quello di non
farsi controllare dall’esperienza, dal confronto; fare attenzione
poi a non idealizzare, a crogiolarsi nel rimpianto, catalogare e
inserire l’amore in modelli rigidi ed infantili; evitare di farsi
confondere da tutte quelle frasi fatte, dai luoghi comuni, da quei
modi di pensare prodotti dalla delusione e dal timore di ricadere in
qualche altra odiosa truffa affettiva, di ri-soffrire inutilmente,
che altro non fanno che naufragare o boicottare, fin da subito, un
altro approccio relazionale magari più proficuo e vantaggioso alle
proprie esigenze: “L’amore
non esiste tantomeno la felicità, non potrò mai più essere felice
con un altro partner, tutte le donne/uomini sono uguali, bugiardi,
non amerò più nessuno … lo giuro, lo giuro e ri-giuro non ci
cadrò mai più, in simili tranelli!”.
ICORDA,
l’amore è un fenomeno chimico, non mentale, nemmeno fatto di
calcoli, progetti e strategie, la prova è che produce, ogni volta
che appare in scena, un famoso ormone chiamato ossicitina: il
prezioso “farmaco”
della leggerezza, dell’ebbrezza e dell’esaltazione… PROVALO,
mi saprai poi dire i suoi preziosi benefici!).
Quando inizia una nuova relazione, nei primi incontri, non
pretendiamo che l’altro fornisca in ogni momento tutti i suoi
“documenti”,
la grande prova d’amore, dimostri e rassicuri che è onesto,
sincero, che è capace veramente di voler bene perché, oltre a
renderlo insicuro, pieno di dubbi e caricarlo inutilmente di
cianfrusaglie mentali, di doveri e obblighi, eccessivamente di
responsabilità, gli si toglie disinvoltura, schiettezza, libertà e
spontaneità: sono
tutti veleni mentali che paralizzano, privano della naturalezza e
della possibilità di poter scegliere e decidere liberamente.
Parlare troppo e dedicare molto tempo ad una storia finita non solo
crea confusione ma la amplifica ancora di più, rinforza le
preoccupazioni, crea condizioni e convinzioni che sembrano reali
(anche l’amico più lucido, attento e sincero ha la sua verità che
può rendere ancora più complicata e confusa la situazione, avrà la
sua originale interpretazione, ma non è detto che corrisponda al
vero scopo … alla nostra realtà).
ieni presente che i sorrisi
finti, i brontolii continui e i mugugni ben stampati in viso
manipolano, frenano, ritardano e tolgono energia ad ogni eventuale
esperienza futura, al nuovo rapporto relazionale … se
si è esaurito quel tipo di rapporto, naufragato perché troppo
scontato e prevedibile, non è detto che un altro, quando si ha la
mente lucida, sgombra da pregiudizi - non si mettono in atto
ovviamente gli stessi meccanismi mentali fallimentari prodotti da un
pessimismo sfrenato - non possa ripartire e realizzarsi alla grande:
RIPROVIACI, non fermiamoci subito, qui, dopo pochi passi! Guardiamo
oltre … ci sono ancora molte cose da scoprire.
uando
la fine di un rapporto arriva, la testa improvvisamente esplode, la
mente non riesce a liberarsi dalle sensazioni opprimenti, i pensieri
spazzatura non lasciano scampo, una vita completamente in trincea,
si è letteralmente in trappola; di colpo ci si avvelena di rimpianti
e sensi di colpa, ci si intossica di preoccupazioni inutili e paure
eccessive: “Se
mi fossi “svegliato/a” prima … Se non dicevo quelle frasi …
Se non avessi fatto … Dovevo assecondare quelle cose, apprezzarle,
sottolinearle e valorizzarle di più … Dovevo essere più attento,
sensibile, più presente … Segnarmi i momenti più importanti,
essere più presente a quelle cose, alle ricorrenze … Se non avessi
accettato quell’invito … se avessi, se avessi e ancora se avessi,
all'infinito ...
FORSE, forse e forse, chissà, saremmo ancora una “bella” coppia,
ancora insieme” …
ma
quanti “forse”, “avessi”, “non” e “più” oziosi, senza
senso, che riempiono inutilmente la testa che ostacolano il corso
degli eventi e non ci permettono di intraprendere nuovi percorsi,
finalmente ricominciare di nuovo!!! Ma quante paturnie esagerate,
inutili!
n modo di pensare che porta ad uno stato d'animo pieno di amarezza,
che congela il futuro; un colpo mancino che porta sconforto, rabbia e
depressione a prescindere dalle vere “responsabilità”;
risveglia, per alcuni, sentimenti di abbandono infantili, vissuti nel
passato con profondo tormento e infinito disagio ... il terrore di essere sostituiti da altri! Il pensiero rimane
lì, inchiodato su ricorrenze, ricordi, sul partner, su fatti oramai
già accaduti … immodificabili. La
“perdita” di una persona cara è sempre un’esperienza
straziante, drammatica, dolorosa, un inferno che brucia lentamente ed
inesorabilmente dentro e fuori, un tormento che ripiega su se stessi,
una sofferenza sorda che disorienta e fa perdere lucidità psichica,
che strappa non solo i capelli, ma che azzera anche ogni certezza
futura, smantella improvvisamente i punti di riferimento più
importanti, un dolore mentale diffuso che si trasforma lentamente in
un disagio fisico (le
difese si abbassano, i tratti depressivi fanno la loro comparsa, il
rimuginare continuo fa esplodere la testa, produce tensione alla
bocca dello stomaco e all’intestino … spinge a consolarsi con
qualche bicchierino in più … Morfeo poi diventa un tiranno,
costringe a fare a botte tutta la notte con lenzuola e cuscino):
il mondo si frantuma, cade letteralmente addosso … lo strazio e il
rimorso per le cose “lasciate
a metà, in sospeso, non fatte, per nulla realizzate come si
desiderava realmente”
si impossessano completamente di ogni cosa, dell'intera esistenza,
inquinano, dominano, controllano e gestiscono il vivere nel tempo
presente, dirottano la vita alla deriva, in luoghi aridi, senza
senso;
allontanarsi, cercare di estraniarsi dalla sofferenza, dal
dolore è una reazione istintiva e ben motivata, più che umana, per
certi versi inevitabile, ogni cosa bisogna farla in fretta, scappare
via di corsa da questo dolore infinito, fuggire a gambe levate da un
qualcosa confuso, pare non abbia soluzioni … qualsiasi “veleno”
a portata di mano che possa aiutare va bene, ogni cosa che possa
alleviare il tormento capita a proposito, non bisogna lasciarsela
sfuggire. Accidenti,
ma proprio ora,
adesso, doveva capitare; ma ecco che, improvvisamente, per uno dei
due, quella melodia raggela il corpo e la mente, pietrifica di colpo,
dannazione, quella canzone riporta a tempi passati, quel film visto
insieme che ha particolarmente divertito entrambi stimola la voglia
di ritornare indietro, di rievocare quei momenti; quel lungo viale
alberato di tigli profumati rammenta un tenero e caldo momento mano
nella mano, certi luoghi, poi, oltre ad essere un vero e proprio
supplizio sono sempre più presenti e davvero inevitabili … quello
sguardo penetrante, tenero, dolce e languido fa strappare ancora i
capelli, stimola per l'ennesima volta un singhiozzo insistente ed
infantile ... quel fantastico mangiare al cinese al lume di candela,
leggeri, liberi, in silenzio, presi dalla follia della passione,
seduti all’aperto a ridere a crepapelle, quasi da scoppiare, quei
momenti coccolati da una calda brezza estiva, ritornano violentemente
in scena portando un venticello di tristezza, nostalgia, tenerezza e
lacrime … poi quella luna alta, piena, fa tornare alla mente la
vecchia luna dell'adolescenza, quella che si specchia nel mare, che
dà sensazioni bellissime, che stimola racconti, confidenze e
passeggiate, che ha ispirato i poeti, i viandanti, i musicisti, un
chiaro di luna che continua a confondere anche nel tempo presente …
tutte
cose del passato riviste con occhi stanchi, nostalgici e pieni di
lacrime che inquinano il presente ...
e, ancora, pensare a quell’intimità - davanti al televisore
rannicchiati e dormire abbracciati nel lettone - paralizza ora ogni
sguardo, ogni attività, avvalora ancora di più quell’idea
devastante di aver sbagliato tutto, che non ci sarà più nessun
altro nella propria vita, tutto è finito, ma finito davvero ...
giuro
e rigiuro che il mio cuore non batterà mai più per nessuno.
ppare
impossibile
ritornare a vivere normalmente, i riflessi sono rallentati, l'umore
incerto, la confusione prende il sopravvento, la testa scoppia, una
sofferenza infinita che non lascia scampo, non dà tregua, un
tormento senza sosta, un patimento davvero difficile da gestire …
terribile
e ancora di più terribile (questo è il dramma e il dolore che leggo
negli occhi, nel volto smarrito dei miei pazienti quando sperimentano
questo singolare tipo di abbandono … un momento all'inizio
drammatico, ma col tempo e con le mosse appropriate sempre
superabile, con tutti gli interessi! … sembra strano, ma se ne esce
con un'esperienza in più … più forti!).
Senza quelle vecchie abitudini ci si sente persi, completamente
vuoti, confusi, smarriti, nulla attrae, niente interessa, tutto si
rifiuta, si va completamente alla deriva, si è gettati da uno
scoglio all'altro, è la fine!
entamente lo spazio di libero
movimento si restringe: quel
ristorantino tanto amato è da evitare, quel film sullo scaffale va
nascosto, gli amici allontanati, le foto stracciate, tolte da ogni
visione, quelle letture cestinate o forse è meglio bruciarle ...
chissà, sì, forse conviene …
affiorano
bizzarre paure, strane insicurezze e oscure incertezze
… pian,
piano prende corpo una profonda delusione, la sensazione di avere
sprecato troppo tempo in quel rapporto che non meritava assolutamente
niente, tanto meno impegno e attenzione, non bisognava dar credito,
lasciarsi trasportare da quella fantasia infantile … i più
“forti” diventano scontrosi, aggressivi, freddi, acidi, cattivi,
ogni cosa si spegne, perde importanza
…
i più sensibili, invece, si ritirano da ogni cosa, dal mondo intero
... non si esce più di sera, il processo di isolamento ha inizio,
rabbia, rancore, pessimismo annullano altre opportunità e occasioni,
allontanano la possibilità di nuovi incontri, di essere nuovamente
inebriati da salutari passioni … chissà, forse, più coinvolgenti
e felici; una cosa è certa, se si affonderà negli inferi, in un
mare di dolore, si affiorerà, prima o poi, a seconda dei propri
armamenti, dal mistero dell'acqua più temprati, forti e saggi. Si
affaccia un piccolo dubbio. MA
davvero le sue passioni erano anche le mie … si condivideva lo
stesso impulso amoroso, veramente? …
Ma era proprio fonte di
benessere quel vivere? … eravamo davvero felici, liberi, fiduciosi,
indipendenti, naturali e spontanei, oppure quel rapporto era
diventato noioso, spento, senza fantasia, troppo battagliero,
conflittuale, buono solo per uno dei due, idealizzato e poco
creativo, tenuto in piedi solo dalla routine e incollato
dall’abitudine, in attesa di stimoli migliori e più coinvolgenti,
sorretto solo dalla paura del nuovo o del cambiamento?
Ma
cosa si può fare per eliminare queste fastidiose e dolorose macchie
scure, queste “impronte” profonde del passato?
E’
bene ricordare che ogni pensiero, anche se doloroso, è l’unico
strumento rimasto; rimpianti, lamenti e sensi di colpa ci permettono
ancora una volta, pur nel dolore, di rimanere ancorati, in contatto,
legati con quella cosa tanto desiderata o con quella determinata
persona tanto “amata”
… ecco perché risulta difficile rinunciarci, rinunciare alla
“dipendenza”
anche se rende inutili. Il non pensarci significherebbe troncare
quell’esperienza in maniera definitiva e, quindi, ci si
ritroverebbe ancora più confusi, più soli, più lacerati, più
abbandonati, senza alcun punto di riferimento anche se soffoca
completamente la vita. Più noi ci ribelliamo, più ci opponiamo con
forza alla sofferenza e più, attraverso la produzione degli ormoni
dello stress, la rendiamo importante, attiva e viva.
arà
utile, in questo particolare frangente, per contrastate questo
infinito patimento anche biochimico, essere presenti a se stessi,
risvegliare i sensi, “SENTIRE e GUSTARE” lentamente, senza fretta,
quello che si sta facendo realmente, senza collegarlo a qualcosa
passata o futura … riscoprire, attivare i sensi, entrare in
contatto con le nostre vere sensazioni. Guardare
pian piano le cose da un’altra angolatura, con uno sguardo diverso:
unica
possibilità di ritornare a far germogliare la nostra vita …
provare piacere nel vivere le piccole cose, magari con lui/lei non
era possibile, perché erano banalizzate, ridicolizzate, etichettate
come capricci infantili oppure soffocate per il quieto vivere.
reati nuovi spazi, luoghi diversi, solo tuoi e di nessun altro,
evita di fare le stesse cose, gli stessi percorsi, così potrai
ricevere nuove sensazioni, nuovi stimoli. Sono tante le sensazioni
utili, che fanno riemergere, possono risvegliare lucidità, desideri
e la voglia di fare, ritornare con gli altri … soprattutto, star
bene con se stessi, non in funzione a questo o a quello che si farà
o chi si incontrerà: ma
SOLO e SOLO per noi stessi ORA, in questo momento, gustarsi ora ogni
cosa si faccia
… indossare un abito che ci fa sentire bene e sicuri, un profumo
che ci solleva l’umore, mangiare anche tutte quelle cose che prima
per ‘l’alito
pesante’ o
perché non facevano snob non si potevano assaggiare … premiarsi e
premiarsi ancora, premiarsi gradualmente … FARE
e DISFARE, FARE ancora e poi ancora, iscriversi a corsi
… l’importante che siano tutte cose desiderate e “sentite”,
vissute veramente con intensità … qualunque
cosa che si mette in cantiere va bene, basta che sia rivolta ad
“accarezzare” la propria pelle, “riscaldare” il proprio cuore e
“coccolare” la propria anima
… RICORDA,
senza fare troppo il saccente, ognuno di noi è unico e speciale,
l’amore e la felicità sono risorse inesauribili … infinite!
ICORDA,
l’amore
è un viaggio meraviglioso, una lunga strada su cui ci si può
“saltellare” liberamente sopra, un percorso guidato
dall’improvvisazione e dall’istinto, un territorio “vergine”
tutto da scoprire in ogni sua buca più recondita, quindi, come ogni
cosa vivente, può sbocciare, svilupparsi, invecchiare e anche morire
…
mai
“SEDERSI”
su
un amore finito … un rapporto concluso, se non lo copriamo
di lamenti, rimpianti e sensi di colpa,
ci indica un nuovo percorso, ci prepara sempre a qualcosa di diverso,
a modi di vivere originali e unici, dona nuove risorse, forze, porta
desideri, consapevolezza, idee, creatività, interessi, entusiasmi e
grandi passioni … sono
i “nuovi” amori che ci fanno ripartire alla grande perché non ci
piegano all’abitudine, a modi di fare eccessivamente tranquilli,
non ci vincolano a personaggi prestabiliti e scontati … solo un
occhio attento, libero e sincero permetterà di non essere
confezionati, inglobati dalla routine o dalle convenzioni che non
valorizzano nessuno.
Pro
bono pacis … il quieto vivere può nuocere alla coppia
olte
persone confondono il rapporto solido, ben funzionante e felice con
quello caratterizzato da un atteggiamento rigido, statico e piuttosto
lineare; individui
poco
sensibile ai mutamenti, calati in una dimensione relazionale in cui
si accontentano sia nel fare sia nel dare;
relazioni “normali”,
apparentemente tranquille e serene gestite da soggetti che non si
“aggiornano”
mai, non prendono mai posizioni circa eventuali cambiamenti spesso
costruttivi e creativi, indispensabili però a livello evolutivo;
difficilmente esprimono ufficialmente a voce alta la propria
sofferenza generata da un vissuto noioso e ripetitivo … non
sempre fanno sentire e valere la propria opinione in merito a
questioni sia di poco conto sia di valore.
Molti sono convinti che i battibecchi, a lungo andare - proprio
per amor di pace
- non fanno bene alla coppia perché creano agitazione e notevole
tensione; per alcuni, è meglio non rinunciare completamente a quello
stato di apparente tranquillità legato ad un insolito “buonismo”;
è
più vantaggioso lasciare le cose come sono, non smuovere troppo le
acque “quiete”, conviene affogare nelle “buone maniere”
altrimenti si rischia di creare confusione, di perdere lucidità e
alterare l'umore ... mai svegliare il sonnambulo!
Per molti, allora, non c’è niente di meglio che “condividere”
con i vari interlocutori - a
casa, a scuola, in società o al lavoro
- le stesse dinamiche relazionali, gli stessi principi, le stesse
cose, lo stesso credo politico, gli stessi gusti … pare
che tutto ciò sia un requisito per essere ben voluti, apprezzati,
accettati, diventare più credibili e simpatici … entrare nelle
grazie altrui!
Questa “presa”
di posizione appare più un fare strategico per abbagliare
astutamente gli altri; un modo di fare rivolto a stimolare
ammirazione e compiacimento che non ha nulla a che vedere con la
realtà relazionale;
uno stato di finta pace, sicurezza e protezione che, alla fine, si
può velocemente raggiungere, con poche spese, in una qualsiasi
relazione confusa e pasticciata.
Rinunciare ad esprimersi in maniera chiara e diretta, evitare
volutamente screzi e litigi, oltre ad ostacolare la propria naturale
evoluzione, rende insicuri, insoddisfatti e dipendenti dagli altri.
Una sana
divergenza di punti di vista, invece, apre porte e portoni, stimola
con generosità infinita ogni relazione, dona grande soddisfazione e
vivacità al rapporto. Il
confronto faccia a faccia, aperto e dirsi ciò che si pensa nel modo
giusto - senza
far degenerare la discussione in un litigio aggressivo, improduttivo,
sterile, violento e selvaggio
- favorisce la conoscenza reciproca, può portare alla luce un
dissidio che si covava da tempo, rimette in discussione le proprie
priorità e fa emergere importanti esigenze che, se non direttamente
espresse, potrebbero venire oscurate, accantonate o magari
banalizzate (da
un ingiustificato “buonismo” a tutti i costi!) … risvegliare
però da fastidiosi intorpidimenti ossessivi.
Una buona discussione è sempre una scossa benefica, fa
riflettere e rimette in moto la vita,
rompe i blocchi mentali, rigenera una mente troppo statica, rigida e
banale … può
togliere
ogni scheletro dall'armadio!
iminuendo i
propri spazi di autonomia e libertà ci si allontana invece da se
stessi e si entra, inevitabilmente, nel tunnel della confusione,
dell’insicurezza, dell’infelicità e della sfiducia in se stessi
e negli altri. Se
ci si appoggia o adatta ai modi e alle esigenze di chi sta accanto,
se ci si lascia controllare dal timore di ferire, di perdere tutto
ciò che è stato conquistato nel tempo e dalla paura di restare
soli, si volta le spalle a se stessi, si perdono di vista le cose più
preziose dell’esistenza umana: naturalezza,
spontaneità, talento, creatività e unicità.
Quando si trasforma il quotidiano in un palcoscenico in cui si recita
la parte della comparsa, del manichino sartoriale e si rinuncia a ciò
che si desidera veramente, la salute è a rischio; il
corpo per scaricare questa diffusa sofferenza non può fare altro che
“tradire” la sua vera natura, prima si occupa della schiena poi
si prende “cura” della pancia … e proprio perché questo
“involucro”, a lungo andare, non vuole farsi mancare nulla anche
'testa' e difese immunitarie si fanno carico delle “spese” di
viaggio.
Il ruolo di contorno, “subordinato”,
trasforma
lentamente il soggetto in comparsa, in un essere sofferente, debole,
trasparente, inutile, vuoto, goffo e inadeguato, con poche cose
interessanti da dire.
Una maschera grottesca che, oltre a “manipolare”
le relazioni e soffocare ogni desiderio, nasconde una profonda e
devastante aggressività rimossa. In questo modo, con l’accumulo di
tensione, rancore e depressione mescolata a rabbia che acceca -
spesso
spinti, compressi da obblighi e da comandi non rispettosi
- si rischia di esplodere in questioni futili, di poco conto, inveire
sulle persone più vicine che non centrano assolutamente nulla …
un
fenomeno gestito da modi di fare e modelli mentali rigidi che
spengono la gioia di vivere, fanno tacere i veri desideri del cuore
e, soprattutto, spingono a svuotare continuamente la dispensa, il
frigo ogni sera, a consumare fino in fondo quel famoso bicchiere di N
…
Da
ciò non derivano unioni felici, ma nascono incomprensioni e profonde
frustrazioni: discordie e contrasti insanabili; cresce per
compensazione, se non si vuole “esplodere” da un momento
all'altro, una gran voglia di “disubbidire”, “trasgredire”,
uscire dal seminato
(innescando così
- per i più sensibili e indifesi - un ennesimo senso di colpa).
Se
ci si ostina, inoltre, ad adeguarsi ad uno stile di vita altrui,
diventerà sempre più faticoso capire quel che si è in realtà e
cosa si desidera veramente per il proprio benessere
… cosa si vuole fare veramente da grandi!
Si finisce in una recita continua; e come dice quel famoso
ritornello: “Va
tutto bene, sono felice, una vita perfetta, era proprio quello che
volevo da tempo, tutto procede per il verso giusto, mi diverto e
sorrido sempre … va tutto ok - tutto ok … e il cuore? stai
tranquillo, va bene pure lui
… quando
invece non se ne può più, nulla va per il verso giusto, niente è
perfetto in quel rapporto!
osì
la vita procede noiosa e prevedibile, senza passione non scuote più,
brucia i “sogni”,
smantella i progetti e fantasie, sopprime ogni desiderio e fa
ammalare…
il
corpo però modificandosi cerca in qualche modo di dire no, si
ribella
col suo singolare linguaggio (ipotalamo
e ipofisi si materializzano, gli ormoni impazziscono).
Lentamente la situazione sfugge al controllo e si deteriora: testa
pesante, schiena ricurva, riflessi rallentati, movimenti instabili,
poca memoria e umore incerto…
avvolti allora in una specie di ottundimento fisico e mentale niente
interessa e nulla attrae.
Le giornate sono grigie, scontate e tendono a somigliarsi tutte,
ripetitive ed uguali. Dove è finito quel desiderio straordinario di
avventura, quella spensieratezza dell'anima, quell’intensa smania
di correre, di conoscere, di vivere e tutte quelle iniziative che un
tempo facevano saltare in aria ogni banalità, davano una profonda
scossa, facevano battere il cuore; gesti e progetti che stupivano,
rapivano, sorprendevano, sbalordivano anche al solo pensiero di fare
nulla, restare nel silenzio più profondo.
E
così si scivola in un calderone colmo di nutrienti insipidi, ci si ritrova intristiti a
giustificare ogni gesto, a dire che ci sono troppi saccenti in giro
che vogliono insegnare a vivere, far conoscere il vero sapore della
vita e che hanno la soluzione in tasca per ogni cosa, che sono tutte
cose infantili, di altri tempi, passate, superate … cosa vuoi mai,
sono illusioni adolescenziali, di fanciulli semplici, pieni di
fantasie ... il disagio, il tormento e il malessere però vogliono il
loro spazio, aumentano la tensione, tengono sulle spine e
disorientano.
E’ una sofferenza che arriva non perché sei “sbagliato”
ma semplicemente perché quella “fanciullezza”,
quella leggerezza
negata vuole tornare in campo, ad essere ancora protagonista, il
primo attore della tua vita, farti nuovamente sognare, volare. Viene
anche per distruggere quei vissuti che ormai sono diventati una
gabbia, mettere definitivamente nel guardaroba quel “vestito”
magari elegante, ma troppo stretto e, soprattutto, per portarti via,
allontanarti da quella palude biochimica cerebrale in cui ti sei
impantanato e non intravvedi una via d'uscita;
nuovi desideri che cercano di parlare con un loro linguaggio
specifico, sguardi diversi e “volti” nuovi che vogliono entrare
in scena, spingono e vogliono gestire il palco relazionale in maniera
più soddisfacente, modificando quei ruoli mediocri e marginali.
Chi è calato in una dimensione di “spontaneità”
e “naturalezza”
-
moderni studi di neurofisiologia lo confermano
- percepisce più intensamente le sensazioni corporee che danno
benessere e sperimenta uno stato di maggior consapevolezza delle
proprie capacità … appare
più lucido e meno influenzato dalla fatica psicofisica e dallo
stress.
Il quieto vivere obbligato, quindi, come abbiamo visto, diminuisce la
fiducia in se stessi e la possibilità di esprimersi liberamente …
pian
piano porta l’autostima su un binario morto … come un vampiro
succhia completamente il sangue della creatività e quel poco di
vitalità rimasta.
Un gesto privo di libertà e di autonomia che allontana da ciò che
si sente realmente, si prova davvero. La
mancanza di conflitti non è mai un segnale di un’unione perfetta,
ma il più delle volte solo una modalità reattiva spinta dalla paura
di deludere, di ferire o di far “scappare” l'altro: il partner.
Un’azione che non ha niente a che fare con la spontaneità e la
naturalezza del vivere insieme:
la sola finalità è quella di farsi accettare, far bella figura e
sentirsi più “bravi”, diversi da quello che si è realmente per
far piacere a qualcuno …
alla fin fine
rimanere
vincolati a quei vissuti anche se creano un senso di desolazione, di
estraneità e di lontananza da se stessi.
Un atteggiamento rivolto più a soddisfare un bisogno di obbedire, di
consenso, che una reale volontà di dare un’impronta genuina alla
propria esistenza e il giusto spessore al rapporto. Quando si chiude
la vita nel recinto del “buonismo”
i disturbi come ansia, desolazione, amarezza, tristezza, depressione,
rabbia, panico, ossessioni e paure, fanno visita per aprire dei
varchi ad un’esistenza cieca, chiusa in vicoli bui e contorti,
spenta e bloccata … una
vita attorcigliata su se stessa!
Un fenomeno più vasto che va ascoltato, interpretato e capito per
ritrovare un benessere psicofisico generale e inaspettato; l’emozione
allora si trasforma in saggezza e consapevolezza: guida l’armonia
interiore.
Riconoscere e prestare attenzione ai propri bisogni e desideri, con
il rispetto che meritano, ricorrendo all’aiuto di un esperto
qualificato quando si è disorientati e “storditi”,
è sempre un investimento salutare e benefico nell'immediato e nel
futuro … si
diventa così dei veri protagonisti, si vive senza mai rinunciare ad
essere felici … se stessi. Attenzione
ai rapporti pesanti, colmi, straripanti solo di lamenti: piangersi
addosso continuamente si rischia di creare una “coppia
smarrita se non sfortunata”.
Un altro errore imperdonabile nel rapporto è quello del confronto,
del paragone, di far rivivere un amore idealizzato; alla larga dalla
minestra “riscaldata”: può
avere un buon sapore, ma ha perso le vere caratteristiche
“organolettiche”, il gusto del nuovo, della prima volta e,
soprattutto della novità.
alati
in una simile atmosfera, è un attimo trasformarsi in “eroi” del
quieto vivere. Ma come è stato sottolineato più volte, il mutare
improvvisamente un rapporto apparentemente “equilibrato”, mettere
in atto un quieto vivere “esagerato” - fenomeno
sempre stimolato da abitudini, luoghi comuni e modi di reagire troppo
accomodanti
- non solo incoraggia il non fare, condiziona la resa e favorisce
l'immobilità, ma distrugge, attimo dopo attimo, la creatività,
blocca l'evoluzione psicofisica, sospende ogni attività mentale,
oscura idee e iniziative importanti, distrugge energie preziose e
consuma inutilmente profonde potenzialità: tutto
diventa scontato, ci si allontana dalla passione, dai momenti felici,
dai semplici piaceri e dalle piccole gioie della vita.
ilenziosamente
la nostalgia prende corpo, annulla lentamente la propria identità,
fa sbandare dalla strada maestra, disorienta e porta lontano dai
punti di riferimento; predispone, incanala, immette su “percorsi”
scontati, aridi e a senso unico; percorsi che non aiutano a
sbalordire, a conoscere nuove emozioni, ad unire sentimenti e
desideri, collegare “paesi” e “città” diverse, tanto meno
risvegliare sensazioni e saperi ... non portano mai in nessun luogo,
da nessuna parte e, col tempo, allontanano dal vero senso della vita.
Lo stare tutti zitti, buoni e tranquilli, per non scontentare
nessuno, per il timore di perdere considerazione, attenzione, stima
ed affetto di coloro che sono a fianco, non significa vivere una
valida “storia d'amore” o solida esperienza affettiva, ma spesso
solo rapporti banali, striminziti, dipendenti, trattenuti, bloccati e
sofferenti. Fermati
un attimo e rifletti!
on
farti mai influenzare da chi vuole piegare e controllare la tua esistenza,
spegnere la tua vita, da chi vuole bloccare la tua voglia di correre,
di saltare, di vivere, da chi cerca di ostacolare la tua vera natura
… da
chi
vuole aprire e disperdere al vento la tua valigia piena di sogni
importanti solo per soddisfare il suo bisogno di potere e dominio;
fai attenzione ai loro TRUCCHI
e
INGANNI,
alla loro INVADENZA,
ai loro SCONFINAMENTI;
non
aprire le porte a quelle strane creature parecchio “estrose”
e apparentemente troppo disponibili,
eccessivamente gentili ed assecondanti, ai perfetti incantatori di
serpenti, ai MANIPOLATORI
estemporanei;
non
cadere nella loro trappola perché ti sfruttano, ti usano, ti
obbligano a fare da paravento e sostegno, ti riducono a semplice
“crocerossina” da campo. Con la loro astuzia, con l'inganno di
farti sentire importante e indispensabile, ti mettono fuori gioco, ti
confondono, ti fanno perdere il controllo della situazione,
paralizzano ogni attività mentale, la capacità nitida, lucida e
serena di valutare le cose, ti sfiniscono, ti indeboliscono, ti
succhiano completamente tutte le energie vitali, ti fanno sentire in
colpa, ti convincono che senza di loro vali poco e, soprattutto, non
sai fare nulla.
i
ripetono all'infinito che
da
solo ti smarrirai, non farai molta strada; sei sempre di seconda
mano, un partner mignon, insicuro e costantemente bisognoso di
attenzione e cure; con la scusa di aiutarti e proteggerti ti
ingabbiano, ti buttano al tappeto, ti annullano, ti fanno diventare
invisibile, un perfetto incapace:
smantellano
idee e progetti originali, creano dipendenza, rendono schiavi e,
soprattutto, nei momenti più delicati e bisognosi ti lasciano da
solo, in balìa degli eventi. Prendi
allora le dovute distanze, ALLONTANATI,
perché il loro punto “forza”
si basa solo sul raggiro e sul ricatto affettivo. Ricorda, se
quell'abito che ti hanno cucito addosso è diventato stretto lo puoi
sempre cambiare con un indumento casual; trovare un tessuto più
leggero, morbido, sobrio e, soprattutto, più comodo, colorato ed
elegante ... sempre secondo le tue reali esigenze. In
mano a loro diventi insicuro e vulnerabile, ti convincono che vali
poco senza la loro costante presenza, chiedono sacrifici inutili e,
nel tempo, spogliandoti delle tue preziose energie, ti fanno AMMALARE
… influenzano il decorso delle malattie!
Se prendi le dovute distanze, sei attento
e
lucido ti sarà più facile riconoscerli o smascherarli:
appaiono
pieni di sogni grandiosi, con idee a loro dire importanti, ma sempre
fantasiose, immaginarie e fasulle; si presentano come disponibili,
superiori e altruisti, sono bravissimi ad illudere e affermare di
essere in grado di “alleggerire” la vita pesante
dell’interlocutore … non danno affidamento e non sono altro che
abusivi!
Molti, nel tempo, diventano serpenti velenosi, potenti parassiti,
astuti nel convincere - chi è al loro fianco - che è fatto male,
difettoso; altri,
invece, sono dei veri campioni nel sedurre con mille lusinghe e
infinite strategie fantasiose, con singolari strumenti anacronistici
… disorientano con un continuo, inutile ed assordante
chiacchiericcio mentale. Una
cosa è certa, sono bravissimi nel riconoscere, nell’individuare i
punti deboli dell'interlocutore, amplificare le difficoltà altrui;
usano gli altri per vivere di rendita, per diventare palloni
gonfiati, più potenti e forti, sono davvero maestri nel compensare
qualche estemporaneo momento relazionale difficile, un isolato
malessere emotivo passeggero dell'altro.
Se presti attenzione ti accorgi che il rapporto con loro è il
peggior incubo diurno e notturno che ti sia mai capitato, il vero
dramma della tua vita: sono
eccentrici, logorroici, noiosi, fastidiosi, invadenti, pedanti e
soffocanti, alimentano continuamente sospetti, rabbia e disagio,
esasperano con il loro “saper tutto” che, solitamente, si
traduce in un niente di fatto … lasciano le cose a metà, in
sospeso, non concludono mai nulla.
Esci
da questo MALEFICIO
e FATTURE perverse,
rompi questo INCANTESIMO
che spegne solo consapevolezza, entusiasmo e volontà; solo mettendo
a fuoco le tue reali esigenze, rispolverando le tue vere sensazioni,
gli aspetti piacevoli della tua vita, li potrai gestire facilmente,
metterli all'angolo definitivamente; li puoi rapidamente annullare se
risvegli la tua emotività, le tue vere risorse emotive dando spazio
alla tua creatività, alle tue scelte sentite veramente, ai tuoi
entusiasmi, alle tue passioni e alle tue decisioni sempre uniche e
originali … rispolverare
finalmente i tuoi sogni lasciati ad ammuffire nel cassetto per troppo
tempo.
OLO
così puoi diminuire il loro potere, delimitare il tuo territorio,
salvaguardare il tuo spazio di libero movimento e i tuoi sogni!!!
All’inizio non essendo abituato ad esprimerti autonomamente ti
risulterà faticoso, ma, pian piano, aumentando l’autostima, la
consapevolezza, la determinazione e la tua sicurezza, non sarai più
preda di opportunisti vari, feroci belve, mai più in balia di
illusionisti, incantatori di serpenti ed oppressori a tempo pieno che
si rinforzano solo succhiando risorse vitali altrui. RICORDA,
sono
forti solo quando hanno una platea di fronte smarrita e confusa;
solo così potrai finalmente allontanare dal tuo perimetro, dal tuo
raggio d’azione parassiti e “vampiri” emotivi, potrai
sconfiggere questi strani personaggi privi di significato che,
anch’essi, purtroppo, per sopravvivere sono costretti a recitare
una “farsa”
antica ... una rievocazione priva di concretezza, una recita sul
palco della vita completamente fuori tempo … di un passato lontano.
olo
così, tornando in possesso delle tue energie profonde e risorse più
autentiche, sarai immune da raggiri, dalla loro influenza malefica,
potrai uscire da questi labirinti umidi e oscuri, da quelle trappole
utili solo per confondere, raggirare, soggiogare e rovesciare i
ruoli, da quelle fitte ragnatele tossiche e gesti veramente malsani
... eviterai sofferenze inutili e, soprattutto, cosa più importante,
tratti depressivi invalidanti … non dimenticare mai che il tormento
continuo influisce sempre, in maniera negativa, sul decorso delle
malattie! Ricorda,
comunicare bene rende il rapporto migliore e più soddisfacente …
segnala la propria “forma mentis” reale.
Come
è già stato evidenziato più volte, saper comunicare bene rende il
rapporto più “scorrevole”
e tutto può diventare più semplice e facile … rende
la salita più comoda e rilassata.
Le
parole sono importanti diceva quel famoso regista, non solo nei
rapporti interpersonali in generale, ma anche, soprattutto, dico io,
nel rapporto di coppia e lavorativo (vedasi il film “Palombella
rossa” … il dialogo con la giornalista: Chi parla male, pensa
male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono
importanti … capito!!!) . Anche
il continuo tormentare, punzecchiare con battute improvvise al
vetriolo, taglienti come una lama di coltello da macellaio, non sono
da meno, sono modalità comunicative estemporanee che nuocciono e
fanno andare alla deriva il rapporto.
erte
parole usate in maniera inopportuna, come
quelle non dette, nell'immediato, fermentate nel cervello, fanno male
dentro,
possono diventare velenose, scatenare un senso di vuoto diffuso,
profonde insoddisfazioni, confusione, generare polveroni inutili,
malumore e far esplodere litigi ingestibili … interminabili.
Altri
modi di dire, invece, possono
diventare - anziché avvicinare - un pretesto per aggredire, isolare
e allontanare le persone, soprattutto, quando certe frasi sono
concentrate sul vittimismo, sul sacrificio e sulle lamentele continue
oppure possono spegnere completamente il rapporto quando le usiamo
per colpevolizzare o accusare l’altro.
nche le opinioni espresse attraverso un’impronta apparentemente
positiva possono diventare disastrose, scuotere, far vacillare anche
la relazione più solida, rendere infelici e malati, come ad esempio
l’uso di certe espressioni apparentemente innocue e
“buoniste”:
insieme
siamo una potente forza, inossidabile, invidiabile, una coppia
PERFETTA, solida, che non teme la ruggine, pronta ad affrontare
qualsiasi “bufera”, un albero con profonde radici solide, andiamo
sempre d’amore e d’accordo, in ogni momento della giornata siamo
sempre lì insieme, instancabilmente, a tubare, cipicip, cipicip e
ancora cipicip.
Molte
parole comunque possono creare allontanamento e profonde voragini
nella coppia, diventare un'arma piuttosto tagliente e
colpevolizzante: “Lo sai bene che per mettere in piedi questo
rapporto ho lasciato tutto, anche la scuola, l'Università, ho
rinunciato a ogni cosa, alla mia famiglia biologica, carriera, studi,
amici, persino cambiato lavoro e città, ed ora tu non puoi mandare a
ramengo tutto quello che ho fatto per te e, soprattutto, quello che
ti ho dato in tutti questi anni; non puoi assolutamente buttare
completamente a mare questo MIO GRANDE investimento.
Tutte
parole piene di amarezza, rabbia e livore che rendono i rapporti, gli
animi, anziché placarli, ancora più tesi ed esplosivi …
modi
di pensare carichi solo di aspettative, di rivalse, di rinunce e di
sacrifici …
ma
se l'amore è un fenomeno “naturale”, un complesso meccanismo bio
- chimico, che senso ha tutto ciò?
…
ma
la coppia si nutre davvero di questi “spiccioli”? TUTTE
le
cose che spengono, svalorizzano, inibiscono la coppia, vanno
affrontate e dette … dirle
ovviamente, nel rispetto dell’altro, con le dovute maniere e senza
mai rinunciare ai propri sogni, progetti e necessità, guai annullare
la propria personalità, ovviamente sempre senza essere lesivi verso
gli altri.
Solo in questo modo ciascun membro avrà il proprio spazio di libero
movimento, potrà evolversi liberamente e occuparsi autonomamente dei
propri bisogni e quelli altrui spontaneamente; bisogna
risvegliare
sensazioni, passione, creatività e talento … tutti elementi
indispensabili al funzionamento individuale e, soprattutto, della
coppia libera che sa amarsi, scegliere e decidere senza influenze
esterne … ma anche in grado di avvicinarsi, unirsi a ciò che piace
e di allontanarsi da ciò che nuoce.
Scontri,
duelli, battaglie, litigi infiniti … come gestire il disaccordo
orti
contrasti sono presenti in tutti i rapporti umani, ma i conflitti
coniugali possono disturbarci e ferirci più di ogni altra cosa,
renderci la vita davvero dura, complicata, opaca, difficile e
deludente. Quando due persone decidono di vivere insieme, se uno od
entrambi rinunciano a qualche sogno covato per anni, non ascoltano un
loro desiderio veramente importante, le frustrazioni prodotte da tale
“resa”
possono generare isolamento, agitazione, contrasti, apatia e,
soprattutto, azzerare definitivamente progetti “grandiosi”
inseguiti da tempo … generare
incomprensioni che minano, fin da subito, la stabilità del rapporto.
Non dobbiamo mai dimenticare che la “felicità”
è un fenomeno psicofisico transitorio che ha ingredienti importanti
e facilmente riconoscibili: senso
di pienezza, piacere e viva soddisfazione sono sempre presenti in
ogni gesto felice; una condizione di benessere legata a ciò che
mettiamo in atto, riusciamo a realizzare in qualsiasi settore della
vita; il vero senso di felicità passa sempre attraverso la
concretizzazione dei propri progetti, l'appagamento dei propri
desideri e la soddisfazione dei propri sensi!
In un clima confusionale e conflittuale, i momenti vissuti insieme,
faccia a faccia, non fanno altro che generare un rapporto difficile,
tossico, carico di nervosismo, musi lunghi, mutismi infiniti e
interminabili discussioni … un
futuro complesso, incerto e difficile da gestire anche nei momenti di
maggiore tranquillità.
gni reazione, qualsiasi gesto, compresi i ripetuti silenzi, possono
caricarsi di una ingestibile tensione, trasformarsi in una
aggressività incontrollabile, in un potenziale scontro all'ultimo
sangue …”Carpe
Diem” è un augurio da non fare assolutamente!
Dipende, qui, molto più di ogni altra cosa, da come si è
strutturati, dalla maturità emotiva raggiunta, dalla capacità di
ciascun membro di contenere la discussione e di risolverla in maniera
costruttiva, prima che tale dinamica, con le sue vivaci controversie,
arrivi a produrre instabilità o sfoci in atti più drammatici, da
cronaca nera. Una buona gestione della relazione, comunque, è sempre
in funzione della nostra “saggezza”
interiore e, soprattutto, della nostra struttura mentale: dall'uso
sapiente delle risorse celebrali;
ogni
scelta relazionale effettuata lascerà una impronta positiva o
negativa su ogni cosa, avrà un proprio marchio, ma il risultato
finale, la fine di ogni diatriba, dipenderà sempre dalla serenità,
dalla lucidità e dallo stile di vita con cui si affrontano le varie
situazioni in gioco; saremo vincente o perdenti a seconda di come
usiamo le connessioni mentali, le terminazioni nervose in modo sereno
e costruttivo, se siamo in grado di liberare il cervello dai suoi
“scarti”, “veleni” psichici, dai pensieri invadenti e
cianfrusaglie velenose: automatismi, pregiudizi, dipendenza,
attaccamenti … il rievocare ricordi scaduti, inutili.
Ogni coppia che vive insieme per un certo periodo di tempo giungerà
inevitabilmente a divergere su pochi o molti punti di vista.
L’armonia matrimoniale, si raggiunge “accettando”,
“metabolizzando”
le tensioni, affrontandole realisticamente, anche sbottando e, se
necessario, pestando i piedi in modo deciso e fermo … ma
poi, però, deve finire qui, non ci si deve caricare di rabbia,
cadere in preda ad una tempesta emotività travolgente, guai legarsi
ogni cosa al dito
… to
remembar un bel niente
... non
bisogna andare oltre, chiuso, finito!!!
La
disarmonia coniugale può nascere facilmente per una visione diversa
delle cose, ma anche quando le tensioni sfuggono di mano o non
vengono prese nella dovuta considerazione, prese per le corna e
risolte definitivamente.
Il contrasto di veduta, di un punto di vista diverso, lo sappiamo, fa
parte dell'evoluzione, è fisiologico, un passaggio esistenziale
inevitabile e naturale che può sorgere fin troppo facilmente e, a
volte, molto rapidamente in forma confusa. Il non vivere appieno le
cose, l’amarezza, i rancori, i dubbi e la tristezza rovinano tutto,
e anche se entrambi i partner sono animati da buona volontà, dalle
migliori intenzioni, in un modo o nell’altro, finiscono per buttare
ogni cosa, verbale e non, sul “complice”;
proiettare
sul partner le proprie “carenze”, i propri pesi, le proprie
difficoltà, le proprie mancanze e sofferenze ... fino
a “scannarsi” a vicenda.
Spesso i motivi di queste liti appaiono banali, ma se osserviamo
attentamente le situazioni messe in atto, rientrano in tre importanti
categorie, in essenziali parametri vitali: autonomia,
aspirazioni e sessualità
(denaro,
alcol, coinvolgimento conduzione della casa, interessi familiari,
amicizie personali, tradimenti, carenze affettive, problemi sessuali,
malattie).
olte
insoddisfazioni, sfiducia, malintesi e malesseri diffusi, tra i
membri della coppia, sembrano sorgere dalla delusione che un partner
prova quando l’altro non corrisponde più alle sue aspettative, al
modello preconcetto di ciò che doveva incarnare, diventare o essere
quel personaggio appena incontrato … una “pretesa” comunque
sempre ingiustificata, priva di ogni fondamento oggettivo. Si rimane
amareggiati perché l'altro, improvvisamente, diventa un pessimo
attore, non recita più quella parte del film voluto, realizzato e
prodotto da noi fin dal primo incontro.
Questa
convinzione personale è basata su un modello proiettivo fantastico,
ed esprime tutte le aspettative, i desideri e i bisogni emotivi di
chi lo ha inventato (lo crea secondo i suoi vissuti).
E’
costruito sulla base di esperienze passate, vissute e sperimentate
nella famiglia di origine, di ciò che si è visto in giro, film e
televisione, si è letto nei libri … lo spettacolo continua, ma
questa volta su un palcoscenico più reale, mettendo
nell'interpretazione solo i propri vissuti reali ed esigenze
personali.
L’individuo in base a quello che ha vissuto, appreso direttamente,
estrapola lentamente l’immagine di quello che è per lui il coniuge
ideale, spesso, un partner fantastico, all'inizio insostituibile, un
qualcosa di astratto, in cui gli assegna un ruolo “impossibile”,
non solo fiabesco, ma anche protettivo e di sostegno: una
trama, una parte in cui nessun essere umano sarà in grado di
interpretare e recitare
… impossibile
competere con un'immagine simile, irreale, fantasiosa, prodotta
secondo i vissuti altrui … difficile indossare senza sacrifici tale
modello relazionale e affettivo generato e imposto da altri.
La delusione allora crea agitazione e profonda inquietudine; uno
stato psicofisico che produce tensione e, a lungo andare,
risentimento profondo:
una
stato d'animo che brucia silenziosamente progetti e rende
puntualmente infelici.
lla fine, alcuni reagiscono in maniera decisa, con barricate
improvvisate, estemporanee, con un fare ostile al risentimento o
all'aggressione subita; così i vari motivi immaginari di lagnanza
sono ora connessi a motivi oggettivi, assumono valori concreti e
reali … ben
visibili, da intravedere persino qualche remota pretesa, ragione a
proprio favore!
Sono
proprio quelle qualità che, in qualche modo, ironia della sorte,
inizialmente hanno attratto l’una verso l’altra, le persone di
tale nucleo, e che non fanno sconti a nessuno: conducono
all'isolamento, alla sofferenza, all’insoddisfazione e alla
disperazione.
Un
uomo anziano, ad esempio, sposa una donna molto più giovane di lui.
All’inizio cerca una “figura” che abbia cura di lui, lo ammiri,
lodi la sua “grande” esperienza e conoscenza, il coraggio, e non
metta a repentaglio, però, in alcun modo, la sua autonomia, i suoi
atteggiamenti, gli schemi mentali e la sua “superiorità”.
La
giovane fanciulla a sua volta, cerca un uomo forte che giochi al
“capofamiglia” con la sua “ragazzina”.
an
mano che passa il tempo e le esigenze cambiano, uno dei due può
evolvere verso una struttura più autonoma e libera, si trasforma, e
dopo aver raggiunto maggior “maturità”, sia a livello
individuale sia relazionale, decide di rimescolare le carte; da qui
il passo è davvero breve, l'erudito allora comincia ad essere
infastidito dall'insistenza, dai continui bisogni e premure del
partner: desidera la libertà, spaziare in altri territori e pascoli
più interessanti.
Il
“complice” allora entra in campo con piede deciso, interpreterà
come una sfida ciò che in realtà altro non è: infastidito e
sentendosi tradito diverrà ostile nei confronti “dell'altro” che
non vuole più stare al gioco.
O
ancora, due persone, unite da interessi professionali comuni,
decidono di sposarsi. Inizialmente ciascuno è sostenuto dalle
aspirazioni dell’altro.
La moglie vuole essere accanto al marito mentre progredisce nella sua
carriera, ma col passare degli anni, soprattutto se si trova legata
dal lavoro di casa o dal peso della famiglia che nel tempo cresce di
numero, comincia ad infastidirsi, risentirsi del tempo che lui passa
fuori dal focolare domestico… invidiandogli
il suo spazio lavorativo e sociale, la sua libertà e l'autonomia.
Il marito a sua volta, comincia a risentirsi dei vari richiami, dei
continui duelli, dei rimproveri, dei piccoli e sottili tentativi con
cui sembra intenzionata a “rovinare”
la sua carriera e le sue aspirazioni. In
tutte queste situazioni ci sono frustrazioni, rancori, tormenti,
contrasti e battaglie all'ultimo sangue.
Sono dinamiche relazionali relative a cose superficiali, spesso
banali in se stesse, ma rappresentano esigenze profondamente vissute
e sentite, che possono destabilizzare non poco il rapporto e renderlo
esplosivo da un momento all'altro. i fronte a questi continui
disagi, molti chiedono consiglio (anche
alle fattucchiere con la speranza di togliere il “malocchio”),
ma pochi vogliono veramente aiuti concreti, accettarli o ammettere
che gli altri possono vedere la situazione con distacco, in modo
diverso, da un altro punto di vista più realistico, lucido, sereno e
chiaro. Di fatto un buon “parere”
per la maggior parte delle persone coinvolte in questa situazione, se
sono “oneste”,
significa semplicemente una conferma di ciò che hanno già deciso di
fare. Mentre
il vero approccio terapeutico consiste nell’aiutare i due membri
della coppia a passare dai litigi ad una comprensione delle loro
esigenze più profonde.
Aiutarli a capire a livello emotivo, se sono veramente interessati a
rivedere i propri punti di vista, migliorarsi, comprendere ciò che
sta dietro ai sintomi, alle tensioni e ai contrasti …
rendere la coppia più concreta, snella e vivace … consolidare
l'amore, se esiste ancora, ridare longevità e felicità.
RICORDA,
non si “CAMBIA
VESTE”
alla coppia pensando o parlando, la si rinnova introducendo
semplicemente piccole cose, novità, elementi più interessanti,
mettendo in atto semplici, adeguati e chiari gesti che fanno uscire
dalla staticità, dai vicoli ciechi e a senso unico … rompendo la
routine e attivando nuovi comportamenti più proficui e
soddisfacenti. Contrariamente
a convinzioni diffuse, l’amore non è attaccamento né simbiosi,
tanto meno adeguarsi a ciò che pensano gli altri, fare le stesse
cose, avere le stesse attività, avere gusti e abitudini simili,
essere sempre disponibili, rifuggire le critiche.
NO
e poi NO,
un rapporto diventa solido quando si riesce a mantenere la propria
autonomia, originalità, unicità, i propri interessi, liberare i
propri desideri e seguire le proprie tendenze senza danneggiare
l'altro e soprattutto se stessi, realizzare, anche in coppia, i
propri progetti e desideri … essere sempre liberi di poter
scegliere e decidere.
ttenzioni
ai segnali “asmatici” quando si presentano nella coppia:
segnalano un legame in cui dell’altro non riusciamo a farne a meno
(si
ha paura di restare soli)
ma è un rapporto che “ toglie il respiro, l’aria”
completamente. L’amore
è al capolinea e si conclude con l’abbandono? Perché questo
dolore insopportabile e tanta rabbia se sei stato abbandonato? Perché
tanto accanimento, rimpianti e sensi di colpa se sei tu ad
abbandonare, anziché pensare invece che questa rottura può
diventare, in base all’esperienza diretta, un punto di forza
diverso, una buona opportunità per fare incontri più interessanti,
rivivere nuovi rapporti pieni di gioia, più gratificanti,
funzionali, appaganti, sereni e spontanei, un modo per ritornare a
vivere con vero entusiasmo e profonda passione? Ogni cosa che ci
accade, al di là delle frasi fatte, se ci pensiamo attentamente, è
sempre una grande occasione, una rottura, una grandiosa opportunità
per guardarsi nuovamente dentro e intorno, la soluzione migliore per
riappropriarsi della propria vita nel tempo presente senza più
‘dipendenza’, logorio e prigioni seppur dorate. RICORDA, perdere
il partner non significa perdere se stessi, le coordinate della
propria vita, perdere completamente i punti di riferimento, il
sostegno, sprofondare, “crollare” con lui …
pensaci,
quel
rapporto, quando è scoppiato era davvero FELICE o era invece pieno
di DELUSIONI, di OFFESE, di INCEREZZE, di BANALITA’, portato
avanti, il più delle volte, con FATICA, NOIA … a denti stretti?
ul
terreno di un cattivo rapporto, controllato dalle peggiori
incomprensioni e severa incomunicabilità, non solo prendono corpo
sentimenti di freddezza, insicurezze, incertezze e disistima, ma il
corpo, in questa precisa circostanza, diventa un parafulmine, deve
far fronte alla situazione difficile di equilibrio come può ...
gestire tanti e tanti malesseri fisici e psichici davvero
invalidanti.
oco
si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può
influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi
di vedere il mondo sul proprio corpo (somatizzazioni). Delle potenti
e preziose difese che il cervello possiede se non è schiacciato da
regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie,
da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale
insoddisfacente e dagli stati d’animo fastidiosi protratti nel
tempo. RICORDA,
un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici
risveglia le proprie risorse, fa davvero rinascere. Ogni stato
d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o
meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono
direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario. TIENI
sempre presente, che una vita piena di discussioni, di disagi, di
delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni
esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria
identità più autentica, ma oscurano completamente “il muoversi”,
il “fare”, il senso profondo della vita … fanno
ammalare. gni cambiamento, invece, ringiovanisce, una nuova vita basata sulla
passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non
solo tiene lontano lo stress ma “spinge” anche a soffermarsi su
se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta
ad esprimere tutte le emozioni represse, a congedare ogni malessere:
esprimere
se stessi, la propria unicità.
Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche,
quindi, permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non
visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente ogni
rapporto: sociale,
familiare e lavorativo.
Se
non conosci il “problema” non potrai mai attivare strategie
specifiche, mettere in atto soluzioni vincenti per il tuo benessere e
la tua felicità.
ATTENTO
però, non è “sufficiente” sapere che le cose non vanno per il
verso giusto, la relazione con il coniuge non funziona o che quella
particolare attività non ti soddisfa più - perché
è un disagio evidente, chiaro, palese, che ti “avvita” su te
stesso, non ti fa vedere in maniera lucida la situazione, ti
imprigiona nei luoghi comuni e nei pensieri altrui, ti fa dubitare
delle tue scelte
- ma piuttosto devi allargare lo sguardo sulle cose che ti circondano
e che ti spettano di diritto, ovvero prenditi cura di te stesso con
ammirazione, con amore e, soprattutto, non sentirti responsabile di
ogni cosa che accade; lasciati incantare dalla gioia di vivere, da
ogni piacere e desiderio, evita gli automatismi, i soliti pensieri
fissi e corrosivi, prendi le distanze in maniera consapevole da quel
senso continuo di desolazione, di fastidio interiore, di imbarazzo,
di solitudine, di persecuzione, di disorientamento, di stordimento,
di estraneità, solo in questo modo potrai riscoprire le tue risorse
più preziose, avere finalmente gli occhi che brillano di felicità
e, se vuoi, INSIEME
ad un professionista “esperto
e fidato”
diventare protagonista della tua vita. Regalati pace, vivacità,
gioia e felicità, anche se per molti, presi dallo scoraggiamento e
sconforto, è un qualcosa di impossibile e di irraggiungibile ...
quando si è disorientati e confusi risulta più semplice affermare
che è più facile a dirsi che a farsi. Tutto ciò è POSSIBILE se
impari a sorridere alla vita, a non rimuginare!!! NON cominciare a
dire “fosse facile”, “siete tutti dei campioni a dare consigli”
perché, disperdendo inutilmente energia cerebrale, ti allontani
dalle tue vere potenzialità, che sono davvero tante
… nessuno,
dico NESSUNO
può strapparci, annullarci quando siamo in piena armonia, senza il
nostro consenso, benessere e felicità … i lampi di gioia, pur
transitori, nei nostri occhi.
La
felicità di coppia, come diceva quel famoso poeta francese
(citato
all'inizio di questa lunga narrazione),
non
è mai uno sforzo, tanto meno un investimento economico, se prende
forma in modo del tutto naturale e spontaneo costa davvero poco;
in tale relazione non c'è nulla da inseguire, tanto meno ruoli e
percorsi obbligati, dovrebbe nascere sempre senza tanti scossoni, più
libera e naturale possibile, con una certa morbidezza, spontaneità e
poche “sofisticazioni”. Quando
il rapporto diventa eccessivamente “ingordo” o lo "paghi"
troppo non è sicuramente di buona qualità. Dai
spazio allora ai tuoi veri interessi, dai corda finalmente al tuo
ardore, al calore intenso sprigionato da questa passione, e così
finalmente puoi ritrovare il benessere, gustarti la vita, quella che
per te conta veramente; ogni gesto, allora, direttamente vissuto,
diventa importante, fantastico e unico; la felicità ha le sue radici
nella soddisfazione delle piccole cose, è il volto più importante
dell’energia vitale, un torrente che non smette mai di scorrere, di
lucidare l'umore e di rasserenare l'anima ... uno stato transitorio
psicofisico di soddisfazione che orienta ogni individuo verso scelte
più appropriate e felici, ad utilizzare in maniera più ottimale
possibile le sue preziose risorse: affettive e relazionali.
Per
sapere come funziona realmente il rapporto e, quindi, renderlo più
interessante, vivo e frizzante per noi stessi e gli altri può essere
utile sottoporsi a sincere e leali riflessioni.
onoscere in profondità i propri sentimenti, sia quelli che
avvicinano sia quelli che allontanano, è sempre utile per il buon funzionamento individuale e di coppia; certamente qualcuno dirà che
non ha niente di scientifico, ma aiuta sicuramente a mettere un po'
di ordine in casa propria e creare un focolare più caldo, intimo ed
accogliente:
trovare
la giusta armonia “fisica” e mentale (sessuale e psicologica).
Comprendere
e mettere a fuoco con chiarezza tutti i prodotti scaturiti da un
rapporto maldestro e colmo di equivoci come ansia, paura,
frustrazione, prevaricazione e prepotenza, è sempre un buon inizio
per mettere la coppia sulla strada giusta, renderla più scorrevole e
serena.
ndividuare,
conoscere i pericoli maggiori che si corrono quando due si incontrano
per diventare coppia, permette di eliminare concretamente, fin da
subito, danni futuri importanti come ad esempio traumi cumulativi
complessi e, soprattutto ferite psichiche irrimediabili.
Quando si entra in crisi difficilmente i partner, essendo
direttamente coinvolti, sono in grado di comprendere, decifrare,
decodificare le ragioni dei vari conflitti, per cui scoprire se la
coppia non funziona per la mancanza di “elementi”
basilari
che la tengono insieme è spesso un modo per relazionarsi in maniera
più serena, salvare sentimento e rapporto … ovviamente
se brucia ancora qualcosa sotto la cenere! In
breve, mettercela veramente tutta, far diventare quella relazione una
cosa buona e originale, un coppia davvero importante … mettere in
campo l'arte migliore del saper vivere insieme!!!
on
c’è dubbio, due persone non si scelgono mai a caso. Ci sono, ogni
volta, determinanti inconsce, “spinte”
misteriose, forze
interiori
complesse,
a volte contrapposte, che fanno sì che quei due soggetti, sia nella
coppia sia nel mondo sociale e lavorativo, si incontrino e, avvenga o
non avvenga, come si dice in gergo amoroso, il fatidico colpo di
fulmine, si innamorino e si mettano insieme …
siano sulla stessa lunghezza d'onda per realizzare qualcosa di
importante.
Ricorda,
il
fuoco dell’amore, è un buon antidepressivo, alza le difese
immunitarie, migliora il tono muscolare e la circolazione del sangue,
fa vivere di “aria”… mette in atto una meravigliosa dieta!.
Dentro ogni individuo ci sono delle valenze che facilitano
l’attrazione verso uno anziché un altro ... un’onda
neurochimica che entra in circolo, trasforma ogni percezione e fa
sentire completamente diversi … si diventa davvero, decisi, sicuri,
importanti, creativi!!! L’amore,
quando c’è, non dimentichiamolo mai, è slancio, voglia di
muoversi, gioia ed energia vitale … ecco perché i “veri”
innamorati non si ammalano “MAI”!
...
una
forza che spinge a conoscere, a cambiare facilmente, ad essere
flessibili, malleabili e a crescere in armonia senza diventare
“stupidi”.
Spesso
nel rapporto di coppia si cerca l'approvazione dell'altro oppure si
mettono in atto curiose strategie, per “GESTIRLO” in modo tale da
omologarlo al ruolo desiderato. Con questa dispersione energetica,
però, le dinamiche di “scambio”, di condivisione, si spengono,
NIENTE interessa più e NIENTE ormai attrae. MAI annullare se stessi
e l'altro nel nome della coppia perché si rischia parecchio, l'amore
si contrae, diventa rigido, preconfezionato, plastificato, asfittico
… insulso e banale. E’
fin troppo facile, senza scomodare personaggi celebri o altre figure
importanti della cultura scientifica, risalire a quei rapporti che il
fanciullo ha sperimentato con le figure di riferimento (Complesso
di Edipo o Complesso di Elettra),
dove si strutturò il primo tentativo embrionale dell'amore,
l’impianto base di quella scintilla che poi farà scattare il
desiderio di attrazione verso l’altro. E’ importante sottolineare
che non si tratta sempre di affinità, perché anche il contrasto può
essere determinante. Non è detto, ad esempio, che un bambino che
abbia avuto una “figura”
di riferimento
bionda e profumata, si innamori di donne bionde e profumate: potrebbe
tranquillamente innamorarsi di donne brune … spesso
proprio per smentire di aver provato gli stessi sentimenti per quel
preciso modello identificativo.
Il
colore bruno diventa un elemento di attrazione perché di contrasto,
ma che ha - volenti
o nolenti
- origine nel rapporto, felice o meno, con quel genitore. Il
fisico è risaputo gioca un certo ruolo nel cosiddetto colpo di
fulmine, cioè nell’amore a prima vista. Ma sono proprio gli
aspetti non solo non visibili, ma anche inconsci, a determinare
l’attrazione reciproca. E’ questa una cosa che a volte si scopre
(si
impara a proprie spese)
molto tempo dopo, e non spesso, perché quasi sempre, di questo
fenomeno, non se ne saprà niente per tutta la vita.
uando, ad
esempio, dopo vent’anni di vita insieme, il matrimonio va
improvvisamente a rotoli, si capirà perché ci si era scelti. E'
proprio al momento dell’incontro, secondo aspettative e desideri
che, a volte, si mettono in opera gli scenari futuri più
paradossali, già sperimentati a suo tempo, ma in forma diversa; come
sono state vissute quelle figure di riferimento, l'attaccamento era
sano o malsano, positivo o negativo …quei rapporti erano davvero
affidabili e protettivi? NON
si deve costruire un rapporto basato sulla dipendenza reale o
immaginaria, tanto meno per sanare i propri vuoti affettivi o sulla
soddisfazione del bisogno infantile di sicurezza (un sostituto
materno o paterno): NON PUO’ FUNZIONARE, perché ci si annulla, ci
si vincola a vissuti complessi, a desideri e speranze altrui, si
blocca completamente la crescita affettiva e l'evoluzione personale …
LA VITA!!! Non avendo basi affettive solidi, si vive nel terrore di
essere derisi, rifiutati e abbandonati al proprio destino.
e
andassimo a vedere caso per caso, scopriremmo che, quasi sempre, in
quella determinata esperienza finita male, è stata costruita una
“facciata”
pasticciata, un 'intonaco' nuovo ma fatto male,
improvvisato, poco funzionale, per nulla “robusto” e longevo …
pur non avendo piena consapevolezza, si
aveva da tempo il sentore, la sensazione di una storia corta,
piuttosto breve.
Eventi esterni o altri motivi personali sopravvenuti faranno poi la
loro comparsa in modo rapido e inflessibile, metteranno in risalto
fenomeni impercettibili, metteranno a nudo una realtà che non era
affatto percettibile all'istante, visibile in tempo reale. La
nascita di un figlio, ad esempio, è un evento che, pur essendo
meraviglioso, se non proprio destabilizza completamente l'assetto
relazionale della coppia, costringe a rivedere le proprie posizioni,
assegna nuovi compiti, fissa dei ruoli diversi, con dei contorni
precisi e rigidi;
da quel momento preciso si è genitori: lei è
senza dubbio una madre con tante responsabilità, lui un padre con
molti doveri.
Molte coppie, purtroppo, non ce la fanno a sostenere compiti che,
nonostante
contratti chiari, chiacchiere e promesse a suo tempo formulate in
buona fede,
non avevano preventivato, messo in conto fin da subito. La perdita
del lavoro, poi, che in questo particolare periodo storico, è
all'ordine del giorno, influenza profondamente la
vita di coppia, sia l'inizio, sia la sua fine.
E’ facile capire che non
esiste crisi di una coppia che non sia determinata da entrambi gli
“elementi” in gioco, dai reali componenti, i quali come furono
“complici” nel trovarsi, lo sono poi anche nel lasciarsi. La separazione è davvero
un fenomeno doloroso e complesso anche per i più 'forti.
La cosa più infelice e penosa che l’individuo deve affrontare
nell'arco della sua vita, da quando nasce a quando muore, è proprio
quella di “allontanarsi”
da qualcuno, separarsi
definitivamente da un affetto … formulare un
“addio”.
Scattano sempre, a seconda della personalità coinvolta, dinamiche
colpevolizzanti e sensi di colpa che non solo rendono confusa la
situazione, ma provocano per alcuni una sofferenza lancinante e
atroci dolori per tempi lunghissimi. Già
dal momento della nascita, il bambino si separa da quel paradiso
terrestre che è stato l’utero della madre; un mare di calma nel
liquido amniotico. Là non c’era
luce, rumore, movimento, nulla che potesse turbare quella quiete
beata.
La separazione da questo mondo sicuro, ben protetto, e l’immissione
violenta in un mondo di luci, suoni e rumori, può incidere
profondamente e traumaticamente su quell'essere indifeso che può
difendersi solo con pochi strumenti: attraverso qualche riflesso
primitivo generalizzato … un cucciolo di uomo
in balia degli eventi esterni.
Questa operazione di distacco si ripropone continuamente nel processo
evolutivo ed è fondamentale per uno sviluppo “sano” della
personalità; è un passaggio indispensabile che, se fatto bene, non
solo fornisce un senso di sicurezza nell'affrontare la vita, ma
rappresenta anche un prezioso elemento protettivo per un adeguato
sviluppo cognitivo e sociale. Ogni piccolo, infatti, ad un certo
punto deve abbandonare questa figura di riferimento fondamentale
della sua vita per cominciare a “camminare”
da solo … iniziare il cammino della vita con le
sue gambe.
Deve insomma cominciare a spezzare un legame che da fisico era
diventato psicologico, ma pur sempre una fusione piena di fisicità
perché ancora dipendente dall'altro ... un
tutt’uno con il corpo della madre.
’ un’operazione delicata e difficile che purtroppo non sempre
certe figure contribuiscono a facilitare, perché altro non possono
fare che riproporre la copia dei loro vissuti. E,
COSI',
QUESTI
CONDIZIONAMENTI AFFETTIVI E MODELLI CULTURALI IMPRESSI NELLA MENTE,
SE NON HANNO PRODOTTO LIBERTA' ED AUTONOMIA AL MOMENTO GIUSTO, MA
SOLO DIPENDENZA, NON TARDERANNO A FARSI SENTIRE ALLA PRIMA
DIFFICOLTA’ RELAZIONALE CHE SI INCONTRA ... POSSONO IN MANIERA
PREPOTENTE RISVEGLIARSI.
Verrà
poi la separazione del piccolo che va all’asilo e lascia per la
prima volta la casa … la separazione del bambino che va a scuola…
la separazione del giovane uomo dalla famiglia biologica che trova
un’altra donna e la sposa.
E poi le prime morti, con
la conseguente separazione da figure fondamentali della vita e,
soprattutto, l'addio dal mondo stesso quando, in ogni essere umano di
una certa età, cominciano ad insorgere le angosce di morte che lo
portano ad ipotizzare la sua fine.
Come si vede, ogni essere umano è segnato e tormentato dalla
separazione: dal momento in cui nasce al momento
in cui muore; non è altro che una rievocazione di esperienze passate
e il dolore sperimentato sarà sempre in funzione di come ciascuno
di noi ne è uscito da quella esperienza evolutiva: vincitore o
battuto … un prototipo che viene rispolverato alla prima
difficoltà.
Non c’è dubbio che la separazione da un amore sia una perdita
importante, un vero e proprio “lutto”
e, quindi, comporti una depressione tanto più forte quanto più
forti erano le forze inconsapevoli che avevano determinato
l’incontro, l'unione dei due che andranno a formare una coppia.
AI
ISOLARE, APPIATTIRE LA COPPIA, OFFUSCARLA DI NOIA, PRIVARLA DEL
DIALOGO (anche il silenzio è una comunicazione importante), DEL
PIACERE, DELLLO SCAMBIO, DELLA SORPRESA, DELLA PASSIONE; VANNO
EVITATI I COMPORTAMENTI RIGIDI, SEMPRE FISSI, IMMUTABILI E SEMPRE
UGUALI perché, altrimenti, la relazione si trasforma IN UN RAPPORTO
ASFITTICO. Basta
inventare giustificazioni, legittimare certe scelte e malumori: sono
stanco, sono sfinito, non ho soldi, se avessi quella “cosa”
probabilmente starei meglio … forse sono i desideri che mancano, è
la banalità e la noia che, invece, ci stanno limitando, restringendo
lo spaio vitale, il campo di libero movimento, annientandoci!
RICORDAMOLO, PER QUANTO SIA DORATA UNA GABBIA, NON DOBBIAMO MENTIRCI,
GUAI GIRARSI DALL'ALTRA PARTE, E’ SEMPRE UN SACRIFICIO INUTILE,
RIMARRA' SEMPRE UNA BRUTTA PRIGIONE. Molte
volte, i due componenti della coppia decidono di lasciarsi proprio
perché tutto quello che avviene mostra loro con chiarezza che ormai
il loro rapporto è finito. Ciò non significa che il tutto avvenga
immediatamente, si riesca a separarsi in breve tempo; in questo modo
si portano avanti strascichi dolorosissimi, i resti di un’unione
frantumata, polverizzata e sofferta … un
insopportabile odore di stantio e di rancido che stordisce
completamente entrambi!
Non riescono ad affrontare una separazione che sarebbe loro salutare,
temendone e ingigantendone il dolore, l’insopportabilità. Le
varie incognite da affrontare da soli fanno paura e rendono insicuri
chiunque.
’è quasi sempre da
sospettare che dietro la figura dalla quale, sia pure nell’odio,
non è facile staccarsi, ci sia quella “primitiva”, insolita e
“fondamentale” figura di riferimento
… una separazione da lei
mal riuscita o parzialmente riuscita ma con le ossa rotte.
La differenza di reazione dei due membri della coppia dipende da come
ognuno decide, dallo stile e risorse psicologiche interiori, da come
ci si difende nell'immediato da questo dolore … e,
soprattutto, pur non avendo ricordi nitidi, da come abbiamo
affrontato, in passato, quelle famose separazioni.
Ognuno dei due, quindi, può scegliere quel tipo di difesa più
idoneo alle risorse a disposizione, ovvero soluzioni che lo facciano
soffrire meno, con poco disagio e neutralizzare il più possibile la
solitudine: quegli
interminabili momenti depressivi.
Senza contare altri elementi che contribuiscono a differenziare come,
ad esempio, i sensi di colpa sempre presenti nonostante siano
inutili.
LA COPPIA DIVENTA
FONTE DI FELICITA’ QUANDO E’ FORMATA DA MEMBRI AUTONOMI E LIBERI
(una felicità che non deve mai essere messa in mano a nessun altro);
QUANDO SONO CAPACI DI ADATTARSI E MODIFICARSI A SECONDA DEL RITMO
DELLA VITA, quando riescono a “perdere la testa” e SENZA IMPORSI
DI RENDERE il rapporto ETERNO. Si perde energia ed entusiasmo QUANDO,
per tenerlo in piedi, DIVENTA UNO “ SFORZO”, DISAGIO E SOFFERENZA
... quando NON LA SI TRASFORMA GIORNO DOPO GIORNO, SE NON SEGUE LO
SCORRERE DELLA VITA.
li
amori unilaterali esistono, appartengono ad un altro mondo,
sconfinano in una dimensione fantastica, spesso nell'adorazione; è
tutta un’altra storia, una ricerca continua di attenzione,
considerazione ed affetto.
Si corre dietro ad un 'fantasma'
che ci si è costruiti piano piano nel tempo, spesso abbandonati e
in solitudine; dinamiche
relazionali complesse che
si sviluppano attraverso
accordi e disaccordi,
vittorie e sconfitte,
umiliazioni e consolazioni, sconforto e fiducia.
Rapporti “maldestri” caratterizzati da percorsi
pieni di “buche” e
“sassi”
che, il più delle volte, hanno prodotto sofferenza e mediocrità:
un legame affettivo ambivalente,
un attaccamento insicuro,
imprevedibile e disorganizzato, riboccante di sacrifici,
scetticismo, diffidenza, sospetti e ricatti
… scarse e infelici interazioni
che hanno prodotto disturbi di personalità e stili cognitivi
sbagliati; si crede
o forse ci si illude di aver ricevuto le giuste attenzioni, grande
sostegno e notevole considerazione, importanti prove d’amore e,
soprattutto, un mare di benefiche coccole ... un
fenomeno, per i più fortunati, poco chiaro e confuso, per altri una
vera e propria corsa ad ostacoli.
Dati
tecnici. Un
attaccamento “sicuro”, ovvero la certezza di poter contare, nei
momenti difficili e di bisogno, sulla figura di riferimento, ad
esempio, permette al piccolo di esplorare autonomamente e con una
certa sicurezza il mondo intorno a sé, controllare e impadronirsi
dell'ambiente circostante liberamente, con piacere, fiducia e
soddisfazione; permette inoltre di assimilare ogni cosa più
facilmente, con un certo grado di determinazione, autostima e
passione: muoversi nel mondo in modo attivo, sicuro e felice. Siamo
di fronte ad un seme “sano” e forte che germoglierà velocemente
e senza ostacoli particolari; per svilupparsi non ha bisogno di un
umus particolare, di troppe considerazioni e attenzioni sociali, ma
solo di rispetto.
Quando
invece il bimbo sviluppa un attaccamento “insicuro – evitante”,
in cui presenta notevoli difficoltà ad accedere o interagire con la
figura materna, impara immediatamente a farne a meno e, soprattutto,
a concentrarsi non più sulle persone, ma sul mondo inanimato che,
apparentemente, non presenta né “fregature” né delusioni. In
questo modo, ritirato entro la sua “turris eburnea”, guarda con
sospetto ed estrema diffidenza le persone che incontra, sposta
l'attenzione sugli oggetti evitando in tal modo la relazione con i
suoi simili che sono temuti, ignorati e, soprattutto, deprivati di
ogni eventuale potere invalidante nei suoi confronti. Da tutto ciò
emerge un personaggio strano, eccentrico, distaccato e indifferente
ai rapporti con gli altri che tende, in ogni caso, a rifiutare,
evitare ogni possibile tipo di comunicazione e relazione umana:
percepisce l'altro sempre aggressivo,
minaccioso ed ostile. Con questa strategia non solo crea una
barriera, non permette agli altri di avvicinarsi, ma si immunizza
verso offese o aggressioni varie. Se non intervengono cambiamenti
positivi il suo destino sarà quello di avere disturbi relazionali
connessi a quadri patologici ben precisi e seri: paranoide
(diffidente e sospettoso) schizotipico
(disagio nelle relazioni affettive troppo coinvolgenti e cariche
eccessivamente a livello emotivo) e schizoide
(poche emozioni e distacco nelle relazioni) .
Quando
poi si ha a che fare con figure di accudimento insensibili ed
imprevedibili, si viene a configurare una struttura relazionale più
complicata e grave: anche il piccolo, per reazione, impara ad essere
aggressivo ed imprevedibile. Siamo di fronte ad un soggetto
trascurato, poco soddisfatto delle sue imprese quotidiane; un essere
che per ammorbidire il suo profondo senso di inadeguatezza è
predestinato ad una ricerca infiniti consensi, abbondanti
attenzioni, continue approvazioni ed esagerate manifestazioni
affettuose; un personaggio pauroso che, per la sua rigidità e
perfezionismo, cerca conferme, considerazione, attenzione e lodi in
ogni angolo della terra; perennemente ansioso, insoddisfatto a
livello affettivo pretende, sempre e comunque, in ogni momento, la
fatidica prova d'amore … un segno che non sarà mai all'altezza
del suo desiderio, a quell'immagine prodotta e inseguita solo dalla
sua fantasia! Terrorizzato, amareggiato, deluso e disorientato dalla
critica e dalla disapprovazione cerca di essere particolarmente
efficiente, di raggiungere in ogni campo sociale e culturale livelli
sempre più elevati, essere il primo di tutti, scalare - anche con
scarse qualità - le vette sociali più alte. Questi sono i tratti
relazionali che caratterizzano alcuni disturbi di personalità:
ossessivo – compulsivo (controllo,
perfezionismo ed esagerata attenzione per l'ordine), evitamento
(eccessivamente sensibile ai giudizi, notevole inibizione sociale) e
dipendente (atteggiamento di
sottomissione, appiccicaticcio nei rapporti, bisogno continuo di
essere accudito).
Un
attaccamento di tipo disorganizzato invece è forse l'interazione
più negativa che possa capitare a due esseri umani ... un rapporto
scoordinato e confuso produce dolore prima a se stessi poi agli
altri; tale comportamento ha un ruolo fondamentale nella genesi
della “malattia” in età adulta. In questo caso abbiamo una
figura di riferimento dominata da una grave sofferenza, un malessere
emotivo irrisolto, come ad esempio un lutto mai rielaborato; il suo
agire è pieno di preoccupazione, ansia e tristezza … ogni suo
gesto viene percepito come minaccia. Il piccolo, a sua volta, non
essendo in grado di comprendere e gestire la situazione reagisce con
ostilità; cerca di rispondere alle invalidazioni altrui,
screditando, ignorando, manipolando ogni cosa, esclusivamente per le
sue esigenze e bisogni primari. I rapporti in età adulta saranno
conflittuali e privi di regole morali. Un attaccamento simile
porterà a vari disturbi di personalità: narcisistico
(progetti grandiosi, esagerati, ricerca costante di considerazione e
ammirazione), istrionico (alla ricerca
costante di attenzione con una emotività fuori controllo),
borderline (impulsivo, instabile nei
rapporti, sviluppo degli affetti difettoso) e antisociale
(inosservanza e violazione delle esigenze, dei diritti altrui).
etto
questo non è possibile comunque né giudicare, né condannare chi
abbiamo di fronte, nessuno è colpevole per quello che ha dentro …
dà solo quello che ha acquisito e imparato nel tempo! Ognuno di noi
è passato, volente o nolente, attraverso questo processo evolutivo
… evitiamo, quindi, di spingere troppo l'acceleratore, soprattutto,
sui giudizi di valore nei confronti delle persone che la pensano
diversamente da noi; discutere per affermare le proprie posizioni va
benissimo, ma malissimo quando si vuole costringere l'altro a cambiare, a pensarla come noi, a vedere le cose con i nostri occhi.
Per
un 'cucciolo' d'uomo, all'inizio del suo percorso, inerme e
disarmato, ogni cosa è in salita; relazionarsi in modo sereno,
tranquillo ed equilibrato è, se non trova le pedine giuste, davvero
impossibile; senza nessuna cultura, sprovvisto di istruzione
specifica, con un pensiero limitato e con strumenti di difesa
rudimentali ha davvero difficoltà a proteggersi da solo, gestire i
rapporti, essere libero e costruirsi un mondo affettivo in modo
sereno ed equilibrato … uscirne fuori tutto intero; fare sempre
bene con se stessi e gli altri, cavarsela con poco o nessun danno,
“manipolare” a proprio vantaggio cose e situazioni, gestire
felicemente un ambiente ancora sconosciuto e del tutto da scoprire,
non è facile.
Ma in questo territorio, spesso più ostile che sereno, se vuol
sopravvivere, deve adattarsi per ottenere un certo “equilibrio”
e ci prova con lo strumento dell'imitazione,
con la speranza di aver di fronte una figura protettiva, trovato la
guida giusta, il modello migliore ... che
siano quelle le immagini vere da emulare, da seguire ad occhi chiusi
(Imitazione:
riproduzione degli atti di una persona o di un fenomeno esterno.
Il bambino imita
tutto ciò che si trova alla sua portata. Il lattante risponde ai
sorrisi dei familiari con una specie di mimetismo spontaneo.
Successivamente si ha l'imitazione
per puro piacere: egli cerca di riprodurre un certo risultato che ha
ottenuto per caso e si compiace di questa ripetizione. Poi
l'imitazione diventa
intenzionale, il fare finta, il gioco, il comportamento può essere
differito; verso i tre anni il piccolo riproduce gli atteggiamenti
delle persone che gli sono vicine, si diverte ad immedesimarsi negli
altri più che ad essere se stesso. Più tardi mediante l'imitazione
si realizzerà l'apprendimento delle tecniche, ma si tratta di una
condotta molto più elaborata, nella quale entra in gioco la
capacità di ricreare. La vera funzione dell'imitazione
nel bambino non è soltanto quella di copiare la natura, e neppure
l'apprendimento dei gesti e della parola: essa
lo spinge a prendere coscienza della sua posizione e dei suoi
compiti all'interno del gruppo, a conoscere la sua individualità
attraverso gli altri.
La misura e il modo dell'imitazione
dipendono sempre dalle caratteristiche del modello che si ha di
fronte, dalle proprietà ed esperienze del soggetto, e dall'indice
di ricompensa o punizione considerato nel comportamento del modello
stesso. L'acquisizione per esempio d'un comportamento aggressivo,
come anche di norme e regole sociali, viene influenzata
essenzialmente dall'imitazione.
Dal punto di vista psicosociale, nell'adulto si manifestano le
stesse fasi di astrazione progressiva nell'imitazione
che riscontriamo nel bambino nel corso del suo sviluppo: al livello
più elementare, si ha un puro e semplice contagio, come nella
risata irrefrenabile. Il comportamento di un individuo immerso nella
folla deriva da questa forma elementare di imitazione.
Ma in questa situazione entra in gioco inoltre la preoccupazione,
già a livello intellettuale, di conformarsi a una norma, per non
dire un vero conformismo).
gni
esperienza passata, tutte le cose assimilate nel tempo saranno
impiegate per rendere la vita più gradevole e scorrevole, verranno
estese a tutto ciò che si incontrerà nel corso della vita nel bene
o nel male; persino parte dell'interiorità verrà “contaminata”
per mantenere un certo “equilibrio” emotivo … anche se
patologico! Bisogna fare
in fretta e, purtroppo, sacrificare anche una parte di sé
importante ... rinunciare qualcosa di se stessi.
Un muoversi confuso, caratterizzato da cause ed effetti di cui, poi,
non si avrà alcun ricordo, nessuna consapevolezza; comportamenti,
atteggiamenti, motivazioni, automatismi, esperienze lontane che, per
sopravvivere, hanno deformato la realtà, prodotto una visione
diversa delle cose, cercato di rendere un mondo più caloroso,
luminoso, colorato e migliore
… un fenomeno di cerniera tra
impotenza e idealizzazione.
La bambina, ad esempio, fa del
padre un principe azzurro, un re, un essere speciale; una
idealizzazione che poi troverà rispondenza in quel certo “attore”
costretto ad impersonare il ruolo di compagno (o amico) … dovrà
recitare quella curiosa parte di uomo senza macchia e senza paura.
Per dirla con C.G.Jung siamo di fronte all'Animus,
ovvero la componente inconscia maschile della personalità della
donna. Un'identificazione rigida e conflittuale con questa immagine
può comportare l'evidenziazione di tratti caratteriali quali:
rigidità, intransigenza, spirito polemico.
Così anche per il bambino, la
figura femminile assume un significato particolare, può diventare
la fatina dai capelli turchini, la maga, la santa, la donna
perfetta, la regina. Qui, sempre secondo C.G.Jung, siamo di fronte
all'Anima,
componente inconscia femminile della personalità dell'uomo; più
siamo identificati con tale immagine più è possibile soffrire di
ipersensibilità, effeminatezza e malinconia.
E’ un’esperienza legata ancora al mondo infantile fantasioso e
al pensiero magico (vedasi
sviluppo cognitivo Piaget).
Il modo di vivere e di comportarsi della coppia,
pertanto, è sempre connesso ad esperienze passate, legato ad eventi
direttamente vissuti con le figure di riferimento … non può
sfuggire in alcun modo al mondo fiabesco, a quelle fantasie di
sopravvivenza prodotte nel tempo per non “soccombere”, oppure
sconfinare in qualche disturbo mentale.
Ognuno vive le cose come le ha immaginate precedentemente e per
quanto riguarda la visione dell’amore, possono nascere dinamiche e
comportamenti strani e contraddittori. Questi
però non solo rispondono a una specie di programma che l’individuo
si è costruito pian piano con gli altri, ma anche come è stato
sperimentato e condotto quel famoso gioco d’amore primitivo …
ovvero ricondotto ad episodi realmente vissuti, pensati o
fantasticati … un vecchio prototipo già sperimentato.
E' un copione già scritto, un
programma caratterizzato da dinamiche inconsce, in gran parte non
sempre del tutto consapevole perché completamente influenzato da
ricordi, dagli affetti, dalle esperienze vissute, da modelli
culturali dominanti, dalle abitudini, dall’ambiente sociale e
culturale dominante, dagli adattamenti più spesso infelici che
felici … un
gioco amoroso influenzato dall’educazione, dall’ambiente sociale
e culturale in cui si è combattuto, vissuto e cresciuto. Il
futuro dipenderà dalle nostre sicurezze emotive costruite nel
tempo, dalle nostre risorse vitali disponibili, dal modo in cui
siamo usciti da quel processo evolutivo: vincitori
o sconfitti, conquistatori o perdenti. Le
nostre esperienze passate, quindi, possono, volenti o nolenti,
condizionare, minare il nostro agire, il fare futuro: ogni scelta,
atteggiamento e decisione. Conoscere questi meccanismi sarà più
facile orientarsi o comprendere il reale stato di salute della
relazione; può far riflettere,
facilitare la comunicazione, scoprire se la coppia è davvero sana o
matura … aiutare, chi lo desidera, ad orientarsi più facilmente
in questa incredibile ma sempre stupenda, fantastica e meravigliosa
esperienza di vita. L’insicurezza
affettiva inoltre è spesso responsabile del fallimento del rapporto
di coppia; quando siamo
innamorati e, quindi, felici (felicità = stato
di benessere psicosomatico transitorio, senso di soddisfazione
legato alla realizzazione di un proprio desiderio),
nel nostro organismo si diffonde una pioggia di sostanze benefiche
(le famose endorfine):
un’autosomministrazione di sostanze del benessere sempre a costo
zero;
in ogni relazione
vince sempre la spontaneità e la naturalezza, il rapporto va
nutrito sempre di curiosità e di avventura;
nella coppia conta sempre
la passione e la magia non la quantità di parole dette;
l’altro, poi, quando assume il ruolo di 'manipolatore', non deve
mai essere il pilastro della nostra esistenza perché se dovesse
andarsene crollerebbero le 'colonne' di Ercole, la nostra
personalità andrebbe in mille pezzi (ci si smarrisce ancora di più
perché abbiamo già perso, da tempo, noi stessi):
una premessa sicura che porta dritti all’infelicità (si
perde la propria autonomia e fa sentire ai margini della vita);
chi invade lo spazio dell’altro, complica le cose in ogni settore
della vita, fa solo star male: toglie energia, crea disagio e fa
ammalare lentamente … un
percorso insolito, sbagliato perché è stato tracciato da altri (il
rischio è alto perché si possono ereditare anche i lati più
deboli ed infelici!); è un
vivere incerto, con pensieri inquietanti che portano fuori strada,
impediscono di essere felici … “inquinati” e neutralizzati
dall’eccessiva dipendenza.
Quando
ci si appoggia ad un vivere altrui e prestabilito - un
copione già scritto - si perde
lucidità, spontaneità, viene ostacolato il modo di vedere le cose
come sono realmente (tutto è già visto e
scontato): si gira a vuoto,
accumulando timori, abbandoni, rifiuti, infinite delusioni e paure;
anche troppa vicinanza
può fare enormi danni relazionali ed affettivi: spegnere la
passione! Ricorda, il rapporto non va costruito attraverso lotte e
privazioni, non è mai una pena, uno sforzo, una fatica, un
sacrificio, un lavoro sgradevole e fastidioso; i personaggi fissi e
quelli tutti di un pezzo disturbano sempre la buona comunicazione,
alla larga, quindi, dai noiosi (non vedono
oltre la loro ombra), dagli
insicuri (sono sempre convinti di perdere
stima, considerazione ed affetto),
dagli aggressivi e narcisisti (cercano sempre
di farsi notare, adorare, hanno un costante bisogno di ammirazione,
desiderano una costante approvazione, la loro stima è vacillante)
… e, poi, ricordiamolo
ancora una volta, un buon litigio non serve a stabilire chi ha
ragione ma semplicemente a smuovere la staticità del rapporto,
rendere la relazione più reale e viva!
Un battibecco fatto bene, quando serve, può permettere di
recuperare identità e spazio personale; mai tenere il muso perché
fa sentire in colpa l’altro e lo ricatta affettivamente: il
partner non deve mai essere uno “sfogatoio”!!!
Ogni amore è avventura,
è una scintilla che si accende da dentro, arriva all’improvviso,
senza rispettare nessun copione, progetto, alcun programma, ci aiuta
a smantellare le barricate, a mandarci a gambe all’aria quando
siamo troppo controllati, severi e rigidi.
Non bisogna rinunciare a vivere per assecondare il partner: il
vero amore non blocca mai, ma fa crescere entrambi.
Il rapporto finisce quando entrano in gioco elementi che lo rendono
innaturale: recite,
imitazioni, aspettative, tensioni e sforzi ma, soprattutto, quando è
pieno di interferenze e indebiti interventi esterni come consigli e
critiche; non si ama per
annullarsi nell’altro, non si potrà mai essere felici se
nascondiamo le vere passioni, se si vive per l’applauso, per farsi
accettare, per fare bella figura: uniformarsi
incondizionatamente si recita una parte non sentita che nasconde
solo tensione, rabbia, frustrazione, conflitto e aggressività da
troppo tempo trattenuta.
'amore, comunque, per molti, non è mai un argomento “attraente”
o interessante perché può
evocare facilmente sentimenti contrastanti, timori terribili e
ricordi drammatici di ogni tipo: rifiuti,
dubbi, raggiri, delusioni, tradimenti, disprezzo.
“Aggiornarsi”, quindi, su questo mondo incantato è sempre
difficile per chiunque, ma dovrebbe essere anche un diritto e un
dovere farsi aiutare quando le cose non vanno per il verso giusto!
Se non ci troviamo bene su quel percorso terapeutico, cambiamolo!!!
Parecchie sono le tentazioni a non voler approfondire questo tema,
molte cose lo ignorano e fanno da filtro: timore di ripetere, pur
essendo adulti, esperienze dolorose infantili, di essere ingannati,
derisi e delusi ancora una volta.
NON
DOBBIAMO POI DIMENTICARE CHE - COME SOSTIENE BAUDELAIRE - L’AMORE
ESSENDO UN “CRIMINE” RICHIEDE SEMPRE UN COMPLICE ED E' SEMPRE
L'INIZIO O LA FINE DI OGNI COSA.
Breve
Vademecum per la coppia 'felice'.
Si
deve sempre amare il partner non un’idea, mai rincorrere una
visione, un amore eterno, una “congettura” per quanto fantastica
essa sia! Ma quello che è realmente nel bene e nel male: la sua
immagine concreta e reale. Amare comunque non
significa modificare la propria struttura mentale, boicottare la
chimica del piacere, annullare completamente le proprie voglie,
adattarsi ciecamente all’altro e vivere in modo “impeccabile”
il rapporto. Ascoltare l’altro (senza volerlo cambiare)
va bene, ma aprire gli occhi su se stessi è gustarsi ciò che di
buono sta intorno è ancora meglio. Essere presenti a se stessi
(sentire) è sempre un passo in avanti,
doveroso, decisivo ed indispensabile, non è solo un gesto di
responsabilità e malleabilità a livello sociale, ma utile per la
propria salute e quella altrui. Sentirsi bene, infatti, garantisce un
certo grado di soddisfazione nel rapporto a due, sana i disagi e
ripara l'ostilità silenziosa. Sono proprio le relazioni inaspettate
e originali a rilevare i lati creativi importanti di ciascuno di
noi; quelle mosse piene di sorprese, colme di magia, “combattimenti”
creativi e tutti da scoprire che rendono la vita più coinvolgente,
eccitante e complessivamente soddisfacente.
a coppia funziona bene
non per fortuna o per grazia ricevuta, ma solo se c’è autonomia,
libertà, avventura, mistero, fantasia, rispetto, attrazione,
entusiasmo e passione; produce felicità
e ottimi effetti speciali quando si è animati dalla sorpresa,
trascinati dalla magia e spinti dall’imprevisto.
I conflitti di coppia, inoltre, vanno sempre presi in considerazione
perché servono ad affermare la propria indipendenza e favorire un
dialogo aperto più che vantaggioso e costruttivo per entrambi i
membri. No alle relazioni gabbia in cui i doveri superano i piaceri;
no ai sacrifici del tutto inutili che oltre ad andare “contromano",
ti confondono, fanno sbandare e andare fuori strada; se si
considerano leciti e importanti i propri bisogni non solo la vita
sarà più semplice e interessante, ma le relazioni saranno davvero
più significative, autentiche, genuine e felici … un senso di
viva soddisfazione, di valore inestimabile. Quando si è
“disponibili”, aperti al piacere non si è mai confusi,
inscatolati e imbrigliati, ma più lucidi, attenti e responsabili; la
mente sarà completamente vigile, sgombra da “cianfrusaglie”,
pronta a produrre all'istante cose importanti e preziose per
chiunque.
Il piacere, quindi, non deve mai essere una piccola
concessione di “sua maestà”, un benessere da raggiungere
attraverso enormi sacrifici, ma un vero e proprio diritto oggettivo
immediato; il piacere e la felicità, infatti, sono condizioni
irrinunciabili per la salute fisica e mentale. Se non si è
alimentati da un piacere naturale, spontaneo, mancherà sempre
qualcosa di fondamentale nel rapporto affettivo e sociale; la mancata
o parziale soddisfazione produce tensione, lascia “sospesi nel
vuoto” - tutto diventa faticoso,
complicato, pesante, conflittuale e stressante
- anzi la sua assenza lascia spesso una fastidiosa e inspiegabile
eredità: depressione, ansia, ipocondria
e attacchi di panico. Molto spesso,
senza accorgersene, ci si mette insieme per un “incastro”
psicologico dettato e obbligato non solo dalle avversità, ma anche
dall’incontro delle personalità coinvolte e, così, prima o poi ci
si trova in un mare di guai a propria insaputa. Con tale schema il
rapporto diventa difficile, complicato e serioso; quando ad
alimentarlo non è più la passione ma l’abitudine e la noia la
vita diventa un piccolo ed insistente calvario.
Così in silenzio si
cerca di gestire inutilmente un “peso” che, nonostante le varie
attenzioni caloriche, fa saltare letteralmente i bottoni e allargare
i buchi della cinta; scopriamo, così, a
nostre spese, che le relazioni “spente” o complicate fanno
lievitare (appesantire) il fisico,
mentre la voglia di avventura “snellisce” (alleggerisce),
rigenera completamente il corpo.
Ogni amore è avventura, è una scintilla che scatta all’interno,
arriva all’improvviso, senza rispettare nessun progetto, alcun
copione, proprio per mandarci a gambe all’aria quando siamo troppo
controllati e confusi; non bisogna rinunciare a vivere per
assecondare il partner (o l'amico): il
vero amore rende liberi e forti, non blocca, non intralcia mai lo
scorrere della vita, ma fa crescere entrambi.
l rapporto finisce quando entrano in gioco elementi che lo rendono
innaturale: recite, tensioni e sforzi ma, soprattutto,
interferenze e indebiti interventi esterni, da quel fare saccente
improvvisato come consigli, critiche e aspettative esagerate.
Anche se ci viene promesso mari e monti,
non si ama per annullarci nell’altro: la cartina tornasole siamo
sempre e comunque noi! Non si potrà mai
essere felici se nascondiamo i nostri entusiasmi, le vere passioni,
se si vive per l’applauso, per farsi accettare, per fare bella
figura, ci si sacrifica - spesso in modo vano - per soddisfare le
esigenze degli altri … si percorrono sentieri non scelti da noi. Ci
si ritrova al capolinea quando ci si uniforma incondizionatamente
all'altro, si finge il piacere, si recita una parte sofisticata, poco
naturale, non sentita, che nasconde solo rabbia e aggressività:
sentimenti da troppo tempo trattenuti che
anziché avvicinare, allontanano. I
litigi e le discussioni non scendono in campo a stabilire chi ha
ragione, ma a smuovere le energie di un vivere eccessivamente fermo,
troppo statico: ruoli fissi che
avviliscono e svuotano la coppia. No
tenere il muso! Un amore troppo ‘sicuro’ inquina la mente e crea
un rapporto scontato, refrattario, che non infiamma più. SAPPIATELO
le persone “sbagliate”, intossicano, soffocano, fanno star male …
SONO NOIOSE ANCHE QUANDO NON PARLANO!!!ATTENZIONE
PERICOLO. Accade
spesso nei vari incontri e, soprattutto, nella maggior parte dei
“rapporti” che si realizzi una specie di “bilancia”
fra le due personalità; soggetti che si imbarcano in rapporti già
“malati”
fin dall’inizio. Ad esempio: un
uomo “forte” e rude si trova meglio con un personaggio che
difficilmente dice la sua, tende a sposare una donna “debole” e
remissiva;
una
donna aggressiva, manesca e violenta sposa un uomo effeminato e
sottomesso,
un
uomo tirannico si mette con una donna insignificante e completamente
sottomessa.
Questi rapporti, quindi, formano un equilibrio di compromesso
(patologico),
siamo di fronte a quella famosa parabola del cieco e del paralitico …
ma
se il cieco riprende a vedere e il paralitico a camminare, cosa
succederà mai? Se
queste figure patologiche cambiano in modo considerevole e
improvvisamente?
essano le loro manifestazioni, non hanno più
bisogno di quei tratti per sopravvivere?
Semplice,
il loro equilibrio che teneva in piedi il rapporto, crolla. Queste
persone che prima avevano la necessità del controllo o della
sottomissione del partner per mantenere in equilibrio le loro istanze
psichiche, non ne hanno più bisogno; l’altro,
pertanto, essendo evoluto, diventa completamente inutile.
Non ha più bisogno della “preda” oppure, a seconda dei casi, di
essere cacciato. I caratteri che erano “complementari” cessano di
esserlo … da
qui, cancellato il “Purgatorio dantesco”, si nasce o si muore …
la vita di coppia, all'improvviso, può perpetuarsi, trasformarsi,
evolversi in forma diversa in una vera “commedia: Paradiso o
Inferno.
Un
breve ripasso 1
ppassionati,
affascinati, innamorati della grande saggezza e cultura Classica,
abbiamo imparato che Eros è una divinità prestigiosa, rispettata e
venerata dall'intera popolazione dell'antica Grecia: il
Dio dell’amore.
Nacque, secondo Esiodo, al principio dei tempi, uscendo dal Caos
assieme a Tartaro ed a Gea (elementi
primordiali del mondo):
simbolo
dell’arcana forza che unisce ed armonizza - come
ogni gesto d’amore -
l’intero creato.
Per molti prevale il mito che vuole Eros figlio di Ermes ed Afrodite,
poi sposo di Psiche.
uesto Dio volava instancabilmente tra cielo e
terra, per colpire al cuore uomini e dei: semplici
mortali ma anche personaggi con un avvenire eterno.
Alcune delle sue frecce avevano la punta d’oro e accendevano di
ardente passione; altre
l’avevano di piombo e allontanavano completamente dalla passione …
dai fumi dell'amore.
L’Eros rappresenta l’attrazione irresistibile che due esseri
viventi sentono l’uno per l’altro e che può arrivare fino a
privarli della ragione o addirittura, in casi estremi, distruggerli
completamente sia nel corpo sia nella mente. E’ il caso, ad
esempio, della passione da cui furono presi Elena e Paride, che portò
alla guerra di Troia. All’inizio Eros è un fanciullo dalle guance
paffute che svolazzava di qua e di là con frecce e faretra, pronta
ad essere svuotata. La sua potenza era temibile, perché egli poteva
causare danni da cui non erano al riparo né uomini comuni né dei
importanti. Solo successivamente appare un giovinetto bello e alato,
armato di arco e faretra luccicante. Entra in molte leggende, ma la
più importante è quella di Psiche.
Psiche
è la divinazione dell’anima, la sposa segreta di Eros.
Una tarda leggenda descrive Psiche come figlia di re, dalla bellezza
tanto conturbante da incutere timore nei pretendenti. Sembrava ormai
condannata alla nubiltà, quando un oracolo ordinò al padre di
vestirla con gli abiti nuziali e di portarla su di una rupe, dove un
“mostro” l’avrebbe presa. Da quella rupe Psiche fu trasportata
- come per magia - da un dolce vento, nei giardini di un palazzo
sontuoso. Durante la notte fu raggiunta dal suo sposo, che le proibì
di guardargli il volto perché in caso contrario sarebbe svanito
(Psiche comunque essendo un essere mortale non avrebbe potuto
sopportare la “luce” abbagliante del Dio Eros perché l’avrebbe
accecata, completamente distrutta). Dopo qualche tempo Psiche, sola e
annoiata, riuscì a farsi mandare dal marito a trovare i suoi
familiari … alcuni studiosi, invece, sostengono che siano state le
sorelle a farle visita; le
sorelle, invidiose, saputo che ella non aveva mai veduto il suo
sposo, le diedero una lucerna convincendola a scoprirlo.
Così quando tornò al suo palazzo, aspettò che il marito si
addormentasse, accese la lampada e vide al suo fianco un giovane
fantastico, grazioso, bellissimo, incantevole ... un fascino
impossibile resistergli. Ma nella frenesia, una goccia d’olio della
lampada cadde sulla spalla dell’amato che si svegliò e subito dopo
si dileguò. Psiche disperata, lo cercò per ogni luogo e dovette
anche subire ogni umiliazione da Afrodite (Venere, per i romani),
invidiosa della sua bellezza. Eros,
comunque, sempre innamorato, folle di Psiche, distrusse ogni
protocollo e chiese a Zeus di concedere alla sua amata l’immortalità
e di potersi unire a lei per l’eternità … e così fu!
Secondo
il mito amore e ragione (le
sorelle rappresentano le voci di una mente stagnante, invadente,
tossica e troppo razionale)
non vanno assolutamente d’accordo anzi, senza ombra di dubbio, sono
incompatibili con il mondo emozionale … la
“follia”
dell'amore inoltre, tanto meno può essere imbrigliata.
on si può gestire (controllare, pilotare)
l’amore facendolo diventare eterno. L’amore può nascere e morire
da un momento all’altro, una relazione può durare pochi istanti,
ma anche una “eternità”.
Il tempo dell’amore è sicuramente un tempo soggettivo, non è
sicuramente quello relativo all’orologio o al calendario
gregoriano. Alcune dinamiche evolutive, i propri cambiamenti o i
cambiamenti dell’altro, infatti, possono modificare il rapporto e
renderlo invivibile se non impossibile (il
patto verbale stipulato “fin che morte non ci separi”, può
diventare un vero inferno, una grande trappola, se non una profonda
agonia).
Due individui possono scoprire, man mano che invecchiano, d’essere
cambiati l’un l’altro perché nuove esperienze, opinioni diverse
a un certo punto creano distanza, provocano una separazione, un calo
del desiderio sessuale, della creatività, della fantasia, e può non
esserci più quel gusto a stare insieme e, nel contempo, subentrare
l’esigenza di comunicare con altre persone per verificare la
propria “identità”
evoluta,
riconoscersi in una vita sociale più soddisfacente, ovvero in una
comunicazione più libera, autentica e spontanea …
in sintonia e al passo con i tempi!
I primi passi
dell'amore si sviluppano nell'ambito della famiglia … in quel
rapporto si apprende l'arte dell'amore e dell'amicizia. Il
bambino sperimenta un attaccamento emotivo intenso e prolungato nei
confronti della figura di riferimento, che viene conseguentemente
associato alla soddisfazione, ad una cosa buona: alla
realizzazione dei suoi desideri e bisogni.
e limitate prospettive e ridotte capacità cognitive del bambino lo
inducono a credere che questo non sia soltanto un luogo in cui si
sente protetto e al sicuro, ma anche un qualcosa di magico, di
fiabesco: il
rapporto più importante, e magari il solo, esclusivo, che coinvolga
il genitore.
A mano a mano che cresce, il bambino si scontra con la realtà,
ovvero impara che non tutti i suoi bisogni trovano gratificazione in
questo rapporto, e che per entrare sul palco della vita, conquistare
l’affetto di quella “figura”,
fondamentale per il suo futuro, occorre competere con un altro adulto
… con
l'altra figura di riferimento, come per la prima, si “vince” o si
perde, si crolla o si rinasce … si resta vivi, se ne esce tutti
interi o con le ossa rotte.
Nella
maggior parte dei nuclei familiari (diciamo
il 99,9 periodico),
il rapporto coniugale, le punizioni senza giustificazioni, i divieti,
connessi al processo di maturazione, impediscono al bambino di
diventare “troppo” autonomo, libero e indipendente, inducendolo a
cercare soddisfazioni, gratificazioni e appagamenti vari altrove (il
sociale si scontra con l'istinto … ci si deve piegare alle regole
comuni di quel particolare gruppo sociale e culturale).
Una
delle principali caratteristiche che distinguono l’amore romantico
vissuto dopo l'adolescenza dalle prime forme di affetto e dall’amore
materno è l’idealizzazione.
Il bambino sviluppa un rapporto fantasmatico idealizzato con il
genitore di sesso opposto, che ovviamente non può essere oggetto di
pieno “possesso”;
c'è
qualcuno che ruota attorno, nel bene o nel male, a quell'adulto: il
suo vecchio “complice”.
L’idealizzazione sarebbe il risultato della mancata soddisfazione
del bisogno di avere tutto per sé compreso il genitore. Da un punto
di vista evolutivo, tali manifestazioni (identificazione
e fantasia)
possono essere considerati i precursori di un amore più o meno
“maturo”
per un altro individuo, in quanto comportano una maggiore distinzione
tra sé e l’altro. Ma
se l’idealizzazione e la fantasia diventano veri e propri sostituti
di una effettiva gratificazione nei rapporti reali, possono
esercitare un’azione ritardante importante sullo sviluppo psico –
affettivo.
Il
clima familiare, infatti, influisce lentamente sulla costituzione,
fisica e psicologica, di ogni individuo, in modo profondo e quasi
sempre inconsapevole.
Un
breve ripasso 2
ell’adolescenza
i sentimenti di tenerezza, ampiamente sperimentati nell’ambito
della famiglia biologica, possono intrecciare e produrre, se
indirizzati su persone estranee allo stesso nucleo familiare, nuovi
rapporti affettivi e, soprattutto, concretizzarsi in importanti
sensazioni “sessuali”;
molto dipenderà dai nostri atteggiamenti, se siamo introversi o
estroversi, se abbiamo imparato a concentrarci su noi stessi o sugli
oggetti esterni … a scegliere più facilmente come oggetto d'amore
il nostro corpo o l'ambiente circostante.
L’innamoramento
farà poi il suo corso, prenderà 'corpo' non appena l'attrazione
sessuale si combinerà con l'intimità.
Se la persona è titubante nell'interagire, nell’affrontare un
altro individuo, l’approccio effettivo può essere sostituito da
un’infatuazione a distanza. Le infatuazioni, passioni superficiali,
possono paragonarsi a un esercizio di emozioni che preparano
l’individuo al successivo contatto interpersonale.
E’
nell’adolescente che si definisce l’identità di un individuo.
Un saldo senso della propria identità è il prerequisito
fondamentale perché si possa, poi, sviluppare nel tempo una profonda
comunicazione, un importante linguaggio relazionale, instaurare un
fantastico calore affettivo, una formidabile intimità amorosa. Ma il
raggiungimento di una salda identità è strettamente legato alla
capacità di comunicare con gli altri su un piano confidenziale e,
soprattutto, in un'atmosfera di scambio, di soddisfazione reciproca e
di buona cordialità familiare. Gli individui che “scelgono”,
“fuggono”,
“temono”,
“evitano”
di innamorarsi, hanno “soggezione”
di questo sentimento: paventano
soprattutto una qualche incertezza nella loro precisa identità.
Ciò
nonostante l’esperienza di amare contribuisce alla conoscenza di
sé, così come le sensazioni di conoscere se stessi ci aiuta a
conoscere gli altri e, quindi, raggiungere e favorire una discreta
serenità e un buon equilibrio emotivo.
L’amore di se stessi, ovviamente
non quello sperimentato dal narcisista,
cioè l’affermazione del proprio reale valore innato e delle
proprie potenzialità, è fondamentale ai fini del raggiungimento e
del mantenimento di una salda identità integra e funzionale.
Purtroppo l’amore di se stessi non viene mai incoraggiato a
sufficienza perché, il più delle volte, lo si confonde con un modo
di vivere egoistico.
oler
bene a se stessi - senza
togliere o essere lesivi verso chi sta intorno
- non è egoismo, ma una grande apertura, una preziosa disponibilità
a darsi ciò che spetta di diritto, che si merita realmente, ciò di
cui si ha bisogno per vivere in buona armonia e discreta serenità
con se stessi e gli altri; è senza alcun dubbio una necessità, un
diritto e un dovere rispettare le proprie esigenze, essere fedeli e
coerenti a se stessi;
avere
buoni propositi sulla propria immagine, stimolarsi con continuità,
prendere per se stessi ciò che un malinteso altruistico ci “spinge”
a dare agli altri che, spesso, un mondo sociale e culturale ingrato
ci ha imposto a dire “Est
bonum et rectum” (E'
cosa buona e giusta).
Facciamo
un esempio:
se
dentro di noi c’è il vuoto, paura, collera, polvere, macerie, che
cosa - se non quello che abbiamo nel nostro armamentario emotivo -
possiamo dare agli altri?
E' ovvio, quindi, che se si vuole esprimere qualche sentimento, non
solo bisogna averne consapevolezza, ma soprattutto avere a
disposizione il materiale giusto e le risorse adeguate nel proprio
'cantiere'
emotivo … possedere
buoni strumenti affettivi.
Il
vero amore, infatti, non bisogna solo ammirarlo, bisogna rispettarlo
e per rispettarlo bisogna conoscerlo in profondità.
Se si ama la vita, ogni cosa sarà sicuramente meno ostile e
minacciosa … si
avrà meno paura di se stessi e del mondo circostante.
Al
contrario, se non si ama la vita e la si percepisce crudele ed
ingiusta si starà sempre sulla difensiva, la si vedrà con
diffidenza e sospetto, si metteranno in atto infinite resistenze al
suo fluire naturale, e questo provocherà incredibili disagi e
diffuse sofferenze psicofisiche.
volte, invece, si può verificare che il nostro bisogno di amore si
camuffa dietro altri meccanismi pieni di timori, poco chiari, più
confusi, difficili da decifrare … decodificare
a livello consapevole.
Ad
esempio, ci buttiamo a capofitto nelle opere di volontariato, o
ancora anteponiamo le esigenze altrui alle nostre vere necessità per
riempire un vuoto interiore, per sentirci dire che abbiamo valore,
siamo considerati, bravi, per esorcizzare la paura della solitudine,
per 'confondere' alcuni tratti depressivi
… per
essere rincuorati, godere nel sentirci dire che “facciamo cosa
buona e giusta”;
non
si può certo negare che, il più delle volte, si stanno realizzando
progetti utili, veramente cose buone e giuste, ma con una finalità e
progetti interiore diverso, se non incomprensibili ... lontani
comunque dalle nostre reali necessità, ma solo per compensare e
gestire un profondo dolore interiore.
L’adolescenza,
comunque, a livello amoroso, è l’età del “disordine”.
E’
un’età in cui non si conoscono completamente i propri mezzi, non
si sono affinati adeguati strumenti affettivi e vere competenze
cognitive, in cui non si sa ancora esattamente chi si è e dove mai
si approderà.
Accettare il “disordine”
di un adolescente vuol dire accettarlo al di là del modello dato, al
di là della perfezione.
Molti genitori non ci riescono a fare questo passo perché a loro
volta non sono mai stati accettati di per sé, per il loro reale
valore, ma solo nella loro bravura, nella loro 'patologica'
perfezione.
Le persone eccessivamente ordinate in realtà non si possono
permettere il lusso di “mancare”
anche nelle cose più banali, non sono in grado di accettare nemmeno
un minimo disordine interiore, l’ordine è per loro un prezioso e
indispensabile meccanismo di difesa. Il difficile, con i figli, è
trovare il giusto ritmo nel distacco e nelle consegne: dire
semplicemente no, a volte, è talmente faticoso che sembra di scalare
l'Himalaya anche se siamo in pianura.
Il bambino prende tutto quello che trova a portata di mano, se una
cosa gli piace non è possibile fargli capire che non è sua, che
deve restituirla e non può portarsela dove vuole. Le
sue urla altissime spiazzano, agitano, pilotano, disorientano
chiunque, terrorizzano soprattutto le figure di riferimento e
spingono gli altri a concedergli qualsiasi cosa per levarselo di
torno il prima possibile.
Molti ancora trasferiscono sul figlio i propri limiti, le proprie
sofferenze, alcuni vissuti dolorosi relativi alla dipendenza o alla
separazione. Le persone comunque soffrono ogni limite imposto, del
confine assegnato, solo se c’è una mancanza d’amore; se gli
“steccati”
sono ben formati e solidi nel fanciullo, non soffre di una rigida
imposizione se viene formulata, presentata, esposta con calore,
affetto e rispetto; si reagisce con rabbia e aggressività solo
quando tale diniego non è stato amorevole, compresa la sua
importanza, la sua giusta finalità. Nelle persone che hanno sofferto
di “confini”
non amorevoli e poco rispettosi dei loro tempi cognitivi reali, si
trova solo confusione, poca tolleranza ai divieti; è proprio da
questo fenomeno che nasce l'associazione tra la delimitazione e la
mancanza d’amore, tra il divieto e l’autoritarismo.
Se si è
aperti amorevolmente e calorosi si possono dire tranquillamente tutti
i no di questo mondo, e chiunque, ogni bambino o persona adulta,
sentirà l’amore, e percepirà il no non come rifiuto … alla
fine sarà anche grato di queste consegne perché è in grado di
capire che sono due cose diverse, due cose ben distinte. Il
tutto sarà vissuto come cosa buona, sperimentato come un qualcosa di
positivo, formativo a livello di personalità e costruttivo dal punto
di vista educativo:
un
insegnamento con risvolti
protettivi,
utile per fornire una discreta sicurezza e una buona autonomia, nel
gestire liberamente, poi, il suo mondo circostante sociale,
lavorativo e affettivo.
Quando
qualcuno ha paura di dare un confine, delle regole ben precise,
fornire un chiaro senso alle cose con i suoi limiti, è perché a suo
tempo, lui stesso, nel sentirsi dare un confine, ha percepito la
mancanza d’amore e, quindi, la direttiva nella nuova situazione è
percepita come fredda e senza amore; un
gesto educativo che alla fine si concretizza solo attraverso una pura
e rapida forma aggressiva relazionale con volontà di dominio da
parte della figura di riferimento e, nel contempo, una sottomissione
accompagnata da uno stato di impotenza nel fanciullo.
Un breve ripasso 3
asciando
il mondo dell'adolescenza, possiamo dire che l’amore
in età adulta, compreso il vincolo del matrimonio, oltre a rientrare
tra le scelte più importanti che l’individuo affronta nella sua
breve o lunga esistenza, è sempre un prodotto di una vita vissuta,
trascorsa ... un ricordo, l'esperienza diretta di un mondo infantile
passato. L’amore
“adulto”
sa percepire e valutare i limiti dell’amore romantico. E’
improbabile che un rapporto d’amore duri senza il sostegno
reciproco di capacità interpersonali e interessi comuni …
dividere,
distribuire, scambiare alcune cose ed esperienze con l'altro.
Non è raro sentir dire dalle coppie, più “fortunate”,
che il vero amore si è sviluppato solo dopo “dieci”
o più anni di consuetudine, di esperienze in comune, di vita
insieme. Il
vero amore implica l’accettazione degli aspetti anche meno
gradevoli dell’altro, senza però rinunciare mai alla propria
libertà, al proprio stile di vita, ai propri desideri e bisogni …
alla proprio identità.
Questo, ovviamente, non implica accettare qualunque sopruso, vivere
in modo arrendevole, né condividere forzatamente la propria vita con
tutti, bensì capire e testimoniare che una persona è molto di più
dei suoi comportamenti, dei suoi “capricci”, dei suoi
atteggiamenti e dei suoi eventuali errori: possiamo
e dobbiamo esprimerci su questi, ma senza toccare in alcun modo la
sua sensibilità e amabilità.
Non implica, comunque, neppure l’esclusione di qualsiasi intervento
“educativo”
reciproco: affiancarsi
cioè con discrezione, dare il supporto necessario perché insieme si
impari a vedere con coraggio ombre, difficoltà ed ostacoli nel
rapporto di coppia
(a
prescindere dal “contratto”
stipulato, si rimane insieme, volenti o nolenti, finché si ha
qualcosa da “dire”
e condividere).
Inoltre, con il passare degli anni, vengono a cadere le aspettative
non realistiche nei confronti dell’altro (sviluppate
e prodotte in parte dai primi rapporti … un'eredità lasciata
sempre dalle prime figure di riferimento).
L’amore
maturo è attivo, costruttivo e creativo, mai passivo.
Per
il bambino, invece, amore significa essere amato, e molti adulti,
nonostante la loro età avanzata, continuano a nutrire questa
aspettativa nei confronti del coniuge. Con
questa infantile convinzione, interpretazione per nulla realistica,
non si fanno mosse sbagliate, ma soprattutto a livello affettivo -
non prendendo posizione - si rischia ben poco, è l'altro che
agisce, si muove, quindi, l'unico, il solo a sbagliare negli eccessi
e nelle carenze.
er
la persona matura, amore significa dare affetto ma anche riceverlo …
uno scambio reciproco, dare e ricevere.
L’amore, più che un affetto passivo, è un atto concreto. Molte
persone identificano l’amore con sentimenti intensi e travolgenti,
e quando questo vigore viene meno, si chiedono se l’amore è
cessato, dimenticando in questo modo la dimensione fondamentale
dell’amore come scambio, azione, rispetto, alla quale i sentimenti
sono un prodotto collaterale … mai
comunque a senso unico!
Molte coppie si impantanano, il più delle volte con automatismi
complessi, del tutto inconsapevoli e con valore simbolico, in una
fase relazionale di mutue esigenze in cui “io
faccio questo per te se tu fai questo per me”,
“io
do una cosa a te e tu ne dai un'altra a me”
che, nel tempo, può sfociare in una interminabile partita
distruttiva …
una lotta senza quartiere per ottenere qualcosa dal partner.
olti
lamentano di non sentirsi amati, ma non di rado scoprono di essere
loro stessi refrattari, incapaci ad amare.
Non
dobbiamo mai dimenticare che l’amore è una grande forza, una
potente energia, con caratteristiche psicofisiche, che spinge ad
approfondire la conoscenza di se stessi e, soprattutto, verso la
poesia della vita
… l'amore
vero è un'opera d'arte!
Come abbiamo potuto osservare, in questo lungo racconto a puntate,
l’amore è quel sentimento fondamentale di due esseri umani che si
incontrano, si sentono attratti l’uno verso l’altro e tendono a
vivere insieme, a condividere una parte della loro esistenza, se non
proprio tutta la vita … senza
l'ausilio di percorsi tortuosi, il supporto di pensieri, di
ragionamenti o timori vuoti e tossici.
La
prima “fase” di questo fenomeno la chiamano “innamoramento”.
E’
questo il momento che fa girare la testa, che suscita,
nell’individuo, le maggiori emozioni, fa riaffiorare
caratteristiche infantili ed adolescenziali con, ovviamente, un
aspetto comunicativo interpersonale che non fa parte normalmente
dell’età adulta, che non appartiene alla maturità e non solo
anagrafica.
e emozioni sono talmente risonanti e profonde che l’individuo
colpito dalla
freccia d’oro di Eros
(vedasi
l'articolo dedicato a Eros e Psiche)
esce dalla routine abituale della sua vita, spesso insulsa e banale,
e comincia a viverne decisamente un’altra. E’
come se ci si staccasse di colpo dal comune senso di realtà
proponendosi l’uno all’altro con modalità che sfiora la
patologia.
Questo periodo appena descritto (innamoramento),
tuttavia, è sempre relativamente breve perché si scontra con la
realtà che, come sappiamo, non è mai quella idealizzata …
utopizzata.
Le “piccole
cose”,
pertanto, rendono, man mano che passa il tempo, l’amore molto più
scontato, se non “banale”.
L’innamoramento quindi si dilata, sfuma “raggiungendo”
un sentimento che apparentemente sembra aver dimenticato le punte
alte e gli eccessi (sempre
“esagerati” per il senso comune ... lontani dalla realtà)
per dedicarsi ad un rapporto caratterizzato da un’unione più
“seria”,
approfondita e costante (realistica).
Non c’è dubbio che un partner non si sceglie per caso, spesso ciò
che ci attrae in un’altra persona è il riconoscimento
“inconsapevole”
di una parte che a noi manca o ne siamo carenti e le persone che
hanno caratteri totalmente opposti spesso instaurano relazioni lunghe
e profonde.
i
sono, per ogni incontro, espressioni e determinanti che, sfuggono
agli individui stessi, fanno sì che quelle persone si incontrino e -
avvenga
o non avvenga quel folle colpo di fulmine
- si innamorino e si mettano insieme. Dentro
ognuno di noi ci sono degli aspetti, delle caratteristiche, delle
valenze che ci attirano, ci indirizzano verso una persona anziché
un’altra. Ogni volta che conosciamo una persona, in modo cosciente
o no, ci facciamo un’idea molto precisa su di lei. Immagazziniamo
in pochi secondi dati sull’aspetto esteriore, la situazione emotiva
e la struttura della personalità. Registriamo i segnali che quella
persona ci manda e, nel contempo, cerchiamo di indovinare quale
atteggiamento essa avrà nei nostri confronti … l'abbiamo
colpita oppure stupita, mah, chissà!
Se una persona ci piace, e molto, è sicuramente perché abbiamo
proiettato in lei immagini positive e, naturalmente, aspettative
lusinghiere su come ci vedrà. Nel
primo incontro fra due persone, dunque, ci sono tutti i presupposti
della relazione.
In
questo preciso momento possiamo cadere facilmente nel paradosso
amoroso;
attraverso
piccolissime sfumature e un dialogo fugace, più inconsapevole che
reale, crediamo di ritrovare nell’altra persona figure fondamentali
di un tempo, più o meno importanti, della nostra infanzia, così
come le abbiamo conosciute, combattute, vissute, amate, odiate,
quando eravamo piccoli. Attenzione,
però, nello stesso tempo, ovviamente, la nostra personalità adulta
chiede alla persona di cui ci stiamo innamorando (innamoriamo) di
correggere gli errori e le sofferenze che quelle figure originali,
del passato, ci hanno, in qualche modo, inflitto.
Un
breve ripasso 4
el
tentativo di “riscrivere”
la trama, riformulare quel “famoso”
passato, di trovare nuove possibilità di realizzarci proiettiamo
sulla “preda”
un copione segreto, che al partner sarà completamente sconosciuto,
quasi impossibile da decodificare, da interpretare secondo i nostri
bisogni, desideri e aspettative. Chi crede di stare nel “rapporto
a due”
per l’altro, ha un percorso già stabilito, “tu
farai per me io farò per te”,
e continuamente ognuno lo farà pagare all’altro, perché si
accumulerà rabbia, rancore e persino odio ... in
quella singolare relazione d’amore ci si sta sempre, e comunque,
soltanto per sé.
E’
fin troppo facile (forse anche banale) risalire a quei rapporti che
il bambino ebbe con la madre e la bambina con il padre.
In tale esperienza si formò la radice di quella scintilla che poi
farà scattare il desiderio adulto verso l’altro. Non
si tratta sempre di affinità, perché anche il contrasto può essere
determinante.
on
è detto che un giovane che ha avuto la mamma bionda, si innamori
perdutamente di persone con capelli chiari, delle bionde: potrebbe,
a seconda delle reali emozioni sperimentate, innamorarsi delle brune
proprio per smentire di aver provato gli stessi sentimenti per una
madre, vissuta magari come figura conflittuale. Quel
colore bruno, quindi, per quanto strano possa sembrare, diventa così
un elemento di attrazione perché di contrasto alla situazione, ma
che ha comunque origine nel rapporto con la prima figura di
riferimento.
Sono proprio gli aspetti non visibili, inconsci, a determinare
l’attrazione reciproca. E’ questa una cosa che a volte si scopre
molto tempo dopo, e non spesso, perché quasi sempre non se ne saprà
nulla per tutta la vita. Quando,
ad esempio, dopo venti anni di vita, il matrimonio va improvvisamente
a rotoli, si capirà perché ci si era scelti. E’
proprio al momento dell’incontro che alle volte si attivano, si
mettono in opera gli scenari futuri e paradossali.
Se andassimo a vedere caso per caso, scopriremmo che ogni volta c’è
una facciata che ha retto fino ad un certo momento. Eventi esterni o
altri motivi sopravvenuti hanno poi fatto in modo che si scoprisse
una realtà che non era affatto quella visibile. La
nascita di un figlio, ad esempio, è un evento che fissa
irrevocabilmente i ruoli:
da quel
momento le competenze si fanno più chiare, lei è senza dubbio una
madre, lui senza dubbio un padre.
E molte coppie non ce la fanno a sostenere compiti che - nonostante
contratti verbali, chiacchiere e promesse coscienti
- non avevano messo in conto. E’
facile capire che non esiste crisi di una coppia che non sia
determinata da entrambi i componenti, i quali come furono complici
nel trovarsi, lo sono poi nel lasciarsi.
on
c’è dubbio che la separazione di un amore sia un vero e proprio
“lutto”
(perdita,
abbandono) e
che questo comporti una depressione tanto più forte quanto più
erano le forze inconsce, inconsapevoli, del tutto sconosciute, che
avevano favorito o determinato l’incontro. Molte volte, invece, i
due componenti della coppia decidono di lasciarsi proprio perché
tutto quello che avviene mostra loro con chiarezza che ormai il loro
rapporto è a dir poco sfilacciato, logoro, al capolinea … finito.
Ciò non toglie che tutto finisce lì; alcuni non riescano a
separarsi e portano avanti strascichi dolorosissimi di una unione
oramai a pezzi, frantumata e sofferta. Non
riescono ad affrontare una separazione che sarebbe loro salutare,
temendone e ingigantendone il dolore e l’insopportabilità.
C’è
quasi sempre da sospettare che dietro quel personaggio dal quale, sia
pure nell’odio, non ci si riesce a staccare, ci sia ancora quella
figura di riferimento infantile che muove i fili:
si rivivono,
seppur in maniera diversa, quelle esperienze legate a separazioni mal
riuscite o parzialmente riuscite, ma alquanto dolorose.
Anche
l’attrazione fisica della vita adulta si prepara, contrariamente a
quello che si crede, già nell’infanzia. Le
origini dell’attrazione fisica stanno nell’affetto e
nell’attrazione che si generano nel piccolo, e da quelle che
suscitano in lui i membri dell’altro sesso che si trovano nel suo
ambiente più prossimo
(personaggi che ha conosciuto nel suo entourage, nel suo primo
ambiente).
A volte se un bambino sperimenta delle difficoltà con la madre, e
una bambina con il padre (come
spesso accade se la “cooperazione” nel matrimonio non è solida),
essi vanno in cerca di un tipo antitetico … con
caratteristiche opposte.
e,
per esempio, la madre del bambino lo ha tiranneggiato e infastidito
con assurdi richiami, continui rimbrotti, ed egli è debole e ha
paura di essere dominato, se non letteralmente 'disintegrato',
schiacciato, può essere attratto sessualmente soltanto da donne che
non sembrino tiranniche.
E’
facile che commetta degli errori:
può cercare
di creare situazioni opposte, magari inseguendo un partner da poter
dominare, gestire, controllare … anche maltrattare ...
non bisogna
mai dimentica che se nel rapporto di coppia non c'è uguaglianza il
matrimonio non sarà mai felice.
Se
vuole dimostrarsi energico e forte, cercherà anche una partner che
sembri forte, o perché preferisce la forza, o perché trova in lei
una provocazione che gli permette di dimostrare, paradossalmente, la
propria potenza. Se
il suo disaccordo con la madre è particolarmente conflittuale, molto
“profondo”, la sua preparazione all’amore di coppia può essere
turbata, e anche l’attrazione fisica verso l’altro sesso può
restare bloccata.
uesto
blocco può raggiungere gradi diversi; quando è totale, egli
escluderà completamente l’altro sesso e raggiungerà forme di
piacere in modo “diverso”.
Noi generalmente siamo sempre meglio preparati al rapporto di coppia
se i nostri genitori sono andati d’accordo fra loro. I
bambini traggono le loro prime impressioni sul “rapporto a due”
dalla vita dei loro genitori, e non c’è da meravigliarsi che il
maggior numero di “rotture” nella vita si verifichi tra i figli
di matrimoni infelici o tra bambini che hanno avuto una vita
familiare infelice.
Se i genitori non sono in “equilibrio”,
sarà impossibile che riescano a insegnare “armonia”
ai loro figli. Spesso noi possiamo considerare più facilmente
l’adeguatezza di un individuo al “rapporto
a due”
apprendendo se si è formato nel tipo giusto di famiglia e osservando
il suo atteggiamento verso i genitori, i fratelli e le sorelle. Il
fattore più importante è il suo primo nido affettivo, l’ambiente
in cui ha compiuto la sua preparazione all’amore e al “rapporto
a due”,
però dobbiamo fare attenzione anche su questo punto.
Un
breve ripasso 5
oi,
quasi tutti per esperienza diretta, infatti, sappiamo che un
individuo non è solo condizionato dal suo ambiente, ma anche dal
giudizio che dà a stesso e del suo ambiente; il
suo giudizio di valore può essergli, in certi contesti, più o meno
utile ... fondamentale o disastroso.
E’ possibile che abbia avuto delle esperienze drammatiche, molto
infelici di vita familiare nella casa dei suoi genitori, ma che
questo lo abbia anche stimolato a far meglio nella propria vita di
tutti i giorni, e che lotti per prepararsi bene al “rapporto
a due” in futuro.
Un bambino che in famiglia sia stato “viziato”,
spesso, si sente trascurato nel “rapporto
a due”; A. Adler direbbe, senza tante mezze misure, che non è
stato adeguatamente addestrato alla vita sociale.
Da un bambino con queste caratteristiche può svilupparsi nel
“rapporto
a due”
un gran tiranno, e così l’altro partner si sente, ben che vada, insoddisfatto, messo da parte, trascurato, non considerato, silenziosamente
trascurato, oppure sacrificato, schiacciato, si sente come in gabbia;
se però il tiranno si trova di fronte ad un personaggio battagliero
e non più controllato dall'amore “folle”
comincia a scalpitare, fare opposizione, resistenza ad oltranza. E’
interessante osservare quello che accade quando due figli “viziati”
si sposano.
gnuno di loro reclama interesse e attenzione e, ironia della sorte,
nessuno dei due si sente tranquillo, può essere soddisfatto …
trarre
beneficio e gratificazione da quel rapporto se uno non si cede alle
esigenze dell'altro.
Il
passo successivo è la ricerca di una scappatoia.
Non dobbiamo, comunque, mai giudicare o escludere un essere umano
perché ha dietro di sé una vita familiare turbolenta o sfortunata.
Ci
sono altri invece che inventano un amore romantico, ideale e
irraggiungibile: possono così crogiolarsi, deliziarsi nei loro sentimenti senza
la necessità di accostare realmente il partner … quel famoso
filosofo direbbe senza tante mezze misure, un grande “amore
platonico”.
Ci si può servire di un alto ideale amoroso anche per escludere
tutte le possibilità, così infatti non si troverà nessuno che sia
all’altezza. Molte
persone attraverso difficoltà sperimentate durante il loro sviluppo,
si sono addestrate a disprezzare non solo il rapporto a due, ma anche
a respingere la funzione sessuale. Hanno
interdetto le loro funzioni naturali, e sono fisicamente incapaci,
senza una “cura”,
specifici interventi, di realizzare un “rapporto
a due”
ben riuscito.
e
i bambini vengono lasciati in dubbio sul loro ruolo, sulla loro
funzione sessuale, sono estremamente predisposti a sentirsi insicuri
ed isolati.
Fino
a che il ruolo maschile viene considerato come dominante, è naturale
che essi abbiano la sensazione, siano maschi o femmine, che il
ruolo di maschio è invidiabile, e così dubiteranno della propria
capacità di essere all’altezza di certe “funzioni”, di questo
ruolo, insisteranno troppo su un mondo ideale, sull’importanza di
essere virili, super, e cercheranno di evitare di essere messi alla
prova … perché ci si espone troppo, si rischia molto nella propria
affermazione su quello che sta attorno ... meglio rinunciare!!! Questa
insoddisfazione della propria funzione sessuale è molto frequente
nella nostra cultura, e possiamo sospettarla in tutti i casi di
frigidità nelle donne e di impotenza negli uomini. In questi casi si
verifica una resistenza all’amore e al “rapporto
a due”.
E’ impossibile evitare questi fallimenti se non riconosciamo
sinceramente che uomini e donne sono uguali … pur
essendo differenti, si completano a vicenda.
oncludendo, possiamo dire che esistono svariate ragioni che
impediscono a due persone di vivere insieme, e probabilmente ci sono
casi in cui sarebbe meglio che ognuno andasse per la propria strada,
si separassero: ne
gioverebbe sicuramente sia il benessere fisico sia la salute mentale
e, non meno importante, a tutto ciò che ruota attorno.
Ma
chi prenderà questa decisione se le persone coinvolte spesso hanno
ricevuto una formazione poco chiara, confusa, avuto una dritta non
giusta, quando loro stesse non ne hanno consapevolezza? Come è
possibile risolvere il problema dell’amore e del “rapporto a due”
quando la maggior parte delle persone sono deluse e scoraggiate?
Non
ci sono ricette e soluzioni facili.
Molti “pizzicagnoli”
possono improvvisarsi grandi esperti e dare consigli, a volte più
dannosi che utili, come quel “signore”
che raccomandava, in modo particolarmente superficiale, come
soluzione di una crisi di coppia, di farsi un amante; a casa però,
prima o poi, si deve pur tornare: la
situazione, il dramma relazionale, la tensione, rabbia, odio e
l’atmosfera familiare resta, rimane la stessa … questi sentimenti
che fine fanno … tutto ciò rimane immutato ... allora, per il bene del "mondo", è meglio andare!!!
gnuno
deve trovare la sua strada e se non si comincia in famiglia a vivere
le dinamiche relazionali serenamente è più faticoso apprenderle,
dopo, da adulti. Al di là di tutte le situazioni drammatiche e le
soluzioni possibili, possiamo, però, fare una cosa molto importante,
promuovere nel “rapporto
a due”
un atteggiamento di cooperazione - non di rinuncia, sacrifici,
obblighi, desideri a tutti i costi comuni, attaccamento ossessivo -
che permetta di realizzare, per ciascun membro, un proprio spazio di
libero movimento, la libera espressione delle emozioni, capacità di
stare da soli e soprattutto favorire e “lucidare” la propria
identità. Poter scegliere e decidere autonomamente, senza mai
calpestare il partner e nemmeno se stessi, ci dà la libertà di
esercitare il potere, di vivere la nostra vita in modo appieno e
completo … rispettando sempre, in questo modo, se stessi e, nel
contempo, gli affetti e le esigenze dell’altro. Fine.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
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