Perversioni e Psicosi*
Definizione. La
perversione è una deviazione rispetto all’atto sessuale “normale” (DSM – V). Vi è perversione quando
l’orgasmo è ottenuto con altri oggetti sessuali (pedofilia, bestialità …) o quando i mezzi per ottenerlo sono diversi
(sadismo, masochismo, feticismo,
voyeurismo, esibizionismo …). Freud tuttavia, come di seguito vedremo, ha
ravvicinato la perversione alla normalità nel dimostrare che il comportamento
sessuale normale è il risultato di una lunga storia evolutiva. Nell’infanzia
le zone erogene sono la zona orale, poi la zona anale, prima di essere la zona
propriamente genitale. In più, la libido da principio è narcisistica prima di
fissarsi su un’altra persona del sesso opposto. Il bambino piccolo è
dunque un “perverso polimorfo”. Le perversioni adulte rappresenterebbero
allora una regressione della libido.
(Libido: il
termine indica l’energia psichica del desiderio, energia motrice degli istinti
vitali … la forza con la quale si manifesta l’istinto sessuale. E’ l’energia di
tutte le tendenze che partono dall’istinto di vita, qualunque sia l’oggetto
verso il quale si rivolgono: amore degli uomini, delle idee, delle cose, amore
di sé) ad uno stadio anteriore: “Non si diventa perversi, lo si rimane”.
n generale, la perversione
indica una deviazione di una tendenza fisiologica naturale. Si parla di una
perversione sessuale quando tale tema devia dal corso ‘normale’ che tende alla
procreazione. Si parla anche di perversione del gusto a proposito dell’appetito
per una sostanza che non è un alimento. Una cosa complessa, a livello culturale,
è la relazione tra la psicosi e la “perversione”. Un fenomeno che ha suscitato
in questi ultimi anni - proprio per l’aumento dei delitti sessuali - un
interesse crescente, un dibattito acceso e molto spesso controverso. Sigmund
Freud per primo aveva descritto i legami tra omosessualità e Disturbo Paranoide
di Personalità (vedasi PPD);
più recentemente, altri autori, hanno sostenuto una tesi, complementare,
secondo la quale l’omosessualità funziona come una difesa contro l’emergenza di
ansietà di tipo paranoico, e hanno tentato di mostrare che una vera paranoia
rischia di prodursi se la difesa sessuale manca e diventa inattiva. Tutte queste ricerche, ce ne rendiamo conto, mettono
l’accento sul ruolo della perversione come difesa contro la formazione di stati psicotici. Ma è solo dallo studio approfondito di questi meccanismi di difesa e delle operazioni del processo primario che potremo avere dati preziosi circa questo stato patologico o meno.
(processo secondario e processo primario: si tratta di due modalità di funzionamento dell’apparato psichico).
(meccanismi di difesa: per la psicanalisi, si tratta di una difesa dell’integrità psicologica, cioè essenzialmente di una difesa del soggetto contro se stesso a sua insaputa. La difesa è il principio stesso della rimozione* e degli altri meccanismi che hanno per effetto di ridurre la tensione - sublimazione*, regressione*, spostamento*, proiezione*, identificazione* - ecc. Questi meccanismi si riferiscono ad impulsi inconsci, la cui esatta natura non è conosciuta dal soggetto. Tutti gli atti in apparenza fortuiti ed anodini – lapsus, dimenticanze, fantasticherie, scherzi – possono essere interpretati come meccanismi di difesa. Se la difesa è volontaria e cosciente, viene detta repressione).
l processo
secondario caratterizza il sistema cosciente e preconscio mentre il processo
primario definisce i meccanismi dell’inconscio, quali la condensazione, lo
spostamento, la simbolizzazione, ecc. Questi meccanismi dominano nell’inconscio
e si manifestano in modo privilegiato nel sogno, essi non possono essere
definiti che in termini di logica “affettiva” e non di logica formale nella formazione delle perversioni
che noi scopriremo attraverso quale scappatoia la perversione venga a legarsi
con la psicosi, e come la messa in scena pervertita venga a imparentarsi,
tramite la sua espressione simbolica, ad un sogno. Il modo di agire febbrile
del “pervertito” - la ricerca incessante dell’omosessuale per
trovare il fallo ideale che gli manca, la ricerca costante del ‘voyeur’ per
captare una scena primaria che sfugga in continuazione, e dell’esibizionista,
per ottenere il riconoscimento impossibile della sua identità da parte della
passante anonima, la instancabile ripetizione dello scenario del feticista, o
del sado – masochista - rappresenta
una difesa, questa volta contro la depressione e fornisce un esempio calzante
della difesa maniacale. L’angoscia di castrazione (angoscia
di castrazione: terrore cosciente che accidentalmente viene provocato nel
piccolo da stupide minacce delle figure di riferimento causate dalla tendenza
naturale dei bambini a toccarsi o mostrare il loro sesso) è
trasformata in rituale da una serie di
rovesciamenti contro se stessi e di negazioni di ogni realtà sessuale
che minaccia il soggetto o il suo desiderio. Le difese che cercano di negare la
realtà esteriore per sostituirne ad essa un’altra, più conforme ai desideri
dell’individuo, sono il “marchio di fabbrica” della psicosi. Ma, mentre lo
psicotico cerca di reinventare completamente la sua identità, il “pervertito”
si limita al disconoscimento della differenza tra i sessi e della verità della
relazione tra i suoi genitori. Così protetto contro questa insopportabile
realtà, egli respinge ogni tentativo di comprensione della scena primaria (scena primaria: termine che indica la
scena del rapporto sessuale fra genitori, reale o supposta secondo certi indizi
e fantasmi del bambino. Essa è generalmente interpretata da questi come un atto
di violenza da parte del padre) da
cui è escluso, e della verità del desiderio sessuale che essa rivela. In
conseguenza di ciò, va a ribaltare verso l’indifferenziazione la sua propria
identità in quanto soggetto sessuato. Evitando di
sprofondare nella psicosi, egli ricrea, con mezzi propri della psicosi, una
identità sessuale tanto fragile quanto illusoria. La
costituzione della scena pervertita si rivela, nella situazione analitica, come
un tentativo disperato in vista di vincere l’angoscia profonda suscitata
dall’evanescenza dell’identità sessuale e attraverso l’eventuale perdita della
identità soggettiva. La nozione del disconoscimento o del diniego fu oggetto di
un interesse continuo di vari ricercatori.
uesto meccanismo consiste in un
rifiuto d’una percezione traumatica (complesso di castrazione), essenzialmente la
scoperta del pene mancante al sesso femminile. Il ragazzino può rinnegare la
sua percezione e continuare a credere d’aver visto un pene; o piuttosto può
accettare questo fatto inquietante ma a condizione di contro – assalire il
sesso della donna con la paura, il disgusto, od il sintomatico disprezzo della
femminilità. Dinanzi a questo sesso spalancato egli si crea un feticcio o si elabora
una fobia. Questo disconoscimento fondamentale della differenza
sessuale e soprattutto del suo significato a livello del desiderio dei
genitori, provoca delle reazioni a catena, e rende l’Io fragile dinanzi alla
prova della realtà e della relazione verso l’altro. Un rigetto
o abolizione del senso della scena primaria si trova associato a questo
disconoscimento. Questa cecità difensiva è destinata a proteggere il futuro pervertito
non solo contro l’angoscia di castrazione e di disgregazione, ma anche contro
l’insopportabile ferita narcisistica nata dalla sua scoperta della relazione
dei genitori e del sentimento della sua ineluttabile e definitiva esclusione da
questo cerchio magico. La sua sessualità accusa una certa compulsività
poiché essa deve sopportare un pesante carico; anche il suo Io, dovendo scendere a patti sia con le istanze pulsionali (pulsione:
processo dinamico che consiste in una spinta – carica energetica – che fa tendere l’organismo verso uno scopo.
Questa forma anima l’esperienza e l’attività del soggetto. Una pulsione ha la
sua origine in una eccitazione del corpo - stato
di tensione -; il suo scopo è di sopprimere lo stato di tensione che è a
capo dell’origine pulsionale. E’ nell’oggetto che la pulsione può raggiungere il
suo scopo … spinta, origine, oggetto, scopo) sia con l’angoscia che esse provocano. Ed esso deve nello stesso
tempo fare attenzione a riparare le brecce, sempre possibili, nello schermo che
gli dissimula la verità … disponendo a questo scopo di pochi mezzi oltre
l’illusione.
i può infine parlare di una struttura
pervertita allo stesso modo in cui si parla di struttura nevrotica, di
struttura psicotica? E’ possibile attribuire un senso specifico alla
perversione dal punto di vista dinamico? Abbiamo detto che la perversione
è un modo di agire destinato a garantire al soggetto la propria identità.
Questa identità, in quel che essa possiede di sessuale si trova indebolita
perché risultato di un’organizzazione fragile, non avendo il soggetto trovato
che una soluzione illusoria di desideri edipici (desideri
edipici: si manifestano verso i 4 – 5 anni di vita; spingono il bambino ad
attaccarsi amorosamente alla madre e ad odiare il padre. Il conflitto si
risolve normalmente con l’identificazione col padre. Lo schema è simmetrico
nella bambina. Quando nell’adulto compaiono questi sentimenti, abbiamo il
complesso). Un tale scacco non si produce che in funzione d’una
congiuntura favorevole, cosa che rimanda ineluttabilmente alla relazione
materna precoce. Così l’immagine paterna gioca un ruolo sfumato, in quanto
spogliata delle sue virtualità galliche grazie all’intermediario della
negazione e del disconoscimento; l’immagina materna al contrario conserva un
posto privilegiato, in quanto l’odio che essa suscita viene mantenuto rimosso
grazie all’idealizzazione. La scena primaria, negata nella sua verità, viene
ricreata secondo il metro dei desideri infantili ed agita nell’atto sessuale. Si
tratta di una difesa maniacale contro degli stati di dissociazione e di
depressione. Il materiale bruto di questo atto è ricavato dagli
elementi costitutivi della sessualità infantile; suo tema: la castrazione e la padronanza
della sua angoscia. Il suo aspetto compulsivo comporta una rigidità
nella relazione con l’altro, poiché spesso l’altro assume il ruolo di un
oggetto parziale; questa rigidità può essere limitata alle sole relazioni
sessuali o può considerarsi ad ogni tipo di relazione. Le difese che garantiscono la
perennità del sistema e l’identità dell’Io sono in parte nevrotiche, in parte
psicotiche. Quel che può essere specifico nella perversione
è la loro erotizzazione, in mancanza della quale si tratterebbe d’altri modi di
agire sintomatico quali ad esempio la cleptomania.
a mente ‘perversa’. Sulle
cause delle perversioni sono state elaborate molte ipotesi. Tra queste:
costituzione, rallentamento e arresto dello sviluppo psicosessuale e condizionamento
ambientale. A prescindere dai vari orientamenti scientifici, l’elemento chiave
di questo fenomeno è rappresentato da una fantasia sessuale ricorrente che
implica impulsi o atti sessuali indirizzati a oggetti inanimati o a partner non
consenzienti. La maggior parte delle perversioni, fino a poco tempo fa, soprattutto
nelle loro forme estreme, sono nettamente più diffuse tra gli uomini che fra le
donne. Alcune come la pedofilia e il feticismo si trovano quasi esclusivamente
nei maschi. Non va dimenticato che il perverso è un individuo che in genere
lavora, si sposa, può avere figli e atteggiarsi a genitore esemplare e
benpensante. In particolare può condurre una vita sessuale ‘normale’ e spesso
quantitativamente intensa, che però gli procura un piacere nettamente inferiore
a quello che può ottenere mettendo in moto meccanismi della sua perversione.
Pertanto egli viene a trovarsi in una condizione di doppia personalità nella
quale, dietro a un adattamento sociale che appare ben riuscito, covano cariche
antisociali e destabilizzanti che possono esplodere nei momenti di stress intensi
e più impensati. Tali attività, comunque, hanno un aspetto costrittivo, sia
sullo stesso ‘perverso’ (non può
astenersi, trova piena soddisfazione attraverso un comportamento ritualizzato)
sia su chi diventa oggetto di azioni compiute a sua insaputa, di sorpresa, di
abuso di potere e di aperta aggressione (voyeurismo
e esibizionismo, pedofilia - incesto, sadismo - stupro).
on esistono standard
assoluti per definire “normale” uno stimolo che ecciti sessualmente una persona
se non quando il fenomeno si presenta in una forma ‘estrema’. Freud, come è
stato descritto ampiamente sopra, considerava le ‘perversioni’ residui della
sessualità infantile, fissazioni o esagerazioni di un normale preliminare. E’
difficile dire dove finisce l’eccitamento insolito e dove inizia tale
difficoltà. Atti di voyeurismo innocuo, esibizionismo, feticismo, fantasie
sadiche o masochistiche tra individui consenzienti possono essere fonte di
reciproca soddisfazione sessuale, purché piaccia a entrambe le parti e non
provochi sofferenza a nessuno … non sia assolutamente lesivo per se stessi e
gli altri. Chi ha un comportamento sessuale deviante spesso trova un partner
con un problema complementare, disponibile o anche desideroso di soddisfare le
sue fantasie e condividerle. Il problema si presenta quando quel particolare
desiderio sessuale domina la relazione e il partner non è solo frastornato e
disgustato ma anche totalmente insoddisfatto … non va dimenticato che ciò che
fa eccitare una persona può essere ripugnante per un’altra. Alcuni sono
angosciati dal senso di colpa che si genera attraverso lo sfogo di questi
comportamenti; altri possono lamentare una disfunzione sessuale che, a un esame
più approfondito, si rivela la conseguenza di una relazione in cui il partner
non è sulla stessa lunghezza d’onda con il loro comportamento. Spesso i
soggetti colpiti da questo malessere non si considerano ‘malati’ o ‘devianti’…
e così diventa davvero difficile aiutarli. Molti dichiarano di non soffrire
affatto a causa del proprio comportamento e ritengono che l’unico problema sia
rappresentato dalla reazione altrui (tratto psicotico). Non essendo turbati dal
loro comportamento molti soggetti con questa difficoltà cercano aiuto solo nel
caso in cui tale azione li metta in conflitto con i partner o con la società.
Circa la metà dei soggetti che decidono di chiedere aiuto è sposata. Spesso chi
è preso da una ‘perversione’ non è in grado di stabilire una relazione con
l’altro, reciproca ed affettuosa e può sviluppare nel tempo disfunzioni
sessuali come l’inibizione dell’eccitazione o dell’orgasmo.
TTENZIONE, quanto sopra scritto non deve essere visto
come un fatto morale, guai esprimere giudizi di valore, ma quando il comportamento sessuale di un individuo
provoca dolore agli altri, quando è illegale o coinvolge i bambini, la responsabilità non deve essere ridotta solo perché il problema è descritto come quadro clinico o in un manuale di salute mentale ... è necessario chiedere aiuto.
iassumendo. Già
nei primi anni del ‘900 Freud aveva messo in evidenza lo stretto legame tra le
manifestazioni della sessualità infantile e le perversioni sessuali adulte, e
così pure la relazione di queste ultime con le nevrosi* e con le psicosi*.
Possiamo ricondurre la sua teoria a questo, essenzialmente: la
perversione può essere compresa come la persistenza, nell’età adulta, di certi
elementi costitutivi della sessualità dell’infanzia a detrimento della
sessualità genitale. L’autore, poi, suggerisce che gli stimoli sessuali
precoci - o pulsioni parziali - si sarebbero sottratti alla normale
trasformazione della pubertà ed alla rimozione*, cosa che li avrebbero
trasformati in sintomi nevrotici.
l suo pensiero si riassume succintamente
nella celebre formula: “La nevrosi è per così dire il negativo
della perversione”. Citazione alla quale bisogna aggiungere questa nota
sintetica e profonda. I fantasmi (fantasma: fantasticheria o scenario
immaginario, più o meno cosciente, legato all’angoscia e al desiderio. Il
fantasma si presenta sotto forme diverse: fantasmi coscienti o sogni diurni,
fantasmi inconsci così come l’analisi li scopre come formazioni immaginarie
proprie a ciascun soggetto. Un comportamento ripetitivo è spesso la messa in
atto di un fantasma. Il fantasma è la espressione, più o meno deformata dai
processi di difesa, di un desiderio inconscio. Il fantasma può essere così
considerato come la rappresentazione scenica del desiderio – rappresentazione
scenica in cui la proibizione è sempre presente) chiaramente coscienti dei pervertiti -
che in circostanze favorevoli possono trasformarsi in comportamenti concatenati
- i timori deliranti dei paranoici* che sono proiettati sugli
altri con un senso di ostilità – i fantasmi degli isterici che si scoprono attraverso
la psicanalisi dietro i loro sintomi – tutte queste formazioni coincidono, per
il loro contenuto, sin nei minimi dettagli. Queste prime formulazioni del
pensiero freudiano tendono dunque a presentare la perversione come una
vicissitudine della pulsione*.
iù tardi ne rimaneggia certi passaggi ed aggiunse
parecchie note in calce. In realtà si rese conto che la perversione sessuale
poteva essere compresa come una formazione difensiva e non solamente come un
semplice frammento della sessualità infantile sfuggito alla rimozione*.
Questo significativo cambiamento indica che non vi è un diretto legame tra le
pulsioni parziali della sessualità infantile e le aberrazioni sessuali. Le
formazioni perverse, proprio come le strutture nevrotiche, debbono dunque
essere impregnate dalle correnti complesse della situazione edipica*. Ne
segue che la perversione manifesta non è altro che una emanazione d’una
organizzazione inconscia ben più vasta, e la formula secondo la quale la
nevrosi è il negativo della perversione diventa insufficiente. Numerosi
analisti hanno potuto constatare clinicamente, una relazione d’opposizione tra
manifestazione perversa e sintomo nevrotico; è così che nella nevrosi i
fantasmi rimossi di contenuto perverso, arrivano alla coscienza solo in quanto
rappresentazioni accompagnate da fenomeni emotivi dolorosi che sono respinti
dall’Io*
cosciente, mentre dei desideri simili sono, nel soggetto perverso,
coscientemente accettati, tanto più che la loro realizzazione procura del
piacere. Ma non possiamo impedirci di constatare nello stesso tempo l’esistenza
d’una base comune alla nevrosi ed alla perversione. I sintomi nevrotici,
altrettanto bene che l’agire perverso, sono delle manifestazioni visibili delle
peripezie della sessualità infantile ove è giocoforza cercare di comporre, con
le istanze pulsionali, la realtà costrittiva ed i conflitti inconsci dei
genitori. Nei suoi scritti su questo fenomeno Freud aveva già sottolineato la
complessità della perversione, insieme alla molteplicità dei meccanismi
difensivi che vi si trovano implicati (diniego o condanna, rimozione, negazione,
disgregazione, proiezione). Alcuni di questi meccanismi sono
tipicamente nevrotici, altri più specificamente legati alla struttura
psicotica.
er quanto la perversione si distingua dall’erotizzazione cosciente
di questo agire difensivo, è tuttavia probabile che i conflitti tendenti a
risolversi attraverso la perversione sessuale, possano altrettanto bene
esprimersi tramite un altro modo d’agire “perverso”, quale la cleptomania,
ad esempio. L’importanza del complesso di castrazione (complesso di castrazione: indica un
fantasma* infantile. La bambina scopre la differenza anatomica dei sessi come
una frustrazione - le manca l’organo maschile che a differenza del suo è
visibile. Il bambino di fronte alle maldestre repressioni delle prime
manifestazioni sessuali, e soprattutto nella rivalità che lo oppone a suo padre
- complesso di edipo* - prova l’angoscia della castrazione*. Questa angoscia,
rimossa nell’inconscio, è presente in tutte le nevrosi) nella formazione delle aberrazioni
sessuali viene fin dall’inizio sottolineato dallo stesso Freud, e la clinica
psicanalitica rivela sempre la sua particolare intensità nelle vittime della
perversione. Il fantasma di castrazione*, come in ogni analizzato, si rivela
clinicamente attraverso delle infinite simulazioni: paura
della malattia o della follia, timore di una insufficienza sociale o
intellettuale, paura perfino della riuscita esponendo il soggetto alla sciagura
e spingendolo molto spesso al fallimento.
Nei pervertiti, l’angoscia si rivela soprattutto nei riguardi del corpo e
dell’atto sessuale stesso, dando il via ad una vera ipocondria* di
castrazione. Nella donna questa si esprime nell’immagine d’un corpo sciupato,
rovinato, disgustoso e minacciato da frazionamento interno.
a preoccupazione
della apparenza fisica e del vestiario nei due sessi confina a volte col delirio*.
Solo l’agire pervertito protegge il soggetto dalla sua angoscia, la maggior
parte del tempo. Ma questa tregua è breve, tanto più che il suo Io*
fragile, quotidianamente esposto alla meschinità dell’esistenza, alle
frustrazioni, alle richieste, alle minime ferite
narcisistiche (ferita narcisistica: con
questa espressione si intendono tutti gli avvenimenti che colpiscono un
soggetto nella immagine del sé e nel suo proprio Io, cioè nel sentimento del
suo proprio valore e che gli impediscono di confermarsi o di identificarsi con
il suo ‘Io ideale’, e con l’immagine ideale che egli ha di sé), suscitando
una angoscia vissuta come minaccia costante di castrazione ... minaccia non
proprio inverosimile per il maschietto in quando vedendo il sesso femminile,
senza nessuna ‘protuberanza’, può facilmente prendere corpo la convinzione di
tale amputazione. La constatazione clinica che l’angoscia di castrazione* gioca
un ruolo particolarmente intenso nella genesi della perversione chiede di
essere spiegata in profondità. Gli analizzati si creano del loro corpo una
immagine che potremmo qualificare di ‘castrato’. Essi si vedono dunque castrati
nella loro identità di soggetto
sessuato. Così, il pervertito maschio tende a credere che gli manca
l’essenziale di quel che è la virilità; la pervertita donna dirà invece che le
manca il segreto della femminilità e che esso si trova il di fuori di lei. La
ricerca compulsiva d’un altro per “completarsi” a spese di questo è più
particolarmente sottolineata nella omosessualità, cercando l’uomo senza tregua
il portatore di un fallo ideale, mentre invece la donna cerca una partner
idealizzata perché supposta capace di riparare ad una tale mancanza – compare
che essi cercano dunque di incorporare fantasticamente attraverso il gioco
sessuale.
a relazione omosessuale serve così ad attenuare l’angoscia di viversi
come castrato perché leso nel proprio sentimento di identità sessuale.
Le altre anomalie sessuali tendono allo stesso fine, e si realizzano con una
infinità di condizioni, di rituali, in cui l’angoscia ed il dolore non sono che
raramente assenti. Lo scenario pervertito – e ciò è soprattutto evidente
nella messa in scena del feticista, del travestito e del sado - masochista
– è destinato a minare la castrazione (di sé o dell’altro), a dominare così
l’angoscia, e di fare di questo gioco la condizione del godimento. Il dominio
del partner ed il controllo del suo godimento rappresentano qui uno scopo
importante, in cui l’altro interpreta, molto spesso, il ruolo di un oggetto
parziale, e al limite anonimo. Cosa è dunque
questo accoppiamento insolito, che sembra non tenere conto dell’amore, in
parecchi casi, ed in cui la posta non è l’esperienza di un godimento reciproco,
bensì piuttosto una sfida alla paura di un gioco angosciante di dominio e di
equilibrio? E da dove viene questa scena primaria* fittizia?
onviene ricordare qui quel che ha detto Freud nella fase fallica (fase fallica:
periodo dello sviluppo affettivo che va dal terzo al sesto anno di vita. E’
caratterizzato dall’interesse che il bambino rivolge agli organi genitali ed
alla differenza tra i due sessi ma, soprattutto, dall’importanza che egli
attribuisce al fallo come simbolo di
potenza. Il rapporto affettivo viene instaurato in particolare col padre,
mentre durante la fase precedente - fase sadico anale - era stabilito
soprattutto con la madre. Ma è un rapporto ambiguo, perché il padre, con la sua
virilità, assume la figura di rivale. È in questa fase che può instaurarsi il
complesso di edipo*): dinanzi all’angoscia di castrazione
nella situazione edipica; esso deve scegliere tra l’oggetto d’amore e lo
strumento del piacere, tra sua madre e il suo pene. Evidentemente, dice
l’autore, egli sta per rinunciare all’oggetto incestuoso. Ma l’analisi ci
rivela che il futuro pervertito, al contrario, resta aggrappato, nel suo
inconscio, all’oggetto primordiale del desiderio, in maniera tale che nessun
altro oggetto può prendere il suo posto. Una
identificazione sessuale normale ai genitori dello stesso sesso diventa
impossibile e, in tal modo, il sesso del soggetto è come interdetto. Così il
feticista che paga delle prostitute per frustarle, giacché questo è per lui il
solo accesso al godimento sessuale, non si serve del suo pene come ha fatto suo
padre; l’omosessuale (donna) che cerca di essere amata da un’altra donna e di
completarla, non si identifica con sua madre nel suo ruolo genitale. Questi bambini infelici si sono trovati obbligati a
reinventare la loro sessualità e la loro scena primaria*, per evitare lo
scambio fra i genitori e per negare nello stesso tempo l’inaccettabile verità
della relazione tra i genitori. In questo nuovo sistema non è il
pene del padre che fa godere la madre; essa non lo desidera ed il padre è
spesso perfino ritenuto superfluo; è ormai il bimbo che possiede ‘il vero
segreto del godimento’. Questa nuova sessualità verrà chiamata ad adempiere
diverse funzioni perché gravida di sensi diversi. Essa sarà necessariamente
compulsiva in una certa misura, giacché il pervertito non sceglie d’essere
tale, né tanto meno la coscienza di scegliere la sua perversione. Durante il
procedere del trattamento psicoterapico esso scoprirà che la sua creazione
sessuale lo controlla più di quanto egli la possa controllare.
l pervertito si vede dunque come un essere castrato, e le sue identificazioni
sessuali, derivate dalla situazione edipica, testimoniano una soluzione
delineata dall’Edipo*. Questa soluzione ‘pervertita’ attraverso la quale i
conflitti edipici e la minaccia di castrazione sono stati evitati, è mantenuta
grazie a dei meccanismi primitivi quali la ritrattazione (che
nega la differenza tra i sessi e la relazione tra i genitori) e
la negazione (che fa della castrazione un gioco di
padronanza e la condizione stessa del godimento). Accade che
nella vita l’individuo si scontri con difficoltà che gli sembrano
insormontabili. Rischia allora di dover regredire*
ad una fase anteriore al suo sviluppo. Se non può assumere sessualmente la sua
condizione d’adulto, tenta di tornare bambino d’un tempo. Si mette su una
strada che può condurlo sia alla regressione completa (perversione),
sia alla lotta contro il desiderio di perversione (nevrosi).
Ogni perversione e ogni nevrosi (che è il suo negativo) si caratterizza con una
fissazione ad una fase che dovrebbe essere integrata alla personalità adulta. L’ossessivo
è fissato alla fase sadico – anale, l’isterico alla fase orale, l’esibizionista
alla fase fallica. Nel corso dell’ evoluzione l’individuo corre due
rischi, la fissazione* e la regressione*. Può accadere che una fase* evolutiva sia investita più di un’altra. La libido rimane fissata, in parte o del tutto,
ad una fase.
e il complesso di edipo* non viene risolto
in modo soddisfacente, la libido non raggiungerà mai la fase genitale, o
regredirà ad una fase già superata in precedenza. La regressione dà origine
alla perversione. Se l’Io* lotta contro il desiderio di regredire, il soggetto
diventa, a seconda del meccanismi di difesa* attivati nevrotico o psicotico.
Nevrosi e perversioni sono trasformazioni patologiche della libido.
(Libido: indica l’energia psichica che sottende ogni movimento o comportamento in rapporto con l’amore; è la quantità di energia posta al servizio delle pulsioni*. Viene descritta in varie fasi: orale, sadico – anale, fallica, genitale. Ogni fase è definita da una particolare organizzazione della libido attorno ad una zona esogena: bocca, ano, genitale).
Dove portano le deviazioni
e le aberrazioni sessuali
asochismo. Il masochismo
è una forma di perversione che spinge il soggetto a sottoporsi ad una
sofferenza fisica o morale per provare un piacere sessuale. Rivolta verso gli
altri, questa tendenza si chiama sadismo. Sadismo e masochismo costituiscono
degli opposti complementari, ritrovabili in coppia al di fuori della
perversione. Freud ha dimostrato che questa coppia corrisponde ai due aspetti
passivo e attivo d’ogni vita sessuale, e che la si ritrova soprattutto nella
sessualità del bambino. Freud distingue tre forme di masochismo: erogeno,
femminile e morale.
reud considera il masochismo erogeno una condizione preliminare alla comparsa di
qualsiasi perversione caratterizzata dal legame di piacere e sofferenza. Il masochismo femminile esiste in potenza
in ogni essere umano, ma raggiunge il suo sviluppo più pieno nella donna. Freud
lo constata negli individui che si sforzano di collocarsi “in una situazione
caratteristica della femminilità”. Il masochismo
morale si trova in molte nevrosi: è caratterizzato
dal desiderio di autopunizione e di accusa, che arriva a formare un vero
complesso di colpa. L’espressione sado – masochismo indica forme
combinate di sadismo e masochismo radicate nella vita pulsionale*. Nella genesi
di questa unità, il sadismo sarebbe anteriore al masochismo. Esiste una masochismo primario ed un masochismo
secondario. In una prima fase, gran parte della pulsione* di morte verrebbe rivolta verso il mondo. Il masochismo secondario corrisponde al ripiegamento
di questa aggressività verso l’Io*.
Freud ha studiato il rapporto del fantasma*
masochista con l’omosessualità. Pare che il sado – masochista, che svolge un
ruolo determinante in tutta la vita, abbia radici nella vita sessuale del
bambino.
arcisismo. Il termine
narcisismo fu introdotto in psicopatologia per indicare un comportamento
pervertito rapportabile al mito di Narciso (che
preferì stringere la propria immagine riflessa piuttosto che risponde alle
‘avance’ della ninfa Eco). In un primo tempo Freud usa questo termine per
indicare una certa scelta degli omosessuali (che
prendono se stessi come oggetto sessuale e cercano chi gli somiglia). Ma
l’analisi di certe forme di psicosi doveva portarlo a scoprire che il
narcisismo, descritto dapprima come perversione, corrisponde in realtà ad una
fase sessuale infantile, osservabile nel periodo precedente a quando il bambino
inizia a scegliere un oggetto d’amore nel mondo esterno (vedasi Totem e tabù). In genere si distinguono un narcisismo primario e uno secondario. Il narcisismo primario è quello del bambino, che prende se stesso come
oggetto d’amore senza alcun rapporto con il mondo esterno. Questo stato
corrisponde alla credenza infantile nell’onnipotenza dei propri pensieri,
ritrovabile nei primitivi. Si tratta di amore che resta fissato all’Io*,
prigioniero del proprio fascino. Il narcisismo
secondario è uno stato morboso che s’incontra nelle più gravi di tutte le
malattie mentali: le psicosi. Non si tratta
più d’una fase della libido, ma d’una regressione patologica. Il mondo
intero può venire privato d’ogni legame affettivo con il soggetto che ripiega
il suo amore sull’Io*. Il narcisismo è frequente in malattie come la schizofrenia
e la paranoia.
Poiché il mondo viene disinvestito della libido*, il malato si chiude in un
mondo immaginario, dove rivive un
“sentimento oceanico” del bambino: il delirio. Il fantasma* più
caratteristico di questa regressione narcisistica è quello della “distruzione
del mondo”. Il malato ha l’impressione che dall’inizio delle sue turbe tutto
l’universo sia crollato. Infatti l’ha completamente disinvestito. Attraverso i
suoi fantasmi* s’é costruito un mondo interiore nel quale può vivere.
aranoia. Delirio cronico
sistematizzato, ma che, contrariamente alla schizofrenia, non sfocia nella dissociazione
della personalità. I deliri paranoici si caratterizzano per alcuni aspetti
particolari: orgoglio, diffidenza, giudizi errati, disadattamento sociale.
Il paranoico riesce spesso ad impressionare l’ambiente in cui vive con ragionamenti
apparentemente logici, ma le cui premesse sono sbagliate. Tutti gli argomenti
che affronta rafforzano la sua convinzione; scopre sempre degli indizi e delle
prove in appoggio di ciò che dice; non accetta i pareri contrari; è testardo,
rigido, niente può scuotere la sua certezza. Inoltre sospetta della buona fede
delle persone che gli sono vicine; si considera una vittima, è suscettibile,
insoddisfatto, incompreso; tutto lo annoia, soltanto il proprio personaggio è
interessante, si lamenta che nessuno se ne renda conto. Crede tuttavia di
essere pieno di comprensione e di avere molte capacità, il cui valore viene
misconosciuto. Aggressivo o “gatta morta”, il paranoico può essere molto
persuasivo, ricco di immaginazione; organizza tutte le sue reazioni con
apparente coerenza, attorno ad un unico tema: la vendetta. Il delirante
paranoico interpreta quanto vede e sente come segni di ostilità a suo riguardo.
Questi deliri di odio sono forse la proiezione
di un inconscio sentimento di colpa legato talvolta ad una omosessualità
rimossa. Le cause della paranoia, infatti, verranno messe in luce soltanto
dall’analisi di un caso clinico (Caso Schreber = difesa contro
l’omosessualità). In tale analisi viene messo in evidenza il ruolo
dell’omosessualità rimossa e come i
deliri paranoici siano collegati nel processo della proiezione*.
eticismo. Deviazione
della sessualità che consiste nel sostituire l’oggetto sessuale con un altro,
per nulla adatto alla normale meta sessuale … unico elemento che rende
possibile un orgasmo autoerotico o insieme ad un partner il cui ruolo, però, è
esclusivamente accessorio Si tratta di solito d’una parte del corpo (capelli,
piedi) o d’un oggetto vicino all’amato, e di preferenza al suo sesso
(biancheria intima). Il desiderio si rivolge ad un vestito o ad una parte
accessibile del corpo dell’amato. Il feticismo diventa specifico quando il
feticcio si stacca da una data persona e diventa oggetto sessuale in sé. Il
bisogno di feticcio si fissa, sostituendosi definitivamente alla meta normale.
Da una semplice variante della pulsione*
sessuale si passa all’aberrazione patologica. Il significato inconscio di
questo fenomeno nell’adulto richiama in causa la fissazione della libido su
oggetti parziali arcaicamente sovrainvestiti: seno
materno, feci, pene, piede. La psicanalisi dimostra che dietro
il primo ricorso che riguardi la formazione del feticcio si nasconde una fase* dimenticata dello sviluppo
sessuale, si tratta di un ricordo di copertura. Freud attribuisce il feticismo
del piede (simbolo sessuale molto antico, mentre la scarpa simbolizzerebbe i
genitali femminili) alla rimozione della “pulsione del vedere”. Questa,
nel cercare le parti genitali, è bloccata dai divieti, e si fissa sul piede o
sulla scarpa. Per il bambino il piede sostituisce il pene la cui mancanza nella
donna lui non accetta.
aranoia. Delirio cronico sistematizzato, ma che, contrariamente alla schizofrenia, non
sfocia nella dissociazione della personalità. Secondo alcuni autori la
costituzione paranoica comprende quattro tratti essenziali:
1. Ipertrofia dell’io;
2. La diffidenza, che può arrivare fino al delirio di
persecuzione;
3. La falsità del giudizio, poiché il malato non tollera
che le proprie opinioni, basate peraltro su argomentazioni speciose, cioè
assurde;
4. Disadattamento sociale.
Bisogna distinguere il carattere
paranoico sopra indicato, dal delirio paranoico, delirio di interpretazione e
di persecuzione. Il delirante paranoico interpreta quanto vede e sente come
segni di ostilità a suo riguardo. Questi deliri di odio sono forse la
proiezione di un inconscio sentimento di colpa (legato talvolta ad una
omosessualità rimossa).
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NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la
diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore
educativo, non prescrittivo.