Quella strana volta che non ce la si fa …
dai,
proviamoci domani
rriva un bel giorno in cui la
coppia, anche se relativamente giovane, deve prendere in esame la ‘questione’
della dèfaillance occasionale. Una situazione che, volenti o nolenti,
escludendo cause organiche dovute a fumo,
stress, alcolici e farmaci, condiziona sempre la personalità, la salute in
generale e il modo di agire in entrambi i partner. Il più delle volte sono semplici fasi di transizione o piccoli
cambiamenti relazionali (abitudine, competizione,
dipendenza, noia) in cui però viene meno la capacità sessuale: sesso
fluttuante che silenziosamente crea sempre aggressività, sfoghi d’ira, rabbia e
profonda frustrazione. La collera manifestata o anche solo repressa è
fortemente connessa all’impotenza. Quando
scarseggiano i “proiettili” in canna, se ci si concentra sulla ‘cilecca’, la
mente ossessivamente inchiodata su tale prestazione non riuscita, producendo
continuamente ‘pensieri spazzatura’, consumando tutte le energie nell’avvitandosi
su se stessa, non lascerà più scampo: diffusa insicurezza, vaghe paure e piccoli
dubbi governeranno totalmente il soggetto.
hi ne è coinvolto in tale problema, invece di comprendere che è una situazione passeggera e risolvibile, teso come è fallirà nuovamente anche se si trova in un momento di discreto benessere fisico. Si sentirà o, più probabile, si convincerà di essere particolarmente ‘impotente’ senza nessuna ragione fisica oggettiva. In realtà, le possibili cause, quando c’è poco movimento nel letto, sono, in genere, legate a fattori di stress, di inadeguatezza e mancanza di spontaneità che, a loro volta, provocano un aumento di adrenalina, l’ormone dello stress (neurotrasmettitore liberato dalle ghiandole surrenali. Vedasi articoli relativi allo stress). Questa reazione, secrezione di adrenalina eccessiva, causa il restringimento (vaso costrizione) delle arterie che irrorano il pene e che dovrebbero assicurare l’erezione … rendere “magnifica” la prestazione. Tutto ciò che provoca un restringimento dei vasi sanguigni e riduce la riserva di ossigeno nel sangue - compreso il fumo - rende estremamente difficile conservare vigore e virilità.
MA quante VOLTE
i sono individui che limitano di proposito la frequenza
del ‘rapporto’ perché temono di “esaurirsi” o perché vogliono “risparmiarsi”
per restare potenti e virili per chissà quale altra attività o per che cosa.
Questo modo di pensare nasce a volte da culture e regole ‘imprecisate’ che
impongono ritiri ed astinenze per determinate prove. Si è di fronte, in realtà,
a pregiudizi. Un uomo sano può far regolarmente l’amore, con la frequenza
desiderata possibile (ovviamente in
funzione alle proprie capacità psicofisiche) senza temere l’impotenza.
Sembra essere accertato infatti che l’unico modo per mantenere a lungo la vita
sessuale è quello di continuare ad avere rapporti.
o consentono appunto
l’interesse, e l’attenzione al corpo, alla sessualità, alle relazioni
affettive. La frequenza dei rapporti sessuali, comunque, è un problema comune a
molte coppie. Il modo migliore per risolverlo è discuterlo insieme,
sinceramente, rispettando esigenze, desideri e necessità reciproci. Quando un
uomo e una donna sono in sintonia, hanno raggiunto una buona intesa, porsi la
questione di “quante volte” al giorno, alla settimana, al mese “si deve” fare
non ha proprio alcun senso.
TTENZIONE, però, non è soltanto un problema “idraulico” ma anche mentale: stile di vita, umore, desiderio e sicurezza ne sono gli ingredienti principali (una sconfitta - delusione in questa particolare e delicata attività, per alcuni soggetti, è più forte del testosterone!). Non dobbiamo dimenticare che passione, desiderio e attività sessuale sono il termometro che segnala lo stato di salute fisico e mentale del maschio. Un argomento che non si vuole toccare, se ne parla quasi mai, spesso di sfuggita, poco spontaneamente perchè l’imbarazzo è altissimo: ci si gira intorno con tono flebile e con mezzi sorrisi incerti. E così, piano piano, i rapporti intimi, poiché generano insicurezza - tensione in uno dei partner e frustrazione - tristezza nell’altro,vengono messi all’ultimo posto dei bisogni di coppia.
Quei buoni “CATTIVI” pensieri
all’adolescenza alla vecchiaia, tutti, uomini e donne,
hanno fantasie sessuali, quelli che in tempi passati erano definiti spesso
“cattivi pensieri” o, meglio, “pensieri sporchi” da una certa cultura
“bacchettona”. Oggi, invece, si riconosce la loro funzione positiva come parte
fondamentale di ogni rapporto erotico per aumentare l’eccitazione, superare
certe inibizioni, stimolare una vita di coppia piatta, sempre uguale, noiosa,
monotona. Le fantasie sessuali sono l’afrodisiaco più naturale, più semplice ed
efficace, più a portata di mano e a buon
mercato; possono migliorare l’intensità e la qualità del rapporto perché
potenziano la risposta erotica sul piano psicologico e fisiologico. Un
contributo lo danno anche i ricordi delle passate esperienze con la stessa
persona o con altre. Le fantasie sessuali sono un mezzo di evasione dalla
realtà, possono avere anche un aspetto creativo, ma di solito non inducono a
mettere in atto il comportamento immaginato, specie se esso viene ritenuto o
potrebbe essere realmente trasgressivo, deviante, perverso, immorale o
delittuoso. Può accadere che questo comportamento venga ridimensionato per renderlo
accettabile: esempio tipico, le fantasie
di violenza inflitta (da parte dell’uomo) e subita (da parte della donna) che
si riducono a un coito più eccitante, più focoso e allo scambio di frasi che
fingono violenza più che attuarla. Le fantasie sessuali inducono l’erezione
del pene nell’uomo e la lubrificazione della vagina nella donna.
uelle
dell’uomo sono per lo più immagini di coito, quello della donna per lo più
storie di seduzione a contenuto spesso sentimentale. Dall’adolescenza in poi,
le fantasie sessuali sono particolarmente coltivate nella masturbazione
solitaria. I protagonisti delle fantasie femminili sono soprattutto un uomo
sconosciuto o un attore, o un cantante oppure un anonimo del tutto immaginario,
di solito idealizzati in modo “sognante”, senza rischi per la relazione amorosa
esistente che può non soddisfare, e come evasione dalla monotonia quotidiana.
Uomini e donne, spesso, per superare la monotonia e la routine, fantasticano
anche di avere rapporti
sessuali multipli, con più di un amante contemporaneamente.
ondamentali in questo processo
sono i rapporti che il bimbo ha con la propria madre e la bimba con il proprio
babbo (vedasi “Complesso di Edipo”): primo
banco di prova in cui si forma la radice di quella scintilla che poi farà
scattare il desiderio adulto verso l’altro. Ma è importante
sottolineare che non si tratta sempre di affinità, perché anche il contrasto
può essere determinante. Non è detto che un ragazzo che, ad esempio, abbia
avuto una mamma bionda, si innamori delle bionde: potrebbe innamorarsi delle brune
proprio per smentire di aver provato gli stessi sentimenti per la madre.
Il colore bruno diventa così un elemento di attrazione perché di contrasto, ma
che ha comunque origine nel rapporto con la madre. Il fisico gioca forse un
certo ruolo nel cosiddetto colpo di fulmine, cioè nell’amore a prima vista ... l’immagine
che abbiamo della donna in generale.
i ricordo un mio paziente che durante una
riunione scolastica della figlia si era scontrato più volte "tutte" le mamme, non per il loro contenuto mentale, ma perché erano troppo "vistose" ... troppo truccate e profumate! Il motivo era semplice, non corrispondevano
alla sua immagine di donna; la sua era di casalinga, con grembiule, tenuta in
ordine ma non “sofisticata” … tutta casa e famiglia! Ma sono proprio gli
aspetti non solo non visibili, ma inconsci, a determinare l’attrazione
reciproca, é questa una cosa che a volte si scopre molto tempo dopo, e non
spesso, perché quasi sempre non se ne saprà niente per tutta la vita. quando,
ad esempio dopo un certo numero di anni a due, il matrimonio va improvvisamente
a rotoli, si capirà perché ci si era scelti. A volte è proprio il momento
dell’incontro che si mettono in opera gli scenari futuri paradossali. Ricordo a
tale proposito una coppia: lei vedova, quindi completamente libera, lui
soggetto attempato, celibe e figlio unico che continua a vivere con sua madre.
I due in realtà si frequentavano da sempre, avevano cioè un rapporto di tipo
matrimoniale e alla fine decidono di sposarsi. Nello stesso giorno del
matrimonio lui diventa completamente impotente. Evidentemente l’immagine
femminile che fino a quel momento aveva funzionato, la partner soddisfacente da
tutti i punti di vista, nel momento in cui assume un ruolo “diverso” (giuridico),
di sposa, e quindi implicitamente della madre, fa emergere l’antico divieto:
“la madre non si sposa”.
videntemente qualcosa non ha retto (immagine che si ha della donna). E’
chiaro che in una coppia che vive su scelte inconsce e compromessi consci,
soprattutto da parte dell’uomo con l’ovvia collusione della partner, tutto
funziona finché la facciata resiste. Quando però qualche parte dell’apparato
psichico sposta la base sulla quale il tutto si è retto, può avvenire il
crollo. Ma forse, a ben guardare, il terremoto era anche fin troppo
prevedibile. Se andassimo a vedere caso per caso, scopriremmo che ogni volta
c’è stata una facciata che ha retto fino a un certo momento. Eventi esterni o altri
motivi sopravvenuti hanno poi fatto in modo che si scoprisse una realtà che non
era affatto visibile. La nascita di un figlio, ad esempio, è un evento che
fissa irrevocabilmente i ruoli: da quel momento lei è senza dubbio una
madre, lui senza dubbio un padre. E molte coppie non ce la fanno a
sostenere compiti che - nonostante chiacchiere e promesse coscienti - non
avevano messo in conto. E’ facile capire che non esiste crisi di una
coppia che non sia determinata da entrambi i componenti, i quali, come furono
complici nel trovarsi, lo sono poi nel lasciarsi. Un uomo, comunque,
che non ha avuto la possibilità di formarsi su un valido modello maschile
paterno, che ha avuto una madre frustrata e sola, avrà probabilmente difficoltà
a riconoscere se stesso come maschio o continuerà a sentirsi insicuro come un
bambino che teme sempre di essere “catturato” dal soffocante amore materno. Questa
situazione potrà tradursi - a seconda
della personalità dell’uomo e delle varie vicissitudini della sua vita - in
un’impotenza
più o meno radicale oppure anche nella scelta di una compagna modesta e
inibita, la quale, non obbligandolo a troppi vivaci confronti, con se stesso e
con la sessualità femminile, potrà consentirgli una facciata di tradizionale
normalità monogama ed eterosessuale. Un altro caso potrebbe essere quello di
una giovane donna, vivace e intelligente, che ha conquistato a fatica la sua
autonomia intellettuale e la sua autostima nel mondo del lavoro, la quale può
sentire a livelli profondi i suoi impulsi di passività e di regressione come
una minaccia.
a conseguenza di questo conflitto irrisolto potrà essere un comportamento apparentemente disinvolto e disinibito, con tanti “trofei” sessuali. Oppure al contrario, vivere un’ostinata frigidità. Infatti l’impossibilità di consentirsi un orgasmo esprime spesso la paura di “disintegrarsi” di non poter reggere lo sconvolgimento emotivo e la perdita di controllo che l’acme del piacere comporta. L’attrazione si caratterizza sempre in un aumento della pulsione, cioè nella produzione di ormoni (vedasi dopamina, feniletilamine, ossitocina, endorfine, FSH, androgeni, estrogeni, progesterone) i quali stimolando i centri di piacere, provocano benessere e portano il soggetto ‘su di giri’: un fenomeno che assicura l’aspetto gratificante della sessualità. Il gioco sessuale con il partner ha anche un grande effetto tranquillante sia a livello fisico sia sul piano mentale. Le endorfine, infatti, prodotte dall’apparato cerebrale, contribuiscono a fornire una base biologica a quel senso di piacere, passione e conforto. Proprio per questa situazione biologica naturale, l’erotismo divampando spontaneamente ci fa sentire vivi, provare attrazione anche per persone che, a livello razionale, riteniamo inadatte a noi per vari motivi culturali o sociali. RICORDA, l’orgasmo non deve essere un dovere, se proprio stasera non ci riesci, non insistere, provaci domani quando sarai più sereno e battagliero!
I motivi per NON FARCELA
disturbi sessuali, possono derivare non solo da problemi fisiologici relativi alla sfera genitale, ma anche da fattori emotivi, relazionali che potremmo definire esterni: fattori sociali e psicologici. Le relazioni sociali di un soggetto coinvolgono tutti gli ambiti immaginabili, in primo piano quelli familiari, lavorativi, politici e religiosi. Ora, anche se il rapporto di coppia è sicuramente momento di relazione, è comprensibile che ad esso non si dedichi tutto il proprio tempo; così come è comprensibile che interessi e preoccupazioni possano essere indirizzati verso situazioni ed emergenze sociali più rilevanti e spesso in antitesi con la stessa vita di coppia. Gli studiosi, del resto, hanno sempre ribadito come sia importante che l’uomo abbia “la pancia piena”, viva in una “società libera e sicura”, sia dotato di un “lavoro stabile” e possa avere rapporti “liberi e sereni” con gli altri prima di pensare anche al “sesso”. In altre parole, se si è affamati, in un paese in guerra, disoccupati o perseguitati per ragioni di “diversità”, politiche o religiose, se si abita in una bidonville o si frequenta un dormitorio pubblico, allora rimane ben poca “carica lipidica” da investire nell’attività sessuale. In situazioni di emergenza, crisi e stress, quindi, la carica erotica viene dirottata in modo da favorire strategie esistenziali più proficue, significative ed importanti. Si può dire, così, che l’uomo sia meno propenso, psicologicamente e fisiologicamente, al rapporto sessuale e alla riproduzione qualora sia completamente controllato o dominato da fattori stressanti. La serenità e la dolcezza del rapporto sessuale possono essere insidiate, quindi, da una serie di fattori psicologici abbastanza comuni e altrettanto frequenti. E’ la cosiddetta impotenza psicogena, che può facilmente sfociare, se non ne vengono individuate e sradicate le cause con una certa solerzia, nell’impotenza cronica.
asta poco, insomma, per minacciare la propria potenza erotica. Può trattarsi di problemi sul lavoro come di preoccupazioni legate al proprio benessere fisico. Ma anche di situazioni ricorrenti, i piccoli grandi stress di ogni giorno. Allora l’orgasmo scompare. Scompare lo stesso amore, perché ci sentiamo psicologicamente fragili, “impotenti”, e tutti gli attributi fisici che dovrebbero funzionare alla perfezione durante l’atto sessuale fanno cilecca. Così, è un attimo. Ad esempio il solo pensiero di un problema economico - che in questo periodo storico non manca davvero - o di una banale bega giuridica, possono trasformare la più eccitante ed erotica delle serate in un insulso, striminzito, insoddisfacente e frettoloso gesto sessuale … sempre ovviamente che l’appetito non sia completamente svanito. Secondo la mia esperienza da clinico, CREDETEMI, a volte, dopo queste esperienze, per risollevare l’autostima e gli organi genitali possono passare anche diversi mesi. Esiste anche l’impotenza “paranoide”, di chi si sente continuamente scrutato, osservato, ascoltato nei momenti di maggiore intimità, e ciò ovviamente può appartenere a un quadro clinico delicato, può essere una semplice impressione, senza un reale riscontro oggettivo.
i rischia di diventare ‘impotenti’ anche se a lungo andare non si ha un luogo intimo dove scambiare tenerezze con il proprio partner senza dover correre il rischio che figli o parenti irrompono nel momento più bello e eccitante della festa. Non dimentichiamo, come già più sottolineato, un altro tipo di difficoltà, ovvero quella parte di noi che può vedere nell’altro sesso l’immagine del proprio padre o della propria madre. In questo caso il rapporto sarà davvero difficile, drammatico e patologico, se è vissuto in modo incestuoso o se si avevano dei rapporti difficili e conflittuali con il genitore di sesso opposto.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 -
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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