Ipocondria … perché aumenta il timore di ammalarsi
l soggetto interpreta ed amplifica tutte le sensazioni fisiologiche come prova di una grave patologia: diventa sempre più vigile e con il passare del tempo questa particolare attenzione si trasforma in preoccupazione. La minima irregolarità corporea può produrre apprensione ed allarmismo. Quella reazione fisiologica percepita come sgradevole occuperebbe, man mano che passa il tempo, nel vissuto e nella fantasia dell’ipocondriaco, un rilievo sempre maggiore. E’ una storia centrata su continue ed inutili visite mediche: una relazione piena di rancori e senso di frustrazione bilaterali. A volte si sviluppa una vera e propria collusone con la “vittima” di turno, denigrando e mettendo in dubbio la professionalità dei precedenti professionisti cui si era rivolto. I soggetti che presentano questo malessere, infatti, il più delle volte, sono convinti di avere di fronte scarsa professionalità oppure di non ricevere cure adeguate. A dire il vero, però, pare che questi soggetti siano più interessati ad ottenere una diagnosi a tutti i costi piuttosto che un sollievo vero e proprio della sintomatologia in atto. A volte, invece, provano tante terapie senza seguirne realmente nessuna. Più si diventa ansiosi più le sensazioni fisiologiche notate si allargano, creando un devastante circolo vizioso.
pesso sviluppano tratti depressivi in quanto soffrono senza riuscire a trovare, a loro dire, un trattamento qualificato. Molti si adirano quando non riescono a dar sollievo alle loro sofferenze o della frustrazione scaturita dalla inequivocabile realtà diagnostica e all’impazienza degli specialisti: un vero e proprio scontro tra medico e paziente. Il fenomeno persiste nel tempo nonostante le procedure mediche diano esito negativo. Questa convinzione è talmente radicata nella mente del soggetto che resiste a qualsiasi rassicurazione da parte dei vari medici e anche di fronte a numerosi referti ed esami di laboratorio negativi. Il soggetto non riesce più a concentrarsi sul lavoro e sulla famiglia per la paura e la convinzione di avere una grave patologia non diagnosticata: naviga interrottamente su internet alla ricerca di esami ed eventuali terapie cui sottoporsi. Il malessere fisico, spesso, può essere usato per esercitare una forma di pressione o controllo sulle relazioni interpersonali (familiari, amici, ambiente sociale). Una volta che gli esami clinici non hanno rilevato anomalie fisiche i familiari potrebbero essere tentati a liquidare tali sensazioni come fisime.
a queste reazioni inizia il vero conflitto: il soggetto non compreso inizia a “peggiorare” attraverso i sintomi fisici (malattia come rifugio). Queste continue preoccupazioni per lo stato fisico possono creare profonde tensioni all’interno della famiglia, che spesso si stanca di ascoltare lamentele ingiustificate. I membri della famiglia, oltre ad allontanarsi dal rapporto, potrebbero risentirsi per le ore tolte al lavoro, le energie e il denaro che il soggetto investe nella preoccupazione eccessiva per la salute. Cambiare schema mentale e stile di vita è davvero faticoso; meglio restare a “piagnucolare” sui propri malesseri, coinvolgendo il più possibile coloro che stanno vicino, lamentandosi per sentirsi accuditi e protetti (come avveniva da bambini). In realtà è un mezzo, inconsapevole da parte del soggetto, per sfuggire - in quanto modalità regressiva socialmente consentita - ad una vita che non dà più felicità e che, purtroppo, si deve continuare a subire finché, ironia della sorte, c’è la “salute”. Paradossalmente l’ipocondriaco rischia di rimanere isolato proprio quando avrebbe maggior necessità di comprensione e di sostegno.
olo nel caso in cui emergono sintomi nuovi sarà allora necessario un’altra breve indagine. L’obiettivo della terapia, parallelamente ad indagini cliniche, dovrebbe comunque spostarsi gradualmente dalla sintomatologia manifestata verso questioni di carattere personale o sociale e alla capacità di svolgere le normali attività lavorative. I sintomi fisici sono molto comuni e solo una piccola percentuale possono causare patologie. Sarà utile, proprio perché l’ipocondriaco ha perso il contatto con il proprio corpo, insegnare i rapporti che intercorrono tra le emozioni ed i sintomi corporei, compresi i meccanismi neurofisiologici coinvolti nello stress. Far capire che prestare attenzione eccessivamente ai sintomi altro non si fa che intensificarli (proprio per i meccanismi neurofisiologici). Altro aspetto qualificante sarà quello di insegnare tecniche terapeutiche di “distrazione” e, soprattutto, di controllo dello stress.
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
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