Ansia ... una brutta faccenda psicofisica
imore, tensione, pessimismo, visione esagerata delle cose … segnala che si stanno facendo cose che non interessano più, senza slancio, si sta andando contromano, uno sguardo senza stupore su quello che già si ha … ci stiamo allontanando dalla propria unicità … attenti agli 'anestetici' (cibo, alcol, fumo) che coprono sempre varie paure… lasciandola scorrere, senza bloccarla, si trasforma in vita, in energia vitale … porta al cambiamento, alla trasformazione, alla felicità, alla realizzazione di ciò che siamo realmente: unici ed irripetibili … ci si allontana da quelle inutili credenze che ingabbiano completamente la mente.
Gli stati ansiosi, in questo particolare
periodo storico, vanno sempre più diffondendosi e con essi le preoccupazioni, i timori, le
insicurezza e tutti quei disagi interiori che sono parte integrante della
sofferenza umana. I “doni” dell’ansia sono davvero tanti e sono ‘concreti’,
più che reali, anche se di essi generalmente poco ci si accorge. L’ansioso,
infatti, è così preoccupato - attorcigliato
su se stesso - che spesso trascura
i suoi rapporti con il resto del mondo e, paradossalmente, se getta uno
sguardo sugli altri, è più per cercare un’
abile scorciatoia - uno sfogo alle sue interiori inquietudini - che per
risolvere i suoi eventuali bisogni. L’allentarsi dei rapporti
sociali, l’affievolirsi delle amicizie e dei rapporti personali - dinamiche relazionali lamentate continuamente
nel nostro tempo - sono in parte dovute al diffondersi e all’acuirsi delle
tensioni ansiose che inducono tante persone a farsi diffidenti e credersi
dimenticate e incomprese quanto invece, spesso, è solo un erroneo atteggiamento di
valutazione. La reazione a qualsiasi situazione problematica non
è solo psicologica, ma anche fisica e viene innescata da particolari ormoni (adrenalina,
cortisolo).
assata la situazione problematica, passato il pericolo
torniamo a una normale situazione di “equilibrio”. In “tante” persone il campanello
d’allarme non cessa mai di suonare, anche quando non esistono situazioni
problematiche immediate. Queste persone vivono in continua attesa di
disgrazie che non si verificano mai e preparano in continuazione energie da
impiegare per far fronte a pericoli solo immaginari.
E’
questo il disturbo dell’ansia che costringe le persone, coinvolte in questa
perenne attesa, a vivere in uno stato di continua emergenza … una intensa e preoccupante allerta. Per alcune scuole di
pensiero l’ansia è un disturbo emotivo riscontrabile nella storia evolutiva del
soggetto con tendenza all’inquietudine sin dall’infanzia, nonché un eccessivo
bisogno di protezione, appoggio, rassicurazione e amore. Chi
soffre di ansia è continuamente teso e sul posto di lavoro (scuola, famiglia, amicizie) questo perenne stato di allerta,
incide negativamente nel rapporto con gli altri. In genere le persone ansiose
non ispirano fiducia, ma comunicano al contrario un senso di
incertezza, titubanza, insicurezza. Difficilmente riescono a promuovere
il lavoro di gruppo e a gestire con successo l’attività di altri … delegano compiti e
responsabilità.
l continuo logorio mentale prodotto dall’ansia porta spesso all’insonnia,
a frequenti risvegli, soprattutto di primo mattino, mentre il riposo si popola
di “mostri” e di incubi. L’ansia insomma determina nella persona un concentrato
di effetti negativi che quasi paralizzano le migliore risorse di cui si dispone.
Sentimenti
pessimistici, inquietudine, apprensioni, dubbi, rimorsi, scoraggiamento, senso
di inferiorità, dipendenza, perdita di autostima: ecco i fantasmi che popolano
le giornate di chi soffre di tale disturbo. A fianco, però, di una situazione che
possiamo definire patologica, esiste anche un’ansia ‘positiva’. Di
fronte, infatti, ad un pericolo reale è l’ansia che ci rende - con
la sua sofisticata produzione ormonale
- più efficienti e capaci di una risposta adeguata, più che appropriata. Il
leggero stato di agitazione che ci prende quando siamo particolarmente
impegnati serve a risvegliare le nostre capacità assopite. E’ uno stato di
allerta positivo, proporzionato al ‘pericolo’ che abbiamo di fronte e che comunque
si interrompe una volta che abbiamo portato a termine il compito che dovevamo
svolgere. L’ansia cattiva invece rimane, si presenta
per periodi di tempo sempre più lunghi, riduce l’efficienza personale,
compromette i rapporti, rende insicuri. L’ansia patologica ha sempre come suo
primo bersaglio la mente ed è questo che la rende particolarmente dannosa.
La
mente in balia dell’ansia anziché dimostrare sicurezza e determinazione diventa
facile preda a insicurezza e a continui dubbi. L’ansioso
dubita sempre di dire o di fare qualcosa di sbagliato.
iò lo
costringe a chiedere continuamente consiglio agli altri anche per le cose più
banali (dipendenza) oppure a cercare di vincere le proprie perplessità
esternando una spavalda sicurezza che spesso ferisce la suscettibilità di
quanti lo avvicinano. L’ansia è la causa primaria di ogni disturbo emotivo; se
si potesse eliminare una buona quota di ansia nel mondo, si vedrebbero
scomparire gran parte delle sofferenze emotive e con esse molti dei disagi
fisici che affliggono l’umanità. Ogni ansioso è unico, vive la sua ansia in
modo del tutto originale e personale, e questo spiega la grande varietà dei
disturbi da ansia che si possono osservare. Per l’ansioso tutto può
diventare motivo e oggetto di ansia, ma più che tutto è nel vastissimo
campionario delle malattie (fisiche ed emotive) che egli trova
i motivi delle sue preoccupazioni; se si tratta di alterazioni puramente
funzionali, si parla di disturbi psicosomatici.
Con questo termine si intendono oggi tutte correlazioni
psicosomatiche in cui il problema emotivo, soprattutto l’ansia, può indurre non
solo un’alterazione funzionale ma anche un difetto organico (tensione,
contrazione, infiammazione e lesione). L’ipocondria,
caratterizzata, appunto, da un’esagerata preoccupazione per la propria salute e
da una morbosa paura nei riguardi della malattia, è un disturbo che rientra nel
quadro nevrotico che si ricollega direttamente all’ansia; non vi è malattia più
o meno grave, più o meno diffusa di cui l’ansioso non creda di riscontrare in
sé i sicuri segni con una sofferenza e con un tale dispendio di energie su cui è
inutile e crudele fare dell’ironia: tra
avere veramente un tumore e temere di averlo, nei confronti del soffrire la
differenza non è poi così tanta.
ausa di sofferenza sono per l’ansioso anche i rapidi e quasi sempre ingiustificati cambiamenti d’umore: da un’allegria e d una loquacità talvolta persino eccessive egli può passare a un improvviso mutismo e a uno stato depressivo che gli fa vedere come indisponente e odioso fino a poco tempo prima gli era stato motivo di piacere e di entusiastica accettazione. Tutto questo ovviamente non fa che aumentare la sua interna insicurezza perché l’ansioso - pur avendo consapevolezza che qualcosa in lui non funziona per il verso giusto - è quasi sempre lucido e severo quando si tratta di giudicare se stesso. In lui è come se vivessero due persone: una che si agita e soffre, l’altra che freddamente osserva imperterrita. Egli, al contrario dello psicotico, è spesso così consapevole delle sue bizzarre e delle sue immaginarie paure che sarebbe davvero cattiveria ricorrere a richiami e rimproveri.
Per non dimenticare …
I soggetti ansiosi hanno curiose,
numerose e varie sintomatologie, spesso predominano i sintomi psicopatologici,
altre volte i sintomi psicomotori e vegetativi:
Sintomi psicopatologici
-
sensazione
sconvolgente di costrizione
-
sensazione di
essere impotenti e in balia di una vaga minaccia
-
irrequietezza e
tensione interiore.
Sintomi psicomotori
-
espressioni
facciali indicative dell’ansia
-
agitazione
psicomotoria fino al raptus
-
o inibizione
psicomotoria fino allo stupore.
Segni e sintomi
- Dilatazione delle
pupille, insonnia, pallore, stanchezza esagerata, secchezza delle fauci, riduzione della libido e della potenza
sessuale, eccessiva sudorazione, diarrea, ipertensione, tachicardia,
anoressia, iperglicemia.
Cosa fare per non restare intrappolati
a prima cosa da fare è imparare attraverso metodiche terapeutiche psicosomatiche specifiche - con l’aiuto di professionisti esperti in questo settore - a non opporsi, a gestire questo fenomeno ansiogeno perché, come abbiamo potuto capire, più ci si ‘preoccupa’ e più si producono sostanze che alterano progressivamente il metabolismo (adrenalina, cortisolo) determinando una ingestibile sofferenza (agitazione, perdita di lucidità, tachicardia, sudorazione, stanchezza … ). Normalmente l’ansia è scaricata razionalmente con la soluzione dei problemi o dei conflitti. In molti casi scompare una volta che la situazione scatenante sia stata chiarita ed elaborata a livello cosciente. Tuttavia essa può essere gestita da processi inconsci; in tali casi possono entrare in gioco meccanismi di difesa, ad esempio sotto forma di fobie … l’ansia liberamente fluttuante è trasformata in eccessive paure connesse all’oggetto (in questo caso non solo è utile l’aiuto del professionista ma indispensabile). Queste possono manifestarsi come terrore degli oggetti affilati, dei batteri, degli spazi aperti o chiusi. Altre reazioni possono assumere la forma di impulsi ossessivi – compulsivi a contare (aritmomania) o lavarsi freneticamente le mani (ablutomania).
olti sono comunque i trattamenti per il controllo dell’ansia, ne esistono altri davvero semplici, alla portata di tutti, anche se per alcuni saccenti, spesso, sono considerati a torto banali: l’esercizio fisico ad esempio. Una lunga passeggiata, specie se è aria buona di bosco o di campo, ha l’effetto benefico e allenta tutte le tensioni ansiose (una adeguata ossigenazione indispensabile per il metabolismo e la produzione di endorfine con il movimento). Se si vive poi il presente (calati in questa reale dimensione), si è un tutt’uno con l’ambiente circostante, l’ansia si placa con un passo deciso e sicuro. Tutte le preoccupazioni diventano sopportabili con una distensiva camminata su una tranquilla cavedagna di campagna. Le pulsazioni diventano regolari e lentamente il cuore “impietrito” si schiude, rivive, trabocca, poi si calma, e alla fine può aprirsi al sorriso.
’ansia purtroppo a volte interferisce negativamente sul felice espletamento del rapporto e ciò avviene soprattutto quando lo si sente come un impegno cui non si può assolutamente mancare. Un sollievo all’ansia tanto fugace quanto dannoso, se diventa un’abitudine, è quello di mangiare (… o bere alcolici) smodatamente. Indubbiamente uno stomaco sazio e ripieno serve ad allentare le tensioni ansiose, ma l’abuso del cibo diventa, alla lunga, motivo di non pochi inconvenienti (… obesità, diabete, disturbi circolatori, ecc.), un prezzo davvero troppo alto per brevi momenti di relativa tranquillità.
Riassumendo
• Evitiamo di ricadere nel ricordo ossessivo degli eventi che sono già passati
o nella anticipata preoccupazione di ciò che ancora deve (ipoteticamente) verificarsi;• Impariamo ad acquisire maggiore consapevolezza del presente e cerchiamo di valorizzarlo;
• Convinciamoci dell’ineluttabilità di certi eventi, nei confronti dei quali il nostro compito deve limitarsi ad assecondare il loro passaggio nel presente;
• Impariamo ad utilizzare le “antenne” dei nostri sensi per identificare, nella natura che ci circonda, il richiamo di quegli elementi che possono fornirci le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno per ristabilire il nostro equilibrio psicofisico;
• Ed infine proponiamoci di vivere intensamente e serenamente ogni istante che caratterizza la nostra esistenza, considerandolo come qualcosa di unico e irripetibile, che potrebbe essere l’ultimo in assoluto, ma anche il primo di un nuovo percorso di vita iniziato all’insegna della naturale consapevolezza del nostro essere.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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