rendete una
piccola porzione di collo rigido, un gruppetto di individui caciaroni, una
qualche manciata di impegni inderogabili, una spruzzata di bambini urlanti, una
mezz’ora di traffico sulla tangenziale e, quanto basta, un pizzico di giornata
lavorativa. Mescolate attentamente gli “ingredienti”, amalgamando il tutto con
qualche goccia di incomprensione con il partner e … voilà: eccovi serviti una
bella cefalea funzionale. Al di là delle facile battute è bene ricordare che la
cefalea, oltre al suo carattere particolarmente invalidante, colpisce circa il
70% della popolazione adulta. La cefalea è nota fin dall’antichità. Colpisce in
misura maggiore il sesso femminile. Di tutti gli stati dolorosi di cui molti
individui devono fare i conti, non c’è dubbio, la cefalea è indubbiamente il
più frequente. E’ una delle malattie più comuni poiché circa il 90% della
popolazione (adulti e piccini) soffre
nel corso della vita di almeno un episodio cefalalgico. Ma perché così tanti malesseri al
capo? Varie spiegazioni possono essere prese in considerazione: la prima
è che questa centralina di comando è ben nutrita di recettori per il dolore
rispetto alle altre parti del corpo, forse per proteggere i preziosi neuroni cerebrali, inoltre il cavo
orale e nasale, l’occhio e l’orecchio, tutte strutture molto delicate e
sensibili devono essere protette … quando colpite da una disfunzione,
infatti, ognuna di queste parti è capace di indurre dolore per conto proprio.
Infine ogni persona ha una marcata attenzione per quello che succede nella
testa piuttosto che alle altre parti del corpo, perché la testa fa pensare al
rischio di “corto circuito” cerebrale; il corpo del resto senza un cervello
che funzioni adeguatamente non serve davvero a molto. Il termine cefalea
comprende quindi tutti i dolori localizzati in questo prezioso, potente e
originale “centro di smistamento”. I dolori facciali, linguali e faringei,
pertanto, sono considerato a parte come qualcosa di diverso. In generale,
qualsiasi stato doloroso deve essere valutato sotto l’aspetto della qualità del
dolore,
dell’intensità, della localizzazione, della durata e del decorso nel tempo.
Inoltre bisogna considerare se vi sono condizioni favorenti a scatenare il
dolore oppure situazioni di per sé che lo migliorano.
uando la cefalea viene considerata in base ai parametri sopra indicati, si ottengono un certo numero di informazioni, ma spesso molto meno di quanto ci si aspetti, compreso l’esame clinico che risulta del tutto normale. Così, circa la qualità del dolore cefalico, la descrizione del paziente è raramente di aiuto … ecco perché, spesso il termine cefalea è usato per indicare un dolore continuo, non chiaramente localizzato come nel caso di patologie di strutture profonde. Il dato più importante che si può ottenere è sapere se la cefalea è pulsante indicando così un’origine vascolare. Similmente, affermazioni circa l’intensità del dolore devono essere valutate con attenzione perché riflettono il carattere del paziente nel descrivere i sintomi piuttosto che la reale severità del sintomo stesso. Di solito la personalità “normale” tenderà a minimizzare il disturbo, la personalità nevrotica, invece, sarà portata a drammatizzare. Il grado di incapacità a svolgere la normale attività lavorativa è un indice valido, specie se il paziente non è incline a malattie. I dati comunque riguardanti la localizzazione della cefalea sono fondamentali non solo per una diagnosi corretta ma, soprattutto, adatti ad essere più informativi circa questo malessere. Un’infiammazione di un’arteria extracranica causa un dolore localizzato nella sede del vaso stesso, lesioni dei seni paranasali, dei denti, degli occhi e della colonna cervicale alta, danno un dolore che è riferibile ad una regione ben determinata.
a localizzazione di una cefalea tuttavia può ingannare: ad esempio un dolore frontale può essere dovuto a varie cause e meccanismi, come una sinusite, una trombosi dell’arteria basilare od una ipertensione endocranica; così pure il dolore all’orecchio può anche essere riferito ad altre regioni, come la muscolature cerebrale, o strutture della fossa interiore. La cefalea da artrosi delle prime vertebre cervicali è più tipicamente intensa dopo un periodo di inattività ed i primi movimenti del collo sono rigidi e dolorosi. La cefalea da sinusite può apparire con regolarità specie al risveglio od a metà mattino ed è caratteristicamente peggiorata dai cambiamenti di posizione del capo o da una variazione della pressione atmosferica. L’alcol, l’esercizio fisico intenso od il tossire e il rapporto sessuale possono provocare un tipo di cefalea pulsante che dura da pochi secondi o al massimo qualche minuto. Il freddo può dare dolore in quelle forme di cefalee che sottendono ad una condizione reumatica o nevritica. Lo stress, le preoccupazioni possono scatenare emicrania comune nei pazienti predisposti, altri pazienti hanno crisi emicraniche alla fine della settimana dopo un periodo di intensa attività. Il fatto comunque che un certo numero di persone possa avere una forma specifica di cefalea non vuol dire necessariamente che la causa sia la stessa per tutti. Dal momento che chi soffre di cefalea da un certo tempo è spesso non considerato come affetto da una malattia, sebbene sia chiaramente non solo una “patologia” ma anche invalidante, e visto che la cefalea interferisce considerevolmente con la vita di un elevato numero di persone, sembra illogico considerare la cefalea come un fenomeno normale.
uttavia le modificazioni che avvengono nell’organismo durante un attacco il più delle volte sono modeste, così che è estremamente difficile analizzare eventuali alterazioni se non si dispone di sofisticati mezzi di indagine. Poiché la testa è una struttura rigida e non deformabile, è stato dimostrato che il dolore cranico viene causato da uno dei seguenti meccanismi:
· Distensione, trazione e dilatazione delle arterie intra od
extracraniche;
· Trazione o spostamento dei grossi seni venosi intracranici o
della membrana chiamata dura che li avvolge;
· Compressione, tensione od infiammazione dei nervi cranici
sensitivi e dei nervi spinali;
· Spasmo volontario o involontario e possibile associata
infiammazione dei muscoli cranio – cervicali;
· Irritazione meningea ed ipertensione endocranica;
·
Si manifesta in individui con personalità psicopatica come
sintomo di condizioni di paratimia e in situazioni di stress;
· I tratti depressivi, al pari dell’angoscia, si manifestano
in concomitanza con una serie di turbe somatiche: cefalee, ronzii alle
orecchie, difficoltà respiratorie, cardialgie, vertigini, dolori vertebrali,
cenestesie addominali, nausea, vomito, stipsi, turbe vescicali, turbe del
sonno, stanchezza.
Le cefalee sono
comunque particolarmente frequenti nei disagi emotivi. Tra i sofferenti di
cefalea si trovano personalità compulsivo – ossessive,
perfezioniste, masochiste, che si impongono rigide regole, portate a negare l’esistenza
di conflitti cronici, in cattivo rapporto con l’ambiente e presentanti
difficoltà di adattamento ai mutamenti (infanzia,
adolescenza, matrimonio, menopausa, vecchiaia), in preda a un sentimento di
insicurezza e alle prese, spesso, con difficoltà sessuali. Benché non si possa
parlare di una vera e propria ‘personalità cefalgica’, le persone
affette da questa sintomatologia dimostrano spesso forti componenti ansiose,
ambizione, aspirazione a controllare e dominare, tendenze al perfezionismo e
relativo eccesso di tensione nervosa, si addossano un eccessivo carico di
responsabilità e di lavoro.
el confrontarsi con gli eventi reali, gli alti
obiettivi fissati dal soggetto stesso inducono ansia, frustrazione e
repressione dell’aggressività, le quali possono venire espresse nel
comportamento fisico di base come tensione cronica … in
breve, il conflitto del soggetto è imputabile al fatto che egli non riesce a
conseguire le finalità che desidera. Le cefalee tensorie sono
proprio di personalità meno specifiche e che presentano un’ansia cronica, a
volte connessa a problemi di aggressività. I meccanismi
nevrotici, quindi, il più delle volte possono rappresentare un fattore primario
nell’eziologia della sindrome. Questi individui spesso covano sentimenti
repressi, mescolati ad una miscela di ostilità e di invidia verso qualsiasi
forma di successo intellettuale; è probabilmente significativo che sia colpito
premio la “centralina di controllo”. Si potrebbe considerare questo fenomeno
una sorta di “truffa”: essa serve a nascondere conflitti emotivi che il
soggetto non intende condividere. L’approccio psicosomatico mira a trovare il
significato generale della cefalea, quali che ne siano le cause. Il mal di
testa è un penoso ostacolo al pensiero e i pazienti, che soffrono di
cefalea, hanno solitamente
un’intelligenza superiore alla media. L’apparente ‘ottusità nevrotica’ di molti
soggetti affetti abitualmente da cefalea spesso non è atro che la conseguenza
dell’inibizione del pensiero e del negativismo intellettuale.
Non si dice forse: "Chi agisce in modo sconsiderato agisce senza testa, non mi
lascerò mettere i piedi sulla testa, chinare la testa (rassegnarsi), mi
romperei la testa (punirsi), non saper dove sbattere la testa (indecisione,
perplessità), mi ha dato alla testa (entusiasmarsi eccessivamente,
inebriarsi), ficcarsi nella testa (convincimento), montarsi la testa
(illudersi), fare di testa propria (non accettare consigli), vivere con la
testa fra le nuvole (distrarsi), perdere la testa (non avere più controllo), mi
fuma la testa (stordimento per chiacchiere o studio), mi va il sangue alla
testa (arrabbiarsi, irosità), togliersi dalla testa (modificare le idee,
rinunciare), mettere la testa sotto la sabbia (nascondere la realtà, non voler
vedere), ecc.
uesti succinti modi di dire rendono perfettamente l’idea di quanto sia importante la testa per la vita intellettiva dell’essere umano.
Quando si indaga, pertanto, sull’origine della cefalea funzionale si deve
sempre partire da una constatazione fondamentale:
questo malessere colpisce completamente la sede del pensiero.
La testa come abbiamo avuto modo di vedere è la nostra centrale di comando: in essa risiedono i “terminali”
dei sensi, qui si prendono in esame gli avvenimenti e si impartiscono le
direttive sul da farsi.
Risulta estremamente interessante notare che quando si è in preda ad un attacco
di cefalea, l’attività mentale è completamente inibita: non si riesce più a connettere, a ragionare (… più si tenta di pensare
più si sprofonda nel dolore). In questo modo, oltre a tenere sotto
controllo pensieri troppo invadenti, si va a bloccare nella testa tutto ciò che
si teme
di non essere in grado di gestire.
Ma cos’è veramente che si vuole
trattenere a livello dell’immaginazione?
• Può essere una situazione che non
si vuole affrontare perché crea disagio;
• Può essere una forma di aggressività trattenuta e repressa (… non “apprezzata” dall’ambiente in cui si vive) perché esprimerla potrebbe determinare sensi di colpa difficili da gestire;
• Può essere una reazione alla stanchezza o la causa di una eccessiva tensione interiore o esteriore. La maggior parte di noi ricorderà, ad esempio, una cefalea comparsa dopo un’esperienza che ci ha particolarmente sconvolti o turbati. Questo tipo di cefalea può prendere il posto dell’ostilità e della collera;
• Può essere la disistima, il timore per gli altri: l’insicurezza scaturita (trattenuta) da questi atteggiamenti andrà, poi, ad irrigidire i muscoli del collo;
• Può essere un modo per spegnere la libido (energia sessuale attraverso la quale l’essere umano viene attivato a trarre piacere dalle zone del proprio corpo) e reprimere il mondo istintuale, considerato troppo invadente e pericoloso (… se il pensiero si trasformasse il azione).
Tel. 0532.476055
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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