LA TENTAZIONE ESTREMA … il suicidio adolescenziale.
gni suicidio o
tentato suicidio è sicuramente espressione di una vicenda drammatica
che si concretizza sulla scena di una profonda disperazione
interiore. Il dramma del suicidio
adolescenziale, sempre complesso ed enigmatico, oltre
a sfuggire in gran parte alla coscienza stessa del soggetto, si
intreccia e si presta continuamente a svariate spiegazioni: fattori
personali, familiari, malattia, precarietà delle condizioni sociali,
perdite affettive, convinzione di essere trascurati o abbandonati,
percezione di un’immagine alterata di sé nello sguardo altrui.
nche abitudini, modi di fare e comportamenti devianti, rigorosamente connessi fra loro come etilismo (in termini moderni binge drinking), tossicomania, bulimia e anoressia, possono essere una ulteriore tentazione all’azione estrema.
onostante vi siano diverse ipotesi interpretative, un’infinità di moventi possibili, rimane sempre, in ogni caso, impossibile identificare a posteriori una causa scatenante univoca. E’ bene comunque precisare, proprio per evitare preconcetti particolarmente diffusi, che nessun fenomeno sociale (o psichico) preso singolarmente (isolatamente) non può rendere conto o spiegare completamente tale condotta autosoppressiva. Infatti, un evento doloroso può rappresentare, come in qualsiasi altra persona, un fattore scatenante o aggravante, ma mai la causa esclusiva di un gesto così cruento.
e turbolente dinamiche
relazionali che caratterizzano l'adolescenza - connesse
al mondo psico
- ormonale - sociale
pieno di conflitti, incertezze, tensioni, ansia per il futuro,
bisogno di autonomia e rassicurazioni - sono sempre
le prime ad essere prese in considerazione (caratteristiche
tipiche di questa fase evolutiva). Trasformazioni che, come
vedremo, comportano mutamenti a diversi livelli: fisici,
sociali e psicologici. Fanno la loro comparsa i caratteri
sessuali secondari, entra in campo, in punta di piedi, la complessa
capacità riproduttiva (identità sessuale): “freni”,
“richiami” e
“controlli”
la fanno da padroni.
ICORDIAMOLO che questi fanciulli - anche se sono dei veri campioni nel provocare e bravi acrobati nel manipolare - non sono demoni, desiderano l’indipendenza ma nel contempo la temono, vogliono solo sperimentare la vita autonomamente, con le loro reali capacità, verificare fino a che punto possono spingersi, conoscere quali sono i limiti e le loro risorse. ATTENZIONE, però, a non sottovalutare mai la durata e l'intensità del fenomeno in atto … sono tutti segnali che vanno considerati SEMPRE a rischio, molto, molto significativi e importanti. La cosa certa è che prima di passare all’atto, come ogni essere umano in pericolo, il giovane lancia segnali di sconforto (anche di rottura: fuga, nervosismo con esplosioni improvvise, insonnia, violenza, aggressività fuori luogo, ubriachezza) difficili quasi sempre, purtroppo, anche per i più esperti, da decodificare. Il segnale è sempre mascherato perché il giovane non vuole esporsi, teme in maniera esagerata la critica, di essere umiliato, magari di non essere capito completamente da parte dell'adulto e, quindi, ridicolizzato o addirittura di essere considerato sciocco, ingenuo, inadeguato, stupido, bizzarro, infantile … se non pazzo. Lo sviluppo e l’estendersi, pertanto, di questi segnali indicano non la certezza ma, sicuramente, un alto rischio di passaggio all’atto.
ICORDIAMOLO,
un occhio attento, sereno e lucido prende atto dei problemi, ma non è
mai invadente, non esagera e nemmeno ingigantisce, è solo realista.
Sapere comunque che una certa inquietudine e profondi sconvolgimenti
psicofisici danno vita ad una adolescenza movimentata e confusa non
significa per questo che alcune sofferenze non possano essere
contenute, superate e risolte (A. Adler nei suoi bellissimi
“Principi di psicologia individuale” ne fa il suo cavallo di
battaglia a livello psicoterapeutico). Contrariamente a quello
che si pensa, proprio perché è un processo evolutivo anche
costruttivo e non solo di
sofferenza, molti giovani in crisi riescono ad uscire “rinforzati”
da tale situazione di smarrimento (a volte da soli, altre volte
con l'aiuto dei genitori, altre volte ancora con un esperto che
conosce le dinamiche emotive adolescenziali). NO a
troppe attenzioni, diamo il tempo necessario perché possano trovare,
attraverso le diverse fasi di assestamento, un loro equilibrio.
O permissivismo,
ma comprensione e fermezza, MAI derisione. MAI saltargli addosso o
aggredirlo solo perché ha fatto scelte che non combaciano con le
nostre che, in fondo in fondo, vorremmo fare per lui ... solo perché
il suo percorso di vita non coincide con il nostro … aiutiamolo a
diventare ciò che è realmente. PREPARIAMOCI ad insegnare, ma anche
ad apprendere e conoscere la sua spensieratezza, il suo entusiasmo,
la sua energia e, se non la spegniamo, la sua voglia di vivere ... il
suo meraviglioso mondo “incantato”.
ali condizioni fisiologiche mascherate, molto spesso, vengono
sottovalutate ed etichettate grossolanamente come momenti passeggeri
stressanti piuttosto che angosce e sentimenti depressivi profondi
(non sempre sono percepite come segnali
d’allarme che precedono la crisi). Un atteggiamento non
solo è dannoso per la reale presa di coscienza di questo grave
problema ma, soprattutto, perché esclude un adeguato e tempestivo
consulto medico - psicologico. Il fanciullo, senza dare consigli a
nessuno, deve essere accettato così per ciò che è veramente, e non
per quello che vorremmo che fosse ... questa
è la prima mossa per stimolare un rapporto felice e sereno … per
evitare situazioni complesse e, soprattutto, brutte “sorprese”.
n presenza di manifestazioni particolarmente
drammatiche, gli adulti non devono mai rimanere inerti, GUAI
isolarsi; anche se la tentazione di scomparire o girarsi dall'altra
parte è molto forte, perché è una situazione non solo drammatica e
destabilizzante, ma profondamente dolorosa. … in un attimo viene
resettata tutta una vita: va in frantumi
passato, presente e futuro. Nessun ragazzo in
difficoltà sarà sorpreso (o rifiuterà) se gli si comunica
l’inquietudine suscitata dal suo comportamento o dalle sue parole;
non è uno sciocco tantomeno uno psicotico, ha sempre un buon
rapporto con la realtà per cui sarà ben felice, seppur con una
certa titubanza iniziale, farsi aiutare a portare la pesante
“valigia” della vita. Esplorare i fattori critici,
le origini, evidenziare i segnali d’allarme che precedono le crisi,
illustrare le tipiche reazioni dell’ambiente familiare non può far
altro che stimolare nuovi modelli di relazione, instaurare un nuovo
clima di confidenza comunicativa e salutare. Una
problematica complessa come quella del suicidio adolescenziale non
può accontentarsi di risposte semplicistiche. Il
compito principale, pertanto, sarà quello di “accompagnare”
(condurre) l’adolescente a scoprire (cogliere) il
significato della sua drammatica sofferenza: si
possono trovare soluzioni solo su ciò che si è compreso … si è
consapevoli. In questo modo, sapere di che cosa si
soffre non soltanto placa l’angoscia che ne deriva, ma soprattutto
fornisce efficaci strumenti terapeutici e ottime alternative alla
rassegnazione e alla disperazione.
QUESTA
BREVE ESPOSIZIONE HA SCOPO SOLO INFORMATIVO E NON CURATIVO. IL FINE
DI QUESTO LAVORO (come ogni articolo pubblicato) E’ QUELLO DI
INFORMARE, “TOCCARE” QUANTE PIÙ’ MENTI POSSIBILI
IN MODO TALE CHE OGNI SINGOLO INDIVIDUO POSSA ESSERE STIMOLATO AD
APPROFONDIRE (se lo desidera) I VARI ARGOMENTI TRATTATI E, QUINDI,
ESSERE IN GRADO DI FARE SCELTE IL PIÙ’ POSSIBILE MIRATE,
RESPONSABILI E CONSAPEVOLI PER IL PROPRIO BENESSERE. RIFLETTERE,
SCEGLIERE E DECIDERE LIBERAMENTE … PER CRESCERE.
LA
CONSAPEVOLEZZA E' GIÀ' TERAPIA!!!
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invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati
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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo, pertanto, ha un valore educativo, non prescrittivo.
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