Buone notizie … sul “MALE OSCURO”
(Brevi
frammenti di psicosomatica)
l
quadro clinico depressivo non è, come spesso ritenuto dal pensiero
comune, un banale e semplice abbassamento dell’umore, ma un insieme
di sintomi più o meno complessi che alterano, in maniera piuttosto
evidente, il modo in cui il soggetto ragiona,
pensa, raffigura se stesso, percepisce gli altri e, soprattutto, vede
l’ambiente circostante.
Una
condizione psicosomatica inquietante che non solo uccide lentamente
i rapporti familiari e sociali, ma toglie energia e annulla ogni
forza di reazione ... spegne completamente la vitalità.
Un soggetto con un vissuto a pezzi, una vita fatta di rinunce e
contraddizioni: odia restar solo ma si isola
dal mondo, vuole amore ma lo 'rifiuta' perché teme di essere deluso.
Sembra che niente possa scuotere queste persone, nulla riesce a
spronarle: sono bloccate nel passato e
incapaci di formulare progetti per il futuro;
nonostante il loro profondo
tormento, paradossalmente, non “vogliono”
aiutarsi o farsi aiutare.
on serve allarmarsi, ma
neanche liquidare questo disagio con qualche giro di mestolo o,
peggio ancora, come semplice fattore caratteriale. Quante volte mi
sento dire: “Ma sa dottore mia nonna
era fuori come un balcone, mia mamma come un poggiolo e io non ho
proprio scelta, non posso mica essere diversa, non crede ...”.
A parte l'ironia, più o meno riuscita, è bene precisare che la
genetica propone e l'ambiente dispone; certe sofferenze emotive,
volenti o nolenti, sono sempre il prodotto di uno stile di vita,
della cultura o dell'ambiente in cui si vive: quasi sempre,
ahimè, frutto di rapporti maldestri. E'
vero, si
ereditano cellule e molecole, ma si apprendono anche modi di fare, di
reagire e di pensare che, a loro volta, possono
modificare la struttura neurofisiologica
…
si
insegnano cose belle ma anche cose brutte.
on dobbiamo MAI e poi MAI girarci
dall'altra parte, ignorare questa silenziosa sofferenza, questa
drammatica e profonda scontentezza: la
tristezza va sempre ascoltata, bisogna sentire cosa ha da “dire”
fin dall'inizio, per evitare che cronicizzi o “sfoci” in quadri
clinici ancora più complessi e dolorosi.
La manifestazione più evidente è la caduta dell'energia,
accompagnata da un senso di vuoto, di indegnità, di inadeguatezza,
di rinuncia, di sfiducia e di pessimismo … il
senso di colpa controlla e gestisce completamente la sua vita.
Il depresso ha un gran bisogno di tenerezza, di stima, di amore, di
considerazione, di prendere e di ricevere: tutte
cose “incrociate” ma mai vissute direttamente
nelle sue fasi evolutive.
In lui sono presenti carenze antiche, ormai incolmabile, bisogni
arcaici non ancora soddisfatti: stima,
affetto e considerazione … un'attenzione
mai conosciuta. Quel vissuto legato
all'esperienza drammatica di “abbandono”
si ripresenta ora con tutta la sua drammatica crudezza; un
dialogo affettivo, con le figure di riferimento, da sempre cercato e
mai trovato; una vita strutturata e rivolta a compensare
quell'amore primordiale negato, che non c'è mai stato e mai ci sarà
(così, come lo vorrebbe lui). Una
ricerca concitata di un qualcosa che, purtroppo, non troverà
MAI … una brutta storia senza futuro. E
così, tra la gente, cerca con grande avidità quello che non ha mai
avuto, se non di sfuggita: un
gesto affettuoso, un caloroso abbraccio, una tenerezza, una carezza,
un bacio, uno sguardo buono e gentile.
Un
estenuante girare a vuoto tra parole non dette e gesti negati. Le
giornate allora trascorrono monotone, caratterizzate da rinunce,
contraddizioni e da un continuo ripiegarsi su se stessi … la
parola d'ordine è una sola, rimandare, differire 'urgentemente' ogni
cosa … anche l'affetto (aggressività
muta).
Questa tragedia emotiva si caratterizza per la sua incomunicabilità,
quasi sempre sgradevole e accusatoria, ovviamente non per sua
volontà. Si sente perennemente fuori posto, in prestito, precario,
confuso, poco amato e per nulla stimato: un vivere in bianco e
nero, una visione della vita quotidiana “appannata” … uno stato
di grande confusione, tormento e inquietudine.
na
profonda abulia si impossessa del soggetto, scarsa reattività,
immobilità, rigidità, servilismo, ritualità anticreativa, mancanza
di gusto per la vita, squilibri affettivi sono all’ordine del
giorno e, nei casi più gravi, sono espressi atti violenti contro se
stesso (autosoppressione) e gli altri. I sintomi psichici,
comunque, includono sensazioni di inutilità, inadeguatezza,
difficoltà di concentrazione e memoria, rancore, solitudine e
disperazione, spesso associate a perdita di interesse nel lavoro,
nella vita familiare e sociale. ATTENZIONE,
queste caratteristiche non vanno interpretate come “difetti”,
non sono etichette per denigrare qualcuno, ma solo modi per definire
alcune modalità reattive poco vantaggiose per se stessi e gli altri:
come vede la sua vita e interpreta il
mondo.
l depresso è convinto di essere un fallito, di non essere più in grado di svolgere i compiti che gli sono richiesti e per questo finisce per colpevolizzarsi e, soprattutto, isolarsi dal mondo. Tra i malesseri fisici possono essere inclusi perdita di energia, debolezza, lentezza nei movimenti, insonnia, bocca asciutta, problemi digestivi, intestino pigro e stipsi … cosa più drammatica, perdita di contatto con il corpo. In alcuni casi si può perdere o prendere peso (dipende dalla stato ansiogeno … più si è presi dall'ansia e più si divora) e spesso si possono accusare, in maniera più o meno invalidante, disturbi mestruali e sessuali.
In
alcuni scritti di Ippocrate e Galeno troviamo un profilo unitario
inquietante del depresso; una personalità descritta, già allora,
come inibita, severa, fragile, alle prese con un amore insaziabile e
incapace di sperimentare piacere (anedonia); un personaggio destinato
ad un destino nefasto: di contrarre persino il cancro (vedasi “Arte
medica Antica” - “Medioevo e medicina”).
n alcune persone tale malessere (depressione
reattiva, anaclitica) è associato a fattori esterni: lutto,
divorzio, lavoro, licenziamento, pensionamento, problemi affettivi e
di coppia. In questo periodo storico - in questo
curioso e bizzarro mondo globale - la depressione è percepita come
una malattia in crescita esponenziale, in pratica una sorta di
pandemia che trova radice in un modello di vita inadeguato ad
affrontare una realtà confusa, frenetica e in perenne cambiamento
(una specie di Babele senza torre).
Il cervello, infatti, non
è costruito per vivere nella frenesia, nell’abitudine e nella
noia, ma ama la spontaneità, la naturalezza, vuole vivere imprese
affascinanti, cambiare prospettive, cerca l’imprevisto e la
sorpresa; ha bisogno di un “cibo” particolare e nutriente:
entusiasmo e passione. Solo in questo modo può
secernere le famose sostanze del buon umore (serotonina,
noradrenalina, dopamina). La depressione il più delle
volte si manifesta senza trombe e tamburi (senza preavviso),
ma possiamo percepire, se siamo attenti, la sua atmosfera pesante, la
sua drammatica e silenziosa presenza … ma
anche i suoi preziosi insegnamenti.
Tristezza, insicurezza, ruminazione mentale, senso di impotenza,
perdita della speranza, disperazione, paura, isolamento, fastidio,
insoddisfazione, confusione e irrequietezza, infatti, sono tutti
stati emotivi che vogliono segnalare una cosa soltanto: che
stiamo perpetuando schemi
esistenziali decisamente obsoleti, oppure copiati, imitati, non
nostri, che non ci appartengono.
Chi si oppone a questa sofferenza emotiva o tenta di
zittirla con qualche strategia estemporanea (sostanze psicoattive:
alcol, fumo, cibo … tutte cose che “addormentano” il cervello)
rischia di cronicizzarla, oppure preparare il terreno a una nuova
depressione più complessa e dolorosa. Mai fingere di stare bene
perché lo sforzo stimola alcuni mediatori neuro – chimici
antagonisti,
peggiorando in tal modo la situazione psicosomatica, di per sé, già
complessa e, soprattutto, precaria: angoscia, affanno e
tachicardia vanno a ruota libera. In realtà questo stato, così
come l’ansia, non va mandato indietro (soffocato), ma va
lasciato, ovviamente sempre con un aiuto professionale qualificato
(sempre se lo si desidera veramente … mai suggerito o spinto da
altri), agire e gestito in modo più produttivo e vantaggioso
possibile: metterlo a tacere ('nuotare', sostare, rimanere nella
sofferenza) è solo un modo per renderlo ancora più forte e potente.
a crisi depressiva, pertanto, arriva per liberare il cervello, per far vivere in maniera “spontanea - naturale”, rompe quegli schemi mentali che imprigionano, imbavagliano e annientano l'intero psicosoma; una vera e propria capacità del cervello che, saggiamente, “suggerisce” quando è il momento di “svoltare”, cambiare direzione nel percorso quotidiano, anche se tutto ciò a volte è impercettibile o si cerca di resistere (non si vuole ascoltare). Proprio per questa ragione è necessario smettere di recitare il solito personaggio, anche se nell'immediato può sembrare utile perché riempie dei “vuoti”, può rassicurare o mettere apparentemente al “sicuro” dalle turbolenze emotive. E così per il buon vivere si annullano i propri desideri, si evitano i cambiamenti repentini, l’imprevisto, quello che si desidera veramente viene annullato, spento, cancellato; si “sceglie” allora una scorciatoia, una vita piatta ... si va contro mano. Un quotidiano sempre uguale, contraddittorio, spesso inutile, senza alti e bassi: un mondo noioso e banale che ingabbia la felicità.
a vera esistenza, invece, scorre altrove, lontano dal personaggio
precostituito, dalla grigia maschera che si indossa ogni giorno, dai
rapporti stantii e banali. Ecco, allora, che si rimane intrappolati:
più si trascura la vita, più si fa sentire lo stato depressivo.
A volte, invece, uscire dal solito cliché farà sentire meno
stanchi, meno banali, più vivaci e curiosi; aprirà a uno stato di
nuova e stimolante compartecipazione con la realtà … si
farà pace, finalmente, con il mondo intero. RICORDA,
il cervello si trasforma fisicamente in risposta alle nostre
esperienze. I neuroni sviluppano nuove connessioni grazie alle nuove
sensazioni e persino a causa dei pensieri. Quando apprendiamo
qualcosa, cerchiamo nuovi traguardi o proviamo una determinata
esperienza per la prima volta, il cervello a tutti gli effetti cresce
o altera la propria struttura per accogliere le nuove informazioni.
ICORDA,
se non affronti i conflitti perché temi di perdere l’armonia, se
inibisci continuamente l’aggressività perché ami i rapporti
‘troppo’ sereni, se continui a tacere e a sopportare ogni cosa
per il quieto vivere “rischi” di inciampare
nella depressione.
L SEGRETO PER FARCELA. Per riscattare una vita “spenta” e, soprattutto, per riequilibrare la chimica cerebrale, cominciamo a mangiare “bene”, non è tutto ma sicuramente un buon inizio. La carne bianca, infatti, contiene il triptofano (amminoacido) precursore della serotonina (neurotrasmettitore); livelli bassi di serotonina nel cervello sono un segno di depressione. Una dieta, inoltre, a base di carboidrati integrali (carboidrati complessi, mai semplici), aumentando la serotonina possono aiutare a gestire la depressione. Il depresso ha bisogno di molta luce (un vero e proprio bagno di luce; vedasi SDA: Disturbo Affettivo Stagionale), in quanto la sua lunghezza d'onda agisce su due neurotrasmettitori (serotonina e dopamina) indispensabili per regolare l'umore. Anche alcuni oligoelementi come Rame - Oro - Argento se assunti con una certa continuità possono supportare nei momenti difficili; per la sindrome ansiosa, invece, assumere Manganese - Cobalto - Litio - Fosforo - Magnesio.
TTENZIONE, non utilizzare MAI
le sostanze naturali per sentito dire, perché se possono far bene
possono anche far molto male. Come ad esempio prendere l'Iperico se
si assumono già farmaci antidepressivi di sintesi. Anche la Rhodiola
rosea, in certe situazioni, può essere di grande utilità: alza
la serotonina, allevia la stanchezza e aiuta la memoria. In
un momento di forte stress e nei casi di leggera depressione, la
Sequoia gigantea (MG) può diventare un grande alleato, soprattutto,
per chi è abituato a piangersi addosso e per chi ha la sensazione di
essersi infilato in una situazione che non presenta soluzioni.
RICORDIAMOLO,
quando siamo in buona “forma” facciamo le
scelte migliori e creiamo le condizioni più vantaggiose.
QUESTA
BREVE ESPOSIZIONE HA SCOPO SOLO INFORMATIVO E NON CURATIVO. IL FINE
DI QUESTO LAVORO (come ogni articolo pubblicato) E’ QUELLO DI
INFORMARE, “TOCCARE” QUANTE PIU’ MENTI POSSIBILI
IN MODO TALE CHE OGNI SINGOLO INDIVIDUO POSSA ESSERE STIMOLATO AD
APPROFONDIRE (se lo desidera) I VARI ARGOMENTI TRATTATI E, QUINDI,
ESSERE IN GRADO DI FARE SCELTE IL PIU’ POSSIBILE MIRATE,
RESPONSABILI E CONSAPEVOLI PER IL PROPRIO BENESSERE. RIFLETTERE,
SCEGLIERE E DECIDERE LIBERAMENTE … PER CRESCERE.
LA
CONSAPEVOLEZZA E' GIA' TERAPIA!!!
L'autore
non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato
o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si
invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati
e accreditati in questo settore.
NB.
Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute
in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del
proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi
per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo,
pertanto, ha un valore educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it
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