SOVRAPPESO ... togliamo i bocconi amari della mente
hi
è alle prese con un problema vasto, complicato e spinoso come
l’eccesso di peso, gli riesce più facile credere di essere vittima
di sottili disfunzioni metaboliche o di misteriosi “marchi”
genetici. Diventa un perfetto alibi convincersi - per
sollevarsi da un fastidioso senso di colpa
- di essere tormentati da fantomatiche, oscure, bizzarre e complesse
intolleranze alimentari. Può, quindi, produrre un enorme sollievo
credere di essere dominati da strane diavolerie connesse ad un
“guasto”
biologico o ad una alimentazione poco sana e corretta, anziché
riflettere sulla propria esagerata avidità alimentare. La persona
che è in soprappeso, proprio per il senso di insicurezza e di
sfiducia che spesso accompagna questa condizione fisica, afferma
compiaciuta che il suo stato dipende - quasi
sicuramente -
da complicati e reconditi “difetti”
del sistema ghiandolare. Ma dopo svariate ed interminabili indagini
cliniche (SEMPRE
DA FARE)
arriva la grande e inattesa “delusione”:
non
si è in balia di una sofisticata aberrazione biologica a cui non si
può opporre alcuna resistenza.
Il verdetto, in realtà, può disorientare ma è semplice, preciso ed
univoco: vengono
introdotte nell’organismo troppe calorie rispetto al normale
fabbisogno quotidiano
(dieta alquanto ipercalorica che peggiora lentamente il metabolismo).
essun dubbio, chi vuole un ventre piatto, spostare l'ago della
bilancia verso sinistra - eliminare
il proprio grasso eccedente
- deve cominciare a mangiare “bene”
e, nel contempo, limitare l’ingestione di calorie. Questo
squilibrio, tuttavia, non è da imputare sempre ad un eccessivo
apporto calorico, occorre infatti prestare molta attenzione anche
agli errori che portano a rallentare il metabolismo (errate
combinazioni alimentari, eccessi … pochi sanno ad esempio che
l'associazione latte - pesce è 'nociva'. L’aspetto
negativo dell’associazione del latte e dei suoi derivati con le
proteine animali sta nel fatto, che il latte, quando arriva nello
stomaco,coagula ad opera del caglio in fiocchi e grumi, che hanno
tendenza ad avvolgere le particelle di carne, isolandole
dall'acido cloridrico, dal succogastrico)
e, soprattutto, bisogna valutare le fatidiche ed indispensabili
“uscite”
ovvero
la miracolosa e semplice
attività
fisica.
Un altro aspetto fondamentale di questo fenomeno è che il cibo,
oltre ad essere legato a quadri clinici specifici (vedasi
bulimia, anoressia, ansia, depressione),
può tenere sotto controllo
i brutti pensieri, essere utilizzato come sfogo, rifugio,
rassicurazione, automedicazione facilmente reperibile e a buon
mercato.
Non si deve mai dimenticare che il corpo è sempre espressione della
personalità: se
quest’ultima si “inquina” l’altro inevitabilmente si
“appesantisce”.
uando si è chiusi,
avvitati su se stessi, spenti, statici, apatici, tristi e depressi,
l’energia del corpo rallenta e ristagna (metabolismo
lento).
Attraverso il cibo è possibile ristabilire, spesso
in modo sbagliato,
un rapporto armonico con le condizioni psicologiche: anestetizza
e calma non solo ogni “appetito”, ma anche quello sessuale
(energia).
on
è un mistero che nel rapporto tra cibo e sesso ci sia qualche
affinità … vi
siano importanti analogie.
In realtà, si tratta di due funzioni fisiologiche, “attivate”,
entrambe, da singolari appetiti, anche se con regole e meccanismi
biologici diversi. Il desiderio di alimentarsi, che spinto agli
estremi viene vissuto come fame, è una esigenza indispensabile per
la sopravvivenza:
una necessità vitale;
l'altra, invece, intesa
come capacità comunicativa,
per quanto sia importante, non ha caratteristiche di “vita
o di morte”.
Molti, infatti, per motivi religiosi rinunciato a tale attività
senza rischiare la vita (sublimano):
fenomeno
'duro' ma non dannoso per la propria salute (tale
rinuncia comunque crea sempre, se non vere e proprie disfunzioni
sessuali, importanti cambiamenti ormonali).
Mangiare assieme tuttavia è quasi sempre un atto privato; lo si fa
con le persone care e con gli amici, ma quando si tratta di colazioni
di lavoro il cibo passa in secondo piano … conta
davvero poco.
siste, poi, la categoria tutta singolare delle famose cenette a lume
di candela per un incontro con sfumature erotiche. La pietanza non è
di per sé al centro degli interessi romantici della coppia, semmai
si apprezza “insieme”
la qualità di un companatico; l'atmosfera poi della serata sotto le
stelle - stimolata
dalla confidenzialità del momento
- “suggerisce” parole e atteggiamenti che faranno da preludio
all'evento stesso, stimolerà la vera passione … la
smania di fare l'amore.
L'atto del mangiare, come è stato più volte sottolineato, segue
regole psicologiche ormai note. Mangiamo di rabbia per profonda
insoddisfazione e mangiamo di gusto a coronamento del piacere; non
sono pochi quelli che freschi di matrimonio aumentano vistosamente di
peso. Anche l'uomo, piuttosto narciso, sotto la pelle dura del macho,
ha bisogno di rassicurazioni emotive.
iene molto alla propria
virilità, anche nei suoi aspetti meno evidenti, e sente il bisogno
intimo che questa gli sia costantemente dimostrata e confermata. La
prova incontrovertibile del proprio desiderio l'uomo ce l'ha
attraverso l'erezione, mentre la donna, per certi versi, risulta più
discreta. Soprattutto all'avvicinarsi di certe prove l'emozione
cresce e con questa la paura di non essere all'altezza. Senza quel
piccolo evento, che poi tanto piccolo non è, sarebbe vanificato
addirittura l'atto finale. Può capitare a tutti di fare cilecca,
vuoi per l'emozione, per la stanchezza o altro. Ma
quale cibo sarebbe consigliato a chi cerca di dare una eccellente
prova di sé in questo campo?
Dovrebbe essere il momento buono dei cosiddetti cibi “afrodisiaci”,
per chi ovviamente ci crede. Questi sarebbero sostanze vegetali o
proteine animali che avrebbero, se ingerite con parsimonia, la
qualità di accrescere lo stimolo sessuale.
uesti fantomatici cibi
- nella
convinzione popolare
- dovrebbero avere un'azione riflessa sulle mucose dei canali
genitali, aumentando in proporzione alla quantità ingerita
l'eccitazione in entrambi i soggetti e, nel contempo, la potenza
sessuale nel maschio e della femmina agendo rispettivamente sui vari
ormoni: testosterone e progesterone. Molti sono comunque i cibi, pur
non avendo riscontro scientifico, segnalati come rimedi infallibili a
livello erotico, dalla tradizione popolare scritta. C'è chi mangia
in quantità industriale, prima di un incontro importante, tonnellate
di frutti di mare e di gamberetti con discreti risultati
semplicemente perché si è convinti che quel cibo sia veramente
miracoloso …
ma, per alcuni, è solo un'iniezione di autostima che fa aumentare la
sicurezza, rende meno impacciati.
Possono aiutare a fare bella figura, secondo alcuni detti, spezie e
tartufo a volontà, il tutto annaffiato con vino bianco fresco.
’assunzione
del cibo, comunque, in forma morbosa, non serve a mantenere in salute
il corpo ma a “saziare”
altri bisogni di natura emotiva: sicurezza,
apparente tranquillità, compagnia e calore affettivo.
Il cibo è un forte simbolo a cui è legato un valore sociale molto
profondo che, nel tempo, può compensare e distrarre
da mancanze o rimpianti esistenziali.
Una consolazione facile ed immediata, davvero a basso costo dal punto
di vista economico, ma con risvolti drammatici a livello
psicosomatico. Gli alimenti, dunque, oltre a nutrire il corpo,
veicolano infiniti altri significati: culturali,
affettivi e psicologici.
La cartina tornasole di quanto appena affermato è che quando si è
completamenti presi dall'entusiasmo,
gioia,
passione, felicità
e soddisfazione
non si percepisce alcun stimolo della fame, si
dimentica perfino il companatico ... di mangiare, perché si è già
'pieni' di felicità.
ella mia attività capita spesso di incontrare persone che per anni
patiscono la fame, si torturano e si sacrificano mangiando “crusca
e
fieno”
solo per qualche etto in meno; persone avvilite, scoraggiate e
deluse da lunghe ed interminabili diete senza risultati; poi,
all'improvviso, ecco arriva il principe azzurro e di colpo ci si
scioglie completamente; il calo ponderale senza tanta fatica è
assicurato finché dura questa strana follia (come
dice C. Baudelaire).
L'innamoramento vale più di mille consigli e diete, più di cento
luminari messi insieme. Il
nostro metabolismo - se rispettato - è fantastico, davvero
miracoloso … ci regala il benessere senza tanti sforzi.
In pratica, se l’esistenza scorre senza passioni ed entusiasmi,
immediatamente, la mente si getta a capofitto sul cibo per portare un
po’ di calma, consolazione e un parziale senso di quiete.
hi è
calato in questa dimensione continua a subire la vita facendo cose
poco stimolanti, a cui spesso non crede, tutte esperienze comunque
per la maggior parte deludenti, monotone, ripetitive e sempre uguali:
uno
sforzo che, a lungo andare, “appesantisce”, “deforma”, rovina
completamente il “profilo” e
abbassa
le difese immunitarie.
Una personalità poco “incisiva” che non riconosce
realisticamente il proprio valore, visibilmente disorientata,
smarrita, imprigionata, irrequieta e fagocitata dalle sue stesse
rinunce.
Abbandonando completamente la strada della curiosità, della passione
e del divertimento, si diventa piano piano sempre più estranei alla
soddisfazione e al godimento: il
cibo altro non è che un potente tappabuchi, viene usato come
sostituto di attività entusiasmanti e piacevoli.
uando il senso di deprivazione è diffuso - togliendo sempre più spazio alle necessità ed esigenze personali - la fame, come per incanto, si riaccende con smodata voracità. Alla fine della giornata, tirando le somme, la vita appare spenta, troppo addomesticata, statica, piatta, che non emoziona più; allora, sfiniti, ci si butta letteralmente su un colmo bicchiere di fresca e profumata “nutella”; una “fantastica” crema – gianduia che oltre a risolvere in maniera maldestra le difficoltà quotidiane, altera la “sagoma”, allontana sempre più da se stessi, fa perdere il controllo e crea profonda “dipendenza”.
i
si riduce a prendere scorciatoie insolite, ad un
vivere fatto di continue rinunce, frustrazioni e insoddisfazioni: se
l’esistenza si “restringe” il corpo si “appesantisce” e si
“gonfia” velocemente.
Più si reprime quello che conta realmente nella vita, più ci si
scatena a tavola attraverso piccole o grandi abbuffate. Dipendere
dagli altri, non farsi valere, dire sempre sì, troppa disponibilità
senza un vero tornaconto, creare a tutti i costi un mondo privo di
problemi, eccessivamente conciliante per il quieto vivere
(annullarsi e mettere la propria vita in mano ad altri):
ecco
i peggiori nemici che tolgono felicità, allontanano da se stessi,
annullano l’autostima, fanno saltare i bottoni e allargare la
cintura.
Le
cose invece che cancellano questa particolare dipendenza, sopprimendo
completamente la fame nervosa, sono:
entusiasmo,
innamoramento,
passione per il lavoro, per qualche hobby e per le novità, una
sessualità “selvaggia”, viva, rispettosa e coinvolgente, una
sana, sincera amicizia.
’un grave errore riversare i lamenti vari e le frustrazioni nel
piatto, la felicità va sempre ricercata fuori dalla tavola perché
il malcontento, a lungo andare, allarga e fa aumentare i buchi della
cinghia.
Per contrastare il “peso”
bisogna cavalcare il piacere, risvegliare gusto, vivere nel tempo
presente con passione e godere delle piccole cose che stanno attorno
… e
sono davvero tante se si cercano nella direzione giusta!
Per raggiungere tale equilibrio psicosomatico sarà utile - da
soli o con l’aiuto di un esperto -
liberare la creatività e il proprio talento ma, soprattutto,
togliere i “bocconi”
amari dalla mente e “alimentarsi”
delle piccole gioie quotidiane. Non
ci sono dubbi, quando le situazioni assorbono completamente, ogni
attimo diventa un’occasione speciale, si è felici, eccitati,
soddisfatti, la dispensa rimane piena e il frigo perennemente chiuso.
a
cos'è realmente la felicità?
Questo
stato d'animo momentaneo, assai bramato e spesso irraggiungibile?
Semplicemente una condizione di grande beatitudine, un'emozione
naturale, fondamentale per la vita. Un fenomeno che può esaltare e
favorire le capacità umane: affinare
risorse, competenze e abilità.
La felicità pura può essere stimolata, sollecitata, sviluppata e
sfruttata; diventare, quindi, un bene prezioso, una importante fonte
di salute, un grande potere, una profonda saggezza ... un
incalcolabile patrimonio umano.
Parecchi
desiderano conoscerla, molti la inseguono, in tanti cercano di
conquistarla, solo alcuni la raggiungono, pochi però riescono a
difenderla.
Questa condizione di benessere non è in funzione di ciò che ci
capita, delle cose che stanno intorno a noi, ma semplicemente come le
vediamo, come le guardiamo.
'infelicità, il più delle volte, la
“creiamo”
noi attraverso ricordi inutili, mettendo in atto procedimenti e
schemi mentali rigidi, contorti ed inadeguati. Osservare le cose in
maniera confusa, non liberamente, attraverso il “filtro opaco”
della critica e del pregiudizio, si rischia di inciampare solo
nell'infelicità; infatti,
una mente spinta da falsi bisogni, da assurde ambizioni, poco lucida,
ingabbiata, vincolata a rimpianti, a sensi di colpa e a dubbi, porta
dritti dritti alla confusione, allo sfinimento, all'isolamento, al
pessimismo e alla tristezza; impedisce la trasformazione delle idee
in comportamenti e ostacola la creatività … toglie completamente
spazio alle azioni felici.
Un 'metabolismo
mentale'
che produce nel cervello
solo
zavorra,
tossine, cose inutili
e “scarti”
psichici, altro non può fare che
boicottare
e
allontanare
dalla felicità.
ono proprio i numerosi processi mentali che, pieni di “scorie”, ci rendono infelici. Mi raccontava Emanuela: “Questa mattina mi sono laureata, dovrei essere altrove, felice, al settimo cielo, invece sono qui, davanti a lei, vuota, stanca e avvilita come un cane”. In effetti, dopo sette anni di impegnativo e duro studio, al di là di come siano andate realmente le cose, doveva trovarsi in altri luoghi, a festeggiare - alzare il calice - con amici e le persone più care; godere comunque della realizzazione di un suo progetto, di un suo pur sempre reale successo personale. Invece era lì, confusa, attorcigliata, ripiegata su se stessa, con quel tormento intenso e continuo, quella diffusa malinconia che toglieva spazio ad un momento di grande gioia e leggerezza: l'appagamento di un suo desiderio in cantiere da parecchio tempo. Ma perché tutto questo malessere?
manuela era avvelenata, prigioniera di un turbinio di pensieri
negativi, immotivati e fuori tempo: senso
di colpa, disistima, fallimento, convinzione di non valere niente, di
non avere diritti; un trascinarsi e un vivere pieno di incertezze sul
suo futuro professionale … proiettata continuamente in tempi
inesistenti: passato e futuro (sensi
di colpa = passato; ansia = futuro).
Si
è laureata non nei tempi prestabiliti come hanno fatto le sue amiche
(questo,
a suo dire, era dovuto alle sue poche risorse cognitive)
e, quindi, aveva influito negativamente anche sul bilancio familiare
(senso
di colpa),
quei voti poi non particolarmente brillanti e meritati (disistima),
ed ecco il dubbio sulla scelta del piano di studio che la paralizzava
(ansia).
n rimuginare continuo che le ha impedito di godere appieno il
presente, quel momento unico, importante e tutto suo, di meritato
successo e di grande soddisfazione; era
tormentata da una visione ristretta dei fatti, da dubbi e incertezze,
da pensieri pesanti che la memoria aveva erroneamente deformato,
convinta di non essere degna, di non meritare quel meraviglioso e
grandioso traguardo.
Un
cervello così “oscurato”, non ha tante opzioni, “muore” ...
altro non può fare che rinchiudere il soggetto nella gabbia del
tormento e dell'infelicità.
RICORDIAMOLO,
la vita -
pur non essendo perfetta -
non è un'esperienza tragica, fatta solo di delusioni e sacrifici,
un peso da portare sulle spalle, una continua sopportazione, ma anche
una innegabile fonte di piacere se non ci facciamo avvelenare da
certi modi di pensare distruttivi che remano contro le piccole gioie
quotidiane: giudicarci,
rimuginare, non accettarci … voler essere diversi da come si è.
olte
sono le metodiche terapeutiche psicosomatiche utili per raggiungere
armonia, equilibrio e forma. Ascoltare e osservare se stessi è
sempre il primo passo. Conoscere poi il conflitto da cui scaturisce
la fame nervosa risulta fondamentale non solo per affrontare il
disagio psicologico ma anche per rendere più duraturi e stabili gli
effetti di un eventuale contenimento
(dieta).
Si
deve bruciare il grasso del girovita senza fatica, un obiettivo che
va realizzato sempre senza ossessioni, sforzi e sacrifici vari.
Queste
ultime, infatti, sono tutte parole che evocano il senso di fatica, di
tortura ed immergono completamente in un’atmosfera di cupo
sacrificio, creando in tal modo sensi di colpa, inutile stress,
frustrazione e disistima.
Ma
presi e dominati da questi sentimenti è davvero un combattimento ad
armi pari? E' possibile uscirne vincitori contro quel piacevole
“stordimento” post prandium?
ome
si può “competere” con questo 'mondo incantato' o, meglio,
pensare di sostituire in maniera vincente l'estasi, l’effetto
piacevole e “appagante” del cibo se si sceglie la strada del
tormento corporale, se si è alle prese con un continuo sacrificio,
si pratica la tortura e la privazione?
Se si indossa il cilicio, si imbocca caparbiamente la carreggiata
della testardaggine, del dovere e della rigidità, proprio per lo
squilibrio ormonale che a livello corpo
– mente
si crea, non si arriverà mai a destinazione; si avrà a che fare con
un percorso accidentato in cui sarà sempre più facile inciampare,
cadere e rialzarsi, cadere nuovamente … un meccanismo infinito.
NB.
Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio
medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per
qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto
ha un valore informativo ed educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it
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