I
problemi connessi
al LAVORO
’attività lavorativa costituisce, senza ombra di dubbio, una delle fonti più comuni di stress. Quando continue frustrazioni e pressioni si aggiungono a ritmi decisamente intensi di lavoro, emerge nell’individuo, inevitabilmente, uno stato di insoddisfazione, un senso di inutilità e un profondo malessere psicosomatico (disturbi dell’umore, infarto, ipertensione, ecc.). Ovviamente, i lavoratori esposti maggiormente a questo fenomeno devastante di logorio continuo sono quelli “collocati” in fondo alla catena professionale, i quali non possono controllare e gestire – a differenza dei dirigenti – in maniera libera, autonoma ed indipendente la propria situazione professionale. Naturalmente questo stato di ripetute delusioni, esagerato impegno ed eccessive energie profuse, porta lentamente ad annullare il lavoratore ma, soprattutto, è causa scatenante di disturbi emotivi particolarmente seri. Questo fenomeno, pertanto, di esaurimento fisico, emotivo e mentale, definito con un termine inglese burn – out (“malessere” determinato da esagerata delusione ed eccessivo impegno) può manifestarsi attraverso irritabilità, stanchezza ingiustificata, tratti depressivi e demotivazione; in breve, un soggetto privo di iniziativa e con un senso diffuso di precarietà. Tutti sintomi da non trascurare mai, in quanto mettono a rischio il rendimento generale, la qualità dei rapporti interpersonali e la felicità del soggetto.
on bisogna mai dimenticare inoltre che ogni lavoratore è unico ed irripetibile, ha un proprio modo di relazionarsi, di agire, un suo ritmo specifico e spontaneo che si esprime nel corso dell’attività lavorativa. Esiste quindi una connessione significativa tra l’andamento della professione e la personalità del lavoratore. Qui entrano in campo atteggiamenti molto importanti, come ad esempio capacità di adattamento, cooperazione e autostima, che sono sempre requisiti fondamentali per il benessere e la salute di ciascun individuo, non solo per le competenze e la riuscita professionale ma indispensabili anche per la vita sociale. Queste conoscenze, spesso trascurate nell’assegnazione dei ruoli e dei compiti, se non utilizzate sapientemente portano a danni significativi per entrambi i soggetti. Infatti, se le disposizioni individuali e le attitudini dell’individuo sono in contrasto con una certa attività, e che non c’entrano assolutamente nulla con il vero talento, provocano scarsa produttività, un rendimento inadeguato, antieconomico per il lavoratore e antiproduttivo per l’azienda. E’ risaputo infatti che quando si svolge un’attività lavorativa piacevole quasi non sembra di lavorare. Per questo motivo è un diritto e un dovere, se non subito ma col tempo in base alle proprie esperienze, cercare un lavoro che fa sentire vivi e permette di esprimere in maniera inequivocabile il proprio talento.
uesto comportamento vessatorio ha ripercussioni non solo a livello professionale, con calo di produttività, riduzione della capacità di concentrazione e alterazione dell’umore, ma anche nel privato logorando i legami affettivi e familiari con disturbi psicosomatici quali mal di testa, gastrite, tachicardia, sessualità inesistente, panico e tratti depressivi. Le dinamiche del mobbing sono banali e allo stesso tempo complesse: boicottaggio nel lavoro in cui il soggetto deve realizzare più volte lo stesso lavoro senza alcun motivo, battute a doppio senso, insulti gratuiti, alternare i saluti o toglierli completamente. Un altro comportamento definito persecutorio nei confronti del lavoratore è lo straining. E’ un fenomeno devastante caratterizzato da un unico atto terroristico in cui l’individuo è sottoposto a una forte pressione in maniera coercitiva sul posto di lavoro (assegnare al lavoratore mansioni inferiori alla qualifica posseduta sempre in maniera umiliante e dequalificante).
OSA FARE. Per evitare di cadere vittime di questi comportamenti vessatori e terroristici sul posto di lavoro, credo sia utile “impegnarsi” con un certo interesse nella propria attività, cercare in qualche modo gratificazioni ma, soprattutto, evitare di rendere l’attività lavorativa il solo scopo della vita. Per mantenere un adeguato equilibrio è importante definire in maniera giusta il proprio ruolo, perseguire i fini con tenacia e migliorare con responsabilità la preparazione professionale (libri, dibattiti, confronti, consulenza anche psicologica se può servire a mettere a fuoco rapporti personali difficoltosi o problematiche generali); imparare ad esprimere, con le dovute maniere, pacatezza e diplomazia, i propri disappunti, le proprie ragioni in modo da non rimuginare continuamente: se lo stato d’animo è buono aumenta, inevitabilmente, la sicurezza e la fiducia in se stessi, ma anche a livello biochimico ci si sente meglio. Altri comportamenti indispensabili per scongiurare questi fenomeni terroristici e mantenere un giusto equilibrio sono la cooperazione e l’adattabilità dell’individuo. Queste abilità individuali permettono di realizzare validi rapporti interpersonali, un buon affiatamento (coinvolgimento) tra colleghi e quindi realizzare il lavoro più facilmente, con maggior soddisfazione, gratificazioni e riconoscimenti, ovviamente se è presente una buona capacità di adattarsi ai cambiamenti. Il gruppo coeso, inoltre, è fondamentale per contenere lo stress e, soprattutto, tenere sotto controllo i malumori individuali.
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la
diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore
educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
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