a tempo, fin dall’antichità, si aveva sentore dell’influenza di alcuni fenomeni emozionali sull’organismo; l’individuo, in ogni caso, era considerato una struttura funzionale inscindibile in cui, nel bene e nel male, nessuna parte poteva trovarsi isolata. La malattia, infatti, era una condizione profonda che coinvolgeva non soltanto l’organo colpito ma tutta la persona: stile di vita, atteggiamento mentale, equilibrio familiare, ambiente sociale e, non meno importante, l’alimentazione (adesso sappiamo che una alimentazione corretta crea una condizione leggermente alcalina nel sangue - con un pH 7,4 ca. - e, quindi, genera uno stato emotivo di gioia, gratitudine ed ottimismo, mentre una alimentazione scorretta determina uno stato acido del sangue - con un pH 6,5 ca. - causando uno stato emotivo di ira, rancore e pessimismo).
ra ben noto,
infatti, che se si procurava nell’individuo uno stato di benessere - piacere, soddisfazione, gioia,
gratificazione - durante una semplice o complessa malattia, la salute
migliorava velocemente. In realtà, avevano intuito che l’elemento umano
era determinante sia nell’ammalarsi sia nel processo di guarigione. Durante la
diagnosi e la terapia, poi, separare il corpo dalla mente e dal contesto
sociale non portava a niente di buono … la prognosi, il più delle volte, era sempre
incerta e confusa, se non infausta. Avevano già capito che il malato per ‘riprendersi’
in mano la propria salute doveva stare con le persone care, con i veri amici,
mangiare bene e bere vino buono: guai irritarlo o annoiarlo. Diversamente
la sua sofferenza poteva avere il sopravento e, quindi, provocare ulteriori seri
malesseri (stress: squilibrio biochimico
e ormonale … oggi la scienza parla di abbassamento delle difese immunitarie).
Non c’è bisogno comunque di scomodare i “vecchi” saggi, per verificare tale
fenomeno, basta prestare attenzione al nostro corpo in certe situazioni emotive:
se
abbiamo timore o paura non sentiamo altro che un corpo “duro”, inflessibile, teso
e contratto (chiuso, non
disponibile, in balia degli squilibri ormonali), se invece siamo felici sentiamo
un corpo “malleabile”, instancabile ed elettrizzante (aperto, disponibile a ricevere e a dare, in
perfetto equilibrio ormonale) … andrebbe in capo al mondo!
ià
allora si avevano felici intuizioni e profonda consapevolezza che penosi,
insistenti e continui stati d’animo potevano influire negativamente su certe
funzioni come quella cutanea, digestiva e respiratoria. Attraverso una attenta
e scrupolosa osservazione diretta avevano compreso, seppur in maniera
grossolana, che ogni esperienza frustrante e sgradevole rendeva ogni stile di
vita non solo negativo ma paralizzante e, a lungo andare, davvero invalidante.
Due mondi non in contrapposizione ma che esprimevano la stessa realtà con modalità
e linguaggi diversi: mentale e corporeo. Lo scopo
principale dell’intervento terapeutico era quello di ristabilire l’armonia
nell’individuo: equilibrio psicosomatico.
enomeno che, più tardi, viene ripreso
e descritto in maniera brillante da C.G.Jung con il concetto di sincronicità: ciò
che avviene nel corpo si verifica, nello stesso tempo, anche a livello psichico
con un atteggiamento mentale simile al malessere organico. Il corpo è un evento sincronico in cui si considera l’uomo come
espressione della simultaneità psicofisica (mente – organismo). Se ad
esempio soffriamo di gastrite non solo ci brucia lo stomaco ma avremo a
livello psichico, comportamenti e atteggiamenti mentali di natura
“corrosiva” e di non disponibilità ad “accogliere” il mondo. Fenomeni silenziosi
e impalpabili - ma sempre attuali anche ai giorni nostri - che, spesso, nascono
e si acutizzano in situazioni di malessere relazionale diffuso (molto evidente in questo periodo sociale
difficile, conflittuale e di transizione), e migliorano nel momento in cui
le circostanze diventano più serene o favorevoli.
ggi proprio come duemila
anni fa - attraverso il corpo - la
malattia parla in maniera inequivocabile dell’individuo, dei suoi vissuti
quotidiani, dei suoi pensieri e, soprattutto, dei suoi desideri e delle sue
passioni … dei suoi veri bisogni, a volte, inascoltati. Il corpo, allora,
esprime questa “confusione”, si fa carico del disagio profondo: dolori,
sensi di colpa, delusioni, paure, insoddisfazioni, rifiuti, umiliazioni,
abbandoni, tradimenti, ingiustizie, che lentamente, pian piano, si fanno “corpo”.
Un involucro che nel prendere direttamente in consegna il disagio interiore,
perde improvvisamente il suo equilibrio bio – chimico nel tentativo generoso
di garantire e tutelare, a modo suo, il benessere psichico. La visione della
malattia, quindi, per la psicosomatica è globale: l’organo è parte integrante di un
tutto. Dice in realtà che non è possibile comprendere la complessità
umana se non la si esamina nella sua totalità: corpo e mente. Questo
orientamento scientifico non si limita ad eliminare i “sintomi” ma si pone come
obiettivo quello di “educare” l’individuo ad uno stile di vita il più possibile
armonioso con se stesso ed il mondo circostante. Nel quotidiano e, soprattutto,
nella malattia, nonostante la nebbia del sarcasmo e dell’incredulità si sia
diradata e non ci sono più dubbi sull’unicità e simbiosi armonica mente –
corpo, poco si parla del nostro mondo
interiore, di quanto può influire uno stile di vita sulle somatizzazioni ma,
soprattutto, delle potenti difese che il cervello possiede nella risoluzione
dei vari malesseri se non è “schiacciato” dalle cianfrusaglie, da un senso di
impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati
d’animo fastidiosi protratti nel tempo.
TTENZIONE
però, non si tratta di responsabilità diretta, di un giudizio di valore, ma di
avere consapevolezza delle condizioni fisiche, dei vari atteggiamenti mentali e
delle abitudini senza più passioni … per superare certi momenti difficili.. La
conoscenza, comunque, per buona che sia, non vale nulla se non messa in pratica
da soli o sempre con l’aiuto di esperti. C’è una bella locuzione ferrarese (a me piace pensare che lo sia per sentirmi, ora, un po’ campanilista)
“Non
rimandiamo all’indomani ciò che si deve fare oggi” … il corpo, non
dimentichiamolo, con le sue meravigliose cellule, vive sempre il tempo presente.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le informazioni
e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non
sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è
sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi e terapia
specifica.
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