ei
stanco, ancora! Un'altra volta, non se ne può proprio più. Tutti i
giorni la stessa storia. Oddio che angoscia mi fai venire. Ma basta!
Quante volte abbiamo ascoltato queste frasi inutili, inadeguate e
intolleranti espresse nei confronti di chi si trova in una fase di
indebolimento psicofisico ... costantemente in debito di energia.
Un ritornello spesso usato con molta disinvoltura, tanta irritazione
e poca sensibilità, rivolto non a “scuotere”, come molti
vorrebbero far credere, o sollecitare il recupero psicofisico, ma a
mortificare e rimproverare il soggetto che sta per 'affondare'.
Qualcuno,
per farla breve, direbbe piove sul bagnato, ovvero le disgrazie non
vengono mai da sole;
questa, però, è una faccenda complessa e piuttosto seria, di non
facile soluzione;
non sono sufficienti due giri di mestolo, qualche botta sulla spalla
o un paio di paroline affettuose per sistemare tutto, bisogna andare
in “profondità”.
Un processo che non solo riguarda la riduzione del tono muscolare,
problemi respiratori e sbalzi pressori, ma anche una diffusa
sofferenza psichica accompagnata da ansia, depressione, disturbi di
percezione, della concentrazione e della coordinazione.
Per orientarci e comprendere l'origine di tale sindrome è necessario
partire dall'inizio.
n
bel giorno, all’improvviso, il corpo chiama ma la mente non
risponde, va per conto suo, non ne vuole proprio sapere di mettersi
in 'carreggiata':
ci
si sente fiacchi, abulici, malinconici, abbattuti, svogliati,
storditi, svuotati, stanchi, indeboliti, sfibrati,
prostrati, estenuati, snervati, svigoriti, infiacchiti … ancora
più 'rotti'.
Una vera e propria dissintonia tra mente e corpo.
Si tratta, il più delle volte, di un diffuso senso di debolezza, le
“pile” sono scariche e non si prevede niente di eccitante ...
nulla di buono all'orizzonte, direbbero i marinai. Una giornata
incerta, condita da un’atmosfera cupa, da un fastidioso ed
irritante pessimo umore.
Non si ha voglia di alzarsi, ci si sente completamente giù di corda,
il vivere diventa sempre più faticoso, tutto sembra privo di
vitalità e senza senso, ogni gesto appare incredibilmente
irragionevole, pesante e fastidioso …
un
vero e proprio disastro.
Per dirla in termini rigorosamente scientifici, si tratta - come
avviene nei tratti depressivi - di una caduta dei livelli di
serotonina, di dopamina (neurotrasmettitori)
e, in generale, di una profonda alterazione nella produzione
ormonale.
Un fenomeno che, a lungo andare, va ad alterare silenziosamente lo stato fisico - chimico delle cellule. Un cattivo “investimento” fisiologico in cui nessuno è in grado di ipotizzare i “frutti” futuri di questa situazione … cosa dovrà farsi carico, ancora una volta, l'intero psicosoma se tale situazione persiste nel tempo? Sul lavoro, poi, si rifugge qualsiasi fatica e responsabilità, si è terribilmente tormentati da difficoltà di concentrazione e da scarsa autostima. Questo continuo tiro alla fune interno (vogliamo una cosa ma ne facciamo un’altra), fa consumare inutilmente energia, inquina i rapporti, fa sbandare e, soprattutto, girare a vuoto ... una giostra che fa ruotare continuamente su se stessi e che non porta da nessuna parte. La notte sembra una inquietante bolgia dantesca (vedasi Inferno, Canto I), oltre a non permettere di recuperare l’energia attraverso un buon sonno ristoratore, prepara - ironia della sorte - un risveglio tormentato, monotono, sempre uguale ed invalidante, caratterizzato da debolezza, scoraggiamento e apatia (il primo pensiero è: “ma che ci faccio qui”… l’unica alternativa è di tornare a letto). Il meritato riposo diventa un incubo, non si riesce in alcun modo di portare freschezza all’unità psicofisica, di rinnovare le energie consumate in maniera esagerata nelle ore di veglia.
Un fenomeno che, a lungo andare, va ad alterare silenziosamente lo stato fisico - chimico delle cellule. Un cattivo “investimento” fisiologico in cui nessuno è in grado di ipotizzare i “frutti” futuri di questa situazione … cosa dovrà farsi carico, ancora una volta, l'intero psicosoma se tale situazione persiste nel tempo? Sul lavoro, poi, si rifugge qualsiasi fatica e responsabilità, si è terribilmente tormentati da difficoltà di concentrazione e da scarsa autostima. Questo continuo tiro alla fune interno (vogliamo una cosa ma ne facciamo un’altra), fa consumare inutilmente energia, inquina i rapporti, fa sbandare e, soprattutto, girare a vuoto ... una giostra che fa ruotare continuamente su se stessi e che non porta da nessuna parte. La notte sembra una inquietante bolgia dantesca (vedasi Inferno, Canto I), oltre a non permettere di recuperare l’energia attraverso un buon sonno ristoratore, prepara - ironia della sorte - un risveglio tormentato, monotono, sempre uguale ed invalidante, caratterizzato da debolezza, scoraggiamento e apatia (il primo pensiero è: “ma che ci faccio qui”… l’unica alternativa è di tornare a letto). Il meritato riposo diventa un incubo, non si riesce in alcun modo di portare freschezza all’unità psicofisica, di rinnovare le energie consumate in maniera esagerata nelle ore di veglia.
uesto malanno - risucchiando e prosciugando lentamente - non compare
mai a viso scoperto, a volte arriva di soppiatto, in maniera infida,
dopo che ci ha accompagnato silenziosamente per giorni e giorni, per
settimane e settimane, per mesi e mesi "senza"
evidenti fenomeni psicosomatici ...
ma davvero senza tirarci la 'giacca'? Mah!
Una vita schiacciata, senza motivazioni, in balia dei diversi eventi
quotidiani, sviata da orpelli ingannevoli e superflui, che procede a
velocità ridotta, con il freno a mano tirato, piena di stenti e di
fatica …
non
può certo passare inosservata!
Anche se ognuno di noi, senza dubbio, ha il suo “buon”
esaurimento, sono infiniti gli atteggiamenti sbagliati che sprecano
le forze in cose inutili, che lentamente e inesorabilmente intasano,
logorano, salassano, prosciugano, soffocano la vera vitalità,
disperdono l’energia sino all’inverosimile (fattori scatenanti):
stili
di vita inappropriati, schemi mentali inconciliabili con la nostra
creatività, coinvolgimenti emotivi senza un giusto ritorno,
condizionamenti che ingabbiano, inseguire sogni impossibili, rapporti
di coppia logoranti, vivere una vita sempre uguale a se stessa,
ideali irraggiungibili, recitare personaggi sempre uguali, fornire
immagini e ruoli diversi dalla propria natura, lavoro che non piace e
tiene in ansia, mantenere amicizie in maniera forzata, obblighi e
doveri sempre più pressanti che, nell’immediato, non è possibile
derogare.
i
pare già di sentire un rumore insistente di sottofondo: alcuni
diranno “Fosse facile, con quello che ho vorrei proprio vedere lui
nella mia situazione” altri invece ipotizzeranno una saccenteria
sfacciata (ovviamente da parte mia) oppure, più semplicemente, senza
tanti fronzoli e perdita di tempo ma con l'intento di 'squalificare'
l'intruso, “Abbiamo un altro saggio da collezionare …
ci mancava proprio!”.
E' giusto che ognuno di noi, in base al suo quadro clinico, possa
valutare la situazione con senso critico e la diffidenza dovuta, ma è
altrettanto importante avere sempre la consapevolezza della propria
condizione reale. Avere un'ampia visione delle cose, di se stessi,
con una mente libera da pensieri intrusivi ed invadenti:
sospendere i giudizi di valore e osservare a testa vuota; mettere in
campo uno sguardo curioso, aperto, pieno di stupore, libero, in grado
di scegliere e di decidere autonomamente, secondo i propri desideri e
bisogni, con i propri pregi e propri difetti …
gesto indispensabile per mantenere la propria autostima.
Tutto ciò si può realizzare solo se ci alleniamo ad ascoltare e,
soprattutto, se siamo in grado di SENTIRE.
La
consapevolezza o la 'conoscenza' non è uno sforzo, ma qualcosa di
semplice ed immediato (fare una doccia, fare e ricevere carezze, bere
un caffè, mangiare un piatto di spaghetti … lasciamoci avvolgere e
coinvolgere dalle sensazioni; sono loro che ci hanno fatto crescere
nel bene e nel male;
ora, però, siamo in vantaggio, non siamo più imbrigliati dai
vincoli evolutivi, quindi, possiamo liberamente decidere se volgerle
completamente a nostro favore).
Liberi da condizionamenti, pregiudizi e aspettative, essere presenti
a se stessi, recuperare il contatto con tutti gli organi di senso
significa SENTIRE,
agire in modo naturale, autentico: sono loro i veri strumenti della
consapevolezza.
ttraverso
la riscoperta delle sensazione non solo si attivano quei percorsi
cerebrali
inutilizzati,
ma si mettono in circolo tutte le energie spente o soffocate da
tempo. Non significa buttare a mare la propria vita, non avrebbe
senso, basta mettere a fuoco le cose 'inutili', evitare di sperperare
le energie vitali in situazioni che non ci appartengono più …
'semplicemente' non convogliare energia in schemi, vizi e abitudini
che non le appartengono. Sono
i pensieri contorti e bizzarri, i disegni esistenziali assurdi, le
abitudini stantie che continuiamo ad “indossare” - modi di
pensare che non ci rappresentano più perché estranei alla nostra
vera natura - i veri responsabili di questo malessere. Tutta questa
zavorra, oltre ad allontanarci dalla consapevolezza delle cose che
veramente contano, trasforma e prosciuga l’energia disponibile.
Si scivola lentamente dentro una situazione sgradevole, tutto si
tinge di grigio e la stanchezza cronica domina completamente la
quotidianità.
Se l’energia vitale scarseggia anche il potere decisionale è
assente, diserta completamente anche nei semplici rapporti: la
voglia di fare diminuisce, la fragilità emotiva aumenta, toglie
completamente l’entusiasmo e lucidità, l'energia sessuale cala a
picco, mentre le paure immotivate prendono il sopravvento
(ipocondria).
Quando l’energia viene a mancare, gettata al vento, si modificano
improvvisamente i vari meccanismi biologici e si altera completamente
la produzione ormonale: un
segnale inequivocabile di forte rottura psicosomatica.
Ed è proprio in questo frangente che si rischia parecchio sia a
livello psichico sia a livello fisico. Le patologie più frequenti
sono: allergie,
insonnia, problemi sessuali, ipocondria, gastrite, depressione.
Cosa
fare.
La stanchezza, essendo un fenomeno che riguarda il cedimento 'globale
di tutto il sistema',
deve essere affrontata con metodiche terapeutiche olistiche;
interventi rivolti a migliorare la persona nella sua interezza:
mente
- corpo
(fisiologia, emozioni ...
e non meno importante l'aspetto sociale). Non bisogna dimenticare che
l'unità psicofisica è enormemente influenzata da infiniti fattori:
ambiente (sole,
stagioni, inquinamento, condizioni meteorologiche …
rapporti),
fisiologia, sentimenti, alimentazione, moto.
Il sostegno - per raggiungere una buona armonia mente e corpo - deve
essere sia psicologico
sia fisiologico:
intervento
sullo stato 'depressivo' e sulla funzionalità surrenale (asse CRH -
ACTH).
Gli atteggiamenti mentali, come sopra evidenziato, hanno un ruolo
fondamentale tanto nel disperdere energia, quanto nel bloccarne
l’acquisizione.
Gli individui sempre preoccupati, isolati, nervosi, spaventati, pieni
di risentimento, attivano dei sintomi dovuti allo sperpero di energia
vitale:
ipereccitabilità sensitiva,
torpore,
stanchezza, mancanza di interesse, difficoltà a concentrarsi,
cattiva memoria, incapacità di prendere vere decisioni.
Dopo aver escluso, attraverso esami clinici specifici, eventuali
patologie in atto (diabete,
epatite, anemia, problemi tiroidei, infezioni, eccessivo
funzionamento delle ghiandole surrenali, pressione bassa)
è necessario rimuovere quei “lacci” che impediscono di essere
liberi e, soprattutto, neutralizzare gli ostacoli mentali che
scatenano tale sofferenza.
gni strategia terapeutica, pertanto, sarà rivolta ad attivare e far
scorrere in modo consapevole il grande flusso energetico che risiede
in ognuno di noi.
Imparare
a sentirsi liberi di poter scegliere e decidere, di accettare e poter
esprimere i propri sentimenti …
attivare questa fantastica energia vitale e di poterla usare in
maniera più vantaggiosa in altri vissuti (conoscere, informarsi,
aggiornarsi, documentarsi, frequentare corsi …
fare qualcosa esclusivamente per il proprio benessere).
Ci
sono tantissimi modi, semplici - apparentemente banali per alcuni -
ma molto utili, per diminuire la tensione interna:
praticare
regolarmente senza sforzarsi un'attività
fisica
aiuta ad eliminare l'agitazione e la tensione in eccesso (non è
necessario alzare pesi o fare altre diavolerie inutili, ma muoversi,
stimolare le famose endorfine in maniera naturale), prendersi del
tempo per imparare a rilassarsi
permette
di controllare ansia, stress e depressione. In qualsiasi trattamento,
inoltre, l’unico elemento sconosciuto è il tempo. Nessuno è in
grado di prevedere con precisione matematica quando un disagio
cronico
sarà risolto. La natura quindi dei problemi cronici rende molto
cauti, ovvero astenersi da qualsiasi aspettativa irrealistica che
potrebbe determinare un’ennesima delusione, rendendo la terapia
ancora più difficoltosa e conflittuale. RICORDA,
ogni soluzione dipende sempre dall’attenzione, dal modo con cui ci
si avvicina e si “sentono” le cose. Non esistono soluzioni
miracolose, facili e rapide, ogni terapia è unica come lo sono le
impronte digitali. E’ bene ricordare che tanto la causa che la
soluzione di ogni problema sono dentro di noi, a volte saranno un po’
in disparte, ma del tutto alla nostra portata, e sta solo a noi
decidere se attivare o meno tale intervento … il
ricostituente migliore, senza dubbio, siamo sempre noi!
se non ci riusciamo da soli chiediamo aiuto non c'è niente di
vergognoso nel chiedere una mano, l'importante è che sia qualificata
e, questo, solo noi siamo in grado di valutarlo (se non ci sentiamo a
nostro agio, se non ci troviamo bene con quel professionista,
cambiamolo!!!
…
più si perde tempo inutile più si cronicizza …
o la metodica terapeutica si segue oppure la si cambia …
quello che si sta facendo richiede sempre dedizione e “fedeltà”
altrimenti quello che si mette in atto perde forza):
portare una valigia in due non solo è più semplice, ma anche meno
faticoso. Capisco perfettamente che
attribuire
un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel
pensiero comune, molte RESISTENZE
e parecchia IRRITAZIONE
(se non profondo rancore
o disprezzo):
difficile
accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’.
Alcuni
giustamente diranno, ma tutte quelle “robacce” che respiriamo e
ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente …
domanda sacrosanta.
Non
va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel
tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e,
quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano
difficili da neutralizzare …
soprattutto migliorare il Ph se persistono certe abitudini e
atteggiamenti inappropriati.
ATTENZIONE l’esaurimento (spossatezza, stanchezza cronica), fenomeno sempre soggettivo che difficilmente si risolve in modo spontaneo, non solo può avere effetti sugli ormoni tramite l’ipotalamo, ma si nasconde anche in altre patologie subdole come: insonnia, stitichezza, gonfiori e dolori di pancia, disfunzioni sessuali, depressione (tutti sintomi scambiati come disturbi non legati alla patologia) … chi ne è afflitto si isola, si spegne, si fa negare ad ogni tipo di benessere, si nasconde e si chiude al mondo, non ha più stimoli e motivazioni autentiche: paga la monotonia delle sue giornate tutte uguali.
Si ritrova forza e vitalità, evitando le “cadute” psicofisiche, anche a tavola facendo funzionare bene reni, fegato e intestino, seguendo piccole e semplici regole per non appesantire l’organismo: cereali integrali (attenzione alla colite), legumi, agrumi, ortaggi di colore verde (contengono clorofilla che ha una funzione rilassante e apporta notevoli quantità di ossigeno), mangiare spesso e poco, cibi freschi e con poche calorie … evitare cotture prolungate, ridurre alcol, zuccheri raffinati, pane, carne e latte.Uno sguardo, inoltre, alla funzionalità epatica non solo sarà utile, ma indispensabile. Un fegato "pigro" crea disturbi digestivi, mal di testa, stitichezza e un senso di malessere diffuso. I cibi utili a migliorare la funzionalità epatica hanno un alto contenuto di zolfo (purificano e disintossicano). Il processo depurativo - oltre all'assunzione di frutta fresca, verdure, cereali integrali (moderazione per chi soffre di colite), legumi - può essere facilitato dall'introduzione di un regolare esercizio fisico.
TTENZIONE.
Capita spesso a seguito di letture “illuminanti”
- dopo aver letto una breve introduzione di un racconto
entusiasmante, qualche riga di un articolo eccitante o poche pagine
di un libro a dir poco originale - di
rimanere per un attimo disorientati, aver voglia di gettare tutto a
mare, di cambiare completamente la propria vita, annullare ogni cosa
in maniera definitiva … fare scelte e prendere decisioni, a volte,
in maniera confusa per aderire ad aspettative altrui. NON
LO FATE, NON FATEVI INFLUENZARE dalla
prima impressione, di quanto è stato scritto (qui
o da altre parti),
prima di "agire" LEGGETE,
LEGGETE, LEGGETE e poi RILEGGETE ancora
il contenuto di ogni scritto, solo dopo averlo ”metabolizzato” e
“indossato” a pennello potete fare, o non fare, la vostra
scelta... ma
sempre libera, autonoma, equilibrata, lucida, oculata e responsabile.
…
RICORDIAMOLO,
le cose che ci fanno star bene sono - senza ombra di dubbio - quelle
che nascono dentro di noi naturalmente e spontaneamente, prodotte
sempre senza forzature e non quelle prese in prestito da scritti o
da influenze strane, sofisticate, artificiali. MA
SOPRATTUTTO,
non fatevi la diagnosi da soli!!!
L'autore
non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato
o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si
invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati
e accreditati in questo settore.
NB.
Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio
medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per
qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto
ha un valore
educativo, non prescrittivo.
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