PSORIASI …
una
corazza impenetrabile
’una malattia cutanea - cronica
e recidivante non contagiosa
- caratterizzata da macchie rosse, ricoperte di abbondanti squame
secche compatte, di colore grigiastro. A volte si manifesta
attraverso piccoli focolai isolati infiammati, altre volte con una
crosta diffusa ed estesa su tutto il corpo:
una
corazza dura e fragile.
Il fenomeno - accompagnato
da intenso prurito e dolore
- è localizzato prevalentemente nei gomiti,
ginocchia, petto, schiena e cuoio capelluto,
ma può interessare tutto il corpo unghie comprese (mai
in viso).
Pur avendo una base ereditaria, colpisce individui con problemi di
identità e con difficoltà a relazionarsi con il mondo circostante:
non
si permettono di essere se stessi.
Il
fatto che tale fenomeno spesso ricorra all'interno di una stessa
famiglia non è sufficiente a stabilire quale sia la sua vera causa;
non dimentichiamo che trasmettiamo a livello biologico molecole e
cellule, ma costruiamo nel tempo, attraverso i vari rapporti buoni o
cattivi, anche una precisa struttura psichica, compresi modi di
pensare, schemi mentali, atteggiamenti e stati emotivi:
una terrificante turbolenza elettrico - chimico – ormonale
accompagna,
sempre, nel bene o nel male, il nostro percorso di vita.
Il
decorso della malattia appare influenzato sia da una componente
emotiva, sia da una cattiva alimentazione (eccessive
proteine, troppo alcol e avitaminosi possono peggiorare la condizione
cutanea).
lcune situazioni non specifiche di stress, inoltre, quali la
perdita dell'oggetto reale o immaginaria, una minaccia alla salute o
alla sicurezza, sembrano coincidere spesso con un deterioramento
della condizione o un aumento dell'intensità dei suoi sintomi. Ci
sono individui che, da un lato, mostrano sintomi quali ansia e
abbattimento (umore
depresso, inibizione dell'aggressività, forti blocchi affettivi,
bassa soglia della frustrazione)
e dall'altro sintomi di attività eccessiva.
Soggetti
molto sensibili, vulnerabili e fragili che vorrebbero essere diversi
da come sono, ovvero “cambiare
pelle”
nel
vero senso della parola.
Alcuni sono spesso di natura introversa, rigida,
con poca fantasia e con tratti depressivi
molto evidenti … difficilmente
si lasciano andare all’emotività.
ATTENZIONE,
questi atteggiamenti non vanno MAI
intesi come difetti, ma semplicemente come modalità reattive
acquisite nel tempo e che risultano ora, allo stato attuale, nel
tempo presente poco vantaggiose per l'equilibrio psicosomatico. E’
comunque una “dermatite”
complessa la cui gravità può dipendere direttamente dalla
personalità del soggetto: legata
al sentimento di vergogna, al senso di colpa o di impotenza.
Un modo per gestire e stare in “equilibrio”
con il resto del mondo: tenere
sotto controllo l’angoscia e l’ansia.
La
reazione somatica è, in un certo senso, una linea di difesa contro
la disintegrazione della personalità (reazione
psicotica).
a somatizzazione (conversione
di esperienze o stati mentali in sintomi organici o funzionali)
può anche essere considerata come l'arresto della regressione
(ritorno
ad un comportamento primitivo … regredire ad una fase evolutiva
precedente)
e pertanto può rappresentare una possibilità di ricostruzione della
personalità minacciata. Una potente “corazza”
protettiva per gestire o ridurre la comunicazione emotiva con
l’ambiente circostante perché vissuto come pericoloso. Un
"carapace",
quindi,
per
proteggersi dal mondo minaccioso in cui il soggetto vive.
Molti psoriasici per paura di essere feriti, infatti, nonostante la
loro apparente socievolezza, sono isolati e completamente
terrorizzati nel mettersi in gioco: un
modo di sottrarsi ai problemi della vita e ai rapporti
interpersonali.
Nella
psoriasi, infatti, i conflitti intrapsichici partecipano allo
scatenamento della malattia, spesso conseguente a una perdita,
a una separazione, a una delusione nei propri confronti.
IASSUMENDO.
La
psoriasi si manifesta con placche secche di forma e dimensioni
variabili, ricoperte di squame color bianco e argento facilmente
staccabili, al di sotto delle quali è presente un eritema più o
meno spiccato. Le alterazioni descritte si generano per un difetto
del turnover cellulare (passaggio)
che da 28 giorni passa a soli 2 o 3 giorni (le
cellule cutanee crescono più in fretta del normale):
così
la pelle si squama e si stacca quasi fosse una pelle morta
“esprimendo”
il bisogno di cambiare, ossia di rompere i limiti difensivi imposti e
lasciar emergere il nuovo, ciò che si nasconde nel profondo.
Ma tale desiderio è tutt’altro che sereno e lineare, e
l’accatastarsi delle cellule morte rivela un profondo conflitto tra
un desiderio di “rinnovamento”
e la paura di "perdersi".
a
da cosa si difende il malato di psoriasi?
Dagli istinti più sanguigni,
dall’aggressività, dall’impulsività, dalle passioni brucianti
che rischiano di minare il suo bisogno di “ordine”
e di “pulizia”, il suo
“candore” morale e la sua immagine, spesso,
sbiadita. Il rosso che si
manifesta potrà essere espressione di una aggressività non vissuta
e di sensi di colpa di cui non è facile liberarsi. Il rossore è
legato non solo a una labilità vasomotoria, ma anche correlata con
una struttura fobica (eritrofobia). Le persone che ne
sono affette, temendo di mostrare i loro sentimenti, li esprimono
involontariamente con il rossore - attraverso l'attivazione di
specifici neurotrasmettitori e repentini cambiamenti
biochimici - che sovente è associato a emozioni o a
pensieri “proibiti” (a contenuto sessuale o
aggressivo). Spesso la psoriasi si associa e si alterna a
episodi diarroici, veri tentativi di scarica liberatoria verso gli
impulsi inaccettabili. La
scelta della sede dove la psoriasi attacca è casuale o ha un senso?
Esaminando attentamente la sua localizzazione
scopriamo che ha la tendenza a localizzarsi nelle pieghe delle
giunture: gomiti e ginocchia sono
articolazioni che consentono di muoversi in maniera autonoma,
rappresentano la libertà di movimento, la possibilità di difendersi
o scappare ... servono, infatti, a parare i colpi così come ad
attaccare. Una localizzazione alle giunture parla del
timore dell’aggressività, di subirla, come di manifestarla
iverso
è il caso delle mani: lesione difficile da nascondere;
quella che colpisce le mani è in stretta relazione con la paura e il
desiderio di entrare in contatto con l’altro ma anche con
l’emergere di una carica aggressiva, un desiderio di
“menar
le mani”, fortemente colpevolizzato e represso
(vedasi
Gloria:
gomiti e mani … rabbia e rancore per il fallimento dell'azienda in
cui, da alcuni anni, lavorava felicemente … una gran voglia di
menar le mani, li prenderei tutti a schiaffi, disse dopo qualche
incontro).
La
psoriasi è una malattia da cui non si guarisce
facilmente. Già nel modo di presentarsi racconta il mondo interiore
di chi ne soffre (rosso sangue:
aggressività non agita, le scaglie bianche è il tentativo di
“purificarsi” da elementi che si accumulano e fanno da corazza di
protezione … il tutto accompagnato, sempre, da un cambiamento
biochimico e ormonale).Il
comportamento del soggetto affetto da psoriasi, nei riguardi delle
sue lesioni, può già essere significativo di un atteggiamento più
generale nei confronti dell'ambiente e delle altre persone.
e le lesioni non vengono mostrate, perché suscitano un senso di vergogna, di imbarazzo, si può spesso constatare una generale tendenza a non esprimere, a trattenere le proprie emozioni e reazioni, nella convinzione ad esempio che non verranno accettate dagli altri, o che potrebbero essere troppo distruttive e negative. Quando invece le lesioni vengono ignorate dal soggetto, si può pensare che la carica aggressiva, che queste sottendono, è molto lontana dall'essere cosciente; anche una ostentazione di esse può indicare la messa in atto di questa aggressività, stavolta in modo più evidente. Ci sono soggetti affetti da psoriasi che si isolano, ma anche individui che amano mettersi in mostra in un modo o nell'altro. Giulio, purtroppo, non più tra di noi, amava infatti - nella fase serena - recitare, farsi notare, far ridere, imitare Alberto Sordi (bizzarro come Nando Moriconi: vedasi 'Un americano a Roma' di Steno). La sua psoriasi era peggiorata non solo da un grave quadro clinico (Psicosi maniaco depressiva o, meglio, in termini più moderni “bipolare”), ma anche da un bere smodato. Un cocktail di farmaci antipsicotici e l'assunzione esagerata di super - alcolici a colazione gli è stato fatale … dopo vari ricoveri, il suo cuore non ce l'ha fatta.
ICORDA, la pelle si “spacca” per far emergere quel mondo emozionale che, a tutti i costi, si vuole occultare nella vita quotidiana ... soggetti, come già ricordato, prevalentemente con seri tratti depressivi e fobici.
Le persone
affette da questa patologia hanno in comune alcuni tratti
importanti:
• Per quanto possano sembrare socievoli, non mettono mai in gioco, nella relazione, il loro nucleo profondo: l’interlocutore, anche il partner, sente che “oltre un certo punto” essi non permettono di entrare e che non si mettono mai in gioco del tutto;
• Fanno fatica ad esprimere le emozioni in modo diretto e lineare, e altrettanta ne fanno per accettare dall’esterno senza mediazioni verbali che ne riducono l’intensità e l’immediatezza;
• Si percepiscono fragili in alcuni ambiti (soprattutto affettivi), e per non affrontare il problema si dichiarano indipendenti, senza accorgersi di cadere spesso in un atteggiamento di continua richiesta di supporto.
l problema centrale dunque - vulnerabilità - viene risolto eludendo e lasciando immutata ogni cosa. Il tutto, ovviamente, in modo inconsapevole. Quando l’energia che si esprime nell’eritema viene “coperta” dalla corazza, finisce per spingersi in “profondità”, dove si trasforma in intensi episodi di cefalea o di colite, a testimonianza di come essa contenga un’energia incomprimibile che cerca comunque di essere elaborata ed espressa. L’estensione della psoriasi è in proporzione alla insicurezza che la persona sente di avere; tentare di eliminare drasticamente il sintomo (psoriasi), quando è esteso, è pericoloso e mette a rischio di forti disagi psichici (ansia, depressione e, spesso, episodi psicotici), perché la malattia è, evidentemente, l’unico modo che la persona ha trovato per stare in equilibrio, seppur patologico, con il mondo. Va quindi sempre rispettato e, soprattutto, gestito da persone qualificate!
a psoriasi esprime, in ultima analisi, un problema di identità. Chi soffre di psoriasi si muove a disagio nell’ambito emotivo, mentre si trova bene e a suo agio in quello razionale. Discreti e riservati, lasciano trapelare poco i loro sentimenti, e si "lasciano" ferire facilmente dagli altri. L’intimità emotiva è difficile da raggiungere anche se spesso è fortemente desiderata. Si aspettano tanto da se stessi e dagli altri, e reagiscono male quando rimangono delusi. Nell'ambito evolutivo, di frequente, si registra la presenza di figure di riferimento (genitori) poco espansivi, piuttosto esigenti e moralmente rigidi, più attenti al versante disciplinare che a quello emotivo. La lontananza affettiva talvolta dipende anche dall’assenza vera e propria che induce a vissuti di abbandono e di rabbia impotente. Hanno incontrato, nella loro esperienza evolutiva, figure troppo avvolgenti e, quindi, poco stimolanti, vuoi apertamente rejettive (respingono), sì da ispirare al piccolo un sentimento profondo di colpa e attivare una struttura masochistica. Si sa da tempo, inoltre, che forti depressioni sono associate a certe condizioni dermatologiche come la psoriasi e l'acne.
aso
clinico. Gloria, figlia unica, nacque in un clima
familiare ostile, iperprotettivo, pieno di preoccupazioni e sensi di
colpa. Fin da piccola, dovette condividere un grande peso con le
figure di riferimento, atteggiamenti di tristezza e profonda ansia:
prese il posto del fratellino morto all'età di tre anni per aver
ingerito involontariamente medicinali. La madre, a suo dire, era
completamente assente e anaffettiva. Le prime avvisaglie cutanee
apparvero verso i 16 anni, quando perse il lavoro. Le macchie rosse
erano prevalentemente localizzate sui gomiti e sulle mani. Aiutata da
un nuovo “amichetto” e impegnata in lavori saltuari di
pulizia, si riprese completamente dopo qualche mese (regressione
totale delle macchie).
on la morte improvvisa del padre ci fu una vera e propria esplosione cutanea, la psoriasi fece nuovamente la sua comparsa in maniera più violenta e diffusa alle soglie dei 20 anni: apparve sul petto, braccia e gambe; iniziarono i primi trattamenti cortisonici con risultati altalenanti. Dopo qualche anno la psoriasi si stabilizzò solo sul petto. A 22 anni rimase incinta. Per cinque anni si dedicò a tempo pieno all'educazione della figlia Erica. Racconta che fu un periodo difficile e intenso, ma felice. Sarà stato un evento colmo di gioia ma, sicuramente, pieno di conflitti, responsabilità e numerose ansie; la psoriasi, infatti, in quel lasso di tempo, aveva invaso (devastato) quasi tutto il suo corpo (testa, schiena, petto, braccia e gambe). Il suo stile educativo verso la figlia venne, da più parti, seriamente criticato e continuamente boicottato; una lotta senza fine per affermare le sue scelte confuse e posizioni poco solide: troppe attenzioni e iperprotezione rendevano insicura e fragile la bambina. Nel frattempo i rapporti con il marito si erano spenti e quelli sociali inesistenti (la condizione fisica era piuttosto seria: ad ogni piccolo movimento le croste sanguinavano).
pinta da una fobia debilitante, caratterizzata dal terrore che potesse capitare improvvisamente qualcosa di tragico alla figlia, si rinchiuse in casa e si isolò dal mondo. Le sue condizioni emotive cominciavano ad essere contagiose: il marito, debilitato da una fastidiosa gastrite, cercò sollievo in altri territori ... si consolò con una vita affettiva parallela. Quando il rapporto era ormai al capolinea ci fu un colpo di scena: ricovero d'urgenza per 'avvelenamento' (sovradosaggio di cortisone). Pare che per alleviare il tormento, si spalmasse sul corpo, all'insaputa del medico curante, 2 – 3 tubetti di cortisone a settimana. Fu in ospedale che suggerirono, senza mezzi termini, un supporto psicologico o in alternativa il ricovero psichiatrico (TSO). Il trattamento intensivo farmacologico, per due settimane, diede ottimi risultati: la psoriasi scomparve completamente. Dopo quell'episodio, la famiglia (madre, suoceri e marito) in qualche modo si compattò e la spinsero a cercare un aiuto psicologico, anche se lei, ovviamente, non lo riteneva necessario, anzi inutile, una vera e propria perdita di tempo. Il vero problema nacque comunque con l'iscrizione di Erica alla scuola elementare (forse fu il vero motivo che la spinse ad accettare l'aiuto psicologico). Le carte oramai erano già state distribuite, a lei era riservato il compito di gestire l'andata e il ritorno da scuola, ma soffrendo di panico e, quindi, non potendo guidare, era letteralmente terrorizzata al solo pensiero di realizzare quel compito anche se non immediato (mancavano ca 6 mesi all'inizio della scuola): nella sua mente ronzava, senza sosta, il pensiero che non sarebbe mai stata in grado di assolvere quel compito, fare quel semplice percorso quotidiano casa scuola - scuola casa; nel frattempo la psoriasi, tra spaventi e disperazioni, avanzava inesorabilmente. Non c'era altra soluzione che chiedere sostegno psicologico.
l momento
dell'intervista Gloria, di anni 28, ha una corporatura esile e
visibilmente debilitata da pressione bassa; nello studio sembrava una
tigre in gabbia, una figura in prestito, impaurita e non ancorata
alla realtà: un soggetto invadente, diffidente, scontroso, con
sguardo fugace e rancoroso. Un vestiario con taglio etnico,
colori “psichedelici” e un paio di occhiali stile John Lennon, in
pieno inverno, la rendevano ancora più misteriosa, strana e
bizzarra. Capelli nero corvino e pelle bianca creavano un personaggio
singolare, appariscente e stravagante, quasi fiabesco. Più che un
lavoro psicologico, proprio perché non si fidava, desiderava un
approccio corporeo: trattamento topico, tecniche di
rilassamento e massaggio zonale. Ci volle molto, ma molto tempo
prima che abbandonasse quelle sue tattiche manipolatorie, riuscisse a
fidarsi, a interagire spontaneamente, a creare una solida alleanza
terapeutica, a sfogare i suoi conflitti: esternare rifiuti,
rinunce o contrarietà in modo diretto.
loria, dopo una breve separazione con il marito, ritornò in famiglia. Le cose con il tempo sono cambiate: lei continua i suoi lavoretti di pulizia, il marito in pensione non fa più a botte con la sua gastrite e la figlia è felicemente sposata e gestisce autonomamente un esercizio commerciale; anch'io a quell'epoca ero molto più giovane, come dire … è andata bene. Molti forse si chiederanno ma Erica? … a tutt'oggi non ha disturbi cutanei, mentre Gloria di tanto in tanto, con i suoi alti e bassi, al massimo, nei cambi di stagione, si concede una breve discussione con qualche piccola e timida macchiolina color rosa sul torace.
n po' di mitologia: il
mito di Marsia. Marsia era un Sileno
dell'antica Grecia. Secondo la leggenda si racconta che la dea Atena
inventò il doppio flauto (aulòs) ma lo gettò via immediatamente
perché, suonandolo, le si gonfiavano le guance rendendola brutta.
Marsia lo raccolse, con grande disappunto della dea, che lo percosse
per la sua presunzione. Affascinato da quello strumento, Marsia però
lo riprese quando Atena ebbe voltato le spalle. E lo suonò con tanta
forza, grazia e talento che il popolo gli si radunò intorno e disse
che egli aveva più talento dello stesso Apollo (maestro nel
suonare la cetra). Marsia avrebbe dovuto contraddire quelle
persone, ma non lo fece. Anche allora, però, le voci correvano
veloci e così la sua fama arrivò alle orecchie di Apollo. Secondo
alcune versioni, il dio sfidò il Sileno.
econdo altre, fu Marsia
che ebbe l'ardire di sfidare il dio. Comunque sia, fu convenuto che
il vincitore disponesse a piacimento del vinto. Dopo
la prima prova, i giudici assegnarono un pareggio che ad Apollo,
ovviamente, non fu gradito. Così il dio furbacchione propose che,
per poter eleggere un vincitore, i due concorrenti dovevano cantare e
suonare contemporaneamente gli strumenti musicali. In tal modo la
vincita era più che sicura. Solo Apollo, infatti, che aveva uno
strumento a corde, ci sarebbe riuscito. Apollo trionfò e si vendicò
crudelmente di Marsia: lo
scorticò vivo e il suo involucro integro fu appeso nudo, come
monito, ben in vista ad un albero di pino.
Tutti gli spiriti e le divinità del bosco piansero la sua morte e le
loro lacrime si trasformarono nel fiume Meandro (la
vita continua).
Questo
mito lo troviamo pure nella Divina Commedia - Paradiso - Canto 1.
Anche qui si racconta che Marsia
credendosi superiore al dio Apollo osò sfidarlo e dopo aver perso la
gara, fu scuoiato vivo;
questo
è un invito, secondo
Dante,
a non andare mai contro la volontà divina,
per non incorrere nell'ira di
Dio:
Marsia
come simbolo di superbia punita.
Lo scuoiamento viene interpretato come una liberazione dal legame
molto forte con la terra e con tutto ciò che concerne l'esperienza
umana. Nell’ottica dantesca il liberarsi dell’involucro corporeo
è una richiesta d'aiuto per portare a compimento il viaggio
nell’Aldilà ed arrivare alla visione di “colui
che tutto move”,
“che
ridire/
né sa né può chi di là sú discende”;
ed è per questo che Marsia scorticato non muore, ma vive dopo la
morte. In realtà, sembra che Dante, attraverso la citazione del
mito, chieda ad Apollo sostegno per continuare il suo viaggio …
“Entra
nel mio petto e infondimi il tuo spirito come facesti con Marsia
quando gli strappasti la pelle”.
a cosa ci vuole dire questo mito? La pelle, come già sottolineato più volte, è il primo organo non solo coinvolto nel realizzare l'identità, ma ha un ruolo fondamentale nella costruzione della struttura psichica (Io) … il bambino fin dalla nascita è oggetto di investimento libidico della madre e del padre (dovrebbe!)… figure, attraverso il contatto, nel bene e nel male, interiorizzate. La funzione psichica, quindi, si sviluppa a seguito dell'appoggio organico (pelle). Se la pelle, simbolo della nostra identità e immagine di noi stessi che presentiamo al mondo (individualità - contenitore - confine), ha la funzione di sostenere, contenere e proteggere il corpo, l'Io ha il compito di garantire e conservare il nostro equilibrio psichico. La rottura di questo equilibrio perde la sua linearità e, quindi, altera il legame Io – pelle e porta al malessere dermatologico. La pelle limita, protegge dalle aggressioni (anche psicologiche) e assicura l'unicità, l'Io interpreta, rielabora e spinge all'azione. E' l'organo che delimita, protegge, difende l'organismo e, insieme, permette di conoscere il mondo e di entrare in relazione con gli altri. La pelle viene fatta coincidere con la vita stessa nonché il significato relazionale che le è attribuito. Non si dice forse: “Si sconfigge l'avversario solo quando si ha la sua pelle”.
ICORDA, una visione diversa verso se stessi evita al corpo di farsi carico di tutta quella zavorra emotiva che rallenta il cammino, di tutte quelle cianfrusaglie e cose inutili che non vanno o che, con un grande sforzo di volontà, si vuole dare intendere agli altri, costi quel che costi, di essere nella “norma”; la somatizzazione, quindi, arriva per segnalare che in quel personaggio finto, partorito da una mente fissa, rigida e sempre uguale non c’è felicità, che dietro quella maschera non si è poi a proprio agio, non si vive bene, non si è contenti, ma che bisogna cambiare qualcosa: chiede di dare una svolta alla propria esistenza, si è saturi dell’attuale stile di vita … non guardare dalla parte opposta, cambia lo sguardo sui tuoi vissuti senza troppo giudicarli.
OSA FARE. Al
momento - anche
se la letteratura medica riporta qualche guarigione totale
- non è nota alcuna metodica terapeutica risolutiva. Alcuni
trattamenti associati, tuttavia, di seguito indicati, possono aiutare
e ridurre l'intensità del malessere.
La
psoriasi, come abbiamo potuto vedere, è una dermatosi complessa tra
le più frequenti, ad eziologia sconosciuta legata a fattori
emozionali e psichici., è caratterizzata da base eritematosa
sopraelevata, e chiazze piccole con abbondante desquamazione che,
raschiata, evidenzia nel derma messo a nudo delle gocce di sangue; a
decorso cronico con frequenti recidive, è localizzata nei gomiti,
ginocchia, radice dei capelli e regione lombare. Può presentare
delle varianti cliniche.
Rimedi scelti a seconda
del tipo di lesione e stato emotivo (dosaggio iniziale 5 CH).
Arsenicum Iodatum.
Dermatosi persistente soprattutto quando ci sono croste come miele
seccato, il fenomeno si aggrava quando si lava la pelle (impaziente,
nervoso, mobile, con avversione per il lavoro).
Calcarea sulphurica.
Per eruzioni crostose diffuse con prurito, aggravate di notte, al
calore del letto, e migliorate con applicazione fredde (desidera
forti stimolanti: tè, vino rosso, liquori).
Graphites.
Per lesioni crostose nelle pieghe di flessione degli arti con
prurito, aggravate dal caldo e, soprattutto, in estate (persona
triste, indeciso, esitante, con lacrima facile ascoltando la musica).
Natrum Sulphuricum.
Per eruzioni squamose giallastre del palmo delle mani con notevole
prurito, aggravate la sera ed in primavera (Personaggio
di cattivo umore e taciturno al mattino al risveglio, tristezza
aggravata in ambienti commoventi, tendenza al suicidio difficilmente
reprimibile).
Psorinum.
Forma cronica con prurito, aggravata di notte, dal caldo, dai bagni,
dai vestiti di lana ed in inverno (Soggetto
triste, ansioso dell'avvenire, per la salute, ha paura di tutto,
disperato di guarire, pessimista ed affetto da “complesso di
inferiorità”).
Sulphur.
Per croste brucianti con prurito aggravate al calore del letto,
lavandosi, grattandosi (Nervoso,
irritabile, pigro, ottimista esagerato, indifferente verso il
prossimo, mania di grandezza).
NON
utilizzate queste sostanze senza una diagnosi precisa o il
parere di un professionista qualificato.
disturbi dermatologici psicosomatici, comunque, oltre ai trattamenti locali appropriati, beneficiano di metodiche terapeutiche ispirate alla teoria comportamentale, miranti allo ”scarico”. Spitz, infatti, lavorando con bambini, consigliava di non immobilizzare chi si gratta, ma piuttosto di deviarne l'attenzione, dandogli modo di esprimere la propria eccitazione in maniera diversa (fare a pezzi carta e cartone ad esempio). L'autore considera questa malattia l'espressione di un'alterata relazione tra madre e figlio; un tipo di ambiente emotivo malsano con cui il piccolo è esposto nelle sue prime fasi evolutive; la madre evita il contatto fisico con il bambino, apparentemente perché ritiene di fargli del male dato che è tanto piccolo e fragile; questa premura apparente, purtroppo, cela il suo rifiuto e la sua ostilità.
utti i trattamenti dermatologici devono tener conto del fatto che il malato si aspetta che il suo ambiente circostante lo tenga alla larga o lo rifiuti apertamente: timore che lo specialista dovrà tenere nel debito conto, legato com'è in parte alla diminuzione dei contatti fisici che accentua le distanze nei rapporti umani (anche lui fa parte dell'ambiente); chi opera in questo delicato settore avrà anche cura di non rinforzare, con il proprio atteggiamento, le paure di questi soggetti. Un intervento di disintossicazione alimentare è da considerarsi preventivo a qualsiasi trattamento esterno o interno. La base essenziale della dieta deve essere costituita da legumi, cereali integrali, ortaggi di stagione e del buon pesce; dobbiamo mantenere SEMPRE, attraverso una corretta alimentazione, un ph 7,00 ca non solo per il malessere cutaneo ma per tutte le patologie, anche per i tumori; i tumori, infatti, è risaputo da tempo che “odiano l'ossigeno (vedasi Test acido – basico).
UAI bere alcolici, soprattutto se si stanno assumendo benzodiazepine o antidepressivi. Può essere inoltre utile stimolare con una certa continuità le zone riflesse che si trovano in entrambi piedi (rene, cervello, ipofisi e tiroide), perché può - attraverso la circolazione sanguigna - ridurre sia l'intensità dei sintomi sia l'ipersensibilità nervosa.
NB.
Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio
medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per
qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto
ha un valore
educativo, non prescrittivo.
Si
ricorda che questi articoli hanno un unico scopo: “guidare”
ed informare. In realtà, l'ascolto del proprio corpo e la
comprensione di cosa effettivamente ci dice è ancora oggi lo
strumento principale con cui lo specialista o il paziente - che
voglia responsabilmente cercare di capire cosa gli stia succedendo
- può orientarsi ad arrivare ad una “diagnosi”
prima della “catastrofe”. Orientarsi nel
mondo complesso dei sintomi soggettivi, ossia delle sensazioni che un
soggetto percepisce in caso di malattia, e dei sintomi oggettivi o
segni, ovvero dei segnali che possono essere visti da un osservatore
esterno, costituisce a tutt'oggi il metodo principe per comprendere e
anticipare ogni tipo di malessere. Sensibilizzare a cogliere questo
linguaggio e ad interpretarlo è uno degli strumenti più elementari
e fondamentali per una efficace opera di profilassi: educazione
alla salute preventiva. In breve, fornire l'opportunità e la
capacità di comunicare correttamente con il proprio corpo e, non
meno importante, sapere cosa dire al proprio specialista per
facilitare una buona alleanza terapeutica.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
Nessun commento:
Posta un commento