ossiamo dare per certo, perciò, che tale quadro clinico
(ipocondria)
può essere causato dagli stessi disturbi funzionali di eccitamento e
di scarica abbastanza invadenti e aggressivi coinvolti nei gruppi
appena descritti. Avendo accantonato questi, possiamo ora rivolgere
la nostra attenzione ai meccanismi implicati nelle psicosi, e a quei
disagi in cui si manifestano sintomi psicotici. In primo luogo,
possiamo dare per certo, non solo che le difese del conflitto sono
all'origine delle manifestazioni ipocondriache, prima o durante le
manifestazioni psicotiche, ma che il fattore di regressione
dentro l'apparato psichico ha qui una parte più importante di quella
che non abbia nelle condizioni psico
– somatiche.
Dati
tecnici.
Regressione:
meccanismo inconscio implicante un ritiro di energia psichica da un
livello psichico più o meno avanzato di funzione ad uno più
primitivo … ritorno a comportamenti passati. A modi di pensare
precedenti, più infantili o, più in generale, che richiedono
maggior accudimento. Lo sviluppo affettivo ed intellettuale avviene
per fasi successive legate ad una progressiva maturazione del sistema
nervoso. A volte, quando si trova in una certa fase, l'individuo
regredisce ad una fase anteriore in seguito ad eccessiva fatica,
stress, a malattia, a deterioramento mentale. In particolare il
disagio emotivo, le difficoltà esistenziali provocano regressioni.
nsomma,
dobbiamo renderci conto del fatto che, in fasi diverse dello sviluppo
dell'apparato psichico, vi sono modi sempre più complicati di tener
testa all'eccitamento … alle
tensioni, ai problemi della vita.
Nelle prime fasi della vita mentale, l'associazione fra lo stimolo e
la scarica somatica è più stretta che in qualunque altra fase. Ma
col crescere della psiche, il processo regolatore viene sempre più
controllato da fattori psichici, finché non si raggiunge un punto in
cui il disturbo psicogeno della carica inconscia è la causa
principale del turbamento della sequenza di eccitamento e scarica.
Per comprendere l'ipocondria psicotica, sono necessari prendere in
considerazione alcuni concetti: energia
organica, narcisismo, l'Io corporeo, la carica degli oggetti
istintuali, l'abbandono della carica degli oggetti, regressione (vedi
sopra).
La
libido
degli organi introduce un fattore quantitativo di base. La quantità
della libido degli organi varia; può salire o scendere oltre i
limiti normali. La precoce formazione di alcuni nuclei della
personalità (Io)
dentro un'organizzazione narcisistica primaria.
ati
tecnici.
Narcisismo.
Nel
disturbo narcisistico l'autostima
viene mantenuta tramite le conferme dell'ambiente circostante; il
soggetto ha notevole difficoltà a mettersi nei panni degli altri e
le sue caratteristiche principali sono: bisogno
di essere sempre ammirati, idea grandiosa di sé, esagerazione dei
risultati ottenuti, pseudoumiltà e tratti depressivi spesso
mascherati.
A
livello educativo e sociale pare che le figure di riferimento non
abbiano risposto in maniera adeguata alle sue richieste naturali
evolutive:
una
relazione genitoriale per certi versi fallita.
Un
soggetto con un certo grado di arroganza, che per compensare la sua
grande fragilità ha sviluppato un'immagine di sé grandiosa ed
autosufficiente (rafforza
l'autostima svalutando e disprezzando gli altri).
l suo dramma è proprio questo, non si fida di nessuno, non
ha bisogno - a suo dire - di niente e di nessuno ... come
potrà mai chiedere un aiuto “terapeutico” o dipendere da un
altro nell'ambito sociale o lavorativo?
Le
attività di gruppo sono forzate e mai genuine, se ci sono vengono
utilizzate per mettersi in mostra. Si considera un individuo
superiore agli altri, brillante, dotato di ineguagliabile abilità,
poteri speciali e con fantasie di successo illimitato: tutti
sono insignificanti e privi di valore
… mors
tua vita mea.
Le
relazioni interpersonali sono tantissime ma tutte superficiali (lo
si riconosce subito: le sue conoscenze sono sempre di alto livello,
sfodera sempre la cosa migliore e originale, dal medico al meccanico
personale).
Nell'ambito familiare considera più importanti i figli che il
partner ... forte
insensibilità ai bisogni e sentimenti degli altri.
Se non si è attenti è un disturbo che può essere confuso
con personalità
psicopatiche, depressive, isteriche e ossessive – compulsive.
Un
candidato all'ansia e alla depressione con manifestazioni corporee
specifiche (attacchi
di panico, tachicardia, tensione muscolare).
arcisismo
primario
è quello del bambino che prende se stesso come oggetto d'amore senza
alcun rapporto con il mondo esterno. Questo stato corrisponde alla
credenza infantile nell'onnipotenza dei propri pensieri, ritrovabile
nel popolo primitivo. Si tratta d'un amore che resta fissato all'Io,
prigioniero del proprio fascino. E' a partire da questo narcisismo
che bisognerebbe comprendere anche il sentimento religioso o
sentimento “oceanico” (una sensazione di essere un tutt'uno con
il mondo esterno). Il sentimento oceanico dev'essere sconfitto dal
“principio di realtà” (nettamente in contrasto con il principio
del piacere), ma può sussistere o riapparire in certe malattie sotto
forma di narcisismo secondario.
Narcisismo
secondario.
E' uno stato morboso che s'incontra nelle più gravi di tutte le
malattie mentali: le psicosi.
Non si tratta di una fase della libido, ma d'una regressione
patologica. Il mondo intero può venir privato d'ogni legame
affettivo con il soggetto che ripiega il suo amore su se stesso (Io)
il narcisismo è frequente in malattie come la schizofrenia e la
paranoia. Poiché il mondo viene disinvestito della libido, il malato
si chiude in un mondo immaginario, dove rivive il “sentimento
oceanico” del bambino: il delirio. Il fantasma più caratteristico
di questa regressione narcisistica è quello della “distruzione del
mondo”.
l malato ha l'impressione che dall'inizio delle sue turbe
tutto l'universo sia crollato. Infatti l'ha completamente
disinvestito. Attraverso i suoi fantasmi s'è costruito un mondo
interiore nel quale può vivere. E' un delirio da cui non uscirà
più. Frantumati i confini dell'Io, lo psicotico, nella sua
regressione narcisistica, diventa prigioniero dell'immagine del
proprio corpo.
IASSUNTO
(Personalità Narcisistica).
Il soggetto che presenta un disturbo narcisistico “puro” mantiene
la propria autostima (o
disistima)
tramite le conferme (o
disapprovazioni)
provenienti dall’esterno. Una
grande fame di riconoscimento, attenzione, ammirazione e un bisogno
continuo di essere rassicurati: letteralmente terrorizzati di essere
svergognati da qualcuno o che la loro fragile autostima venga
sminuita.
Il narcisista, infatti, oltre ad essere costantemente alla ricerca di
situazioni in cui possa essere ammirato in modo tale da aumentare la
considerazione di se stesso, è perennemente allarmato e preoccupato
del giudizio altrui. Questi soggetti, pertanto, non
ammetteranno mai i propri errori, cercano in tutti i modi, sfoderando
unghie e canini, di nasconderli a chi potrebbe scoprirli, sono spesso
arroganti e, sotto sotto, pensano che tutto gli sia dovuto:
una
modalità comportamentale che spesso ferisce e, quindi, non facilita
il rapporto interpersonale, anzi li allontana dagli altri.
Nei casi più gravi, denigra i modi di pensare altrui ma pretende una
buona considerazione delle proprie opinioni.
el
mondo del lavoro, poi, rischia continuamente l’emarginazione perché
insiste su un trattamento di riguardo in funzione delle sue
fantasticate capacità fuori dal comune:
a
dir poco, secondo lui, eccezionali.
Sono soggetti a cui “manca
qualcosa”
nella loro vita interiore e nell’interazione con gli altri … non
chiedono mai nulla perché in tal modo ammetterebbero di avere
“bisogno” degli altri (di essere “difettosi”, di avere dei
problemi).
Fanno di tutto per non riconoscere i propri impulsi e desideri …
sono
intolleranti alle critiche, non accettano l’imperfezione e la
possibilità di fallire in qualcosa.
La vergogna (convinzione
di essere considerati cattivi o trasgressivi)
e l’invidia sono emozioni dominanti di questa organizzazione
psichica. Una
personalità caratterizzata da atteggiamenti esibizionistici,
sensazione di vuoto, arroganza, distacco, inaccessibilità emotiva,
pensiero onnipotente (immagine
grandiosa di ciò che vorrebbe essere),
sopravvalutazione delle proprie capacità e tendenza a giudicare gli
altri.
Sono soggetti preoccupati di come appaiono agli altri …
in fondo in fondo si sentono impotenti, deboli, inferiori, disonesti,
temono di essere inadeguati e incapaci di amare.
Sono continuamente in lotta perché temono di essere trovati con le
mani nel vasetto della marmellata: smascherati
nelle loro debolezze. soggetti a rischio, cioè capaci di sviluppare un carattere
narcisistico, oltre ad aver vissuto in un clima eccessivamente
valutativo, sono particolarmente sensibili ai messaggi emotivi, sono
stati (sfruttati)
utilizzati dalle figure di riferimento per mantenere la loro
autostima (cresce
disorientato perché non capisce a chi appartiene la vita che conduce
ed è criticato ferocemente quando sbaglia).
Utilizzano principalmente come meccanismi di difesa l’idealizzazione
(grandiosità
interna ed esterna:
ecco
perché il narcisista ha sempre lo specialista migliore, il figlio
più diligente, il docente più autorevole, il dentista più bravo,
il parrucchiere all’avanguardia, ecc.) e
la svalutazione
(gli
altri non valgono niente) e
il perfezionismo
(obiettivi grandiosi, esagerati).
Queste persone particolarmente vulnerabili e sofferenti sono
difficili da trattare a livello terapeutico: difficilmente
si avvicineranno spontaneamente ai vari trattamenti medici e
psicologici, perché sarebbe come ammettere che hanno qualche
problema
… basta
davvero poco per ferirle e deluderle.
…
dipende
dall'esperienza corporea di innervazioni motorie e sensorie di
affetto che variano col crescere e il calare dell'eccitamento
istintuale. Queste esperienze corporee cambiano anche col fluttuare
dell'attività fisiologica ed erogena dell'organo coinvolto, per cui
i nuclei primari della personalità sono i nuclei corporei,
contenuti, per così dire, dentro una struttura molto “sottile”.
Questi nuclei costituiscono le prime differenziazioni interne del
narcisismo; ma man mano che cresce il riconoscimento degli oggetti,
la fase narcisistica fa posto gradualmente a una fase di distinzione
fra l'Io e le cose circostanti. La percezione, o meglio la
differenziazione degli oggetti viene intensificata dal rapporto
diretto, dall'esperienza di diverse gradazioni e specie di carica, di
cosa rappresenta quel determinato oggetto. Ma poiché nessuno di
questi sviluppi è definitivo, totale e permanente, i processi
possono sempre venire rovesciati in uno stato di regressione.
a
prima fase di questa regressione nelle psicosi è uno spostamento, un
diniego della libido oggettuale, la quale, però, è più totale che
non nelle forme più leggere di disagio emotivo. L'oggetto psichico è
abbandonato. La libido regredisce verso livelli narcisistici e
riaccende in ordine inverso le varie fasi di organizzazione che già
un tempo hanno condotto allo sviluppo della formazione relativa
all'oggetto. Per cominciare, l'Io è invaso dalla libido narcisistica
(Io: istanza psichica che svolge una funzione di regolazione fra
processi primari e processi secondari, ovvero fra principio di
piacere e principio di realtà). Se la regressione continua senza
limiti, viene intaccato l'Io corporeo originale, e i suoi componenti
nucleari più antichi e più importanti vengono sovraccaricati di
libido.
Dati
tecnici.
Libido: è la quantità di energia posta al servizio delle pulsioni. Si
distingue da queste ultime perché ne ricopre soltanto l'aspetto
psichico, non l'aspetto somatico (fisico). La libido non è una mera
forza oscura, ma possiede una storia, descrivibile in termini di
fasi. Dalla nascita alla conquista della generalità, l'individuo
attraversa un certo numero di fasi (orale, anale, sadico – anale,
fallica, genitale). Ogni fase è definita da una particolare
organizzazione della libido attorno ad una zona erogena (bocca,
pelle, orifizi, genitale …). nel corso di questa evoluzione il
soggetto corre due rischi, la fissazione e la regressione. Può
accadere che una fase sia investita più di un'altra. La libido
allora rimane fissata, in parte o del tutto, ad una fase. e non si
risolve la questione in modo soddisfacente, la libido non raggiungerà
mai la fase successiva (genitale) o, peggio, regredirà ad una fase
già superata in precedenza. La regressione dà origine alla
perversione. Se l'individuo (Io) lotta contro il desiderio di
regredire, può manifestare disagi emotivi. Nevrosi e perversioni
sono trasformazioni patologiche della libido. Alcuni distinguono tra
libido dell'Io, investita dal soggetto sulla propria persona, e
libido oggettuale, che determinerebbe l'attaccamento del soggetto al
suo ambiente circostante. Tra questi due modi d'investimento ci
sarebbe un equilibrio, poiché uno aumenta quando l'altro
diminuisce.
n
questa fase entra in gioco la piena forza del processo psicosomatico
funzionale. La libido dell'organo viene accresciuta per il concorso
di fonti sia dirette sia indirette, e comincia il disturbo della
funzione somatica. Questo disturbo viene costantemente accresciuto
dalla carica narcisistica secondaria dovuta all'ansietà. Le prime
fase del disturbo danno origine ad ansietà e sensazioni
ipocondriache. Perciò, in un certo senso, si può dire che
l'ipocondria psicotica è semplicemente una precoce manifestazione
psichica sull'organo dovuta ad una regressione psicotica, e che è
complicata da un elemento traumatico dovuto ad un'invasione
narcisistica della psiche. E' il fattore dell'introversione, che
segue al diniego e ritiro della libido dell'oggetto, quello che per
primo pone in essere la regressione della libido dentro l'apparato
psichico e che determina un imbrigliamento ed accumulo
dell'eccitazione.
uai
sottovalutare la più banale manifestazione corporea, non ascoltare
comunque ogni piccolo segnale fisiologico perché molte patologie
gravi, lo sappiamo - spesso
a nostre spese e con certezza a livello scientifico
- iniziano silenziosamente, in sordina, e si sviluppano lentamente,
sono la manifestazione di sintomi semplici, confusi, lievi e
relativamente innocui. Quando si ha a che fare con un problema
fisico, spesso, il disagio emotivo viene frequentemente
sottodiagnosticato. E' fondamentale, invece, di fronte ad un paziente
che lamenta sintomi poco chiari, strani e inspiegabili, approfondire
sia l'anamnesi sia i dati clinici per escludere eventuali disagi
psicosomatici profondi: angoscia,
ansia, depressione o magari qualche dipendenza non segnalata.
Dunque, sempre attenti, mai lasciare certi segnali corporei al caso,
ad analogie, ad esperienze passate! Gli esami clinici, sempre da
fare, ci possono aiutare a risolvere i dubbi.
Anche
se raramente ne siamo consapevoli, in ogni situazione lavorativa,
sociale, relazionale o semplicemente comunicativa che viviamo, il
corpo dice la sua con grande saggezza. Gli stati emotivi, più o meno
intensi, difficili, quelli che feriscono e a volte lasciano un
piccolo segno, si depositano nel corpo, vogliono farsi sentire,
orientarci a scoprire cose importanti che non conosciamo ancora ...
vogliono
insegnarci in che modo possiamo difenderci, farci diventare “primi”
attori e, soprattutto, consapevoli dei nostri diritti, diventare
padroni, autonomi nelle scelte, protagonisti della nostra vera vita;
insegnarci
a camminare con i piedi per terra nella direzione desiderata da noi,
seguire un nostro percorso naturale, un nostro pensiero spontaneo,
per lasciare una nostra impronta unica e originale, che porta a
“cambiamenti” importanti per noi;
farci
“semplicemente” evolvere nel modo migliore, incanalarci verso
terreni più fertili, rispettando sempre i nostri tempi e la nostra
vera unicità; il corpo, quindi, non condividendo il nostro modo di
fare, si incarica di segnalarci che stiamo andando contromano …
controvento. ai
attenzione,
più vivi in perenne lotta con te stesso, cerchi di fare
l'indifferente, allontanarti, reprimere, scacciare in maniera
'disordinata'
i
“brutti
pensieri”,
attraverso la recita, quel continuo, inutile e sterile rimuginare,
quel modo orgoglioso, dispettoso e sofisticato che porta a girarsi
dall'altra parte, più li rinforzi; ansia
e panico in realtà ti ingabbiano, la fanno da padroni, inaridiscono,
spengono l'umore e bloccano la vita quotidiana; ogni cosa perde il
suo ritmo e fascino, l'esistenza giace al buio, completamente fredda
ed immobile.
Allontanati
non solo dal pensiero comune, dalle voci che ti confondono, da coloro
che ricattano mettendoti in seconda posizione, minacciano rifiuti e
abbandoni a non finire, dagli accentratori, da chi desidera che tu
sia uguale agli altri, che non perde occasione per criticare o
sbandierare la sua superiorità, ma anche da chi predica il tuo bene
secondo il suo modo di “razzolare”,
i suoi schemi mentali, i suoi pensieri insipidi e banali ... le
sue confuse e mediocri regole moralistiche soffocano, fanno perdere
il contatto con te stesso, ti dicono di accontentarti perché la vita
è solo sacrificio, bisogna porgere l'altra guancia, niente di più
sbagliato, i sacrifici insegnano, attraverso il risentimento, solo ad
odiare se stessi e gli altri … stacca
immediatamente la spina! Non pendere mai dalle labbra altrui perché
quelle parole altro non fanno che congelare i tuoi pensieri e
bruciare le tue opinioni.
ganciati immediatamente da tutti quei
rapporti di sottomissione che ti rendono solo dipendente e confuso:
spengono la tua creatività.
Impara ad allontanare gli intrusi … quelli che fanno solo danni,
rubano il tuo spazio vitale in nome del tuo benessere. Rimettiti in
piedi seguendo le tue idee, iniziando con piccoli cambiamenti
voluti, sempre nel rispetto degli altri, solo da te. Ritrova la
giusta distanza da questi personaggi che altro non fanno che auto –
sabotarti o soffocare le tue passioni, i tuoi veri desideri a livello
lavorativo e sociale … non accontentarti delle briciole, delle
rimanenze, degli scarti, ma difenditi con determinazione dai
manipolatori e, soprattutto, dai narcisi; se ti “alleni” ad
individuare questi impostori, a non temere il loro giudizio di valore
li neutralizzi, ti liberi dal personaggio inutile e stretto che ti
hanno cucito, confezionato addosso … allontanati da coloro che non
vogliono cambiare nulla, ma solo te stesso, forgiarti a loro
immagine!
Fatti aiutare da una persona qualificata, da un
professionista che non giudichi, che non dia consigli banali, che non
interferisca con la tua vera natura, la tua irripetibile unicità, la
tua libertà ma, soprattutto, che non cerchi di omologarti a qualche
modo di fare o a qualche insulsa scuola di pensiero. Mai
abbassare la guardia!
Il benessere è sempre lì, pronto, dentro di te, nella “libertà”:
poter scegliere e decidere con consapevolezza … mai mettere la tua
vita in mano ad altri. Allontanarsi
allora dall'intruso non solo è un'operazione utile e vantaggiosa per
la propria salute, per le proprie difese immunitarie, ma un “diritto”
e un “dovere”
per riprendersi in mano la propria vita.
Ogni
sentimento vissuto - gioia,
dolore e felicità
- dall’apparato cerebrale si estende in tutto l’organismo, in
ogni molecola, in ogni fibra, in ogni cellula: se
non è ben gestito non ti lascerà mai stare in pace con te stesso e
gli altri. e
l’emozione viene bloccata, non vissuta, tenuta inutilmente attiva
da una costante tensione, da uno stato di allerta, da una cattiva
comunicazione e da un perenne rimuginare, si somatizza e, nel tempo,
attraverso la tensione, la contrazione, l’infiammazione e poi la
lesione, può diventare malattia.
Quando la sensazione di essere in colpa è profondamente radicata,
quando ci si sottopone in maniera automatica a un severo giudizio e
ogni azione o pensiero troppo razionale si allontanano dal cuore, non
ci sono dubbi, la salute è a rischio.
palle incurvate, sguardo spento, pelle opaca, eloquio incerto,
postura contorta sono il risultato di un corpo che non piace più,
spesso temuto e vissuto come un nemico, che può annientare da un
momento all’altro:
disturbi
orribili sono in agguato.
Il
soggetto si preoccupa di un normale metabolismo, di naturali funzioni
corporee, come il battito
cardiaco, la sudorazione, la digestione.
Può
avvertire la fame preoccupante, essere facilmente disturbato da
rumori forti ed improvvisi, provare intenso disagio al caldo o al
freddo. Anormalità fisiche minori, come una piccola infiammazione, o
sintomi transitori, come la tosse, possono essere interpretati quali
segni di malattia grave.
La
più lieve irregolarità, proprio perché si diventa sempre più
attenti e vigili con il passare del tempo, può produrre apprensione
e allarmismo.
Se un banale segnale fisiologico appare fonte di preoccupazione
eccessiva e irragionevole per la salute, è proprio il caso di dire
che ascoltare il proprio corpo sono davvero “dolori”.
In questo modo il corpo spodesta la mente, non è vissuto come una
“casa”
ben fatta, comoda e accogliente, ma come un edificio “terremotato”,
completamente diroccato: non
più amico e alleato, ma un perfetto antagonista.
“Quella/o
lì non sta mai bene. Ne ha sempre una. Piove sul bagnato”.
Sono tutte cose che si dicono a quelle persone che, pur non essendo
malate, sono sempre avvilite e assediate da singolari sintomi: il
loro corpo è bersagliato e intorpidito da piccoli disturbi che,
proprio per la particolare insistenza e continuità, non lasciano
tregua. rende sempre più consistenza, o meglio “corpo”,
una strana convinzione, una insistente ed assurda sensazione che il
proprio “involucro”
si sia indebolito e sia sul punto di accartocciarsi su se stesso,
contrarre una grave malattia; infezioni,
ictus, leucemia, AIDS, tumore, infarto sono le patologie più temute.
Per chi soffre, questo atteggiamento dura anni e anni fino a
diventare il fulcro dell’esistenza: uno
stato di allerta continuo in cui gli spettri della malattia e della
morte possono esplodere all’improvviso … affollare, riempire
completamente il campo della coscienza con delle “cianfrusaglie”
di nessun valore.
Si è sdraiati comodamente sul divano e un leggero formicolio al
braccio rievoca immediatamente un evento funesto, porta subito al
timore di avere un infarto, mentre si guarda un film una piccola
fitta alla testa fa scattare il pensiero di un ictus imminente:
l’attesa
di un imprecisato divenire e le paure connesse scatenano dei veri e
propri sintomi.
Queste
continue paure - oltre a mettere alla corda, completamente al tappeto
se stessi e tutti coloro che vivono accanto - risultano invalidanti,
predispongono all’agitazione, destabilizzano i rapporti e,
soprattutto, creano un ambiente teso, povero di sentimenti, scarso di
passionalità, spento e noioso … il
lamento non solo spegne il cervello ma lentamente lo distrugge.
Per chi vive tale situazione, la vita diventa un vero inferno. Una
sofferenza che da qualche interlocutore, da alcuni bene che vada,
viene considerata una stravagante paturnia,
mentre per altri, forse più “sfacciati”
e “smaliziati”,
è un’astuta invenzione orchestrata dal soggetto per soddisfare il
suo narcisismo, un suo invisibile e misterioso tornaconto. Tali
valutazioni, in parte dettate da rapporti conflittuali, snervanti e
frustanti, sono sempre errate: in
ogni gesto, se si presta la dovuta attenzione, non c’è finzione,
ma traspare sempre una ingestibile sofferenza, un profondo
smarrimento e una devastante paura.
Il
soggetto è terrorizzato, si fissa su una forma rara di leucemia
oppure teme di essere stroncato da un morbo raro e crudele.
on dobbiamo dimenticare che certi sentimenti e atteggiamenti, se pur
fantasiosi, come sospetti, timori e paure continue abbassano le
difese, creano squilibrio biochimico e, quindi, primo o poi qualcosa
farà la sua comparsa. Non è possibile raggiungere
la tranquillità attraverso l’evidenza clinica perché basta un
banale sintomo, spesso transitorio, per ossessionare e tormentare la
mente fino a cancellare completamente i recenti referti medici; gli
esami clinici non rassicurano più, dopo un apparente sollievo, ecco
che si ricomincia da capo.
Ben presto il sofferente diventa polemico, intrattabile e aggressivo
proprio come Argante e accusa gli specialisti, se non proprio di
ciarlataneria, di non essere preso sul serio, di un parlare forbito
ma ingannevole, di superficialità e di scarsa professionalità
nell’affrontare il problema. Nei rapporti appare maldestro,
distante e scontroso, non riesce più a concentrarsi sul lavoro per
la convinzione di avere una grave patologia non diagnosticata. Gli
amici, lentamente si allontanano, creano attorno al soggetto un
tessuto sociale arido e freddo: disdicono
gli appuntamenti o non si fanno più trovare perché, a loro dire, è
una “compagnia” che agita, irrita, destabilizza e annoia …
meglio stare alla larga il più possibile, quindi, da chi si lamenta
in continuazione!
l
malessere ipocondriaco è certamente un quadro clinico complesso e
spesso incomprensibile per chiunque, non solo un fare maldestro
utilizzato per gestire emozioni, agitazione e tensione soggettiva, ma
anche un modo estremo per tenere testa a conflitti sperimentati nei
vari rapporti con gli altri e, soprattutto, mantenere la propria
immagine “immacolata”
... confusione
percettiva tra stimolo e scarica somatica.
In alcune situazioni difficili o rapporti piuttosto alterati, i
timori e le preoccupazioni, oltre a diventare il fulcro
dell’esistenza, sono talmente devastanti da ostacolare qualsiasi
altra attività … 'avvelenano'
lentamente il sangue, relazioni e l'intera esistenza.
Felicità o infelicità, tristezza o allegria, gioia o dispiacere
sono sempre lì pronti a dare il loro contributo, a dire la loro;
tali sentimenti invadendo la struttura corporea, si ripercuotono
sulle funzioni fisiologiche più importanti del corpo, raggiungono
“silenziosamente”
senza fare sconti a nessuno i suoi angoli più intimi, segreti e
remoti; alterando qualche funzione prende forma la malattia: il
corpo esplosivo allora minaccia gioia e passione … la vita.
E'
facile scoprire direttamente a proprie spese che sentimenti di
rabbia, rancore e odio sono esperienze che mettono in moto
apprensione, confusione, sospetto, diffidenza, paura e sofferenza;
tutto
in quel preciso istante si complica, si confonde, ogni cosa perde la
sua naturalezza, il mondo circostante viene percepito in modo strano
ed esagerato: l'odio provoca una eczema fastidiosa, l'avarizia trova
terreno fertile in una stipsi capricciosa, l'orgoglio accompagna e
gestisce gli sbalzi pressori e predispone, silenziosamente,
all'infarto, la rabbia repressa toglie il respiro ... candida senza
tante pretese all'asma, la colpa infiamma completamente la parete
dello stomaco.ono stati psico
– fisici che
esigono forme di prognosi, diagnosi e terapie diverse e, soprattutto,
non possono essere compresi con un esame fisico, per quanto accurata
sia oggigiorno la tecnologia … MAI
comunque sottovalutare le cause somatiche della malattia!!!
Attenti,
se non si prendono in considerazione tali sentimenti, esaminare in
profondità il mondo emotivo e fisico in cui si è calati, ogni
intervento procederà su un sentiero sterrato, un terreno disagiato,
imboccherà un percorso poco chiaro e pericoloso, tanto da cambiare
il corso della vita, costringere a rinunciare alle cose più preziose
e belle del quotidiano … se stessi, alla libertà, all'autonomia,
alla propria vera natura.
L'eccessiva importanza alle proprie sensazioni fisiologiche, la paura
esagerata, la convinzione o la preoccupazione di avere una malattia
incurabile spesso può riguardare e stravolgere, come è già stato
sottolineato più volte, il semplice metabolismo o, meglio ancora,
alcune funzioni somatiche normali:
battito
cardiaco, la sudorazione, sbalzi di temperatura, digestione lenta,
oppure qualche alterazione fisica di scarsa importanza come ad
esempio un banale raffreddore.
ossiamo dire, comunque, che molti dei nostri disturbi nelle forme
più semplici sono, senza dubbio, esagerati ed immaginari; ogni
individuo, proprio perché il suo sviluppo
psico
- fisico
deve percorrere e superare, volenti o nolenti, una serie di fasi
evolutive difficili e complesse, può guardare fin da quei momenti
con sospetto ed allarmismo, ogni cambiamento, fissarsi su alcune
innocue, banali e naturali alterazioni fisiologiche: manifestare
nel corso della sua vita tali disagi e preoccupazioni ... tratti
“ipocondriaci”
(legame
tra fase evolutiva e disagio emotivo è piuttosto evidente nei vari
quadri clinici).
Ogni individuo, infatti, se non supera tali momenti evolutivi in
maniera armoniosa ed equilibrata, senza ricorrere a sofisticati
meccanismi di difesa irrazionali e troppo primitivi per gestire,
calmare, per compensare la tensione interiore e i conflitti
esistenziali, può rimanere imprigionato, intrappolato in importanti
dinamiche affettive, ancorato, bloccato in fantasie che non hanno
niente a che fare con la realtà, ma solo con modi di fare puerili,
improntati sempre sulla difesa e sul sospetto, a stadi affettivi
infantili,
non raggiungere mai la vera maturità emotiva che gli permetta di
vivere in maniera libera, autonoma e serena la sua vita (la
condanna è quella di non diventare mai 'adulti' a livello affettivo
ed emotivo).
Genetica per un buon 20%, alimentazione, clima familiare,
insufficiente adattamento sociale, personalità e difficoltà della
vita sono tutti fattori responsabili, chi più chi meno, a seconda
del loro valore dominante, della nostra salute … il
benessere non è mai una casualità, ma appartiene sempre al mondo
della sincronicità!
Il personale atteggiamento, lo stato d'animo, il modo di affrontare
la vita, dunque, possono trasformarsi in “dolori”; di fronte a
tutto ciò la consueta assistenza medica - se non prende in esame sia
l'aspetto psichico sia l'aspetto fisico - non è sufficiente a
guarirci completamente: tale modo di “vedere” le cose, primo o
poi, se non si imbocca la strada giusta, farà la sua comparsa, si
esprimerà in altri disagi magari più sottili e sofisticati.
Ritornando al tema principale, il
soggetto nei casi più gravi, infatti, interpreta ed amplifica tutte
le sensazioni fisiologiche come prova di una grave patologia
invalidante: diventa
sempre più vigile e con il passare del tempo questa particolare
attenzione si trasforma in preoccupazione … in un devastante
attacco di ansia e di panico! …
ogni cosa allarma, destabilizza, viene vissuta come un sofisticato e
minaccioso attentato alla propria immagine narcisistica. a
minima irregolarità corporea può produrre apprensione ed
allarmismo.
Anche una semplice relazione oggettuale instabile ed ambivalente
oppure una minima frustrazione possono diventare uno stimolo più che
mai patogeno. Quella reazione fisiologica percepita come sgradevole
occuperebbe, man mano che passa il tempo, nel vissuto e nella
fantasia dell’ipocondriaco, un rilievo sempre maggiore ... una
paura ingestibile, un qualcosa di terribile e di profonda angoscia.
Un
modo di affrontare la vita, pur essendo adulti, con strategie
piuttosto deboli e certamente infantili … in breve, attraverso una
organizzazione narcisistica
(vedasi articoli precedenti).
E’ una storia centrata su continue ed inutili visite mediche: una
relazione piena di rancori e senso di frustrazione bilaterale (medico
- paziente).
Un fenomeno caratterizzato, a seconda del proprio vissuto e del
proprio modo di “vedere” le cose, chi più chi meno, da un
eccessivo bisogno di dipendenza (ottenere
cure ed attenzione con ogni mezzo possibile, anche attraverso la
simulazione … avere sostegno, un prezioso supporto come desiderava
Argante)
oppure il terrore di perdere il controllo, di essere alla mercé di
incompetenti, sanguisughe e approfittatori, timore di essere dominati
e sminuiti da qualcuno, in questo caso specifico dalla figura
professionale, dal camice bianco … da
qui sviluppare pensieri persecutori e, quindi, un disturbo paranoide
il passo è davvero molto breve;
tutto ciò comunque è facilmente intuibile, visibile, riscontrabile
in tutti quei soggetti che non hanno mai fatto nessuna prevenzione,
disertano gli appuntamenti, non provvedono al saldo della parcella,
nutrono diffidenza nei confronti dei medicinali e non seguono nessuna
indicazione terapeutica circa l'eventuale patologia in atto …
consigli
che non prenderanno mai in considerazione. '
bene ricordare che il professionista, a prescindere dalla sua
formazione, non può mai decidere per gli altri, ma soltanto
proporre, suggerire, consigliare, richiamare l'attenzione sui vari
pericoli e offrire con umiltà il proprio aiuto.
Per ottenere in ogni situazione risultati fantastici bisogna
considerare l'individuo nella sua globalità … nella
sua interezza.
Diceva il saggio Platone: “l'errore
maggiore in ogni cura è voler separare il tutto: corpo e anima”
… possiamo
saggiare questa affermazione direttamente sul campo e restare
veramente stupefatti: quando il tutto si ammala è impossibile che
una parte dell'intero involucro sia sana!
… nel
corso della nostra vita non ci mancherà sicuramente la possibilità
di verificare, le occasioni purtroppo sono davvero infinite. gni
malattia, a prescindere dalla sua storia e vera natura è sempre
devastante, non risparmia mai nessuno, infligge a chiunque le sue
regole non solo rigide, ma molto spesso severe e piuttosto crudeli;
in
poche parole
questo
nostro prezioso involucro
ci
rammenta che non possiamo fare più ciò che vogliamo, che non si è
più in salute, ci ricorda senza tanti preamboli che abbiamo bisogno
di qualcuno, dobbiamo farci aiutare, a volte, anche da personaggi sconosciuti e,
soprattutto, che c'è l'obbligo di seguire un protocollo preciso e
rigoroso, un certo percorso terapeutico regolare, impegnativo se non
penoso (entrano
in gioco atteggiamenti infantili narcisistici non facili da gestire).
volte si sviluppa una vera e propria collusione con la “vittima”
di
turno, denigrando e mettendo in dubbio la sua professionalità e
magari quella dei precedenti specialisti cui ci si era rivolti …
intolleranza,
linguaggio incomprensibile e confusione a livello diagnostico rendono
il rapporto terapeutico difficile e il più delle volte ingestibile.
Con questi individui sempre inquieti, preoccupati ed irremovibili,
fermi sulle loro posizioni, sembra spesso di parlare al vento;
sprovvisti
di slancio, poca voglia di vivere, insofferenti ad ogni cosa,
indifferenti, critici, timorosi, 'arroganti', aggressivi e
completamente assenti non si smuovono per nessuna ragione dalle loro
posizioni e convinzioni. soggetti che presentano questo malessere, infatti, spesso, sono
convinti di avere di fronte scarsa professionalità oppure di non
ricevere cure adeguate alla loro complessa esperienza sensoriale
spiacevole.
A dire il vero pare, però, che questi soggetti siano più
interessati ad ottenere attenzione, considerazione e una diagnosi
pasticciata a tutti i costi piuttosto che un sollievo vero e proprio
della sintomatologia in atto (un
professionista che ascolta, chiacchierino e attento può essere un
buon inizio, facilitare il proseguimento del rapporto, formulare
insieme un importante e proficuo programma terapeutico).
Un individuo frustrato, eccessivamente dipendente, può in qualche
modo “riscattarsi”,
attraverso la sua “eccezionale”
patologia difficile da trattare, additando lo specialista, nonostante
la sua apertura e buona disponibilità, di scarsa professionalità,
incapace e per nulla competente … si
“illude” di controllarlo attraverso la sua singolare e “rara
patologia”.
Questa
convinzione è talmente radicata nella mente del soggetto che resiste
a qualsiasi rassicurazione da parte di vari professionisti e anche di
fronte a numerosi referti ed esami di laboratorio negativi.
La rassicurazione relativa ad una buona salute non lo fa sentire
sicuramente meglio, anzi aumenta la sua ansia mettendo in dubbio la
valutazione clinica, il pressapochismo del professionista o la
funzionalità degli strumenti diagnostici, a suo dire molto
discutibili, ritenuti non idonei o obsoleti, rievocando magari
qualche episodio recente o un evento poco chiaro di “mala
sanità”. l soggetto non riesce più a concentrarsi sul lavoro e sulla
famiglia per la paura e la convinzione di avere una grave patologia
non diagnosticata: naviga
interrottamente su internet alla ricerca di esami ed eventuali
terapie cui sottoporsi.
Il malessere fisico, spesso, può essere usato per esercitare una
forma di pressione o controllo sulle relazioni interpersonali
(familiari,
amici, ambiente scolastico, sanitario, sociale e lavorativo).
E' sempre, comunque, non solo nostalgia e nel contempo timore di
dipendenza, una ricerca di attenzione e protezione, ma anche un forte
desiderio di essere completamente liberi da impegni e da tutte le
responsabilità che la vita chiede e spesso impone. Una volta che gli
esami clinici non hanno rilevato anomalie fisiche i familiari
potrebbero essere tentati di liquidare tali sensazioni come fisime.
Da questa situazione inizia la grande battaglia, il vero conflitto:
il
soggetto temendo di non essere compreso, per nulla capito, inizia a
“peggiorare” attraverso i sintomi fisici (regressione,
malattia come rifugio).
Queste continue preoccupazioni per lo stato fisico possono creare
profonde tensioni all'interno della famiglia, che spesso si stanca di
ascoltare lamentele ingiustificate, fuori luogo e del tutto
irrealistiche. I membri della famiglia, oltre ad allontanarsi dal
rapporto, potrebbero risentirsi per le ore tolte al lavoro, le
energie e il denaro che il soggetto investe nella preoccupazione
eccessiva per la salute (vedasi
Argante).
’ipocondria
è uno stato d’ansia invalidante che utilizza il corpo per
esprimersi:
paure
e angosce inascoltate a cui non si riesce a dar voce e a trovare
altre forme espressive più vantaggiose.
Non bisogna comunque dimenticare che molti soggetti affetti dal
malessere ipocondriaco “leggero”
(non
psicotico)
continuano a svolgere le loro attività in modo più o meno
“adeguato”
e i sintomi, benché a volte fastidiosi e dolorosi, possono causare
semplicemente un rallentamento a livello ideativo o nei migliori dei
casi una menomazione lieve, superficiale, sfiorare in certi momenti
del giorno l'umore del soggetto. Tuttavia tale quadro clinico può
cronicizzare, o meglio, tra alti e bassi, suscettibile di
peggioramento col passare del tempo e c'è la possibilità, anche se
piuttosto remota, che diventi invalidante e conflittuale a livello
individuale e, soprattutto, nell'ambito relazionale
- sociale - lavorativo.
Ecco perché è importante rivolgersi con la massima solerzia alle
persone giuste senza tante esitazioni; i confronti, i pareri
“gratuiti”, la botta sulla spalla, i consigli spesso
superficiali, le frasi banali come “ma
dai che tutto passerà … non hai niente … esci, vai in vacanza,
mangia bene e con un buon bicchiere di rosso ogni cosa se ne andrà
...”,
rischiano di impressionare, di disorientare, far sostare chi soffre
nella palude depressiva ed ansiogena, nella sofferenza inutilmente,
amplificare il disagio per nulla, al solo scopo di gestire la
situazione a proprio uso e consumo: cronicizzare,
se non peggiorare la situazione clinica.
Il terrore continuo per la salute fisica può logorare i rapporti con
tutti i membri del proprio ambiente sociale e lavorativo che si
stancano di dare ascolto a una litania di continue lamentele …amiliari,
amici e colleghi di lavoro scappano a gambe levate.
Per ironia della sorte, questi soggetti rischiano di restare isolati
proprio nel momento in cui dovrebbero essere supportati, “sorretti”
nell'istante del bisogno,
quando avrebbero maggior necessità di comprensione e sostegno
genuino. Questo soggetto viene spesso considerato, come avviene per
il personaggio di Molière, un “malato
immaginario”
e, proprio per non farci mancare nulla, deriso e mal sopportato dal
suo ambiente familiare e sociale. In realtà non bisognerebbe fare
come i Greci antichi che li coloravano di giallo e li buttavano giù
dalla rupe per scuoterli un po', ma capirli, guardarli e riguardarli
con la giusta considerazione
- distanza
e mai dimenticare che l'ansia - fondamenta
delle preoccupazioni dell'ipocondriaco -
è fonte di sofferenze disperate, non meno importanti o debilitanti
di quelle causate da una “vera”
malattia del corpo. Per
motivi vari, comunque la si giri, si ha sempre a che fare con un
personaggio che non presenta mai un aspetto apprezzabile, invidiabile
… non è davvero il ritratto della salute!
disturbi ipocondriaci, quindi, come tutti i disagi emotivi meritano
di essere osservati e considerati con attenzione e grande
professionalità; essi rappresentano il 'pedaggio' pagato da ognuno
di noi per le vittorie troppo rapide, superficiali o mal strutturate
sul mondo dei rapporti a livello sociale ed affettivo, per gestire
gli istinti infantili pilotati secondo le esigenze culturali…
il
prezzo pagato per una “buona” socializzazione e cultura di turno
a detrimento delle proprie esigenze, della propria vera natura umana.
Anche una regressione narcisistica “ben
fatta”,
più o meno riuscita, pur essendo rinforzata da sintomi ipocondriaci,
da allucinazioni o da deliri di grandezza sofisticati, non toglie mai
completamente il soggetto dal tormento, dalla sofferenza, dal disagio
psicosomatico; il
più delle volte è una strategia maldestra, un meccanismo di difesa
primario che cerca in qualche modo di mettere insieme i “cocci”
alla rinfusa senza mai raggiungere, a livello emotivo, una vera
armonia ... un'apprezzabile opera d'arte
(vedasi
articoli precedenti).
Alcuni sono tormentati da un'angoscia cronica riguardo il loro stato
mentale e temono di diventare pazzi.
Altri
si danno all'alcol o alle droghe in cerca di sollievo, incorrendo in
tal modo nella dipendenza vera e propria da abuso di sostanze.
E' comunque un malessere che può anche esistere in concomitanza con
una malattia fisica comprovata. Un personaggio davvero curioso in
quanto, nonostante continui a lamentarsi circa le sue vicissitudini
fisiologiche e varie disfunzioni corporee, non muove un dito per
mantenersi in salute … ma
delega altri
(solo
così può avere attenzione e considerazione, essere accudito; non
bisogna dimenticare che le strutture ospedaliere, pur terrorizzando
alcuni, vengono vissute come istanze, a seconda del tipo di
personalità, buone, temibili o cattive).
Un'accurata
indagine, comunque, sulle interazioni tra psiche e soma - soprattutto
per questo singolare quadro clinico - non solo è legittima, ma
doverosa.
E' una modalità d'approccio fondamentale, di primaria importanza nel
rapporto tra medico e paziente. Non bisogna mai dimenticare che
l'ipocondria esprime, attraverso percezioni esagerate e differenti
del corpo, angosce che mascherano una struttura spesso piuttosto
grave, che sconfina il più delle volte in quadri psicotici
complessi. ualsiasi valutazione comunque per questo disturbo della
mente che influisce sul corpo deve cominciare con una dettagliata
anamnesi, un'indagine a tappeto completa e, soprattutto, a 360°
senza tralasciare nulla, allo scopo di escludere condizioni cliniche
e patologie fisiche più o meno serie. Qualche
volta questa condizione può essere il sintomo che accompagna
un'altra condizione mentale, per esempio il malessere depressivo,
ansia generalizzata, attacco di panico o disturbo
ossessivo
– compulsivo.
Spesso lo specialista inesperto, disorientato da una gran quantità
di sintomi confusi, poco chiari, non riuscendo a formulare una
diagnosi fisica veloce, prescrive costose procedure diagnostiche,
indagini chirurgiche esplorative invasive e farmaci che possono dare
assuefazione … il
rischio e le complicazioni serie sono davvero tante.
Attenzione, però, anche il paziente non può farla franca, deve cercare altri equilibri, altre
sistemazioni, orientarsi diversamente, anche a lui spetta un nuovo
ruolo: cambiare modo di “vedere” e di pensare.
nche
se a molti adulti piace credere che nel mondo
'colorato'
dell'infanzia regni la serenità e la felicità più assoluta, non
sempre purtroppo è così, se siamo attenti e ben concentrati
scopriremmo immediatamente che tale affermazione non è affatto vera
… un
modo di pensare che, se non delude, non piace per nulla ai diretti
interessati!
Non c'è niente di beato, di spensierato o di idilliaco in tutti i
periodi evolutivi dell'essere umano: infanzia,
preadolescenza e adolescenza.
Non
si scappa, non ci sono scorciatoie per staccarsi definitivamente,
allontanarsi in fretta e tutti interi da questo intricato meccanismo
evolutivo; uscire vincitori da questo lungo periodo di
“aggiustamento” che inizia con la nascita e termina con
l'adolescenza, per affermarsi con successo oppure rialzarsi con il
petto in fuori e la schiena diritta, ricominciare ad amare con
gioia, con il sorriso ... magari ancora più forti di prima. La
sofferenza, il dolore, il tormento, le preoccupazioni sono tutte
sensazioni e stati d'animo comuni ad ogni età. … non sempre si
entra, si avanza nella vita saltellando, sorridendo e canticchiando
una piacevole melodia.
imori,
ansie e angosce sembra proprio che non vogliano abbandonarci mai,
crescono ed evolvono, nel bene o nel male, sia nella costruzione sia
nella distruzione, con noi; alcuni vissuti, molti rapporti
complicati, parecchi blocchi emotivi, certi sbarramenti culturali e
improvvise paralisi affettivi non risparmiano nessuno, sono sempre lì
pronti a darci battaglia, a fare la loro parte in funzione del
periodo storico, del momento evolutivo e degli stimoli provenienti
dal mondo esterno; condizioni fondamentali per l'armonia interiore,
un equilibrio emotivo più o meno soddisfacente, per una buona o
cattiva sorte … per i legami futuri.
Le sfide tipiche di questo lungo periodo non sono certo facili e
possono incidere sulla nostra psiche, ma con l'aiuto prezioso e
l'assistenza continua dell'adulto tutte superabili, anzi, spesso è
possibile raggiungere una buona autostima, una discreta felicità e
il massimo valore a livello intellettuale e, nel tempo, anche
professionale … diventare
adulti senza perdere i “pezzi” o uscire dai “binari".
Per tirarsi fuori da questo periodo oscuro in modo “vittorioso”
a volte è necessario dare delle zampate decise per gestire la vita
di relazione, sono necessari artigli affilati per acquietare gli
animi turbolenti e mantenere una discreta fiducia di base, bisogna
imparare, controllare, gestire, apprendere, sviluppare rapporti,
conoscere e, soprattutto, avere tanta confidenza con abbandoni e
separazioni … se
si vuole gestire l'insicurezza affettiva, prevenire eventuali
fallimenti e, quindi, restare in piedi, per chiunque grandi e
piccini,
non
si può sostare all'angolo, rinunciare o escludersi da ogni
decisione.
Ci
sono molti pericoli nell’adolescenza, ma non è vero che essa può
modificare ex novo il carattere; essa
mette il fanciullo che cresce di fronte a nuove dinamiche,
situazioni, sfide e a prove fondamentali, decisive per lui nel bene o
nel male. Egli
sente che si sta avvicinando un momento delicato, particolare,
cruciale della vita e possono rivelarsi, nel suo stile di vita,
errori che fino ad allora erano passati inosservati:
erano
comunque già presenti e un occhio esperto avrebbe potuto vederli da
sempre.
Ora, però, aumentano di importanza e non possono essere ignorati.
Per quasi tutti i ragazzi, l’adolescenza significa soprattutto una
cosa: dimostrare
che non si è più “piccoli”.
Come la prima infanzia, l’adolescenza è un periodo di rapide
trasformazioni biologiche, combinate a nuove richieste e aspettative
ambientali. Per quei fanciulli che già presentano disturbi del
comportamento, le nuove richieste dell’adolescenza possono
aggravare le tensioni in cui si dibattono, esagerando, inasprendo le
difficoltà … esacerbando
fortemente alcuni toni evolutivi.
Anche
altri, che da bambini avevano raggiunto un adattamento fragile e
precario, possono essere sopraffatti dai grossi cambiamenti che
sopravvengono con l’adolescenza e sviluppare allora turbe del
comportamento … sentirsi piccoli ed irritati. a ci sono anche quelli che hanno avuto un’infanzia relativamente
“sana”
e hanno maturato un saldo senso di autostima e di fiducia in se
stessi; per
questi fanciulli l’adolescenza può essere veramente un periodo
stimolante e pieno di curiosità: di arricchimento, di gioia, di
passione e di crescita psicologica … una grande opportunità per
conoscersi meglio. Tradizionalmente,
nella letteratura scientifica e non, spesso questa fase evolutiva è
vista come un periodo di grande agitazione e tumulto emotivo,
suscitati dai rapidi cambiamenti fisici, dall’insorgere della
sessualità, da richieste di maggior responsabilità nell’ambito
familiare, combinate con una più accentuata identificazione con i
coetanei del mondo circostante. L’adolescenza psicologica, invece,
è quel periodo in cui il fanciullo in crescita sta imparando a
rinunciare alla dipendenza protetta dell’infanzia per avviarsi
all’indipendenza e alle responsabilità della vita adulta …
assumere
un ruolo diverso, attivo, più impegnativo,
coscienzioso, di consapevolezza.
Uno degli aspetti decisamente più complicati di questo periodo è
l’incredibile altalena tra un umore e l’altro, e i turbamenti
emotivi che l’accompagnano. Ogni cosa che i genitori fanno evoca,
il più delle volte (se
non sempre),
una reazione ostile … di
guerriglia urbana, tra le mura domestiche in modo tale da tenere
testa all'oppressore.
Questo comportamento non può essere definito altrimenti come
modalità reattiva imprevedibile. E’ un periodo evolutivo in cui il
fanciullo sta tentando di uscire dal suo involucro protettivo,
crearsi una identità personale … una
propria vita.
Da
bambini prendiamo la nostra identità dai genitori, dalle varie
figure di riferimento, all'inizio ce la sentiamo bene addosso come un
abito ben confezionato da mani esperte, magari d'oro e lungimiranti …
in realtà, essi ci dicono chi siamo, stabilendo poi a chi
apparteniamo ci indicano cosa si aspettano che diventeremo crescendo
… i più “sfacciati” però hanno già in riservo il nostro
destino! Questa identità, per ovvie ragioni, ci viene imposta
dall’ambiente in cui siamo inseriti, da quel mondo in cui
dibattiamo da “sempre”: un’identità esterna che “funziona”
finché siamo in una posizione dipendente.
Ma, man mano che cresciamo e ci distacchiamo dalle nostre “radici”
possiamo scoprire che le nostre aspirazioni sono ben altre, sono in
conflitto con le aspettative dei nostri genitori; la
cosa è piuttosto ovvia ed è giusto che sia così: il modo di vedere
le cose è sempre soggettivo, il nostro mondo interiore, il periodo
storico, i desideri e le risorse fisiologiche sono completamente
diverse dalle loro!
Questo è il motivo per cui uno dei più comuni disagi emotivi
dell’adolescenza viene chiamato “crisi
di identità”.
E’ un periodo di intensa preoccupazione, incentrata sul rapporto
tra sé e gli altri intorno a lui. L’adolescente, anche se non ha
un ruolo sociale ben definito, è sempre molto importante in termini
economici per la società. siste, infatti, un preciso e nutrito
gruppo di consumatori adolescenti. Questo
mondo economico e sociale complesso, oltre a minacciare l'isolamento
e la loro identità pretende rispetto, rettitudine, dovere,
obbedienza e, soprattutto, consumo ... mah!!!
E’ bene sottolinearlo che la quantità di denaro di cui dispongono
i giovanissimi oggigiorno, nonostante la crisi, al di là delle
attuali previsioni catastrofiche, è aumentato in proporzione molto
più rispetto agli adulti e questo, ovviamente, è stato sfruttato
senza scrupoli a livello commerciale (scooter, computer, smartphone, CD, cosmetici, riviste, alcol,
discoteca). Gli
adolescenti, inoltre, hanno specifici bisogni emotivi alla stessa
stregua di quelli fisici, e la consapevolezza di questo rende
comprensibile il loro comportamento altrimenti inspiegabile. Quelli
che seguono sono alcuni di questi bisogni.
l
bisogno di avere delle “fondamenta” sicure da cui avviarsi alla
maturazione … all'uscita del tunnel! In
termini emotivi questo significa innanzitutto un’esplicita
assicurazione di affetto, di essere apprezzati ed accettati come
singoli individui unici ed irripetibili
(non quello si vorrebbe fossero).
Secondariamente il giovane ha bisogno di sentire che c’è un
futuro, e ancor più che in questo “tempo”
certamente difficile e precario c’è un posto per lui.
Il
bisogno di limiti. I
limiti implicano una struttura di contenimento, un quadro di
riferimento entro cui l’adolescente può elaborare un’identità
per sé, esclusivamente sua. Deve esserci equilibrio, lealtà e
comunicazione coerente. Se non ci sono limiti le norme non possono
essere definite, e se non ci sono norme si corre continuamente il
rischio di ledere l’autorità costituita.
l
bisogno di libertà entro questi limiti. I
limiti definiscono gli estremi di azione e reazione. Entro questi
limiti l’adolescente sente di dover avere libertà di scegliere e
decidere (sempre
ovviamente nel rispetto dell'altro)
da solo mentre esplora l’area delimitata e mentre fa le sue
esperienze in modo autonomo. Non vuole accettare, per la sua
“costituzione”,
la verità come un dogma di autorità, vuole scoprirla da solo.
Questo richiede pazienza, malleabilità e, nel contempo, fermezza da
parte di coloro che cercano di strutturare i limiti.
l
bisogno di contenere l’angoscia di base. Alcuni
studiosi parlano di “angoscia
esistenziale”,
e con questo intendono l’angoscia che deriva dal non essere certi
di se stessi e della propria posizione rispetto al mondo, agli altri.
L’adolescente si interroga continuamente sulla propria posizione
nella società, sull’adeguatezza delle sue funzioni sessuali, sulla
sua accettabilità tra i coetanei, se debba trovare un compromesso
con le idee dei suoi genitori o se debba senz’altro rifiutarle. Si
chiede chi è, perché esiste, e la sua mente è occupata in problemi
di essere e non essere, e sul significato dell’essere.
Questo è il motivo per cui tanti ragazzi passano attraverso una fase
religiosa o si interessano alla meditazione e al misticismo.
L’alternanza
di euforia e depressione frutto di questa ricerca (libertà,
autonomia, identità) è in gran parte responsabile della volubilità
di umore di molti adolescenti.
l
bisogno di far fronte alle crisi di fiducia. In
vari momenti del suo processo evolutivo l’adolescente perde fiducia
in se stesso come persona in relazione a se stesso o come persona in
rapporto ad altre persone. Ciò significa che cerca una
rassicurazione ma allo stesso tempo si comporta in modo da rendere
questa rassicurazione difficile.
l
bisogno di raggiungere degli obiettivi. L’adolescente
tende all’indipendenza, a un’emancipazione nel vero senso della
parola. Tenta di sviluppare controlli interni piuttosto che affidarsi
al controllo imposto dall’esterno. Impara a scegliere cosa fare, e
cosa non fare, secondo la sua volontà. E’ in cerca di identità,
specialmente nel ruolo sessuale, nella scelta scolastica e
professionale. rbene,
se teniamo a mente tutte queste esigenze, riflessioni, tutti questi
bisogni emotivi ed affettivi, alcuni degli aspetti disturbanti del
comportamento adolescenziale divengono sicuramente meno intricati,
più “normali”
e sereni; aiuteranno a far emergere rapporti più “civili”,
stimolare alcune possibili strategie di aiuto in modo davvero
proficuo e sereno per tutti, non solo per i ragazzi ma anche per
l'adulto. Gli
umori imprevedibili, che oscillano da un estremo all’altro, hanno
origine ovviamente da un angoscia di base e, soprattutto,
dall’indecisione. L’intero
organismo (mente
- corpo)
è in uno stato di squilibrio, e i meccanismi psicologici interni di
controllo non sono ancora in grado o, meglio, sviluppati e
perfezionati per gestire i veloci cambiamenti di natura fisica,
emotiva e sociale.
li adulti tendono a rispondere alla loro
instabilità di umore con l’ostilità e il rifiuto, e queste
reazioni fungono da feedback non molto felice: rendono
peggiore lo stato d’animo del ragazzo.
Molte
risposte dell’adulto hanno solo l’effetto di rinforzare il senso
diffuso di irrequietezza e di profonda inadeguatezza.
Riunirsi insieme in vari gruppi non costituisce solo una forma di
sicurezza e protezione per i giovani, ma anche una forma di auto
identificazione. “So
chi sono perché appartengo al gruppo che guarda il telefilm ‘The
O.C.’, segue una ‘Mamma per amica’, ascolta quella band
musicale, vede quella serie poliziesca o è attratto da quel mondo di
adolescenti con storie difficili.
Molte culture si sviluppano, crescono su questa tendenza a riunirsi
per sfogare le emozioni e gli atteggiamenti reciprocamente sentiti …
per superare momenti difficili … risulta sempre meno faticoso
portare una pesante “valigia” in “due” anziché da soli!
Quando soggetti instabili, insicuri, si riuniscono in
combriccola, emozioni più primitive vengono combinate ed espresse
dando luogo ad atti antisociali e di violenza (si
vedano ad esempio i continui episodi di bullismo o di violenza
verso coetanei sui social network).
Inoltre, la moda nell’abbigliamento, lo stile delle pettinature, i
tatuaggi e il linguaggio giovanile sono tutte dimostrazioni di
appartenenza ad un gruppo chiuso che contesta tutti gli altri gruppi
esterni.
In
breve, diventano una specie di uniforme attraverso cui identificarsi,
comunicare reciprocamente e contestare “gli altri”, i grandi
sconosciuti … in casi estremi, imporre le proprie opinioni e
regole.
Abbiamo visto come la nozione di adolescenza risponda ad un giudizio
dato dagli altri e, nello stesso tempo, corrisponda ad alcune
modificazioni biologiche e cambiamenti della personalità del
soggetto.
E’
l’adolescenza, quindi, un periodo nel corso del quale accade
qualcosa? E’ veramente un periodo di sviluppo? E’ una crisi nella
storia dell’individuo?
A
volte, l’adolescenza è un po’ considerata paradossalmente come
malattia; si dice spesso “bisogna
far passare questo “brutto” periodo, la giovinezza,
come se si parlasse di qualche cattivo virus: una
malattia infettiva.
Ma si parla più spesso di crisi dell’adolescenza, riferendosi con
questa nozione di crisi ad una fase particolare dello sviluppo della
personalità o di una crisi psicosociale. Ma
quali sono veramente questi pericoli dell’adolescenza?
Per quasi tutti i ragazzi, l’adolescenza significa soprattutto una
sola cosa: dimostrare
che non si è più un “poppante” ... “bambini”. otremmo
forse convincerli che per noi questo è un fatto scontato; se lo
facessimo, la situazione perderebbe molto della sua tensione. Ma
se il ragazzo ha la sensazione che deve dimostrarlo, è abbastanza
naturale che cerchi di mettere esageratamente in evidenza questo
fatto, questa sua diffusa agitazione.
Moltissime
manifestazioni dell’adolescenza sono il risultato del desiderio di
mostrare indipendenza, parità con gli adulti e virilità o
femminilità.
La direzione data a queste espressioni dipenderà dal significato che
il ragazzo ha attribuito al fatto di essere “adulto”.
Se essere “adulto”
per lui significa essere libero da controlli, il ragazzo lotterà con
tutte le sue forze contro queste restrizione. Molti di loro in questo
periodo cominciano a fumare, a bestemmiare e stare fuori fino a tardi
la sera. Alcuni rivelano un’ostilità inaspettata verso i propri
punti di riferimento, e i genitori rimangono esterrefatti nel vedere
che un ragazzo così, fino ad allora a modo, obbediente possa essere
diventato improvvisamente così scontroso e disobbediente.
Ma non si
è verificato un reale cambiamento di atteggiamento, perché il
ragazzo apparentemente obbediente era sempre stato ostile verso i
genitori, ma è soltanto adesso - quando
ha la possibilità di sfoderare le sue armi, si trova con più
libertà, energia e più forza
- che si sente in grado di proclamare, manifestare il proprio
disappunto. Nella maggior parte dei casi, durante l’adolescenza ai
figli viene data una maggiore libertà e una maggiore indipendenza. I
genitori sentono, in base ovviamente al proprio vissuto, di non avere
più il diritto di sorvegliarli e proteggerli di continuo. Se però i
genitori tentano di proseguire la loro sorveglianza, i ragazzi
faranno sforzi ancora maggiori per sfuggire ai “controlli”,
più i genitori cercano di confermare loro che sono ancora bambini,
più essi lotteranno per dimostrare l’opposto. a questa lotta, per
ovvie ragioni, si sviluppa un atteggiamento antagonistico, e abbiamo
così il quadro tipico del “negativismo
dell’adolescente”.
In questa fase tutti gli organi del corpo crescono e si sviluppano, e
a volte il coordinamento delle funzioni non si realizza facilmente. I
ragazzi crescono di statura, le mani e i piedi diventano più grandi,
più impacciati, e forse sono meno attivi e meno abili. Debbono
riuscire a governare questo coordinamento; ma se durante tale
processo vengono criticati e derisi (adulti
- coetanei),
arriveranno a credere di essere interiormente goffi, con un corpo
difettoso, imperfetto e sofferente …
davvero buffi se non ridicoli ...
buon
candidati ai disturbi somatoformi.
Anche
le ghiandole endocrine contribuiscono allo sviluppo del ragazzo,
accrescendo le loro funzioni. Si badi bene che non si tratta di un
cambiamento esclusivo e completo, perché le ghiandole endocrine
erano attive persino nel periodo prenatale, ma ora le loro secrezioni
sono maggiori, e i caratteri sessuali secondari diventano più
evidenti.
A un ragazzo comincerà a crescere la barba e la sua voce cambierà,
la figura della ragazza si arrotonderà e diventare femminile in modo
più evidente. Anche questi sono fatti che un adolescente può
fraintendere ed essere fonte di disagio e sofferenza. Tutti
i pericoli dell’adolescenza provengono dalla mancanza di
un’adeguata preparazione e di un adeguato corredo di fronte ai vari
problemi della vita.
Se i ragazzi hanno paura dell’avvenire, è abbastanza naturale che
cerchino di affrontarlo con metodi che richiedono il minimo sforzo.
Queste scorciatoie, strade facili, però, sono inutili …
più adattive per quanto riguarda il sociale che formative a livello
cognitivo (il tempo sarà un ottimo medico)!
Più a un ragazzo di questo genere si rivolgono ordini, esortazioni e
critiche, più forte diviene la sua impressione di trovarsi di fronte
a un abisso, essere fuori luogo, pieno di perplessità, disistima …
e
soprattutto rancore.
Più noi lo spingiamo avanti, più lui cerca di tirarsi indietro. A
meno che non riusciamo ad incoraggiarlo rispettando i suoi tempi
(elogiarlo
in maniera realistica e concreta, mai ingannarlo),
diversamente ogni sforzo per aiutarlo sarà un errore e lo danneggerà
ulteriormente. Finché è così pessimista e spaventato, non possiamo
aspettarci che abbia la sensazione di potersi permettere degli sforzi
supplementari. Un gran numero di adolescenti “sconfitti”
proviene dalle file dei bambini “viziati”;
ed è facile comprendere come l’avvicinarsi delle responsabilità
da adulto crei una tensione particolare, molto forte per dei bambini
che sono stati abituati ad avere tutto “scodellato”
dai genitori. ssi vogliono ancora mantenere quei “privilegi”,
ma diventando più grandi scoprono di non essere più al centro
dell’attenzione, e rimproverano la vita per averli ingannati e
respinti. Sono stati allevati in un’atmosfera artificialmente calda
e, ora, l’aria esterna avvelena, sembra loro dolorosamente fredda,
gelida. E’ in questa fase dello sviluppo che noi scopriamo
capovolgimenti evidenti della tendenza a progredire: ragazzi
da cui ci si aspettava di più cominciano a fallire negli studi o nel
lavoro, mentre quelli che prima sembravano meno dotati cominciano a
superarli e a rivelare capacità insospettate.
Non c’è contraddizione con la loro storia precedente, adesso
comincia forse a sentire il timore di deludere le aspettative di cui
era stato sovraccaricato. Fino a che veniva aiutato e apprezzato,
poteva andare avanti; ma
quando arriva il momento di fare degli sforzi indipendenti, gli manca
il coraggio e si ritrae.
I
bambini che si sono precedentemente sentiti poco stimati e
trascurati, ora che instaurano rapporti più ampi con i loro
compagni, concepiscono forse la speranza di poter essere apprezzati,
e molti sono totalmente “infatuati”, ossessivamente stimolati da
questo ardente desiderio di apprezzamento … se non si ha talento,
genio e originalità la tentazione di emulare è davvero forte!
Se è già abbastanza pericoloso che un ragazzo vada soltanto in
cerca di lodi, lo è molto di più per le femmine che hanno disistima
e spesso minore fiducia in se stesse, e vedono nell’apprezzamento
degli altri l’unico modo per provare il loro valore; tutto ciò
semplicemente non perché siano meno intelligenti o poche creative,
anzi, a livello cognitivo ed affettivo, per certi aspetti, superano
il maschio di molto (si
completano a vicenda),
ma semplicemente perché rimangono più tempo attaccate al nucleo
familiare, legate alla tradizione, fissate a ruoli ben precisi,
mentre il fanciullo viene stimolato, incoraggiato ad uscire più in
fretta possibile dall'ambiente familiare, a fare esperienze esterne
alla famiglia. Ragazze di questo genere pertanto diventano
facilmente preda di uomini “birbaccioni”
che sanno come lusingarle. Sia i ragazzi sia le ragazze spesso
nell’adolescenza sopravvalutano e confondono il vero senso delle
relazioni sessuali: vogliono
provare che sono diventati grandi, ed esagerano (questo
concetto non deve essere interpretata in senso moralistico, ma bensì
come attività di compensazione).
e
una ragazza, per esempio, è in conflitto con la madre e ritiene
sempre di essere repressa, spesso, in segno di protesta, avrà
un’attività sessuale con tutti gli uomini che incontra
(si sono sentite in una situazione di inferiorità, e possono
concepire soltanto un modo per raggiungere una situazione sicura e di
equilibrio). Molte
ragazze che hanno vissuto nella “bambagia”
non riescono ad adattarsi al loro ruolo femminile. Poiché nella
nostra cultura, anche se ha fatto passi da gigante, si ha sempre
l’impressione che gli uomini, in qualche modo, siano superiori alle
donne, esse disdegnano l’idea di essere donne, e rivelano quella
che molti studiosi chiamano “la
protesta virile”.
La protesta virile si può esprimere con molti e svariati tipi di
comportamento. Ci sono ragazze che si limitano a disprezzare e a
evitare gli uomini; altre a cui gli uomini piacciono, ma che con loro
si trovano a disagio e non riescono a parlare. Queste ragazze,
generalmente, si sentono a disagio di fronte ai problemi sessuali, e
spesso sostengono di essere impazienti di sposarsi solo quando sono
più avanti con l’età, ma poi non fanno niente per stabilire
rapporti con membri dell’altro sesso né instaurano amicizie con
essi. A volte noi troviamo che il disprezzo del ruolo femminile viene
espresso e messo in risalto più intensamente negli anni
dell’adolescenza. Le ragazze si comportano sempre più da maschi e
vogliono imitare i ragazzi (sarà
più facile per loro imitarne anche i vizi). Non
solo le ragazze però soffrono di “protesta
virile”,
ma anche tutti i ragazzi che sopravvalutano l’importanza di essere
maschi considerano la virilità come un ideale, e dubitano di essere
abbastanza forti da raggiungerlo. Così l’importanza data, nella
nostra cultura, alla virilità, può creare difficoltà sia ai maschi
sia alle femmine, specialmente se non sono del tutto convinti del
proprio ruolo sessuale.
Concludendo,
possiamo dire che esiste una superstiziosa credenza, quasi
universale, che considera l’adolescenza come un periodo molto
speciale e particolare.
Generalmente ai vari periodi dello sviluppo umano viene dato un
significato estremamente particolare, e li si considera come se
provocassero dei cambiamenti totali. Questo, ad esempio, è
l’atteggiamento di molte persone nei confronti di altri periodi
evolutivi della vita … tra
questi il famoso ciclo evolutivo chiamato menopausa.
Ma queste fasi non sono “cambiamenti”;
sono solo la prosecuzione della vita, e i loro fenomeni non hanno
un’importanza né critica, né clinica. Ciò
che conta è quello che l’individuo si aspetta in tale fase, il
significato che le dà, e il modo in cui è stato preparato ad
affrontarla.
Spesso la gente all’apparire dell’adolescenza si allarma, e si
comporta come se avesse visto un fantasma. Ma se noi comprendiamo
questa condizione nel modo giusto, vedremo che i ragazzi non sono
affatto colpiti dal “vortice”
dell’adolescenza, tranne che per il fatto che le condizioni sociali
richiedono che si modifichi il loro stile di vita. Spesso, però,
essi credono che l’adolescenza rappresenti la fine di tutto: tutto
il loro merito e il loro valore è perduto.
on hanno più alcun diritto di coccole, di cooperare e di
contribuire: nessuno
ha più bisogno di loro.
E’ da sentimenti del genere che si sviluppano tutte le difficoltà
dell’adolescenza.
Se
il bambino è stato abituato a sentirsi membro uguale di quel nucleo
familiare, della società e a comprendere che il suo compito è
quello di contribuire, e specialmente se è stato “allenato” a
considerare i membri dell’altro sesso come compagni e uguali,
l’adolescenza gli offrirà soltanto l’occasione per dare l’avvio
alla propria soluzione creativa e indipendente dei problemi della
vita adulta. Se si sente a un livello inferiore agli altri, se soffre
di una visione errata della propria situazione, nell’adolescente si
renderà evidente che egli non è adeguatamente preparato alla
libertà. Se ci sarà sempre presente qualcuno per costringerlo a
fare quello che è necessario, potrà farlo; ma se è lasciato a se
stesso, sarà timido ed esitante e fallirà. Un
ragazzo del genere sarebbe adatto per la schiavitù, ma nel mondo
della libertà è perduto.
osa
fare quando l’adolescente disubbidisce. Non
è possibile allevare un fanciullo senza “scontri”,
discussioni, battibecchi o esercitare qualche pressione psicologica;
in
campo
educativo
bisogna
sempre assumere una posizione
ferma,
seria, piuttosto decisa e, nel contempo, offrire una buona dose di
flessibilità; non
è davvero possibile evitare “crisi
evolutive”,
collere e capricci in ogni tappa della “trasformazione” sia
fisica sia psichica.
Ogni atteggiamento determinato, rispettoso e
malleabile non solo aiuta a riconoscere, affrontare e risolvere i
problemi relazionali, ad eliminare incomprensioni e abitudini
improduttive, ma stimola anche la creatività e, soprattutto, risulta
fondamentale per uno sviluppo equilibrato a livello motorio,
percettivo, cognitivo e sociale ... serve
a plasmare, orientare, diventare adulti, “sani” ed emotivamente
stabili.
Come abbiamo visto nelle precedenti “puntate”,
egli attraversa momenti più o meno complessi, complicati e di
opposizione … anche
il più fortunato, con tutti i vantaggi possibili,
non
è mai al riparo, al sicuro, non vive nella
Valle
dell'Eden!
In tal caso, è necessario richiamarlo all’ordine, con un codice
comportamentale univoco, senza però drammatizzare e, soprattutto,
non bisogna mostrarsi vittime dei bruschi mutamenti di comportamento
del fanciullo … dei
suoi sbalzi d'umore.
Deve sentire che il suo comportamento può essere rivolto a proprio
favore o a proprio sfavore, può determinare vantaggi o svantaggi, e
non a beneficio delle figure di riferimento.
motivi di alcuni gesti
scontrosi e aggressivi, di questo comportamento continuo e
deliberato, sono sicuramente diversi. Forse si hanno pretese
eccessive per la sua età. Se non si “butta”
subito nella mischia, evitiamo
di mostrare impazienza,
aspettiamo con indulgenza e pacatezza i suoi tempi sia fisici sia
cognitivi; la coercizione e le insistenti forzature portato solo a un
sentimento di inferiorità, rabbia, disistima, dubbio ed
inadeguatezza …
non si fiderà mai, in nessuna circostanza, del proprio giudizio,
sarà sempre titubante, indeciso, ostinato, si muoverà solo dietro
rassicurazioni da parte di altri … un personaggio destinato alla
ricerca continua di affetto, costretto a mendicare tra la gente un
saluto, un gesto di assenso, uno sguardo tenero, dolce, comprensivo,
un sorriso aperto, una goccia di dolcezza … un distillato di vero
d'amore.
E’ sempre meglio proporre allora poche regole di comportamento
semplici, chiare e precise che deve assolutamente rispettare,
piuttosto che manifestare inflessibilità su ogni aspetto della vita
quotidiana (regole
facilmente realizzabili all’inizio, fin da subito, senza
retrocedere continuamente, rivedere le proprie posizioni e, quindi,
modificare o annullare completamente le consegne date … ci si
allena ad essere responsabili ed autonomi da queste piccole cose …
si impara a diventare adulti).
A
volte, invece, disubbidisce volontariamente per affermare la propria
autonomia ed individualità.
Il
linguaggio con cui vengono impartite le regole deve essere familiare,
univoco, semplice e, soprattutto, alla portata dell’adolescente:
deve
comprendere perché sono state imposte e perché si pretende che le
osservi.
Di
fronte a un bambino disubbidiente, è giusto chiedersi, in primo
luogo, se non stiamo esigendo troppo da lui. Prendiamo poi in esame,
ovviamente noi genitori, se abbiamo un’attività socialmente
adattata, se svolgiamo nella società un ruolo che consideriamo
positivo per noi stessi e per la comunità. Se
non riusciamo a crescerlo senza stress, a creare un clima familiare
sereno, armonioso senza spaventarlo troppo, ricorriamo allora ad un
professionista qualificato; non bisogna vergognarsi o storcere il
naso, il suo futuro è nelle nostre mani, evitiamo che diventi
l'ennesima vittima di un nostro malessere più profondo!
Asteniamoci inoltre di sottoporre a chi ci sta intorno lo stesso tipo
di pressione emotiva che ci opprime silenziosamente: riconoscere
ciò è fondamentale per avere rapporti sereni, più equilibrati e
consapevoli (vedasi il meccanismo di difesa proiezione).
La continua disubbidienza è infatti un campanello d’allarme che
nasconde difficoltà più profonde. Diciamoci pure che il bambino
disubbidiente non è certamente un bambino sereno, tantomeno felice;
in
fin dei conti egli chiede solamente di essere parte attiva in questo
mondo, coinvolto nella gestione familiare, considerato nelle faccende
quotidiane e nei rapporti sociali, vuole sostegno motivo, essere
ascoltato, accettato, amato, compreso, protetto, aiutato ad entrare a
far parte in maniera vivace e senza tanti 'scossoni' nella vita
sociale, condividere il tipo di cultura dominante per poi muoversi
liberamente e autonomamente ... completamente a suo agio; deve
imparare le lezioni della vita, gestire attività obbligatorie e
impegnative che alla lunga possono minare sia la salute emotiva sia
quella fisica … tutte
cose più facili a dirsi che a realizzare!
Ma è anche vero che per farlo “fiorire” basta poco: un abbraccio
protettivo, caldo e sincero. Avere poi una buona consapevolezza delle
nostre capacità, necessità e quelle degli altri, conoscere in
profondità in modo chiaro il nostro stato emotivo per non
proiettarlo sugli altri e, soprattutto, una grande disponibilità a
cambiare, se necessario, anche quando la “giostra” è in corsa,
permette di evitare un inutile clima terroristico, tensioni,
conflitti distruttivi, scontri diretti improduttivi, banali e futili.
olti
sono i segnali di questo malessere o disubbidienza, vediamoli
brevemente:
…
usa
il turpiloquio. Attraverso
questa modalità linguistica (maschi
e femmine)
si sentono più grandi; questo diventa più facile se gli adulti del
loro ambiente usano tali espressioni lessicali. L’imitazione
è contagiosa: c’è più probabilità di fare altrettanto se i
propri amici usano tali locuzioni … parolacce;
anche i mass media possono influire, imitando il personaggio
preferito. Non ha alcun senso vietargli di usarle in tutte le
occasioni, perché questo probabilmente rinforzerebbe e renderebbe
ancora più eccitante l’idea di dirle quando sa che non lo si può
udire (il
genitore non può pretendere dal proprio figlio di non dire parolacce
quando lui stesso è il primo ad avere un vocabolario ben nutrito di
improperi!).
... presenta l’umore instabile. Non
bisogna sottovalutare la possibilità di natura organica (anemia,
disordini alimentari, stanchezza, difficoltà di recuperare le forze,
ecc.) … la
glicemia alta comunque, nell'immediato, può determinare o
influenzare in misura decisiva gli sbalzi d'umore, creare una
profonda agitazione, quando invece il tasso di glucosio cala
improvvisamente entra immediatamente in azione l'adrenalina
provocando irritabilità, letargia, pianto, rabbia. Frequentemente l’umore è legato a pressioni sociali … allo
stress;
non è mai banale o ridicolo introdurre, anche per un fanciullo,
questo concetto, questa risposta psicofisica esagerata verso il suo
ambiente … considerare
poi che il mestiere di adolescente sia caratterizzato da libertà e
spensieratezza è davvero ingannevole, se non sciocco.
Una situazione ansiogena prolungata come ad esempio esami,
interrogazioni, litigi, mancanza di autostima sono sempre lì pronti
a governare la vita.
I controlli clinici, dunque, sono sempre d’obbligo. Valutare
attentamente inoltre - senza
invasione di campo
- se il dormire è sufficiente (se
legge, ascolta CD, gioca continuamente con lo smartphone, vede la
televisione fino a tarda notte).
Cercare di capire tutto ciò che può aver creato stress in modo
eccessivo, senza ovviamente fare un’indagine di terzo grado e
soprattutto rispettando i suoi tempi senza assolutamente forzarlo è
sempre indispensabile.
… usa
la provocazione. Anche
questo comportamento può essere una reazione ad un evento
estremamente stressante. Questa reazione istintiva può essere un
modo per sondare fino a che punto può arrivare (e
soprattutto verificare se l’adulto fa sul serio);
è
una continua ricerca di libertà e di controllo di spazi sempre più
in piena indipendenza.
Se
non si conquista il “territorio” circostante il corpo soccombe!
E’ importante non farsi coinvolgere in discussioni irrealistiche e
senza senso, ma si deve dire in modo chiaro e univoco cosa si vuole
da lui. Dare
man mano che cresce, in modo graduale, piccole dose di libertà sarà
nei suoi confronti una manifestazione di fiducia e di responsabilità.
Tale considerazione svilupperà in lui sicurezza, rispetto e,
sicuramente, le provocazioni diminuiranno gradualmente.
… se
ruba. Questi
comportamenti non devono mai essere sottovalutati, anche se la merce
rubata è insignificante (spesso
sono adolescenti disorientati che non sanno più cosa inventare per
essere considerati ... farsi amare).
Il taccheggio nell’adolescenza è un comportamento piuttosto
comune. Le
motivazioni spaziano dall’invidia, al desiderio di appartenere ad
un gruppo ben preciso, fino al desiderio masochistico di essere
beccato in flagranza per espiare eventualmente dei sensi di colpa.
Deve comprendere, senza minacce, punizioni fisiche o umiliazioni, che
non si intende per nessuna ragione tollerare i furti (mai
avallare o giustificare tale gesto).
iù i genitori si mostreranno comprensivi, equilibrati, giusti con
lui, ma decisi, irremovibili e risolutivi, meglio comprenderà, e più
facilmente, sentendosi a suo agio, abbandonerà tale comportamento
deviante … gli
sarà più facile rendersi conto di
questa
cattiva abitudine ... condotta poco vantaggiosa per chiunque.
Dimostrare in che cosa ha sbagliato è fondamentale e soprattutto
fargli vedere come dovrà comportarsi in futuro …
dovrà anche capire i motivi psicologici profondi di tale atto.
Niente mezze misure, ma interventi equilibrati, posizioni chiare e
precise. L’adulto in pratica deve essere sensibile e più
ragionevole dell’adolescente. Le grandi conquiste si realizzano
giorno dopo giorno con la temperanza, lucidità ed il rispetto umano,
oltre che con l’affetto
…
è
timido. Uno
dei sintomi più visibili è il rossore che affiora sul suo volto,
sul naso, sulle orecchie, alla prima occasione di disagio (eritrosi).
A volte, presenta turbe del linguaggio piuttosto pronunciate:
balbetta
per la paura di non sapersi esprimere in un certo modo.
Il suo “difetto”
è soprattutto apparente e si manifesta di fronte alle persone di cui
teme il giudizio, mentre con coloro che lo ascoltano con benevolenza
gli accade di parlare normalmente (quelli
che non esprimono giudizi di valore).
lcuni professori si sono trovati in presenza di fanciulli così
turbati dall’interrogazione che pretendevano di non aver “sentito”
la domanda. A forza di insistere, scompare il ronzio alle orecchie
che aveva impedito loro di sentire. Altri, invece, lamentano di avere
un velo davanti agli occhi che impedisce loro di vedere
l’interlocutore: utile
distrazione per isolarsi dagli indiscreti (l'ansia
modifica la percezione).
Il
timido soffre di un senso di inferiorità che lo paralizza.
Non
ha fiducia nelle sue possibilità, che il più delle volte
sottovaluta; si trova debole, mal preparato ad affrontare la vita,
incapace di difendersi. Il suo atteggiamento maldestro, il timore
della sfavorevole opinione del prossimo sono per lui causa di
insuccessi che costituiscono una conferma alla sua esperienza. Egli
si serve di questi insuccessi come pretesti per non agire più.
Ma
cosa rafforza la timidezza?
Si dice spesso: “è
una malattia di famiglia” … allontaniamo da questa affermazione,
diciamo piuttosto “Oggi a me domani a te”.
Il fanciullo percepisce infatti tutte le atmosfere possibili di chi
gli sta intorno e le reazioni dell’ambiente in cui vive, sicurezza,
paura, esitazione, mentre troppo frequentemente coloro che lo
circondano lo considerano ancora un piccolo essere passivo e privo di
sue vere capacità.
In molte famiglie c’è la tendenza ad agire e parlare in presenza
di un fanciullo come se non ci fosse, con il pretesto che è troppo
piccolo per capire. Alcune madri troppo apprensive raggiungono una
relativa tranquillità tenendo i figli strettamente vicino con il
pretesto di evitare delle catastrofi. Se il bambino sente che la
madre grida quando si allontana da lei e se non è munito di un
solido spirito di opposizione, si rassegna a scegliere giochi più
tranquilli. La diffidenza comincia a covare nel suo intimo: “poiché
i grandi hanno paura, devo avere paura anch’io e diffidare ancora
di più”.
I genitori inoltre troppo ambiziosi esigono dal figlio risultati
brillanti sia che essi stessi li abbiano conseguiti, sia che, in
seguito a un insuccesso personale, abbiano trasferito su di lui la
loro ambizione delusa.
l
bambino si scoraggia, soffre nel suo amor proprio e diventa “timido”
nel senso che preferisce tacere e non agire piuttosto che non
riuscire.
Egli comunque può dubitare delle sue possibilità. Il bambino che
non è sicuro di sé ricerca l’approvazione che gli permetterà di
perseverare. Se scorge la critica o la presa in giro negli occhi di
coloro che lo circondano, si lascia andare. Di fronte a un bambino
timido è inutile attaccare frontalmente i sintomi. Il sintomo è
solo una spia esterna del turbamento più profondo. L’incoraggiamento
a parole non basta, perché non si convincerà delle proprie capacità
in base ai complimenti e a lodi. La sua mancanza di fiducia in
se stesso è molto profonda per essere scossa dalle adulazioni. Per
poter credere a poco a poco nelle sue possibilità, deve conseguire
risultati sensibili. Egli ha subito sconfitte su tutti gli itinerari
che ha tentato di imboccare. Cerchiamo con lui sentieri nuovi lungo i
quali possa acquistare con successo fiducia in se stesso. Nel suo
intimo vi è spesso il desiderio di fare certe cose che non osa fare
per timore di fallire o di dispiacere alle figure di riferimento.
Bisogna che scopra in sé il talento che fino a quel momento non era
stato incoraggiato, per esempio, al di fuori della scuola, uno sport
o un hobby … nuoto
per rinforzare la schiena o la bicicletta se ha i polpacci deboli!
I genitori devono aiutarlo a realizzarsi. Quando si sentirà forte in
“qualcosa”
egli penserà che, essendo in grado di fare qualcosa bene, nulla gli
impedisce di riuscire anche negli altri campi. E’ importante una
riuscita, un successo, un progresso: anche
iniziare con uno solo.
Attraverso
il dispiegamento delle sue facoltà conculcate, noi restituiremo al
timido l’equilibrio e la volontà di affrontare la vita. Il
successo reca con sé la fine della timidezza.
olitudine
profonda, malessere diffuso, comunicazione difficile, atmosfera
spenta e gelida, episodi di estraneità del corpo, rapporti
scolastici impossibili, relazioni conflittuali in famiglia sono
tutte modalità
reattive all'ordine del giorno; tutti,
chi più chi meno, in misura più o meno leggera, hanno vissuto
questi sentimenti, questi tormentati stati d'animo; qualcosa nei vari
rapporti “scricchiola”, non riusciamo ad adattarci, ad imporci,
ad averla vinta, ad estraniarci completamente da questi momenti
evolutivi difficili e un tantino travagliati;
ognuno
di noi può rovarsi in ogni momento del giorno sotto pressione,
vivere situazioni con la sensazione di essere prigioniero, recluso
oppure, al contrario, recitare la parte di un personaggio autonomo,
libero, in cui è possibile interpretare, inconsapevolmente, nelle
varie vicende relazionali, la trama di vittima perfetta o di astuto
manipolatore ... un ignaro carnefice.
La rimozione dei propri sentimenti è quasi sempre una risposta a
condizioni ambientali dolorose. Queste posso comprendere svariate
situazioni, da un'ostilità e rifiuti aperti a un sottile sabotaggio
del proprio benessere e della propria autostima nei primi anni di
vita; indifferenza, eccesso di permissività, esagerata protettività,
incoerenze grossolane, ingiustizie, favoritismi, sadismo e brutalità
sono alcuni dei fattori distruttivi che si trovano nelle persone che
soffrono di alienazione (perdere il contatto con i propri
sentimenti). Non bisogna mai dimenticare che il malessere emotivo
influisce profondamente sui sintomi fisici. Una discussione animata
con un familiare, la rottura con un amico, un piccolo litigio con la
persona del cuore, ad esempio, possono nuocere a livello fisiologico
quanto un insistente sovraccarico di stress sociale, lavorativo o
scolastico (scattano gli stessi processi fisiologici e ormonali:
adrenalina, cortisolo, aldosterone, testosterone, estrogeno …
possono inibire o stimolare le difese immunitarie … tutte cose che
come abbiamo ripetuto più volte possono ostacolare la crescita,
danneggiare lo sviluppo cognitivo e compromettere per i più giovani
l'apprendimento). Ricordiamolo
ancora una volta che l'ansia e l'angoscia, sia nel breve sia nel
lungo periodo, creano squilibrio immunologico provocando tensione,
infiammazione e lesione.
li organi emuntori non fanno più il loro dovere, non funzionano
più regolarmente, spaziando inesorabilmente dal malessere fisico a
quello morale, creano prostrazione e angoscia: la stanchezza domina
la scena e le riserve energetiche si prosciugano … l'autostima cala
a picco, si sviluppano situazioni che non hanno via d'uscita e non
permettono di riprendersi ... recuperare le forze.
Introversione, irritabilità, rabbia apparentemente immotivata,
angoscia e ansia - sempre
segni di una sofferenza profonda
- potranno essere rielaborati più facilmente e in maniera risolutiva
a seconda dell'età del piccolo, della disponibilità dell'ambiente
circostante in generale e del rapporto diretto ed equilibrato con le
figure di riferimento … che
non sempre sono in grado di rendersi conto della delicata situazione,
della reale difficoltà o gravità in atto.
Non è possibile vivere in una costante e perfetta armonia, in un
clima familiare in cui ogni attore appare sereno e soddisfatto. Ma
di sicuro è possibile riflettere sul benessere del proprio figlio e
di tutti i membri della famiglia coinvolti in un rapporto difficile
in modo tale da correggere, qualora sia necessario, alcuni
atteggiamenti dannosi e devastanti per la salute, per un futuro più
tranquillo, sereno e felice.
Nel rapporto con le figure di riferimento si instaura, il più delle
volte, un vero e complesso circolo vizioso, in cui ciascuno degli
attori sul palco contribuisce al progressivo e rapido aumento
dell'aggressività, dello scontro, dell'ostilità, dello spirito
vendicativo, del rancore, della frustrazione e della collera.
pesso,
quando si è presi dal vortice vendicativo, qualsiasi altra
interazione e buona intenzione non sono sufficienti a placare gli
animi, il dibattito, la recita in atto, ma altro non fanno che
innescare una dinamica esplosiva: diventano solo motivo di litigio,
esasperazione e lotta violenta.
Quando il piccolo con una mente ancora acerba, in fase di crescita,
vive in un ambiente instabile e teso molti gesti dell'adulto, possono
essere interpretati in modo minaccioso, vissuti come fonte ansiogena,
si presentano come atteggiamenti punitivi e coercitivi … se
non, nei casi estremi, vera e propria sopraffazione tirannica.
Un ambiente intollerante o con esigenze eccessive, poi, altro non fa
che ingabbiare il libero movimento, imbrigliare la creatività,
imprigionare l'attività motoria, bloccare ogni gesto spontaneo e
felice, creare in lui reazioni non solo di instabilità emotiva, ma
predisporlo anche ad un comportamento scontroso, aggressivo e
violento: una
modalità reattiva oppositiva provocatoria verso la figura di
riferimento. Nei casi più gravi crea uno stato di passività, di
remissione, di totale rinuncia all'interazione, al cambiamento, al
fare, all'agire; sono fanciulli che presentano in maniere evidente e,
soprattutto, ricorrente un comportamento più che polemico, ostile e
disubbidiente; il loro gesto di sfida si manifesta con attacchi
ingiustificati di collera, continui battibecchi, sfide e discussioni
con coetanei ed adulti, disubbidienza e mancato rispetto verso le
norme e le regole sociali. L'educatore
sensibile e attento intuisce immediatamente dove vuole andare a
parare, cosa vuole colpire con la sua suscettibilità, irascibilità
e ostilità: sbarazzarsi degli insegnanti, mettere fuori uso tutte
quelle figure che rappresentano i divieti, incarnano regole e
autorità.
Un soggetto che non rinuncia per nessuna ragione allo scontro
diretto, non si dà mai per vinto, mette in atto una battaglia
infinita con chiunque; la controparte, spesso, invece di adottare il
buon senso, investito di autoritarismo sente il dovere non di
smussare gli angoli, di adottare ragionevolezza, ma di insegnare chi
“comanda” davvero in certe situazioni … 'vediamo
adesso chi è il più forte, chi comanda veramente qui!';
il senso della lotta viene smarrito, quello che conta è solo vincere
o soccombere; la quiete e l'armonia vanno in frantumi, nessuno si dà
per vinto, la lotta continua sacrificando e confondendo affetto,
amore e rispetto. Ogni episodio ansiogeno non compreso, gestito o
superato, comunque, viene preso in consegna dal corpo, tanto più
piccolo è il fanciullo, tanto più drammatiche sono le sue
sensazioni somatiche: nausea, vomito, cefalea, dolori addominali e,
soprattutto, alla schiena …
Dati
tecnici:
non bisogna dimenticare che
i
dolori articolari parlano di tensione, di un fare impacciato,
indeciso, non fluido e poco armonioso, di problemi relazionali e
blocchi emotivi profondi che non vengono mai ascoltati, di desideri
importanti tenuti a debita distanza perché moralmente considerati
sconvenienti, di richieste eccessive che sovraccaricano l’intera
struttura, di rifiuti che avviliscono e bloccano il movimento e
l’espressività; segnalano la “vera”
disponibilità verso gli altri, la lentezza nel prendere decisioni,
il bisogno di affermazione, le varie responsabilità della vita, i
conflitti affettivi, gli stili di vita. La modalità reattiva del
fanciullo alla tensione, non è mai in un formato ridotto, ma è
assolutamente identica a quella degli adulti. Una scarsa AUTOSTIMA,
troppa ansia e profonda tristezza, agendo sulla postura, possono
bloccare, contrarre e infiammare i tessuti articolari, le ossa allora
- gestite dai vari atteggiamenti - mettono in guardia con disturbi
specifici, segnalano una mente rigida e inflessibile, troppi carichi
e tanti sacrifici, censure, freni, rinunce e parecchi desideri
inascoltati, l’esposizione continua a situazioni che logorano …
bisogna togliere i pesi dalle “spalle”, reagire, essere più
“mobili”, “elastici”, trovare il piacere nel fare le cose:
insomma, “leggerezza” e motilità, per proteggere, dare forza e
sollievo a tutto l’apparato locomotore, per far star bene le ossa
in modo del tutto naturale. Così la rigidità diventa protagonista,
fa lo sgambetto e, silenziosamente, impone il proprio “controllo”,
il suo “potere” blocca il cammino … il blocco, allora,
interrompe quei comportamenti che nel tempo potrebbero danneggiare
ulteriormente la salute perché, come sappiamo, obbligano ad uno
stile di vita non voluto, non in sintonia che i veri desideri: il
corpo non fa altro che reagire, protestare se non si riesce ad
esprimere le potenzialità in maniera naturale, lineare e spontanea.
Le ossa ti chiedono di pagare il “conto” quando non sei per
niente spontaneo, lotti contro te stesso, rinunci alle passioni e
alla libertà di muoverti, così perdi "elasticità" e
armonia, a favore della staticità mentale (mi spezzo ma non mi
piego!); quando ogni gesto è incentrato sul sacrificio, sulla forza
di volontà e sul dovere, continuamente sotto esame e sempre in
“gara” si blocca il MECCANISMO anche lubrificandolo (farmaci)!…
non ascoltando i messaggi inviati dall'impalcatura dovrai per forza
rallentare o fermarti... desidera solo più rispetto e attenzione...
il segnale in codice tradotto è: non
stai entrando nel mondo con spontaneità e non accetti cambiamenti
… il mal di schiena tiene fermi (blocca anche le trasgressioni!!!)
tutti coloro che, in ogni momento e situazione, sono sempre tutti
d’un pezzo, governati dalla testardaggine, da posizioni
irremovibili… una durezza e una rigidità in contrasto con questa
grandiosa e complessa struttura flessibile: non vuole altro che
fluidità, apertura e … solo AMORE.
La
struttura ossea è l’impalcatura fondamentale del corpo, garantisce
la postura e il movimento. La motilità, le tendenze a spostarsi qua
e là del bimbo, sono state spesso limitate da una figura di
riferimento apprensiva e restrittiva. Di conseguenza il soggetto ha
fortemente investito l’attività motoria, scaricando tensioni e i
suoi conflitti su tutto l’apparato locomotore. Il tono muscolare
risulta di norma aumentato, e cresce sempre più in seguito a
conflitti. La limitazione delle attività motorie, gli handicap che
determinano, incidono inevitabilmente sulla sfera psichica. In alcuni
fanciulli si riscontra un quadro clinico con tendenze aggressive,
mirante a dominare, a controllare l’ambiente circostante, con
tratti evidenti di natura ossessiva
– compulsiva:
ricerca del dominio e della indipendenza. Sia
le attività motorie sia l’aggressività vengono inibite.
Allo stesso tempo, una personalità masochistica
depressiva
induce questi soggetti a sacrificarsi per gli altri. La comparsa del
disturbo è spesso collegata a un evento in contrasto con la loro
possessività oppure ad altre perdite e delusioni. Le
ossa rappresentano per analogia la rigidità, la solidità, il
dovere, la concretezza e la legge.
Quando la disistima prende il sopravvento anche loro tendono a
indebolirsi … a sgretolarsi. Proprio perché “sopportano” ogni
cosa per tutta la vita, sono costretti a portare avanti (cattivo
utilizzo delle proprie capacità: eccessive tensioni, emozioni,
sentimenti), le ossa vanno incontro a un continuo rimaneggiamento,
modificando dinamicamente la loro struttura, la loro composizione e
la forma. La
rigidità della nuca a livello cervicale,
ad esempio, esprime spesso tensioni emozionali, dal momento che la
muscolatura paravertebrale ha un ruolo nell’atteggiamento e nella
gestualità dell’individuo. Le vere cause di tale malessere si
annidano, in certi contenuti emotivi, in un modo di pensare e in
ruoli fittizi che la quotidianità impone. I fattori emotivi,
infatti, possono svolgere un ruolo sia nell’insorgenza sia nel
decorso della patologia. La maggior parte dei soggetti colpiti da
disturbi dell’apparato muscolo – scheletrico (situazione
infiammatoria generale) presenta prima della patologia un modo di
fare calmo e riservato… disponibilissimi verso gli altri (umile
malevolenza). L’elemento più evidente è l’atteggiamento
altruistico (anche di dipendenza) che, insieme all’intraprendenza e
alla buona energia cui dispongono, rende tali soggetti eccellenti e,
a dir poco, instancabili. Prestano però pochissima attenzione alle
loro condizione fisiche. Il loro atteggiamento paziente e tranquillo
contrasta con la sofferenza ben visibile che provano (aggressività).
I soggetti con dolori alle ossa e articolazioni hanno, in generale,
uno stile di vita piuttosto rigido. La loro personalità tende al
perfezionismo e all’autocontrollo, negano a se stessi naturali
impulsi aggressivi e cercano di compensare i sentimenti di delusione
e di irritazione mantenendo una certa padronanza di se stessi.
Spesso il malessere emotivo - oltre alla rimozione degli impulsi
aggressivi - è ben visibile: ansia, umore depresso e sintomi
psicosomatici (cefalea, disturbi cardiaci e gastrointestinali).
Il conflitto emotivo, spesso, non viene percepito dal soggetto ma
viene espresso attraverso il linguaggio d’organo. Come già
accennato, hanno la tendenza a sacrificarsi, atteggiamento questo di
esagerata disponibilità che non appare per niente naturale ma che
sembra derivare da una qualche forma di compulsione. La reazione
aggressiva repressa si manifesta con un aumento della tensione
muscolare diffusa o localizzata. Il fatto curioso è che il dolore,
man mano che si riduce la tensione emotiva, regredisce rapidamente.
Dietro il sintomo di mal di schiena, inoltre, apparentemente uniforme
e soggettivo, si annidano numerosi quadri clinici differenti. Il
tratto cervicale, ad esempio, sostiene la parte più alta del corpo:
la testa. Quando un soggetto non abbassa il capo o mantiene la testa
a posto significa che non cede davanti agli ostacoli o alle
difficoltà. Tali atteggiamenti associati ad altri fattori come
ostinazione, sforzo di volontà per andare avanti, attaccamento ad
una situazione possono dar luogo al malessere cervicale.
Il
tratto toracico, invece, riflette prevalentemente l’umore di un
individuo. Sofferenza, disperazione e abbattimento possono pesare
sulle spalle di un uomo: la schiena lentamente si piega. Un difetto
posturale che nasce quando non si è in grado di affrontare
mentalmente le richieste interiori ed esteriori.
Il
dolore del tratto lombare, invece, è frequentemente espressione
diretta di tensione mentale. Pur non essendo una caratteristica
femminile, è particolarmente comune nelle donne che compensano un
sentimento di inadeguatezza rispetto agli impegni familiari e
professionali, con l’attivazione di atteggiamenti posturali rigidi.
Un fenomeno comunque che si può riscontrare anche in donne che si
sono arrese restando schiacciate dal peso di una vita quotidiana che
non sono più in grado di gestire. Il dolore in questo tratto può
anche essere interpretato come modalità espressiva della
frustrazione derivante da aspettative non realizzate nei rapporti
interpersonali e dai conseguenti sentimenti di insoddisfazione. Negli
uomini questa affezione può essere interpretata come una sorta di
fallimento a livello lavorativo o nel ruolo maschile.
uando
si è piccoli è facile - se
non si è sufficientemente supportati
- trovarsi all'improvviso smarriti o schiacciati da paure
irrazionali, anticipare avvenimenti tragici, sviluppare insolite
preoccupazioni, manifestare atteggiamenti confusi, spegnere
completamente sentimenti ed emozioni nei confronti dell'ambiente
circostante; bisogna
imparare, fin da piccoli, che è fondamentale ricorrere ad aiuti
esterni, appoggiarsi agli altri nei momenti difficili, solo così è
possibile sviluppare un profondo senso sociale non solo positivo e
sereno, ma anche responsabile, concreto ed efficiente.
Che si tratti dell'apprensione per il futuro, della preoccupazione
per un episodio del passato, timore nel gestire piccole situazioni
sociali o di avere qualche perplessità, alcuni dubbi sulle proprie
capacità di fare fronte alle esigenze quotidiane è sempre uno stato
psicofisico destabilizzante, una tragedia, un dramma aperto difficile
da gestire e da rielaborare per chiunque: sia
per grandi, sia per piccini. L'opinione,
l'immagine
che abbiamo di noi stessi e l'autostima influenzano sempre
l'apprendimento e i risultati individuali; sotto
pressione, si è costretti a vedere le cose offuscate, condannati a
prodotti sociali e cognitivi scarsi o modesti, se non fallimentari …
diminuiscono le capacità fisiche e si spengono le facoltà mentali. Trattandosi
spesso all'inizio di fanciulli confusi, persi, frastornati, a disagio
per il proprio aspetto psico
– fisico o
sofferenti a livello relazionale,
cadono facilmente nella trappola del consenso e degli automatismi;
ttraverso questi atteggiamenti antipatici, spesso svalutativi,
rendono la loro esistenza una commedia, una sceneggiata popolare,
creano palcoscenici ricchi di comparse che, in balia degli eventi,
sono costretti a recitare una vita incolore, mediocre … un
teatro che manca sempre di un attore protagonista, di un personaggio
attivo che realizza i suoi progetti in maniera libera ed autonoma;
il tutto si riduce ad un vivere senza speranze, alla ricerca continua
di occhiate benevoli, grandi attenzioni e mille rassicurazioni; ma
tutto ciò è pericoloso, ha un prezzo esagerato, un costo enorme, si
rischia di indebolire il corpo attraverso fastidiosi, invalidanti
sintomi fisici e psichici; sono pilotati da una ricerca costante di
compensazione, da un forte e sfrenato desiderio di eccellere, di
primeggiare, di capeggiare, di controllare, di dominare, di vincere
in tutti i settori della vita. Qualsiasi tendenza esagerata di
perfezionismo, ogni forte necessità di avere il controllo totale
delle situazioni e la ricerca continua di piacere per ottenere
l'approvazione altrui, sono tutti sintomi di un profondo ed
inequivocabile malessere emotivo. Il fatto curioso è che i bambini
troppo ansiosi spesso vengono descritti come se fossero dei piccoli
ometti, come se avessero bruciato delle tappe o saltato a piè pari
completamente ogni parte esistenziale introduttiva della loro vita,
le fasi evolutive fondamentali: come
se vivessero in un altro mondo, fuori luogo, fossero troppo maturi.
Questi soggetti con occhio testardo, a testa bassa, come un ariete
pronto allo scontro, sono intenzionati a raggiungere l'applauso e la
perfezione, sono estremamente sensibili alle critiche e spesso si
sentono feriti da banali richiami; la loro apprensione interferisce
direttamente non solo con la percezione incerta della realtà, ma
anche con la capacità di prendere decisioni importanti. Nonostante
siano a volte in grado di sviluppare rapporti discreti, stabilire
relazioni intime e amichevoli, hanno il problema di far sempre tutto
perfetto, bene, impeccabile, di piacere e, soprattutto, essere ben
visti ed accettati … guai
se non fosse così, ogni banale insuccesso sarebbe una catastrofe.
Spesso anche le figure di riferimento di questi fanciulli sono
decisamente ansiosi e, senza comprendere in profondità la
situazione, li sottopongono a riflettori impegnativi, a pressioni
eccessive per soddisfare il proprio narcisismo …
desiderano fortemente che abbiano successo, così anche loro
entreranno in scena, saranno sotto i riflettori, possono finalmente
brillare!
Tutti i conflitti non affrontati o superati hanno degli effetti
disastrosi, particolarmente disturbanti a livello identificativo ed
emotivo: creano
incertezze nell'immediato avvenire e fanno aumentare l'angoscia.
Queste difficoltà si scontreranno, andranno a cozzare con le diverse
tappe dello sviluppo psico
- affettivo
generando non solo “ingerenze”
a livello evolutivo, ma facilitando anche devianze davvero
importanti. Il
fanciullo ansioso sperimenta -
come avviene per l'adulto -
sempre il suo ambiente con un vago sentimento di diffidenza, timore,
apprensione, come se stesse aspettando, da un momento all'altro,
qualcosa di brutto e di terribile. Questo schema disfunzionale,
questo mondo emotivo caratterizzato da scenari incerti - costruito
sulle sabbie mobili, su un “terreno” paludoso, fragile, instabile
che, lo rende irritabile, facilmente disorientato e preoccupato circa
il suo benessere fisico e psichico - può facilmente far crollare
l'intera struttura portante piuttosto precaria, si possono verificare
episodi acuti di paura, vere crisi di angoscia, il cui scatenamento
può essere determinato da elementi esterni banali o da tratti
interni immaturi e poco solidi.
Se siamo stati attenti, la base di questa sofferenza altro non è che
l'ansia e l'angoscia sia per il grande sia per il piccino. I bambini,
purtroppo, con il loro armamentario primitivo ed incompleto non sono
esentati da questo malessere, sono fragili, più esposti ai
pericoli. Al genitore scrupoloso sicuramente non sarà sfuggita, pur
essendo per i più “fortunati”
passeggera, l'esistenza di qualche fissazione o lamentele a livello
somatico del proprio figliolo. Così alla fine si possono
riscontrare, seppure in forma più o meno leggera a seconda dello
stato ansiogeno, alcune singolari condotte circa queste curiose
somatizzazioni. Questi
stati
di continua allerta, di preoccupazione permanente creano uno
condizione di profonda prostrazione, apprensione a proposito della
propria salute o di una eventuale oscura patologia, determinano una
vaga e diffusa affaticabilità che smorza curiosità, gioia ed
entusiasmo, impedisce studio, sport, giochi piacevoli, apprendimento
e ogni attività ludica, allarma e concentra l'attenzione su dolori o
malesseri variamente localizzati, dolori addominali, nausea, cefalea
e forti dolori alla schiena.
Si ricorda ancora una volta che chiunque, attraverso una attività
piacevole e divertente, può avere il controllo dell'ambiente fisico
ed emotivo, gestire i sentimenti, esprimersi liberamente, seguire i
desideri del corpo e della mente. Diversamente, nel piccolo e poi
nell'adulto, tale fenomeno sarà caratterizzato da confuse lamentele
per un mal funzionamento del corpo, da un malessere vago o da una
anticipazione ansiosa di una eventuale e oscura patologia. I
genitori spesso, senza colpevolizzare e insegnare niente a nessuno,
con le loro infinite insicurezze e apprensioni, incluse varie
lamentele ipocondriache, possono suggestionare, giocare un ruolo
fondamentale sul destino, sulla salute del piccolo.
Un
eventuale atteggiamento ipocondriaco dei genitori può coinvolgere
direttamente e influenzare negativamente il bambino.
Apprensione, condotte insistenti, continuative e fuori luogo possono
determinare organizzazioni patologiche o veicolare idee deliranti di
tipo ipocondriaco.
La
cosa più pericolosa è che quando sono sotto pressione, spaesati,
senza punti di riferimento, ricorrono più facilmente - per gestire
alcuni tormenti quotidiani - a sostanze “tossiche” perché questi
surrogati sono facili da raggiungere, fanno “dimenticare” in
fretta i disagi esistenziali e, soprattutto, sono scelti perché pare
offrano una forma di benessere e rilassamento perfetto, più veloce
ed immediato, rispetto a certe strategie emotive che richiedono
impegno e “sacrificio”.
Anche l'elemento culturale sembra molto spesso, in alcuni casi,
causare o influenzare la struttura ipocondriaca. Più il disagio fra
i genitori si fa sentire, meno costoro sono disponibili ad ascoltare
il proprio figlio, e meno quest'ultimo sarà in grado di rielaborare
la sua reazione d'angoscia. Allo stesso modo, più il fanciullo è
“piccolo”,
più è carente o sprovvisto completamente di strumenti cognitivi di
elaborazione. Tutto ciò può rendere conto della frequenza e
dell'intensità dei lamenti ipocondriaci nel bambino piccolo e
dell'armonia familiare in quel preciso momento: mal
di pancia, vomito, dolori vari ed imprecisati, cefalea.
L'ambiente in cui vive il fanciullo, l'atmosfera in cui si sviluppa e
assume poi il ruolo di adulto, dovrebbe essere un territorio privo di
stimoli contraddittori, rispettosi per la comprensione realistica e
la buona funzionalità della sua struttura psicosomatica. Molte
cose comunque sono fondamentali per il suo equilibrio e la sua
salute, oltre ad un ambiente privo di stress inutile, sarà
fondamentale una buona attività ginnica e un mangiare sano senza
eccedere nei fanatismi.
Il moto è fondamentale perché, oltre a far funzionare bene i nostri
organi emuntori, brucia i grassi, anche se non tutti. Non distrugge,
per esempio, il colesterolo. Solo la dieta può ridurre il
colesterolo nel circolo sanguigno. Invece il movimento brucia i
trigliceridi, e già questo è importante, perché tali grassi
tendono a far salire il livello degli acidi urici responsabili dei
dolori articolari (gotta).
L'attività ginnica serve anche a mantenersi mentalmente sani, perché
rendendo più efficiente il cuore, migliora la circolazione del
cervello e il suo funzionamento …
si diventa più sicuri, equilibrati emotivamente, più scattanti,
lucidi e brillanti.
Nessun moto, se praticato con una certa regolarità e moderazione, ha
controindicazioni. Il moto rilassa. I muscoli inattivi producono
forti cariche elettriche che tengono svegli. Svolgendo dell'attività
fisica e muovendosi abbastanza, è possibile scaricare questa
elettricità e rilassare l'intera struttura muscolare. Infine,
l'attività muscolare aumenta la sensazione di benessere generale,
assicurando ai muscoli un buon flusso ematico ed un'energia più
regolare. Facendo del moto si fornisce all'organismo una quantità di
glicogeno (amido
immagazzinato nei muscoli e nel tessuto epatico)
doppia del normale. Il glicogeno è la fonte principale di energia, è
la riserva glucidica degli atleti … se
nei muscoli è depositata una buona percentuale di glicogeno non sarà
necessario richiederlo al fegato.
osa
fare.
Le
persone che sviluppano questo singolare quadro clinico presentano una
personalità complessa, una grande varietà di modi di fare, di
opinioni e di paura, e quindi qualsiasi metodica terapeutica deve
essere sempre mirata alla situazione specifica e ai bisogni
individuali; la cosa fondamentale è che non si deve assolutamente
essere indifferenti o distratti alla loro profonda sofferenza.
Lo
specialista dovrebbe presentarsi deciso, sapere come muoversi, mai
arrendevole, essere sempre sensibile, “disponibile” e,
soprattutto, dare ascolto in maniera ragionevole alle loro
preoccupazioni circa le patologie lamentate; guai comunque
assecondarli, cadere nei loro “tranelli” e, soprattutto, essere
molto prudente nel prescrivere esami e trattamenti non solo invasivi,
ma anche dannosi a livello psicosomatico; il lavoro principale, da
svolgere, quindi, sempre con coscienziosità, è quello rivolto ad
evitare il più possibile che il soggetto migri da ambulatorio ad
ambulatorio
… cercare
inutilmente l'opinione dei vari 'saccenti' che, spesso, altro non
fanno che soddisfare il loro profondo narcisismo, buttare benzina sul
fuoco.
Mai
“peregrinare” su internet alla ricerca di fantomatici “santoni”
e malattie bizzarre al fine di formulare una pasticciata
autodiagnosi. Sarà
vantaggioso, invece, evitare la consultazione di molti specialisti
contemporaneamente ma cercare un “solo” professionista (cambiarlo
subito se si percepisce di non essere sulla stessa lunghezza d’onda
… se non ci sono queste condizioni scappare immediatamente!)
con cui sviluppare un solido rapporto di fiducia (transfert positivo)
per progettare, insieme, ciascuno in base alle proprie competenze, un
reale e concreto programma terapeutico.
Non meno importante è concentrarsi sulle proprie sensazioni, i
propri entusiasmi, le cose che interessano davvero e quelle che
spengono le passioni, cancellano completamente la speranza, che non
appartengono più ad un’esistenza felice, rendono i gesti finti,
l’esistenza banale e piena di sofferenze. Anche
se il malessere in questione può avere alla base cause diverse non
va mai dimenticato che certi traumi psichici lo possono alimentare o
intensificare … attenti ai lamenti, fanno male, sono dei veri
vampiri, succhiano energie fisiche e psicologiche, danneggiano
l'autostima, spengono l'umore e bloccano la vita … ti abituano a
percepire la vita a monocolore, a vedere sempre le cose e le
situazioni in bianco o nero!
ccanto
ad un trattamento farmacologico specifico (antidepressivi
e ansiolitici)
attuato sempre con prudenza e da professionisti con una buona
esperienza in questo settore specifico, un qualificato rapporto
psicoterapeutico, anche nei casi più gravi, sarà sempre una mossa
vincente ...
uno dei mezzi più efficaci e risolutivi
Uno strumento che aiuterà ad avere non solo una visione più aperta
dei vari “malanni”
e conoscere meglio il proprio corpo, ma anche la scomparsa di quei
sintomi piuttosto diffusi e fastidiosi in maniera definitiva. Il
soggetto deve imparare a gestire l'angoscia connessa a tale
sofferenza:
imparare
a gestire, a
controllare
i sintomi e non subirli.
Bisogna attivare, con la massima solerzia, un programma educativo,
fisico e interpersonale che possa aiutare l'individuo a ritornare nel
sociale e, soprattutto, ridurre la tendenza a farsi inglobare dalle
preoccupazioni riguardanti la funzionalità del corpo. Lo scopo
principale è quello di far riflettere sulla possibilità, per quanto
remota, che ogni segnale fisico possa essere messo in relazione con
una malattia importante, ma allo stesso tempo contrapporre a questo
pensiero quello più ragionevole e costruttivo che le conclusioni
drammatiche cui si era vincolati sono davvero improbabili. In questo
modo l'ipocondriaco impara ad affrontare e padroneggiare, con un
programma regolare e graduale, il rischio, le tensioni banali, a
muoversi nei momenti no della vita e, quindi, a condurre
un'esistenza più che normale, mettendo a fuoco l'inutilità, anzi la
potenziale pericolosità del suo modo di pensare, che a lungo andare
può compromettere una vita serena e ragionevolmente felice. Non
dobbiamo mai dimenticare che
l’ansia
segnale sempre che qualcosa nella vita non funziona, per farci capire
che è necessario interrompere una finzione, una fastidiosa recita in
cui si è scivolati. Il corpo, in quel frangente, non lascia in pace
perché ha qualcosa di molto importante da comunicare: costringe ad
occuparsi di se stessi, perché c’è qualcosa nel quotidiano che
non si sta vivendo oppure che non ci appartiene.
'
risaputo da tempo che tutti coloro che soffrono a livello emotivo
temono - in
maniera più o meno evidente
- i cambiamenti, sono letteralmente sconvolti da alcune varianti,
modifiche, variazioni improvvise nel quotidiano … non
riescono proprio a scendere dalla giostra quando è in corsa
...
non solo pretendono di essere sempre gli stessi, ma sono terrorizzati
e allarmati al solo pensiero di cambiare il percorso mattutino.
Spesso
si sentono brutti e poco intelligenti, non si fidano né di se
stessi, né degli altri. Sono individui che determinano il valore
delle persone secondo le condizioni visibili della condizione
economica
– sociale,
in termini di status symbols; il valore dell'altro è sempre in
funzione del suo lavoro, del ruolo sociale, di quello che possiede.
Il suo modo di pensare è fortemente controllato e condizionato da
opinioni esterne: usa
gli altri come scudo per non assumersi le sue responsabilità (vedasi
la struttura narcisistica).
Piuttosto
che modificare alcune sue convinzioni, se stesso e le cose in
generale preferisce lamentarsi;
non
solo rimprovera il mondo intero di poca sensibilità nei suoi
confronti, ma di essere, in caso di profonda crisi, disprezzato;
in
questo modo se gli altri mi considerano di scarso rilievo, non
essendo né amato, né apprezzato sono autorizzato, assolutamente
libero di “vomitare” le mie difficoltà e fantasie sugli altri;
i
suoi occhi comunque sono sempre puntati sull'esterno mai all'interno:
chiede ma non dà (amore, rispetto).
La vita, il lavoro, le relazioni sono un sacrificio infinito, una
lotta continua, hanno poco significato. Verso le cose e le persone ha
un profondo senso di gelosia e proprietà: tutte
cose che teme di perdere da un momento all'altro.
I tempi passato e futuro sono i suoi nemici. Dominato dalle
ingiustizie del passato (sensi
di colpa, depressione)
e terrorizzato dal futuro (ansia).
Non è in grado di bloccare i segnali esteriori che provocano ansia
da futurizzazione e da attività nuova, inaspettata … una
vita dominata dalle proprie lamentele.
Si
sente spesso fuori luogo, quasi sempre colpevole, il più delle volte
giudicato, specialmente in famiglia, quando non esiste nessuna
congiura nei suoi confronti, può essere facilmente manipolato per
quel suo brutto vizio di colpevolizzarsi;
non
rimane comunque immobile, risponde, reagisce cercando di far sentire
colpevoli anche gli altri.
Si aggrappa alla gente, reprimendo il suo bisogno di indipendenza,
perché la sua identità dipende da loro. Condanna ogni cosa, tutti,
la società perché, a suo dire, sono colpevoli della sua infelicità,
gli altri sono sempre colpevoli; non
interessano consigli o soluzioni ai problemi perché si tira fuori
dalle responsabilità condannando il mondo intero … è chi sta
intorno che sbaglia!
Orientato continuamente ai confronti, controlla ininterrottamente ciò
che fanno gli altri per stabilire a quale livello si pone la sua
vita; esce
dal “balcone”, come dicono i suoi amici, quando gli altri
appaiono superiori a lui;
può arrivare a deridere o denigrare le realizzazioni altrui per far
sembrare migliori le sue, fino alla bugia, all'inganno o alla frode.
Avendo
continuamente timore di sbagliare, evita tutte quelle attività in
cui è inesperto;
è
incapace di imparare dagli errori fatti;
spesso
è portato a negare o, meglio, a nascondere gli errori commessi, ma è
sempre pronto a deridere o prendere in giro gli altri quando
sbagliano.
Il
suo stato d'animo è incandescente, sempre su di giri, perennemente
agitato perché alla fine della corsa cerca sempre di fingere di
essere ciò che non è ... cosa più drammatica per lui e gli altri,
è che non sa ammettere i suoi errori;
sa
invece come gestire ogni situazione difficili: alzare barricate e
scusanti puerili … diventare anche disonesto.
E'
un grande pianificatore con idee rigide e ristrette, ossessionato nel
catalogare o schedare ogni cosa, e se non riesce a seguire la
“scaletta” ben ponderata s'arrabbia, diventa intollerante e
stizzoso … una vita esageratamente controllata a detrimento della
spontaneità;
non conosce l'A, B, C del divertimento, del gioco e del piacere …
non riesce a godere appieno delle vacanze, delle piccole cose che la
vita, senza chiedere nulla in cambio, regala abbondantemente momenti
bellissimi; ossessionato dal denaro anche se ne ha abbastanza: un
grande spilorcio (vedasi il malato immaginario)… il suo obiettivo è
quello di arricchirsi, accetterebbe ogni compromesso, qualsiasi cosa
per maneggiare sacchi di denaro come Paperon De' Paperoni.
E' sempre una comparsa mai un primo attore, un seguace mai un capo.
ATTENZIONE,
però, non è un personaggio cattivo o squallido è solo
“programmato” in questo modo: bisogna aiutarlo!
uando
si è completamente stravolti dall’ondata di pensieri e dalle
fantasie considerate inaccettabili, il mondo emozionale prende il
sopravvento. Lo scopo principale dell’intervento è proprio quello
di far “volare”
altrove i pensieri automatici: ridurli
e renderli meno dannosi per l’unità psicosomatica.
Le metodiche terapeutiche attivate puntano l’attenzione a
ristrutturare il processo mentale (scardinare
quel loop)
e insegnano a gestire la paura scatenata da sintomi specifici.
L’addestramento al rilassamento, in ogni caso, è fondamentale per
controllare lo stato fisico e mentale … ritrovare
la calma interiore significa gestire e restare tranquilli anche nei
momenti difficili.
Con la pratica e la continuità è possibile padroneggiare in maniera
più sana la paura e i pensieri negativi … rompere
la monotonia della vita, certi vissuti piuttosto insulsi,
allontanarsi dall'auto - controllo.
In realtà, il trattamento purtroppo, non sempre facile da
realizzare, sarà rivolto a mettere a fuoco tutti i pensieri
devastanti in modo tale da controllarli e, quindi, restare lucidi,
trasformando l’energia “mostruosa”
in un qualcosa di più costruttivo (i
vampiri della mente sottraggono solo e sempre energia vitale!).
L’efficacia, comunque, dell’intervento dipende sempre
dall’attenzione e dalla “convinzione”
con
cui si mettono in atto le varie strategie terapeutiche proposte.
Alcune
strategie, di seguito indicate, potrebbero risultare paradossali o
superficiali, magari troppo morbide per questo singolare quadro
clinico: sconfiggere
questo mostro che è l’ansia.
e l’ansia è una grandiosa opportunità per “svegliarsi”
- ascoltare
i veri desideri e guardare se stessi con un’attenzione diversa e
sincera -
può diventare una preziosa e importante compagna di viaggio. Può
essere “trattata”
solo se si sa come accoglierla. Non serve usare maniere forti,
bisogna con morbidezza tenerle testa, interpretando ciò che vuol
dire con la sua singolare inquietudine:
una
grande occasione per riprendere in mano la propria vita.
Quando
lo stato ansioso si scatena, il sistema nervoso centrale richiede una
compensazione biochimica immediata ovvero - oltre
all'atteggiamento adeguato
- una corretta alimentazione: i
cibi giusti possono controllare lo stato ansioso e ridurre la crisi.
Con un buon rilassamento, inoltre, il batticuore ritrova piano piano
il suo ritmo giusto. Un auto massaggio psicosomatico ben fatto può
eliminare tensioni, contratture, nervosismo e insonnia. Il “soffio
della vita”, cioè un volume polmonare adeguato, può tenere sotto
controllo i cambiamenti fisiologici prodotti dall’ansia
… la calma interiore è la via principale del benessere!
n
queste circostanze non serve l’uso della forza: più si cerca di
allontanare tale fenomeno più invece si allarga. Tutta
l’energia che non si riesce ad esprimere e che scava dentro bisogna
sbloccarla, svilupparla e trasformarla. Ricorda,
uscire da questa confusione, con le mosse giuste è possibile.
Con l’aiuto di uno specialista si attueranno metodiche terapeutiche
che aiuteranno ad uscire dalla spirale di questi “idoli”
(tarli
mentali)
che, purtroppo, non conoscendo le regole della resa, non arretrano
mai.
Sappiamo anche da tempo che lo stato di allarme ansiogeno “strozza”,
toglie il respiro, non passa mai inosservato, viene prepotentemente
preso in consegna ed elaborato dal corpo: diventa
portavoce delle emozioni ancor prima della coscienza, un segnale, un
codice preciso che deve essere letto e interpretato:
essuto muscolare.
Paralisi, rigidità e tremori sono all’ordine
del giorno. Lo stato di tensione crea un diffuso stato di contrazione
muscolare (cervicale, debolezza, formicolio,
torpore); etto. Una costrizione in questa zona non solo impedisce una normale attività respiratoria e determina un senso di soffocamento, ma va diritta al cuore, si manifesta a livello cardiaco … spesso sono scambiati per infarto (dolore, aritmia, tachicardia, palpitazioni);
ntestino e apparato urinario.
Questi apparati sono i primi inequivocabili ricettori emotivi
(nausea, gastrite, colite, urinare spesso).
Sei
ansioso, ecco le sostanze e i nutrienti “speciali”
che possono contrastare tale stato: mandorle,
noccioline e spinaci
(alto
contenuto di magnesio che oltre a favorire un buon SONNO allevia
irritabilità e toglie stanchezza);
Vit.
del gruppo B e D:
soia,
tacchino, petto di pollo, lenticchie
- ferro
-,
cereali
- zinco
- uva
e broccoli
- cromo
- (ferro,
zinco
e
cromo
migliorano l’umore e regolano le emozioni) …
e, senza esagerare, frutta di stagione per ripulire il cervello
(frutti
di bosco per cali di memoria)
… l’assunzione, poi, di salmone
fresco
abbassa l’ansia e ostacola la depressione … se vuoi gestire o
vincere l'ansia togli dal “piatto” fritti,
grassi e tutti i dolci.
L'ipocondria
- proprio
perché compromette la qualità della vita e può evolvere verso
quadri clinici più seri
- non deve mai essere affrontata alla leggera. Se il disturbo non
viene riconosciuto in tempo, valutata la sua gravità con
tempestività e trattata correttamente può protrarsi in maniera
invalidante per lunghi periodi, acutizzandosi poi nei momenti in cui
l’individuo è sottoposto a maggiore stress: il
soggetto diserta il lavoro, annulla completamente ogni attività
sociale e si isola dagli altri.
Chiudersi in se stessi è il pericolo maggiore per chi soffre di tale
quadro clinico. Le persone affette da sintomi connessi alla
condizione ansiogena o da un vero e proprio disturbo d’ansia
traggono notevole beneficio da tutte quelle metodiche terapeutiche
che aiutano a rilassarsi, le portano ad esprimere le proprie
sensazioni (scaricare
tutte quelle sostanze chimiche accumulate nell’esperienza
ansiogena)
ed insegnano delle tecniche pratiche, immediatamente utilizzabili,
con cui reagire a questa condizione, spesso, debilitante. Attraverso
tali esperienze terapeutiche si liberano dal peso di questo continuo
e pressante malessere. La spiegazione dei meccanismi fisiologici
coinvolti nella manifestazione ansiogena è sempre fondamentale, non
solo a livello di rassicurazione, per eliminare quelle “convinzioni”
che causano apprensione e preoccupazione, ma anche nella gestione
della sintomatologia in atto. E’
possibile, infatti, con le opportune informazioni e il giusto
allenamento imparare ad alleviare e controllare i sintomi che creano
questa profonda sofferenza esistenziale che schiaccia la mente e
agita il corpo.
RICORDA,
la rigidità mentale, la mente a senso unico, i pregiudizi popolari,
un ordine cerebrale eccessivo, ossessivo - compulsivo, un adeguarsi
eccessivamente agli altri, un ruolo fisso esasperato, sono tutte
modalità reattive che costringono a recitare una parte, un ruolo
innaturale, ad assumersi inutili sacrifici, a relegare in un piccolo
angolo gli aspetti più gioiosi della vita (passione,
gioia, amore),
sono come dei boomerang, sono copioni che sul momento possano
rassicurare ma primo o poi tornano indietro con tutti gli interessi,
con disagi invalidanti e complesse forme di somatizzazioni - che
inquinando il cervello, appiattiscono la vita, tengono al palo e
fanno ammalare - come il panico, la depressione, la colite, la
gastrite, la cefalea e l’ulcera.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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