ADOLESCENZA
… un
periodo 'difficile'
on
è una fase “difficile“ ma un’evoluzione importante, un
mutamento, una trasformazione naturale piena di forza creativa …
assunzione di un proprio ruolo sessuale, di una propria identità' …
costruzione di un pensiero autonomo spesso davvero originale.
emplificando
parecchio è il periodo della vita che separa l'infanzia dall'età
adulta. I suoi limiti variano a seconda del sesso, dell'ambiente
fisico, della razza, dell'ambiente sociale (in media dai 12 ai 18
anni nella donna, dai 14 ai 20 nell'uomo). Ciò che principalmente
caratterizza questo periodo evolutivo è un repentino cambiamento
biologico, che all'inizio ha come effetto uno squilibrio delle
funzioni sia fisiche sia psichiche, un'accelerazione
dell'accrescimento, lo sviluppo degli organi genitali e dei caratteri
sessuali secondari. L'adolescenza in generale succede, per alcuni, a
un periodo di calma e di candore, in cui l'istinto sessuale non si è
ancora svegliato, i conflitti della prima infanzia sono del tutto in
sordina … “dimenticati”, pronti però a farsi sentire.
L'adolescente è in preda ad una specie di effervescenza affettiva di
cui non riesce a comprendere né la causa né il fine. Comincia a
porsi delle domande, a prendere coscienza della propria
individualità. La scoperta di nuove sensazioni si accompagna alla
presa di coscienza del mondo esterno come distinto da se stesso.
Alcuni adolescenti si abbandonano al narcisismo, alla contemplazione
di se stessi, alla solitudine. Ma normalmente a questa età si
allarga il cerchio della vita sociale, andando oltre la sfera
familiare. L'adolescente, pertanto, va alla ricerca degli altri che
lo aiuteranno a capire se stesso ed a formarsi. E' il periodo in cui
ognuno cerca un modello da identificarsi (eroe, campione) o si
riunisce in piccoli gruppi … gang, bande più o meno violente!!! …
infatti, questa ricchezza affettiva, questo entusiasmo possono essere
indirizzati a scopi discutibili … non sempre leciti. La generosità
dell'adolescente è senza pari: per lui tutto è buono, purché
naturalmente possa esprimersi, trovare il modo di espandere la
proprio personalità. Ha bisogno di novità e immediatamente aderisce
a tutto ciò che gli viene proposto (alcuni la chiamano “Crisi di
originalità giovanile”). L'adolescente si oppone ai genitori, alle
idee ricevute, e spesso sostituisce al vecchio un nuovo conformismo.
In realtà, egli è alla ricerca di valori propri, cerca di
interiorizzare le regole morali. E' l'età in cui si sviluppa il
senso estetico, il misticismo. L'adolescente diventa anche una
persona che “ragiona”. L'intelligenza astratta è ormai al
termine della sua formazione, anche se il giudizio è ancora
sommario; non ha il senso del relativo, assume delle posizioni
arbitrarie, del tutto esagerate. Soggetto a cambiamenti improvvisi,
alle contraddizioni, l'adolescente è impulsivo, ipersensibile. Il
suo comportamento è contrastante, spesso inesplicabile, se non si
tiene conto delle trasformazioni profonde che sono alla base. Gli
impulsi sessuali ai quali è soggetto creano in lui un dinamismo
nuovo, il cui senso però tende a sfuggirgli di “mano”. Suoi
obiettivi sono alla ricerca di un partner di sesso diverso e la
conquista della propria autonomia. Ma l'amore non sempre ha un suo
corso naturale. Per motivi che possono risalire ad un meccanismo
chiamato “Complesso di Edipo” spesso assistiamo a una
dissociazione tra l'amicizia, l'amore sentimentale da una parte, e il
desiderio sessuale dell'altra.

omplesso
di Edipo: il complesso di Edipo o fase edipica definisce un
momento fondamentale dell'esistenza infantile, caratterizzato da una
tenerezza violenta per la madre e da una affettività ambivalente per
il padre. In questa fase ci si interroga sui sentimenti che hanno
agitato il bambino, soprattutto una forte aggressività verso il
padre. Lo studio delle nevrosi permette di descrivere la formazione
di questo complesso, diversa ovviamente a seconda del sesso, ma non
quanto alla struttura. All'inizio, il primo oggetto d'amore d'ogni
bambino è la madre. Pur amando il padre, arriva ad augurarne la
morte, per eliminarlo come rivale. Questo mescolarsi d'odio e amore è
chiamato da Freud ambivalenza. Ma il bambino “impotente” sia a
livello fisico sia a livello psichico teme che i suoi auguri di morte
siano condivisi dal padre. Questa paura si manifesta sotto forma
dell'angoscia di castrazione. Il bambino rinuncia allora alla madre
come primo oggetto di desiderio. Nella bambina il complesso di
castrazione non segna la fine del complesso di Edipo, ma il suo
inizio. Quando scopre la differenza dei sessi, ne prova un profondo
“torto”, e ne incolpa la madre. Quest'odio verso la madre la
spinge verso il padre. Il desiderio di avere un pene si trasforma in
desiderio di avere un figlio dal padre. Quando rinuncia a questo
desiderio accede alla sessualità adulta (fase genitale). Ma può
accadere che il bambino non rinunci mai alla madre come primo oggetto
di desiderio. La fissazione alla madre può portare all'omosessualità
o alla nevrosi ossessiva. La fissazione della bambina al padre può
portare ad una generale colpevolizzazione della sessualità sotto
forma di isteria o frigidità.”””


'adolescenza
ha compiuto il suo ciclo quando il soggetto ha conquistato una
posizione sociale, professionale, e quando la vita sentimentale ha
ormai raggiunto un suo equilibrio, liberatasi di qualsiasi sentimento
di colpa. Si può affermare che alcuni adulti continuano ad essere
adolescenti – anche se lo sviluppo biologico è da tempo già
raggiunto – quando le condizioni di stabilizzazione non sono state
realizzate in maniera soddisfacente.
orniamo
comunque a noi, al senso di questo “progetto” culturale. Esistono
intere biblioteche di libri sull’adolescenza; e quasi tutti
trattano l’argomento come se questa fase evolutiva fosse
caratterizzata da una profonda crisi che potrebbe stravolgere
completamente il carattere del giovane. Ci sono molti pericoli
nell’adolescenza, ma non è vero che essa può modificare ex novo
il carattere: essa
mette il fanciullo che cresce di fronte a nuove dinamiche,
situazioni, sfide e a nuove prove. Egli
sente che si sta avvicinando un momento cruciale della vita e possono
rivelarsi, nel suo stile di vita, errori che fino ad allora erano
passati inosservati: erano già presenti e un occhio esperto avrebbe
potuto vederli da sempre. Ora, però, aumentano di importanza e non
possono essere ignorati. Per quasi tutti i fanciulli, l’adolescenza
significa soprattutto una cosa: dimostrare
che non si è più “piccoli”.
L’adolescenza, comunque, è un periodo complicato da definire.
Assume significati differenti a seconda dei fanciulli: acne
e disperato tentativo di acquisire una coscienza di sé da una parte
o droga, violenza e sesso dall’altra.
In termini di tempo è quel periodo tra l’infanzia e l’età
adulta, ma quando terminiamo di essere fanciulli e diventiamo adulti?


' difficile definirlo esattamente, ma grosso modo l’adolescenza
copre quel periodo di tempo, quei sei frenetici anni, tra i
quattordici e i venti. Esiste una adolescenza biologica, ovvero quel
periodo in cui emergono le caratteristiche sessuali secondarie. Nelle
ragazze questa fase coincide con il menarca (11 – 12 anni). Nei
ragazzi il cambiamento della voce e la crescita della barba si
collocano intorno ai 14 anni. Come la prima infanzia, l’adolescenza
è un periodo di rapide trasformazioni biologiche, combinate a nuove
richieste e aspettative ambientali. Per quei fanciulli che già
presentano disturbi del comportamento, le nuove richieste
dell’adolescenza possono aggravare le tensioni in cui si dibattono,
esacerbando le difficoltà. Anche altri, che da bambini avevano
raggiunto un adattamento fragile e precario, possono essere
sopraffatti dai grossi cambiamenti che sopravvengono con
l’adolescenza e sviluppare allora turbe del comportamento. Ma ci
sono anche quelli che hanno avuto un’infanzia relativamente “sana”,
senza tanti scossoni, e hanno maturato un saldo senso di autostima e
di fiducia in se stessi; per
questi fanciulli l’adolescenza può essere veramente un periodo
stimolante, di arricchimento e di crescita psicologica.
Tradizionalmente,
nella letteratura scientifica e non, questa fase evolutiva è vista
come un periodo di grande agitazione e tumulto emotivo, suscitati dai
rapidi cambiamenti fisici, dall’insorgere della sessualità, da
richieste di maggior responsabilità nell’ambito familiare,
combinate con una più accentuata identificazione con i coetanei nel
mondo esterno. L’adolescenza psicologica, invece, è quel periodo
in cui il fanciullo in crescita sta imparando a rinunciare alla
dipendenza protetta dell’infanzia per avviarsi all’indipendenza e
alle responsabilità della vita adulta. Uno degli aspetti decisamente
più complicati di questo periodo è l’incredibile altalena tra un
umore e l’altro e i turbamenti emotivi che l’accompagnano.


gni
cosa che i genitori fanno evoca, il più delle volte (se non sempre),
una ribellione ... una reazione ostile. Questo comportamento non può
essere definito altrimenti come modalità reattiva imprevedibile. E’
un periodo evolutivo in cui il fanciullo sta tentando di crearsi una
identità personale. Da bambini prendiamo la nostra identità dai
genitori. In realtà, essi ci dicono chi siamo, dicendoci a chi
apparteniamo, e dicendoci cosa si aspettano che diventeremo
crescendo. Questa identità, per ovvie ragioni, ci viene imposta
dall’ambiente in cui siamo inseriti: un’identità
esterna che “funziona” finché siamo in una posizione dipendente.
Ma, man mano che cresciamo e ci distacchiamo dalle nostre “radici”
possiamo scoprire che le nostre aspirazioni sono in conflitto con le
aspettative dei nostri genitori. Questo è il motivo per cui uno dei
più comuni disagi emotivi dell’adolescenza viene chiamato “crisi
di identità”.
E’ un periodo di intensa preoccupazione, incentrata sul rapporto
tra sé e gli altri intorno a lui. L’adolescente, anche se non ha
un ruolo sociale ben definito, è molto importante in termini
economici per la società. Esiste, infatti, un preciso gruppo di
consumatori adolescenti. E’ bene sottolinearlo che la quantità di
denaro di cui dispongono i giovanissimi, al di là delle attuali
previsioni catastrofiche, è aumentato in proporzione molto più
rispetto agli adulti e questo, ovviamente, è stato sfruttato senza
scrupoli a livello commerciale (scooter,
computer, tablet, CD, cosmetici, riviste, alcol, discoteca). Gli
adolescenti, inoltre, hanno specifici bisogni emotivi alla stessa
stregua di quelli fisici, e la consapevolezza di questo rende
comprensibile il loro comportamento altrimenti inspiegabile. Quelli
che seguono sono alcuni di questi bisogni.

l
bisogno di avere delle “fondamenta” sicure da cui avviarsi alla
maturazione.
In
termini emotivi questo significa innanzitutto un’esplicita
assicurazione di affetto, di essere apprezzati ed accettati come
singoli individui unici ed irripetibili
(e non quello si vorrebbe
fossero). Secondariamente il giovane ha bisogno di sentire che c’è
un futuro, e ancor più che, in questo periodo storico difficile, c’è
un posto per lui.
l
bisogno di limiti.
I
limiti implicano una struttura di contenimento, un quadro di
riferimento entro cui l’adolescente può elaborare un’identità
per sé. Deve esserci equilibrio, lealtà e comunicazione coerente.
Se non ci sono limiti le norme non possono essere definite, e se non
ci sono norme si corre continuamente il rischio di ledere l’autorità
costituita.
l
bisogno di libertà entro questi limiti.
I
limiti definiscono gli estremi di azione e reazione. Entro questi
limiti l’adolescente sente di dover avere libertà di scegliere da
solo mentre esplora l’area delimitata e mentre fa le sue esperienze
in modo autonomo. Non vuole accettare, per la sua “costituzione”,
la verità come un dogma di autorità, vuole scoprirla da solo.
Questo richiede pazienza e soprattutto malleabilità da parte di
coloro che cercano strutturare i limiti.

l
bisogno di contenere l’angoscia di base.
Alcuni
studiosi parlano di “angoscia
esistenziale”,
e con questo intendono l’angoscia che deriva dal non essere certi
di se stessi e della propria posizione rispetto agli altri.
L’adolescente si interroga continuamente sulla propria posizione
nella società, sull’adeguatezza delle sue funzioni sessuali, sulla
sua accettabilità tra i coetanei, se debba trovare un compromesso
con le idee dei suoi genitori o se debba senz’altro rifiutarle. Si
chiede chi è, perché esiste, e la sua mente è occupata in problemi
di essere e non essere, e sul significato dell’essere. Questo è il
motivo per cui tanti ragazzi passano attraverso una fase religiosa o
si interessano alla meditazione e al misticismo. L’alternanza di
euforia e depressione frutto di questa ricerca (libertà, autonomia,
identità) è in gran parte responsabile della volubilità di umore
di molti adolescenti.

l
bisogno di far fronte alle crisi di fiducia.
In
vari momenti del suo processo evolutivo l’adolescente perde fiducia
in se stesso come persona in relazione a se stesso o come persona in
rapporto ad altre persone. Ciò significa che cerca una
rassicurazione ma allo stesso tempo si comporta in modo da rendere
questa rassicurazione difficile.
l
bisogno di raggiungere degli obiettivi.
L’adolescente
tende all’indipendenza, a un’emancipazione nel vero senso della
parola. Tenta di sviluppare controlli interni piuttosto che affidarsi
al controllo imposto dall’esterno. Impara a scegliere cosa fare e
cosa non fare, secondo la sua volontà. E’ in cerca di identità,
specialmente nel ruolo sessuale e nella scelta professionale.


rbene,
se teniamo a mente questi bisogni emotivi alcuni degli aspetti
disturbanti del comportamento adolescenziale divengono meno
intricati, e cominciano a emergere alcuni possibili modi di aiutare i
ragazzi. Gli
umori imprevedibili, che oscillano da un estremo all’altro, hanno
origine ovviamente da un angoscia di base e, soprattutto,
dall'incertezza, dall’indecisione. L’intero
organismo è in uno stato di squilibrio, e i meccanismi psicologici
interni di controllo non sono ancora sviluppati e perfezionati. Gli
adulti tendono a rispondere alla loro instabilità di umore con
l’ostilità e il rifiuto, e queste reazioni fungono da scontro, da
un feedback complicato e rendono peggiore lo stato d’animo del
ragazzo. Molte risposte dell’adulto hanno solo l’effetto di
rinforzare il senso di inadeguatezza. Riunirsi insieme in vari gruppi
non costituisce solo una forma di protezione ma anche una forma di
auto identificazione. “So chi sono perché appartengo al gruppo che
guarda il telefilm “The
O.C.’, segue una ‘Mamma per amica’, ascolta quella band
musicale”.
Molte culture crescono su questa tendenza a riunirsi per sfogare le
emozioni e gli atteggiamenti reciprocamente sentiti. Quando soggetti
instabili, insicuri, si riuniscono in combriccola, emozioni più
primitive vengono combinate ed espresse dando luogo ad atti
antisociali e di violenza (si vedano ad esempio episodi di violenza
in vari stadi italiani ed esteri). Inoltre, la moda
nell’abbigliamento, lo stile delle pettinature e del linguaggio
sono tutte dimostrazioni di appartenenza ad un gruppo chiuso che
contesta tutti gli altri gruppi esterni. In breve, diventano una
specie di uniforme comune attraverso cui identificarsi, comunicare
reciprocamente e contestare “gli altri”, i grandi sconosciuti e
rivali. Abbiamo visto come la nozione di adolescenza risponda ad un
giudizio dato dagli altri e, nello stesso tempo, corrisponda ad
alcune modificazioni biologiche e cambiamenti della personalità del
soggetto. E’
l’adolescenza, quindi, un periodo nel corso del quale accade
qualcosa?
E’
veramente un periodo di sviluppo complicato?
E’
una crisi nella storia dell’individuo?
A volte, l’adolescenza è un po’ considerata paradossalmente come
malattia; si dice spesso “bisogna far passare la giovinezza” come
se si parlasse di qualche malattia infettiva. Ma si parla più spesso
di crisi dell’adolescenza, riferendosi con questa nozione di crisi
ad una fase particolare dello sviluppo della personalità o di un
particolare momento psicosociale. Ma
quali sono veramente questi pericoli dell’adolescenza?
Per quasi tutti i ragazzi, l’adolescenza significa soprattutto una
sola cosa: dimostrare
che non si è autonomi, non più dipendenti ... non si è più
“bambini”.
Potremmo forse convincerli che per noi questo è un fatto scontato;
se lo facessimo, la situazione perderebbe molto della sua tensione.
Ma se il ragazzo ha la sensazione che deve dimostrarlo, è abbastanza
naturale che cerchi di mettere esageratamente in evidenza con una
certa forza questo fatto. Moltissime manifestazioni dell’adolescenza
sono il risultato del desiderio di mostrare indipendenza, parità con
gli adulti e virilità o femminilità. La direzione data a queste
espressioni dipenderà dal significato che il ragazzo ha attribuito
al fatto di essere “adulto”. Se essere “adulto” per lui
significa essere libero da controlli, il ragazzo lotterà con tutte
le sue forze contro queste restrizione. Molti di loro in questo
periodo cominciano a fumare, a bestemmiare e stare fuori fino a tardi
la sera. Alcuni rivelano un’ostilità inaspettata verso i propri
genitori, e i genitori rimangono esterrefatti nel vedere che un
ragazzo così, fino ad allora, obbediente possa essere diventato
improvvisamente così infastidito per ogni cosa. Ma non si è
verificato un reale cambiamento di atteggiamento, perché il ragazzo
apparentemente obbediente era sempre stato ostile verso i genitori,
ma è soltanto adesso, quando ha più libertà e più forza, che si
sente in grado di proclamare il proprio disappunto. Nella maggior
parte dei casi, durante l’adolescenza ai figli viene data una
maggiore libertà e una maggiore indipendenza. I genitori sentono, in
base ovviamente al proprio vissuto, di non avere più il diritto di
sorvegliarli e proteggerli di continuo. Se però i genitori tentano
di proseguire la loro sorveglianza, i ragazzi faranno sforzi ancora
maggiori per sfuggire ai “controlli”, più i genitori cercano di
confermare loro che sono ancora bambini, più essi lotteranno per
dimostrare l’opposto. Da questa lotta, per ovvie ragioni, si
sviluppa un atteggiamento antagonistico, e abbiamo così il quadro
tipico del “negativismo
dell’adolescente”.
In questa fase tutti gli organi del corpo crescono e si sviluppano, e
a volte il coordinamento delle funzioni non si realizza facilmente. I
ragazzi crescono di statura, le mani e i piedi diventano più grandi,
e forse sono meno attivi e meno abili. Debbono riuscire a governare
questo coordinamento; ma se durante tale processo vengono criticati e
derisi, arriveranno a credere di essere goffi e bizzarri.
nche le
ghiandole endocrine contribuiscono allo sviluppo del ragazzo,
accrescendo le loro funzioni. Si badi bene che non si tratta di un
cambiamento esclusivo e completo, perché le ghiandole endocrine
erano attive persino nel periodo prenatale, ma ora le loro secrezioni
sono maggiori, e i caratteri sessuali secondari diventano più
evidenti. A un ragazzo comincerà a crescere la barba, e la sua voce
cambierà la figura della ragazza si arrotonderà e diventare
femminile in modo più evidente. Anche questi sono fatti che un
adolescente può fraintendere ed essere fonte di sofferenza. Tutti i
pericoli dell’adolescenza provengono dalla mancanza di un’adeguata
preparazione e di un adeguato corredo di fronte ai tre problemi della
vita. Se i ragazzi hanno paura dell’avvenire, è abbastanza
naturale che cerchino di affrontarlo con metodi che richiedono il
minimo sforzo. Queste strade facili, però, sono inutili. Più a un
ragazzo di questo genere si rivolgono ordini, esortazioni e critiche,
più forte diviene la sua impressione di trovarsi di fronte a un
abisso. Più noi lo spingiamo avanti, più lui cerca di tirarsi
indietro. A meno che non riusciamo ad incoraggiarlo (elogiarlo), ogni
sforzo per aiutarlo sarà un errore e lo danneggerà ulteriormente.
Finché è così pessimista e spaventato, non possiamo aspettarci che
abbia la sensazione di potersi permettere degli sforzi supplementari.
Un gran numero di adolescenti “sconfitti” proviene dalle file dei
bambini “viziati”; ed è facile comprendere come l’avvicinarsi
delle responsabilità da adulto crei una tensione particolare per dei
bambini che sono stati abituati ad avere tutto a portata di mano ...
“scodellato” dai genitori. Essi vogliono ancora mantenere quei
“privilegi”, ma diventando più grandi scoprono di non essere più
al centro dell’attenzione, e rimproverano la vita per averli
ingannati e respinti. Sono stati allevati in un’atmosfera
artificialmente calda e, ora, l’aria esterna sembra loro fastidiosa,
dolorosamente fredda. E’ in questa fase dello sviluppo che noi
scopriamo capovolgimenti evidenti della tendenza a progredire:
ragazzi
da cui ci si aspettava di più cominciano a fallire negli studi o nel
lavoro, mentre quelli che prima sembravano meno dotati cominciano a
superarli e a rivelare capacità insospettate.
on c’è contraddizione con la loro storia precedente, adesso
comincia forse a sentire il timore di deludere le aspettative di cui
era stato sovraccaricato. Fino a che veniva aiutato e apprezzato,
poteva andare avanti; ma quando arriva il momento di fare degli
sforzi indipendenti, gli manca il coraggio e si ritrae. I bambini che
si sono precedentemente sentiti poco stimati e trascurati, ora che
instaurano rapporti più ampi con i loro compagni, concepiscono forse
la speranza di poter essere apprezzati, e molti sono totalmente
“infatuati” da questo ardente desiderio di apprezzamento. Se è
già abbastanza pericoloso che un ragazzo vada soltanto in cerca di
lodi, lo è molto di più per le femmine che hanno spesso, perché
troppo protette, anche minore fiducia in se stesse, e vedono
nell’apprezzamento degli altri l’unico modo per provare il loro
valore. Ragazze di questo genere diventano facilmente preda di uomini
che sanno come lusingarle. Sia i ragazzi che le ragazze spesso
nell’adolescenza sopravvalutano ed esagerano le relazioni sessuali:
vogliono provare che sono diventati grandi, ed esagerano (questo
concetto non deve essere interpretata in senso moralistico, ma bensì
come attività di compensazione: ossessiva compulsiva).Se
una ragazza, per esempio, è in conflitto con la madre e ritiene
sempre di essere repressa, spesso, può, in segno di protesta, avere
un’attività sessuale con tutti gli uomini che incontra (si
sono sentite in una situazione di inferiorità, e possono concepire
soltanto un modo per raggiungere una situazione sicura e di
equilibrio). Molte
ragazze che hanno vissuto nella “bambagia” non riescono ad
adattarsi al loro ruolo femminile. Poiché nella nostra cultura,
anche se ha fatto passi da gigante, si ha sempre l’impressione che
gli uomini, in qualche modo, siano superiori alle donne, esse
disdegnano l’idea di essere donne, e rivelano quella che molti
studiosi chiamano “la protesta virile”.
a protesta virile si può
esprimere con molti e svariati tipi di comportamento. Ci sono ragazze
che si limitano a disprezzare e a evitare gli uomini; altre a cui gli
uomini piacciono, ma che con loro si trovano a disagio e non riescono
a parlare. Queste ragazze, generalmente, si sentono a disagio di
fronte ai problemi sessuali, e spesso sostengono di essere impazienti
di sposarsi solo quando sono più avanti con l’età, ma poi non
fanno niente per stabilire rapporti con membri dell’altro sesso né
instaurano amicizie con essi. A volte noi troviamo che il disprezzo
del ruolo femminile viene espresso e messo in risalto più
intensamente negli anni dell’adolescenza. Le ragazze si comportano
sempre più da maschi e vogliono imitare i ragazzi (sarà
più facile per loro imitarne i vizi). Non
solo le ragazze però soffrono di “protesta virile”, ma anche
tutti i ragazzi che sopravvalutano l’importanza di essere maschi
considerano la virilità come un ideale, e dubitano di essere
abbastanza forti da raggiungerlo. Così l’importanza data, nella
nostra cultura, alla virilità, può creare difficoltà sia ai maschi
che alle femmine, specialmente se non sono del tutto convinti del
proprio ruolo sessuale. Concludendo, possiamo dire che esiste una
superstiziosa credenza, quasi universale, che considera l’adolescenza
come un periodo molto speciale e particolare. Generalmente ai vari
periodi dello sviluppo umano viene dato un significato estremamente
particolare, e li si considera come se provocassero dei cambiamenti
totali. Questo, ad esempio, è l’atteggiamento di molte persone nei
confronti della menopausa. Ma queste fasi non sono “cambiamenti”;
sono solo la prosecuzione della vita, e i loro fenomeni non hanno
un’importanza critica. Ciò che conta è quello che l’individuo
si aspetta in tale fase, il significato che le dà, e il modo in cui
è stato preparato ad affrontarla. Spesso la gente all’apparire
dell’adolescenza si allarma, e si comporta come se avesse visto un
fantasma. Ma se noi comprendiamo questa condizione nel modo giusto,
vedremo che i ragazzi non sono affatto colpiti dal “vortice”
dell’adolescenza, tranne che per il fatto che le condizioni sociali
richiedono che si modifichi il loro stile di vita. Spesso, però,
essi credono che l’adolescenza rappresenti la fine di tutto: tutto
il loro merito e il loro valore è perduto.
Non hanno più alcun diritto di cooperare e di contribuire: nessuno
ha più bisogno di loro.
E’ da sentimenti del genere che si sviluppano tutte le difficoltà
dell’adolescenza. Se il bambino è stato abituato a sentirsi membro
uguale della società e a comprendere che il suo compito è quello di
contribuire, e specialmente se è stato “allenato” a considerare
i membri dell’altro sesso come compagni e uguali, l’adolescenza
gli offrirà soltanto l’occasione per dare l’avvio alla propria
soluzione creativa e indipendente dei problemi della vita adulta. Se
si sente a un livello inferiore agli altri, se soffre di una visione
errata della propria situazione, nell’adolescente si renderà
evidente che egli non è adeguatamente preparato alla libertà. Se ci
sarà sempre presente qualcuno per costringerlo a fare quello che è
necessario, potrà farlo; ma se è lasciato a se stesso, sarà timido
ed esitante e fallirà. Un ragazzo del genere sarebbe adatto per la
schiavitù, ma nella libertà è perduto.

osa
fare quando l’adolescente… disubbidisce.
Non
è possibile allevare un fanciullo senza che vi siano “crisi
evolutive”, collere e capricci, ad ogni tappa della sua evoluzione,
come abbiamo visto, egli attraversa momenti più o meno difficili di
opposizione. In tal caso, è necessario richiamarlo all’ordine
senza però drammatizzare. E soprattutto non bisogna mostrarsi
vittime dei bruschi mutamenti di comportamento del fanciullo. Deve
sentire che il suo comportamento può essere rivolto a proprio favore
o a proprio sfavore, e non a favore dei genitori. I motivi di questo
comportamento, continuo e deliberato, sono sicuramente diversi. Forse
si hanno pretese eccessive per la sua età. E’ sempre meglio
proporre poche regole di comportamento (facilmente realizzabili
all’inizio) che deve assolutamente rispettare, piuttosto che
manifestare inflessibilità su ogni aspetto della vita quotidiana. A
volte, invece, disubbidisce volontariamente per affermare la propria
autonomia ed individualità. Il linguaggio con cui vengono impartite
le regole deve essere semplice e, soprattutto, alla portata
dell’adolescente: deve
comprendere perché sono state imposte e perché si pretende che le
osservi.
Di fronte a un bambino disubbidiente, è giusto chiedersi, in primo
luogo, se non stiamo esigendo troppo da lui. Prendiamo poi in esame,
ovviamente noi genitori, se abbiamo un’attività socialmente
adattata, se svolgiamo nella società un ruolo che consideriamo
positivo per noi e per la comunità. Se non riusciamo ad aiutare il
fanciullo, ricorriamo allora ad un professionista qualificato. La
continua disubbidienza è infatti un campanello d’allarme che
nasconde difficoltà più profonde. Diciamoci pure che il bambino
disubbidiente non è un bambino felice: in
fin dei conti egli chiede solamente di essere amato, compreso,
aiutato.
…
usa
il turpiloquio.
Attraverso
questa modalità linguistica (maschi e femmine) si sentono più
grandi; questo diventa più facile se gli adulti del loro ambiente
usano tali espressioni linguistiche. L’imitazione è contagiosa:
c’è
più probabilità di fare altrettanto se i propri amici usano
parolacce;
anche i mass media possono influire, imitando il personaggio
preferito (l’adulto non può pretendere dal figlio di non dire
parolacce quando lui stesso è il primo ad avere un vocabolario ben
nutrito di improperi).
…
ha
l’umore instabile.
Non
bisogna sottovalutare la possibilità di natura organica (anemia,
influenza, difficoltà di recuperare le forze). Frequentemente
l’umore è legato allo stress. Una situazione ansiogena prolungata:
esami,
interrogazioni, litigi, mancanza di autostima.
Esami clinici sono sempre d’obbligo. Valutare attentamente se il
dormire è sufficiente (se legge, ascolta CD, vede la televisione
fino a tarda notte). Cercare di capire tutto ciò che può aver
creato stress in modo eccessivo, senza ovviamente fare un’indagine
di terzo grado e soprattutto rispettando i suoi tempi senza
assolutamente forzarlo.

…
usa
la provocazione.
Anche
questo comportamento può essere una reazione ad un evento
estremamente stressante. Questa reazione istintiva può essere un
modo per sondare fino a che punto può arrivare (e se l’adulto fa
sul serio); è una continua ricerca di libertà e di controllo di
spazi sempre più in piena indipendenza. E’ importante non farsi
coinvolgere in discussioni irrealistiche e senza senso, ma si deve
dire in modo chiaro cosa si vuole da lui. Dare man mano che crescono,
in modo crescente, piccole dose di libertà sarà nei loro confronti
una manifestazione di fiducia e di responsabilità. Tale
considerazione svilupperà in loro sicurezza, rispetto e,
sicuramente, le provocazioni diminuiranno gradualmente.
…
se
ruba.
Questi
comportamenti non devono mai essere sottovalutati, anche se la merce
rubata è insignificante (spesso sono adolescenti disorientati che
non sanno più cosa inventare per farsi amare). Il taccheggio
nell’adolescenza è un comportamento piuttosto comune. Le
motivazioni spaziano dall’invidia, al desiderio di appartenere ad
un gruppo ben preciso, fino al desiderio masochistico di essere
beccato in flagranza per espiare eventualmente dei sensi di colpa.
Deve comprendere, senza punizioni fisiche o umiliazioni, che non si
intende tollerare i furti. Più i genitori si mostreranno giusti con
lui, meglio comprenderà e più facilmente si sentirà a suo agio.
Dimostrare in che cosa ha sbagliato è fondamentale e soprattutto
fargli vedere come dovrà comportarsi in futuro. Niente mezze misure,
ma misure moderate. L’adulto in pratica deve essere più
ragionevole dell’adolescente. Le grandi conquiste si realizzano
giorno per giorno con la temperanza ed il rispetto umano, oltre che
con l’affetto.

…
è
timido.
Uno
dei sintomi più visibili è il rossore che affiora sul suo volto,
sul naso, sulle orecchie, alla prima occasione. A volte, presenta
inoltre turbe del linguaggio piuttosto pronunciare: balbetta
per la paura di non sapersi esprimere.
Il suo “difetto” è soprattutto apparente e si manifesta di
fronte alle persone di cui teme il giudizio, mentre con coloro che lo
ascoltano (senza esprimere giudizi di valore) con benevolenza gli
accade di parlare normalmente. Alcuni professore si sono trovati in
presenza di fanciulli così turbati dall’interrogazione che
pretendevano di non aver “sentito” la domanda. A forza di
insistere, scompare il ronzio alle orecchie che aveva impedito loro
di sentire. Altri, invece, lamentano di avere un velo davanti agli
occhi che impedisce loro di vedere l’interlocutore: utile
distrazione per isolarsi dagli indiscreti.
Il timido soffre di un senso di inferiorità che lo paralizza. Non ha
fiducia nelle sue possibilità, che il più delle volte sottovaluta;
si trova debole, mal preparato ad affrontare la vita, incapace di
difendersi. Il suo atteggiamento maldestro, il timore della
sfavorevole opinione del prossimo sono per lui causa di insuccessi
che costituiscono una conferma alla sua esperienza. Egli si serve di
questi insuccessi come pretesti per non agire mai. Ma
cosa rafforza la timidezza?
Si dice spesso: “è una malattia di famiglia”. Il fanciullo
percepisce infatti tutte le reazioni dell’ambiente in cui vive:
sicurezza,
paura, esitazione, mentre troppo frequentemente coloro che lo
circondano lo considerano ancora un piccolo essere passivo e privo di
sue capacità. In
molte famiglie c’è la tendenza ad agire e parlare in presenza di
un fanciullo come se non ci fosse, con il pretesto che è troppo
piccolo per capire. Alcune madri troppo apprensive raggiungono una
relativa tranquillità tenendo i figli vicino a sé con il pretesto
di evitare delle catastrofi. Se il bambino sente che la madre grida
quando si allontana da lei e se non è munito di un solido spirito di
opposizione, si rassegna a scegliere giochi più tranquilli. La
diffidenza comincia a covare nel suo intimo: “poiché
i grandi hanno paura, devo avere paura anch’io e diffidare ancora
di più”.
I genitori inoltre troppo ambiziosi esigono dal figlio risultati
brillanti sia che essi stessi li abbiano conseguiti, sia che, in
seguito a un insuccesso personale, abbiano trasferito su di lui la
loro ambizione delusa. Il bambino si scoraggia, soffre nel suo amor
proprio e diventa “timido” nel senso che preferisce tacere e non
agire piuttosto che non riuscire. Egli comunque può dubitare delle
sue possibilità. Il bambino che non è sicuro di sé ricerca
l’approvazione che gli permetterà di perseverare. Se scorge la
critica o la presa in giro negli occhi di coloro che lo circondano,
si lascia andare. Di fronte a un bambino timido è inutile attaccare
frontalmente i sintomi. Il sintomo è solo una spia esterna del
turbamento più profondo. L’incoraggiamento a parole non basta,
perché non si convincerà delle proprie capacità in base ai
complimenti e a lodi. La sua mancanza di fiducia in se stesso è
molto profonda per essere scossa dalle adulazioni. Per poter credere
a poco a poco nelle sue possibilità, deve conseguire risultati
sensibili. Egli
ha subito sconfitte su tutti gli itinerari che ha tentato di
imboccare.
Cerchiamo con lui sentieri nuovi lungo i quali possa acquistare con
successo fiducia in se stesso. Nel suo intimo vi è spesso il
desiderio di fare certe cose che non osa fare per timore di fallire o
di dispiacere ai genitori. Bisogna
che scopra in sé il talento che fino a quel momento non era stato
incoraggiato; per esempio, al di fuori della scuola, uno sport o un
hobby.
I genitori devono aiutarlo a realizzarsi. Quando si sentirà forte in
“qualcosa” egli penserà che, essendo in grado di fare qualcosa
bene, nulla gli impedisce di riuscire anche negli altri campi. E’
importante una riuscita, un successo, un progresso: anche uno solo.
Attraverso il dispiegamento delle sue facoltà conculcate, noi
restituiremo al timido l’equilibrio e la volontà di affrontare la
vita. Il successo reca con sé la fine della timidezza.

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
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