APPARATO UROGENITALE
Dona
la vita, rappresenta la capacità di rigenerare ... indica la
relazione, la tensione verso l'altro ... il lasciarsi andare.
l
suo malessere segnala l'incapacità di
lasciare andare il passato, rimanere legati a cose e situazioni …
non lasciar fluire le tensioni e paura del futuro … giudicarsi di
continuo, non piacersi … far vedere di valere per essere accettati
… difficoltà a dare e ricevere.


'
composto da organi sessuali maschili e femminili interni ed esterni
(ghiandole, testicoli, ovaie, utero): consente
di procreare, di dare la vita. Dal momento della nascita fino
a quando non si muore si è esseri sessuati (organismo provvisto di
organi sessuali di riproduzione). La sessualità è parte integrante
della propria identità, dell'opinione che si ha di se stessi e delle
relazioni con gli altri … un’azione sociale che si completa
sempre con un’altra persona. Il darsi completamente ad un'altra
persona sconfina nei grandi temi dell’esistenza umana: tocca
il senso profondo della vita. L'attività sessuale, essendo un
prodotto relazionale di contatto e di intimità - rispetto a tutti i
tipi di rapporto con altre persone - può rendere la vita piacevole o
sconvolgente, se non disgustosa e avvilente: può
procurare un'immensa gioia o una grande sofferenza. Un
argomento che suscita sempre, a prescindere dall'ambiente
scolarizzato o meno, grande perplessità, attenzione, curiosità,
tormento, preoccupazione e ansia. Tale atteggiamento
ambivalente si sviluppa, non tanto perché ci sia attualmente una
epidemia di disturbi sessuali, ma perché questo periodo storico è
disorientato da timori generalizzati connessi allo stato di
precarietà esistenziale, all’incertezza patologica, ai pregiudizi,
ai giudizi di valore, alla totale disinformazione ... un
fenomeno sempre guardato con diffidenza, timore e sospetto. La
sessualità, infatti, non è circoscritta agli organi sessuali ma,
considerati gli indubitabili, infiniti condizionamenti culturali e
sociali cui solitamente è sottoposta, la sua funzione coinvolge un
ambito ben più vasto: personalità e
comportamento individuale. Il problema
sessuale, quindi, visto in questi termini non è altro che
l'espressione di un disadattamento che investe globalmente la persona
nella gestione dei rapporti con se stessa e con gli altri. Sono
tantissime le influenze culturali e sociali che possono incidere
sull'atteggiamento nei confronti del sesso. Altrettanto
numerosi e importanti sono i fattori che esulano da questo argomento
- oltre a quelli psicologici - che interagiscono tra loro nella
comunicazione sessuale: farmaci, alcol, droghe
e problemi economici.


n tema di sesso, infatti, alcuni
ambienti culturali ed educativi possono inviare alla popolazione, fin
da tenera età, messaggi confusi, accusatori, contraddittori e
fuorvianti. Una educazione priva di moralismi,
invece, è fondamentale per vivere una sessualità adulta naturale,
spontanea, gratificante ed appagante. Quando
si parla del sistema riproduttivo è inevitabile, quindi, entrare nel
mondo complesso e tortuoso della sessualità, ovvero di tutti quei
fenomeni fisiologici e psicologici che si riscontrano negli esseri
umani in rapporto al loro sesso: desiderio, eccitazione, fantasia,
piacere, felicità, gioia e riproduzione. Molti malesseri
funzionali sono il risultato di un conflitto psicologico che viene
rievocato ogni qualvolta si intraprende una nuova relazione.
Sentimenti di inibizione, di imbarazzo, di
vergogna e di colpa influiscono sempre sulla prestazione sessuale
(“ottimale”, “soddisfacente”). Conflitti
relazionali e problemi psicologici, secondo questa visione, la fanno
da sempre da padroni … interferiscono sempre sul rapporto sessuale
iniziale e finale. Fenomeno accompagnato
dalla paura di non essere all'altezza delle aspettative ... il timore
di fallire ostacola il piacere. Timore di fallire, scarso
desiderio sessuale e difficoltà di eccitazione, inoltre, possono
essere il risultato di un'ostilità latente presente nel rapporto di
coppia, una profonda tensione con l’altro ... un
rapporto rancoroso e travagliato che spegne la passione ancor prima
di iniziare. Intense tonalità emotive in cui si è
autorizzati ad ipotizzare un terreno nevrotico.
Chakra
n
problema dell'apparato urogenitale indica una tensione al primo C.
(sicurezza,
voglia di vivere, madre),
al terzo C. (riguarda
la personalità, libertà e controllo, essere se stessi)
e al quarto C. (relazioni,
amare gli altri e se stessi, dare, ricevere).
Litigi,
battaglie, conflitti

orti
contrasti sono presenti in tutte le relazioni umane, ma i conflitti
coniugali, possono disturbarci più di ogni altro rapporto, renderci
la vita davvero difficile. Quando due persone decidono di vivere
insieme, le inevitabili frustrazioni generano pesanti conflitti.
Dipende,
più qui di ogni altra cosa, dalla maturità emotiva e dalle capacità
dei membri di contenere il conflitto e risolverlo in maniera
costruttiva, prima che arrivi a produrre disagi e disturbi.
Ogni
coppia che vive insieme per un certo periodo di tempo giungerà
inevitabilmente a divergere su pochi o molti punti di vista.
L’armonia matrimoniale, si raggiunge accettando “metabolizzando”
le tensioni e affrontandole realisticamente. La disarmonia coniugale
nasce quando le tensioni sfuggono di mano, non vengono prese in
considerazione o non vengono risolte. I contrasti, lo sappiamo,
possono sorgere fin troppo facilmente. L’amarezza,
i rancori e la tristezza (il non vivere) rovinano tutto, e anche se
entrambi i partner siano animati dalle migliori intenzioni, in un
modo o nell’altro finiscono per “scannarsi”.
Spesso i motivi di queste liti appaiono banali, ma se osserviamo
attentamente la situazione, rientrano in tre importanti categorie,
relative all’autonomia dei soggetti stessi, alle loro aspirazioni e
alla sessualità vissuta (denaro,
alcol, coinvolgimento alla conduzione della casa, interessi
familiari, amicizie personali, problemi sessuali, malattie).
Molte delusioni e malintesi tra i membri della coppia sembrano
sorgere dalla delusione che un partner prova quando l’altro non
corrisponde alle aspettative, al modello preconcetto di ciò che
l’altro dovrebbe essere. Questo modello è basato sulla fantasia,
ed esprime tutte le aspettative, i desideri e i bisogni emotivi di
chi lo ha prodotto (lo crea). E’
costruito sulla base delle esperienze vissute nella famiglia di
origine, di ciò che si è visto delle altre famiglie e matrimoni,
nei libri, film e televisione.
L’individuo
in base a quello che ha appreso estrapola lentamente l’immagine di
quello che è per lui il coniuge ideale, un ideale con cui nessun
essere umano potrebbe sperare di competere.


a
delusione porta alla tensione e la tensione al risentimento. Il
coniuge reagisce in maniera ostile al risentimento … così i vari
motivi immaginari di lagnanza sono ora connessi a motivi concreti e
reali.
Sono
spesso proprio quelle qualità che, in qualche modo, inizialmente
hanno attratto l’una verso l’altra le persone della coppia che
conducono alla sofferenza, all’insoddisfazione e alla disperazione.
Un
uomo anziano, ad esempio, sposa una donna molto più giovane di lui.
All’inizio cerca una “figlia” che abbia cura di lui, lo ammiri
e non metta a repentaglio in alcun modo la sua autonomia. La giovane
fanciulla a sua volta, cerca un uomo forte che giochi al “padre”
con la sua “ragazzina”.
Man
mano che passa il tempo e le esigenze cambiano, dopo aver raggiunto
maggior maturità individuale, la consorte comincia ad essere
infastidita delle continue premure del marito, e desidera la libertà.
L’uomo entra in campo, interpreterà come una sfida ciò che in
realtà altro non è: sentendosi tradito diverrà ostile nei suoi
della “figlia” che non vuole più stare al gioco.
O
ancora due persone, unite da interessi professionali comuni decidono
di sposarsi. Inizialmente ciascuno è sostenuto dalle aspirazioni
dell’altro. La moglie vuole essere accanto al marito mentre
progredisce nella sua carriera, ma col passare degli anni,
soprattutto se si trova legata dal lavoro di casa o dalla famiglia
che cresce di numero, comincia a risentirsi del tempo che lui passa
fuori … invidiandogli la sua libertà. Il marito a sua volta,
comincia a risentirsi dei suoi rimproveri e dei piccoli modi con cui
sembra intenzionata a rovinare la sua carriera e le sue aspirazioni.
In tutte queste situazioni ci sono tormenti e contrasti. Sono
relativi a cose superficiali, spesso banali in se stesse, ma
rappresentano esigenze profondamente sentite e che possono
destabilizzare il rapporto.
i fronte a questi continui disagi, molti
chiedono consiglio (anche alle fattucchiere con la speranza di
togliere il “malocchio”), ma pochi vogliono veramente accettarli,
o ammettere che gli altri possono sapere più di loro qual è la cosa
migliore da farsi (proprio come è accaduto recentemente nel mio
studio, per non ascoltare i risvolti di una certa situazione alla
deriva, uno dei partner ha cercato di mettere in dubbio le mie
capacità professionali). Di
fatto un buon “consiglio” per la maggior parte delle persone
coinvolte in questa situazione, se sono oneste, significa
semplicemente una conferma di ciò che hanno già deciso di fare.
Mentre il vero approccio terapeutico consiste nell’aiutare i due
membri della coppia a passare dai litigi ad una comprensione delle
loro esigenze più profonde. Aiutarli a capire a livello emotivo ciò
che sta dietro ai sintomi, alle tensioni e ai contrasti. RICORDA,
non si “CAMBIA VESTE” alla coppia pensando o parlando, la si
rinnova introducendo semplicemente piccole novità, mettendo in atto
semplici e chiari gesti che fanno uscire dalla staticità …
rompendo la routine e attivando fantasia e nuovi comportamenti più
soddisfacenti. Contrariamente
a convinzioni diffuse, l’amore non è attaccamento né simbiosi,
tanto meno adeguarsi a ciò che pensano gli altri, fare le stesse
cose, avere le stesse attività, avere gusti e abitudini simili,
essere sempre disponibili, rifuggire le critiche. NO e poi NO, un
rapporto diventa solido quando si riesce a mantenere la propria
originalità, i propri interessi e seguire le proprie tendenze …
essere liberi di poter scegliere e decidere. Attenzioni
ai segnali “asmatici” quando si presentano nella coppia:
segnalano un legame in cui dell’altro non riusciamo a farne a meno
(si ha paura di restare soli) ma è un rapporto che “ toglie il
respiro, l’aria” completamente.


’amore
è al capolinea e si conclude con l’abbandono? … perché questo
dolore insopportabile e tanta rabbia (se sei stato abbandonato)? …
perché tanto accanimento, rimpianti e sensi di colpa (se sei tu ad
abbandonare) anziché pensare invece che questa rottura può
diventare, in base all’esperienza, un punto di forza, una buona
opportunità per fare incontri più interessanti, rivivere nuovi
rapporti pieni di gioia, più funzionali, appaganti, sereni e
spontanei, un modo per ritornare a vivere con vero entusiasmo e
profonda passione? … che è una grande occasione per guardarsi
nuovamente intorno, la soluzione migliore per riappropriarsi della
propria vita nel tempo presente senza più ‘dipendenza’, logorio
e prigioni? RICORDA, perdere il partner
non significa perdere se stessi, le coordinate della propria vita,
perdere completamente i punti di riferimento, il sostegno,
sprofondare, “crollare” con lui … quel rapporto era davvero
FELICE o pieno di DELUSIONI, di OFFESE, di INCEREZZE, di BANALITA’,
portato avanti, il più delle volte, con FATICA, NOIA e a STENTI?
Il
quieto vivere nuoce alla COPPIA ... pro bono pacis

olte
persone confondono le relazioni felici con quelle tranquille. Il
timore di battibecchi non fa bene alla coppia perché addormenta
completamente il rapporto nelle “buone maniere”. Per molti, non
c’è niente di meglio che condividere - a casa o in ufficio - gli
stessi principi, le stesse cose, lo stesso orientamento politico, gli
stessi gusti … quella sensazione - più vagheggiata che reale - di
pace, di sicurezza e di protezione che si può ricavare da una
qualsiasi relazione. Rinunciare
ad esprimersi in maniera chiara e diretta, evitare volutamente screzi
e litigi, oltre ad ostacolare la propria naturale evoluzione, rende
insoddisfatti e dipendenti dagli altri.
Una sana
divergenza di punti di vista, invece, stimola e porta vivacità in
ogni rapporto. Il confronto aperto e dirsi ciò che si pensa nel modo
giusto - senza far
degenerare la discussione in un litigio sterile, violento e selvaggio
- favorisce
la conoscenza reciproca, può portare alla luce un dissidio che si
covava da tempo, rimette in discussione le proprie priorità e fa
emergere importanti esigenze che, se non direttamente espresse,
potrebbero venire oscurate
(dal “buonismo” a tutti i costi!). Una
buona discussione è sempre una scossa benefica (rimette
in moto la vita), rompe
i blocchi mentali, rigenera una mente troppo statica e banale.
Diminuendo
i propri spazi di libertà e di autonomia ci si allontana da se
stessi e si entra, inevitabilmente, nel tunnel della confusione,
dell’insicurezza, dell’infelicità e della sfiducia in se stessi.
Se ci si adatta ai modi e alle esigenze di chi sta accanto, se ci si
lascia controllare dal timore di ferire, di perdere tutto e dalla
paura di restare soli, si volta le spalle a se stessi, si perdono di
vista le cose più preziose dell’esistenza umana: naturalezza,
talento, creatività e unicità.
Quando si
trasforma il quotidiano in un palcoscenico in cui si recita la parte
del manichino e si rinuncia a ciò che si desidera veramente, la
salute è a rischio: il corpo “tradisce”, prima la schiena poi la
pancia … ma proprio perché non vuole farsi mancare nulla anche
testa e difese immunitarie. Il ruolo “subordinato” trasforma
lentamente il soggetto in un essere debole, inutile, vuoto, goffo e
inadeguato.
na
maschera grottesca che, oltre a “manipolare” le relazioni e
soffocare ogni desiderio, nasconde una profonda e devastante
aggressività rimossa. In questo modo, con l’accumulo di tensione,
rancore e rabbia che acceca - spesso compressi da obblighi e da
comandi non rispettosi - si rischia di esplodere in questioni futili
o di poco conto, sulle persone più vicine che non centrano
assolutamente niente … un fenomeno gestito da modelli mentali
rigidi che spengono la gioia di vivere, fanno tacere i veri desideri
e spingono a svuotare il frigo ogni sera.
Da ciò non
derivano unioni felici, ma nascono anzi discordie e contrasti
insanabili … cresce per compensazione, se non si vuole “esplodere”,
una gran voglia di “trasgredire”
(innescando così - per i più sensibili - un ennesimo senso di
colpa). Se ci si ostina, inoltre, ad adeguarsi ad uno stile di vita
altrui, diventerà sempre più faticoso capire quel che si è in
realtà e cosa si desidera veramente per il proprio benessere. Si
finisce in una recita continua: “Va
tutto bene, sono felice, una vita perfetta, tutto procede per il
verso giusto, sorrido, tutto ok - tutto ok (come recita quel famoso
ritornello) … quando invece non se ne può più e nulla è
perfetto! Così la vita
noiosa e prevedibile, senza passione non scuote più, brucia i
“sogni” e fa ammalare … il corpo modificandosi dice no, si
ribella (ipotalamo
e ipofisi materializzano, attraverso gli ormoni, il rancore
represso). Lentamente la
situazione sfugge al controllo e si deteriora: testa
pesante, riflessi rallentati, poca memoria e umore incerto …
avvolti in una specie di ottundimento emotivo niente interessa e
nulla attrae. Le giornate
sono scontate e tendono a somigliarsi tutte.
Dove
è finito quel desiderio straordinario di avventura, quell’intensa
smania di vivere e tutte quelle iniziative che un tempo davano una
profonda scossa, facevano battere il cuore, rapivano, sorprendevano,
sbalordivano, stupivano?
E così
ci si ritrova in silenzio a giustificare, a dire che sono tutte cose
di altri tempi, passate, superate … cosa vuoi mai, sono illusioni
da fanciulli ... il disagio, il tormento e il malessere però
aumentano, bruciano lentamente ogni cosa.

uando
si chiude la vita nel recinto del “buonismo” i disturbi come
ansia, desolazione, amarezza, tristezza, depressione, rabbia, panico,
ossessioni e paure, fanno visita per aprire dei varchi in
un’esistenza cieca, spenta e bloccata.
Un fenomeno più vasto che va ascoltato, interpretato e capito per
ritrovare un benessere psicofisico generale e inaspettato …
l’emozione allora si trasforma in consapevolezza e guida in armonia
interiore. Riconoscere e prestare attenzione ai propri bisogni e
desideri, con il rispetto che meritano, ricorrendo all’aiuto di un
esperto qualificato quando si è disorientati e “storditi”, è
sempre un investimento salutare e benefico … si
diventa così dei veri protagonisti, si vive senza mai rinunciare ad
essere felici. Attenzione
ai rapporti colmi solo di lamenti: piangersi addosso continuamente si
rischia di creare una “coppia sfortunata” … l’errore
imperdonabile nel rapporto è quello del confronto, del paragone, di
far rivivere un amore idealizzato, alla larga dalla minestra
“riscaldata”: può avere un buon sapore ma ha perso le vere
caratteristiche “organolettiche”, il gusto del nuovo, della prima
volta e, soprattutto della novità …
il quieto
vivere, dunque, prodotto da abitudini, luoghi comuni e modi di fare,
non solo favorisce un equilibrio fermo, statico ed immobile, ma
condiziona sempre la creatività, blocca energie preziose e grandi
risorse interiori: tutto diventa scontato, ci si allontana dalla
passione, dai piccoli piaceri … dalla vita; lo stare zitti e tutti
buoni, per non scontentare nessuno, per il timore di perdere stima ed
affetto di coloro che sono a fianco, non significa vivere una valida
storia o “prova d’amore”, ma solo rapporti striminziti,
dipendenti, trattenuti e sofferenti …
non farti
MAI influenzare da chi vuole spegnere la tua vita, da chi vuole
bloccare la tua voglia di vivere, da chi cerca di ostacolare la tua
vera natura … fai attenzione ai loro TRUCCHI, alla loro INVADENZA -
non aprire le porte alle personalità “estrose”, eccessivamente
gentili ed assecondanti, ai perfetti incantatori di serpenti, ai
MANIPOLATORI - non cadere nella loro trappola perché ti sfruttano,
ti usano, ti obbligano a fare la “crocerossina”, ti mettono fuori
gioco, ti confondono, ti fanno perdere la capacità nitida, lucida e
serena di valutazione, ti sfiniscono, ti indeboliscono, ti succhiano
completamente tutte le energie vitali, ti fanno sentire in colpa, ti
convincono che senza di loro non fai molta strada: sei sempre un
partner mignon, insicuro e bisognoso di cure … con la scusa di
aiutarti e proteggerti ti ingabbiano, ti annullano: smantellano idee
e progetti, creano dipendenza, rendono schiavi … prendi le
distanze, ALLONTANATI, perché il loro punto “forza” si basa sul
ricatto affettivo, in mano a loro diventi vulnerabile, ti convincono
che vali poco senza la loro presenza, chiedono sacrifici inutili e ti
fanno AMMALARE!
facile riconoscerli o smascherarli: appaiono
pieni di sogni grandiosi e con grandi idee immaginarie, si presentano
come superiori e altruisti, sono bravissimi ad illudere e
“alleggerire” la vita pesante dell’interlocutore, molti, nel
tempo, diventano potenti parassiti, sono astuti nel convincere, chi è
al loro fianco, che è difettoso, altri, invece, sono dei veri
campioni nel sedurre con mille lusinghe e infinite strategie
fantasiose, bizzarre e inutili … una cosa è certa, sono bravissimi
nell’individuare i punti deboli e amplificare le difficoltà
altrui, usano gli altri per diventare più forti, sono davvero
maestri nel compensare qualche estemporaneo vuoto emotivo; se
presti attenzione ti accorgi che il rapporto con loro è il peggior
incubo della tua vita: sono noiosi, fastidiosi, invadenti, pedanti e
soffocanti, alimentano continuamente rabbia e disagio, esasperano con
il loro “saper tutto” … esci da questo MALEFICIO, rompi questo
INCANTESIMO infantile, rispolverando gli aspetti piacevoli della tua
vita, risvegliando la tua emotività, dando spazio alla tua
autonomia, alle tue scelte, ai tuoi entusiasmi, alle tue passioni e
alle tue decisioni, SOLO così puoi delimitare il tuo territorio:
all’inizio sarà faticoso ma pian piano, aumentando l’autostima e
la tua sicurezza, non sarai più in balia di illusionisti ed
oppressori che si rinforzano solo quando hanno una platea di fronte,
finalmente allontanerai dal tuo raggio d’azione parassiti e
“vampiri” emotivi, potrai sconfiggere questi stani personaggi
che, anch’essi, purtroppo, per sopravvivere sono costretti a
recitare questa “farsa” …
solo così, tornando in possesso delle tue energie profonde e risorse
più autentiche, sarai immune dalla loro influenza malefica, potrai
uscire da questi labirinti, ragnatele e rapporti veramente malsani,
eviterai sofferenze inutili e, soprattutto, cosa più importante
MALATTIE invalidanti.


omunicare
bene rende il rapporto migliore e più soddisfacente. Le
parole sono importanti diceva quel famoso regista, non solo nei
rapporti interpersonali, ma anche, soprattutto, dico io, nel rapporto
di coppia. Anche il continuo tormentare, punzecchiare con battute al
vetriolo, taglienti come una lama da macellaio, non sono da meno,
sono modalità comunicative che nuocciono e fanno andare alla deriva
il rapporto. Certe parole usate in maniera
inopportuna - come quelle non dette fanno male dentro -
possono diventare velenose, scatenare un senso
di vuoto diffuso, profonde insoddisfazioni, confusione, malumore e
far esplodere litigi inutili. Possono diventare un pretesto
per aggredire, isolare e allontanare le persone, soprattutto, quando
certe frasi sono concentrate sul vittimismo, sul sacrificio e sulle
lamentele continue oppure possono spegnere completamente il rapporto
quando le usiamo per colpevolizzare o accusare l’altro. Anche le
opinioni espresse attraverso un’impronta apparentemente positiva
possono diventare disastrose, far vacillare anche la relazione più
solida, rendere infelici e malati, come ad esempio l’uso di certe
espressioni apparentemente innocue: insieme
siamo una forza invidiabile, una coppia PERFETTA, solida a qualsiasi
“bufera”, andiamo sempre d’amore e d’accordo, in ogni momento
della giornata siamo sempre lì, instancabilmente, a tubare cipicip,
cipicip e cipicip, per mettere in piedi questo rapporto ho lasciato
tutto, ho rinunciato a ogni cosa, persino cambiato lavoro e città,
ed ora tu non puoi mandare a ramengo tutto quello che ho fatto, il
MIO GRANDE investimento. Sono tutte parole inutili, piene di
amarezza, rabbia e livore che rendono gli animi tesi ed esplosivi
anziché placarli … modi di pensare
carichi solo di aspettative, di rinunce e di sacrifici …
ma la coppia si nutre davvero di questo? TUTTE le cose che
spengono, svalorizzano, inibiscono la coppia, vanno affrontate e
dette, dirle ovviamente, nel rispetto dell’altro e con le dovute
maniere; solo in questo modo ciascun membro potrà evolversi e
occuparsi autonomamente dei propri bisogni … risvegliare passione,
creatività e talento … tutti elementi
indispensabili al funzionamento della coppia libera che sa amarsi,
scegliere e decidere senza influenze esterne.

icorda,
cercare in qualche modo di cambiare gli altri, perdere tempo per
adeguarli ai propri ritmi, è solo fonte di sofferenza e tensioni: si
fa solo del male a se stessi e all’amore … a vivere per l’altro
si perde se stessi… un amore finito, se si cerca di riesumarlo,
procura soltanto guai … “rispolverare” e “nutrire”
quotidianamente il rapporto, non chiudere il partner in gabbia,
essere aperti ai brividi, all’avventura e all’innamoramento
permanente, rende la coppia solida e felice … l’amore, con i suoi
mediatori chimici dopamina e serotonina, apre la mente e rende felici
… solitudine e senso di colpa, invece, portano spesso a scegliere
“cose” non in linea con se stessi.
ONANISMO
… la solitudine del piacere

el
“Libro” in cui si narra la creazione del mondo si dice che Giuda,
separatosi dai suoi fratelli, si stabilì in maniera permanente sui
prati di Odollam. Sposatosi ebbe tre figli: Er, Onan e Sela. Er, dopo
il matrimonio, si rese talmente odioso al Signore che lo fece morire.
Al secondogenito (Onan) fu assegnato, secondo l’antico costume
ebraico - detto levirato - il compito di sostituirlo nel nucleo
familiare, in modo tale da assicurare prosperità al fratello
defunto. Ma Onan, essendo consapevole che i figli non sarebbero mai
stati riconosciuti come un suo “prodotto” naturale, ogni volta
che giaceva con la cognata, per non dare appunto prosperità al
fratello, disperdeva il seme per terra: praticava in realtà il
coitus interruptus. Ma anche questo gesto non fu molto gradito al
Signore, e così, si dice, fece morire anche lui. Da questo gesto
ebbe origine - anche se in maniera impropria – il termine onanismo,
ovvero l’atto solitario del piacere. L’onanismo è praticato,
seppur in maniera diversa e saltuaria, dai due sessi in tutte le
quattro fasi evolutive (infanzia, adolescenza,
adulta, vecchiaia). Tale pratica autoerotica, contrariamente
ad un’opinione molto diffusa, non provoca nessun disturbo mentale …
solo se praticata in maniera compulsiva può
interferire o ostacolare studio e lavoro. Quando viene
preferita ad un partner in carne ed ossa può essere un segno di
sofferenza psichica, poiché essa rappresenta uno specifico stadio
infantile della sessualità. Non deve essere
considerata anormale durante l’infanzia, nel periodo della pubertà
e negli adulti impossibilitati ad avere rapporti sessuali normali.

’ considerata anche uno sfogo di impulsi istintivi, attivati nella
prima infanzia e nell’adolescenza per una situazione transitoria
dei sistemi ormonali e nervosi. Fenomeno secondo la psicanalisi,
collegato a fantasie edipiche da considerare presociale. Continua poi
nella pubertà, con maggiore frequenza. Diventa
quindi morbosa quando viene preferita al rapporto con un proprio
simile. Può rimanere il solo modo di
soddisfazione sessuale per chi ha un handicap fisico o per gli
appartenenti a certi ordini religiosi. La maggior parte delle
volte si pratica occasionalmente in sostituzione della possibilità
eteroerotiche, di cui si è provvisoriamente privati (prigione,
navigazione, malattia). Tutto ciò, però, termina quando
vengono ristabilite le condizioni normali. Pur appartenendo a tutti
gli animali, trova la sua massima espressione creativa nell’essere
umano. Nell’uomo, infatti, il raggiungimento dell’orgasmo (oltre
a vari strumenti occasionali) avviene frizionando il glande
attraverso il prepuzio: in questo caso lo strumento stimolatore è la
mano. Nella donna l’onanismo può essere clitorideo o vaginale.
Anche qui, nella maggior parte dei casi, oltre all’olisbo, i mezzi
utilizzati sono le dita (strofinio, oggetti inanimati). Ricordiamo
che l’onanismo si deve considerare una deviazione soltanto se è
praticato in modo esclusivo anche quando un’attività erotica
sarebbe perfettamente realizzabile. I pericoli dell’onanismo
sono stati mostruosamente esagerati da un modo di pensare
“irresponsabile” che imperversava nel diciottesimo secolo (non
dobbiamo dimenticare che è un prodotto morale di quel tempo). La
“pseudo” scienza, poi, non ha avuto un peso minore in quanto
prediceva ai “colpevoli” impotenza, cecità, sterilità, idiozia,
epilessia e morte certa. Veniva confusa ingenuamente la causa
con l’effetto: molti psicopatici si abbandonano a un onanismo
sfrenato perché hanno problemi mentali. Così per molto tempo
l’onanismo ha subito le più severe condanne sia di ordine morale
sia a livello scientifico. La masturbazione resta sempre molto
colpevolizzata e angosciante sia per le terribili dicerie (paure poi
mantenute nella vita adulta) sia per l’atteggiamento di condanna
socio – culturale. Alcuni studi e ricerche - affermando la
naturalezza e la legittimità di certe esperienze - hanno sicuramente
eliminato ipocrisie e rimozioni circa questo rituale autoerotico.
on
dobbiamo dimenticare che questa attività ancora oggi - soprattutto
quando si tratta di sessualità infantile e adolescenziale - crea
imbarazzo e inquietudine. La sessualità in età
adulta, poi, assume vari significati. C’è quella che si fa di
tanto in tanto con il partner, e allora si tratta di una delle tante
piacevoli varianti dell’atto sessuale, e c’è quella che si
verifica come gesto solitario, che si alterna al rapporto di coppia …
fenomeno davvero molto più diffuso di quanto non si creda. In questo
caso ci sono probabilmente elementi di natura sessuale legati a
fantasie molto segrete che non possono essere condivise con l’altro.
Spesso la masturbazione si realizza per placare
l’ansia e la tensione sessuale … una fantasia erotica che crea
situazioni piacevoli che non ci sono. Tutti, mentre fanno
l’amore hanno parallelamente un’attività fantastica: per alcuni
questo fantasticare erotico è consapevole, per altri resta
inconscio. Spesso accade però di vivere fantasie durante l’atto
sessuale con un grande senso di colpa o di inadeguatezza o come se
fosse la prova della mancata qualità del rapporto. Questo avviene
tanto più spesso quanto più la fantasia è passibile di un giudizio
esterno e moralistico, come nel caso di fantasie con un contenuto
violento, di amore di gruppo e così via. Si
tratta di quote della sessualità che hanno spesso sfumature di
perversione, ma che sono innocue e destinate a rimanere fantastiche e
irrealizzate. Proprio per questa ragione è rarissimo che due partner
se le comunichino. Una coppia può fare gesti sessuali spregiudicati,
però ha quasi sempre molta difficoltà a confidarsi le immagini che
accompagnano tale pratica ... le fantasie fanno parte di un’area
mentale molto soggettiva e privata, particolarmente legata
all’inconscio.

TTENZIONE,
la masturbazione non rende ciechi, tanto meno folli, semplicemente -
quella eccessiva - mette in catene, intrappola nella solitudine,
allontana dagli altri, succhia in maniera esagerata energia, spegne
la vera passione, ostacola i rapporti interpersonali, azzera il
talento, toglie spazio alla creatività… attenti ai tratti
depressivi!!!
on
CREDIAMO che quel gesto solitario fa: venire i brufoli, ritarda la
maturazione fisica e psichica, fa perdere la vista lentamente,
esaurisce gli ormoni, crea impotenza, fa ammalare … tuttalpiù
POTREBBE, quando tale pratica diventa OSSESSIVA, determinare
stanchezza, svogliatezza, uno stato infiammatorio più o meno
importante (prostata e vescicole seminali), ostacolare attività
importanti e, da non sottovalutare mai, isolamento sociale che tale
atto in solitudine può creare.

ario,
dopo la sua esperienza psicoterapeutica, racconta: …”Prima della
terapia ipnotica la mia mente girava a vuoto, era come un vampiro,
consumava inutilmente ed eccessivamente la mia energia, un pensiero
che ruotavo esclusivamente attorno a questo gesto solitario … per
un attimo di eccitazione che subito dopo si esauriva e complicava la
vita con sensi di colpa; l’unico mio pensiero era concentrato lì,
ora e dopo, orientato su come far passare tempo e noia attraverso
l’attività masturbatoria esagerata: solo
lei mi coinvolgeva, mi entusiasmava
… ora sono più lucido, ho altri interessi, una ricca e
soddisfacente vita sociale, parecchi rapporti interpersonali (prima
erano inesistenti: sempre appartato, isolato, concentrato sulla
“solitudine”, su una cosa sola) e, soprattutto, ho forza ed
energia da vendere … con l’energia a disposizione e utilizzata in
maniera più produttiva, sono creativo, concentrato e attento alle
cose, ho trovato altre forme di piacere e soddisfazioni adatte alle
mie esigenze e ai miei tempi”.

Sessualità
… istruzione per l’uso

problemi sessuali sono i veri nemici della felicità. Calo del
desiderio, frigidità, impotenza, rapporti dolorosi sono alcuni dei
malesseri più comuni. Sofferenza che può diventare nel tempo causa
di gravi problemi all’interno della coppia. Si dice che con
l’arrivo dell’estate i sensi si risvegliano completamente. Si
avvicinano le sospirate vacanze e la voglia di lasciarsi andare
completamente si fa sempre più intensa. Alcuni ostacoli, però, sono
lì, pronti in agguato: stress,
routine, problemi familiari, cattiva comunicazione possono aver
trasformato la vita intima in un vero inferno.
Un
approccio felice con una spontanea e naturale sessualità è l’unico
scudo contro numerosi malesseri psicosomatici.
Aumenta infatti le difese dell’organismo in quanto le endorfine che
si liberano durante il rapporto sessuale contribuiscono a rafforzare
il sistema immunitario. Un rapporto sessuale soddisfacente, inoltre,
fa bene al cuore, grazie alla produzione di adrenalina e
noradrenalina, esercita un’azione cardiostimolante (ovviamente con
il partner abituale: sono le ansie prestazionali il vero pericolo!).
Durante
questa attività il cuore batte più forte e questo lo mantiene
“allenato” migliorando anche la circolazione sanguigna.
Recuperare
un buon rapporto con la sessualità può essere di grande aiuto in
caso di gravi disturbi dell’alimentazione, come ad esempio la
bulimia.
E’ risaputo inoltre che vivere il sesso in armonia riduce l’ansia,
migliora il tono dell’umore e agisce positivamente sul sonno. Anche
in questa situazione sono chiamate in causa le famose endorfine,
sostanze prodotte dal cervello che agiscono sulla serenità,
distensione muscolare e conciliano il sonno.


razie alla “produzione”
di queste sostanze durante l’attività sessuale, si migliora anche
la cefalea perché, oltre a favorire la circolazione, aumenta la
soglia del dolore. La sessualità è ricca di sfaccettature e lati
oscuri, fatta comunque sempre di complessi e sottili equilibri. Per
questo basta un nonnulla per rompere questo incantesimo. Stress,
noia, pensieri fastidiosi, incomprensioni sono i nemici in attesa,
pronti a colpire inesorabilmente.
Se
l’intesa con il partner non è più quella passione di un tempo e
al solo pensiero di mettere in cantiere una benché minima attività
sessuale con una certa persona produce solo la voglia di darsela a
gambe elevate forse è arrivato il momento di affrontare la questione
e di non trascurarla pensando che prima o poi passerà.
Fare sesso significa comunicare qualcosa di sé e conoscere qualcosa
dell’altro, caratteristiche che molto spesso non sono trasmissibili
con nessun altro sistema. Dopo questo atto, due soggetti non restano
mai gli stessi: non
solo mantengono la memoria biochimica dell’incontro ma il contatto
stesso li ha “cambiati”, rendendoli più ricchi e disponibili nei
rapporti con gli altri.
La sessualità è una cosa seria, ma la sua principale caratteristica
è la spontaneità che oggi, purtroppo, è molto facile perdere. Per
riappropriarsi di questa naturalezza a volte può bastare saper
sdrammatizzare e ironizzare sul concetto di prestazione, sulle
sporadiche defaillance, sui confronti temuti (perché inutili) e
sulla durata dell’atto. In questo modo - oltre ad evitare pensieri
fastidiosi, ossessivi ed apprensivi che minano ovviamente
l’esecuzione - l’attività sessuale potrà fluire in modo più
autentico. Eliminare
erotismo e passioni - diventare pantofolai anche in amore - vuol dire
semplicemente condannarsi a una prigione asettica e invisibile. I
problemi di coppia negli ultimi tempi, secondo alcune fonti
autorevoli, sono decisamente aumentati, soprattutto a causa del
peggioramento dello stile di vita della nostra società.
A volte ci si sente svogliati, i pensieri lasciano il posto a
qualcosa che non ha niente a che vedere con questo atto piacevole e,
ben presto, la passione diventa solo un lontano ricordo. La
“svogliatezza” o meglio il calo del desiderio si verifica in
periodi di stress prolungato, o di gravi difficoltà con il partner
(la solita solfa, la noia, l’abitudine, la difficoltà di
rinnovarsi). Ci
si sente depressi, oppure si hanno sbalzi di umore, si teme di
invecchiare in maniera repentina, ci si sente poco attraenti perché
si è troppo impegnati e quindi si dedica poca attenzione a se stessi
(essere trasandati e trascurati spegne l’eros). Oppure nella
fantasia e nei sogni il sesso è eccitante e soddisfacente, ma nella
realtà è deludente, la solita minestra riscaldata. Così,
in breve, si cerca di evitarlo, prediligendo altre attività
parallele come per esempio l’onanismo che ha però effetti
fisiologici diversi dal vero rapporto sessuale. In tutte queste
situazioni la frustrazione aumenta e con essa i sentimenti di rabbia,
rancore, ostilità, forse il sesso è stato idealizzato e non è
appagante come un tempo si sperava.
volte, invece, manca decisamente la confidenza con il partner e non
si ha il coraggio di confidare all’altro quali sono i profondi
desideri e le vere esigenze. Nel rapporto ci sono dei momenti in cui
l’autostima viene fortemente messa in discussione: non solo quando
i ruoli dei partner sono sbilanciati, ma anche quando uno dei due si
sente trascurato o cala l’interesse erotico. Quando non c’è più
quel frizzo entusiasmante nell’atto sessuale, manca una salutare
eccitazione, il legame dura ormai da tempo e non è più vivace come
una volta, significa che qualcosa è andato perso, tutto questo
soffoca e spegne in profondità il rapporto di coppia.
Nella coppia questo malessere, a volte, non è di natura sessuale ma
semplicemente carenza di erotismo nei suoi vari aspetti (curiosità,
rinnovamento, gioco, routine). Quando certe difficoltà sono espresse
verso il partner e non riguardano fantasie verso altre situazione
erotiche o si pratica l’onanismo con profonda soddisfazione,
indicano un’indisponibilità all’incontro intimo con quella
persona specifica: troppi
conflitti, troppi giudizi di valore, troppe critiche … e, col
tempo, anche l’odore aiuta e facilita l’allontanamento. Questo
significa che non c’è nessuna patologia in atto ma semplicemente
qualcosa è cambiato nella complicità e nell’intesa.
E’ bene ricordare comunque che se certe disfunzioni sessuali, come
le rughe - aumentano con l’età - non sempre in questo campo, è
utile fare da soli. Se le cose non migliorano nel giro di qualche
mese allora è meglio rivolgersi senza timori ad un andrologo oppure
ad uno psicoterapeuta. Alcuni rimedi omeopatici, fitoterapici e
infinite metodiche terapeutiche naturali (massaggio psicosomatico,
moxa, alimentazione, rilassamento, ipnosi), inoltre, possono aiutare
a riaccendere il fuoco dell’eros, migliorare l’intesa sessuale e
creare l’atmosfera … giusta!!!
Spesso nei
rapporti, quando non ci si ‘cerca’ - dominati dal pensiero di non
essere abbastanza sensuali o per niente desiderati - si attiva un
pericoloso processo di autosvalutazione, il non “considerato”,
pertanto, tormentato da tale dubbio, si andrà alla ricerca di
assurde conferme e diaboliche verifiche, mettendo in atto
comportamenti ‘seduttivi’ oppure ‘provocatori’. Una
sessualità “intermittente” nasconde sempre un equilibrio emotivo
instabile.

Le
posizioni dell’AMORE …
trova quella che ti fa star bene

’atto
sessuale per la razza umana non è circoscritto all’apparato
genitale ma, dati gli indubitabili condizionamenti culturali e
sociali cui è continuamente sottoposto, la sua funzione investe
sicuramente un ambito ben più vasto e complesso. La tendenza,
infatti, a scoprire sempre nuove e diverse posizioni dell’atto
sessuale non è prerogativa dell’attuale periodo culturale, è
stata una costante nelle grandi civiltà (ellenica, latina, egiziana,
cinese, indiana). Ci sono interessanti manuali
antichi, preziosi vasi e fantastiche terracotte
(fortunatamente scampati al moralismo del Rinascimento) con
curiosi, bizzarri, espliciti atti e raffigurazioni, il cui unico
scopo era istruire uomini e donne ai piaceri legittimi del sesso.
In realtà, erano tutti insegnamenti che
conducevano, attraverso il piacere, a riscoprire aspetti diversi del
proprio carattere: attraverso la posizione comunichiamo sempre il
nostro modo di scendere in campo nella vita (sicurezza,
decisione, sospetto, autostima, disistima, incertezza, fierezza).
E’ molto probabile, quindi, che l’individuo attraverso svariate
posture esprima, fin dalla notte dei tempi, non solo la sua vera
personalità ma, in particolare, anche gli atteggiamenti mentali ed
emotivi nei confronti del proprio partner: paura,
diffidenza, titubanza, forza, decisione, timore, arroganza,
affermazione, predominio, controllo, potenza, resa, aggressività.
La posizione coitale, pertanto, segnala sempre,
contrariamente a quello che si pensa, un diverso modo di vivere il
rapporto con il proprio corpo e con l’altro. Ogni cambiamento
spontaneo della postura sessuale, inoltre, consente di superare
inibizioni, accende la fantasia e migliora incredibilmente la salute;
allontana dal rapporto di coppia quella drammatica routine
(rapporto scontato, logoro, stantio) che è la
principale nemica dell’amore. Quando adottiamo una
particolare posizione ci caliamo inevitabilmente in una dimensione in
cui spazio – tempo e gli aspetti psicofisici si impregnano di
significati simbolici completamente differenti.


he
un partner stia sopra o sotto, di fianco o rovesciato, infatti, non è
solo una caratteristica spaziale, ma cambia in profondità
l’atteggiamento mentale e, soprattutto, la “forza” (la
spinta energetica, la grinta, l’aggressività). Così
come stare sdraiati oppure in piedi, ad esempio, non coinvolge solo
l’atto, la “prestazione erotica” ma, indubbiamente, facilita
(favorisce) una unione con significative
differenze a livello di sensazioni e di ruolo (affettivo,
dominante, insicuro, intimo, scatenato, violento, passionale). In
questi termini, il cambiamento di posizione, proprio perché fa bene
all’amore e alla salute, diventa indispensabile in quanto dà
spazio alla creatività e voce a tutte quelle parti della nostra
personalità che se assopite renderebbero, nel tempo, il rapporto
poco fantasioso, privo di vitalità, ripetitivo e completamente
noioso. Cambiare posizione – in
totale sintonia con la situazione ed il momento – alimenta
il “fuoco” sessuale e può migliorare molti disturbi
psicosomatici. In realtà, se la
sessualità si modifica – eliminando rigidità mentali e
fisiche – anche la salute può beneficiarne:
i disturbi organici, senza alcun dubbio,
migliorano. Purtroppo, le abitudini
sessuali vengono abbandonate con estrema difficoltà perché
quell’unica posizione adottata, essendo più “facile” e più
“naturale” per il soggetto, consente a priori di prevedere con
“certezza” i risultati raggiunti (avendo la convinzione di
realizzare una buona prestazione si evita in tal modo di sviluppare
l’ansia di prestazione) e, quindi, non viene
messa in discussione la propria immagine, cosa che invece accadrebbe
se si intraprendessero nuovi “percorsi” sessuali che, oltre a
dare quella sensazione di incertezza, fanno emergere quelle parti
della personalità soffocate (sacrificate) di
cui a volte non si conoscono concretamente i loro complessi
significati emotivi, ovvero non si è in grado di prevedere le
reazioni psicosomatiche, a volte devastanti, connesse alle nuove
esperienze (sono queste le sensazioni che potrebbero
destabilizzare, creare preoccupazione e disagio!).
olte posizioni,
tuttavia, definite canoniche, vanno bene per tutte le occasioni (la
fantasia del momento suggerirà, in modo spontaneo, le varianti
desiderate). La loro realizzazione, inoltre, è bene ricordare,
dipende dall’età, dalle condizioni fisiche e, soprattutto, dalla
“fame sessuale”. La confidenza (o l’armonia) che regna
all’interno della coppia è sicuramente il solo viatico che
consente di mettere in atto numerose posizioni purché, ovviamente,
non vengano eseguite con lo spirito della solita “zuppa
riscaldata”. Alcune posizioni, inoltre, possono donare
all’uomo padronanza con il minimo sforzo, mentre per la donna un
immenso e profondo piacere. Posizione:
ma quale scegliere… La
posizione “more ferarum” (da
tergo: uomo in piedi o inginocchiato e la donna prona),
molto vicina agli istinti e al mondo animalesco, non consente di
vedere in viso il partner, ma gli “oggetti” sono ben visibili:
la testa si abbassa e i genitali vengono
“esibiti”, ovvero si alzano diventando un elemento
particolarmente “forte” del rapporto. E’ una posizione
che richiama un femminile completamente dipendente. Tale
posizione può essere utile a tutti coloro che sono “trattenuti”
(rigidi, controllati) e che esercitano un eccessivo controllo sulla
propria istintualità. Quella del “missionario”,
considerata più facile e naturale, sicuramente poco fantasiosa e
originale, è una posizione in cui si verifica un maggior scambio di
affettività e pare possa facilitare un’eventuale gravidanza, in
quanto favorisce spontaneamente la migrazione degli spermatozoi verso
l’utero. Il partner è completamente avvolto (protetto) non solo
dalle braccia, ma può completamente “saziarsi” di tenerezza,
carezze e baci. E’ quella più praticata e consente di “dilatare”
maggiormente, rispettare in maniera naturale le esigenze della “prima
volta” (rende meno dolorosa la deflorazione). E’
una posizione particolarmente indicata per coloro che hanno
difficoltà erettive (stringendo gli arti inferiori si riesce
a trattenere e a stimolare maggiormente il partner).
a posizione del
“postino” (uomo in piedi donna
distesa) testimonia una sessualità improvvisata, caratterizzata
dalla forza e dalla passione: infrange gli
schemi ed esce dalle regole; è un
maschile che irrompe su un femminile che si arrende piacevolmente.
Non solo si crea un’atmosfera particolarmente
travolgente e passionale ma consente al maschio di recuperare,
all’interno del rapporto, un ruolo decisamente “attivo” mentre
alla donna permette di riscoprire l’abbandono e la passività.
Sarà particolarmente indicata a tutti coloro
che hanno messo in discussione il proprio ruolo all’interno della
coppia (virilità, passività) e per
tutti quei “malesseri” caratterizzati da: rigidità,
inflessibilità, indecisione, difficoltà ad esprimersi e per chi non
oltrepassa mai i limiti e si tiene continuamente
(prudentemente) a freno. Quella
della donna sopra è una posizione caratterizzata dal dominio
femminile; si verifica un ribaltamento dei ruoli tradizionali:
maschile attivo femminile passivo. E’ il mondo femminile a condurre
il gioco: la donna non è bloccata e si libera anche dai
condizionamenti culturali. Con questa posizione si verifica una
maggiore stimolazione clitoridea, consentendo un piacere più
completo, e non viene favorito il concepimento. E’ una posizione
adatta a tutte le donne che hanno problemi di frigidità e per tutti
quei soggetti iperattivi che non sanno accettare la passività.
Può essere utile inoltre a tutti gli uomini
che presentano il disagio di ejaculatio precox in quanto
“rinunciando” al ruolo guida possono abbassare notevolmente il
livello d’ansia di prestazione. Sembra particolarmente utile per
chi soffre di ipertensione!!!

Erotismo
… meglio
del viagra

n
buon rapporto con la sessualità è sempre garanzia di salute e di
felicità: cura ogni malessere e allunga la vita. Vivere con
naturalezza la dimensione erotica, senza nessuna forzatura, fa
diminuire i livelli d’ansia, alza il tono dell’umore e combatte
l’insonnia; uno tsunami che inonda di benessere l’intero
psicosoma.
Quando nella corteccia cerebrale (ipotalamo) si forma una potente
immagine erotica, immediatamente, si diffondono, a cascata, dei
salutari e potenti mediatori chimici in tutto l’organismo. Tutte
le funzioni vitali del corpo, infatti, attraverso l’onda
eccitatoria, sono coinvolte in maniera positiva, prevenendo in tal
modo svariate patologie.
Da
questo stato di eccitazione cuore, pelle, reni, polmoni e ossa ne
traggono giovamento tanto da consentirci di affermare che l’erotismo,
rallentando l’orologio biologico, è un formidabile lasciapassare
per la salute, un potente controveleno per la noia, l’apatia e
malesseri vari: apre la via alla longevità.
Se
le “molecole dell’amore” fluiscono liberamente, senza luoghi
comuni, sforzi, blocchi e inibizioni, il sistema immunitario si
rinforza e il sangue si rigenera: ci si ammala di meno, si vive di
più e meglio.
E’
molto comune, infatti, nella pratica clinica, trovare collegamenti
tra patologie e rapporti disturbati con la sfera erotico - sessuale.
In realtà, la vita, per chi ama, si fa più lunga perché la carica
erotica incrementa la produzione di neurotrasmettitori (dopamina,
endorfine, serotonina) i quali, oltre ad acquietare mente e corpo,
combattono stress e i suoi risvolti negativi sulla salute (garanzia
di benessere).
Senza
questa energia e questa singolare guardia del corpo la vita
sfiorisce, viene azzerata la vitalità, le giornate girano a vuoto,
si colorano di grigio, diventano opache, trascorrono senza senso: la
freschezza mentale si spegne, la lucidità si intorpidisce e la
creatività svanisce.
Una
forza che se viene mossa da sentimenti di dolcezza e di tenerezza
trasforma davvero le persone: si diventa euforici, aperti,
disponibili, carichi di energia, forti, ottimisti … cancella
l’ombrosità e fa perdere la testa... una perfetta fusione tra
felicità e salute.
Se
però tale vissuto emotivo viene trascurato, si esce dal vortice
benefico della vita, si diventa improvvisamente depressi e,
soprattutto, si ricorre, per sentirsi carichi e vitali, a surrogati
come alcol e cibo spazzatura e stimolanti a dir poco nocivi
(meccanismi compensatori superficiali).


e la sessualità abdica, la
gola si impossessa della situazione rendendo il soggetto
completamento schiavo dal cibo (chi è innamorato si dimentica di
mangiare). Sono
le forzature, le pressioni, le prestazioni impossibili, i confronti
temuti, il sentirsi sempre sotto esame, i dubbi, l’insicurezza,
l’atteggiamento mentale perdente,
l'eccesso
di scrupoli, il timore di non riuscire, le inibizioni che, agendo
sull’ipotalamo, creano impotenza, disturbi, sofferenza nel corpo e
nella mente;
un termometro che segnala non solo lo stato di salute della coppia ma
anche eventuali problematiche individuali e relazionali. Sono
gli atteggiamenti mentali errati che frenano o bloccano, fanno
seccare l’istinto, il desiderio … spengono o ravvivano la fiamma
della passione.
Si può dire, quindi, senza timore di smentita, che sono le immagine
forti, distorte, sbagliate, attivate nella massa cerebrale che,
disorientando e spaventando, creano disfunzioni e impotenza.
Ripristinare, pertanto, una funzionalità attraverso un sofisticato
“propellente chimico”, oltre delegare e mettere in mano ad
“altri” il timone dell’esistenza, spegne la carica vitale, il
senso naturale della vita, la vera intimità fatta di emozioni, di
gioco e di sensazioni. L’eros
si accende col nuovo, la fantasia, il mistero, l’imprevisto, la
vivacità, si spegne, invece, con il vecchio, l’abitudine, la
tristezza, il banale.
La
via maestra, per tale risveglio, è sempre quella dei sensi: la vista
eccita, il profumo inebria e il contatto elettrizza … questa è la
vera pillola del benessere sessuale.
L’atmosfera
erotica, infatti, in assenza di evidenti fatti organici (diabete,
disturbi vascolari, infezioni, malformazioni) apre al nuovo, alla
creatività, risveglia i sensi assopiti, stimola e fa riesumare gesti
antichi, dimenticati, perduti nel tempo (corteggiamento,
innamoramento).
A
volte la felicità sessuale svanisce, non perché si è impotenti, ma
per motivi più semplici e naturali: un rapporto spento, logorato da
snervanti abitudini coniugali, una relazione sbagliata, una
sessualità a “comando”, con poca fantasia, stanca, senza
preliminari, che non soddisfa più, che si trascina da tempo,
caratterizzata solo da obblighi, doveri e da rigida programmazione …
!!!
Si inciampa sulla chimica, infatti, quando l’eros è annoiato, non
si ride più se non forzatamente, il desiderio si trova in una fase
calante per la solita routine (sempre le stesse cose, gli stessi
gesti, luoghi comuni, momenti sempre uguali), ci si sente fuori
posto, non più coinvolti … tutto si riduce a un mero atto
meccanico.
osa
fare.
La
prima cosa da fare è verificare che non ci sia un danno organico.
La
seconda mossa è chiedersi, magari con l’aiuto di uno specialista,
se dietro a un calo di desiderio non esistano stati ansiosi e
depressivi da tempo irrisolti. Poi, sempre con persone qualificate,
riattivare l’energia vitale, mettere in atto quelle metodiche
terapeutiche psicosomatiche, rivolte a risvegliare la spontaneità,
riscoprire il mistero, facilitare l’improvvisazione, stimolare la
creatività, riaccendere la fantasia; favorire autenticità, libertà
e autonomia … dare spazio alla passione, alla vera e inconfondibile
unicità erotica.
Ricorda,
l’amore con la sua energia libidica stimola il metabolismo,
tonifica i muscoli, rende più socievoli, appaga il corpo e la mente:
rende felici … allora, per avere più eccitazione e soddisfazione,
BUTTATI, divertiti, mettiti a tuo agio, libera la fantasia, accendi
il desiderio, rendilo meraviglioso, infuocato, misterioso, vivace e
originale: bacia, abbraccia, solletica, accarezza, stringi e, senza
fare il vampiro, “mordi” un po’, ATTENZIONE, però, deve essere
appagante, di “buona” qualità, bisogna farlo “bene”, con
desiderio, eccitazione e passione, senza stress, perché se lo fai
per senso di dovere o controvoglia, paghi dazio, ti ritorna indietro
attraverso una profonda insoddisfazione, debolezza e depressione.
Sessualità
e cibo.

angiare,
cibo, dieta, alimentazione corretta, apparire bene, stare in quella
taglia, dimagrire, e ancora dimagrire; tenute insieme da un sottile
filo, queste parole ci bombardano continuamente dai media senza
scrupoli, sono argomenti dominanti dei nostri discorsi, soprattutto
nell’avvicinarsi delle vacanze e della prova “costume da bagno”.
Il
cibo ha un forte impatto sessuale su mente e corpo: è un
tranquillante naturale, produce endorfine, calma e distende (non
è raro che quando manca il sesso ci si butti sul cibo). Mangiare
non è solo una necessità fisiologica, ma appaga i sensi, quindi
porta piacere. Cibo e eros sono da sempre un binomio molto forte: chi
è avanti con l’età, spesso tende a compensare una scarsa attività
sessuale esagerando con il cibo
(hanno la stessa localizzazione cerebrale, gli stessi ormoni). Sono
parenti stretti, in quanto hanno molto in comune, anche se spesso la
loro convivenza non è sempre la migliore: servono a socializzare,
rappresentano dei piaceri intensi e, soprattutto, sono a portata di
mano (facilmente abbordabili). Ma
cosa lega tra loro erotismo e alimentazione?
Se
prendiamo in esame la dipendenza alimentare come la bulimia, queste
due realtà, tra loro, non sono poi così distanti. Il soggetto
affetto da bulimia infatti è un po’ come un “ninfomane
alimentare” e segnala come in queste situazioni estreme
(patologia alimentare), la
bocca e il cibo si carichino di valenze che vanno ben oltre la loro
funzione naturale.
L’attacco
di fame di chi soffre di bulimia ha un forte significato simbolico:
riempire un vuoto affettivo e placare l’ansia.
Nell’adolescenza
questi soggetti possono avere una sessualità inesistente, ma
nell’età adulta l’eros può emergere in maniera frenetica e
compulsiva simile, appunto, ad un attacco di fame. Il rapporto tra
alimentazione e sessualità è stretto e profondo: sono le più
importanti fonti energetiche alle quali l’individuo attinge.


noressia
(sessualità inesistente) e
bulimia due manifestazioni estreme nel rapporto sbagliato con il
cibo. Da una parte il rifiuto totale, fino alla denutrizione e
all’autosoppressione, dall’altra l’estrema difficoltà a
controllarsi, il bisogno di ingozzarsi di qualsiasi cosa, salvo poi
vomitare tutto per il terrore di ingrassare.
In entrambe le situazioni, comunque, quello che il soggetto si nega è
il piacere del proprio corpo, perché la conseguenza delle patologie
alimentari si concretizza in un’immagine fisica che perde, per
eccesso di magrezza o viceversa di adipe. In pratica, come la
frigidità/ninfomania, così come la bulimia/anoressia. La
bulimia pare infatti impersonare una figura arrendevole e oppressa,
incapace di negare e di negarsi; l’anoressica al contrario, è una
tragica immagine autosufficiente, che con il forte controllo di se
stessa domina ogni tipo di necessità.
In
realtà, i problemi alimentari hanno come rovescio della medaglia i
disturbi sessuali.
Di tutto ciò, ovvero di questa confusione tra il mondo della
sessualità e cibo, possiamo trovare conferme in altri campi. Il
linguaggio parlato, i modi di dire, ci aprono uno scenario davvero
significativo in cui è possibile trovare associazioni importanti tra
aspetti erotici e alimentari: “Ti
mangerei di baci”, forse è l’espressione più comune.
L’associazione inoltre tra prodotti alimentari e parti anatomiche
collegate al sesso si perde nella notte dei tempi (frutto
del fico: cacciata dal paradiso, stretta relazione tra cibo e sesso;
uccelli, pisello, fava).
Come dire che la libido che ci governa può rivelarsi un nutrimento
importante al pari (se non più) di ciò che ingeriamo dalla bocca.
Due modi di nutrirci dunque: uno transita attraverso la materia,
l’altro scaturisce da una fonte più profonda di energia
(endorfine). Per capire meglio questa affermazione è sufficiente
riportare la propria memoria ai primi innamoramenti, che fanno
sentire carichi di energia. Anche praticare il sesso in maniera
soddisfacente riempie di felicità, voglia di vivere e, sicuramente,
fa dimenticare la stanchezza quotidiana.
ome nel cibo si è
trascinati dal gusto o dominati dalle voglie, anche nel sesso c’è
modo e modo di viverlo (a seconda del periodo evolutivo: infanzia,
giovinezza, maturità, vecchiaia): con
irruenza, dolcezza, affettività, fretta, passività.
Esiste
una sessualità focosa in cui la parola d’ordine è tutto e subito.
Un’irruenza esplosiva molto veloce che altrettanto in fretta
svanisce. Questo soggetto, con tratti collerici, è incline ad
eccessi di attività sessuale, salvo a trascorrere periodi di
apparente apatia o totale indifferenza. L’immagine che evocano
questi soggetti è quella di un rudimentale lanciafiamme, con i suoi
bagliori improvvisi ma che cessano bruscamente. C’è poi una
sessualità con tendenza a svolazzare da fiore in fiore, brucare
continuamente in altri pascoli, ovvero un soggetto che ama spaziare
in giro, soffermandosi solo il tempo necessario per concludere e
riprendendo il volo non appena ha il sentore di un legame duraturo.
Anche
il modo di alimentarsi può fornire alcuni elementi conoscitivi sulla
sessualità di un soggetto. Mangiare in fretta, non assaporando e
gustando il cibo, probabilmente mostra la stessa modalità
nell’attività amatoria
(eiaculazione
precoce).
Chi
invece assapora e si gusta il cibo evidenzia la stessa passione nel
sesso, gode e si lascia avvolgere da tutte le sensazioni corporee
senza censurare le emozioni che esse provocano.
Un
antico proverbio latino recita: “Senza Bacco (vino) e Cenere
(cibo), si raffredda Venere (amore). E infine una piccola curiosità:
“Frullato energizzante” da assumere un paio d’ore prima
dell’attività in questione. Frullare insieme un bicchiere di
latte, un cucchiaio abbondante di germe di grano, una banana media e,
senza esagerare, miele di acacia.

Calo
del desiderio …
quando la FANTASIA
viene a mancare

’
un fenomeno psicosomatico caratterizzato sostanzialmente da una
riduzione della “voglia” sessuale che può essere generale o
contestuale al rapporto di coppia. Le cause
sono da rintracciare in un eccessivo e continuativo stress, in una
routine noiosa e sempre uguale, oppure in problemi con l’altro
sesso. Tale disturbo inoltre può essere favorito da malattie
organiche, soprattutto croniche, e costituire nell’uomo un segnale
di senilità a volte particolarmente precoce (andropausa). Per calo
del desiderio sessuale, quindi, si intende una riduzione oppure la
perdita persistente e prolungata dello stimolo sessuale e delle
fantasie connesse a questa attività. Periodi
occasionali di inappetenza sessuale sono piuttosto frequenti (ansia,
stress, farmaci, psicosi, depressione). I
problemi di coppia comunque (conflitti coniugali, rancori
inespressi), in assenza di disturbi organici, rappresentano la causa
principale del calo sessuale, sebbene possano contribuirvi molti
altri fattori, tra cui l’età, la personalità e le esperienze
passate. Nella coppia il calo può
esprimere anche altre difficoltà, per esempio la perdita
dell’erotismo nei suoi vari aspetti, non solo sessuali: la routine
riduce l’eros a un semplice saltuario sfogo genitale, senza
fantasia, gioco e curiosità (l’eccitazione, l’entusiasmo
della novità, la fantasia del primo incontro, ad esempio, tiene in
vita la sessualità mentre banalità, noiosità, ripetizione, il
sempre uguale e la routine spengono completamente l’eros). Quando
il calo del desiderio è solo verso il partner e non coinvolge le
fantasie verso altri o l’attività magari autoerotica, indica
inequivocabilmente un’indisponibilità all’incontro intimo con
l’altro: troppi conflitti, oppure troppe critiche, non piacciono
certi modi, anche l’odore diventa un problema. In
breve, è il segnale - inutile negarlo - che qualcosa si è spento, è
cambiato nella complicità e nell’intesa sessuale, non funziona più
per il verso giusto. Il desiderio può
diminuire anche nelle situazioni in cui uno dei membri abbia una
relazione o nasconda un segreto, per esempio covare il desiderio di
divorziare. Gli interventi chirurgici,
inoltre, che compromettono l’immagine del corpo
(mastectomia, isterectomia, prostatectomia, ileostomia) e
i farmaci che deprimono il SNC o diminuiscono il livello di
testosterone possono ridurre le “voglie” sessuali. Un
partner può perdere interesse per il sesso dopo essere stato
licenziato. Con il passare del tempo, l’altro rinuncia a prendere
l’iniziativa e così piano, piano si entra nel vortice della
privazione sessuale. Non si deve comunque dimenticare che i problemi
del desiderio sessuale persistenti, sono strettamente collegati ad
altre difficoltà all’interno della relazione.
volte sono la causa di incomprensioni e conflitti, a volte ne sono la
conseguenza. Chi è che rischia di più: soggetti logorati dallo
stress, con orari di lavoro eccessivi e, soprattutto, dominati da
preoccupazioni non lasciate sul posto di lavoro bensì portate
nell’ambiente familiare; coloro che abusano di sostanze stimolanti
o che cercano di stimolarsi, in maniera continuativa, con materiale
pornografico, per tale ragione si sono disabituate a lasciar fluire
l’energia psicofisica (libido) in modo creativo, spontaneo e
naturale; persone che appartengono ad un quadro clinico depressivo
(anche mascherato) e ansiogeno; soggetti che hanno silenziosamente,
nel tempo, accumulato astio e contrarietà verso il partner e che non
si riconoscono più nella sua consueta sessualità (questa ovviamente
non è una formula matematica molti, anziché diventare inappetenti,
possono trovare altre “soluzione” al di fuori della coppia).
osa
fare. I disturbi del desiderio sessuale sono estremamente
complessi e, soprattutto, di non facile soluzione quando il conflitto
è di coppia: spesso uno dei partner si oppone alla terapia (la
prognosi dipende sempre dalla volontà della coppia: acconsentire, se
necessario, di intraprendere una terapia individuale). Il trattamento
comunque varia a seconda della causa del disturbo: se si tratta di un
problema fisico, il medico deve curare il disturbo sottostante, un
professionista della salute mentale, invece, può aiutare ad
affrontare le ripercussioni emotive o coniugali del disturbo. Molte
metodiche terapeutiche come ad esempio l’ipnosi sono fondamentali
per rimuovere gli ostacoli psicologici che impediscono una sessualità
piena di passione, entusiasmante, libera e spontanea.
Ma
perché si diventa impotenti? ... perché si confonde la sessualità
con l'aggressività (si veda rimozione) ... si reprime la propria
aggressività prima con le figure di riferimento poi verso la società
(invece di essere determinati e attivi, si lascia spazio alla
passività ) ... ci si lascia gestire o si
perde il gusto e il piacere della competizione ... in perenne
conflitto tra amore e odio, tra un facile infantilisno e una
difficile maturità, tra sottomissione e rivolta. Senza
desiderio dell’altro, comunque, la coppia scoppia: non può durare
molto un rapporto … l’energia sessuale è come una calamita se
non “attira” è un legame scadente … l’eros
riaccende la vita, una scarica biochimica che coinvolge la struttura
cerebrale: capace di realizzare desideri e sogni … mai
annullarsi o voler cambiare gli usi dell’altro … tenere il
broncio è un modo infantile per ricattare, colpire, ferire e punire
… andare al capolinea!!!
I
DISAGI PSICOSESSUALI

ochi
disagi emotivi sono offuscati ed intrisi di toni moralistici come lo
sono i disturbi psicosessuali. Determinare tale “malessere”
implica definire una chiara norma per il comportamento sessuale. Ma
chi stabilirà queste regole? Chi dovrà
essere il guardiano morale del comportamento sessuale? Perché tanto
accanimento verso la sessualità che in realtà appartiene al mondo
degli istinti? Essendo la sessualità umana, non solo legata
alla procreazione, ma anche alla qualità della relazione è bene
precisare che non esistono comportamenti giusti in assoluto. Si deve
uscire dall’ottica di avere un’unica norma di riferimento
rispetto alla quale si è in buona salute oppure malati. Non vi è
esperienza sessuale fuori di noi a cui dobbiamo riferirci, ma una
sessualità dentro di noi, che si sviluppa con trame diverse, è il
senso che ognuno dà alla sua trama che è importante (noi
siamo ciò che sentiamo di essere, siamo come ci vediamo e non come
ci vedono gli altri; insomma, siamo belli se ci piacciamo e brutti se
siamo scontenti di noi stessi). Esistono, comunque, parametri
che definiscono a grandi linee degli argini: al
di qua ci sono le carenze e dall’altra gli eccessi. Al
centro si apre un vasto territorio di modalità “adeguate” che
comprendono le infinite possibilità in termini di tempo, oggetto,
modo, luogo, finalità. Tra tutti gli istinti (mangiare,
dormire, bere ), l’istinto sessuale è quello che subisce, nel
corso della sua evoluzione, i maggior rimaneggiamenti. La sessualità
è, infatti, un bisogno naturale come mangiare, bere e dormire.
Nell’animale l’istinto riproduttivo è il cardine per la
sopravvivenza della specie, per l’essere umano, invece, le cose
sono decisamente più complicate ed articolate in quanto può
rinunciare volontariamente al sesso (castità: energia, comunque - se
va bene - non spenta ma semplicemente trasformata) in favore di una
cultura che prevede la sublimazione della propria parte istintuale.
Questa trasformazione è, quindi, frutto di
condizionamenti culturali e sociali. Tenendo
conto di queste influenze è già possibile affermare che il sesso
non è soltanto “poesia biologica” (per le finalità e per motivi
di spazio non è possibile approfondire questo argomento) ma è,
indubbiamente, un comportamento che coinvolge emozioni, sentimenti,
paure, trasformazioni e divieti (evoca frequentemente il fantasma del
peccato, della punizione e della colpa). In questa attività
ogni individuo mette a fuoco fattori fisici ed emotivi, un insieme di
ansia, ricordi ed emozioni che ogni volta impegnano tutto il suo
essere. E’ il risultato di un lungo processo di crescita che
inizia, contrariamente a quello che si pensa, dal concepimento e
continua nel corso dell’intero arco di vita (menopausa e andropausa
comprese).


ale esperienza è, quindi, carica
di significati individuale e sociali (sessualità proposta dai
modelli culturali). E’ una modalità
“personale” con cui si entra in rapporto con l’altro o gli
altri. Il significato culturale della sessualità è un
fenomeno particolarmente curioso in quanto si struttura attraverso
due temi fra loro contrapposti ma in stretta relazione: da
un lato l’istinto “libertino” e dall’altro, l’asservimento
ai modelli pubblici. Risulta innegabile, per quanto sopra
esposto, che la sessualità è un fenomeno complesso influenzato da
fattori biologici, psicologici e socio culturali (il comportamento
sessuale finale dipenderà dall’interazione di queste forze). Il
benessere sessuale, ovvero il sentirsi bene, è parte integrante
della salute di ogni individuo. In questi termini, il sentirsi bene
coinvolge inevitabilmente anche il vivere con piacere il mondo del
pensare, del fare e delle relazioni oggettuali. Significa riflettere
sui propri bisogni, desideri, sensazioni di poter vivere e coltivare
sentimenti di speranza, e fiducia nei confronti della vita. Se
si tiene conto di quanto esposto si comprende facilmente che la
diagnosi di questo comportamento, inteso come malessere che crea
sofferenza per se stessi e per gli altri, deve essere formulata da un
professionista competente e, soprattutto, scevro da pregiudizi;
capita sovente, infatti, che troppo zelo
classificatorio induca, spesso, più confusione che chiarezza
(se non colpevolizzazioni inutili ed assurde). A
tale proposito un orientamento diagnostico qualificato ci viene
fornito dal DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei
Disturbi Mentali). In questo manuale i disturbi
psicosessuali sono divisi, sostanzialmente, in 3 gruppi: Disturbi
dell’Identità, Parafilie e Disfunzioni Psicosessuali … l’argine
degli eccessi.
Disturbi
dell'identità. In
questo gruppo sono inclusi tutti i comportamenti caratterizzati dal
fatto che l’individuo si sente a disagio e in contrasto rispetto al
proprio sesso anatomico e mette in atto atteggiamenti generalmente
caratteristici dell’altro sesso.
Transessualismo.
E’ una persona che sotto l’aspetto biologico, anatomico e
fisiologico è un maschio o una femmina normali, ma nell’intimo ha
la convinzione di appartenere al sesso opposto. Perciò molti
transessuali, specialmente maschi, ricorrono ad interventi chirurgici
per mutare la loro identità fisica e anagrafica: un “cambiamento
di sesso”, più apparente che reale, sia perché l’appartenenza
al sesso è scritta in ogni cellula, sia perché non è possibile
conferire una vera funzionalità agli organi genitali costruiti dal
chirurgo. In questo comportamento è comune la depressione che non
deve mai essere sottovalutata in quanto può portare al suicidio.
Parafilie
(para: deviazione - filia: oggetto da cui si è
attratti). Esse sono caratterizzate dalla comparsa di eccitazioni nei
confronti di oggetti o di situazioni erotiche che non rientrano nelle
modalità normali di eccitazione e di attività sessuale, e che
possono interferire a vari livelli sulla capacità di svolgere
un’attività sessuale reciprocamente affettuosa. In
questo gruppo troviamo: Feticismo, Travestimento, Zoofilia,
Pedofilia, Esibizionismo, Voyeurismo, Masochismo Sessuale e Sadismo
Sessuale.
Feticismo.
E’ l’uso di oggetti inanimati (feticci) come metodo ripetutamente
prescelto o esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale. E’
un bisogno irrinunciabile di vedere, manipolare, annusare un
determinato oggetto per ottenerne, appunto, gratificazione sessuale.
A volte vengono privilegiate alcune parti del corpo come mano, piede,
gamba, orecchio, capelli, piuttosto che indumenti in contatto con
parti sessuali: mutande, reggiseno,
calze, giarrettiere. Il feticcio è,
stranamente, ancora più potente ed attraente se è stato rubato (il
feticista può essere anche cleptomane).
Travestimento.
Generalmente è il vestirsi da donna con modalità ricorrente e
persistente da parte di un maschio eterosessuale. Tale manifestazione
è realizzata per creare in sé un eccitamento sessuale che porta a
un rapporto sessuale vero e proprio o alla masturbazione. E’,
inoltre, presente una profonda frustrazione quando si verificano
delle interferenze nella realizzazione del proprio travestimento.
Zoofilia.
Vengono utilizzati animali come metodo ripetutamente prescelto ed
esclusivo per il raggiungimento dell’eccitazione sessuale. In
pratica, l’atto o la fantasia di impegnarsi in qualche attività
sessuale con degli animali è il metodo dominante prescelto o
esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale. La zoofilia è,
in questo periodo storico, un comportamento alquanto insolito
(perseguito giuridicamente). Lo si riscontrava soprattutto nelle
campagne e in zone montane presso contadini e pastori in contatto
diuturno con i branchi e le mandrie, per cui, tentati sessualmente
dalle occasioni propizie e dalla lunga solitudine, essi cedevano al
rapporto “bestiale”. Nell’antichità questa particolare
attività non era considerata strana e neppure impura, come
testimoniano varie leggende indiane, egiziane, greche e romane (agli
invitati al banchetto, oltre al partner naturale, veniva offerto, a
seconda dei gusti dell’ospite, un animale).
Pedofilia.
Di tutte la Parafilie, la pedofilia è quella che suscita e crea, a
dir poco, profondi sentimenti di disgusto. Nel gratificare i suoi
desideri sessuali, il pedofilo danneggia irrimediabilmente dei
bambini innocenti. Questa inclinazione morbosa verso i bambini che
non hanno ancora raggiunto la pubertà, spesso si conclude
tragicamente, perché il pedofilo, si rivela in realtà un terribile
criminale. Nella pratica clinica, si scopre che essi presentano un
profondo disturbo narcisistico della personalità con gravi tratti
antisociali. L’adescamento avviene, di solito, attraverso
l’elargizione di regali in oggetti o in denaro. Il comportamento
del pedofilo può assumere le forme più diverse, da carezze alla
violenza, fino all’uccisione.
Esibizionismo.
E’ il gesto di esibire i genitali a qualche estraneo che non se lo
aspetta, allo scopo, naturalmente, di raggiungere l’eccitazione
sessuale, senza che vi sia il tentativo di compiere ulteriori
attività sessuali insieme all’estraneo coinvolto. E’ insolito
che l’esibizionista molesti con parole e con altri atti. Sembra che
l’atto di mostrare i suoi genitali permetta all’uomo, per quanto
curioso possa essere questo gesto, di riguadagnare un qualche senso
di valore e di identità maschile positiva. Spesso rivelano una
profonda insicurezza rispetto al loro senso di mascolinità. Gli
esibizionisti spesso sentono di non aver avuto nessuna influenza
sulle persone del nucleo familiare, e hanno pertanto dovuto ricorrere
a misure straordinarie per essere notati. Ciascun atto
esibizionistico, in chiave psicoanalitica, può pertanto
rappresentare un tentativo di rovesciare una situazione infantile
traumatica.
Voyeurismo.
Possiamo definirlo come l’altra faccia dell’esibizionismo; è il
gesto di stare a guardare persone ignare, di solito estranei, mentre
sono nude, o nell’atto di spogliarsi, o mentre sono impegnate in
qualche attività sessuale, il tutto come metodo ripetutamente
prescelto o esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale.
Rischio e segretezza sono gli elementi necessari della gratificazione
che ottiene masturbandosi durante o subito dopo lo “spettacolo”
da lui osservato, senza che la donna o la coppia se ne rendano conto
o che siano d’accordo.
Masochismo
sessuale. Le fantasie legate a questo
comportamento, per provare godimento sessuale, sono: essere legato,
picchiato, violentato, oppure deriso ed umiliato (gesti di
automutilazioni, quando sono presenti, hanno buona probabilità di
essere ripetuti). Partecipa intenzionalmente a qualche attività
nell’ambito della quale ha patito profonde lesioni fisiche oppure
la sua vita è stata minacciata, allo scopo di produrre eccitazione
sessuale, la quale si è quindi realizzata. Di solito si fa frustare
da una donna pagata per questo, oppure chiede “punizioni” più
sofisticate.
Sadismo
sessuale. Sadico è chi, per avere
soddisfazione sessuale, deve dare dolore e umiliazione: infligge
torture dalle più semplici alle più complicate. La sua vittima può
essere non solo la donna, un uomo, un bambino, ma anche un vecchio o
un animale. Il suo scopo è sempre lo stesso: far soffrire, talvolta
fino alla morte. Ma egli è un tormentatore più che un assassino,
che si serve di strumenti d’offesa accuratamente scelti (catene,
fruste, uncini, biglie e altri ancora). … l’argine delle carenze.
DISFUNZIONI
PSICOSESSUALI
a
maggior parte delle disfunzioni sessuali descritte nel DSM IV sono
categorizzate come disturbi (intesi come sintomi che si esprimono nel
somatico disturbando la funzione sessuale) del desiderio,
dell’eccitamento o dell’orgasmo. Oggi questi malesseri hanno
maggior frequenza del raffreddore e un’alta percentuale dei casi
sono psicogeni, cioè conseguenza diretta di una “immaturità”
psicologica. Tabù vecchi e nuovi, paura ed inibizioni, in queste
manifestazioni, si sprecano. Queste difficoltà sono legate alla
relazione sessuale, la quale si esprime attraverso la seguente
sintomatologia: impotenza, eiaculazione rapida,
ritardata o impossibile (uomo); anorgasmia, dispareunia (donna).
mpotenza.
La “serenità” del rapporto sessuale può essere insidiata da una
serie di fattori psicologici abbastanza comuni e altrettanto
frequenti. E’ la cosiddetta impotenza psicogena, che può
facilmente sfociare, se non ne vengono individuate e sradicate le
cause, nell’impotenza cronica (è come se ci si “escludesse dal
gioco” per timore di fallire). L’impotenza funzionale (in assenza
di cause organiche come malattie e malformazioni) è, indubbiamente,
vissuta in modo estremamente drammatico e devastante perché
l’attività sessuale è considerata, da alcuni, come fonte di
sicurezza e potenza maschile. Questo disturbo (non-scambio con
l’esterno) può essere interpretato, da un punto di vista
psicosomatico, come un tentativo di tenere sotto controllo il più
possibile una situazione vissuta pericolosa per l’equilibrio
psicofisico. Questo particolare “atteggiamento” lo possiamo
riscontrare anche in ambiti diversi (lavorativo e sociale) da quello
sessuale. Il timore di fallire, di non essere all’altezza (timore
del giudizio) delle aspettative può essere alla base di questa sorta
di paralisi dell’istinto sessuale, dell’iniziativa e della
creatività.
iaculazione
precoce. E’ anch’essa una modalità difensiva maschile nei
confronti di una sessualità in qualche modo temuta. Il “tempismo”
nell’intimo incontro con il femminile, fino ad impedire un vero e
proprio contatto, può infatti avere un significato aggressivo nei
confronti della partner, che spesso viene percepita come troppo
esigente e competitiva, oppure può costituire una vera e proprio
fuga per sottrarsi all’angoscia legata al rapporto sessuale stesso.
Sono persone particolarmente ansiose con una mentalità, spesso,
spiccatamente razionale.
norgasmia.
L’incapacità o comunque la difficoltà a raggiungere l’orgasmo è
la più diffusa tra le disfunzioni sessuali femminili. Anche in
questo caso, la causa principale è da imputare ad un’educazione
particolarmente restrittiva. Un eccessivo autocontrollo non permette
di lasciarsi andare e, quindi, fidarsi dell’altro o delle emozioni
che suscita l’intimità.

ispareunia.
In questo disturbo i rapporti (in assenza di cause organiche) sono
difficoltosi e dolorosi. Spesso è una reazione di rifiuto, il più
delle volte consapevole, nei riguardi della sessualità. Questa
manifestazione è legata, in modo particolare, ad un partner e al suo
atteggiamento. L’intervento terapeutico elettivo sarà volto a
sciogliere le tensioni corporee attraverso metodiche ipnotiche ed
esercizi di rilassamento. Come abbiamo potuto vedere, in questa breve
esposizione, il fenomeno “sessuale” è più complicato di quanto
generalmente presupponiamo. Questo fenomeno, oltre ad essere intriso
di paura, può essere vissuto come una minaccia in quanto attraverso
l’orgasmo si scatena una forza istintuale che non possiamo
“controllare”. La capacità di auto controllarsi facilita
notevolmente la vita sociale, ma è anche al tempo stesso espressione
di non spontaneità. Autocontrollo significa che tutti gli impulsi
“sgraditi” alla comunità devono, in qualche modo, essere
repressi. In questo modo l’impulso diviene “invisibile” anche
se resta da chiedersi che cosa ne sarà dell’impulso “bloccato”.
Dato che l’impulso per sua natura tende alla realizzazione, esso
tenderà a mostrarsi nuovamente, e così l’essere umano deve
costantemente investire energia se vuole continuare a reprimere e a
controllare l’impulso represso (diventa evidente il motivo per cui
si ha paura della perdita del controllo). Se tutto ciò, infatti,
emergesse, la situazione diventerebbe sì “sincera”, ma
socialmente molto discutibile, “per questo è bene sapersi
controllare” anche quando non si è lesivi verso se stessi, la
società ed il partner. Mettendo in atto, pertanto, questa
particolare “difesa” sia l’uomo che la donna possono sviluppare
difficoltà e creare stati confusionali nella sfera sessuale.
Entrambi si trovano davanti a pretese assurde a causa dell’importanza
che il gruppo sociale di appartenenza dà alle prodezze sessuali
facendone un metro di riuscita personale come un indice di successo
(potenza) nelle relazioni sociali. Stimoli negativi, quindi, possono
influenzare, in maniera diversa, sia il maschio che la femmina:
nessun partner è immune. La maggior parte di tali disagi sono creati
anche da tensione, ansia e, molto frequentemente, dalla paura di
fallire e di essere rifiutati (o, ancor peggio, ridicolizzati). Il
rapporto sessuale è caratterizzato da sottili equilibri, basta poco
per rompere l’incantesimo: schemi mentali che portano a cattivi
pensieri, stress e, soprattutto, incomprensioni con il partner (non
si è più, in realtà, sulla stessa lunghezza d’onda). Se si tiene
conto di quanto esposto appare evidente che l’atto sessuale, ormai
separato dalla procreazione, assolve, fondamentalmente, il
soddisfacimento di bisogni psicologici la cui importanza assume un
ruolo ben più rilevante del piacere fisico nel quadro della qualità
della relazione fra i partner. Il territorio, su cui ci si esprime,
deve essere uno spazio di gioco creativo e di fantasia in cui
l’impegno a trovare le reciproche strade del “benessere” dovrà
essere la prerogativa principale. Il piacere del partner non può
costituire una preda da razziare, ma un dono che si è liberamente
offerto in cambio del nostro.

infomania
(furore uterino). E’ un intenso desiderio erotico che la
donna non riesce a soddisfare per mezzo del coito e dell’orgasmo
procuratole. Si passa da un uomo all’altro, nella disperata ricerca
del soddisfacimento e nell’illusione che la causa della sua
insoddisfazione sia soprattutto imputabile all’altro: al maschio.
E’ un fenomeno abbastanza raro che spesso viene confuso con un
forte temperamento erotico. Nei casi acuti è sintomo di una
gravissima degenerazione psichica. La ninfomania cronica, molto più
frequente, è a volte complicata da un quadro clinico ossessivo. Le
donne colpite da questa forma attenuata sono schiave della loro
immaginazione: nel loro pensiero tutto si colora di sessualità e
l’oggetto più lontano dal simbolismo sessuale diventa afrodisiaco.
Il sogno lascivo si manifesta la notte mentre allo stato di veglia
esse sono ossessionate da un vero e proprio eretismo cerebro –
sessuale. Le ninfomani croniche sono affette da ‘libido insatiata’,
anafrodisia che impedisce la conclusione benefica di un’eccitazione
sessuale.
atiriasi.
Il corrispondente maschile della
ninfomania. E’ un desiderio erotico maschile molto forte,
incontrollabile, che non trova soddisfazione nel rapporto sessuale e
nell’orgasmo comunque raggiunto. La satiriasi deriva da un disturbo
centrale che può essere acuto o cronico e che include la possibilità
di un delirio allucinatorio a contenuto erotico. Chi ne è affetto
può anche giungere, nell’impossibilità di soddisfare la passione
sessuale, alla follia furiosa. Al sommo della crisi il malato è in
uno stato incoercibile di fregola durante il quale gli si oscura la
coscienza. Una nuova fase della libido può prodursi anche subito
dopo l’eiaculazione: il soggetto sembra in perenne stato di
turgescenza. Può essere all’origine delle peggiori perversioni
sessuali, perlomeno nel campo

SESSUALITA’ e DINTORNI

’atteggiamento
di ogni individuo di fronte alla sessualità “parte”
nell’infanzia: esso viene influenzato da ciò
che si vede nei genitori, dalla valutazione del ruolo, dalla
posizione familiare e dalle debolezze fisiche. Spesso tale
fenomeno è risultato di un “errore” evolutivo che continua nel
tempo: viene “contratto” nell’infanzia e
poi costantemente ripetuto. Da questo
“errore” ogni individuo potrà liberarsi soltanto orientando la
sua personalità verso una nuova strada, una nuova meta, un nuovo
stile di vita. Si comincia a reagire ad una situazione della
vita nel suo insieme, e non ad un solo aspetto di essa che può venir
deliberatamente presentata … risulta davvero difficile ingannare i
bambini su quello che li circonda (dinamiche affettive, sociali,
comportamentali). In linea di massima, possiamo dire che i fanciulli
di ogni generazione esprimono nel loro comportamento le “difficoltà”
che affliggono le figure di riferimento. Il grado di rivalità che
esiste fra i due sessi si può già percepire osservando l’attività
ludica dei bambini: una lotta fra maschi e
femmine per la conquista del potere. Un
attrito piuttosto vivace e continuativo, ad esempio, tra i genitori
avrà naturalmente l’effetto di rivelare al piccolo gli aspetti
sgradevoli e pericolosi della relazione amorosa. La forte supremazia
di un genitore sull’altro può riflettersi sulla valutazione che il
bambino dà al proprio ruolo sessuale. Se la figura dominante è il
padre, il figlio può pensare che non riuscirà mai ad eguagliare la
sua autorità e la sua virilità. Proprio per questo motivo, molti
figli di persone “importanti” sono spesso scoraggiati, hanno
notevole difficoltà nello scegliere la professione o addirittura
possono scegliere “percorsi” pericolosi. Se
invece chi controlla e domina è la madre, il figlio può opporsi a
lei con successo, e spesso troviamo che i grandi uomini hanno avuto
madri con una personalità eccezionalmente forte. Altre volte il
figlio può soccombere e rimanere per tutta la vita fragile (debole),
viziato e dipendente dalla questa figura dominante. La ragazza che si
sente detronizzata da una madre simile, rivolge la sua attenzione al
padre, lo prende come modello, e sviluppa dei tratti particolarmente
“virili”. Se il padre è debole ed irresponsabile e il nucleo
familiare è mandato avanti solo dalla madre, la ragazza svilupperà
nella sua mente l’immagine che le donne possono benissimo bastare a
se stesse e quindi assumerà una fiducia in se stessa di tipo
maschile. Quando una ragazza vede che sua madre ottiene dal partner
tutto quello che vuole con le carezze e le effusioni amorose, può
prendere esempio da lei su come si deve trattare il “sesso forte”.
ragazzi che hanno imparato il modo di farsi
amare dalla madre si scelgono delle mogli dalle quali si fanno amare
nello stesso modo. le ragazze che hanno combattuto contro il loro
padre saranno portate a scegliere un marito contro il quale esse
potranno continuare la “battaglia” da tempo iniziata. Un marito
che ha una moglie infedele è qualche volta un soggetto che è stato
trascurato dalla madre. Queste ripetizioni si verificano per
il bisogno che si ha per mantenere e continuare il proprio stile di
vita. La difficoltà che incontra un fanciullo quando viene
detronizzato da una sorella più giovane, o di un ragazzo unico
maschio in una famiglia di donne, o viceversa una fanciulla
detronizzata da un fratello più giovane e privilegiato,
rappresentano l’ennesima testimonianza della lotta continua che
ogni figlio deve sostenere e che può scoraggiarlo nel raggiungimento
della sua posizione sociale e del ruolo sessuale. L’idea
della superiorità e della virilità sono così strettamente connesse
che un fallimento in un settore anche diverso da quello sessuale può
far sorgere nel bimbo il dubbio di non essere abbastanza virile. Nel
linguaggio comune usiamo spesso metafore sessuali. Per esempio alla
frase “è un debole” è stato sostituito la locuzione più
efficace e colorita “è una femminuccia”. Questi modi di
dire possono essere resi ancora più efficaci usando dei confronti
fisici. Non usiamo forse per esprimere dolore “il mio cuore
sanguina” oppure raffigurare la paura con l’espressione “è
come se le mie gambe fossero di gelatina” o ancora esprimere un
turbamento affermando “mi gira la testa”? Tutti
gli organi del corpo, non solo quelli sessuali forniscono parecchio
materiale analogico: per esempio il ragazzo che manifesta il suo
scoraggiamento con la frase “mi sento una femminuccia” può
spingere più oltre il suo paragone, può avere la sensazione e
comportarsi come se stesse dicendo “i miei organi genitali non sono
virili”. Così la bambina può esprimere la sua delusione di non
essere un maschio dicendo “sento che mi manca qualche cosa…”.
La masturbazione (si veda l’articolo “Onanismo … la
solitudine del piacere”) dei bambini può essere considerata a
seconda dell’intensità un segno di scoraggiamento. L’attenzione
del piccolo si è concentrata, in forma angosciosa, su se stesso, ed
egli esprime il senso di debolezza con questo “atto”, con il
linguaggio degli organi.
aturalmente non bisogna preoccuparsi della
masturbazione infantile, ma piuttosto distrarre l’attenzione del
bambino da se stesso e dirigerla verso interessi esterni, ed inoltre
rassicurarlo che non si può cambiare sesso, che i ragazzi crescono e
diventano degli uomini e le ragazze delle donne. Quando la madre dà
troppa importanza alle prime esperienze sessuali il bambino è
portato a sopravalutarne il significato. Magari è un po’
spaventata, si preoccupa troppo del suo bambino, parla con lui di
queste cose e, a seconda della sua educazione ricevuta, lo
rimprovera. Ora sappiamo che a molti bambini piace essere al centro
dell’attenzione e spesso un bambino insiste nelle sue abitudini
proprio perché queste gli vengono rimproverate. E’ molto meglio
non sopravalutare la questione sessuale, ma trattarla come un
fenomeno naturale e, se non ci si dimostra impressionati di fronte ai
piccoli, tutto riesce più facile e di breve durata. E’
durante l’adolescenza che si nota se il bambino è adeguatamente
preparato al ruolo sessuale che deve svolgere. Per quasi tutti
i ragazzi, l’adolescenza - spesso manifestata con grande esuberanza
- significa soprattutto una cosa sola: dimostrare
che non si è più bambino. Molte manifestazioni
adolescenziali sono semplicemente il risultato del desiderio di
dimostrare indipendenza, eguaglianza con gli adulti, virilità o
femminilità. Il carattere di queste manifestazioni dipendono dal
significato che il bambino ha attribuito a certe esperienze vissute
in quel particolare nucleo sociale. Un bambino che non è stato
preparato ad affrontare la vita in modo adeguato è disorientato e
sperimenta un profondo disagio di fronte a queste problematiche.
ei
rapporti sociali appare timido e riservato, con tendenza a isolarsi
restando chiuso in casa e, di fronte al problema del lavoro, non sa
trovare professione che lo attragga perché si sente incapace di
tutto. Nei riguardi dell’amore e del matrimonio è ostacolato dal
suo imbarazzo nei confronti dell’altro sesso con cui evita di avere
contatti. Se qualcuno gli parla arrossisce e non trova parole
per rispondere. Altri, invece, possono diventare arroganti,
ipercritici nei riguardi dei loro genitori, e possono spingere la
loro ribellione sino al punto di cacciarsi in pericolose avventure
sessuali. Essi possono mettersi “volutamente” nei pasticci per
dimostrare ai genitori di aver ancora bisogno di affetto oppure per
rassicurarsi, come il figliuol prodigo, del continuo affetto dei
genitori e della loro fiducia. La sessualità
può rappresentare la via più breve per dimostrare una certa
indipendenza senza per questo dover affrontare le vere responsabilità
dell’età matura. Di solito, comunque,
gli adolescenti cercano di tenere in disparte la sessualità, almeno
in un primo tempo (proprie per le sensazioni devastanti che
essa evoca), e preferisce gli amori romantici,
specialmente quelli che si configurano come una relazione
impossibile. La tendenza comune agli adolescenti di
innamorarsi di eroi, cantanti ed attori non dev’essere derisa dai
genitori. Tale “infatuazione” ha lo scopo di far guadagnare il
tempo necessario per l’adattamento a queste nuove turbolenze
emotive. Anche il “piacere solitario”, che generalmente compare
in questo periodo, dev’essere considerato un mezzo per prendere
tempo. Soltanto se tale attività si presenta
in forma ossessiva e accompagnata da forte senso di colpa può essere
motivo di sofferenza. Il fanciullo medita su questa “debolezza” e
considera la masturbazione come prova di una propria preesistente
mancanza di volontà. Sorge quindi il problema di come
riuscire a controllarsi, ma questa difficoltà non fa che accentuare
le sue fantasie tentatrici, e scoppia un profondo conflitto interiore
tra il “bisogno” e la “volontà” con il risultato che il
bisogno di masturbarsi e l’autocondanna si accentuano sempre più.
La sessualità, da un problema oggettivo diventa una lotta soggettiva
contro i propri desideri intimi. Questo conflitto interiore
rappresenta un’evasione dal vero problema della sessualità e deve
essere quindi considerato un alibi di natura emotiva. Il soggetto può
dire a se stesso: “Se soltanto non avessi questa debolezza, quante
cose potrei fare”. In generale i disturbi
emotivi di natura sessuale possono essere considerati un mezzo per
evitare di affrontare l’esperienza diretta e per procurarsi un
alibi in caso di fallimento. Questo fenomeno, quando si verifica in
un adulto, denota un certo grado di insicurezza.
gli affronta
il problema in uno stato di estrema tensione, terrorizzato dal
pensiero di perdere il proprio prestigio qualora fallisse. La sua
mente è perciò concentrata unicamente su se stesso, mentre dovrebbe
essere concentrata sul partner: godersi senza vincoli questa “folle
passione”, liberamente questi attimi unici ed esplosivi. Qualche
volta egli adduce pretesti irrilevanti: si lamenta perché le
situazioni e le condizioni non sono come - a suo dire - dovrebbero
essere, oppure perché la compagna ha detto o ha fatto qualcosa che
gli ha dato fastidio. Egli può quindi attribuire il suo fallimento a
questi fattori che l’hanno “fuorviato (attività masturbatoria
anziché il rapporto sessuale “adulto”, impotenza), così il suo
prestigio è salvo. Spesso il suo interesse tende a diminuire quando
si accorge che l’interesse della compagna sta invece aumentando,
perché il suo atteggiamento è vissuto come una incalzante
competizione o invadenza, e non è raro che gli uomini preferiscono
una donna “imbranata” e passiva, che non prenda iniziative e che
non ostacoli la loro supremazia. Non dobbiamo
dimenticare che in questo periodo storico, in cui le donne possono
liberamente scegliere e decidere autonomamente, i disturbi sessuali
maschili sono aumentati in maniera impressionante: il maschio è
stato messo all’angolo. L’impotenza, come ogni debolezza,
si converte gradualmente nella sua compensazione e può essere usata
per creare negli altri uno stato di ansiosa aspettativa. Altre volte
si può avere il desiderio di vendicarsi della donna lasciandola
insoddisfatta e dimostrando un disprezzo per il suo “fascino”.
L’impotenza può anche non essere
l’espressione di un rancore verso la compagna, può essere, per
esempio, una reazione dell’uomo di fronte a una donna troppo
possessiva, invadente, avida o dominante. Per la donna è
abbastanza rassicurante constatare che il maschio è “inferiore”
alla femmina nell’ambito sessuale.
a donna può compiere, o almeno
permettersi, l’atto sessuale ripetutamente e in qualsiasi momento,
mentre l’uomo è spesso condizionato dalle sue condizioni fisiche,
dallo stato d’animo e dalla situazione del momento. Ne
consegue che “tutti” gli uomini, chi più chi meno, sono sempre
più ossessionati dalla paura del fallimento e dell’impotenza.
L’eccessiva importanza che viene attribuita alla potenza sessuale,
produce, nell’uomo che fallisce, una immensa vergogna, che sembra
invalidare tutta la sua personalità, e che lo può inibire per lungo
tempo dal tentare nuovi rapporti sessuali. Un’altra ragione di
fallimento può essere rappresentata dal fatto che la donna venga
influenzata dalle angosce dell’uomo; se poi essa considera il
fallimento come un’offesa personale, di non essere più attraente,
sensuale e erotica i guai non finiscono più. Le cose si aggiustano
sono se c’è comprensione, desiderio e volontà nel risolvere tali
problematiche. E’ necessario soprattutto che
si attenui questa paura, questa infinito stato di tensione e che ogni
eventuale fallimento venga minimizzato - da entrambi - con affettuoso
umorismo.

Omosessualità
… orientamenti diversi

onosciuta
fin dall’antichità, dov’era accettata dai greci, l’omosessualità
è ancora oggi, nell'anno 2015 d.c., una “faccenda” del tutto
aperta e controversa. Varie scuole di pensiero hanno cercato di
spiegarla, ma il suo carattere psichico è apparso molto lentamente e
confuso. Alcuni “antichi” studiosi, in particolare Krafft –
Ebing, la collocano nelle perversioni sessuali: deriverebbe da una
degenerazione congenita. La conclusione di tali affermazioni è
comprensibile in quanto tale fenomeno proviene da esperienze e
ricerche effettuate in settori specifici: archivi polizieschi e
ambienti criminali. Non stupisce, pertanto, che queste convinzioni
siano presenti ancora oggi nei modi di pensare di molte persone
comuni. Contemporaneo di Freud e di Krafft – Ebing, il medico
inglese Havelock Ellis tentò per primo di demistificare
l’omosessualità dimostrando che non è affatto congenita, ma
sempre acquisita. Contro le affermazioni di Krafft – Ebing e i suoi
allievi ne affermava il carattere puramente psichico. Anche Freud,
nella sua “Psicoanalisi”, doveva affrontare il “problema”.
Critica l’organicismo di Krafft – Ebing ma non accetta neppure la
tesi di Haverlock, che non permettono di capire come mai solo certi
individui reagiscono manifestando “omosessualità”. Freud forse è
l’unico a sottolineare l’importanza di una certa “costellazione
psicologica”, che sembra peraltro decisiva, ma non nega la
possibilità di fattori organici. Quello che sembra decisivo nella
genesi dell’omosessualità, a suo dire, è una fissazione infantile
alla madre, che porta il bambino a cercare adolescenti che gli
somigliano. Havelock aveva gia sottolineato l’importanza di questa
scelta chiamandola “narcisismo”. Lo studio del complesso di Edipo ...
…
“””Il
complesso di Edipo definisce un momento fondamentale dell’esistenza
infantile, caratterizzato da una tenerezza violenta per la madre e da
una affettività ambivalente per il padre. Freud
vi riconosce il “complesso nucleare”, font di tutte le nevrosi.
Freud assume a simbolo la tragedia di Sofocle re, che traduce nel suo
parossismo il desiderio d’uccidere il padre e realizzare l’incesto
con la madre. Lo studio della nevrosi permette a Freud di descrivere
la formazione di questo complesso, diversa a seconda del sesso ma non
quanto a struttura. All’inizio, il primo oggetto d’amore d’ogni
bambino è la madre. Pur amando il padre, arriva ad augurarne la
morte, per eliminarlo come rivale. Questo
mescolarsi d’odio e amore è chiamato da Freud ambivalenza.
Il
bambino allora rinuncia alla madre come primo oggetto di desiderio.
Ma il bambino teme che i suoi auguri di morte siano “percepiti”
dal padre.
Questa
paura si manifesta sotto forma d’angoscia di castrazione.
Nella
bambina il complesso di castrazione non segna la vita del complesso
di Edipo, ma il suo inizio. Quando scopre la differenza dei sessi, ne
prova un profondo dispetto, e ne incolpa la madre. Quest’odio verso
la madre la spinge verso il padre. Il desiderio di avere un pene si
trasforma in desiderio di avere un figlio dal padre. Quando rinuncia
a questo desiderio accede alla sessualità adulta (fase genitale).
Ma può accadere che il bimbo non rinunci mai alla madre come primo
oggetto di desiderio. La fissazione alla madre può portare
all’omosessualità o alla nevrosi ossessiva. La fissazione della
bambina al padre può portare ad una generale colpevolizzazione della
sessualità sotto forma di isteria o frigidità … le attuali
concezioni scientifiche giudicano la forza del complesso e la sua
espressione variabili da una società all’altra a seconda delle
forme di organizzazione della famiglia…”””
... e
del suo possibile fallimento doveva rendere possibile un
approfondimento della genesi dell’omosessualità. Mentre
per l’uomo sembra decisiva l’identificazione alla madre, per la
donna è la fissazione al padre a rischiare di provocare
l’omosessualità.
L’elemento decisivo sembra il complesso di castrazione: se la
bambina non riesce ad accettare la differenza dei sessi, non può
staccarsi dall’identificazione al padre e rischia di diventare
omosessuale. Nel
bambino la comparsa dell’omosessualità sarà decisa dal modo in
cui ha risolto il complesso di edipico e attraversato il periodo
della pubertà. Condannata
in certi paesi da leggi severe, ammessa in altri, l’omosessualità
è ancora oggi oggetto di cattiva considerazione … spesso violenta,
anche nelle nuove generazioni. Non è possibile comunque descrivere
un profilo generale e fedele di questo fenomeno. Esistono
infatti tutti i gradi nel modo di presentarsi fra il soggetto
chiaramente effeminato e che vuole mostrarsi come tale, il soggetto
che passa del tutto inosservato, e il soggetto, al contrario, si
comporta virilmente nelle azioni, nei discorsi e negli sport.


llo
stesso modo tutte le sfumature esistono tra l’omosessuale
vergognoso, pieno di sensi di colpa che teme lo scandalo e ricerca in
tutti i modi, compreso il matrimonio, di nascondere le sue
inclinazioni e l’omosessualità che si dichiara come tale, che si
fa notare, che sceglie la cultura caratteristica di questo ambiente
(gergo, riviste, locali pubblici) o una militanza più o meno
provocatoria.
L’oscurantismo e i pregiudizi sociali di cui l’omosessuale è
oggetto, è stato chiamato in causa per spiegare certi tratti della
sua relazione con l’altro.
Questo comportamento sessuale in genere nascosto e clandestino
imprime alle persone un certo modo di apparire. L’aspirazione ad
una relazione di coppia è frequente, ma la sua realizzazione
“incerta”, per una certa instabilità sessuale più che affettiva
e per complicazioni passionali frequenti (gelosia, minacce di
vendetta, ricatti, tentativi di autosoppressione) che spiegano
l’alternarsi di rotture e di riconciliamenti provvisori. I tratti
di personalità più spesso segnalati sono la suscettibilità,
l’assenza di aggressività manifesta, attenzione al conformismo
sociale. Dobbiamo
ricordare che solo una piccola percentuale di omosessuali giungono a
una consultazione per i certi conflitti sociali. Spesso
la richiesta di un consulto medico o psicologico proviene
dall’ambiente familiare, dopo aver scoperto, a loro dire, questa
scandalosa anomalia. L’unica cosa che rimane all’interessato, non
avendo nessun reale bisogno di trattamento, è un compromesso. In
altri casi, soprattutto negli adolescenti, può essere ragionevole
una consultazione psicologica per tratti ansiosi e depressivi. Oppure
quando è presente una sofferenza emotiva centrata sul senso di
colpa, sul problema immaginario, piuttosto che reale, dovuto alla
sensazione di incompletezza e di insuccesso.

…
al
FEMMINILE

’omosessualità
femminile appare, generalmente, rispetto al comportamento maschile,
più “discreta" meno appariscente. Le donne, in realtà, non
sono meno numerose degli uomini esclusivamente omosessuali. Il loro
comportamento viene così poco notato e valutato che vivere insieme è
più facile a due donne che a due uomini:
nessuno si meraviglia che una donna condivida l’appartamento con
un’amica e faccia coppia fissa con lei! Perciò le donne
sentono, in genere, la propria “diversità” in misura molto
minore degli uomini. Le donne inoltre ricorrono a vari modi e mezzi
di contatto erotico e di soddisfazione sessuale:
come nel caso degli omosessuali maschi, si tratta dei medesimi atti
che la coppia eterosessuale compie come preliminari erotici e per
masturbarsi fino all’orgasmo. Contrariamente all’opinione
comune, la penetrazione in vagina d’un oggetto che simula un pene,
o più modernamente un vibratore con tecnologia super moderna, è
poco frequente. Poiché, ovviamente, di solito le donne conoscono
meglio degli uomini la sessualità femminile, il raggiungimento
dell’orgasmo tra persone dello stesso sesso è solitamente più
facile che fra le donne eterosessuali. Vi è però da rilevare che la
frequenza media dei rapporti lesbici è piuttosto bassa; e, che, a
brevi periodi in cui i contatti sono frequenti, se ne alternano altri
di prolungata astinenza. Fra le donne, alcune
assumono verso la partner un ruolo “maschile” oppure “femminile”;
ma spesso l’uno o l’altro di questi ruoli s’inverte. Altre
donne, invece, li considerano una imitazione inutile del rapporto
eterosessuale. Vi è poi da notare che, diversamente
dall’omosessualità (e eterosessualità) maschile il lesbismo si
esprime, come si è detto, più frequentemente con manifestazioni
affettive che non contatti sessuali; contatti, peraltro, privi di
quelle manifestazioni (violenza, sadismo, voyeurismo, esibizionismo)
che sono tipicamente maschili. La lesbica è anzitutto una donna. Ciò
spiega perché la sua vita affettiva sia essenzialmente femminile,
basata appunto più sui sentimenti che sul rapporto fisico, del quale
essa può anche non avvertire la necessità. Per la donna in
generale, e per la lesbica in particolare, il contatto sessuale non
ha la stessa impellenza (a parte alcuni quadri clinici particolari)
che ha per l’uomo: e questo perché il lesbismo, come la sessualità
femminile in genere, è in grado di trovare nei rapporti affettivi
altre fonti di soddisfazione e di appagamento, al di fuori
dell’orgasmo, che per l’uomo hanno un richiamo più debole quando
addirittura non sia inesistente. Il lesbismo, dunque, è molto meno
“materiale” e assai più “spirituale” di quanto comunemente
si creda. In conclusione, per il lesbismo valgono le stesse
considerazioni di fondo che si sono fatte per l’omosessualità
maschile. La lesbica, in quanto tale, NON è malata, NON è
nevrotica, ma un essere umano UGUALE a tutti gli altri, eccetto per
quello che riguarda la sua tendenza sessuale e affettiva. Come gli
omosessuali maschi, le lesbiche sono una minoranza la cui “diversità”
deve essere considerata nei suoi termini reali, a cominciare dal
fatto che una diversità molto relativa. Una minoranza che ha pieno
diritto di esprimersi, di essere ascoltata, conosciuta, compresa e
accettata perché non offende i principi della morale universale, non
è una degradazione del sesso e dell’amore né una menomazione di
ciò che è profondamente e positivamente umano.
irando
per Ferrara, in un pomeriggio di mezza estate, nel lontano 2000, vidi
due ragazzine poco più che adolescenti che si baciavano, non curanti
dei passanti, sedute su alcuni gradini di un vecchio edificio
adiacente ad una strada principale … l’unica cosa davvero
"DIVERSA" che mi ha colpito è stata la loro passione, la
loro spontaneità, la loro delicatezza, la loro sensibilità e,
ancora, la loro PROFONDA tenerezza e passione … il loro grande
AMORE!!!
Conclusioni

' ancora molto diffusa l’opinione che l’omosessualità sia una
specie di malattia, se non un vizio. In realtà è semplicemente una
variante del comportamento sessuale usuale. Perciò
se un omosessuale si differenzia solo per il suo comportamento
diverso da quello della maggioranza eterosessuale, rappresentata dai
“normali, e non presenta alcun sintomo sicuramente riferibile a
situazioni patologiche, non può essere considerato un “malato”.
L’omosessuale
autentico si sente ben integrato nella propria tendenza e non prova
sentimenti di colpa; anzi si ritiene, a suo modo, “naturale”.
Proprio quanto l’eterosessuale, può lamentare disfunzioni
genitali, come eiaculazione precoce e impotenza; o essere sadico,
masochista feticista e così via, in modo morboso.
Ancora molto diffusa, e persistente, è l’idea che l’omosessuale,
anche femminile, sia una nevrosi. E’ vero che un gran numero di
omosessuali presentano sintomi nevrotici, ma il più delle volte
appaiono dovuti non all’omosessualità in sé, ma alla
disapprovazione sociale (ma quelli considerati “normali” sono
forse immuni al malessere emotivo?). Al punto che il suicidio è più
frequente fra gli omosessuali che fra gli eterosessuali. Se un uomo
(o una donna) si sente a suo agio nella propria omosessualità, se
l’ha integrata nella propria vita, nessuna cura gli può fare
effetto. Egli non prova alcun desiderio di cambiare, considera
un’aggressione ogni tentativo di indurlo all’eterosessualità …
sta alla larga da psicologi, psicoanalisti, psichiatri. Per ciò che
riguarda l’attività erotica, la coppia omosessuale compie, se si
esclude il coito vero e proprio, i medesimi atti della coppia
eterosessuale. Quindi non sono, di per sé, atti omosessuali, ma ne
assumono il significato quando vengono eseguiti da due uomini o due
donne. Si crede comunemente che nel coito anale omosessuale vi siano
sempre, in analogia con quello eterosessuale, due ruoli opposti e
permanenti: un individuo che fa la parte del maschio (il penetratore,
l’attivo) e un altro che fa quello della femmina (il penetrato, il
passivo). Questi due ruoli esistono, ma spesso non sono esclusivi,
perché vi sono omosessuali che li assumono alternativamente; anzi,
questa e altre pratiche omosessuali non sono attive né passive, ma
l’una e l’altra cosa insieme, proprio come accade fra gli
eterosessuali.
li
omosessuali sono stati accusati anche di essere incapaci di amore, o
comunque di non amare come gli eterosessuali. Per smentire questo
pregiudizio basta considerare che il concetto di amore spirituale fra
uomo e donna discende da Platone
(da cui amore platonico), il
filosofo greco che, pur riferendosi all’omosessualità, ne ha
parlato sotto un aspetto valido per tutti.
Esistono, è vero, omosessuali incapaci di amore, come ve ne sono fra
gli eterosessuali. Ma chiunque si sia avvicinato al loro mondo sa
bene che fra essi si può trovare l’intera gamma dei sentimenti
amorosi e di odio, di felicità e infelicità, di fedeltà o di
infedeltà. Non deve MAI essere dimenticato che l’omosessuale è un
essere umano simile a tutti gli altri, salvo per quel che riguarda la
sua tendenza sessuale e affettiva. Non si può fare l’identikit
dell’omosessuale più di quanto si possa fare quello
dell’eterosessuale. I tipi omosessuali che la gente conosce e dei
quali sente parlare vanno dall’artista o dall’intellettuale
circondato dalla sua corte di giovani, all’individuo che frequenta
i gabinetti pubblici, i parchi, i cinema in cerca di compagni
occasionali; dal pederasta che insidia i ragazzini, al gay che si
batte per il riconoscimento dei suoi diritti civili. Costoro sono la
parte emergente, la più piccola, della totalità del mondo
omosessuale. Al
di sotto di questo iceberg appariscente esiste, di gran lunga più
vasto, il mondo omosessuale invisibile, ignorato da psicologi, dai
criminologi, dalla stampa: è il mondo degli omosessuali che vivono
una vita riservata quanto quella dell’immensa massa delle persone
comuni. Riservata, ma contrassegnata molto spesso dalla solitudine,
dall’isolamento, dall’impossibilità di esprimersi … una
condizione per NULLA “anormale” in cui da curare c’è solo il
pregiudizio. NON
dobbiamo dimenticare che il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of
Mental Disorders) nel 1973 ha tolto le “omosessualità”
dall’elenco dei disturbi mentali, mettendole in relazione a una
delle tante manifestazioni della sessualità umana.

Divorzio…
quando
i rapporti finiscono

rriva
un bel giorno che vivere insieme diventa un inferno. Una unione che
sembrava indistruttibile poco alla volta o all’improvviso salta,
crolla come un gigante d’argilla. I motivi possono essere
tantissimi: tradimento, violenza, mancanza di entusiasmo e di
passione, noia, incomprensione, difficoltà economiche, calo della
libido. Il
divorzio, anche se non fa più notizia, non riguarda esclusivamente
il puro e semplice scioglimento del vincolo matrimoniale, ma
coinvolge aspetti emotivi particolarmente dolorosi - difficili da
gestire - quali ad esempio abbandono, distacco e separazione; l’addio
innesca una infinità di problematiche psicologiche e pratiche (il
tutto deve essere affrontato immediatamente).
“Divorziare in allegria” è sicuramente uno slogan per qualche
commedia popolare e, comunque, stando ai dati oggettivi è
sicuramente una locuzione decisamente anacronistica. In
questo fenomeno, se si presta attenzione, la vera sofferenza non si
concretizza automaticamente con la separazione, ma l’infelicità
era già presente quando la coppia, a se stessa e agli altri, si
sforzava di dire “E’ tutto normale, tutto funziona alla
meraviglia … tutto come prima”: il rapporto era già una prigione
invisibile, un’atmosfera di perenne tensione, in breve un fenomeno
di sofferenza per entrambi i coniugi.
Non sempre la sofferenza è prerogativa per forza solo a chi
sperimenta il sentimento di abbandono: anche chi lascia può portare
il peso di questa rottura (senso di colpa, attaccarsi ai ricordi,
cercare di mantenere a tutti i costi un rapporto di amicizia per
rendere il distacco meno traumatico). La
separazione porta sempre con sé tristezza, amarezza profonda,
malinconia, dolore e perché no, anche paura.
Vivendo per molto tempo una vita di coppia si finisce per perdere di
vista la propria individualità (perdita del lavoro, degli amici,
interessi) e quando un membro della coppia si allontana ci si sente
smarriti, come se si avesse perso una parte di se stessi (fenomeno
ben evidenziato nella depressione). Il
vero dolore comunque viene amplificato dalla resistenza, dallo sforzo
di fare andare le cose diversamente, dal tentativo di cancellarlo:
quando una storia è finita è finita.


on ci si rende conto che in questo modo la sofferenza la si fa
diventare ancora più forte (tenere il cervello concentrato su quel
unico pensiero non si fa altro che alimentarlo). Il
fingere un amore e un piacere che non si prova più è devastante ma
soprattutto apre le porte silenziosamente alle malattie
psicosomatiche.
Se
la storia è finita, è segno che l’alchimia dell’amore si era
spenta da tempo. Se non ci si sente più attratti da qualcuno e il
suo odore dà persino fastidio non ci sono dubbi: è finita.
Inutile
raccontarsi che ci si ama, che si è legati da tante cose: per quanto
dorata sia una gabbia è sempre una gabbia.
Quando
si arriva a questo particolare rapporto, il divorzio - se veramente
non si ha più niente da dire - diventa la soluzione ideale per porre
fine definitivamente alla giostra di infelicità per uno o entrambi i
partner. Se la convivenza è giunta a sfaldarsi, evidentemente
significa che le cose non andavano poi così tanto bene: è
l’occasione per uscire da una vita chiusa. Quando un matrimonio
entra in crisi, l’unica possibilità è scoprire le cause e quindi
vedere se è possibile salvarlo.
L’esperienza, però, insegna che quando la coppia entra in crisi
difficilmente i membri che la compongono sono in grado di comprendere
in maniera lucida i motivi. In questa fase i motivi di sofferenza, i
pericoli di ulteriore disorientamento e delusione sono tantissimi e,
soprattutto, a portata di mano: certi legulei estemporanei pronti a
far riappacificare ma in realtà sono concentrati solo sulla
parcella, ciarlatani e fattucchiere che assicurano e prevedono
l’avvicinamento della coppia, amici comprensivi e parenti serpenti
che tentano di salvare dall’esterno qualcosa che non funziona più
all’interno. Se
la coppia non funziona per mancanza di “collante”, di elementi
che la tengono insieme, è del tutto inutile ricorrere a strategie di
qualunque tipo esse siano, nella convinzione che tutto bene o male si
sistemerà. Appare evidente quindi che chi sceglie di divorziare lo
fa non per capriccio ma prima di tutto per risolvere una situazione
di sofferenza individuale ormai insopportabile.
Annullarsi
per il partner, non dire mai di no, fare continui sforzi e sacrifici
per lui perché solo in questo modo ci si sente importanti ed
indispensabili, non è amore ma solamente dipendenza e, col tempo, si
sviluppa una profonda disistima … l’equilibrio si raggiunge
quando si dà e si prende.


icorda,
quando
si spezza un rapporto, si esaurisce una passione, finisce un amore,
soffrire è del tutto “normale” perché l’essere umano, da buon
conservatore, con i suoi atteggiamenti e schemi mentale rigidi,
vorrebbe mantenere ogni situazione immutata, non abbandonare le
vecchie condizioni e abitudini, cercare, costi quel che costi, con
unghie e denti, trattenere le cose così come sono anche se, in
questo caso specifico, la fiamma dell’amore è affievolita, se non
già spenta da tempo, senza vitalità, non scalda più … far
rinascere un nuovo rapporto con la convinzione del “bicchiere mezzo
vuoto”, con l’idea di essere “sfortunato” è davvero
difficile: vittimismo, disillusione e voglia di rivalsa la fanno da
padroni, gelano, bloccano e chiudono, ancora prima di partire, nuove
esperienze magari più entusiasmanti, vivaci e felici: si perde così
l’opportunità di essere ancora VIVI, pronti a ricominciare, aperti
a nuove avventure, ad orizzonti diversi … abbandonare pregiudizi e
modi di pensare pessimistici è il primo passo per gestire tale
dolore, il secondo è quello di non farsi controllare dall’esperienza
… fare attenzione a non idealizzare, a crogiolarsi nel rimpianto,
catalogare e inserire l’amore in modelli rigidi ed infantili …
evitare di farsi confondere da tutte quelle frasi fatte, dai luoghi
comuni, da quei modi di pensare prodotti dalla delusione e dal timore
di ri - soffrire che altro non fanno che naufragare o boicottare, fin
da subito, l’approccio relazionale: “l’amore non esiste tanto
meno la felicità, non potrò mai più essere felice con un altro
partner, tutte le donne/uomini sono uguali, bugiardi, non amerò più
nessuno” (l’amore è un fenomeno chimico, non mentale, nemmeno
fatto di calcoli e strategie, la prova è che produce, ogni volta che
appare in scena, l’ossicitina: il “farmaco” della leggerezza,
dell’ebbrezza e dell’esaltazione … PROVALO, costa davvero
poco!) … nei primi incontri, non pretendiamo che l’altro fornisca
in ogni momento la grande prova d’amore, dimostri e rassicuri che è
sincero, che vuole veramente bene perché, oltre a renderlo insicuro,
pieno di dubbi e caricarlo eccessivamente di responsabilità, gli si
toglie libertà e spontaneità: sono tutti veleni mentali che
paralizzano e privano della naturalezza … parlare troppo e dedicare
molto tempo ad una storia finita non solo crea confusione ma la
amplifica ancora di più, rinforza le preoccupazioni, crea condizioni
e convinzioni che sembrano reali (anche l’amico più lucido e
attento ha la sua verità, la sua originale interpretazione ma non è
detto che corrisponda alla propria). Ricorda, i sorrisi finti, i
brontolii continui e i mugugni ben stampati in viso manipolano,
ritardano e tolgono energia al nuovo rapporto relazionale … se si è
esaurito quel tipo di rapporto perché era troppo scontato e
prevedibile, non è detto che un altro, quando si ha la mente sgombra
da pregiudizi e non si mettono in atto ovviamente gli stessi
meccanismi mentali fallimentari, non possa ripartire e realizzarsi
alla grande: RIPROVACI, non fermarti qui!!!


uando
la fine di un rapporto arriva, la mente si riempie immediatamente di
pensieri opprimenti, non lasciano scampo, di colpo ci si avvelena di
rimpianti e sensi di colpa inutili: “Se
mi fossi “svegliato” prima … Se non dicevo quelle frasi … Se
non avessi fatto … Dovevo assecondare quelle cose, valorizzarle di
più … Dovevo essere più sensibile, più presente … Segnarmi i
momenti più importanti, essere più attento alle ricorrenze … Se
non avessi accettato quell’invito … FORSE, forse e forse, chissà,
saremmo ancora insieme” …
ma quanti più che saltano fuori in un attimo!!!; il pensiero rimane
lì, inchiodato sul partner … la “perdita” di una persona cara
è sempre un’esperienza straziante, un inferno che brucia
lentamente ed inesorabilmente, un tormento che ripiega su se stessi,
una sofferenza sorda che disorienta, che strappa non solo i capelli
ma che azzera anche ogni certezza, smantella improvvisamente i punti
di riferimento più importanti, un dolore mentale diffuso che si
trasforma lentamente in un disagio fisico (le difese si abbassano, i
tratti depressivi fanno la loro comparsa, il rimuginare continuo fa
esplodere la testa, produce tensione alla bocca dello stomaco e
all’intestino, Morfeo diventa un tiranno … costringe a fare a
botte tutta la notte col lenzuola e cuscino): il mondo ci cade
letteralmente addosso … lo strazio e il rimorso per le cose “non
fatte” in passato si impossessano della nostra vita, inquinano,
dominano, controllano e gestiscono il nostro vivere nel tempo
presente … allontanarsi, fuggire dalla sofferenza, dal dolore è
una reazione istintiva e ben motivata, più che umana, per certi
versi inevitabile, bisogna fare in fretta …
a
ecco che, improvvisamente, quella melodia ci raggela il corpo e la
mente, ci pietrifica di colpo, quella canzone ci riporta a lui, quel
film visto insieme che ci ha particolarmente divertiti stimola la
voglia di ritornare indietro, quel lungo viale alberato di tigli
profumati rievoca un tenero e caldo momento mano nella mano, certi
luoghi, poi, oltre
ad
essere un vero e proprio supplizio sono sempre più presenti e
davvero inevitabili … quel fantastico mangiare al cinese al lume di
candela, leggeri, liberi, in silenzio, presi dalla follia della
passione, seduti all’aperto coccolati da una calda brezza estiva,
ritorna violentemente in scena portando un venticello di tristezza,
nostalgia, tenerezza e lacrime … e, ancora, pensare a
quell’intimità - davanti al televisore rannicchiati e dormire
abbracciati nel lettone - paralizza ogni attività, avvalora ancora
di più quell’idea devastante che non ci sarà più nessun altro
nella propria vita, tutto è finito, giuro e rigiuro che il cuore non
batterà mai più …
impossibile ritornare a vivere normalmente … riflessi rallentati,
umore incerto, una sofferenza incredibile, un tormento senza sosta,
un patimento davvero ingestibile … terribile, terribile (questo è
il dramma e il dolore che leggo negli occhi, nel volto smarrito dei
miei pazienti quando sperimentano un abbandono). Senza
quelle vecchie abitudini ci si sente persi, completamente vuoti,
confusi, smarriti, nulla attrae, niente interessa, tutto si rifiuta,
si va completamente alla deriva, è la fine! Lentamente lo spazio di
libero movimento si restringe: quel ristorantino tanto amato è da
evitare, quel film va nascosto, gli amici allontanati, quelle letture
cestinate
… affiorano
bizzarre paure, strane insicurezze e oscure incertezze … pian,
piano prende corpo una profonda delusione, la sensazione di avere
sprecato troppo tempo in quel rapporto che non meritava assolutamente
tutto il nostro impegno e attenzione … si diventa scontrosi,
aggressivi, freddi, acidi, cattivi, ogni cosa perde importanza …
non si esce più, il processo di isolamento ha inizio, rabbia,
rancore, pessimismo annullano altre opportunità e occasioni,
allontanano la possibilità di nuovi incontri, di essere nuovamente
inebriati da salutari passioni … chissà mai, forse, magari più
coinvolgenti e felici …
MA
le sue passioni erano anche le tue passioni veramente? … MA era
proprio fonte di benessere quel vivere? … eravamo davvero felici,
liberi, fiduciosi, indipendenti, naturali e spontanei, oppure quel
rapporto era diventato noioso, spento, senza fantasia, troppo
idealizzato e poco creativo, tenuto in piedi solo dalla routine e
dall’abitudine, in attesa di stimoli migliori e più coinvolgenti,
sorretto solo dalla paura del cambiamento?


a
cosa si può fare per eliminare queste fastidiose e dolorose
“impronte” del passato?
E’
bene ricordare che ogni pensiero, anche se doloroso, è l’unico
strumento rimasto - assieme a rimpianti, lamenti e sensi di colpa -
che ci permette di rimanere ancorati, in contatto, legati con quella
cosa tanto desiderata o con quella determinata persona tanto “amata”
… ecco perché risulta difficile rinunciarci … il non pensarci
significherebbe troncare quell’esperienza in maniera definitiva e,
quindi, ci si ritroverebbe ancora più confusi, più soli, più
lacerati, più abbandonati. Più noi ci ribelliamo, più ci opponiamo
con forza alla sofferenza e più, però, attraverso la produzione
degli ormoni dello stress, la rendiamo importante, attiva e viva.
Sarà
utile, in questo particolare frangente, per contrastate questo
infinito patimento anche biochimico, essere presenti a se stessi,
SENTIRE e GUSTARE lentamente, senza fretta, quello che si sta facendo
realmente … riscoprire, attivare i sensi, entrare in contatto con
le nostre vere sensazioni.
Guardare pian piano le cose da un’altra angolatura, con uno sguardo
diverso: unica possibilità di ritornare a far germogliare la nostra
vita; provare
piacere nel vivere le piccole cose, magari con lui non era possibile,
perché erano banalizzate, ridicolizzate, etichettate come capricci
infantili oppure soffocate per il quieto vivere.
Creati nuovi spazi, luoghi diversi, solo tuoi, evita di fare le
stesse cose, gli stessi percorsi, così potrai ricevere nuovi
stimoli. Sono tante le sensazioni utili, che fanno riemergere,
possono risvegliare lucidità, desideri e la voglia di fare,
ritornare con gli altri … soprattutto, star bene con se stessi, non
in funzione a quello che si farà o chi si incontrerà: ma SOLO e
SOLO per se stessi ORA, in questo momento; indossare
un abito che ci fa sentire bene e sicuri, un profumo che ci solleva
l’umore, mangiare anche tutte quelle cose che prima per ‘l’alito
pesante’ o perché non facevano snob non si potevano assaggiare …
premiarsi e premiarsi gradualmente … FARE e FARE ancora, iscriversi
a corsi … l’importante che siano tutte cose desiderate e
“sentite” … qualunque cosa che si mette in cantiere va bene
basta che sia rivolta a “coccolare” e “curare” la propria
anima … RICORDA, ognuno di noi è unico e speciale, l’amore e la
felicità sono risorse inesauribili … infinite!
icorda,
l’amore è un viaggio meraviglioso, una lunga strada in cui ci si
può “saltellare” liberamente sopra, un percorso guidato
dall’improvvisazione e dall’istinto, un territorio “vergine”
tutto da scoprire in ogni suo angolo più recondito, quindi, come
ogni cosa vivente, può sbocciare, svilupparsi, invecchiare e anche
morire…
Mai
“SEDERSI” su un amore finito … un rapporto concluso, se non lo
copriamo di lamenti, compianti e sensi di colpa, ci prepara sempre a
qualcosa di nuovo, a modi di vivere originali e unici, dona nuove
forze, porta desideri, consapevolezza, idee, interessi e grandi
passioni: nuovi
amori che ti fanno ripartire alla grande perché non ti piegano
all’abitudine, non ti vincolano a personaggi prestabiliti e che non
ti lasciano confezionare dalla routine o dalle convenzioni.
Schiodarsi
dalla routine è fondamentale perché tutte le abitudine quotidiane,
troppo consolidate e ripetitive, fanno “sbandare” i rapporti;
l’amore
felice, oltre a far spiccare il volo, creare, illuminare e
ringiovanire completamente, cura meglio di un farmaco: migliora la
circolazione, toglie quella fastidiosa cefalea, rinforza le difese
immunitarie, rende “leggeri”
(non si ha più bisogno di compensare un vuoto affettivo),
allontana insonnia e ansia ...
nell’amore
contano le emozioni vissute e le sensazioni che il rapporto attiva in
modo naturale e spontaneo, senza forzature o rompicapo!!!
l
rapporto di coppia

olte
relazioni sono felici, solo all’inizio. Ma succede raramente che
tutto proceda senza intoppi, mentre la vita e le situazioni si
evolvono: la
forza di un rapporto dipende dalla capacità di adattamento dei due
partner.
Non
si può affermare di conoscere il proprio partner fino al momento in
cui le circostanze esistenziali ci mettono a confronto con le nostre
risorse sia personali sia di coppia.
Inoltre, bisogna precisare che la coppia “tipica” non esiste.
Ognuno di noi è caratterizzato da possibilità e debolezza
particolari, e il successo della coppia dipende molto dalla nostra
capacità di riconoscerle e di trovare una conseguente forma di
adattamento. Aspettarsi che il nostro partner incarni l’immagine
che gli abbiamo attribuito provoca grandi tensioni nella coppia. La
fragilità e la fallibilità umana restringono la possibilità di
trovare un partner “perfetto” o di esserlo noi stessi. Se
riusciremo ad amare senza condizioni, ad accettare le debolezze del
nostro partner e a concentrarci sulle sue qualità, più probabilità
avremo di risolvere qualsiasi problema. Costruire e nutrire un
rapporto che duri tutta la vita richiede molta consapevolezza di sé
o molto impegno. La capacità di dare e quella di ricevere, l’impegno
di pervenire a equi compromessi, permetteranno di evitare sensi di
colpa e risentimenti che potrebbero rovinare o distruggere il
rapporto.


Nessun rapporto, nemmeno il più felice, è privo di
conflitti.
E’ possibile risolverli più facilmente se si svilupperà una buona
capacità di comunicazione. Per poterlo fare si deve primo di tutto
stabilire una solida base di comunicazione con il partner. E’
importante sentirsi liberi di esprimere le proprie preoccupazioni
personali nel momento in cui sorgono, prima che si trasformino in
problemi davvero importanti. Cercare di sviluppare un modo di pensare
non pessimistico e, soprattutto, guardare realisticamente le
situazione in maniera lucida prima che le discussioni comincino.
Discutere le cose con calma. Cercare di usare empatia, capire il
punto di vista del partner, in modo da facilitare la possibilità di
un compromesso ragionevole. Non è soltanto ciò che si dice che
influenza la capacità di comunicare: il
tono di voce, l’espressione del viso (mutismi e silenzi esagerati e
colpevolizzanti), i gesti e i movimenti costituiscono segnali non
verbali e indizi che rivelano i veri sentimenti.
Stare attenti con una certa sensibilità ai segnali di questo tipo
trasmessi dal partner ed esprimersi con chiarezza, in modo da
incoraggiare la comunicazione. Quando i problemi sembrano
insormontabili, bisogna sempre ricordare che si ha sempre la
possibilità di scelta tra azioni ed atteggiamenti che possono
facilitare la gestione della situazione. Vademecum
per contenere i danni e la sofferenza.
Smettere
di ripensare continuamente al passato perché scatta il senso di
colpa. Ancorarsi ad un tempo pieno di ricordi negativi (risentimento,
rimorso, rimpianti) significa
ritagliare un pezzo del passato, isolarlo dalla tenebrosa massa del
passato, e farlo rivivere nell’attualità;
il
passato è passato non lo si può più modificare: è un tempo in cui
si annida la disistima e l’infelicità.
E’ importante usare parole univoche, chiare e precise nell’addio:
se
si è ambigui o possibilisti il partner potrebbe aggrapparsi ad
elementi inesistenti o intravedere la possibilità di riappacificarsi
e quindi non avere la consapevolezza che tutto è finito
(è importante prendere atto che la coppia non esiste più). Anche
rivedersi frequentemente può essere controproducente: si
mescola il dolore e fa aumentare la dipendenza.
Non isolarsi: è
nel momento dell’abbandono che si ha soprattutto bisogno di un
sostegno, di essere ascoltati
(gli eroi solitari sono destinati ad incancrenirsi e vivere nella
sofferenza). I
figli del divorzio.

bambini, dopo il divorzio, possono regredire, diventare irritabili
e dipendenti. Alcuni si sentono soli, depressi ed abbandonati,
sviluppano malattie e incontrano difficoltà nei rapporti di
amicizia. Altri invece, per far fronte a questo malessere, fanno
esperienza di droga, alcol e sesso. Molto spesso, dopo la
separazione, i genitori hanno notevole difficoltà ad accettare la
relazione tra il figlio che amano e il coniuge che hanno smesso di
amare. Quello
che importa è non litigare in presenza del figlio, usare sempre la
massima sincerità e, soprattutto, non usarlo come arma per la
battaglia in corso.
E’
necessario rassicurarli che entrambi i genitori, nonostante la
rottura, continueranno ad amarli: il benessere dei figli dipende da
quanto un padre e una madre sono disposti a lavorare insieme in
maniera costruttiva.
Se
la coppia viene costruita in un ambiente paludoso, su fondamenta
fragili, d’argilla, il rapporto diventa un “incastro” di
debolezze, insicurezze e fragilità.
uando
siamo presi dal vero amore è impossibile non accorgersene o
ignorarlo: dal profondo si sprigiona una forza incredibile (quasi
Hulkiana), energia pronta all’uso, vivacità intrattenibile, una
frenesia ingestibile per incontrare, sentire, annusare e vedere
l’altro ogni secondo, ogni attimo della giornata, una gran voglia
di agire, di fare nuovamente, ancora fare e poi FARE, nessuno riesce
a fermare questo fuoco … dal vero amore, quando si ama davvero,
anche se non sempre è eterno, non ci si allontana mai, perché quel
rapporto è davvero speciale … sono
sempre gli ideali e le varie illusioni a condizionare, a ingabbiare e
a spegnere il rapporto!!!
La
passione è lì pronta sempre a ricordare che si è vivi e pieni di
energia, si risveglia solo se è nutrita di emozioni e
consapevolezza: in un rapporto “addormentato” non scorre energia
… in ogni rapporto malato c’è un “dittatore” che dirige e
comanda e uno schiavo che si inchina e ubbidisce: un
rapporto davvero immaturo e privo di consapevolezza. Alla
larga da chi ubriaca di parole … l’amore non è mai un laccio,
pena e sofferenza, ha bisogno in ogni momento di novità e passione …
la fiamma dell’amore può scaldare, “arrostire” e far rinascere
(regalando energia e vitalità), ma anche far precipitare nel gelo
più profondo: rendere
la vita completamente piatta …
sotto la fiamma dell’eros la mente abdica lasciando il passo alla
passione, al mistero e al desiderio: gabbie e catene non aiutano mai
a conservare l’amore.
Gli
AMORI estivi

’estate
non è soltanto la stagione più calda dell’anno o il periodo di
vacanza più desiderato dai lavoratori, ma anche un momento di
intense e incontrollabili passioni (una
stagione che favorisce la produzione ormonale).
Tutto avviene in breve tempo, l’attrazione sessuale e la
liberazione erotica scoppiano improvvisamente travolgendo le persone
in pochi istanti. Per alcuni è il momento giusto per provare
emozioni nuove: amori
che fanno la loro comparsa all’improvviso e divampano come un
enorme falò sulla spiaggia.
Questa grande passione si può esprimere con la stessa rapidità ed
intensità di un fulmine a ciel sereno, lasciando emergere quelle
componenti emotive segregate, imprigionate, tenute a debita distanza
e sotto controllo durante tutto l’anno. Quando
la vita di coppia è caratterizzata da abitudinarietà, da azioni
vuote e da stanchezza generale, in vacanza, lontani dai ritmi, dagli
occhi indiscreti, e dalle regole della città, la sessualità spesso
mostra il suo vero volto esplosivo, selvaggio, aggressivo, per certi
versi sconvolgente; ovvero
quella componente soggettiva che raramente si esprime nell’amore
consolidato da tempo: “bisogna” dare spazio ad una sessualità
libera ed immediata. L’abitudine
è bene ricordare - in qualsiasi settore della vita - smorza gli
entusiasmi, fa perdere la lucidità, la freschezza intellettuale,
attenua la concentrazione e il coinvolgimento in ciò che si sta
realizzando; in breve, spesso, fa sentire incompleti, frustrati e non
del tutto appagati. La vacanza, volenti o nolenti, è un momento di
rottura con i soliti schemi mentali, dell’abitudine, può togliere
finalmente dal “pantano”, dal grigiore, dal banale e dalla
routine quotidiana, e risvegliare vissuti antichi entusiasmanti,
importanti sensazioni dimenticate o assopite: un vero tuffo nel nuovo
e nella libertà assoluta
(riscoprire il gioco e risvegliare le sensazioni corporee nascoste
tra le pieghe di un corpo ormai atrofizzato dalle banalità). Tutte
le proibizioni, come d’incanto, sembrano svanire completamente
sotto l’influsso del solleone complice e traditore. Sembra
di vivere in un’altra dimensione, la parola d’ordine è voglia di
fare, di esprimersi, di allegria, totale abbandono e piena libertà …
desiderio di vita, di vita e ancora di vita.
Quando cadono i piccoli “divieti” e le reciproche proibizioni,
immediatamente l’amore estivo ne approfitta per allargare i propri
spazi, i propri confini, i propri territori naturali … andare oltre
al quotidiano.
er
molte persone la vacanza diventa realmente l’unica occasione per
ascoltare la propria voce interiore, le proprie esigenze, lasciare
esprimere e vivere completamente la propria istintualità e,
soprattutto, dare spazio alle fantasie erotiche più nascoste.
E’ un comportamento compulsivo caratterizzato dalla ricerca di un
piacere ormai sopito all’interno di un rapporto di coppia ormai,
spento, noioso, stanco e lacerato … privo ormai di vere passioni (i
desideri ci sono ma rivolti a qualcosa d’altro di più frizzante ed
eccitante!). Questo fenomeno ha un profondo coinvolgimento emotivo ed
è nettamente in contrasto con l’abituale atteggiamento apatico e
noioso che contraddistingue gli amori cittadini (ovviamente quelli
“vecchi”, spenti e stanchi!). E’
proprio in questo breve e fuggevole momento
(un vero e proprio “Carpe diem quam minimum credula postero”)
vissuto
lontano dal quotidiano ripetitivo e noioso, che si riscoprono non
solo emozioni di un’intensità ineguagliabile ma anche momenti
indimenticabili … frizzanti, eccitanti.
L’atmosfera
della vacanza coinvolge anche la ricerca di indumenti particolari:
abbigliamento che in altre occasioni non si oserebbe mai e poi mai
indossare. Sono abiti che hanno una valenza, per alcuni peccaminosa,
“trasgressiva” o magari un po’ audaci ma che sono in sintonia
con il clima vacanziero spensierato e “trasgressivo”.
Finalmente
si può vestire in maniera diversa, spontanea e libera, un modo per
piacere un pochino agli altri ma soprattutto a se stessi. Anche il
trucco del viso si modifica fino a sembrare più visibile,
appariscente, un continuo e naturale pavoneggiarsi per richiamare
l’attenzione e segnalare una certa disponibilità a nuove relazioni
frizzanti e intense interpersonali.
Il fascino
della notte di mezza estate, poi, con la luna piena e il cielo
stellato, facilita questo fenomeno passionale, libertino e
trasgressivo.
a notte buia, la luna piena, il cielo stellato, i
profumi, il caldo, le atmosfere strane, magiche e fiabesche portano a
vere “follie”. Tutte sensazioni che fanno sognare e neutralizzano
quella parte “diurna” dominata da regole e, spesso, colma di
desideri repressi … saranno loro i capri espiatori, i veri
responsabili di quelle notti travolgenti e colme dolci trasgressioni.
Poiché le vacanze bramate e tanto sospirate sono brevi, molte
persone desiderano vivere le situazioni ed emozioni in maniera più
veloce ed intensa possibile. Le
vacanze, infatti, diventano un palcoscenico dove vengono realizzati i
desideri più profondi, quelle parti che in realtà si vorrebbe far
vivere, ma che per qualche ragione
(morale, educazione, cultura, convenienza) non
è possibile “recitare”.
Ma come in tutte le belle favole anche in questo momento magico, in
queste notti di mezza estate, l’incanto svanisce, il rientro si fa
sentire: il pensiero del ritorno interrompe drasticamente questo
clima fiabesco, incantato, questo mondo davvero fantastico. E come
recita quella famosa locuzione, purtroppo, nel bene e nel male: ‘Chi
ha preso ha preso chi ha dato ha dato … e nulla più'.
L’aspetto fondamentale, comunque, in questa esperienza estiva è la
consapevolezza che tutte le forme “trasgressive” sono delimitate
e circoscritte a questo periodo festoso, di riposo: alle vacanze. Non
esiste, pertanto, in questo fenomeno estivo la dimensione di
continuità che spesso è fondamentale per gli incontri duraturi e
cittadini. La sua fine precoce, già in partenza conosciuta, è
figlia del fuoco dell’istante, dell’attrazione sessuale e della
passione. Ogni
incontro, infatti, con l’avvicinarsi della fine delle vacanze, è
accompagnato da un senso di nostalgia, di precarietà, ed è per
questo che fino all’ultimo minuto, tra pianti e abbracci, si deve
godere in fretta e il più intensamente possibile questi grandiosi
momenti (che non
torneranno più, forse altri, ma mai con queste caratteristiche
estive): gli
attimi sono davvero preziosi.
Il tempo sembra non bastare mai e tutto si carica di un alone di
tristezza perché si ha la sensazione di perdere qualcosa di
veramente importante, di unico, che forse non tornerà più: quei
momenti che accendevano di ardente passione non saranno vissuti mai
più. Si cerca in qualche modo di contenere la sofferenza della
perdita, ed è in quel frangente che si scambiano confidenze,
oggetti, numeri telefonici (ricordi da attingere nei momenti grigi) …
qualche promessa pasticciata. Il corteggiamento estivo, come abbiamo
visto, è caratterizzato da ritmi e tempi diversi: non c’è tempo,
se il fuoco brucia, la freccia con la punta d’oro deve scoccare
all’istante. Questa
esperienza, accompagnata sempre dalla spirito fantasmatico
vacanziero, se priva di sensi di colpa, spesso è davvero diagnosi e
terapia: toglie il ronzio mentale, rende malleabili, ammorbidisce la
rigidità e annulla le diffidenze che normalmente accompagnano le
relazioni interpersonali nel corso dell’anno.
Ecco
perché, spesso, al rientro in città, oltre ad un pizzico di
nostalgia, si porta anche un po’ di “apertura”, di
flessibilità, di eccitazione e di vivacità nei rapporti
interpersonali (partner
compreso).
l fatto curioso in tutta questa vicenda è che l’amore
del focolare (calore, sicurezza, continuità) e quello passionale
(trasgressione, liberazione dell’istinto) possono tranquillamente
coesistere … per i più “astuti” vivere insieme. Ma
cosa più importante è che tutte queste esperienze fatte lontano
dalla città e da occhi indiscreti possono mettere in discussione,
stimolare o far rinascere, se non è stato fatto a tempo debito, un
rapporto ormai congelato dall’abitudine, dalla routine e dal
vecchio. Per molti, può
essere veramente un’opportunità, uno scossone e uno stimolo alla
riscoperta e alla continuità del rapporto … la salvezza di un
rapporto ormai logoro e sfilacciato.
Cosa
fare. Poiché la coppia -
se formata da individui spontanei ed autonomi - è fonte di felicità,
il lavoro terapeutico principale sarà quello di ripristinare questo
stato di soddisfazione, favorire un dialogo più vantaggioso,
migliorare la comunicazione, affrontare e risolvere meglio i
conflitti.

’amore
ben vissuto - con quella passione che mette le ali - produce
creatività, una grande energia che trasforma attimo dopo attimo la
vita, una forza che vivifica e mantiene in salute: un grandioso e
potente farmaco naturale che con la sua cascata ormonale rende
incredibilmente più giovani, ringiovanisce dentro e fuori … senza
timore di smentita, con i suoi processi biochimici, CURA ogni
malessere sia fisico, sia emotivo: tiene lontano tutti i mali
esistenziali (stimola le difese immunitarie e rinforza il processo di
AUTO – GUARIGIONE), fa evolvere, potenzia e riattiva il cervello
con la sua reazione ormonale, rende davvero felici e creativi …
sprigiona in ogni momento una grande leggerezza, gioia e voglia di
vivere … ha davvero un grande potere curativo che fa scomparire
(scordare) cefalea e dolori in generale, tonifica e lucida la pelle,
risana il cuore, ripara le cellule nervose e rinforza il sistema
immunitario, risveglia i sensi. BLOCCA i tuoi pensieri, giudizi,
calcoli, aspettative e ideali perché lo ingabbiano. BASTA vituperio,
maltrattare l’eros o nascondersi dietro i finti amori perché lo
soffochiamo!!!
RICORDA,
le passioni travolgenti, le grandi sbandate arrivano per smantellare
una relazione spenta, non DIMENTICARLO, per segnalare che la fiamma
dell’eros non brucia più: una situazione che stimola a cercare i
letti altrui.
PARI
sì, ma DIFFERENTI
’unione
di due esseri è una delle situazioni più complicate che la natura
umana abbia mai escogitato … non sappiamo però, a tutt’oggi,
quanto malignamente. Ci sono coppie in cui i singoli individui hanno
spazi propri, crescono autonomamente, portano vivacità, slancio,
creatività e interessi individuali all’interno del legame
rendendolo frizzante, gioioso e pieno di fantasia (osmosi). Tale
struttura, essendo costituita da soggetti autonomi, sorretta dallo
scambio reciproco, diventa più solida, vera e profonda. Un simile
rapporto, quindi, all’insegna del dialogo e travolto dalla
passione, altro non può che alimentare autostima, benessere e
felicità. Essendo una coppia libera, creativa e aperta nessuno mai
cercherà di sopraffare l’altro per omologarlo a sentimenti e
comportamenti predefiniti. Altri legami, invece, atrofizzati, aridi e
spenti, tenuti in piedi da dinamiche “perverse”, annullano
completamente l’unicità dei suoi componenti (simbiosi): si è
convinti di non poter esistere senza l’altro. Individui che - oltre
a mancare di una solida identità - si rivelano incapaci di gestire
scelte libere e autonome. Vuol
dire impoverire o annullare completamente se stessi, perdere
lentamente la propria identità, sacrificare buona parte delle
risorse individuali a favore dell’altro … una storia che non fa
vibrare il cuore.


i può dire, paradossalmente, che la stabilità del rapporto viene
realizzata a patto che entrambi i membri svalutino le proprie
capacità, in modo tale che ciascuno non possa fare a meno
dell’altro; una relazione logora, scadente, banale, scontata, piena
di “scarti” reciproci, tenuta insieme dall’attaccamento e
dall’abitudine. In
questa atmosfera, domina la sensazione di incompletezza e di essere
in balia degli eventi, si gira a vuoto e si convinti di non avere i
pezzi giusti: si diventa “interi”,“funzionanti” e “completi”
solo attraverso l’unione con l’altro.
In
realtà si crede di ritrovare nel partner le figure di riferimento
della propria infanzia, così come sono state vissute quando si era
piccoli e indifesi. Riproponendo tale film - tentativo maldestro di
anestetizzare un passato pieno di mortificazioni e di delusioni - si
chiede all’altro di correggere gli errori e di “risolvere” il
malessere che quelle persone, magari in buona fede, hanno inflitto.
Se
la simbiosi è spinta agli estremi non crea solo forme di dipendenza
patologica ma rende il rapporto una polveriera, basta un non nulla
per scatenare timori, gelosie e forti sospetti. Una tensione penosa
che prima o poi sfocerà in eclatanti e raccapriccianti fatti di
cronaca nera. Ai voglia di dire dopo il “fatto” di cronaca nera,
attraverso interviste estemporanee ad amici e parenti, che era buono,
disponibile, riservato, rispettoso … dentro però il vulcano era
attivo, pieno di magma infuocato, cenere e lapilli (rabbia, rancori),
se non già in eruzione! Tutte queste privazioni e mortificazioni -
accompagnate sempre dalla sensazione di non essere degni d’amore -
scatena nell’individuo un bisogno continuo e drammatico di conferme
che, ovviamente, il malcapitato cercherà incessantemente nell’altro
… all’infinito, perché nessun essere umano è in grado di
colmare quel vuoto.
Un fenomeno che accade spesso tra un marito invasivo e una moglie
succube (più rara la formula tra moglie e marito); in questo modo è
uno solo ad assumersi ogni responsabilità. Sembra una relazione
apparentemente inossidabile che, però, alterna in chi è gregario un
continuo malessere latente, dato dal disertare costantemente se
stesso … tanto
ci pensa l’altro!!!
Senza l’altro ci si sente persi; ma con l’altro pare di non
esistere … è proprio quando non si ha più “bisogno”
dell’altro che comincia la vera relazione. L’imposizione prima o
poi, lo sappiamo, paga dazio, avvelena il rapporto e lo riduce in una
rissa psicologica. La relazione simbiotica, infatti, riscontrabile
anche nel quadro clinico depressivo, blocca la crescita individuale,
soffoca l’entusiasmo e ostacola completamente l’evoluzione della
coppia. Un simile rapporto stagnante, sorretto da questi
atteggiamenti che non potranno mai rasserenare nessun orizzonte
psichico, immerge i membri della coppia in una bolla di disagio
strisciante togliendo ad essi spontaneità, vitalità ed energia …
rende
inutili, stanchi e svuotati.

icorda,
cambiare gli altri è sempre un’operazione ostinata ed inutile! A
volte il timore della solitudine è talmente forte che spinge a
percepire un rapporto soddisfacente anche quando in realtà non ha
più nulla da dare. Le
relazioni sbagliate e pesanti mettono a tappeto, rendono più
fragili, promuovono conflitti, litigi e incomprensioni, aumentano a
dismisura dubbi e insicurezze. Gabbie
e catene non aiutano a conservare l’amore … l’erotismo è una
scarica benefica che coinvolge tutto il corpo: con i suoi mediatori
chimici previene le malattie … un felice rapporto con la
sessualità non solo allunga la vita ma è sempre garanzia di
benessere perché aumenta le difese immunitarie … è
importante sorprendersi, riconquistarsi: fare almeno una volta una
cosa che sia solo nostra!
... riconoscere un certo feeling (attrazione sessuale) è un fatto di
istinto e non di testa: ascoltare le proprie emozioni significa
“accendere il cuore”… la rabbia non espressa (distruttiva) e la
noia sono le cause principali del malessere di coppia.

INFEDELTA'

he
sia vera o immaginata, l’infedeltà è un demone che prima o poi
farà la sua apparizione e allora sì che saranno giorni bui e
dolorosi. Queste parole, spesso, un po’ per paranoia, un po’ per
scaramanzia e un po’ per scherzo, era l’augurio ai novelli sposi
da parte di amici buontemponi. In pratica, si intendeva affermare
che, volenti o nolenti, per quanto bene e passione ci fosse nella
coppia, il “mostro” prima o poi avrebbe fatto la sua comparsa. E’
un tema che con l’avvicinarsi delle vacanze - fatte di notti
trasgressive e galeotte - può terrorizzare non poche coppie. Anche
se la religione condanna il tradimento (non desiderare la donna
d’altri … non commettere adulterio) e la morale, per non farsi
mancare niente, lo mette all’indice, tale atto in amore è sempre
di grande attualità e sempre più di moda. Il codice morale, quindi,
pare non abbia nessuna presa sul tradimento. La scappatella non
conosce limiti, avviene in ogni fascia sociale e culturale. Mille
sono i desideri nascosti dietro questa figura “trasgressiva” e
fantasiosa dell’amante. Non solo voglia di libertà e di nuovo, ma
anche ritrovare le profonde passioni ormai dimenticate, le attenzioni
perdute, verificare la propria virilità e l’indiscutibile
avvenenza. Dalla notte dei tempi, in amore, si è infedeli e si
continua ad essere infedeli. Pare che questa attività, secondo
alcune ricerche accreditate, non risparmi nessuno. Sembra, infatti,
sempre secondo questo sondaggio, che un’alta percentuale di
persone, chi più chi meno, nel corso della loro vita, almeno una
volta abbia inciampato in qualche scappatella. In passato il
tradimento era forse più nascosto e peccaminoso, recentemente,
invece, secondo la teoria della coppia aperta, viene interpretato
come un segno di inequivocabile emancipazione personale. Un tempo per
l’uomo tradire era indice di salute e, quindi, poteva vantarsene
tranquillamente. Più trofei portava a casa più aumentava la sua
virilità. Alla moglie, che scopriva l’inghippo, era solo concesso
di perdonare e rimettere insieme la coppia. In un clima di questo
tipo la donna che tradiva doveva essere solo cacciata. Solitamente
era il maschio che veniva scoperto in flagranza mentre la donna,
spesso, riusciva ad occultare in maniera veramente sapiente
l’infedeltà. Dirlo
o non dirlo, sembra il titolo di una tragedia scespiriana.
l problema non è tanto confessarlo o meno, ma quello che potrebbe
scatenare: accende sospetti, suscita gelosia, aggressioni brutali,
l’orgoglio va in frantumi (se la coppia non ha più niente da
condividere o spartire può anche andar bene). Difficilmente c’è
un responsabile, l’infedeltà non è mai imputabile ad un solo
partner, c’è qualcosa che non va nella coppia e il tradimento ha
la funzione di preparare le basi per una revisione del rapporto …
ricreare e dare una spinta, se questo è possibile, ad un nuovo e
sereno menage (quanti rapporti funzionano meglio dopo il
tradimento!). Se non esistono più stimoli soddisfacenti comincerà
ad emergere un certo malessere aprendo, in tal modo, una profonda
crisi devastante. Se
si verifica la “scappatella” vuol dire che quel rapporto è privo
di passione e non fa più perdere la testa.
Quando in una coppia ci sono troppi tabù, la vita diventa una vera
prigione: è inevitabile, quindi, che si desideri evadere! Non lo si
può negare, essere traditi è davvero doloroso e destabilizza
l’intera persona, ma è anche vero che spesso si rivela
fondamentale nel processo di crescita e nell’evoluzione della
coppia. I sensi di colpa, l’angoscia della perdita e dell’abbandono
poi rendono la vita familiare un vero inferno.
’infedeltà pare
che abbia, in qualche modo, una funzione terapeutica, fa bene alla
salute: i
malesseri generali scompaiono (mal di testa, mal di pancia, mal di
schiena, quei tratti depressivi fastidiosi che da un po’ di tempo
erano presenti), il cattivo umore lascia il posto all’entusiasmo e
alla felicita, mentre l’ansia, di colpo, svanisce lasciando spazio
alla voglia di fare.
Uscire da quelle regole fastidiose ha, infatti, un valore terapeutico
indiscutibile se le abitudini di coppia stanno spegnendo lentamente
l’entusiasmo della vita. Il bisogno di tradire comunque è un
tentativo di ritrovare le attenzioni che si sono affievolite nel
tempo, per sentirsi compresi, per riaccendere la fantasia, per
risvegliare l’eros che l’abitudine ha assopito e appiattito:
permette
di evadere dalla “routine affettiva” in cui, spesso, un rapporto
di lunga durata ingabbia entrambi i partner.
Il bisogno di sentirsi femminili e affascinanti, di essere ricercati,
questa è la vera molla che fa scattare l’infedeltà. Tutto ciò,
dopo vari anni di convivenza, di solito le reciproche attenzioni
diminuiscono, l’erotismo si anestetizza parzialmente e soprattutto
la donna può percepire di non essere poi così tanto desiderata. La
donna ferita nella sua vanità è spinta a provare a se stessa di
avere ancora sex appeal, si apre quindi ad altri sguardi e lusinghe
fino a che scatta e si concretizza la relazione extraconiugale. In
questo modo, oltre ad evadere dal focolare domestico sempre uguale,
può trovare la conferma di non aver perso fascino, passione e
seduttività. Per l’uomo, invece, la molla che fa scatenare
l’infedeltà, è spesso il desiderio di vedere riconfermata la sua
potenza giovanile e la propria virilità, in modo tale che nessuna
donna possa resistergli. Dovendo concludere questo articolo è
importante precisare che nessuno ha il diritto di suggerire di
tradire o di non tradire, quanto piuttosto di impegnarsi alla ricerca
dei motivi che hanno spento e ingabbiato la grande passione amorosa.
Inoltre, anche una forma di gelosia (ossessiva e morbosa) può
spingere uno dei partner ad “inciampare” in qualche scappatella.
Una unione, infatti, basata sulla persecuzione, sul sospetto e sul
controllo del partner, altro non porta che al tradimento … o
avvelena irrimediabilmente, man mano che passa il tempo, il rapporto
di coppia.
opo
un tradimento si ritorna insieme solo se la nuova esperienza è stata
utile per entrambi, fa battere il cuore come la prima volta, stimola
altre visioni, sollecita interessi diversi, mette brio al rapporto.
Basta rancori, illusioni, meschinità, aspettative, vittimismo,
rivalse… recuperare un legame ormai logoro e in mille pezzi
significa mettere insieme, incollare un “amore” banale, insulso,
fragile e inaffidabile … quando si va a “brucare” nei pascoli
adiacenti ai propri territori vuol dire che qualcosa da tempo nella
coppia si è spento o si è raffreddato, si è smarrito il senso
dell’avventura, si è perso il gusto della conquista … allora,
proprio per non "ammalarsi", si cerca altrove ciò che
manca. Contrariamente
a convinzioni piuttosto diffuse, la fedeltà non è un atto d’amore
eterno, tantomeno una garanzia di controllo o di possesso su l’altro
… non deve essere un dovere, è solo un gesto spontaneo che segnala
ancora fuoco sotto la cenere e, quindi, metterebbe sullo sfondo il
desiderio di cercare altri orizzonti o altri pascoli, in realtà, non
sarebbero per niente interessanti, diversamente, se fosse un
sacrificio, diventerebbe una prigione che fa solo danni alla coppia
e, soprattutto, a se stessi. Spesso
il tradimento viene “suggerito” dal “nuovo” perché il
“vecchio” non attrae, non coinvolge, non stimola, non interessa,
non stupisce più: passione ormai spenta, una relazione stanca che
toglie vitalità, un rapporto infelice in cui l’abitudine e noia ci
sono - forse in abbondanza - ma si è scarsi di tutto il resto,
leggerezza, entusiasmo, sguardi, lusinghe, seduzione, slancio,
fantasia ed erotismo compreso … l’infedeltà è un’esperienza
complessa, a volte fa sentire meno soli, altre volte permette di
prendersi i propri spazi che si sono persi nella relazione ma,
soprattutto, trasforma, fa sentire VIVI, permette di uscire dalla
routine affettiva, dalla disattenzione, dalla noncuranza e
dall’indolenza del partner: scardinare false certezza e cattive
abitudine, mette in primo piano i propri bisogni emozionali
insoddisfatti.
on
dobbiamo dimenticare che ogni “avventura”, al di là della sua
più o meno brevità o astuta “programmazione”, è sempre un
segnale evidente di sofferenza, di insicurezza e di vuoto nella
coppia, un’infelicità spinta da un modo di vivere il rapporto
troppo scontato, idealizzato, stagnante, distratto, annoiato,
monotono, ripetitivo, costrittivo o limitativo: una relazione in cui
non si sta più a proprio agio perché carente di attenzioni fisiche
e affettive … la “scappatella” solitaria o ripetuta, allora,
non solo può smantellare quella facciata sociale imposta e fuori
luogo (che serve solo a tenere in pugno, controllare e gestire
l’anima … la società), sconvolgere quel solito modo di amare,
liberare tutta l’energia soffocata, rivedere un rapporto logoro ed
invecchiato, diventare una strategia inconscia per liberarsi da
schemi sentimentali rigidi, tradizionali e sempre uguali, ma anche un
modo per essere più desiderabili, stimolare il piacere della
conquista, sperimentare nuove sensazioni e stati di innamoramento
travolgenti che risvegliano desideri insoliti, sprona a guardarsi
intorno, risolleva dalla rassegnazione, sviluppa infiniti interessi,
riaccende passioni intense e profonde: riconferma la propria
individualità, ravviva i rapporti, lascia forti, seduttivi e sereni
… fa “esplodere”, saltare, correre, urlare e cantare a
squarciagola: trasforma, rende entusiasti, spensierati, ottimisti e
rinnovati, si trascorrono, oltre a lasciare, momenti davvero FELICI,
scioglie improvvisamente quei legami che impediscono di vivere,
rapporti strani in cui da tempo si è ingabbiati. RICORDA, la vita
non chiede mai che le si volti le spalle!!! SAPPILO, solo con una
buona autostima, una adeguata realizzazione di se stessi e una giusta
dose di serenità è possibile decidere se “giocare” al vero
amore o restare in “panchina” !!! Essere
ripetitivi e abitudinari finisce per limitare eros, creatività e
potenzialità: la relazione va vissuta con pienezza istante dopo
istante… l’eros non va assolutamente d’accordo con i calcoli e
le strategie varie… non ingessare e contaminare l’amore con il
proprio ideale di amore perché gli AMORI senza paure, sorprese,
imprevisti, rabbie, desideri e passioni diventano prevedibili e
scontati e, quindi, hanno vita corta, FINISCONO!… bisogna stare
alla larga da chi ha intenzione di danneggiare!!!


orna
o non corna. Ma
lo sapete perché si usa questa espressione, ovvero quello/a ha le
corna, riferendosi ad un tradimento? Si racconta che Pasifae, moglie
del re Minosse, una notte si oppose ai suoi desideri amorosi. Con
questo rifiuto ella non solo offese il re ma anche Afrodite che per
punizione la condannò a diventare ninfomane. Minosse, allora, preso
dalla vergogna per questo suo malgrado comportamento "eccessivamente
libertino" la costrinse a vivere in un luogo lontano dal palazzo
e abitato solo da donne. Pasifae, però, non si perse d’animo, per
soddisfare questo insistente ed intenso desiderio erotico, si mise
all’interno di un manufatto di legno a forma di mucca e si fece
legare nella “giusta posizione” affinché il toro potesse fare il
“resto” … fu proprio da questo rapporto che nacque il famoso
Minotauro. Questa notizia scandalosa volò velocemente - anche senza internet - alle orecchie
dei sudditi che non persero tempo a ricordare a Sua Maestà questo
insolito tradimento con un gesto delle mani: le corna.

COPPIA …
ecco come riaccendere il desiderio

l
desiderio sessuale non ha età, è un’energia vitale e multiforme
che accompagna l’essere umano per tutta la sua esistenza. Il ruolo
principale dell’eros non è solo quello di sentirsi belli,
attraenti e interessanti per gli altri, ma anche quello di sviluppare
una adeguata sicurezza e autostima: una
perfetta fusione tra felicità e salute.
Da sempre, però, le lamentele sono onnipresenti, compaiono sulla
scena in maniera spesso silente, e rivestono diverse forme.
L’erotismo e l’amore fisico col tempo possono perdere “vigore”,
una certa intensità e interesse: una
sessualità che si impoverisce gradatamente senza tante trombe e
tamburi.
I giochi erotici, man mano che passa il tempo, se persistono,
diventano stereotipati e privi di emozioni. Con quella macchina
sessuale tutto sarebbe possibile, ma il poco entusiasmo, la quasi
inesistente eccitazione, la prevedibilità, la profonda svogliatezza
e la scarsa voglia conducono i partner, il più delle volte, a
cancellare la sessualità dal quotidiano. In questo modo l’eros
rischia di perdersi e spegnersi completamente. Per riprendersi la
gioia della felicità e godere dei suoi benefici - ovviamente senza
insegnare niente a nessuno perché la vita sessuale si basa sempre su
esperienze individuali che sfuggono completamente alla razionalità -
occorre risvegliare la propria “natura”, ovvero quel mondo
erotico soggettivo che abita dentro ogni persona (fantasia, magia
erotica, immagini, suggestioni, mistero, desiderio, passione).


e
sotto la cenere cova ancora il fuoco passionale, per risvegliare
l’eros assopito e ribaltare alcuni comportamenti soffocanti, non
sono necessari grandi interventi ma piccoli e semplici aggiustamenti
quotidiani. Un’attività sessuale povera o insoddisfacente non
favorisce solo una vita infelice ma è un sintomo importante di
malessere generale. Se la sessualità è stanca e demotivata, vuol
dire semplicemente che l’energia vitale è agli sgoccioli, al
capolinea, in riserva, l’eros non fa più “perdere la testa” e
non si è più in sintonia con il corpo
(attraverso il corpo si sperimenta il piacere ma la mente può
ostacolarlo). Uno dei fattori che spegne lentamente la fiamma del
desiderio è l’eccesso di familiarità. A forza di condividere ogni
cosa, di non avere nemmeno un proprio spazio, un piccolo segreto,
porta dritti, dritti a un rapporto simile a quello tra fratelli e
sorelle: finisce
per diventare in qualche modo troppo ripetitivo, sempre uguale,
alquanto“familiare”.
Il segreto dell’attrazione e dell’erotismo è invece quello di
vedere l’altro con occhi diversi: creare
un’atmosfera carica di eccitazione, piena di fantasia e passione.
Anche l’assenza di conflitti e di litigi, spesso, non è indice di
unione felice. Tale fenomeno, contrariamente a quello che si pensa,
segnala la mancanza di intimità e, soprattutto, di coinvolgimento. I
rancori e i malumori, sempre presenti in qualsiasi menage, se
esteriorizzati in tempo reale, permettono di chiarire i rapporti di
coppia, di comprendere posizioni diverse e di conseguenza, le
ripicche ESPRESSE e chiarite … difficilmente
tengono a distanza il partner sotto le lenzuola.
Non è raro, infatti, che dopo un’animata discussione scatti una
bramosia, una profonda eccitazione sessuale, libera, spontanea ed
intensa. Un altro atteggiamento sbagliato, che potrebbe portare
dritti a spegnere l’eros senza accorgersene, è proprio quello di
ripetere e inseguire i rituali fissi; gesti che accompagnano sempre
svogliatezza e stanchezza, tolgono all’atto tutte le magie
erotiche: lo
stesso giorno, la stessa atmosfera, lo stesso abbigliamento, lo
stesso ambiente e luogo.
Tutto
ciò può essere rassicurante per chi non vede di buon occhio la
sessualità, ma l’abitudine rende il sesso piatto, riscaldato,
privo di ingredienti erotici, privo di mistero, di fantasia e di
spontaneità; in breve, sacrifica il vero piacere per un immagine
troppo controllata e ripetitiva.
Non essere mai se stessi, seguire dei ruoli ideali, cavalcare
eccessivamente l’onda della moda porta inevitabilmente a snaturare
la carica erotica.
ssecondare continuamente il partner ed elargire
eccessivamente una finta generosità fa covare un profondo sentimento
di ostilità. Ogni cosa deve essere condivisa perché in amore i
troppi “sacrifici” portano a frustrazioni e insoddisfazione (cova
silenziosamente l’aggressività) … a
insanabili conflitti.
Proprio perché la perfetta sintonia è irraggiungibile tra i due
partner, l’atto della mediazione risulta fondamentale per la
serenità della coppia. Tale
intesa, tuttavia, non deve creare squilibri che soffocano spontaneità
e desideri: se non si condividono certe fantasie bisogna imparare a
dire di no. Spesso è radicata la convinzione, soprattutto nel
maschio, che la sessualità coincida e si esaurisca con la
penetrazione. Niente di più sbagliato, l’eccitazione è molto più
complessa. L’eros è un qualcosa di fenomenale, coinvolge tutti i
sensi, i “contorni”, scatta per sottili stimoli sublimali e
amplifica tutte le sensazione: carezze, attesa, immaginazione,
fantasia, complicità e giochi di sguardi preparano il terreno al
massimo piacere. Un altro ostacolo è la pudicizia e la vergogna nei
confronti del partner
(timori di avere difetti fisici, chiusura verso toccamenti e atti).
In questo caso è indispensabile ristabilire una buona confidenza col
proprio corpo perché questi sentimenti oltre a costringere il
soggetto a privarsi di alcune naturali e benefiche pratiche erotiche,
segnalano una forma di inibizione invalidante che nasce da un
profondo giudizio morale. Giunti al termine, si può affermare, senza
timore di smentita, che il sesso arricchisce e fa star bene, in
perfetta salute. Questo è fondamentale per sentirsi realizzati, non
solo nella coppia ma anche come individuo. Godere appieno la vita
significa poter vivere l’orgasmo. Chi vive l’amore, sesso
compreso, è più sereno (non ha mal di testa, come diceva la cultura
medica di un tempo!), sa gioire dei propri successi e, perché no,
anche di quelli altrui, vede le cose sotto un aspetto creativo ed
evolutivo. Il
sesso è sempre un mezzo di incontro. Non si tratta semplicemente di
accarezzarlo, toccare l’altro o di guardarlo, sentire l’odore e
il caldo della sua pelle, scoprirne le forme nascoste e il suo
mistero.
i può toccare l’altro per farne una preda, catturarlo alle
proprie voglie, si può frugare con mano fugace il corpo “bagnato”
o sedurlo con ingegnosi indugi; si può spiarlo nella sua intimità,
sorprenderlo, catturarlo. Ma
i gesti dell’eros, nonostante una somiglianza apparente, hanno
sempre una diversa eloquenza: al di là dell’aspetto fisico, come
pura espressione carnale, sguardo, fantasia e carezza evocano una
personalità che senza il corpo rimarrebbe spenta, inespressa. In
questo incontro libero da pregiudizi e vincoli morali, il mondo di
ciascuno diventa trasparente, si scioglie ogni ostacolo o barriera.
In questo modo il piacere non è la semplice soddisfazione sessuale
o, magari, chiusura egoistica su se stessi ma, piuttosto, espansione
della personalità di ciascun protagonista.
Quando la coppia soffre è utile chiedere aiuto a persone qualificate
e abilitate per questo tipo di supporto specifico … non siamo nati
per soffrire! Quando
l’amore non è governato da una forte attrazione, gioia,
divertimento, sorriso, desiderio e curiosità il rapporto è sotto il
controllo dell’insofferenza silenziosa, dominato da piccoli
dispettucci meschini e offuscato da continui rimpianti … l’amore
deve scuotere ma, soprattutto, infiammare … quando l’amore non è
governato da una forte attrazione, gioia, divertimento, sorriso,
desiderio e curiosità il rapporto è sotto il controllo
dell’insofferenza silenziosa, dominato da piccoli scherzucci
meschini e offuscato da continui rimpianti: non scuote e tanto meno
infiamma!!!
Disturbi
femminili

a
parola “mestruazione” ha un’origine indoeuropea: menes
che significa indifferentemente ”luna” e “mese”. La
mestruazione è quel fenomeno fisiologico naturale che si ripete ogni
mese, cioè ad ogni cambiamento lunare.
Vi è una stretta analogia tra il tempo cosmico, il suo alternarsi
ciclico, e il tempo fisiologico della donna. Il ciclo lunare ed il
ciclo femminile infatti corrispondono: in analogia alle diverse fasi
lunari, anche nell’utero, nei 28 giorni, l’ovulo matura,
raggiunge la sua pienezza e, se non fecondato dalla cellula seminale,
decresce per poi essere espulso. In assenza di fecondazione,
pertanto, la mucosa uterina si distacca e si autoelimina: questo
fenomeno è detto appunto mestruazione.
Relativamente al mestruo, sembra strano ma ancora oggi subiamo le
conseguenze di una cultura impregnata di pregiudizi ed ostile nei
confronti di questa funzione fisiologica. Le donne mestruate, nella
storia, hanno sempre subito, perché considerato un “potere
contaminante”, grandi emarginazioni e proibizioni:
non potevano cucinare la carne, toccare armi, preparare il sapone o
la maionese.
Non a caso nella lingua inglese il flusso mestruale è chiamato “The
curse”, maledizione e calamità. Anche nell’antico Egitto
l’isolamento era obbligatorio durante l’intero periodo mestruale.
Plinio il Vecchio - scrittore romano 23 – 89 d.C. - nei suoi testi
scriveva: “La
donna afflitta dalle mestruazioni rovina il raccolto, rende spoglio
il giardino, guasta le sementi, fa cadere i frutti, uccide le api, il
vino si trasforma in aceto al suo tocco, il latte diventa acido e
cagliato”.
Egli riconosceva inoltre al sangue mestruale un potere terapeutico:
esso
veniva usato come rimedio contro la gotta, l’epilessia, le
emorragie, le cefalee e la rabbia.
Queste convinzioni, per quanto bizzarre possano apparire, sono
persistite fino a tempi relativamente recenti e non solo in ambienti
incolti e rozzi.


ochi sono comunque i fenomeni fisiologici del corpo
che come il ciclo mestruale hanno suscitato in tutte le culture,
anche le più diverse, pregiudizi, sospetti, timori, pudore e paura.
Ecco perché dietro al ciclo mestruale esistono differenti modalità
di lettura psicosomatica: l’aspetto
tabù e quello istintuale, per non dimenticare il lato sessuale e
sociale.
Nonostante sia un processo del tutto fisiologico, le mestruazioni
sono vissute da molte donne con un malessere e un disagio tali da
influenzare pesantemente il loro stile di vita. Con il ciclo la vita
delle donne, in qualche modo, cambia: il corpo si trasforma, l’umore
si fa ciclico, incomincia una sessualità adulta, si affaccia la
possibilità di diventare madre. E’ comprensibile, pertanto, che i
disturbi del ciclo esprimano (in assenza ovviamente di una patologia
organica), molto spesso, un difficile rapporto con la propria
femminilità. Questo ovviamente non vuol dire che la persona in
questione non sia femminile, ma semplicemente che trova il ruolo
della donna poco invidiabile. Ognuno
dei disturbi dunque si spiega con le caratteristiche di chi ne
soffre. Un flusso scarso (ipomenorrea), un flusso troppo abbondante
(ipermenorrea), un flusso ritardato (oligemenorrea), un flusso
anticipato (polimenorrea), un flusso assente (amenorrea): possono
raccontarci di un femminile esuberante, di una paura di crescere, o
della convinzione che tutto ormai sia concluso. La difficoltà con
cui si vive il mestruo, dà quindi una rappresentazione fedele dei
disagi connessi al modo di vivere la propria femminilità: svela i
suoi tormenti.
Andiamo allora ad esaminare gli aspetti simbolici che i disturbi
mestruali più ricorrenti esprimono.

menorrea.
Termine che indica l’assenza o la scomparsa del ciclo mestruale. Si
parla di amenorrea primaria se il ciclo non è mai comparso entro i
16 anni di età, di amenorrea secondaria se i cicli, in passato
normali sono scomparsi da almeno 6 mesi. L’amenorrea è una delle
espressioni più evidenti di come un modo di pensare, uno stato
d’animo negativo o un evento traumatico, possano diventare sintomo
corporeo (amenorrea psicogena). La donna in amenorrea sta
sperimentando un periodo conflittuale – con se stessa o con chi le
sta vicino – che ruota intorno al tema dell’espressione della
femminilità. Tale situazione conflittuale è molto intensa: per
qualche ragione sentirsi pienamente donna è un problema, che
tuttavia rimane, il più delle volte, inconsapevole e, soprattutto,
non affrontato. Si verifica comunque in seguito a condizioni di
stress, gravi lutti familiari, separazioni e divorzi, attività
fisica intensa come nelle atlete, ragazze che soffrono di disturbi
alimentari (anoressia, bulimia), che rinunciano alla propria
dimensione femminile e che sono cresciute in un ambiente familiare
che non ha mai accettato il loro sviluppo sessuale, il loro diventare
adulte. Rimanere “piccole” consente anche di evitare il dolore
connesso alle “responsabilità” che richiede l’essere adulta:
il mestruo fa “diventare donna”, il modo più sicuro per restare
bambine è quello di evitarlo. E’ piuttosto evidente come mai chi
soffre di anoressia non abbia le mestruazioni o le abbia molto
ritardate. Esse hanno timore della propria femminilità, paura della
sessualità e della maternità. E’ ampiamente documentato che in
situazioni di grande paura ed insicurezza, nelle catastrofi e in
prigione (è nota l’alta percentuale di amenorrea nei campi di
concentramento) si arriva con particolare frequenza alla sospensione
delle mestruazioni.

ismenorrea.
Il termine indica la presenza di un ciclo mestruale molto doloroso. I
dolori sono intensi e ricordano le coliche addominali; si possono
associare a nausee, cefalee, vomito, scariche diarroiche, esagerata
irritabilità durante e dopo le mestruazioni. Questo fenomeno si
riscontra frequentemente in donne che faticano ad immaginare il loro
futuro. Hanno, inoltre, notevole difficoltà a creare un proprio
spazio affettivo, molto spesso la loro vita amorosa è instabile e
continua ad oscillare tra alti e bassi. Poiché esiste in queste
persone una certa difficoltà a fermarsi, a vivere un momento di
rallentamento e di passività, perché vissuti come pericolosi o
limitanti, le mestruazioni dolorose indicano la necessità di
rallentare la propria attività familiare o professionale. Sono donne
che, se potessero, farebbero a meno del ciclo mestruale, vissuto –
se anche non fosse doloroso – come ostacolo ad una vita che
dovrebbe restare sempre uguale giorno dopo giorno, una vita che
banalizza questo fenomeno vedendolo come perdita di tempo. Chi vive
dolorosamente il ciclo mestruale, vive dolorosamente anche la propria
femminilità. I disturbi mestruali, molto spesso, fanno intuire
problemi sessuali perché tale malessere impedisce anche di donarsi
completamente e spontaneamente a tale attività.

enopausa
(l’età d’oro). Arresto definitivo del flusso mestruale. La
menopausa è considerata, a torto, il momento del decadimento della
donna. In realtà la “separazione” dell’energia sessuale da
quella procreativa conduce ad una seconda giovinezza. Che la
menopausa coincida con lo spegnersi della sessualità femminile è un
concetto superato da tempo. La fine della fertilità non spegne il
desiderio, anzi può spingere la donna a vivere l’erotismo in
maniera più profonda e più libera. Le vampate di calore sul viso,
secondo il linguaggio psicosomatico, testimoniano che la libido, in
qualche modo, cerca di esprimersi. Molto spesso la perdita della
capacità riproduttiva può essere sentita in modi diversi: da molte
donne è vista come un lutto, come una perdita importante di sé, e
ciò riguarda in particolar modo coloro che hanno fatto dell’essere
“madre che fa figli” l’aspetto fondamentale della propria
identità; da altre può invece essere vissuta come un sollievo. La
sintomatologia è in parte sicuramente fisiologica, tuttavia, quando
si presenta in modo spiccato e continuativo, indica una difficoltà
nell’accettare il “cambiamento”: il timore profondo di una
“perdita” senza riuscire a rimpiazzare il “nuovo”. Spesso i
disturbi della menopausa altro non sono che la resistenza al nuovo
“volto” della femminilità. Infatti, le vampate di calore al
volto, sudorazione, tachicardia, irrequietezza, labilità emotiva,
sono tutti sintomi che visti con l’occhio della psicosomatica ci
rivelano che si è di fronte ad un mutamento rapido dello stato di
coscienza del femminile.
Raramente una donna si mostra soddisfatta di questa sua condizione, e
quasi sempre la sensazione di essere giunta ad una tappa conclusiva
del cammino, una specie di punto senza ritorno, si ripercuote nel suo
equilibrio psicosomatico. Se tale fenomeno in sé non è una
malattia, la “menopausa mentale”, che da questo momento informerà
di sé tutto l’organismo, mostra invece di esserlo. Ansia e
depressione sono spesso compresenti e indicano uno stato di disagio e
di disorientamento dovute alle profonde modificazioni biochimiche.
Nello specifico, l’ansia manifesta uno stato di naturale all’erta
nei confronti della fase di passaggio, mentre una prevalenza di
tratti depressivi indica che la menopausa viene vissuta come perdita,
come chiusura e rinuncia.

APEVATE
che... la vitamina A può essere utile nei casi di mestruazioni
abbondanti e per sensibilità al seno in tale periodo... manganese e
Calcio (oligoelemento) nella sindrome mestruale... Omega 3 (EPO)
sindrome premestruale. Peri
i problemi S.p.M (sindrome premestruale), un succo di: mela, sedano e
finocchio può aiutare. Amenorrea … (interruzione del ciclo
mestruale) un break della femminilità, una rimozione di parti
femminili essenziali sia come donna sia come femmina: insicurezza e
fragilità … un ambiente sociale che non (favorisce) accettato lo
sviluppo sessuale e di essere donna (adulta) … anoressiche e
bulimiche le più colpite. Un aiuto naturale: Rubus idaeus MG …
sono particolarmente utili le metodiche terapeutiche che mettono in
contatto con la fisicità. Anorgasmia … (incapacità a raggiungere
l’orgasmo) difficoltà ad entrare in relazione con il partner per
motivi di autostima o per un atteggiamento ambivalente (rabbia -
ostilità, depressione - iperattività)… un netto rifiuto di
godere, di concedersi all’altro, di provare piacere sessuale…
timore di perdere il controllo (incapacità di lasciarsi andare) o di
non riuscire a gestire un piacere “troppo forte” … Un aiuto
naturale: Betulla pubescente MG, Quercus robur MG, Sequoia gigantea
MG.

ATTENZIONE PERICOLO

a
sessualità, come abbiamo potuto vedere, è un fenomeno umano davvero
ricco, complesso e variegato (fatto di mistero, sorpresa, autenticità
… una componente umana davvero creativa e giocosa). Riguarda tutto
ciò che appartiene alla sfera del sesso nell’infanzia come
nell’età adulta: modalità e l’intensità con cui si vive
l’eros. I suoi caratteri sono determinati dalle abitudini familiari
e sociali, dal modo di vivere, dalla libido. Segnala la propria
personalità, l’opinione che si ha di se stessi e, soprattutto, la
vita di relazione (vicinanza e distanza, amore e paura). La
sessualità può essere alterata da sentimenti di timore o di
ostilità. I timori profondi possono essere i sintomi di una psicosi
generalizzata di tendenza autodistruttiva… una vera e proprio
malattia e spesso una grande “infermità”. Tale fenomeno quando è
“pilotato” da una profonda sofferenza, si esprime sempre, che
vogliamo o no, in maniera più o meno marcata, anche nei rapporti e
nelle piccole attività sociali: con modi di fare impacciati e
conflittuali … segnala sempre un problema relazionale invalidante,
un manipolare altri individui, spesso più deboli (in eccesso o in
difetto). La difficoltà sessuale, quindi, non è mai isolata, ma può
coinvolgere altre aree importanti della vita quotidiana: lavorativa e
scolastica. A volte si manifesta con un grande bisogno di controllare
e dominare tutto ciò che sta intorno (rabbia, aggressività,
rancore, sadismo), altre volte, invece, spinge a vivere ogni cosa in
maniera completamente passiva (senso di colpa, masochismo), con un
forte timore di essere umiliati e terrorizzati al solo pensiero di
essere ridicolizzati. I disturbi connessi alla sessualità, comunque,
sono spesso la causa di grande sofferenza, di incomprensioni e di
conflitti nella coppia… a volte ne sono la conseguenza.


na vita
sessuale frustrante, timorosa o impoverita, viene spesso compensata,
senza saperlo, con acquisti sconsiderati, consumo eccessivo di alcol,
bulimia e altre attività compulsive disastrose. A volte, invece, le
cose sono più serie, il malessere ha un carattere costrittivo: i
disturbi
sono collegati all’eccesso. Tale fenomeno allora è caratterizzato
da impulsi ossessivi - compulsivi a scapito di altre attività
importanti (tutto ruota attorno alla realizzazione del piacere
immediato; ad esempio, la masturbazione compulsiva toglie energie ad
attività importanti e più creative). I soggetti con queste
difficoltà, dominati da infelicità ed infantilismo, possono agire
in modo potenzialmente dannoso per se stessi e gli altri. Gestiscono
in maniera maldestra le loro sensazioni di irrequietezza,
inadeguatezza ed inutilità, attraverso comportamenti che non sono in
grado di controllare: massacri, molestie ai bambini, incesto e
violenza carnale. L’aggressività sfogata nel sesso può portare,
infatti, ad azioni distruttive, a comportamenti estremi come lo
stupro e il delitto (distruggere l’oggetto del desiderio). Non
dobbiamo dimenticare che queste persone non sono “marziani”, ma
sono individui che lavorano, si sposano, hanno figli e possono
atteggiarsi a genitori esemplari e premurosi. In particolare, possono
condurre una vita apparentemente “normale” e spesso
quantitativamente intensa rispetto ad altri, che però procura un
piacere nettamente insoddisfacente e inferiore a quello che possono
ottenere mettendo in moto i meccanismi di questo disagio … trovano
piena soddisfazione soltanto attraverso il loro comportamento
ritualizzato. Pertanto, si trovano in una condizione di doppia
personalità nella quale, dietro a un adattamento sociale che appare
ben riuscito, covano forme di aggressività antisociali e
destabilizzanti che possono esplodere nei momenti più impensati.
Ricordiamolo, molte sono le strade che conducono a scalare - per chi
è munito di un adeguato “abbigliamento” (chi lo desidera
veramente) - le grandi vette della vita e riportare, chi ha queste
difficoltà, alla felicità … cui è sempre logico desiderare e
aspirare. E’ fondamentale, quindi, riconoscere questa sofferenza
(anche nelle sue forme più leggere) e ammettere senza pregiudizi che
questi individui, come quelli appartenenti ad altri quadri clinici,
anche se non devono mai essere censurati o perseguitati per la loro
condotta, sono tuttavia dal punto di vista emotivo dei veri e propri
malati che vanno sempre incoraggiati a farsi curare. Considerato
il fenomeno sotto questa luce, si può eliminare - come ogni altro
squilibrio emotivo - con una psicoterapia intensiva a carattere
attivo, direttivo e persuasivo… UOMINI, siamo figli di DONNE ,
RISPETTIAMOLE!!!

CONCLUSIONI e piccole CURIOSITA’

a
sessualità è parte integrante dell’identità, dell’opinione di
se stessi e, soprattutto, delle relazioni con gli altri. Concedersi
ad un’altra persona - condividendo sentimenti, emozioni, pensieri e
piacere sessuale - va in profondità, tocca l’essenza del
significato della vita umana. Come ogni altro aspetto di una
relazione stabile e duratura, il sesso si evolve e si modifica nel
corso del tempo. La sessualità è dinamica e cambia continuamente
nel corso della vita di una persona. Il desiderio sessuale è un
impulso biologico che varia a seconda della persona e delle varie
fasi della vita … può essere influenzato in negativo da sofferenza
psicologica o da un conflitto di coppia (ma stimolato da nuove
relazioni). I problemi psicologici più comuni
si riferiscono al timore di fallire, al disagio per l’intimità,
alla paura del dolore fisico, a sentimenti di imbarazzo, inibizione e
colpa. I problemi relazionali, invece,
sono di due tipi: conflitti scatenati da problemi non sessuali
(preoccupazioni di natura economica, di controllo) che compromettono
le fasi iniziali della sessualità; oppure incomprensioni tra i
partner (mancanza di attrazione sessuale, poco erotismo, assenza di
intimità, preferenze sul tipo di attività sessuale). Se un
partner, dopo qualche tempo, prova meno interesse per il sesso
rispetto all’altro, questo non deve necessariamente essere
considerato anormale. I problemi relativi al desiderio sessuale
rappresentano la ragione più comune per cui le persone si rivolgono
a specialisti per un aiuto. Comprendere le esigenze e i comportamenti
sessuali può essere davvero difficile a causa di convinzioni
radicate nel tempo circa la sessualità e della disinformazione. Le
influenze culturali e le esperienze infantili, infatti, possono
incidere sull’atteggiamento nei confronti del sesso. Oltre a certe
perplessità e dubbi, ogni persona ha preoccupazioni uniche e
specifiche. Una ragazza può sentirsi a disagio per la forma
del proprio seno, mentre un ragazzo può essere preoccupato per le
dimensioni del pene … da queste convinzioni, entrambi i soggetti
possono temere di non essere in grado di essere all’altezza o
soddisfare le esigenze dell’altro. Il concetto di “normalità”
sessuale, varia molto a seconda delle culture e del periodo storico
in cui viene preso in considerazione. I dubbi in materia di
“prestazione” possono compromettere il buon rapporto di coppia e
fornire spunti per eventuali difficoltà sessuali. Una prestazione
sessuale “ottimale” comunque è tale solo a giudizio della
persona coinvolta: ciò che per un soggetto è
una soddisfacente attività sessuale per un altro può risultare del
tutto insufficiente. Come pure la frequenza di tale attività
non può che essere un parere soggettivo. Per
disfunzione sessuale si intende una complicazione a livello di una
qualsiasi fase della risposta sessuale (desiderio, eccitazione,
orgasmo, rilassamento fisico e mentale). Non si può comprendere come
funziona il rapporto sessuale se non si conoscono bene queste quattro
fasi di risposta sessuale. Tali disfunzioni possono intervenire in
ognuna delle prime fasi del ciclo di risposta sessuale, dato che
queste si susseguono velocemente e possono determinare un alterazione
in quelle successive. Le cause possono essere di natura
anatomica, psicologica o biologica. Tale fenomeno può colpire
soggetti eterosessuali, omosessuali e bisessuali. La differenza
fondamentale tra una difficoltà episodica e una disfunzione sta nel
modo in cui il soggetto o una coppia percepisce una situazione e
risponde ad essa con apprensione.
lcuni individui mostrano segni di
profondo turbamento non appena incontrano la minima difficoltà
sessuale; altri, invece, cominciano a preoccuparsi solo in caso di
difficoltà ripetute e prolungate. Se è presente una disfunzione,
questa inevitabilmente finirà per coinvolgere anche il partner. Un
soggetto ansioso di soddisfare la propria compagna può non riuscire
a mantenere completamente l’erezione. La partner può essere
talmente preoccupata per le difficoltà incontrate dal compagno
(oppure sentirsi in parte responsabile) da non riuscire a rilassarsi
e a raggiungere l’orgasmo. Così, la mancata soddisfazione
sessuale da parte sua, aggrava ulteriormente lo stato ansiogeno e,
quindi, i problemi di erezione di lui. Poiché
la sessualità rappresenta un aspetto fondamentale dell’identità e
dell’attività di un individuo, le disfunzioni sessuali possono
causare una profonda instabilità e sofferenza. Tale malessere può
interferire anche con altri aspetti della vita e dell’immagine di
sé di una persona. Alcuni individui sentono di venire meno alla
propria idea di quello che un uomo o una donna “normale” dovrebbe
fare. Altri avvertono un senso di depressione, ansia, colpa, vergogna
o frustrazione. Molti individui prestano talmente tanta attenzione a
ogni sfumatura della propria risposta sessuale da assumere un
atteggiamento da spettatore, vigilando, controllando se stessi e il
proprio partner. Fenomeno che inevitabilmente compromette
ulteriormente le prestazioni e la soddisfazione sessuale. La
prima cosa da prendere in considerazione in presenza di una
disfunzione sessuale è il contesto in cui avviene: è un fenomeno
generalizzato oppure situazionale? La disfunzione
generalizzata si verifica quando è presente in tutte o quasi le
situazioni sessuali, indipendentemente dal partner o dal tipo di
stimolazione sessuale. Il soggetto non
raggiunge l’orgasmo né attraverso la masturbazione, né con il
coito, né a livello orale. La disfunzione situazionale, invece, si
verifica solo con determinati compagni o magari durante una specifica
attività sessuale. Come nel caso di un individuo che non ha
alcuna difficoltà erettiva durante la masturbazione o la
stimolazione orale, ma accumula insuccessi e incontra fallimenti nei
rapporti completi.


indrome
premestruale (S.P.M.)… un
femminile non accettato completamente, conflittuale e frustrante: sia
fisico sia morale (difficoltà a “cedere”, a rinunciare, a
lasciar andare, alla passività a favore di un attivismo sfrenato) …
uno stato psicologico caratterizzato da sensibilità e vulnerabilità,
chiede più cura, attenzione e comprensione… un femminile vissuto
come ingombrante e poco invidiabile.
Candidosi
(infezione causata da funghi: micosi cutaneo – viscerale) …
infezione == collera (da verificare in base alla localizzazione della
micosi) … una lotta tra autonomia e indipendenza … soggetto molto
pretenzioso e troppo perfezionista, vive il suo spazio psicologico in
maniera confusa, non ben delimitato e ambivalente: io – tu (fusi) …
simbiosi soffocante, difficoltà a prendere posizioni se non dietro
il beneplacito dell’altro: ecco allora una candidosi vaginale che
crea le dovute “distanze” … rimpiangere un passato più
eccitante o paura di un evento sessuale trascorso particolarmente
aggressivo, rifiutare, nascondere o mascherare una certa situazione
(sentirsi in colpa)
Calcoli
biliari … mancanza di libertà espressiva: rancore, paura e
rigidità bloccano completamente il soggetto … difficoltà a
sfogarsi, a ribellarsi, ad esprimere contrarietà e aggressività:
un’energia che si accumula … il tutto si pietrifica (cristalli
solidi che si formano nella cistifellea o nei dotti biliari … la
bile si indurisce, diventa una “roccia”: pietra) perché tutta la
tensione rimane dentro … la Colica… dice devi cambiare:
esprimerti ed essere più malleabile … Un aiuto naturale: Fraxinus
excelsior MG e Acer campestre MG.
Calcoli
renali … un passano che non si riesce a togliere di torno
(difficoltà a distinguere le cose passate dal presente, ciò che e
utile e quello che non serve più) … incapacità di far fluire la
vita: troppa durezza e rigidità nell’affrontare la realtà: il
calcolo segnala la necessità flessibilità e malleabilità di
atteggiamento … testardaggine, rigidità, poca disponibilità e
difficoltà di adattamento bloccano il fluire della vita con la
“roccia” … Un aiuta naturale: Betulla verrucosa (linfa) MG.
Cistite
… una estenuante lotta per mantenere inalterate le
situazioni, difficoltà a cambiare atteggiamento … un conflitto
profondo nel lasciar scorrere il flusso degli eventi (lasciare o
trattenere, controllo o cedevolezza) … un mentale che non cede e
non si piega al cambiamento.
Colecistite
… un accumulo di umiliazione, frustrazione, rabbia, rancore
e aggressività … fantasie di vendetta mai espresse, da sempre
trattenute per mantenere un’immagine affidabile, civile e perbene
(sempre super controllata) … una energia aggressiva tenuta a bada
magari con grandi abbuffate. Un aiuto naturale: Rosnarinus
officinalis MG, Acer campestre MG, Fraxinus excelsior MG.
Vaginite
(infiammazione della vagina: prurito, perdite, bruciore,
spasmi) … può segnalare una certa avversione, collera,
risentimento nei confronti del proprio partner … attraverso tale
fenomeno, proprio per il proliferarsi di micosi brucianti, è
possibile astenersi dai rapporti sessuali … opporsi alla
“penetrazione” può indicare una profonda paura o per punire
l’altro … ma può indicare anche un forte senso di colpa per aver
tradito o per essersi concessa troppo facilmente … ci porta nel
campo della sessualità: carenza femminile, difesa, troppa
disponibilità, accoglienza, passione, abusi.

rostatite.
Le infiammazioni, come più volte sottolineato (suffisso ITE
sta proprio indicare infiammazione), sottendono sempre una grande
collera con irritazione. Segnalano un senso di rabbia o di impotenza
perché non si riesce più a gestire come si vorrebbe certe
situazioni e questioni (come uomo: si teme di essere meno potente, di
non riuscire a “possedere” la partner, ci si sente responsabili
per il calo dell’energia sessuale … un soggetto che ha impostato
il suo valore sulla libido, sul potere sessuale, vuole dimostrare la
sua potenza con l’eccesso sessuale … hanno un’immagine della
virilità eccessiva: teme di perderla), frustrazione per la perdita
di competitività (lavoro)… un conflitto con l’immagine del padre
(punizione).
Neurinoma
al seno (tumori benigni al seno) … il seno rappresenta la
maternità e l’affettività, il problema in questa zona segnala una
invasione, una forte avversione di essere palpeggiati, toccati
insistentemente senza “autorizzazione”, una mancanza di rispetto
da parte di altri verso il proprio seno.
Bartolinite
(infiammazione Gh. di Bartolino) … perdita di lubrificazione
della mucosa vaginale durante il rapporto sessuale (menopausa: timore
di non essere più desiderati) … secchezza vaginale … fenomeno
legato a paure nei confronti del rapporto sessuale, ma anche calo del
desiderio (depressione) o, magari, verso QUEL partner che non
rispetta i tempi e il piacere dell’altro.

menorrea
… i
pensieri, lo sappiamo, influiscono sul sistema endocrino, sulla
chimica cerebrale e possono facilitare o ostacolare la produzione
ormonale da parte dell’ipofisi … la persona paralizzata da
atteggiamenti mentali rigidi - con un forte bisogno di potere e
controllo - tende a ridurre la produzione dell’ormone coinvolto nel
ciclo (progesterone) … un femminile poco “arrendevole” che fa
fatica a fluire naturalmente, ad esprimersi liberamente: razionalità
e attività dominano sull’istintualità e passività … un
fenomeno spesso legato anche alla professione: atlete, donne
“manager” … l’assenza del ciclo (amenorrea) segnala un
femminile poco plastico, che non cede, che non si lascia andare.
Perdita
del flusso mestruale ... sospensione della sensibilità, difficoltà
ad accettare la propria femminilità e un ruolo di donna considerato
non certamente soddisfacente o positivo (amenorrea primaria: assenza
di mestruazioni nell’età dello sviluppo; amenorrea secondaria:
arresto temporaneo o permanente del ciclo dopo che si era
presentato). Persona particolarmente vulnerabile che sta
attraversando un periodo conflittuale - di incertezza, di delusione
sentimentale, di rapporti sessuali colpevolizzati - pieno di paura e
di frustrazione connesso alla sua femminilità... sentimento di
svalutazione del modo di sentirsi donna. Accanto ad un forte timore
per l’attività sessuale si trova sovente una struttura psicologica
con tratti ossessivi – depressivi.


norgasmia
(assenza
di orgasmo) … assenza
di orgasmo, incapacità di abbandonarsi al piacere … difficoltà ad
abbandonarsi completamente, non si vuole lasciare ad un altro la
conduzione del gioco … resistere, non fidarsi, un certo grado di
diffidenza verso l’altro al punto di non riuscire a perdere la
presa, il controllo: non si è disponibili a mettersi nelle mani del
partner … un segnale di un rapporto che non funziona più … una
femminilità “stanca” … un’atmosfera erotico - sentimentale
“spenta. Incapacità
di raggiungere l’orgasmo (impotenza maschile - frigidità
femminile). Una difesa per non lasciarsi andare completamente ... il
bisogno di tener lontano qualcuno, un timore legato al contatto.
L'orgasmo rappresenta non solo il punto massimo del piacere fisico ma
anche il momento più delicato dell'individuo perché durante l'acme
sessuale "esce" da se stesso, dai propri schemi mentali,
dalla propria coscienza ordinaria, annulla completamente il suo
controllo sulle normali funzioni e sui normali pensieri. Non essendo
più in grado di padroneggiare e di gestire l'aspetto razionale può
sentirsi smarrito, sopraffatto e terrorizzato ... essere in balia
delle sue stesse emozioni. Quando l'atto sessuale viene percepito in
maniera troppo intensa - da un soggetto con tratti depressivi - si
crea uno stato di terrore, di tensione, di allarmismo e di
insicurezza. Un modo di reagire invalidante che lo spinge ad
"astenersi" da questa attività, lasciandolo fuori dal
gioco ... fino ad evitarlo completamente. Per tenere tutto sotto
controllo non riesce a lasciarsi andare, non riesce ad aprirsi
all'altro e, quindi, raggiungere la piena soddisfazione sessuale ...
concedersi al partner e ai piaceri della vita quotidiana .
il senso di
“impotenza” nel gestire le varie situazioni della vita ha un suo
preciso riscontro: in un importante calo della libido. La
difficoltà a raggiungere l’orgasmo, donna uomo che sia, è un
fenomeno spesso funzionale, legato a problematiche emotive: brutte
esperienze recenti o passate, disistima e sensi di colpa la fanno da
leoni, sono le cause che si ripetono e ostacolano continuamente il
raggiungimento del piacere sessuale… è fondamentale chiedersi in
questo frangente se tale problema si manifesta con tutti i partner o
solo con alcuni… in quale circostanza o relazione il blocco si
verifica… mai nascondere o negare questa difficoltà… poi
imparare a lasciarsi andare, soprattutto in questo atto che solo
piacere e benessere dà: BASTA rovinare, mettere alle corde l’eros
con autocontrollo e ragionamenti vari!
Dispareunia.
Dolori che una donna può provare
durante i rapporti sessuali. Relazione disturbata spesso con "quel
partner" ... difficoltà a lasciarsi andare, a concedersi
completamente nell'attività sessuale.

iaculazione
precoce … un
modo per togliersi da una situazione il più velocemente possibile …
una grande paura di non essere all’altezza, inadeguati, amati,
stimati e accettati … una “grande fuga” che permette di
allontanarsi a gambe levate da una situazione che è vissuta in
qualche modo come rischiosa … il letto non deve diventare un campo
di battaglia ma un luogo dove potersi esprime liberamente … una
rabbia inespressa verso la propria partner, viene vissuta come un
autentico atto aggressivo, una specie di vendetta verso l’altra che
rimane lì di sasso. A bocca asciutta! E'
un problema che coinvolge soggetti spesso in preda all'ansia o con un
forte desiderio di offrire e di dimostrare alla partner grandi e
infinite capacità amatorie. Di possedere un'invidiabile natura
virile e di essere un "vero" macho ... un desiderio
ossessivo di possesso della compagna (temuta e incontrollabile) che
rende insicuri perché viene vissuta come troppo libera, esigente,
competitiva, intraprendente e disinvolta. Una situazione di intensa
tensione difficile da reggere per molto tempo perché rende troppo
instabili a livello emotivo. Essendo timoroso, preoccupato e dubbioso
sulla propria virilità - fallito anche il tentativo di controllo -
tende a concludere al più presto tale prestazione sessuale... una
fuga per mantenere stabile la propria immagine e sottrarsi all'ansia
sempre più difficile da gestire con tale mentalità.

esticoli.
Sono organi che producono gli
spermatozoi e l’ormone maschile, il testosterone: energia sessuale
e riproduttiva. Un disturbo in questa zona del corpo segnala la
difficoltà a vivere o accettare la proprio mascolinità: l’essere
e la funzione maschile più profonda … dubbi e perplessità sulla
propria identità sessuale: sentirsi e definirsi uomo e maschio …
non sentirsi desiderati, accettati o amati come appartenenti al sesso
maschile … difficoltà nel concretizzare un progetto … poca
sicurezza nel gestire e fare le cose … segnala il rapporto con la
partner, un blocco … può derivare da un antico ricordo di un padre
“autoritario” oppure troppo “assente” con cui non si è mai
sviluppata una vera propria relazione affettiva… il gonfiore indica
uno stato di limitazione nel proseguire, un sentirsi bloccati
nell’espressione della propria mascolinità … l'eczema in questa
zona significa sentirsi lontani, distanti dal partner … l’ernia
segnala che il soggetto si sente intrappolato in certe situazioni
relative ad essere uomo e alla propria mascolinità.
Prostata
(cancro) … è una ghiandola annessa all’apparato maschile
(potenza maschile) la quale secerne un liquido che oltre a diluire e
a dare quel caratteristico odore di pesce, protegge, colora e nutre
gli spermatozoi … sensazione di fallimento (sentimentale,
professionale), di impotenza (perdita del potere maschile, della
libido)… si teme di non riuscire più a controllare le cose come si
vorrebbe.
Endometriosi
… (tessuto ghiandolare dell’utero al di
fuori dal suo normale sito) forte paura di avere bambini (concepirsi
come donna): si teme che la nascita possa in qualche modo rompere
l’armonia di coppia o portare a una vita piena di rinunce;
(endometrite: rancore e rabbia verso il partner perché ostacola la
gioia di diventare madre).
Leucorrea ... (perdite bianche) richiama in qualche modo
un profondo senso di colpa: colpevolizzazione per essersi lasciati
troppo (facilmente) andare, tradimento, avere rapporti sessuali al di
fuori del nucleo familiare … oppure rabbia verso un uomo
irrispettoso.

mpotenza
… non
si inizia e non si conclude … un maschile fragile, piccolo e
indifeso incapace di esprimere la sua potenza sessuale. Impossibilità
di raggiungere un'erezione adeguata per consentire l'atto sessuale.
E' un fenomeno che inizia in modo insidioso ed episodico senza tanti
disagi, poi, vissuto sempre con grande drammaticità e profonda
sofferenza perché influisce sulla sicurezza e il modo di interagire
con gli altri . L'ansia da prestazione può essere un fattore
importante nei casi del disturbo erettivo. I problemi di erezione a
"ripetizione" sono "contagiosi" e creano distanza
emotiva .... tendono a perpetuarsi, persistere nel tempo. Quando il
periodo è piuttosto lungo non fa altro che accentuare l'imbarazzo e
il timore di insuccesso. La condizione ansiogena e gli stati di
tensione sono responsabili o aumentano il senso di inadeguatezza e di
fallimento (si veda a tale proposito il romanzo "Il
Bell'Antonio" di V. Brancati, portato sugli schermi da M.
Bolognini). Dopo una prima esperienza negativa, si può temere che
questo possa accadere di nuovo ... essere talmente turbati da non
riuscire a raggiungere l'eccitamento. Spesso in questi soggetti è
presente - anche in altri settori della vita - il timore di non
essere all'altezza della situazione, di fallire e di essere
giudicati. Disertare tale rapporto, quindi, significa tenere sotto
controllo impulsi sessuali trasformanti e pericolosi dal punto di
vista emotivo.
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it
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