La vergogna …
a vergogna è un sentimento di mortificazione derivante dalla “consapevolezza” che un’azione, un
comportamento, un discorso, propri o anche di altri, sono disonorevoli, sconvenienti, ingiusti o
indecenti. Essa nasce
quando si avverte dentro di noi desideri o volontà di adottare comportamenti
percepiti come riprovevoli agli occhi degli altri e comunque contrastanti con
la nostra coscienza. E’ una forma di sconcerto misto a imbarazzo e
spesso a rabbia verso se stessi che ci segnala una parte di noi ancora
misteriosa ma che alcune situazioni particolari hanno fatto emergere. Lo stato
emotivo della vergogna è un prodotto del sentimento sociale ed è in grado tanto di unire quanto di
separare gli individui (… stati emotivi che tendono a
separare: ira, tristezza, abusi, nausea, angoscia; stati emotivi che uniscono:
gioia, compassione, vergogna).
enza la vergogna, per la verità, non esisterebbe neppure la società umana. Questa emozione esercita notevoli influenze sul nostro stato fisico: può indurre infatti modifiche funzionali dei vasi capillari, che danno luogo a quella reazione piuttosto comune definita eritrosi al viso (… arrossire). In questo senso, possiamo paragonare il sentimento di vergogna al senso di colpa. Tale sentimento viene provato dai bambini (… o adulti) quando vengono scoperti a fare qualcosa di “vietato”. Situazione spesso accompagnata dall’arrossire. L’arrossamento al viso potrebbe essere intenso come un segnale visivo di pacificazione destinato, ovviamente, a placare l’aggressività altrui ( … questa affermazione nasce da una considerazione fisiologica: il viso si arrossa quando il sangue affluisce alla superficie del corpo; mentre il volto impallidisce quando il sangue affluisce agli organi interni).
e il flusso del sangue è in periferia si è privi di forza e quindi non possiamo aggredire. Quando il sangue si trova negli organi interni, il corpo è pieno di forza ed è preparato ad aggredire. Se disgraziatamente si è in conflitto con qualcuno e “prude le mani”, è estremamente utile guardare in viso dell’interlocutore: se è pallido, è meglio non continuare la discussione!. Questo fenomeno induce una modifica, più o meno consapevole, del comportamento che si concreta nell’allontanarsi dal proprio ambiente. Si tratta di una reazione di fuga (… come nello stato fobico) derivata da una contrarietà subita e sempre indice della volontà di sottrarsi a una situazione. Il gesto di volgere il capo o di abbassare lo sguardo ha il valore simbolico di un allontanamento ed esprime un intento di separazione (… l’arrossire è un prezzo per sfuggire alla società).
Il sentimento della vergogna gioca un ruolo significativo nell’esperienza
ansiogena, perché l’individuo particolarmente ansioso ha paura di doversi
vergognare in molte situazioni. La vergogna, come è già stato sottolineato, è
una “reazione” legata alla concezione che l’individuo ha della propria immagine
pubblica nel momento in cui è osservato o crede di esserlo. Se egli crede che
la sua immagine si è guastata ed è vincolato all’opinione che l’osservatore ha
di lui, probabilmente reagirà con vergogna.
ella sua mente, l’antidoto a tale sentimento è quello di svanire dalla situazione vergognosa. E’ proprio in questa occasione che la persona umiliata dirà la fatidica frase: “Mi sento sprofondare” o “Vorrei scomparire”. I rapporti interpersonali comprendono sempre espressioni di valutazione, come l’ammirazione o la svalutazione. Un determinato ambiente sociale mette in evidenza i valori di superficie - come un aspetto accettabile, prestazioni adeguate, modi e abbigliamento appropriati – e, logicamente, assegna adeguate ricompense, ovvero ammirazione, rispetto e privilegi particolari. Una persona che “disubbidisce” queste norme (… o non le condivide appieno) può ricevere la “punizione” attraverso il disprezzo, il ridicolo e l’isolamento. Se l’opinione, comunque, viene espressa da un ambiente sociale poco credibile dal soggetto, egli non proverà assolutamente nessun senso di vergogna. La vergogna quindi è l’espressione di una chiara influenza sociale. Gli altri cercano, in qualche modo, di indurre vergogna in noi per controllare il nostro comportamento ora e nel futuro. In un certo senso, si sviluppa nell’individuo una regola particolare: “Se mi comporto in questo modo, mi renderò particolarmente ridicolo e, quindi, proverò vergogna”.
' il senso di vergogna che ci fa “integrare” nelle norme e nelle regole.
L’individuo così viene spinto a seguire le regole (… a condividere e ad
integrarsi … ma sviluppando di conseguenza un profondo ed invalidante senso di
colpa) ed evitare in tal modo la vergogna che scaturirebbe dalla sua
violazione. L’ansia e la vergogna, inoltre, hanno caratteristiche diverse.
L’ansia è una continua attesa e si manifesta prima che si entri in una
situazione stressante o minacciosa (… termina con l’evento ansiogeno),
mentre il senso di vergogna inizia durante l’esposizione all’esperienza
vergognosa e può continuare anche dopo che l’esperienza si è conclusa.
In
quali quadri clinici possiamo trovare il sentimento di vergogna? La letteratura clinica mette spesso l’accento
sulla vergogna come emozione principale associata all’organizzazione
narcisistica (… la
personalità narcisistica è organizzata intorno al mantenimento della propria
autostima tramite le conferme provenienti dall’esterno. Il termine “Narcisismo”
deriva dal mito greco di Narciso, il giovane innamorato del proprio riflesso
nell’acqua, che morì per un desiderio che la sua immagine non poteva
soddisfare. Infatti, le persone con personalità narcisistica, preoccupate di
come appaiono agli altri, possono sentirsi intimamente disoneste e incapaci di
amare).
iò che le persone narcisistiche, in tutte le loro manifestazioni, hanno in comune è un senso interiore di inadeguatezza, di vuoto, di vergogna, di debolezza e di inferiorità. A volte le persone narcisiste risolvono le loro difficoltà di autostima considerando perfetto qualcun altro, un amante, un maestro, un eroe, e poi gonfiandosi nell’identificazione di quella persona, attraverso questo meccanismo vanno a compensare i profondi sentimenti di inferiorità e di vuoto. Poiché la persona narcisista tenta di edificare un senso di sé sull’illusione di non avere né difetti né bisogni, teme che l’ammissione di un senso di colpa o di dipendenza tradisca qualcosa di vergognosamente inaccettabile. Scuse sincere e ringraziamenti sentiti, che sono le espressioni comportamentali del rimorso e della gratitudine, saranno quindi rigorosamente evitati o gravemente compromessi nella persona narcisistica, con grande impoverimento delle loro relazioni con gli altri. Sentimenti di vergogna e timori di essere svergognati pervadono spesso l’esperienza soggettiva dei narcisisti. Molto spesso queste emozioni vengono scambiate con i sensi di colpa. Nel senso di colpa, però, c’è la convinzione di essere cattivo o di aver compiuto una trasgressione, mentre la vergogna è il sentimento di essere considerato cattivo e trasgressivo: qui il giudice è al di fuori di se stesso. La colpa si accompagna al sentimento di un’attiva potenzialità a fare il male, la vergogna, invece, ha connotazioni di debolezza, bruttezza e impotenza.
l senso di vergogna, inoltre, sembra presente anche nei paranoici (paranoia: forma di disagio emotivo caratterizzato da deliri più o meno organizzati, comunemente di natura persecutoria). L’esperienza clinica suggerisce che i bambini che diventano adulti paranoici hanno sofferto gravi ferite nel senso della propria competenza; per essere precisi, hanno fatto ripetute esperienze di sopraffazione e umiliazione. Sono bambini che provengono da contesti difficili in cui le relazioni familiari erano dominate dalle critiche e dallo scherno oppure usati come capro espiatorio, il tutto condito con rigidità e sarcasmo. Quanto alla vergogna, questo sentimento rappresenta una grande minaccia per i paranoici come per i narcisisti, ma il pericolo viene percepito in modo del tutto diverso dai due tipi di persona. Il narcisista è soggetto a sentimenti coscienti di vergogna se viene smascherato in certe situazioni. Ogni sua energia viene convogliata nello sforzo di impressionare gli altri in modo che non possano percepire eventualmente la sua “vulnerabilità”. Al contrario, il paranoico spende tutte le sue energie per sventare i tentativi di coloro che, a suo avviso, hanno intenzione di umiliarlo e svergognarlo. I paranoici - attraverso il meccanismo della proiezione - pongono al di fuori di sé la fonte delle loro sofferenze, e ciò li rende probabilmente più pericolosi per gli altri e per se stessi. Così, essi si vergognano, a volte fino a una preoccupazione delirante, dell’odore del corpo, della debolezza muscolare, della forma del loro naso, delle dimensioni dei loro genitali, della loro mancanza di virilità e così via. Benché questo sentimento di regola si colleghi a qualche aspetto esteriore, si può essere certi che è molto sviluppato e continuo, e che riflette, anche in questo caso, una generale mancanza di rispetto di sé.
a paura maggiore per queste persone è quella di essere ridicolizzate e disprezzate. Generalmente, il segnale per l’innesco di tali aspettative è la loro percezione di un “comportamento inetto”. Così un individuo che si comporta in modo immaturo è soggetto ad esortazioni come: “Sei proprio un bambino, cresci una buona volta!”. La paura di tale disapprovazione stimola il sentimento di vergogna e lo spinge a controllare il loro comportamento. Se per esempio, ha voglia anche di piangere, inibisce tale espressione.
osa fare. La vergogna può essere contrastata
attraverso l’abilità e la competenza personale.
L’intervento ‘antivergogna’ si basa sullo stesso processo di
desensibilizzazione usato in molte aree della psicologia e della medicina. Per
esempio, se uno ha un’allergia, il medico può somministrare dosi terapeutiche
del polline cui uno è allergico, con l’effetto paradossale di desensibilizzarlo
dallo stesso allergene.
Per auto-desensibilizzazione alla vergogna si deve somministrare
appropriate dosi terapeutiche di tale sentimento. Dopo che si sarà raggiunto il
livello terapeutico necessario, la vergogna diminuirà notevolmente. Questa
procedura può essere usata con qualsiasi soggetto che si vergogna di affrontare
una situazione. Proprio perché questi individui
hanno collezionato esperienze di “essere rifiutati”, “essere separati”, “figure
autoritarie”, “critica”, “correre dei rischi”, “fare errori”, “dispiacere agli
altri”, “perdere il controllo” è possibile elaborare un programma di
desensibilizzazione comportamentale appropriato con qualunque modello di
evitamento.
Tel. 0532.476055
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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