L’ Orgoglio
’orgoglio può essere definito come una grandissima stima di sé e dei
propri meriti. Anche nelle migliori intenzioni è sempre una valutazione eccessiva dei
propri valori, della propria capacità, della propria dignità e della propria
condizione sociale. Ci si considera sempre superiori agli altri e
nello stesso tempo ci si allontana dalla gente con arroganza e sdegno non
appena ci si rende conto che la nostra “grandezza
d’argilla” viene messa in discussione. Piano, piano, colmi di orgoglio,
chiusi nei propri bisogni, ci si isola nel proprio mondo soggettivo lontano
dalla gente, temendo la loro valutazione e, soprattutto, per non “mescolarsi” con gente ritenuta di
poco conto, perché ovviamente la si ritiene inferiore.
an mano che passa il
tempo, però, l’isolamento diventa letteralmente una esasperazione, rappresenta
non più una difesa o superiorità, ma una necessità, in quanto non si è più in grado di vivere con gli
altri, non esiste più un rapporto
spontaneo e paritario, non è più possibile sostenere il confronto: ogni comunicazione diventa un conflitto e
un’invasione. La persona orgogliosa nasconde sempre un profondo
sentimento di paura, di timore di non essere amato, di essere rifiutato, giudicato,
criticato, ha sempre il terrore di non essere all’altezza della situazione, di
perdere qualcosa o qualcuno. L’orgoglioso vuol sempre avere
ragione, parla forte e in fretta (…
ovviamente
per imporre!), crede di essere sempre corretto e di
conoscere tutto, usa sempre la frase: “Ma,
io lo sapevo”! L’orgoglio
è semplicemente legato al bisogno di protagonismo, al merito e al valore che
attribuiamo a noi stessi (… l’orgoglioso ama la compagnia degli
adulatori … vuole essere applaudito e glorificato, anche quando non c’è
assolutamente niente da glorificare). A volte, quando si
sperimenta un disagio emotivo (… ad esempio durante un periodo di
disistima), sorge il bisogno di sentirsi più bravi e più importanti, ed
è così che si sperimenta inconsapevolmente la faccia dell’orgoglio, quella
caratteristica comportamentale che si esprime nella superbia e che spinge a
dire sono “Tutto di un
pezzo”, “Mi spezzo ma
non mi piego” , “Io so di più, sono il migliore” o, ancora peggio, guardare le persone
dall’alto in basso (… le
persone rigide sono psicologicamente e somaticamente orgogliosi, ecco perché
molto spesso soffrono di patologie legate alle ossa). L’orgoglio è una difesa
contro la paura.
li orgogliosi si arrabbiano facilmente, e la loro rabbia è una difesa contro l’amore. Rifiutano facilmente le altre persone, per paura di essere rifiutati. Hanno un enorme bisogno di produrre risultati: una difesa contro la loro bassa autostima, che li condurrebbe ad essere rifiutati. Hanno un grande bisogno di controllo e di potere, e questa spesso è una difesa contro i sottostanti sentimenti di impotenza. La superbia che ha gli stessi toni drammatici dell’orgoglio è un “peccato” sapientemente descritto nella Divina Commedia da Dante Alighieri. Al centro dell’inferno, rappresentato come un cono che affonda nel cuore della terra, incontriamo Lucifero, che la superbia ha spinto a pronunciare la parola “Io” alla presenza del Divino. Secondo l’autore, quella immensa voragine fu provocata dall’urto della caduta dell’angelo “superbo” quando fu cacciato dal cielo. Dante colloca i superbi nell’ultimo girone dell’inferno, nella zona più bassa, proprio ai piedi della montagna. Tra i rami che si dipartono dalla superbia egli nomina: disobbedienza, vanteria, ipocrisia, disprezzo, arroganza, impudenza, durezza di cuore, insolenza, esaltazione, impazienza, litigiosità, presunzione, irriverenza, ostinazione e vanagloria. Il quadro formato da questi tratti caratterizza un individuo che non solo afferma il proprio valore (… qui non si tratta di compiacersi per aver svolto un buon lavoro!), ma lo fa con un’autoglorificazione aggressiva di fronte agli altri e nel totale disprezzo dell’autorità e dei valori riconosciuti.
ornando ai nostri tempi, possiamo considerare la superbia come la passione per l’autoesaltazione, in altre parole, la passione per un’immagine di sé particolarmente dilatata. E’ un’immagine che corrisponde prevalentemente a quella di un bambino piccolo, timoroso e imperfetto che affronta la vita al meglio delle sue possibilità in un mondo dominato da altri potenti ed estranei. Infatti, quando queste persone si sentono insicure, quando temono un rifiuto o si trovano in una situazione che stimola sensi di colpa e paure inconsci, possono assumere atteggiamenti indifesi ed infantili, nel tentativo di evitare il disagio disarmando chi potrebbe rifiutarle o maltrattarle. Le persone orgogliose sono soggette a quote eccessive di ansia, vergogna e sensi di colpa e, dato il loro temperamento intenso e fortemente esposto alla sovrastimolazione, sono facilmente sopraffatte (… presentano difetti di base dell’autostima, profondi sentimenti di vergogna e bisogni compensatori di attenzione e rassicurazione e, ancora, idealizzano e svalutano). Queste persone sfogano le emozioni in misura superiore alla norma, mancano di perseveranza, si lasciano sedurre dalla novità; altre caratteristiche peculiari in loro sono: esaltazione, curiosità, tendenza al pettegolezzo, fantasia, menzogne, grande eccitabilità, improvvisi sbalzi di entusiasmo e depressione, sensibilità, profonda incostanza, egoismo, boria, desiderio di essere al centro delle cose, abnegazione assurda, rappresentazioni ipocondriache, insufficiente volontà a prendersi cura della propria salute nonostante se ne lamentino di continuo, tendenza alle scenate e al romanticismo e comportamento impulsivo fino al suicidio. Le persone orgogliose possono apparire controllanti e manipolative, ma la loro realtà soggettiva è totalmente opposta. La loro manipolazione è secondaria rispetto alla ricerca fondamentale di sicurezza ed accettazione. Il loro modo di orchestrare gli altri implica il tentativo di trovare un’isola di sicurezza in un mondo minaccioso, allo scopo di stabilizzare l’autostima, padroneggiare le evenienze negative prendendone direttamente l’iniziativa, esprimere l’ostilità, o per una qualunque combinazione di tali motivazioni. Proprio per questo meccanismo di compensazione, esse non traggono un piacere profondo nella “sopraffazione” degli altri.
’autostima, inoltre, dipende spesso dalla ripetuta esperienza di avere la
stessa condizione sociale e lo stesso potere di altri del sesso opposto.
L’attaccamento a un oggetto idealizzato, specialmente farsi vedere con lui (… è molto comune vedere queste
persone frequentare gente sfortunata con delle difficoltà, essere attratte da
uomini psicopatici, mettersi o convivere con handicappati, ecc.),
può creare una sorta di autostima indiretta (… se aiuta qualcuno lo fa con la speranza di sentirsi dire
bravo, sei fantastico … e in fondo in fondo c’è una grande speranza che il
gesto salvifico o l’aiuto offerto venga divulgato ai quattro venti).
Fare
qualcosa in funzione della riconoscenza è sempre una forma di orgoglio.
Un altro
modo in cui le persone orgogliose acquistano autostima è compiendo atti
clamorosi di salvataggio. Vuole vincere in ogni caso, vuole
avere sempre ragione ma, soprattutto, avere l’impressione che sia l’altro a
perdere. Sono persone dure con se stesse e con gli altri. Proprie per queste
ragioni è difficile che chieda aiuto o si faccia aiutare (… perché
sarebbe come ammettere che ha dei difetti).
a a quali malattie va incontro l‘orgoglioso? Di una persona solitamente diciamo che è ‘dura’, ‘rigida’, oppure
‘sensuale’, ‘morbida’, ‘dolce’. Di un viso poi diciamo che ha tratti ‘gentili’,
uno sguardo, ‘vivo’ o ‘spento’. Gli
“orgogliosi” danno l’impressione di essere tutti di un pezzo: sono tipi che
tengono la testa alta e la schiena diritta. Il loro collo è particolarmente
duro e hanno il busto pieno e stretto (… il più delle volte sono armoniosi, ben fatti). Gli occhi possono emanare una luce magnetica e la loro
carnagione ha un colorito gradevole e vivo. Queste caratteristiche fisiche potrebbero essere positive,
colpire l’interlocutore e favorire i rapporti interpersonali, se non fossero
generate da un orgoglio troppo rigido per “piegarsi”. Il problema dell’orgoglioso è infatti la paura di cedere,
di doversi sottomettere, per lui la sottomissione equivale a un collasso, alla
morte. Nel caso in cui
la rigidità aumenti, i tratti fisici positivi dell’orgoglioso diminuiscono: i movimenti perdono
la grazia e compostezza, gli occhi non sono più luminosi e la pelle diventa
grigiastra. Gli orgogliosi, come abbiamo già accennato, di solito sono
ambiziosi e aggressivi (… nel circolo
sanguigno hanno un elevato tasso di adrenalina e cortisolo),
vedono
la passività come la possibilità di essere feriti. In verità la loro caparbietà è
solo un modo di simulare la paura di non farcela ed essere scoperti: muscoli e corpo
diventano bersaglio della aggressività
trattenuta. I muscoli, essendo attaccati alle ossa
dello scheletro (… striati), non solo sono indispensabili per
produrre i movimenti ma, soprattutto, “richiamano” i nostri atteggiamenti
flessibili e la nostra malleabilità verso la vita.
roprio per la loro rigidità e
goffaggine, andranno incontro a disturbi a livello delle articolazioni (… mobilità, flessibilità,
attività). Le articolazioni sono responsabili della
mobilità dell’individuo. Molti sintomi che possono manifestarsi nelle
articolazioni portano all’infiammazione e al dolore e di conseguenza alla
limitazione del movimento fino all’irrigidimento (siccome ci occupiamo ci psicosomatica sarà
utile conoscere la localizzazione su un
arto o un altro perché può portare informazioni più precise sul senso profondo
della somatizzazione). Se un’articolazione si irrigidisce,
significa che ci si è irrigiditi su qualcosa, su un argomento, perdendo in tal
modo la propria funzione. L’orgoglio, quindi, che è arroganza e rigidità d’animo,
darà luogo a tutti quei disturbi caratterizzati da rigidità e tensione del
corpo.
iunti alla fine, possiamo dire che
questa breve esposizione non è stata realizzata per etichettare e far sentire
in colpa gli “orgogliosi”, ma semplicemente per conoscere, riflettere e comprendere la “disarmonia” interiore che
ci accompagna quotidianamente. E’ un modo per conoscere il nostro
“interlocutore interiore”, capirne i meccanismi che ci ostacolano e che non ci
rendono spontanei … conoscere e avere la consapevolezza di tali fenomeni
significa vincere le difficoltà che ci affliggono quotidianamente, attenuando
se non addirittura eliminando le cause per cui subiamo traumi, depressioni o,
semplicemente, “non ci vediamo chiaro” nella nostra vita.
omprendere tali
meccanismi (… qualora sia possibile da soli) significa avere la
possibilità di intervenire e modificare
cattive abitudini, abbandonare dipendenze, aspirare alla felicità, affermarsi
e raggiungere una meritata serenità
interiore (… noi non siamo nati per soffrire!). Sta a noi decidere (…
senza nessun tono polemico e moralistico) se vivere bene o languire
insoddisfatti. Le nostre potenti risorse interiori, se utilizzate e sfruttate,
ci possono aiutare a diventare quello che vorremmo essere e forse non siamo. La
“consapevolezza” è lo strumento più adatto a incanalare le nostre “risorse”
nella giusta direzione per la completa realizzazione di noi stessi.
Tel. 0532.476055
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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