Sessualità
… un mondo di gioia e di dolore
er alcuni orientamenti scientifici la sessualità viene
descritta come una potente energia vitale e multiforme, che accompagna l’essere
umano per tutto l’arco della sua vita: dall’infanzia alla vecchiaia. Questo
“vigore” psicofisico, in realtà, non solo ha le sue radici nell’istinto, ma è
anche connesso al mondo delle emozioni, delle sensazioni corporee,
dell’aggressività, degli effetti e delle fantasie. L’uomo ha, al pari degli animali, numerosi
“impulsi” radicati nella sua organizzazione somatica; tra questi ricordiamo i
più importanti e pressanti come la fame, la sete e la sessualità. L’obiettivo
di questi “impulsi” fisiologici è l’eliminazione delle tensioni che provengono
dalle fonti somatiche e specialmente da quelle chimiche endogene. In ultima
analisi, queste caratteristiche fisiologiche sono ciò che generalmente consente
sia agli uomini sia agli animali di vivere, vale a dire di porsi in relazione
con l’ambiente in modo da soddisfare i suoi bisogni.
er l’uomo, al contrario
di quanto avviene per gli animali, il “come” di questa relazione non è
stabilito. La sola condizione che è comune a tutti gli uomini relativamente a
questo “come” è che essi possono produrre solamente in quanto essere sociali;
vale a dire che non solo la soddisfazione della sessualità, ma anche quella di
tutti i bisogni indispensabili alla vite richiede che l’uomo entri in rapporti
sociali con altri uomini. A volte accade che l’individuo deve rinunciare,
vivendo insieme agli altri in società, alla soddisfazione di certi impulsi a
favore dell’intera comunità. La
sessualità dunque non è solo un fenomeno biologico, non è solo sesso,
soprattutto se per sesso si intende esclusivamente l’attività sessuale adulta.
In questi termini, la sessualità evoca un qualche cosa di naturale, di
istintivo e, quindi, di “immodificabile”. In ogni società la sfera sessuale è
stata condizionata da dispositivi di esortazione e di interdizione. Tuttavia, i
codici che presiedono alla definizione delle legittimità o meno variano
decisamente a seconda del periodo storico con cui si fa riferimento (… la sessualità è condizionata da principi che regolano la vita
sociale e culturale… un comportamento “trasgressivo” in un certo contesto
culturale può rientrare perfettamente nella norma in riferimento ad altre
situazioni culturali). Nella Grecia classica, ad esempio, i rapporti di omofilia tra
maschi adulti e adolescenti erano considerati, dal punto di vista sociale,
indispensabili per introdurre la nuova generazione in un diverso ceto e ruolo
sociale. Lo stesso comportamento sarà considerato, dalla morale cristiana,
peccato della carne; successivamente la medicina positivista non scherzava e lo
inserisce in un quadro clinico patologico (malattia).
iò che appare, quindi, non è tanto il sistema di regole e di proibizioni quanto le necessità di imporre, di stabilire e far valere, in ambito sessuale, un controllo normativo. Questo controllo può essere di matrice sociale, per promuovere condotte “legittime” e a reprimere comportamenti “trasgressivi”, in modo particolare quelli che, per la loro visibilità pubblica, degenerano in turbamento della coscienza. Si tratta, in ogni caso, di favorire l’integrazione della sessualità in una identità socialmente accettata e culturalmente valorizzata. Per concludere questa breve esposizione storica, possiamo affermare che una visione storica della sessualità non può prescindere dal considerare gli ambiti di intervento e dal riconoscere che sono differenti, pur con molte commistioni, gli agenti sociali che li hanno concretamente realizzati. Dalla parte delle coercizioni troviamo: legislatori, giudici, poliziotti, ma anche altre figure professionali quali medici e psichiatri. Da quella dell’esortazione: sacerdoti, moralisti, insegnanti e, più recentemente, psicoanalisti e sessuologi. In una zona intermedia la famiglia, delegata tanto al contenimento delle azioni quanto alla sorveglianza delle istituzioni e alla prevenzione delle inclinazioni. Questi operatori hanno elaborato, ciascuno nella propria sfera d’azione di competenza, discorsi specialistici di grande efficacia. Nel primo caso si tratterà di codici civili e penali, di norme giuridiche, di prescrizioni sanitarie. Nel secondo di una precettistica morale, religiosa, psicologica e pedagogica (… a volte più che un grande sapere, che giustifica la ricerca della verità, era una strategia di potere). Attraverso questo controllo, l’energia sessuale viene sublimata, sottratta al corpo e alla gestione individuale e orientata con ingiunzioni esplicite o implicite, verso fini collettivi e risultati socialmente utili (… dovrebbe). Nonostante questi “interventi”, comunque, la sessualità rimane, per certi aspetti, un ambito privato di intimità, una sorgente segreta di desiderio e di piacere, una produzione personalissima di fantasia e di sogni.
oiché la
sessualità concorre in grande misura alla definizione di sé (… identità personale: garanzia di potersi sentire donna o uomo) dei legami
familiari e dei rapporti sociali è, difficile che la cultura (… potere) non cerchi di condizionarla attraverso controlli più o meno
espliciti, affidati prioritariamente all’istituzione familiare e scolastica.
Oggi il “controllo” della sessualità non è più un grosso problema, con la
generale propensione al consumo anche la sessualità si è resa disponibile per
forme e per consumo. Oggi esiste il consumo sessuale proprio come esiste quello
dell’alcol, della droga, delle sigarette, ecc. Questa liberazione della
sessualità nella società dei consumi diviene un’occasione per la manipolazione
del tempo libero, non diversamente da come è oggi manipolato tutto il tempo
libero della gente. L’uomo di oggi crede di poter disporre liberamente del suo
tempo libero, di poter fare ciò che vuole; ma in realtà non si rende conto di
essere bombardato da innumerevoli messaggi che lo vogliono persuadere: “questo
buono”, “questo è bello”, “fa
questo”, “questo te lo puoi permettere”,
“questo ti fa bene” e via dicendo. La sessualità è compresa tra questi. A volte
l’uomo contemporaneo è un po’ confuso, ha la coscienza della libertà, ma in
realtà, il più delle volte, è soggetto a ogni tipo di manipolazioni che gli
tolgono la libertà; a volte pensa di avere la coscienza pulita, ma in realtà si
sente sotto un’infinità di aspetti colpevole, solo che non è consapevole. Crede
di essere felice, ma se guardiamo appena sotto la superficie troviamo una gran
quantità di depressione cronica e una buona quota di infelicità. La sessualità
non “consumistica”, invece, si realizza in un autentico rapporto di
comunicazione e di gioco; la scelta del
partner, la relazione umana con il proprio compagno o compagna finché questa relazione si struttura in modo
creativo, spontaneo e fondata su un libero gioco, sono alla base di una vita
sessuale autentica (… che non ha niente a che fare
con quella libertina, solo di scarica). La sessualità costretta in un ghetto,
chiusa nel guscio di un rapporto coatto
non è più relazione umana libera e mette in crisi il sentimento di
identità. L’amore spontaneo rafforza l’autostima la dipendenza, invece, crea
uno sfaldamento, spezzettamento del sé e, soprattutto, disistima.
a
sessualità “difficile”. La tradizione medica organicistica ci ha “educato” a una catalogazione
empirica tanto minuziosa nella descrizione quanto carente nei significati
profondi: eiaculazione precoce, impotenza erettiva, anorgasmia, vaginismo,
frigidità, e così via. Queste “etichette” basate sul sintomo, sul disturbo
manifesto, sono ancora oggi molto diffuse sia nel linguaggio comune che
nell’ambito medico, o anche in tutti quei tipi di psicoterapia rivolti
esclusivamente alla eliminazione del sintomo. E, purtroppo, bisogna riconoscere
che i più tenaci sostenitori di un approccio sintomatico sono proprio coloro
che avvertono questo malessere, i quali vorrebbero, a tutti i costi, essere
liberati da un disturbo senza sapere niente delle loro “difficoltà” profonde.
ppure al contrario, un’ostinata frigidità. Infatti
l’impossibilità di consentirsi un orgasmo esprime spesso la paura di
“frantumarsi”, di non poter reggere lo sconvolgimento emotivo e la perdita di
controllo che questo “punto culminante” del piacere comporta (… orgasmo).
Molto spesso un’anorgasmia maschile (… mancanza di orgasmo sessuale)
deriva da una situazione emotiva in cui c’è l’impossibilità di lasciarsi
andare. Inoltre, per molti uomini la fantasia inconscia della vagina è quello
di un luogo infido e misterioso, pieno di fascino e di desideri, ma anche irto
di pericoli, per cui la penetrazione (… a livello di sensazioni, di
atteggiamenti, di convinzioni ecc.) sarebbe vissuta come il rischio di
essere “inglobati”, riassorbiti per sempre in questa immagine femminile
soverchiante. Sappiamo tuttavia che di eiaculazione precoce soffrono anche i
maschi omosessuali e questo mostra con grande evidenza che il vero problema non
è la vagina, ma la paura del rapporto.
’è anche da notare che è difficile
definire in tempi reali quando una eiaculazione è “precoce”: più che la
rapidità conta infatti il senso del piacere, di esperienza compiuta in coppia.
Se non ci si limita ai “tratti esteriori”, è veramente sorprendente constatare,
da un punto di vista clinico, quali perfetti incastri di patologie e di difese
riescano a organizzare le coppie, e come gli esseri umani siano capaci di
trovarsi e di scegliersi (… inconsciamente) secondo le loro più
segrete resistenze. Un esempio classico
è quando una donna comincia ad accettare il suo corpo e la sua sessualità (…
che fino ad allora presentava problemi di frigidità e vaginismo), si può
notare come il marito, che fino a quel momento sembrava di “sano” appetito
sessuale e che non mancava di sottolineare il sacrificio che la reticenza della
moglie gli imponeva, cominci a sua volta a reagire con difficoltà di erezione o
di penetrazione di fronte al “risveglio” (… sessuale) della donna. Come
è possibile dedurre da questo esempio (reale),
il problema è sempre del rapporto. Un altro argomento delicato, difficile da
definire e controverso nell’ambito sessuale, è l’aggressività (nel senso di
andare verso…). Per arrivare al partner, veramente all’altro, è necessario
una “buona” dose di aggressività.
ià nel primo rapporto della vita, che è
quello alimentare, affinché un bambino abbia voglia di nutrirsi non sono
necessari solo l’accoglimento e la tenerezza della madre. E’ indispensabile
anche che nel bambino emerga l’aspetto impulsivo del bisogno e la possibilità
di manifestarlo senza paura e senza la sensazione che l’altro ne venga
aggredito e distrutto. Così, spesso siamo noi stessi a reprimere i nostri
bisogni e i nostri desideri verso gli altri per il timore che siano “eccessivi”
e “distruttivi”. Alla base di tante situazioni di impotenza e frigidità c’è
proprio la paura di far spazio a questa quota “non ostile”, aggressiva e
sana della sessualità. La paura e il senso di colpa (inconsce) sono il peggiore degli afrodisiaci. Per
vivere è necessario un impulso ad andar “fuori”, ad avere voglia di conoscere, voglia di
prendere, di dare, ci vuole insomma una spinta verso l’esterno che comporti
curiosità e interesse. L’aggressività non è soltanto un fenomeno dell’atto
sessuale ma è anche un atteggiamento verso la vita, un bisogno di trasformare
l’altro, di raggiungerlo davvero, fa parte di un modo sano di cercare.
ui,
ovviamente, non si intendono comportamenti aggressivi, prepotenti e predatori,
che nascondono sempre la paura dell’altro e che, quindi, si esprimono
difensivamente nel bisogno coatto di mantenere un controllo, ma semplicemente
nel vivere appieno, in maniera spontanea e creativa i bisogni e le sensazioni
della sessualità (… nel massimo rispetto dell’altro). Una vita sessuale,
quindi, elementare ma completa, basata sulla gratificazione dei più basilari
bisogni emozionali e corporei.
on questa espressione, in realtà, si intende indicare la disponibilità ad un “piacere” multiforme, privo di mete precise, estremamente variabili e immaturo. Per comprendere completamente questa definizione si deve sgombrare, innanzitutto, il campo da ogni connotazione demoniaca e riflettere che i comportamenti “pervertiti” sono solo forme immature di sessualità, nelle quali gli istinti non si sono ancora organizzati (… come la società richiede) nella ricerca del piacere finale genitale da condividere con un partner di sesso opposto al proprio. Un altro celebre aforisma freudiano è quello che recita: “i disagi emotivi sono il contrario delle perversioni”, in pratica il pervertito fa ciò che chi “soffre” desidera, rimuove e mantiene fuori dalla consapevolezza. Visti dall’esterno i “perversi”, per alcuni, sono considerati degli individui particolarmente “cattivi” che riescono a raggiungere paradisi sconosciuti di piaceri nuovi e strani. Invece, è una persona che fa una fatica spaventosa per raggiungere quel poco di piacere che, attraverso vari espedienti, riesce a raggiungere. Egli è comunque estremamente condizionato e circoscritto a situazioni particolarmente rigide.
ndarlo a misurare (piacere) non è possibile, ma l’esperienza clinica insegna che queste persone hanno un’estrema difficoltà ad avere accesso al piacere e che penano moltissimo per potersene consentire almeno una quota adeguata. E’ la obbligatorietà, la limitatezza e la ripetizione coatta di una sola componente sessuale che fa il “pervertito” non la gamma delle esperienze possibili. Che, per esempio, piacciano le scarpe (feticista), può essere una piacevole bizzarria, ma se piacciono sole le scarpe scatta il problema. E se è bello compiacersi nel mostrarsi e nel guardare (esibizionismo, voyeurismo), spiacevole è invece non essere capaci di godere anche di altro. Va ricordato inoltre che la vera qualità perversa è quella di essere messa in atto concretamente. Le fantasie con sfumature più o meno perverse, sono un evento decisamente più comune.
el
rapporto con l’altro. La maggior parte delle persone durante l’atto sessuale hanno,
parallelamente, anche un’attività fantastica: per alcuni questa attività
fantasmatica è consapevole, anzi può essere stimolante, per altri invece rimane
completamente “sconosciuta”. Spesso, però, accade di vivere queste fantasie con
un grande senso di colpa o di inadeguatezza o, magari, come se fosse la
“cartina tornasole” della mancata qualità del rapporto. Questo avviene tanto
più spesso quanto più la fantasia è passibile di un giudizio esterno e
moralistico, come nel caso di fantasie di amore di gruppo, atti sessuali
originali, ecc. Ma è una sofferenza inutile e sbagliata.
hi ha queste fantasie affioranti dovrebbe sapere che se paradossalmente si realizzassero, sarebbero inappaganti e frustranti (… non sarebbero fonte di piacere). Proprio perché di fantasie si tratta e non di desideri. Al contrario, si tratta di aspetti della sessualità che hanno spesso sfumature di “perversione”, ma che sono innocue e destinate a rimanere fantastiche e irrealizzate. Proprio per questa ragione è escluso che nella coppia ci siano queste “rivelazioni”. Una coppia può esprimersi con atti sessuali “spregiudicati”, però ha notevole difficoltà a confidarsi le immagini che accompagnano questi gesti. La fantasia appartiene al mondo del soggettivo per cui risulta doveroso, in questo ambito, rispettare l’altro nella sua area “privata”.
e fantasie, inoltre, hanno un ruolo dominante nell’attività masturbatoria. In tale attività si verifica contemporaneamente una reale eccitazione corporea e una esperienza immaginaria. E’ particolarmente sorprendente, come una ripetuta eccitazione corporea accompagnata dalle più svariate fantasie sia ancora vincolata a convinzioni che il corpo si corrompa, si ammali, si rovini, si perda in qualche modo. E’ decisamente incredibile la quantità di scongiure che la fantasia popolare (… cecità, impotenza, convulsioni, ecc.) , con l’avallo più o meno esplicito della scienza e della cultura, ha connesso, per molto tempo, con la masturbazione. Nella nostra epoca più “illuminata” essa continua a mantenere questo alone di sciagura ed essere tuttora considerato vagamente un sintomo, specialmente negli adulti o, quanto meno, un segno di immaturità. La masturbazione in età adulta, a differenza di quella adolescenziale che caratterizza una fase evolutiva, può avere svariate funzioni.
’è quella che si realizza di tanto in tanto con il partner, e allora
può essere interpretata come una delle tante piacevoli variazioni del gesto
sessuale, e c’è invece quella che si concretizza come comportamento solitario,
che si alterna al rapporto di coppia e che è molto più diffuso di quanto non si
creda. E’ proprio in questo caso che è presente una forte carica sessuale
legata a profonde fantasie molto segrete che, per quanto sopra esposto, non
possono essere condivise con l’altro. Ma se qualche volta questa attività viene
usata per difendersi dal rapporto e scaricare tensione in modo “solitario”, non
vanno dimenticate anche le situazioni di ripiego imposte dalla mancanza di un
partner.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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