Stress


ngrediente
sempre presente nello stile di vita moderno. Una condizione
psicofisica che non solo intasa l'organismo di cortisolo - ormone che
inibisce le funzioni del fegato di metabolizzare il colesterolo - ma
crea anche un ingorgo mentale che sfinisce, indebolisce, fa girare a
vuoto e rende infelici; ogni cosa diventa confusa, gravosa e
logorante. Colpisce soggetti che hanno compiti
di responsabilità, reali o immaginari, a livello lavorativo;
personaggi che tengono sempre duro, resistono ad ogni costo e
rimandano momenti di felicità ad un tempo inesistente: al domani;
non si gode più e si perde completamente il sorriso; si presenta con
sensazione di stanchezza globale e scoraggiamento di fronte agli
impegni giornalieri, difficoltà di concentrazione e nel ricordarsi
le cose quotidiane … si diventa meno efficienti, dominati da eventi
negativi e disastrosi; stanchezza cronica, irritabilità e umore
depresso non abbandonano per un attimo … aumentando la produzione
di cortisolo corpo e mente si indeboliscono, può indebolire il
sistema immunitario attraverso infezioni ed infiammazioni; la pelle
si fa opaca e spenta, gli occhi si gonfiano mettendo in risalto rughe
profonde, diffuse e ben marcate; spesso non sono i problemi esterni a
stressare, ma il modo di affrontarli e di viverli: atteggiamenti
mentali chiusi e difensivi … tenere duro, resistere, rimandare il
piacere, sono tutti atteggiamenti che favoriscono lo stress, un
condensato di fatiche inutili.
Tieni presente che gli ostacoli sono indispensabili alla vita perché
fanno aprire nuove strade, tirano fuori il meglio proprio nei momenti
difficili, si é spinti a prendere in esame tante cose, a battere
percorsi altrimenti ignorati, inventare soluzioni diverse prima
davvero impensabili; una realtà certo difficile ma sicuramente
vissuta in maniera più aperta e attiva. La vita utilizza spesso i
fattori “stressogeni” per scuoterci, per farci rompere con il
passato, per farci cambiare percorso … la mancata gestione di tale
fenomeno, invece, inquina la psiche, mette in pericolo il nostro
equilibrio psicofisico: si rischia di diventare più fragili e,
quindi, esporsi a veri malesseri e, a lungo andare, malattie
importanti.


e
ragioni del malessere e del benessere quotidiano sono riconducibili
al vissuto di ogni singolo individuo. Ogni
evento della vita di ciascuno di noi può essere, infatti,
interpretato come il risultato della propria storia individuale,
familiare, sociale ed ambientale.
Il benessere soggettivo è uno dei principali obiettivi dell’uomo e
la gestione individuale dello stress rappresenta il più importate
nodo da sciogliere per raggiungerlo. Stare
bene, comunque, non vuol dire non avere niente, ma significa
semplicemente ricerca continua di una condizione di benessere
psicofisico.
L’uomo “sano” non vuole solo vegetare, ma essere parte attiva
nel suo ambiente. Il suo comportamento, il suo stile di vita, le sue
gratificazioni, l’immagine che ha di se stesso, dipendono dal modo
in cui si inserisce con la propria creatività, capacità di
progettare e realizzare la vita. La vita è trasformazione, è
dinamismo: un processo conoscitivo che inizia alla nascita e termina
alla morte. Il mondo dell’uomo non è statico, non lo è la realtà
in cui è inserito, per cui non può esserlo il suo vissuto
esistenziale. L’uomo
deve, quindi, adattarsi, conservare il proprio equilibrio interiore e
essere in grado di affrontare in modo adeguato le diverse circostanze
della vita. In teoria la capacità dell’uomo di adattarsi
spiritualmente e psichicamente è quasi illimitata, proprio perché
egli riesce a progettare, a organizzarsi, a superare molto spesso le
difficoltà che ogni giorno si presentano, a utilizzare al meglio le
risorse di cui dispone.
Ha la consapevolezza, comunque, che a volte, lottare contro lo stress
è veramente un’impresa difficile. E’ mia convinzione che quanto
più parleremo semplicemente di noi stessi tanto più ci sarà facile
agire secondo ciò che diciamo … è più facile raggiungere una
buona consapevolezza di noi stessi.
sicologicamente, siamo tutti dei
giganti che dormono. Siamo in grado di capire i nostri bambini meglio
di quanto sappiamo trattarli. Siamo perfino in grado di comprendere
noi stessi meglio di quanto sappiamo trattarci. La difficoltà sta
nel fatto che eccediamo nell’esercitare l’intelletto anziché
sentire ed agire. Comprendiamo quanto apprendiamo, ma ciò che
apprendiamo ci rimane e stagna nella mente anziché tradursi in
comportamento; un esempio concreto a quanto affermato lo possiamo
verificare quando affrontiamo lo stress. La cosa importate è che,
per poter raggiungere il controllo, il potere di azione, la nostra
introspezione deve essere condotta da prospettive diverse. Lo scopo
di questo articolo, quindi, è quello di offrire un piccolo stimolo
per far riflettere e fare qualcosa direttamente su noi stessi; fare
qualcosa e farlo i modo vario ma, soprattutto, attraverso uno sguardo
ampio e più diretto ... il contributo di diverse “conoscenze”.
Cos’è
lo stress

a
chiave per comprendere che cosa sia lo stress è il concetto di
“adattamento”. Questo concetto è la risposta che
l’organismo adotta quando si trova di fronte a una novità. Che la
qualità dello stimolo sia piacevole o spiacevole è indifferente:
l’effetto stress è relativo al grado di coinvolgimento, novità
che rappresenta per l’individuo e ai conseguenti meccanismi
fisiologici che vengono messi in atto per adattarsi alla nuova
situazione. La notizia di aver vinto qualche
milione di € genera infatti nella persona lo stesso grado di stress
della notizia di essere licenziati!!! In un primo momento
questo può sembrare paradossale, ma se riflettiamo meglio ci
accorgiamo che entrambi i fatti modificano profondamente la realtà
dell’individuo costringendolo a un notevole cambiamento delle sue
abitudini di vita. Le condizioni di vita e i progetti per il futuro
devono essere modificati per far fronte al cambiamento: rispondere
alla nuova realtà. Certamente non tutti gli stimoli sono uguali:
vincere dei soldi non è come essere licenziati, e innamorarsi -
altro fatto che se proviamo a riflettere è estremamente stressante -
non è come scoprire di avere una malattia grave, anche se all’inizio
questi fatti producono effetti simili.

li
studiosi infatti distinguono tra eustress (eu = buono) e distress
(dis = negativo, distruttivo per l’esistenza). In entrambi i
casi però lo stress è rappresentato da quella sorta di fissazione,
di non riuscire a pensare ad altro, al tormento che che caratterizza
questa esperienza. Possiamo dire, quindi, che le occasioni di stress
sono molteplici, sia che si tratti di avvenimenti positivi sia che si
tratti di avvenimenti negativi. Lo stress,
comunque, non è di per sé né positivo, né negativo: la vita con
il suo procedere costringe l’uomo a un processo di adattamento
continuo a tutte le novità e i cambiamenti che via via si
presentano. Non solo, ma una totale mancanza di stress è
dannosa per l’essere umano. Così come un individuo posto in una
cella di isolamento vive dei momenti di profonda angoscia, una
persona cui non giungano stimolazioni sensoriali, privata ad esempio
della vista o dell’udito vivrà, anch'esso, una condizione
psicologicamente difficile se non drammatica e invalidante. Lo
stress è quindi anche il sale della vita: un giusto dosaggio di
questo ingrediente rende più saporito il menù … rende
sapida l'esistenza quotidiana. Ma un eccesso di stress è molto
nocivo alla salute.

l nostro organismo, infatti, è “progettato”
in modo tale da fornirci, attraverso delle sostanze ormonali, quelle
energie extra che potrebbero esserci utili nel caso che la novità
entrata nel campo della coscienza si possa rivelare pericolosa. Per
comprendere questo meccanismo immaginiamo per un attimo che nel
nostro cervello ci sia un guardiano che controlli che tutto sia
normale e tranquillo. Il suo compito consiste nel far scattare
l’allarme ogniqualvolta noti qualcosa di sconosciuto, di non ben
identificato, che potrebbe quindi rappresentare la scarica degli
ormoni preposti a fornire energia extra, si predispone a reagire
all’eventuale minaccia. Si produce cioè uno stato di allerta
(ansia) simile a un gatto quando lo vediamo immobile ma teso, pronto
a scattare al momento opportuno. Ciò che
oggettivamente percepiamo, quando questo accade, è accelerazione del
respiro, aumento della sudorazione, contrazione e aumento del battito
cardiaco. Siamo pronti cioè a reagire al pericolo che ci
minaccia. Quando l’allarme è finito cessa anche la produzione di
questi ormoni che vengono poi pian piano smaltiti dall’organismo. a immaginiamo ora che l’allarme venga attivato in modo
continuativo: un sorpasso pericoloso, un ritardo che ci costringe a
correre, immagini emozionanti di un film che ci turbano e così via;
a ogni allarme un po’ di quegli ormoni verranno messi in circolo,
ma data la frequenza con cui questo accade l’organismo non riuscirà
più a smaltirli; ci troveremo, di conseguenza, sovreccitati e pronti
a scattare per un non nulla, anche quando non sia il caso. Essendo,
quindi, sempre eccitati, avremo poi difficoltà nel riuscire ad
addormentarci, a digerire bene, a sederci un momento a riposare e a
riflettere. Si entra in una specie di circolo vizioso in cui
l’eccitazione ci impedisce di riposare e ci porta all’azione, e
l’azione a sua volta ad altro stress e quindi a nuova eccitazione.
Comunemente chiamata “risposta di lotta o fuga”, la reazione del
corpo alla sfida o al pericolo consiste in una complessa catena di
cambiamenti fisici e biochimici che riguardano l’interazione tra
cervello, sistema nervoso e numerosi ormoni. Come risultato il corpo
è in possesso di tutta l’energia disponibile per rispondere alla
situazione.
he si tratti di un pericolo mortale, della
partecipazione a una gara o del dover affrontare una scadenza importa
poco, il rubinetto che fornisce il cambiamento fisiologico è aperto;
in risposta allo stress, allora, l’adrenalina - ormone secreto
dalle ghiandole surrenali che agisce sulla circolazione, sulla
respirazione e sul metabolismo - ci sostiene, ci dà l'energia per
affrontare la situazione, buona o cattiva che sia poco importa;
l’aumento della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco,
dell’immissione di ossigeno e il sangue che fluisce verso i muscoli
si combinano in modo da fornirci la forza, l’energia e la lucidità
mentale di cui abbiamo bisogno per dare il meglio di noi stessi.
Anche altre parti del corpo sono coinvolte nella risposta. Il sistema
digestivo si blocca, e questo spiega perché lo stress può provocare
l’ulcera, la pelle suda, i muscoli si tendono per prepararsi
all’azione. Inizialmente l’eccitazione scatta nell’ipotalamo,
un minuscolo grappolo di cellule alla base del cervelletto che
controlla tutte le funzioni automatiche del corpo. Qui una complessa
catena di reazioni nervose e di impulsi chimici attiva il sistema
simpatico, che provoca un certo numero di alterazioni in tutto il
corpo. Ricerche recenti sulla interazione tra mente e corpo hanno
dimostrato che il nostro corpo può entrare in stato di allarme in
modo a noi del tutto inconscio, a causa della nostra apprensione, del
nostro atteggiamento psicologico ed emotivo nei confronti dello
stress. Emozioni anticipatorie, come l’impazienza, l’ansia , la
collera e la paura, possono produrre gli stessi impulsi nervosi e le
stesse reazioni chimiche prodotte da una situazione concreta.
L’ipotalamo riceve i messaggi da varie parti del cervello. Così
esso continua a preparare il corpo all’azione, anche se
quest’azione non ha mai luogo, consentendo quindi l’accumulo
della tensione muscolare e delle sostanze chimiche non scaricate.
I
segnali dello stress
iflessi
nervosi. mangiarsi le unghie, stringere i pugni, serrare le mascelle,
digrignare i denti, assumere una posizione curva, tormentare la pelle
del viso o quella attorno alle unghie, toccarsi i capelli.
e
malattie legate allo stress. Asma, mal di schiena, disordini
digestivi, mal di testa emicranie, dolori e disturbi muscolari,
disordini sessuali, eruzioni cutanee.
cambiamenti d’umore. Ansia, depressione, frustrazione, collera e
ostilità abituali, sensazione di non farcela, sensazione di non
avere più niente davanti, impazienza, irritabilità, irrequietezza.
l
comportamento. Aggressività, disturbi del sonno fare diverse cose
contemporaneamente, esplosioni emotive, lasciare i lavori incompiuti,
reazioni sproporzionate, parlare troppo forte o troppo velocemente.
Hai fretta?
cco
una serie di domande alle quali è bene rispondere attentamente.
Servono infatti a stimolare in chi legge una riflessione sul proprio
stato di “accelerazione” esistenziale:
- Ti
accorgi di parlare troppo velocemente?;
- Metti
fretta agli altri mentre parlano, interrompendoli con frasi del tipo “bene, bene” o completando in anticipo le loro frasi?;
- Sei
infastidito dal dover fare la fila?;
- Pensi
di aver abbastanza tempo per fare tutto?;
- Non
sopporti di perdere tempo?;
- Consumi
i pasti troppo in fretta?;
- Ti
accorgi di correre troppo con l’auto?;
- Tenti
di fare più di una cosa alla volta?;
- Ti
rende nervoso vedere una persona che lavora con eccessiva lentezza?;
-Ti
sembra di aver poco tempo per rilassarti e goderti una giornata in
santa pace?;
- Ti
consideri troppo impegnato?;
- Batti
i piedi ritmicamente o tamburelli con le dita?;
- Mentre
parli pensi ad altre cose?;
- Detesti
oziare dopo i pasti?;
- Cammini
con passo veloce?;
- Ti
irriti se ti fanno aspettare?;
- Detesti
perdere tempo negli sport e nei giochi?
- Ti
accorgi di stare con i pugni chiusi o con le mascelle e il collo
contratti?;
- Ti
accorgi che stai facendo piani per l’attività futura?;
- Sei
una persona competitiva?
Le
fasi dello stress

o
stress come abbiamo evidenziato più volte, è la risposta che
l’organismo adotta quando si trova di fronte a qualche novità cui
deve adattarsi. Tale adattamento si sviluppa in tre fasi: reazione di
allarme, fase di resistenza e fase di esaurimento.
1.Reazione
di allarme. In questa fase cominciano ad apparire alcune alterazione
fisiologiche (sudorazione, alterazione del battito cardiaco, del
respiro), nello stesso tempo si ha una diminuzione delle difese
generali dell’organismo in conseguenza delle quali l’organismo è
più facilmente aggredibile dalle malattie.
2.
Fase di resistenza. In questa fase i segni caratteristici
dell’allarme scompaiono e le difese corporee aumentano
notevolmente; se nonostante ciò l’individuo non riesce a trovare
il proprio equilibrio e ad adattarsi si passa alla terza fase:
esaurimento.
3.
Fase di esaurimento. Le difese generali si fanno nuovamente molto
basse e se non intervengono meccanismi di recupero o se l’agente
stressante continua la propria azione oppure si aggiungono altri
motivi di stress, l’organismo può soccombere. E’ in questa fase
che si sviluppano i meccanismi patologici e le malattie.


ome
si può notare non ci esauriamo in un giorno. Il nostro organismo al
contrario invia segnali rilevanti per manifestare che qualcosa non
va; ciò che risulta importante è non ignorarli. Superato il livello
di guardia lo stress si trasforma da positivo ed eccitante in
insidioso nemico che può condurci a sviluppare un’ulcera gastrica,
attraverso la produzione eccessiva di acido cloridrico, un attacco
cardiaco o uno stato di insonnia grave.
Possiamo
identificare il momento del rischio prima che sia troppo tardi?
Possiamo sapere quali sono i limiti della nostra resistenza per non
oltrepassarli?

er molte malattie è sufficiente fare gli
esami del sangue per sapere se ne soffriamo o meno. Per quel che
riguarda lo stress la cosa è un po’ più difficile; ecco, di
seguito, un quadro di alcune situazioni tipo che possono dar l’idea
delle sintomatologie. I sintomi, comunque, sono il risultato di
disturbi funzionali e variano in ciascuno di noi a seconda dei nostri
condizionamenti e dei nostri punti deboli: in ogni caso avvertono che
è l’ora di fermarci e di riflettere sulla situazione. È possibile
raccoglierli in tre gruppi (è chiaro che la sintomatologia deve
essere continuativa non episodica):
1
- Lo stato di irritabilità si manifesta con una marcata
ipereccitazione dell’umore. Si è sempre “su di giri”, con
tendenza a muoversi e a agitarsi senza ragione, con un senso di paura
che non si riesce a spiegare. Si soffre di insonnia. L’individuo è
in continuo stato di allarme, pronto a sussultare per qualunque cosa.
La difficoltà di concentrazione è disturbata, con scadimento del
lavoro e predisposizione agli incidenti. Si fumano più sigarette e
si è anche maggiormente inclini all’uso di alcol, di psicofarmaci
o di droghe in cui si cerca il benessere e sollievo agli affanni.
2
- La depressione si manifesta con un senso continuo di stanchezza, di
perdita della gioia di vivere. Sono molti oggi a provare la fatica di
tirare avanti che si avverte già al momento di alzarsi, al mattino.
Non si vorrebbe mai cominciare la giornata, in parte perché si è
già stanchi, in parte non ci si sente di affrontare problemi e
responsabilità.
3 - Le
somatizzazioni portano a palpitazioni cardiache, sudorazioni
abbondanti, frequente bisogno di urinare, emicrania, dolori al collo
e alla schiena generalmente dovuti alla tensione muscolare, disturbi
gastrici e intestinali, perdita o eccesso di appetito con conseguente
alterazione del peso corporeo.


’essere
umano si sente cosciente principalmente del proprio pensiero, delle
proprie azioni. Tende a dimenticare che mentre è tutto indaffarato a
meditare, osservare, decidere, agire, una parte di lui continua
imperterrita a far funzionare il cuore, a far crescere le unghie e i
capelli, a digerire i cibi, a rendere possibile il movimento
attraverso un complesso sistema di coordinamento muscolare. Molto
raramente, e in genere solo quando esercitiamo un controllo
volontario, abbiamo coscienza delle nostre masse muscolari o del
respiro o del cuore, oppure del fenomeno di termoregolazione che noi
percepiamo come caldo o freddo. La produzione
degli ormoni, il riprodursi delle nostre cellule, la sottile corrente
elettrica che viene prodotta dal nostro cervello sono completamente
inconsci e per nulla raggiungibili dalla coscienza. E’ però
possibile giungere in via intuitiva, senza percorrere il cammino
scientifico che altrimenti ci condurrebbe a esaminare in profondità
i meccanismi fisiologici del nostro organismo, a comprendere quanto
in realtà la nostra emozione avvenga contemporaneamente nella mente
e nel corpo; immaginiamo ad esempio di sentire il bisogno di
piangere, il petto si contrae per emettere un singhiozzo, la bocca
dello stomaco si chiude, anche i muscoli del volto si predispongono.
Immaginiamo ora di volerci controllare, trattenere, di sentire un
senso di disagio: contemporaneamente altre
parti della nostra muscolatura entrano in azione per inibire il
nostro singhiozzo, la gola si contrae sino a chiudersi, il volto
cambia espressione. Così accade anche
per ciò che riguarda la rabbia: il nostro pugno si stringe, siamo
pronti a sferrare un attacco che serva ad aver ragione del nostro
avversario ma… ci controlliamo. Ecco giungere in aiuto altre
masse muscolari che servono a inibire l’impulso che si vuole
controllare. Normalmente chiamiamo tutte queste sensazioni con il
nome di emozioni, sentimenti che le distinguono: se il cuore batte e
sentiamo delle vampate di calore di fronte alla persona che amiamo
affermiamo di essere innamorati e non di avere la tachicardia o la
pressione alta; se ci tremano le gambe dalla paura, non pensiamo che
le nostre gambe si stiano ammalando. La
somatizzazione accade quando si vuole negare il sentimento
corrispondete. Se per esempio la persona che sta cenando con
me è sgradevole, negativa nel suo rapporto con me, molto
probabilmente quella cena mi “starà sullo stomaco”, ma se io
negherò che quella persona o quella situazione mi mettono a disagio,
mi fanno stare male, molto probabilmente preferirò pensare che il
“pesce” mangiato mi ha fatto male. Il corpo quindi, viene vissuto
come traditore, estraneo, malato, mentre di fatto siamo noi a volerci
nascondere un vissuto profondo.
Cosa
possiamo fare?

a
risposta appare più che ovvia: fermarci e cambiare rotta. Se
viaggiando di notte, esausti per il sonno e la stanchezza, ci
accorgiamo di sbandare, ci viene facile concludere che è meglio
fermarci e concederci un po’ di riposo. Non è altrettanto facile
arrestarci, invece, quando abbiamo superato il nostro livello di
guardia in fatto di stress. La tensione accumulata nell’organismo,
infatti, è tale da rendere molto difficoltoso anche il sonno e
diviene quasi impensabile rilassarsi. Non
risulta molto utile neppure ricorrere a tranquillanti di qualunque
tipo dal momento che, un poco alla volta, questi finiscono per
diseducare la persona a trovare la soluzione in modo autonomo e
all’intero di sé. Si può creare infatti una fastidiosa dipendenza
dalla compressa per dormire o dalla sostanza che ci regala “preziosi”
attimi di quiete che però non si è in grado di generare da se
stessi. Ciò che è quindi importante fare innanzi tutto è
rieducarci gradualmente alla distensione psicofisica. Stabilire i
momenti dedicati al riposo e quelli dedicati all’azione, imparare a
“staccare” con delle piccole pause di svago, concederci dei
momenti di calma, di serena tranquillità, devono divenire le parole
d’ordine di un processo educativo, o meglio rieducativo, che ci
porti a riequilibrare i meccanismi di tensione o distensione.
a
quale può essere il mezzo, la tecnica che ci può condurre pian
piano al nostro cammino? La risposta viene proprio dal corpo:
l’ascolto dei suoi ritmi, delle sue pulsazioni, del fluire degli
umori; l’osservazione degli stati d’animo che in noi si
succedono, l’assumere il punto di vista di chi distaccato osserva
il suo corpo, produce distensione e rilassamento.
e
riflettiamo bene, il linguaggio del corpo è il più antico di
qualunque altra modalità espressiva: quando veniamo al mondo la
nostra coscienza delle cose è limitata esclusivamente ai
fondamentali bisogni del corpo. Nella percezione del neonato
si alternano principalmente due vissuti: fame e sonno. Il corpo si
configura nella coscienza. Nei primi stadi della nostra esistenza la
scoperta del corpo costituisce una delle principali fonti di
interesse ci applichiamo così, con costante attenzione, alla
scoperta e all’acquisizione di nuove abilità. La
realtà esterna in cui il bambino si evolve lo porterà a sviluppare
determinate competenze piuttosto che altre: chi nasce in campagna
svilupperà un corpo più agile e forte, ma avrà delle difficoltà
rispetto al bambino di città nel riconoscere e utilizzare tutti gli
stimoli acustici e visivi che abbondano in questo luogo.


llo
stesso modo l’organismo si svilupperà in modo diverso a seconda
dell’atmosfera psicologica presente nella famiglia e delle
richieste che gli vengono fatte: per compiacere un genitore che ama
modi aggraziati ed eleganti la bambina può pian piano forgiarsi un
corpo morbido e movenze flessuose. Un collo
molto teso e rigido può essere conseguenza di un bambino che voleva
a tutti i costi dimostrarsi “forte” con il padre; una schiena
troppo arcuata può rivelare un desiderio di essere seducenti
mettendo in risalto le rotondità posteriori o, al contrario, le
spalle curve indicano magari la passata vergogna di esibire un seno
troppo florido. In poche parole posiamo concludere che forzare
il corpo ad assumere determinate posizioni ed atteggiamenti, può
indicare o esprimere (nascondere) sentimenti e stati d’animo. Può
così accadere che la nostra fragile ballerina di ieri, oggi digrigni
e arroti i denti la notte scaricando così la sua inespressa voglia
di imporsi, e che il nostro eroe impettito di ieri soffra oggi di un
doloroso mal di schiena che lo rende completamente curvo. Benché lo
stress sia il principale responsabile di tutti i nostri sintomi, in
ognuno di noi l’espressione, la scelta del sintomo resta sempre
aperta. Di fronte al medesimo conflitto ogni individuo risponderà in
modo sorprendentemente originale. Essendo il
vissuto di ciascuno di noi diverso, la soluzione ai singoli problemi
dovrà essere, quindi, rigorosamente personalizzata … siamo sempre
unici ed irripetibili!!!

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 0532.329012 E mail: bonipozzi@libero.it
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