Quel fantastico mondo della Medicina Psicosomatica ...
APPARATO UROGENITALE (Genitale)
Dona la vita, rappresenta la capacità di rigenerare ... indica la relazione, la tensione verso l'altro ... il lasciarsi andare.
Chakra
Amenorrea.
Anorgasmia (assenza di orgasmo)
a
difficoltà a raggiungere l’orgasmo, donna uomo che sia, è un
fenomeno spesso funzionale, legato a problematiche emotive: brutte
esperienze recenti o passate, disistima e sensi di colpa la fanno da
leoni, sono le cause che si ripetono e ostacolano continuamente il
raggiungimento del piacere sessuale … è fondamentale chiedersi in
questo frangente se tale problema si manifesta con tutti i partner o
solo con alcuni … in quale circostanza o relazione il blocco si
verifica… mai nascondere o negare questa difficoltà… poi
imparare a lasciarsi andare, soprattutto in questo atto che solo
piacere e benessere dà: BASTA rovinare, mettere alle corde l’eros
con autocontrollo e ragionamenti vari!
Dispareunia
Eiaculazione precoce
Un modo per togliersi da una situazione il più velocemente possibile … una grande paura di non essere all’altezza, inadeguati, amati, stimati e accettati … una “grande fuga” che permette di allontanarsi a gambe levate da una situazione che è vissuta in qualche modo come rischiosa … il letto non deve diventare un campo di battaglia ma un luogo dove potersi esprime liberamente … una rabbia inespressa verso la propria partner, viene vissuta come un autentico atto aggressivo, una specie di vendetta verso l’altra che rimane lì di sasso. A bocca asciutta!
Litigi, battaglie, conflitti …
orti
contrasti sono presenti in tutte le relazioni umane, ma i
conflitti coniugali, possono disturbarci più di ogni altro
rapporto, renderci la vita davvero difficile. Quando due persone
decidono di vivere insieme, le inevitabili frustrazioni generano
pesanti conflitti. Dipende, più qui di ogni altra cosa, dalla
maturità emotiva e dalle capacità dei membri di contenere il
conflitto e risolverlo in maniera costruttiva, prima che arrivi a
produrre disagi e disturbi. Ogni coppia che vive insieme per un
certo periodo di tempo giungerà inevitabilmente a divergere su
pochi o molti punti di vista. L’armonia matrimoniale, si
raggiunge accettando “metabolizzando” le tensioni e
affrontandole realisticamente. La disarmonia coniugale nasce
quando le tensioni sfuggono di mano, non vengono prese in
considerazione o non vengono risolte. I contrasti, lo sappiamo,
possono sorgere fin troppo facilmente. L’amarezza, i rancori e
la tristezza (il non vivere) rovinano tutto, e anche se entrambi
i partner siano animati dalle migliori intenzioni, in un modo o
nell’altro finiscono per “scannarsi”. Spesso i motivi di
queste liti appaiono banali, ma se osserviamo attentamente la
situazione, rientrano in tre importanti categorie, relative
all’autonomia dei soggetti stessi, alle loro aspirazioni e alla
sessualità vissuta (denaro, alcol, coinvolgimento alla
conduzione della casa, interessi familiari, amicizie personali,
problemi sessuali, malattie). Molte delusioni e malintesi tra i
membri della coppia sembrano sorgere dalla delusione che un
partner prova quando l’altro non corrisponde alle aspettative,
al modello preconcetto di ciò che l’altro dovrebbe essere.
Questo modello è basato sulla fantasia, ed esprime tutte le
aspettative, i desideri e i bisogni emotivi di chi lo ha prodotto
(lo crea). E’ costruito sulla base delle esperienze vissute
nella famiglia di origine, di ciò che si è visto delle altre
famiglie e matrimoni, nei libri, film e televisione. L’individuo
in base a quello che ha appreso estrapola lentamente l’immagine
di quello che è per lui il coniuge ideale, un ideale con cui
nessun essere umano potrebbe sperare di competere. La delusione
porta alla tensione e la tensione al risentimento. Il coniuge
reagisce in maniera ostile al risentimento … così i vari
motivi immaginari di lagnanza sono ora connessi a motivi concreti
e reali. Sono spesso proprio quelle qualità che, in qualche
modo, inizialmente hanno attratto l’una verso l’altra le
persone della coppia che conducono alla sofferenza,
all’insoddisfazione e alla disperazione. Un uomo anziano, ad
esempio, sposa una donna molto più giovane di lui. All’inizio
cerca una “figlia” che abbia cura di lui, lo ammiri e non
metta a repentaglio in alcun modo la sua autonomia. La giovane
fanciulla a sua volta, cerca un uomo forte che giochi al “padre”
con la sua “ragazzina”. Man mano che passa il tempo e le
esigenze cambiano, dopo aver raggiunto maggior maturità
individuale, la consorte comincia ad essere infastidita delle
continue premure del marito, e desidera la libertà. L’uomo
entra in campo, interpreterà come una sfida ciò che in realtà
altro non è: sentendosi tradito diverrà ostile nei suoi della
“figlia” che non vuole più stare al gioco. O ancora due
persone, unite da interessi professionali comuni decidono di
sposarsi. Inizialmente ciascuno è sostenuto dalle aspirazioni
dell’altro. La moglie vuole essere accanto al marito mentre
progredisce nella sua carriera, ma col passare degli anni,
soprattutto se si trova legata dal lavoro di casa o dalla
famiglia che cresce di numero, comincia a risentirsi del tempo
che lui passa fuori … invidiandogli la sua libertà. Il marito
a sua volta, comincia a risentirsi dei suoi rimproveri e dei
piccoli modi con cui sembra intenzionata a rovinare la sua
carriera e le sue aspirazioni. In tutte queste situazioni ci sono
tormenti e contrasti. Sono relativi a cose superficiali, spesso
banali in se stesse, ma rappresentano esigenze profondamente
sentite e che possono destabilizzare il rapporto. Di fronte a
questi continui disagi, molti chiedono consiglio (anche alle
fattucchiere con la speranza di togliere il “malocchio”), ma
pochi vogliono veramente accettarli, o ammettere che gli altri
possono sapere più di loro qual è la cosa migliore da farsi
(proprio come è accaduto recentemente nel mio studio, per non
ascoltare i risvolti di una certa situazione alla deriva, uno dei
partner ha cercato di mettere in dubbio le mie capacità
professionali). Di fatto un buon “consiglio” per la maggior
parte delle persone coinvolte in questa situazione, se sono
oneste, significa semplicemente una conferma di ciò che hanno
già deciso di fare. Mentre il vero approccio terapeutico
consiste nell’aiutare i due membri della coppia a passare dai
litigi ad una comprensione delle loro esigenze più profonde.
Aiutarli a capire a livello emotivo ciò che sta dietro ai
sintomi, alle tensioni e ai contrasti. ICORDA,
non si “CAMBIA VESTE” alla coppia pensando o parlando, la si
rinnova introducendo semplicemente piccole novità, mettendo in
atto semplici e chiari gesti che fanno uscire dalla staticità…
rompendo la routine e attivando nuovi comportamenti più
soddisfacenti. ontrariamente
a convinzioni diffuse, l’amore non è attaccamento né
simbiosi, tantomeno adeguarsi a ciò che pensano gli altri, fare
le stesse cose, avere le stesse attività, avere gusti e
abitudini simili, essere sempre disponibili, rifuggire le
critiche … NO e poi NO, un rapporto diventa solido quando si
riesce a mantenere la propria originalità, i propri interessi e
seguire le proprie tendenze … essere liberi di poter scegliere
e decidere. ttenzioni
ai segnali “asmatici” quando si presentano nella coppia:
segnalano un legame in cui dell’altro non riusciamo a farne a
meno (si ha paura di restare soli) ma è un rapporto che “
toglie il respiro, l’aria” completamente. ’amore
è al capolinea e si conclude con l’abbandono? … perché
questo dolore insopportabile e tanta rabbia (se sei stato
abbandonato)? … perché tanto accanimento, rimpianti e sensi di
colpa (se sei tu ad abbandonare) anziché pensare invece che
questa rottura può diventare, in base all’esperienza, un punto
di forza, una buona opportunità per fare incontri più
interessanti, rivivere nuovi rapporti pieni di gioia, più
funzionali, appaganti, sereni e spontanei, un modo per ritornare
a vivere con vero entusiasmo e profonda passione? … che è una
grande occasione per guardarsi nuovamente intorno, la soluzione
migliore per riappropriarsi della propria vita nel tempo presente
senza più ‘dipendenza’, logorio e prigioni? … RICORDA,
perdere il partner non significa perdere se stessi, le coordinate
della propria vita, perdere completamente i punti di riferimento,
il sostegno, sprofondare, “crollare” con lui … quel
rapporto era davvero FELICE o pieno di DELUSIONI, di OFFESE, di
INCEREZZE, di BANALITA’, portato avanti, il più delle volte,
con FATICA, NOIA e a STENTI? |
Il quieto vivere nuoce alla COPPIA ... “pro bono pacis”
ONANISMO … la solitudine del piacere
el
“Libro” in cui si narra la creazione del mondo si dice che
Giuda, separatosi dai suoi fratelli, si stabilì in maniera
permanente sui prati di Odollam. Sposatosi ebbe tre figli: Er,
Onan e Sela. Er, dopo il matrimonio, si rese talmente odioso al
Signore che lo fece morire. Al secondogenito (Onan) fu assegnato,
secondo l’antico costume ebraico - detto levirato - il compito
di sostituirlo nel nucleo familiare, in modo tale da assicurare
prosperità al fratello defunto. Ma Onan, essendo consapevole che
i figli non sarebbero mai stati riconosciuti come un suo
“prodotto”, ogni volta che giaceva con la cognata, per non
dare appunto prosperità al fratello, disperdeva il seme per
terra: praticava in realtà il coitus interruptus. Ma anche
questo gesto non fu molto gradito al Signore, e così fece morire
anche lui. Da questo gesto ebbe origine - anche se in maniera
impropria - il termine onanismo, ovvero l’atto solitario
del piacere. L’onanismo è praticato, seppur in maniera diversa
e saltuaria, dai due sessi in tutte le quattro fasi evolutive
(infanzia, adolescenza, adulta, vecchiaia). Tale pratica
autoerotica, contrariamente ad un’opinione molto diffusa, non
provoca nessun disturbo mentale … solo se praticata in maniera
compulsiva può interferire o ostacolare studio e lavoro. Quando
viene preferita ad un partner in carne ed ossa può essere un
segno di sofferenza psichica, poiché essa rappresenta uno stadio
infantile della sessualità. Non deve essere considerata anormale
durante l’infanzia, nel periodo della pubertà e negli adulti
impossibilitati ad avere rapporti sessuali normali. E’
considerata anche uno sfogo di impulsi istintivi, attivati nella
prima infanzia e nell’adolescenza per una situazione
transitoria dei sistemi ormonali e nervosi. Fenomeno secondo la
psicanalisi, collegato a fantasie edipiche da considerare
presociale. Continua poi nella pubertà, con maggiore frequenza.
Diventa quindi morbosa quando viene preferita al rapporto con un
proprio simile. uò rimanere il solo modo di soddisfazione
sessuale per chi ha un handicap fisico o per gli appartenenti a
certi ordini religiosi. La maggior parte delle volte si pratica
occasionalmente in sostituzione della possibilità eteroerotiche,
di cui si è provvisoriamente privati (prigione, navigazione,
malattia). Tutto ciò, però, termina quando vengono ristabilite
le condizioni normali. Pur appartenendo a tutti gli animali,
trova la sua massima espressione creativa nell’essere umano.
Nell’uomo, infatti, il raggiungimento dell’orgasmo (oltre a
vari strumenti occasionali) avviene frizionando il glande
attraverso il prepuzio: in questo caso lo strumento stimolatore è
la mano. Nella donna l’onanismo può essere clitorideo o
vaginale. Anche qui, nella maggior parte dei casi, oltre
all’olisbo, i mezzi utilizzati sono le dita (strofinio, oggetti
inanimati). Ricordiamo che l’onanismo si deve considerare una
deviazione soltanto se è praticato in modo esclusivo anche
quando un’attività erotica sarebbe perfettamente realizzabile.
I pericoli dell’onanismo sono stati mostruosamente esagerati da
un modo di pensare “irresponsabile” che imperversava nel
diciottesimo secolo (non dobbiamo dimenticare che è un prodotto
morale di quel tempo). La “pseudo” scienza, poi, non ha avuto
un peso minore in quanto prediceva ai “colpevoli” impotenza,
cecità, sterilità, idiozia, epilessia e morte certa. Veniva
confusa ingenuamente la causa con l’effetto: molti psicopatici
si abbandonano a un onanismo sfrenato perché hanno problemi
mentali. Così per molto tempo l’onanismo ha subito le più
severe condanne sia di ordine morale sia a livello scientifico.
La masturbazione resta sempre molto colpevolizzata e angosciante
sia per le terribili dicerie (paure poi mantenute nella vita
adulta) sia per l’atteggiamento di condanna socio –
culturale. Alcuni studi e ricerche - affermando la naturalezza e
la legittimità di certe esperienze - hanno sicuramente eliminato
ipocrisie e rimozioni circa questo rituale autoerotico. Non
dobbiamo dimenticare che questa attività ancora oggi -
soprattutto quando si tratta di sessualità infantile e
adolescenziale - crea imbarazzo e inquietudine. a sessualità in età adulta assume vari significati. C’è quella che si fa di tanto in tanto con il partner, e allora si tratta di una delle tante piacevoli varianti dell’atto sessuale, e c’è quella che si verifica come gesto solitario, che si alterna al rapporto di coppia… fenomeno davvero molto più diffuso di quanto non si creda. In questo caso ci sono probabilmente elementi di natura sessuale legati a fantasie molto segrete che non possono essere condivise con l’altro. Spesso la masturbazione si realizza per placare l’ansia e la tensione sessuale … una fantasia erotica che crea situazioni piacevoli che non ci sono. Tutti, mentre fanno l’amore hanno parallelamente un’attività fantastica: per alcuni questo fantasticare erotico è consapevole, per altri resta inconscio. Spesso accade però di vivere fantasie durante l’atto sessuale con un grande senso di colpa o di inadeguatezza o come se fosse la prova della mancata qualità del rapporto. Questo avviene tanto più spesso quanto più la fantasia è passibile di un giudizio esterno e moralistico, come nel caso di fantasie con un contenuto violento, di amore di gruppo e così via. Si tratta di quote della sessualità che hanno spesso sfumature di perversione, ma che sono innocue e destinate a rimanere fantastiche e irrealizzate. Proprio per questa ragione è rarissimo che due partner se le comunichino. Una coppia può fare gesti sessuali spregiudicati, però ha quasi sempre molta difficoltà a confidarsi le immagini che accompagnano tale pratica ... le fantasie fanno parte di un’area mentale molto soggettiva e privata, particolarmente legata all’inconscio. TTENZIONE
... la masturbazione non rende ciechi,
tantomeno folli, semplicemente - quella eccessiva - mette in
catene, intrappola nella solitudine, allontana dagli altri,
succhia in maniera esagerata energia, spegne la vera passione,
ostacola i rapporti interpersonali, azzera il talento, toglie
spazio alla creatività… attenti ai tratti depressivi! a
non CREDIAMOCI che quel gesto solitario fa: venire i brufoli,
ritarda la maturazione fisica e psichica, perdere la vista
lentamente, esaurisce gli ormoni, crea impotenza, fa ammalare …
tuttalpiù POTREBBE, quando tale pratica diventa OSSESSIVA,
determinare stanchezza, svogliatezza, uno stato infiammatorio più
o meno importante (prostata e vescicole seminali) e, da non
sottovalutare mai, isolamento sociale che tale atto in solitudine
può creare ... Mario, dopo la sua esperienza psicoterapeutica,
racconta: …”prima della terapia ipnotica la mia mente girava
a vuoto, era come un vampiro, consumava inutilmente ed
eccessivamente la mia energia, un pensiero che ruotavo
esclusivamente attorno a questo gesto solitario … per un attimo
di eccitazione che subito dopo si esauriva e complicava la vita
con sensi di colpa; l’unico mio pensiero era concentrato lì,
ora e dopo, orientato su come far passare tempo e noia attraverso
l’attività masturbatoria esagerata: solo lei mi coinvolgeva,
mi entusiasmava … ora sono più lucido, ho altri interessi, una
ricca e soddisfacente vita sociale, parecchi rapporti
interpersonali (prima erano inesistenti: sempre appartato,
isolato, concentrato sulla “solitudine”, su una cosa sola) e,
soprattutto, ho forza ed energia da vendere… con l’energia a
disposizione e utilizzata in maniera più produttiva, sono
creativo, concentrato e attento alle cose, ho trovato altre forme
di piacere e soddisfazioni adatte alle mie esigenze e ai miei
tempi”. |
Sessualità … istruzione per l’uso
… una sessualità “intermittente” nasconde sempre un equilibrio emotivo instabile.
Le posizioni dell’ AMORE … trova quella che ti fa star bene.
olte posizioni, tuttavia, definite canoniche, vanno bene per tutte le occasioni (la fantasia del momento suggerirà, in modo spontaneo, le varianti desiderate). La loro realizzazione, inoltre, è bene ricordare, dipende dall’età, dalle condizioni fisiche e, soprattutto, dalla “fame sessuale”. La confidenza (o l’armonia) che regna all’interno della coppia è sicuramente il solo viatico che consente di mettere in atto numerose posizioni purché, ovviamente, non vengano eseguite con lo spirito della solita “zuppa riscaldata”. Alcune posizioni, inoltre, possono donare all’uomo padronanza con il minimo sforzo, mentre per la donna un immenso e profondo piacere. Posizione: ma quale scegliere. La posizione “more ferarum” (da tergo: uomo in piedi o inginocchiato e la donna prona), molto vicina agli istinti e al mondo animalesco, non consente di vedere in viso il partner, ma gli “oggetti” sono ben visibili: la testa si abbassa e i genitali vengono “esibiti”, ovvero si alzano diventando un elemento particolarmente “forte” del rapporto. E’ una posizione che richiama un femminile completamente dipendente. Tale posizione può essere utile a tutti coloro che sono “trattenuti” (rigidi, controllati) e che esercitano un eccessivo controllo sulla propria istintualità. Quella del “missionario”, considerata più facile e naturale, sicuramente poco fantasiosa e originale, è una posizione in cui si verifica un maggior scambio di affettività e pare possa facilitare un’eventuale gravidanza, in quanto favorisce spontaneamente la migrazione degli spermatozoi verso l’utero. Il partner è completamente avvolto (protetto) non solo dalle braccia, ma può completamente “saziarsi” di tenerezza, carezze e baci. E’ quella più praticata e consente di “dilatare” maggiormente, rispettare in maniera naturale le esigenze della “prima volta” (rende meno dolorosa la deflorazione). E’ una posizione particolarmente indicata per coloro che hanno difficoltà erettive (stringendo gli arti inferiori si riesce a trattenere e a stimolare maggiormente il partner). La posizione del “postino” (uomo in piedi donna distesa) testimonia una sessualità improvvisata, caratterizzata dalla forza e dalla passione: infrange gli schemi ed esce dalle regole; è un maschile che irrompe su un femminile che si arrende piacevolmente.
on solo si crea un’atmosfera particolarmente travolgente e passionale ma consente al maschio di recuperare, all’interno del rapporto, un ruolo decisamente “attivo” mentre alla donna permette di riscoprire l’abbandono e la passività. Sarà particolarmente indicata a tutti coloro che hanno messo in discussione il proprio ruolo all’interno della coppia (virilità, passività) e per tutti quei “malesseri” caratterizzati da: rigidità, inflessibilità, indecisione, difficoltà ad esprimersi e per chi non oltrepassa mai i limiti e si tiene continuamente (prudentemente) a freno. Quella della donna sopra è una posizione caratterizzata dal dominio femminile; si verifica un ribaltamento dei ruoli tradizionali: maschile attivo femminile passivo. E’ il mondo femminile a condurre il gioco: la donna non è bloccata e si libera anche dai condizionamenti culturali. Con questa posizione si verifica una maggiore stimolazione clitoridea, consentendo un piacere più completo, e non viene favorito il concepimento. E’ una posizione adatta a tutte le donne che hanno problemi di frigidità e per tutti quei soggetti iperattivi che non sanno accettare la passività. Può essere utile inoltre a tutti gli uomini che presentano il disagio di ejaculatio precox in quanto “rinunciando” al ruolo guida possono abbassare notevolmente il livello d’ansia di prestazione. Sembra particolarmente utile per chi soffre di ipertensione.
Erotismo … meglio del viagra.
Sessualità e cibo
Calo del desiderio … quando la FANTASIA viene a mancare
I DISAGI PSICOSESSUALI
ochi
disagi emotivi sono offuscati ed intrisi di toni moralistici come
lo sono i disturbi psicosessuali. Determinare tale “malessere”
implica definire una chiara norma per il comportamento sessuale.
Ma chi stabilirà queste regole? Chi dovrà essere il guardiano
morale del comportamento sessuale? Perché tanto accanimento
verso la sessualità che in realtà appartiene al mondo degli
istinti? Essendo la sessualità umana, non solo legata alla
procreazione, ma anche alla qualità della relazione è bene
precisare che non esistono comportamenti giusti in assoluto. Si
deve uscire dall’ottica di avere un’unica norma di
riferimento rispetto alla quale si è in buona salute oppure
malati. Non vi è esperienza sessuale fuori di noi a cui dobbiamo
riferirci, ma una sessualità dentro di noi, che si sviluppa con
trame diverse, è il senso che ognuno dà alla sua trama che è
importante (noi siamo ciò che sentiamo di essere, siamo come ci
vediamo e non come ci vedono gli altri; insomma, siamo belli se
ci piacciamo e brutti se siamo scontenti di noi stessi).
Esistono, comunque, parametri che definiscono a grandi linee
degli argini: al di qua ci sono le carenze e dall’altra gli
eccessi. Al centro si apre un vasto territorio di modalità
“adeguate” che comprendono le infinite possibilità in
termini di tempo, oggetto, modo, luogo, finalità. ra tutti gli
istinti (mangiare, dormire, l’istinto sessuale è quello che
subisce, nel corso della sua evoluzione, i maggior
rimaneggiamenti. La sessualità è, infatti, un bisogno naturale
come mangiare, bere e dormire. Nell’animale l’istinto
riproduttivo è il cardine per la sopravvivenza della specie, per
l’essere umano, invece, le cose sono decisamente più
complicate ed articolate in quanto può rinunciare
volontariamente al sesso (castità: energia, comunque - se va
bene - non spenta ma semplicemente trasformata) in favore di una
cultura che prevede la sublimazione della propria parte
istintuale. Questa trasformazione è, quindi, frutto di
condizionamenti culturali e sociali. Tenendo conto di queste
influenze è già possibile affermare che il sesso non è
soltanto “poesia biologica” (per le finalità e per motivi di
spazio non è possibile approfondire questo argomento) ma è,
indubbiamente, un comportamento che coinvolge emozioni,
sentimenti, paure, trasformazioni e divieti (evoca frequentemente
il fantasma del peccato, della punizione e della colpa). In
questa attività ogni individuo mette a fuoco fattori fisici ed
emotivi, un insieme di ansia, ricordi ed emozioni che ogni volta
impegnano tutto il suo essere. E’ il risultato di un lungo
processo di crescita che inizia, contrariamente a quello che si
pensa, dal concepimento e continua nel corso dell’intero arco
di vita (menopausa e andropausa comprese). Tale esperienza è,
quindi, carica di significati individuale e sociali (sessualità
proposta dai modelli culturali). E’ una modalità “personale”
con cui si entra in rapporto con l’altro o gli altri. l
significato culturale della sessualità è un fenomeno
particolarmente curioso in quanto si struttura attraverso due
temi fra loro contrapposti ma in stretta relazione: da un lato
l’istinto “libertino” e dall’altro, l’asservimento ai
modelli pubblici. Risulta innegabile, per quanto sopra esposto,
che la sessualità è un fenomeno complesso influenzato da
fattori biologici, psicologici e socio culturali (il
comportamento sessuale finale dipenderà dall’interazione di
queste forze). Il benessere sessuale, ovvero il sentirsi bene, è
parte integrante della salute di ogni individuo. In questi
termini, il sentirsi bene coinvolge inevitabilmente anche il
vivere con piacere il mondo del pensare, del fare e delle
relazioni oggettuali. Significa riflettere sui propri bisogni,
desideri, sensazioni di poter vivere e coltivare sentimenti di
speranza, e fiducia nei confronti della vita. Se si tiene conto
di quanto esposto si comprende facilmente che la diagnosi di
questo comportamento, inteso come malessere che crea sofferenza
per se stessi e per gli altri, deve essere formulata da un
professionista competente e, soprattutto, scevro da pregiudizi;
capita sovente, infatti, che troppo zelo classificatorio induca,
spesso, più confusione che chiarezza (se non colpevolizzazioni
inutili ed assurde). A tale proposito un orientamento diagnostico
qualificato ci viene fornito dal DSM IV (Manuale Diagnostico e
Statistico dei Disturbi Mentali). In questo manuale i disturbi
psicosessuali sono divisi, sostanzialmente, in 3 gruppi: Disturbi
dell’Identità, Parafilie e Disfunzioni Psicosessuali. Disturbi dell'identitàel
primo gruppo sono inclusi tutti i comportamenti caratterizzati
dal fatto che l’individuo si sente a disagio e in contrasto
rispetto al proprio sesso anatomico e mette in atto atteggiamenti
generalmente caratteristici dell’altro sesso. Transessualismo.
E’ una persona che sotto l’aspetto biologico, anatomico e
fisiologico è un maschio o una femmina normali, ma nell’intimo
ha la convinzione di appartenere al sesso opposto. Perciò molti
transessuali, specialmente maschi, ricorrono ad interventi
chirurgici per mutare la loro identità fisica e anagrafica: un
“cambiamento di sesso”, più apparente che reale, sia perché
l’appartenenza al sesso è scritta in ogni cellula, sia perché
non è possibile conferire una vera funzionalità agli organi
genitali costruiti dal chirurgo. In questo comportamento è
comune la depressione che non deve mai essere sottovalutata in
quanto può portare al suicidio. Parafilie (para: deviazione - filia: oggetto da cui si è attratti)
ell’antichità questa particolare attività non era considerata strana e neppure impura, come testimoniano varie leggende indiane, egiziane, greche e romane (agli invitati al banchetto, oltre al partner naturale, veniva offerto, a seconda dei gusti dell’ospite, un animale). Pedofilia. Di tutte la Parafilie, la pedofilia è quella che suscita e crea, a dir poco, profondi sentimenti di disgusto. Nel gratificare i suoi desideri sessuali, il pedofilo danneggia irrimediabilmente dei bambini innocenti. Questa inclinazione morbosa verso i bambini che non hanno ancora raggiunto la pubertà, spesso si conclude tragicamente, perché il pedofilo, si rivela in realtà un terribile criminale. Nella pratica clinica, si scopre che essi presentano un profondo disturbo narcisistico della personalità con gravi tratti antisociali. L’adescamento avviene, di solito, attraverso l’elargizione di regali in oggetti o in denaro. Il comportamento del pedofilo può assumere le forme più diverse, da carezze alla violenza, fino all’uccisione. Esibizionismo. E’ il gesto di esibire i genitali a qualche estraneo che non se lo aspetta, allo scopo, naturalmente, di raggiungere l’eccitazione sessuale, senza che vi sia il tentativo di compiere ulteriori attività sessuali insieme all’estraneo coinvolto. E’ insolito che l’esibizionista molesti con parole e con altri atti. Sembra che l’atto di mostrare i suoi genitali permetta all’uomo, per quanto curioso possa essere questo gesto, di riguadagnare un qualche senso di valore e di identità maschile positiva. Spesso rivelano una profonda insicurezza rispetto al loro senso di mascolinità. Gli esibizionisti spesso sentono di non aver avuto nessuna influenza sulle persone del nucleo familiare, e hanno pertanto dovuto ricorrere a misure straordinarie per essere notati. Ciascun atto esibizionistico, in chiave psicoanalitica, può pertanto rappresentare un tentativo di rovesciare una situazione infantile traumatica. oyeurismo. Possiamo definirlo come l’altra faccia dell’esibizionismo; è il gesto di stare a guardare persone ignare, di solito estranei, mentre sono nude, o nell’atto di spogliarsi, o mentre sono impegnate in qualche attività sessuale, il tutto come metodo ripetutamente prescelto o esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale. Rischio e segretezza sono gli elementi necessari della gratificazione che ottiene masturbandosi durante o subito dopo lo “spettacolo” da lui osservato, senza che la donna o la coppia se ne rendano conto o che siano d’accordo. Masochismo sessuale. Le fantasie legate a questo comportamento, per provare godimento sessuale, sono: essere legato, picchiato, violentato, oppure deriso ed umiliato (gesti di automutilazioni, quando sono presenti, hanno buona probabilità di essere ripetuti). Partecipa intenzionalmente a qualche attività nell’ambito della quale ha patito profonde lesioni fisiche oppure la sua vita è stata minacciata, allo scopo di produrre eccitazione sessuale, la quale si è quindi realizzata. Di solito si fa frustare da una donna pagata per questo, oppure chiede “punizioni” più sofisticate. Sadismo sessuale. Sadico è chi, per avere soddisfazione sessuale, deve dare dolore e umiliazione: infligge torture dalle più semplici alle più complicate. La sua vittima può essere non solo la donna, un uomo, un bambino, ma anche un vecchio o un animale. Il suo scopo è sempre lo stesso: far soffrire, talvolta fino alla morte. Ma egli è un tormentatore più che un assassino, che si serve di strumenti d’offesa accuratamente scelti (catene, fruste, uncini, biglie e altri ancora). … l’argine delle carenze. DISFUNZIONI PSICOSESSUALIa
maggior parte delle disfunzioni sessuali descritte nel DSM IV
sono categorizzate come disturbi (intesi come sintomi che si
esprimono nel somatico disturbando la funzione sessuale) del
desiderio, dell’eccitamento o dell’orgasmo. Oggi questi
malesseri hanno maggior frequenza del raffreddore e un’alta
percentuale dei casi sono psicogeni, cioè conseguenza diretta di
una “immaturità” psicologica. Tabù vecchi e nuovi, paura ed
inibizioni, in queste manifestazioni, si sprecano. Queste
difficoltà sono legate alla relazione sessuale, la quale si
esprime attraverso la seguente sintomatologia: impotenza,
eiaculazione rapida, ritardata o impossibile (uomo); anorgasmia,
dispareunia (donna). Impotenza. La “serenità” del rapporto
sessuale può essere insidiata da una serie di fattori
psicologici abbastanza comuni e altrettanto frequenti. E’ la
cosiddetta impotenza psicogena, che può facilmente sfociare, se
non ne vengono individuate e sradicate le cause, nell’impotenza
cronica (è come se ci si “escludesse dal gioco” per timore
di fallire). ’impotenza funzionale (in assenza di cause
organiche come malattie e malformazioni) è, indubbiamente,
vissuta in modo estremamente drammatico e devastante perché
l’attività sessuale è considerata, da alcuni, come fonte di
sicurezza e potenza maschile. Questo disturbo (non-scambio con
l’esterno) può essere interpretato, da un punto di vista
psicosomatico, come un tentativo di tenere sotto controllo il più
possibile una situazione vissuta pericolosa per l’equilibrio
psicofisico. Questo particolare “atteggiamento” lo possiamo
riscontrare anche in ambiti diversi (lavorativo e sociale) da
quello sessuale. Il timore di fallire, di non essere all’altezza
(timore del giudizio) delle aspettative può essere alla base di
questa sorta di paralisi dell’istinto sessuale, dell’iniziativa
e della creatività. Eiaculazione precoce. E’ anch’essa una
modalità difensiva maschile nei confronti di una sessualità in
qualche modo temuta. Il “tempismo” nell’intimo incontro con
il femminile, fino ad impedire un vero e proprio contatto, può
infatti avere un significato aggressivo nei confronti della
partner, che spesso viene percepita come troppo esigente e
competitiva, oppure può costituire una vera e proprio fuga per
sottrarsi all’angoscia legata al rapporto sessuale stesso. Sono
persone particolarmente ansiose con una mentalità, spesso,
spiccatamente razionale. Anorgasmia. L’incapacità o comunque
la difficoltà a raggiungere l’orgasmo è la più diffusa tra
le disfunzioni sessuali femminili. Anche in questo caso, la causa
principale è da imputare ad un’educazione particolarmente
restrittiva. Un eccessivo autocontrollo non permette di lasciarsi
andare e, quindi, fidarsi dell’altro o delle emozioni che
suscita l’intimità. Dispareunia. In questo disturbo i rapporti
(in assenza di cause organiche) sono difficoltosi e dolorosi.
Spesso è una reazione di rifiuto, il più delle volte
consapevole, nei riguardi della sessualità. Questa
manifestazione è legata, in modo particolare, ad un partner e al
suo atteggiamento. L’intervento terapeutico elettivo sarà
volto a sciogliere le tensioni corporee attraverso metodiche
ipnotiche ed esercizi di rilassamento. Come abbiamo potuto
vedere, in questa breve esposizione, il fenomeno “sessuale” è
più complicato di quanto generalmente presupponiamo. Questo
fenomeno, oltre ad essere intriso di paura, può essere vissuto
come una minaccia in quanto attraverso l’orgasmo si scatena una
forza istintuale che non possiamo “controllare”. La capacità
di autocontrollarsi facilita notevolmente la vita sociale, ma è
anche al tempo stesso espressione di non spontaneità. utocontrollo significa che tutti gli impulsi “sgraditi” alla
comunità devono, in qualche modo, essere repressi. In questo
modo l’impulso diviene “invisibile” anche se resta da
chiedersi che cosa ne sarà dell’impulso “bloccato”. Dato
che l’impulso per sua natura tende alla realizzazione, esso
tenderà a mostrarsi nuovamente, e così l’essere umano deve
costantemente investire energia se vuole continuare a reprimere e
a controllare l’impulso represso (diventa evidente il motivo
per cui si ha paura della perdita del controllo). Se tutto ciò,
infatti, emergesse, la situazione diventerebbe sì “sincera”,
ma socialmente molto discutibile, “per questo è bene sapersi
controllare” anche quando non si è lesivi verso se stessi, la
società ed il partner. Mettendo in atto, pertanto, questa
particolare “difesa” sia l’uomo che la donna possono
sviluppare difficoltà e creare stati confusionali nella sfera
sessuale. Entrambi si trovano davanti a pretese assurde a causa
dell’importanza che il gruppo sociale di appartenenza dà alle
prodezze sessuali facendone un metro di riuscita personale come
un indice di successo (potenza) nelle relazioni sociali. Stimoli
negativi, quindi, possono influenzare, in maniera diversa, sia il
maschio che la femmina: nessun partner è immune. La maggior
parte di tali disagi sono creati anche da tensione, ansia e,
molto frequentemente, dalla paura di fallire e di essere
rifiutati (o, ancor peggio, ridicolizzati). Il rapporto sessuale
è caratterizzato da sottili equilibri, basta poco per rompere
l’incantesimo: schemi mentali che portano a cattivi pensieri,
stress e, soprattutto, incomprensioni con il partner (non si è
più, in realtà, sulla stessa lunghezza d’onda). Se si tiene
conto di quanto esposto appare evidente che l’atto sessuale,
ormai separato dalla procreazione, assolve, fondamentalmente, il
soddisfacimento di bisogni psicologici la cui importanza assume
un ruolo ben più rilevante del piacere fisico nel quadro della
qualità della relazione fra i partner. Il territorio, su cui ci
si esprime, deve essere uno spazio di gioco creativo e di
fantasia in cui l’impegno a trovare le reciproche strade del
“benessere” dovrà essere la prerogativa principale. Il
piacere del partner non può costituire una preda da razziare, ma
un dono che si è liberamente offerto in cambio del nostro. infomania
(furore uterino). E’
un intenso desiderio erotico che la donna non riesce a soddisfare
per mezzo del coito e dell’orgasmo procuratole. Si passa da un
uomo all’altro, nella disperata ricerca del soddisfacimento e
nell’illusione che la causa della sua insoddisfazione sia
soprattutto imputabile all’altro: al maschio. E’ un fenomeno
abbastanza raro che spesso viene confuso con un forte
temperamento erotico. Nei casi acuti è sintomo di una gravissima
degenerazione psichica. La ninfomania cronica, molto più
frequente, è a volte complicata da un quadro clinico ossessivo.
Le donne colpite da questa forma attenuata sono schiave della
loro immaginazione: nel loro pensiero tutto si colora di
sessualità e l’oggetto più lontano dal simbolismo sessuale
diventa afrodisiaco. Il sogno lascivo si manifesta la notte
mentre allo stato di veglia esse sono ossessionate da un vero e
proprio eretismo cerebro – sessuale. Le ninfomani croniche sono
affette da ‘libido insatiata’, anafrodisia che impedisce la
conclusione benefica di un’eccitazione sessuale. atiriasi.
Il corrispondente maschile della
ninfomania. E’ un desiderio erotico maschile molto forte,
incontrollabile, che non trova soddisfazione nel rapporto
sessuale e nell’orgasmo comunque raggiunto. La satiriasi deriva
da un disturbo centrale che può essere acuto o cronico e che
include la possibilità di un delirio allucinatorio a contenuto
erotico. Chi ne è affetto può anche giungere,
nell’impossibilità di soddisfare la passione sessuale, alla
follia furiosa. Al sommo della crisi il malato è in uno stato
incoercibile di fregola durante il quale gli si oscura la
coscienza. Una nuova fase della libido può prodursi anche subito
dopo l’eiaculazione: il soggetto sembra in perenne stato di
turgescenza. Può essere all’origine delle peggiori perversioni
sessuali, perlomeno nel campo dell’immaginazione. |
SESSUALITA’ e DINTORNI …
’atteggiamento
di ogni individuo di fronte alla sessualità “parte”
nell’infanzia: esso viene influenzato da ciò che si vede nei
genitori, dalla valutazione del ruolo, dalla posizione familiare
e dalle debolezze fisiche. Spesso tale fenomeno è risultato di
un “errore” evolutivo che continua nel tempo: viene
“contratto” nell’infanzia e poi costantemente ripetuto. Da
questo “errore” ogni individuo potrà liberarsi soltanto
orientando la sua personalità verso una nuova strada, una nuova
meta, un nuovo stile di vita. Si comincia a reagire ad una
situazione della vita nel suo insieme, e non ad un solo aspetto
di essa che può venir deliberatamente presentata … risulta
davvero difficile ingannare i bambini su quello che li circonda
(dinamiche affettive, sociali, comportamentali). In linea di
massima, possiamo dire che i fanciulli di ogni generazione
esprimono nel loro comportamento le “difficoltà” che
affliggono le figure di riferimento. Il grado di rivalità che
esiste fra i due sessi si può già percepire osservando
l’attività ludica dei bambini: una lotta fra maschi e femmine
per la conquista del potere. Un attrito piuttosto vivace e
continuativo, ad esempio, tra i genitori avrà naturalmente
l’effetto di rivelare al piccolo gli aspetti sgradevoli e
pericolosi della relazione amorosa. La forte supremazia di un
genitore sull’altro può riflettersi sulla valutazione che il
bambino dà al proprio ruolo sessuale. Se la figura dominante è
il padre, il figlio può pensare che non riuscirà mai ad
eguagliare la sua autorità e la sua virilità. Proprio per
questo motivo, molti figli di persone “importanti” sono
spesso scoraggiati, hanno notevole difficoltà nello scegliere la
professione o addirittura possono scegliere “percorsi”
pericolosi. Se invece chi controlla e domina è la madre, il
figlio può opporsi a lei con successo, e spesso troviamo che i
grandi uomini hanno avuto madri con una personalità
eccezionalmente forte. Altre volte il figlio può soccombere e
rimanere per tutta la vita fragile (debole), viziato e dipendente
dalla questa figura dominante. La ragazza che si sente
detronizzata da una madre simile, rivolge la sua attenzione al
padre, lo prende come modello, e sviluppa dei tratti
particolarmente “virili”. e il padre è debole ed
irresponsabile e il nucleo familiare è mandato avanti solo dalla
madre, la ragazza svilupperà nella sua mente l’immagine che le
donne possono benissimo bastare a se stesse e quindi assumerà
una fiducia in se stessa di tipo maschile. Quando una ragazza
vede che sua madre ottiene dal partner tutto quello che vuole con
le carezze e le effusioni amorose, può prendere esempio da lei
su come si deve trattare il “sesso forte”. I ragazzi che
hanno imparato il modo di farsi amare dalla madre si scelgono
delle mogli dalle quali si fanno amare nello stesso modo. le
ragazze che hanno combattuto contro il loro padre saranno portate
a scegliere un marito contro il quale esse potranno continuare la
“battaglia” da tempo iniziata. Un marito che ha una moglie
infedele è qualche volta un soggetto che è stato trascurato
dalla madre. Queste ripetizioni si verificano per il bisogno che
si ha per mantenere e continuare il proprio stile di vita. La
difficoltà che incontra un fanciullo quando viene detronizzato
da una sorella più giovane, o di un ragazzo unico maschio in una
famiglia di donne, o viceversa una fanciulla detronizzata da un
fratello più giovane e privilegiato, rappresentano l’ennesima
testimonianza della lotta continua che ogni figlio deve sostenere
e che può scoraggiarlo nel raggiungimento della sua posizione
sociale e del ruolo sessuale. L’idea della superiorità e della
virilità sono così strettamente connesse che un fallimento in
un settore anche diverso da quello sessuale può far sorgere nel
bimbo il dubbio di non essere abbastanza virile. Nel linguaggio
comune usiamo spesso metafore sessuali. Per esempio alla frase “è
un debole” è stato sostituito la locuzione più efficace e
colorita “è una femminuccia”. Questi modi di dire possono
essere resi ancora più efficaci usando dei confronti fisici. Non
usiamo forse per esprimere dolore “il mio cuore sanguina”
oppure raffigurare la paura con l’espressione “è come se le
mie gambe fossero di gelatina” o ancora esprimere un turbamento
affermando “mi gira la testa”? Tutti gli organi del corpo,
non solo quelli sessuali forniscono parecchio materiale
analogico: per esempio il ragazzo che manifesta il suo
scoraggiamento con la frase “mi sento una femminuccia” può
spingere più oltre il suo paragone, può avere la sensazione e
comportarsi come se stesse dicendo “i miei organi genitali non
sono virili”. osì la bambina può esprimere la sua delusione
di non essere un maschio dicendo “sento che mi manca qualche
cosa …” La masturbazione (si veda l’articolo “La
solitudine del piacere”) dei bambini può essere considerata a
seconda dell’intensità un segno di scoraggiamento.
L’attenzione del piccolo si è concentrata, in forma
angosciosa, su se stesso, ed egli esprime il senso di debolezza
con questo “atto”, con il linguaggio degli organi.
Naturalmente non bisogna preoccuparsi della masturbazione
infantile, ma piuttosto distrarre l’attenzione del bambino da
se stesso e dirigerla verso interessi esterni, ed inoltre
rassicurarlo che non si può cambiare sesso, che i ragazzi
crescono e diventano degli uomini e le ragazze delle donne.
Quando la madre dà troppa importanza alle prime esperienze
sessuali il bambino è portato a sopravalutarne il significato.
Magari è un po’ spaventata, si preoccupa troppo del suo
bambino, parla con lui di queste cose e, a seconda della sua
educazione ricevuta, lo rimprovera. Ora sappiamo che a molti
bambini piace essere al centro dell’attenzione e spesso un
bambino insiste nelle sue abitudini proprio perché queste gli
vengono rimproverate. E’ molto meglio non sopravalutare la
questione sessuale, ma trattarla come un fenomeno naturale e, se
non ci si dimostra impressionati di fronte ai piccoli, tutto
riesce più facile e di breve durata. E’ durante l’adolescenza
che si nota se il bambino è adeguatamente preparato al ruolo
sessuale che deve svolgere. Per quasi tutti i ragazzi,
l’adolescenza - spesso manifestata con grande esuberanza -
significa soprattutto una cosa sola: dimostrare che non si è più
bambino. Molte manifestazioni adolescenziali sono semplicemente
il risultato del desiderio di dimostrare indipendenza,
eguaglianza con gli adulti, virilità o femminilità. Il
carattere di queste manifestazioni dipendono dal significato che
il bambino ha attribuito a certe esperienze vissute in quel
particolare nucleo sociale. n bambino che non è stato preparato ad affrontare la vita in modo adeguato è disorientato e sperimenta un profondo disagio di fronte a queste problematiche. Nei rapporti sociali appare timido e riservato, con tendenza a isolarsi restando chiuso in casa e, di fronte al problema del lavoro, non sa trovare professione che lo attragga perché si sente incapace di tutto. Nei riguardi dell’amore e del matrimonio è ostacolato dal suo imbarazzo nei confronti dell’altro sesso con cui evita di avere contatti. Se qualcuno gli parla arrossisce e non trova parole per rispondere. Altri, invece, possono diventare arroganti, ipercritici nei riguardi dei loro genitori, e possono spingere la loro ribellione sino al punto di cacciarsi in pericolose avventure sessuali. Essi possono mettersi “volutamente” nei pasticci per dimostrare ai genitori di aver ancora bisogno di affetto oppure per rassicurarsi, come il figliuol prodigo, del continuo affetto dei genitori e della loro fiducia. La sessualità può rappresentare la via più breve per dimostrare una certa indipendenza senza per questo dover affrontare le vere responsabilità dell’età matura. Di solito, comunque, gli adolescenti cercano di tenere in disparte la sessualità, almeno in un primo tempo (proprie per le sensazioni devastanti che essa evoca), e preferisce gli amori romantici, specialmente quelli che si configurano come una relazione impossibile. La tendenza comune agli adolescenti di innamorarsi di eroi, cantanti ed attori non dev’essere derisa dai genitori. Tale “infatuazione” ha lo scopo di far guadagnare il tempo necessario per l’adattamento a queste nuove turbolenze emotive. Anche il “piacere solitario”, che generalmente compare in questo periodo, dev’essere considerato un mezzo per prendere tempo. Soltanto se tale attività si presenta in forma ossessiva e accompagnata da forte senso di colpa può essere motivo di sofferenza. Il fanciullo medita su questa “debolezza” e considera la masturbazione come prova di una propria preesistente mancanza di volontà. orge quindi il problema di come riuscire a controllarsi, ma questa difficoltà non fa che accentuare le sue fantasie tentatrici, e scoppia un profondo conflitto interiore tra il “bisogno” e la “volontà” con il risultato che il bisogno di masturbarsi e l’autocondanna si accentuano sempre più. La sessualità, da un problema oggettivo diventa una lotta soggettiva contro i propri desideri intimi. Questo conflitto interiore rappresenta un’evasione dal vero problema della sessualità e deve essere quindi considerato un alibi di natura emotiva. Il soggetto può dire a se stesso: “Se soltanto non avessi questa debolezza, quante cose potrei fare”. In generale i disturbi emotivi di natura sessuale possono essere considerati un mezzo per evitare di affrontare l’esperienza diretta e per procurarsi un alibi in caso di fallimento. Questo fenomeno, quando si verifica in un adulto, denota un certo grado di insicurezza. Egli affronta il problema in uno stato di estrema tensione, terrorizzato dal pensiero di perdere il proprio prestigio qualora fallisse. La sua mente è perciò concentrata unicamente su se stesso, mentre dovrebbe essere concentrata sul partner: godersi senza vincoli questa “folle passione”, liberamente questi attimi unici ed esplosivi. Qualche volta egli adduce pretesti irrilevanti: si lamenta perché le situazioni e le condizioni non sono come - a suo dire - dovrebbero essere, oppure perché la compagna ha detto o ha fatto qualcosa che gli ha dato fastidio. Egli può quindi attribuire il suo fallimento a questi fattori che l’hanno “fuorviato" (attività masturbatoria anziché il rapporto sessuale “adulto”, impotenza), così il suo prestigio è salvo. Spesso il suo interesse tende a diminuire quando si accorge che l’interesse della compagna sta invece aumentando, perché il suo atteggiamento è vissuto come una incalzante competizione o invadenza, e non è raro che gli uomini preferiscono una donna “imbranata” e passiva, che non prenda iniziative e che non ostacoli la loro supremazia. Non dobbiamo dimenticare che in questo periodo storico, in cui le donne possono liberamente scegliere e decidere autonomamente, i disturbi sessuali maschili sono aumentati in maniera impressionante: il maschio è stato messo all’angolo. ’impotenza, come ogni debolezza, si converte gradualmente
nella sua compensazione e può essere usata per creare negli
altri uno stato di ansiosa aspettativa. Altre volte si può avere
il desiderio di vendicarsi della donna lasciandola insoddisfatta
e dimostrando un disprezzo per il suo “fascino”. L’impotenza
può anche non essere l’espressione di un rancore verso la
compagna, può essere, per esempio, una reazione dell’uomo di
fronte a una donna troppo possessiva, invadente, avida o
dominante. Per la donna è abbastanza rassicurante constatare che
il maschio è “inferiore” alla femmina nell’ambito
sessuale. La donna può compiere, o almeno permettersi, l’atto
sessuale ripetutamente e in qualsiasi momento, mentre l’uomo è
spesso condizionato dalle sue condizioni fisiche, dallo stato
d’animo e dalla situazione del momento. Ne consegue che “tutti”
gli uomini, chi più chi meno, sono sempre più ossessionati
dalla paura del fallimento e dell’impotenza. L’eccessiva
importanza che viene attribuita alla potenza sessuale, produce,
nell’uomo che fallisce, una immensa vergogna, che sembra
invalidare tutta la sua personalità, e che lo può inibire per
lungo tempo dal tentare nuovi rapporti sessuali. Un’altra
ragione di fallimento può essere rappresentata dal fatto che la
donna venga influenzata dalle angosce dell’uomo; se poi essa
considera il fallimento come un’offesa personale, di non essere
più attraente, sensuale e erotica i guai non finiscono più. Le
cose si aggiustano sono se c’è comprensione, desiderio e
volontà nel risolvere tali problematiche. E’ necessario
soprattutto che si attenui questa paura, questa infinito stato di
tensione e che ogni eventuale fallimento venga minimizzato - da
entrambi - con affettuoso umorismo. |
Omosessualità … orientamenti diversi
uesto comportamento sessuale in genere nascosto e clandestino imprime alle persone un certo modo di apparire. L’aspirazione ad una relazione di coppia è frequente, ma la sua realizzazione “incerta”, per una certa instabilità sessuale più che affettiva e per complicazioni passionali frequenti (gelosia, minacce di vendetta, ricatti, tentativi di autosoppressione) che spiegano l’alternarsi di rotture e di riconciliamenti provvisori. I tratti di personalità più spesso segnalati sono la suscettibilità, l’assenza di aggressività manifesta, attenzione al conformismo sociale. Dobbiamo ricordare che solo una piccola percentuale di omosessuali giungono a una consultazione per i certi conflitti sociali. Spesso la richiesta di un consulto medico o psicologico proviene dall’ambiente familiare, dopo aver scoperto, a loro dire, questa scandalosa anomalia. L’unica cosa che rimane all’interessato, non avendo nessun reale bisogno di trattamento, è un compromesso. In altri casi, soprattutto negli adolescenti, può essere ragionevole una consultazione psicologica per tratti ansiosi e depressivi. Oppure quando è presente una sofferenza emotiva centrata sul senso di colpa, sul problema immaginario, piuttosto che reale, dovuto alla sensazione di incompletezza e di insuccesso.
… al FEMMINILE
Conclusioni
li omosessuali sono stati accusati anche di essere incapaci di amore, o comunque di non amare come gli eterosessuali. Per smentire questo pregiudizio basta considerare che il concetto di amore spirituale fra uomo e donna discende da Platone (da cui amore platonico), il filosofo greco che, pur riferendosi all’omosessualità, ne ha parlato sotto un aspetto valido per tutti. Esistono, è vero, omosessuali incapaci di amore, come ve ne sono fra gli eterosessuali. Ma chiunque si sia avvicinato al loro mondo sa bene che fra essi si può trovare l’intera gamma dei sentimenti amorosi e di odio, di felicità e infelicità, di fedeltà o di infedeltà. Non deve MAI essere dimenticato che l’omosessuale è un essere umano simile a tutti gli altri, salvo per quel che riguarda la sua tendenza sessuale e affettiva. Non si può fare l’identikit dell’omosessuale più di quanto si possa fare quello dell’eterosessuale. I tipi omosessuali che la gente conosce e dei quali sente parlare vanno dall’artista o dall’intellettuale circondato dalla sua corte di giovani, all’individuo che frequenta i gabinetti pubblici, i parchi, i cinema in cerca di compagni occasionali; dal pederasta che insidia i ragazzini, al gay che si batte per il riconoscimento dei suoi diritti civili. Costoro sono la parte emergente, la più piccola, della totalità del mondo omosessuale. Al di sotto di questo iceberg appariscente esiste, di gran lunga più vasto, il mondo omosessuale invisibile, ignorato da psicologi, dai criminologi, dalla stampa: è il mondo degli omosessuali che vivono una vita riservata quanto quella dell’immensa massa delle persone comuni. Riservata, ma contrassegnata molto spesso dalla solitudine, dall’isolamento, dall’impossibilità di esprimersi … una condizione per NULLA “anormale” in cui da curare c’è solo il pregiudizio.
Divorzio … quando i rapporti finiscono
… schiodarsi dalla routine è fondamentale perché tutte le abitudine quotidiane, troppo consolidate e ripetitive, fanno “sbandare” i rapporti… l’amore felice, oltre a far spiccare il volo, creare, illuminare e ringiovanire completamente, cura meglio di un farmaco: migliora la circolazione, toglie quella fastidiosa cefalea, rinforza le difese immunitarie, rende “leggeri” (non si ha più bisogno di compensare un vuoto affettivo), allontana insonnia e ansia … nell’amore contano le emozioni vissute e le sensazioni che il rapporto attiva in modo naturale e spontaneo, senza forzature o rompicapo.
rriva
un bel giorno che vivere insieme diventa un inferno. Una unione
che sembrava indistruttibile poco alla volta o all’improvviso
salta, crolla come un gigante d’argilla. I motivi possono
essere tantissimi: tradimento, violenza, mancanza di entusiasmo e
di passione, noia, incomprensione, difficoltà economiche, calo
della libido. Il divorzio, anche se non fa più notizia, non
riguarda esclusivamente il puro e semplice scioglimento del
vincolo matrimoniale, ma coinvolge aspetti emotivi
particolarmente dolorosi - difficili da gestire - quali ad
esempio abbandono, distacco e separazione; l’addio innesca una
infinità di problematiche psicologiche e pratiche (il tutto deve
essere affrontato immediatamente). “Divorziare in allegria” è
sicuramente uno slogan per qualche commedia popolare e, comunque,
stando ai dati oggettivi è sicuramente una locuzione decisamente
anacronistica. In questo fenomeno, se si presta attenzione, la
vera sofferenza non si concretizza automaticamente con la
separazione, ma l’infelicità era già presente quando la
coppia, a se stessa e agli altri, si sforzava di dire “E’
tutto normale, tutto funziona alla meraviglia … tutto come
prima”: il rapporto era già una prigione invisibile,
un’atmosfera di perenne tensione, in breve un fenomeno di
sofferenza per entrambi i coniugi. Non sempre la sofferenza è
prerogativa per forza solo a chi sperimenta il sentimento di
abbandono: anche chi lascia può portare il peso di questa
rottura (senso di colpa, attaccarsi ai ricordi, cercare di
mantenere a tutti i costi un rapporto di amicizia per rendere il
distacco meno traumatico). a separazione porta sempre con sé
tristezza, amarezza profonda, malinconia, dolore e perché no,
anche paura. Vivendo per molto tempo una vita di coppia si
finisce per perdere di vista la propria individualità (perdita
del lavoro, degli amici, interessi) e quando un membro della
coppia si allontana ci si sente smarriti, come se si avesse perso
una parte di se stessi (fenomeno ben evidenziato nella
depressione). Il vero dolore comunque viene amplificato dalla
resistenza, dallo sforzo di fare andare le cose diversamente, dal
tentativo di cancellarlo: quando una storia è finita è finita.
Non ci si rende conto che in questo modo la sofferenza la si fa
diventare ancora più forte (tenere il cervello concentrato su
quel unico pensiero non si fa altro che alimentarlo). Il fingere
un amore e un piacere che non si prova più è devastante ma
soprattutto apre le porte silenziosamente alle malattie
psicosomatiche. Se la storia è finita, è segno che l’alchimia
dell’amore si era spenta da tempo. Se non ci si sente più
attratti da qualcuno e il suo odore dà persino fastidio non ci
sono dubbi: è finita. Inutile raccontarsi che ci si ama, che si
è legati da tante cose: per quanto dorata sia una gabbia è
sempre una gabbia. Quando si arriva a questo particolare
rapporto, il divorzio - se veramente non si ha più niente da
dire - diventa la soluzione ideale per porre fine definitivamente
alla giostra di infelicità per uno o entrambi i partner. Se la
convivenza è giunta a sfaldarsi, evidentemente significa che le
cose non andavano poi così tanto bene: è l’occasione per
uscire da una vita chiusa. Quando un matrimonio entra in crisi,
l’unica possibilità è scoprire le cause e quindi vedere se è
possibile salvarlo. L’esperienza, però, insegna che quando la
coppia entra in crisi difficilmente i membri che la compongono
sono in grado di comprendere in maniera lucida i motivi. In
questa fase i motivi di sofferenza, i pericoli di ulteriore
disorientamento e delusione sono tantissimi e, soprattutto, a
portata di mano: certi legulei estemporanei pronti a far
riappacificare ma in realtà sono concentrati solo sulla
parcella, ciarlatani e fattucchiere che assicurano e prevedono
l’avvicinamento della coppia, amici comprensivi e parenti
serpenti che tentano di salvare dall’esterno qualcosa che non
funziona più all’interno. Se la coppia non funziona per
mancanza di “collante”, di elementi che la tengono insieme, è
del tutto inutile ricorrere a strategie di qualunque tipo esse
siano, nella convinzione che tutto bene o male si sistemerà.
Appare evidente quindi che chi sceglie di divorziare lo fa non
per capriccio ma prima di tutto per risolvere una situazione di
sofferenza individuale ormai insopportabile. nnullarsi
per il partner, non dire mai di no, fare continui sforzi e
sacrifici per lui perché solo in questo modo ci si sente
importanti ed indispensabili, non è amore ma solamente
dipendenza e, col tempo, si sviluppa una profonda disistima …
l’equilibrio si raggiunge quando si dà e si prende. uando
si spezza un rapporto, si esaurisce una passione, finisce un
amore, soffrire è del tutto “normale” perché l’essere
umano, da buon conservatore, con i suoi atteggiamenti e schemi
mentale rigidi, vorrebbe mantenere ogni situazione immutata, non
abbandonare le vecchie condizioni e abitudini, cercare, costi
quel che costi, con unghie e denti, trattenere le cose così come
sono anche se, in questo caso specifico, la fiamma dell’amore è
affievolita, se non già spenta da tempo, senza vitalità, non
scalda più … far rinascere un nuovo rapporto con la convinzione
del “bicchiere mezzo vuoto”, con l’idea di essere
“sfortunato” è davvero difficile: vittimismo, disillusione e
voglia di rivalsa la fanno da padroni, gelano, bloccano e
chiudono, ancora prima di partire, nuove esperienze magari più
entusiasmanti, vivaci e felici: si perde così l’opportunità
di essere ancora VIVI, pronti a ricominciare, aperti a nuove
avventure, ad orizzonti diversi … abbandonare pregiudizi e modi
di pensare pessimistici è il primo passo per gestire tale
dolore, il secondo è quello di non farsi controllare
dall’esperienza… fare attenzione a non idealizzare, a
crogiolarsi nel rimpianto, catalogare e inserire l’amore in
modelli rigidi ed infantili … evitare di farsi confondere da
tutte quelle frasi fatte, dai luoghi comuni, da quei modi di
pensare prodotti dalla delusione e dal timore di ri-soffrire che
altro non fanno che naufragare o boicottare, fin da subito,
l’approccio relazionale: “l’amore non esiste tantomeno la
felicità, non potrò mai più essere felice con un altro
partner, tutte le donne/uomini sono uguali, bugiardi, non amerò
più nessuno” (l’amore è un fenomeno chimico, non mentale,
nemmeno fatto di calcoli e strategie, la prova è che produce,
ogni volta che appare in scena, l’ossicitina: il “farmaco”
della leggerezza, dell’ebbrezza e dell’esaltazione …
PROVALO!) … ei primi incontri, non pretendiamo che l’altro
fornisca in ogni momento la grande prova d’amore, dimostri e
rassicuri che è sincero, che vuole veramente bene perché, oltre
a renderlo insicuro, pieno di dubbi e caricarlo eccessivamente di
responsabilità, gli si toglie libertà e spontaneità: sono
tutti veleni mentali che paralizzano e privano della naturalezza…
parlare troppo e dedicare molto tempo ad una storia finita non
solo crea confusione ma la amplifica ancora di più, rinforza le
preoccupazioni, crea condizioni e convinzioni che sembrano reali
(anche l’amico più lucido e attento ha la sua verità, la sua
originale interpretazione ma non è detto che corrisponda alla
propria) … ricorda, i sorrisi finti, i brontolii continui e i
mugugni ben stampati in viso manipolano, ritardano e tolgono
energia al nuovo rapporto relazionale … se si è esaurito quel
tipo di rapporto perché era troppo scontato e prevedibile, non è
detto che un altro, quando si ha la mente sgombra da pregiudizi e
non si mettono in atto ovviamente gli stessi meccanismi mentali
fallimentari, non possa ripartire e realizzarsi alla grande:
RIPROVACI, non fermarti qui! uando
la fine di un rapporto arriva, la mente si riempie immediatamente
di pensieri opprimenti, non lasciano scampo, di colpo ci si
avvelena di rimpianti e sensi di colpa inutili: “Se mi
fossi “svegliato” prima … Se non dicevo quelle frasi … Se
non avessi fatto … Dovevo assecondare quelle cose, valorizzarle
di più … Dovevo essere più sensibile, più presente …
Segnarmi i momenti più importanti, essere più attento alle
ricorrenze … Se non avessi accettato quell’invito … FORSE,
forse e forse, chissà, saremmo ancora insieme” … ma quanti
più!!! … il pensiero rimane lì, inchiodato sul partner … la
“perdita” di una persona cara è sempre un’esperienza
straziante, un inferno che brucia lentamente ed inesorabilmente,
un tormento che ripiega su se stessi, una sofferenza sorda che
disorienta, che strappa non solo i capelli ma che azzera anche
ogni certezza, smantella improvvisamente i punti di riferimento
più importanti, un dolore mentale diffuso che si trasforma
lentamente in un disagio fisico (le difese si abbassano, i tratti
depressivi fanno la loro comparsa, il rimuginare continuo fa
esplodere la testa, produce tensione alla bocca dello stomaco e
all’intestino, Morfeo diventa un tiranno … costringe a fare a
botte tutta la notte col lenzuola e cuscino): il mondo ci cade
letteralmente addosso … lo strazio e il rimorso per le cose
“non fatte” in passato si impossessano della nostra vita,
inquinano, dominano, controllano e gestiscono il nostro vivere
nel tempo presente … allontanarsi, fuggire dalla sofferenza,
dal dolore è una reazione istintiva e ben motivata, più che
umana, per certi versi inevitabile, bisogna fare in fretta. a
ecco che, improvvisamente, quella melodia ci raggela il corpo e
la mente, ci pietrifica di colpo, quella canzone ci riporta a
lui/lei, a quel film visto insieme che ci ha particolarmente divertiti
stimola la voglia di ritornare indietro, poi, quel lungo viale
alberato di tigli profumati rievoca un tenero e caldo momento
mano nella mano, certi luoghi, poi, oltre ad essere un vero e
proprio supplizio sono sempre più presenti e davvero inevitabili
… quel fantastico mangiare al cinese al lume di candela,
leggeri, liberi, in silenzio, presi dalla follia della passione,
seduti all’aperto coccolati da una calda brezza estiva, ritorna
violentemente in scena portando un venticello di tristezza,
nostalgia, tenerezza e lacrime … e, ancora, pensare a
quell’intimità - davanti al televisore rannicchiati e dormire
abbracciati nel lettone - paralizza ogni attività, avvalora
ancora di più quell’idea devastante che non ci sarà più
nessun altro nella propria vita, tutto è finito, giuro e rigiuro
che il cuore non batterà mai più … impossibile ritornare a
vivere normalmente … riflessi rallentati, umore incerto, una
sofferenza incredibile, un tormento senza sosta, un patimento
davvero ingestibile … terribile, terribile (questo è il dramma
e il dolore che leggo negli occhi, nel volto smarrito dei miei
pazienti quando sperimentano un abbandono). Senza quelle vecchie
abitudini ci si sente persi, completamente vuoti, confusi,
smarriti, nulla attrae, niente interessa, tutto si rifiuta, si va
completamente alla deriva, è la fine! Lentamente lo spazio di
libero movimento si restringe: quel ristorantino tanto amato è
da evitare, quel film va nascosto, gli amici allontanati, quelle
letture cestinate. ffiorano bizzarre paure, strane insicurezze e oscure incertezze … pian, piano prende corpo una profonda delusione, la sensazione di avere sprecato troppo tempo in quel rapporto che non meritava assolutamente tutto il nostro impegno e attenzione … si diventa scontrosi, aggressivi, freddi, acidi, cattivi, ogni cosa perde importanza … non si esce più, il processo di isolamento ha inizio, rabbia, rancore, pessimismo annullano altre opportunità e occasioni, allontanano la possibilità di nuovi incontri, di essere nuovamente inebriati da salutari passioni … chissà mai, forse, magari più coinvolgenti e felici … MA le sue passioni erano anche le tue passioni veramente? … MA era proprio fonte di benessere quel vivere? … eravamo davvero felici, liberi, fiduciosi, indipendenti, naturali e spontanei, oppure quel rapporto era diventato noioso, spento, senza fantasia, troppo idealizzato e poco creativo, tenuto in piedi solo dalla routine e dall’abitudine, in attesa di stimoli migliori e più coinvolgenti, sorretto solo dalla paura del cambiamento? Ma cosa si può fare per eliminare queste fastidiose e dolorose “impronte” del passato? E’ bene ricordare che ogni pensiero, anche se doloroso, è l’unico strumento rimasto - assieme a rimpianti, lamenti e sensi di colpa - che ci permette di rimanere ancorati, in contatto, legati con quella cosa tanto desiderata o con quella determinata persona tanto “amata” … ecco perché risulta difficile rinunciarci … il non pensarci significherebbe troncare quell’esperienza in maniera definitiva e, quindi, ci si ritroverebbe ancora più confusi, più soli, più lacerati, più abbandonati. Più noi ci ribelliamo, più ci opponiamo con forza alla sofferenza e più, però, attraverso la produzione degli ormoni dello stress, la rendiamo importante, attiva e viva. Sarà utile, in questo particolare frangente, per contrastate questo infinito patimento anche biochimico, essere presenti a se stessi, SENTIRE e GUSTARE lentamente, senza fretta, quello che si sta facendo realmente … riscoprire, attivare i sensi, entrare in contatto con le nostre vere sensazioni. uardare pian piano le cose da un’altra angolatura, con uno sguardo diverso: unica possibilità di ritornare a far germogliare la nostra vita … provare piacere nel vivere le piccole cose, magari con lui non era possibile, perché erano banalizzate, ridicolizzate, etichettate come capricci infantili oppure soffocate per il quieto vivere. Creati nuovi spazi, luoghi diversi, solo tuoi, evita di fare le stesse cose, gli stessi percorsi, così potrai ricevere nuovi stimoli. Sono tante le sensazioni utili, che fanno riemergere, possono risvegliare lucidità, desideri e la voglia di fare, ritornare con gli altri … soprattutto, star bene con se stessi, non in funzione a quello che si farà o chi si incontrerà: ma SOLO e SOLO per se stessi ORA, in questo momento … indossare un abito che ci fa sentire bene e sicuri, un profumo che ci solleva l’umore, mangiare anche tutte quelle cose che prima per ‘l’alito pesante’ o perché non facevano snob non si potevano assaggiare … premiarsi e premiarsi gradualmente … FARE e FARE ancora, iscriversi a corsi … l’importante che siano tutte cose desiderate e “sentite” … qualunque cosa che si mette in cantiere va bene basta che sia rivolta a “coccolare” e “curare” la propria anima … RICORDA, ognuno di noi è unico e speciale, l’amore e la felicità sono risorse inesauribili … infinite! ICORDA,
l’amore è un viaggio meraviglioso, una lunga strada in cui ci
si può “saltellare” liberamente sopra, un percorso guidato
dall’improvvisazione e dall’istinto, un territorio “vergine”
tutto da scoprire in ogni suo angolo più recondito, quindi, come
ogni cosa vivente, può sbocciare, svilupparsi, invecchiare e
anche morire. ai
“SEDERSI” su un amore finito … un rapporto concluso, se non
lo copriamo di lamenti, compianti e sensi di colpa, ci prepara
sempre a qualcosa di nuovo, a modi di vivere originali e unici,
dona nuove forze, porta desideri, consapevolezza, idee, interessi
e grandi passioni: nuovi amori che ti fanno ripartire alla grande
perché non ti piegano all’abitudine, non ti vincolano a
personaggi prestabiliti e che non ti lasciano confezionare dalla
routine o dalle convenzioni. |
Il rapporto di coppia
Gli AMORI estivi …
a sua fine precoce, già in partenza conosciuta, è figlia del fuoco dell’istante, dell’attrazione sessuale e della passione. Ogni incontro, infatti, con l’avvicinarsi della fine delle vacanze, è accompagnato da un senso di precarietà, ed è per questo che fino all’ultimo minuto, tra pianti e abbracci, si deve godere in fretta e il più intensamente possibile questi grandiosi momenti (che non torneranno più, forse altri, ma mai con queste caratteristiche estive): gli attimi sono davvero preziosi. Il tempo sembra non bastare mai e tutto si carica di un alone di tristezza perché si ha la sensazione di perdere qualcosa di veramente importante, di unico, che forse non tornerà più: quei momenti che accendevano di ardente passione. Si cerca in qualche modo di contenere la sofferenza della perdita, ed è in quel frangente che si scambiano confidenze, oggetti, numeri telefonici (ricordi da attingere nei momenti grigi). Il corteggiamento estivo, come abbiamo visto, è caratterizzato da ritmi e tempi diversi: non c’è tempo, se il fuoco brucia, la freccia con la punta d’oro deve scoccare all’istante. Questa esperienza, accompagnata sempre dalla spirito fantasmatico vacanziero, se priva di sensi di colpa, spesso è davvero diagnosi e terapia: toglie il ronzio mentale, rende malleabili, ammorbidisce la rigidità e annulla le diffidenze che normalmente accompagnano le relazioni interpersonali nel corso dell’anno.
cco perché, spesso, al rientro in città, oltre ad un pizzico di nostalgia, si porta anche un po’ di “apertura”, di flessibilità, di eccitazione e di vivacità nei rapporti interpersonali (partner compreso). Il fatto curioso in tutta questa vicenda è che l’amore del focolare (calore, sicurezza, continuità) e quello passionale (trasgressione, liberazione dell’istinto) possono tranquillamente coesistere. Ma cosa più importante è che tutte queste esperienze fatte lontano dalla città e da occhi indiscreti possono mettere in discussione, stimolare o far rinascere, se non è stato fatto a tempo debito, un rapporto ormai congelato dall’abitudine, dalla routine e dal vecchio. Per molti, può essere veramente un’opportunità, uno scossone e uno stimolo alla riscoperta e alla continuità del rapporto … la salvezza di un rapporto ormai logoro e sfilacciato. Cosa fare. Poiché la coppia - se formata da individui spontanei ed autonomi - è fonte di felicità, il lavoro terapeutico principale sarà quello di ripristinare questo stato di soddisfazione, favorire un dialogo più vantaggioso, migliorare la comunicazione, affrontare e risolvere meglio i conflitti.
PARI sì, ma DIFFERENTI ...
INFEDELTA' …
ssere ripetitivi e abitudinari finisce per limitare eros, creatività e potenzialità: la relazione va vissuta con pienezza istante dopo istante… l’eros non va assolutamente d’accordo con i calcoli e le strategie varie… non ingessare e contaminare l’amore con il proprio ideale di amore perché gli AMORI senza paure, sorprese, imprevisti, rabbie, desideri e passioni diventano prevedibili e scontati e, quindi, hanno vita corta, FINISCONO! … bisogna stare alla larga da chi ha intenzione di danneggiare!!!
COPPIA … ecco come riaccendere il desiderio
n’attività sessuale povera o insoddisfacente non favorisce solo una vita infelice ma è un sintomo importante di malessere generale. Se la sessualità è stanca e demotivata, vuol dire semplicemente che l’energia vitale è agli sgoccioli, al capolinea, in riserva, l’eros non fa più “perdere la testa” e non si è più in sintonia con il corpo (attraverso il corpo si sperimenta il piacere ma la mente può ostacolarlo). Uno dei fattori che spegne lentamente la fiamma del desiderio è l’eccesso di familiarità. A forza di condividere ogni cosa, di non avere nemmeno un proprio spazio, un piccolo segreto, porta dritti, dritti a un rapporto simile a quello tra fratelli e sorelle: finisce per diventare in qualche modo troppo ripetitivo, sempre uguale, alquanto “familiare”. Il segreto dell’attrazione e dell’erotismo è invece quello di vedere l’altro con occhi diversi: creare un’atmosfera carica di eccitazione, piena di fantasia e passione. Anche l’assenza di conflitti e di litigi, spesso, non è indice di unione felice. Tale fenomeno, contrariamente a quello che si pensa, segnala la mancanza di intimità e, soprattutto, di coinvolgimento. I rancori e i malumori, sempre presenti in qualsiasi ménage, se esteriorizzati in tempo reale, permettono di chiarire i rapporti di coppia, di comprendere posizioni diverse e di conseguenza, le ripicche ESPRESSE e chiarite… difficilmente tengono a distanza il partner sotto le lenzuola.
on è raro, infatti, che dopo un’animata discussione scatti una bramosia, una profonda eccitazione sessuale, libera, spontanea ed intensa. Un altro atteggiamento sbagliato, che potrebbe portare dritti a spegnere l’eros senza accorgersene, è proprio quello di ripetere e inseguire i rituali fissi; gesti che accompagnano sempre svogliatezza e stanchezza, tolgono all’atto tutte le magie erotiche: lo stesso giorno, la stessa atmosfera, lo stesso abbigliamento, lo stesso ambiente e luogo. Tutto ciò può essere rassicurante per chi non vede di buon occhio la sessualità, ma l’abitudine rende il sesso piatto, riscaldato, privo di ingredienti erotici, privo di mistero, di fantasia e di spontaneità; in breve, sacrifica il vero piacere per un immagine troppo controllata e ripetitiva. Non essere mai se stessi, seguire dei ruoli ideali, cavalcare eccessivamente l’onda della moda porta inevitabilmente a snaturare la carica erotica. Assecondare continuamente il partner ed elargire eccessivamente una finta generosità fa covare un profondo sentimento di ostilità. Ogni cosa deve essere condivisa perché in amore i troppi “sacrifici” portano a frustrazioni e insoddisfazione (cova silenziosamente l’aggressività) … a insanabili conflitti. Proprio perché la perfetta sintonia è irraggiungibile tra i due partner, l’atto della mediazione risulta fondamentale per la serenità della coppia. Tale intesa, tuttavia, non deve creare squilibri che soffocano spontaneità e desideri: se non si condividono certe fantasie bisogna imparare a dire di no. Spesso è radicata la convinzione, soprattutto nel maschio, che la sessualità coincida e si esaurisca con la penetrazione. Niente di più sbagliato, l’eccitazione è molto più complessa.
NB. E’ possibile richiedere direttamente all’autore dell’articolo, attraverso i recapiti sottoindicati, il test di compatibilità della coppia (rapporto soddisfacente, accettazione da parte del partner, se il rapporto mette ansia).
Disturbi femminili
ATTENZIONE PERICOLO
na vita sessuale frustrante, timorosa o impoverita, viene spesso compensata, senza saperlo, con acquisti sconsiderati, consumo eccessivo di alcol, bulimia e altre attività compulsive disastrose. A volte, invece, le cose sono più serie, il malessere ha un carattere costrittivo: i disturbi sono collegati all’eccesso. Tale fenomeno allora è caratterizzato da impulsi ossessivi - compulsivi a scapito di altre attività importanti (tutto ruota attorno alla realizzazione del piacere immediato; ad esempio, la masturbazione compulsiva toglie energie ad attività importanti e più creative). I soggetti con queste difficoltà, dominati da infelicità ed infantilismo, possono agire in modo potenzialmente dannoso per se stessi e gli altri. Gestiscono in maniera maldestra le loro sensazioni di irrequietezza, inadeguatezza ed inutilità, attraverso comportamenti che non sono in grado di controllare: massacri, molestie ai bambini, incesto e violenza carnale. L’aggressività sfogata nel sesso può portare, infatti, ad azioni distruttive, a comportamenti estremi come lo stupro e il delitto (distruggere l’oggetto del desiderio). Non dobbiamo dimenticare che queste persone non sono “marziani”, ma sono individui che lavorano, si sposano, hanno figli e possono atteggiarsi a genitori esemplari e premurosi. In particolare, possono condurre una vita apparentemente “normale” e spesso quantitativamente intensa rispetto ad altri, che però procura un piacere nettamente insoddisfacente e inferiore a quello che possono ottenere mettendo in moto i meccanismi di questo disagio… trovano piena soddisfazione soltanto attraverso il loro comportamento ritualizzato. Pertanto, si trovano in una condizione di doppia personalità nella quale, dietro a un adattamento sociale che appare ben riuscito, covano forme di aggressività antisociali e destabilizzanti che possono esplodere nei momenti più impensati. Ricordiamolo, molte sono le strade che conducono a scalare - per chi è munito di un adeguato “abbigliamento” (chi lo desidera veramente) - le grandi vette della vita e riportare, chi ha queste difficoltà, alla felicità … cui è sempre logico desiderare e aspirare. E’ fondamentale, quindi, riconoscere questa sofferenza (anche nelle sue forme più leggere) e ammettere senza pregiudizi che questi individui, come quelli appartenenti ad altri quadri clinici, anche se non devono mai essere censurati o perseguitati per la loro condotta, sono tuttavia dal punto di vista emotivo dei veri e propri malati che vanno sempre incoraggiati a farsi curare. Considerato il fenomeno sotto questa luce, si può eliminare - come ogni altro squilibrio emotivo - con una psicoterapia intensiva a carattere attivo, direttivo e persuasivo … UOMINI, siamo figli di DONNE, RISPETTIAMOLE!!!
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.
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