mercoledì 28 marzo 2018

SOVRAPPESO... i bocconi amari della mente.



SOVRAPPESO ... togliamo i bocconi amari della mente



hi è alle prese con un problema vasto, complicato e spinoso come l’eccesso di peso, gli riesce più facile credere di essere vittima di sottili disfunzioni metaboliche o di misteriosi “marchi” genetici. Diventa un perfetto alibi convincersi - per sollevarsi da un fastidioso senso di colpa - di essere tormentati da fantomatiche, oscure, bizzarre e complesse intolleranze alimentari. Può, quindi, produrre un enorme sollievo credere di essere dominati da strane diavolerie connesse ad un “guasto” biologico o ad una alimentazione poco sana e corretta, anziché riflettere sulla propria esagerata avidità alimentare. La persona che è in soprappeso, proprio per il senso di insicurezza e di sfiducia che spesso accompagna questa condizione fisica, afferma compiaciuta che il suo stato dipende - quasi sicuramente - da complicati e reconditi “difetti” del sistema ghiandolare. Ma dopo svariate ed interminabili indagini cliniche (SEMPRE DA FARE) arriva la grande e inattesa “delusione”: non si è in balia di una sofisticata aberrazione biologica a cui non si può opporre alcuna resistenza. Il verdetto, in realtà, può disorientare ma è semplice, preciso ed univoco: vengono introdotte nell’organismo troppe calorie rispetto al normale fabbisogno quotidiano (dieta alquanto ipercalorica che peggiora lentamente il metabolismo). 

essun dubbio, chi vuole un ventre piatto, spostare l'ago della bilancia verso sinistra - eliminare il proprio grasso eccedente - deve cominciare a mangiare “bene” e, nel contempo, limitare l’ingestione di calorie. Questo squilibrio, tuttavia, non è da imputare sempre ad un eccessivo apporto calorico, occorre infatti prestare molta attenzione anche agli errori che portano a rallentare il metabolismo (errate combinazioni alimentari, eccessi … pochi sanno ad esempio che l'associazione latte - pesce è 'nociva'. L’aspetto negativo dell’associazione del latte e dei suoi derivati con le proteine animali sta nel fatto, che il latte, quando arriva nello stomaco,coagula ad opera del caglio in fiocchi e grumi, che hanno tendenza ad avvolgere le particelle di carne, isolandole dall'acido cloridrico, dal succogastrico) e, soprattutto, bisogna valutare le fatidiche ed indispensabili “uscite” ovvero la miracolosa e semplice attività fisica. Un altro aspetto fondamentale di questo fenomeno è che il cibo, oltre ad essere legato a quadri clinici specifici (vedasi bulimia, anoressia, ansia, depressione), può tenere sotto controllo i brutti pensieri, essere utilizzato come sfogo, rifugio, rassicurazione, automedicazione facilmente reperibile e a buon mercato. Non si deve mai dimenticare che il corpo è sempre espressione della personalità: se quest’ultima si “inquina” l’altro inevitabilmente si “appesantisce”. 

uando si è chiusi, avvitati su se stessi, spenti, statici, apatici, tristi e depressi, l’energia del corpo rallenta e ristagna (metabolismo lento). Attraverso il cibo è possibile ristabilire, spesso in modo sbagliato, un rapporto armonico con le condizioni psicologiche: anestetizza e calma non solo ogni “appetito”, ma anche quello sessuale (energia).


on è un mistero che nel rapporto tra cibo e sesso ci sia qualche affinità … vi siano importanti analogie. In realtà, si tratta di due funzioni fisiologiche, “attivate”, entrambe, da singolari appetiti, anche se con regole e meccanismi biologici diversi. Il desiderio di alimentarsi, che spinto agli estremi viene vissuto come fame, è una esigenza indispensabile per la sopravvivenza: una necessità vitale; l'altra, invece, intesa come capacità comunicativa, per quanto sia importante, non ha caratteristiche di “vita o di morte”. Molti, infatti, per motivi religiosi rinunciato a tale attività senza rischiare la vita (sublimano): fenomeno 'duro' ma non dannoso per la propria salute (tale rinuncia comunque crea sempre, se non vere e proprie disfunzioni sessuali, importanti cambiamenti ormonali). Mangiare assieme tuttavia è quasi sempre un atto privato; lo si fa con le persone care e con gli amici, ma quando si tratta di colazioni di lavoro il cibo passa in secondo piano … conta davvero poco

siste, poi, la categoria tutta singolare delle famose cenette a lume di candela per un incontro con sfumature erotiche. La pietanza non è di per sé al centro degli interessi romantici della coppia, semmai si apprezza “insieme” la qualità di un companatico; l'atmosfera poi della serata sotto le stelle - stimolata dalla confidenzialità del momento - “suggerisce” parole e atteggiamenti che faranno da preludio all'evento stesso, stimolerà la vera passione … la smania di fare l'amore. L'atto del mangiare, come è stato più volte sottolineato, segue regole psicologiche ormai note. Mangiamo di rabbia per profonda insoddisfazione e mangiamo di gusto a coronamento del piacere; non sono pochi quelli che freschi di matrimonio aumentano vistosamente di peso. Anche l'uomo, piuttosto narciso, sotto la pelle dura del macho, ha bisogno di rassicurazioni emotive. 

iene molto alla propria virilità, anche nei suoi aspetti meno evidenti, e sente il bisogno intimo che questa gli sia costantemente dimostrata e confermata. La prova incontrovertibile del proprio desiderio l'uomo ce l'ha attraverso l'erezione, mentre la donna, per certi versi, risulta più discreta. Soprattutto all'avvicinarsi di certe prove l'emozione cresce e con questa la paura di non essere all'altezza. Senza quel piccolo evento, che poi tanto piccolo non è, sarebbe vanificato addirittura l'atto finale. Può capitare a tutti di fare cilecca, vuoi per l'emozione, per la stanchezza o altro. Ma quale cibo sarebbe consigliato a chi cerca di dare una eccellente prova di sé in questo campo? Dovrebbe essere il momento buono dei cosiddetti cibi “afrodisiaci”, per chi ovviamente ci crede. Questi sarebbero sostanze vegetali o proteine animali che avrebbero, se ingerite con parsimonia, la qualità di accrescere lo stimolo sessuale. 

uesti fantomatici cibi - nella convinzione popolare - dovrebbero avere un'azione riflessa sulle mucose dei canali genitali, aumentando in proporzione alla quantità ingerita l'eccitazione in entrambi i soggetti e, nel contempo, la potenza sessuale nel maschio e della femmina agendo rispettivamente sui vari ormoni: testosterone e progesterone. Molti sono comunque i cibi, pur non avendo riscontro scientifico, segnalati come rimedi infallibili a livello erotico, dalla tradizione popolare scritta. C'è chi mangia in quantità industriale, prima di un incontro importante, tonnellate di frutti di mare e di gamberetti con discreti risultati semplicemente perché si è convinti che quel cibo sia veramente miracoloso … ma, per alcuni, è solo un'iniezione di autostima che fa aumentare la sicurezza, rende meno impacciati. Possono aiutare a fare bella figura, secondo alcuni detti, spezie e tartufo a volontà, il tutto annaffiato con vino bianco fresco.


’assunzione del cibo, comunque, in forma morbosa, non serve a mantenere in salute il corpo ma a “saziare” altri bisogni di natura emotiva: sicurezza, apparente tranquillità, compagnia e calore affettivo. Il cibo è un forte simbolo a cui è legato un valore sociale molto profondo che, nel tempo, può compensare e distrarre da mancanze o rimpianti esistenziali. Una consolazione facile ed immediata, davvero a basso costo dal punto di vista economico, ma con risvolti drammatici a livello psicosomatico. Gli alimenti, dunque, oltre a nutrire il corpo, veicolano infiniti altri significati: culturali, affettivi e psicologici. La cartina tornasole di quanto appena affermato è che quando si è completamenti presi dall'entusiasmo, gioia, passione, felicità e soddisfazione non si percepisce alcun stimolo della fame, si dimentica perfino il companatico ... di mangiare, perché si è già 'pieni' di felicità

ella mia attività capita spesso di incontrare persone che per anni patiscono la fame, si torturano e si sacrificano mangiando “crusca e fieno” solo per qualche etto in meno; persone avvilite, scoraggiate e deluse da lunghe ed interminabili diete senza risultati; poi, all'improvviso, ecco arriva il principe azzurro e di colpo ci si scioglie completamente; il calo ponderale senza tanta fatica è assicurato finché dura questa strana follia (come dice C. Baudelaire). L'innamoramento vale più di mille consigli e diete, più di cento luminari messi insieme. Il nostro metabolismo - se rispettato - è fantastico, davvero miracoloso … ci regala il benessere senza tanti sforzi. In pratica, se l’esistenza scorre senza passioni ed entusiasmi, immediatamente, la mente si getta a capofitto sul cibo per portare un po’ di calma, consolazione e un parziale senso di quiete. 

hi è calato in questa dimensione continua a subire la vita facendo cose poco stimolanti, a cui spesso non crede, tutte esperienze comunque per la maggior parte deludenti, monotone, ripetitive e sempre uguali: uno sforzo che, a lungo andare, “appesantisce”, “deforma”, rovina completamente il “profilo” e abbassa le difese immunitarie. Una personalità poco “incisiva” che non riconosce realisticamente il proprio valore, visibilmente disorientata, smarrita, imprigionata, irrequieta e fagocitata dalle sue stesse rinunce. Abbandonando completamente la strada della curiosità, della passione e del divertimento, si diventa piano piano sempre più estranei alla soddisfazione e al godimento: il cibo altro non è che un potente tappabuchi, viene usato come sostituto di attività entusiasmanti e piacevoli


uando il senso di deprivazione è diffuso - togliendo sempre più spazio alle necessità ed esigenze personali - la fame, come per incanto, si riaccende con smodata voracità. Alla fine della giornata, tirando le somme, la vita appare spenta, troppo addomesticata, statica, piatta, che non emoziona più; allora, sfiniti, ci si butta letteralmente su un colmo bicchiere di fresca e profumata “nutella”; una “fantastica” crema – gianduia che oltre a risolvere in maniera maldestra le difficoltà quotidiane, altera la “sagoma”, allontana sempre più da se stessi, fa perdere il controllo e crea profonda “dipendenza”.

i si riduce a prendere scorciatoie insolite, ad un vivere fatto di continue rinunce, frustrazioni e insoddisfazioni: se l’esistenza si “restringe” il corpo si “appesantisce” e si “gonfia” velocemente. Più si reprime quello che conta realmente nella vita, più ci si scatena a tavola attraverso piccole o grandi abbuffate. Dipendere dagli altri, non farsi valere, dire sempre sì, troppa disponibilità senza un vero tornaconto, creare a tutti i costi un mondo privo di problemi, eccessivamente conciliante per il quieto vivere (annullarsi e mettere la propria vita in mano ad altri): ecco i peggiori nemici che tolgono felicità, allontanano da se stessi, annullano l’autostima, fanno saltare i bottoni e allargare la cintura. Le cose invece che cancellano questa particolare dipendenza, sopprimendo completamente la fame nervosa, sono: entusiasmo, innamoramento, passione per il lavoro, per qualche hobby e per le novità, una sessualità “selvaggia”, viva, rispettosa e coinvolgente, una sana, sincera amicizia
un grave errore riversare i lamenti vari e le frustrazioni nel piatto, la felicità va sempre ricercata fuori dalla tavola perché il malcontento, a lungo andare, allarga e fa aumentare i buchi della cinghia. Per contrastare il “peso” bisogna cavalcare il piacere, risvegliare gusto, vivere nel tempo presente con passione e godere delle piccole cose che stanno attorno … e sono davvero tante se si cercano nella direzione giusta! Per raggiungere tale equilibrio psicosomatico sarà utile - da soli o con l’aiuto di un esperto - liberare la creatività e il proprio talento ma, soprattutto, togliere i “bocconi” amari dalla mente e “alimentarsi” delle piccole gioie quotidiane. Non ci sono dubbi, quando le situazioni assorbono completamente, ogni attimo diventa un’occasione speciale, si è felici, eccitati, soddisfatti, la dispensa rimane piena e il frigo perennemente chiuso.


a cos'è realmente la felicità? Questo stato d'animo momentaneo, assai bramato e spesso irraggiungibile? Semplicemente una condizione di grande beatitudine, un'emozione naturale, fondamentale per la vita. Un fenomeno che può esaltare e favorire le capacità umane: affinare risorse, competenze e abilità. La felicità pura può essere stimolata, sollecitata, sviluppata e sfruttata; diventare, quindi, un bene prezioso, una importante fonte di salute, un grande potere, una profonda saggezza ... un incalcolabile patrimonio umano. Parecchi desiderano conoscerla, molti la inseguono, in tanti cercano di conquistarla, solo alcuni la raggiungono, pochi però riescono a difenderla. Questa condizione di benessere non è in funzione di ciò che ci capita, delle cose che stanno intorno a noi, ma semplicemente come le vediamo, come le guardiamo. 

'infelicità, il più delle volte, la creiamo noi attraverso ricordi inutili, mettendo in atto procedimenti e schemi mentali rigidi, contorti ed inadeguati. Osservare le cose in maniera confusa, non liberamente, attraverso il “filtro opaco” della critica e del pregiudizio, si rischia di inciampare solo nell'infelicità; infatti, una mente spinta da falsi bisogni, da assurde ambizioni, poco lucida, ingabbiata, vincolata a rimpianti, a sensi di colpa e a dubbi, porta dritti dritti alla confusione, allo sfinimento, all'isolamento, al pessimismo e alla tristezza; impedisce la trasformazione delle idee in comportamenti e ostacola la creatività … toglie completamente spazio alle azioni felici. Un 'metabolismo mentale' che produce nel cervello solo zavorra, tossine, cose inutili“scarti” psichici, altro non può fare che boicottare e allontanare dalla felicità.

ono proprio i numerosi processi mentali che, pieni di “scorie”, ci rendono infelici. Mi raccontava Emanuela: “Questa mattina mi sono laureata, dovrei essere altrove, felice, al settimo cielo, invece sono qui, davanti a lei, vuota, stanca e avvilita come un cane”. In effetti, dopo sette anni di impegnativo e duro studio, al di là di come siano andate realmente le cose, doveva trovarsi in altri luoghi, a festeggiare - alzare il calice - con amici e le persone più care; godere comunque della realizzazione di un suo progetto, di un suo pur sempre reale successo personale. Invece era lì, confusa, attorcigliata, ripiegata su se stessa, con quel tormento intenso e continuo, quella diffusa malinconia che toglieva spazio ad un momento di grande gioia e leggerezza: l'appagamento di un suo desiderio in cantiere da parecchio tempo. Ma perché tutto questo malessere? 

manuela era avvelenata, prigioniera di un turbinio di pensieri negativi, immotivati e fuori tempo: senso di colpa, disistima, fallimento, convinzione di non valere niente, di non avere diritti; un trascinarsi e un vivere pieno di incertezze sul suo futuro professionale … proiettata continuamente in tempi inesistenti: passato e futuro (sensi di colpa = passato; ansia = futuro). Si è laureata non nei tempi prestabiliti come hanno fatto le sue amiche (questo, a suo dire, era dovuto alle sue poche risorse cognitive) e, quindi, aveva influito negativamente anche sul bilancio familiare (senso di colpa), quei voti poi non particolarmente brillanti e meritati (disistima), ed ecco il dubbio sulla scelta del piano di studio che la paralizzava (ansia). 


n rimuginare continuo che le ha impedito di godere appieno il presente, quel momento unico, importante e tutto suo, di meritato successo e di grande soddisfazione; era tormentata da una visione ristretta dei fatti, da dubbi e incertezze, da pensieri pesanti che la memoria aveva erroneamente deformato, convinta di non essere degna, di non meritare quel meraviglioso e grandioso traguardo. Un cervello così “oscurato”, non ha tante opzioni, “muore” ... altro non può fare che rinchiudere il soggetto nella gabbia del tormento e dell'infelicità. RICORDIAMOLO, la vita - pur non essendo perfetta - non è un'esperienza tragica, fatta solo di delusioni e sacrifici, un peso da portare sulle spalle, una continua sopportazione, ma anche una innegabile fonte di piacere se non ci facciamo avvelenare da certi modi di pensare distruttivi che remano contro le piccole gioie quotidiane: giudicarci, rimuginare, non accettarci … voler essere diversi da come si è.


olte sono le metodiche terapeutiche psicosomatiche utili per raggiungere armonia, equilibrio e forma. Ascoltare e osservare se stessi è sempre il primo passo. Conoscere poi il conflitto da cui scaturisce la fame nervosa risulta fondamentale non solo per affrontare il disagio psicologico ma anche per rendere più duraturi e stabili gli effetti di un eventuale contenimento (dieta). Si deve bruciare il grasso del girovita senza fatica, un obiettivo che va realizzato sempre senza ossessioni, sforzi e sacrifici vari. Queste ultime, infatti, sono tutte parole che evocano il senso di fatica, di tortura ed immergono completamente in un’atmosfera di cupo sacrificio, creando in tal modo sensi di colpa, inutile stress, frustrazione e disistima. Ma presi e dominati da questi sentimenti è davvero un combattimento ad armi pari? E' possibile uscirne vincitori contro quel piacevole “stordimento” post prandium? 

ome si può “competere” con questo 'mondo incantato' o, meglio, pensare di sostituire in maniera vincente l'estasi, l’effetto piacevole e “appagante” del cibo se si sceglie la strada del tormento corporale, se si è alle prese con un continuo sacrificio, si pratica la tortura e la privazione? Se si indossa il cilicio, si imbocca caparbiamente la carreggiata della testardaggine, del dovere e della rigidità, proprio per lo squilibrio ormonale che a livello corpo – mente si crea, non si arriverà mai a destinazione; si avrà a che fare con un percorso accidentato in cui sarà sempre più facile inciampare, cadere e rialzarsi, cadere nuovamente … un meccanismo infinito.


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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un valore informativo ed educativo, non prescrittivo.


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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
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