mercoledì 5 giugno 2019

Panico, fobia ed ipocondria, dolorose trappole mentali che rovinano la vita … come dominarle e vivere meglio.


Panico, fobia ed ipocondria
dolorose trappole mentali che rovinano la vita … come dominarle e vivere meglio
 
Risultati immagini per panico


ell'arco della vita tutti, chi più chi meno, sperimentano un fastidioso stato d'ansia. E' normale agitarsi quando si deve prendere una decisione importante, si è chiamati ad affrontare un provino sociale significativo, un esame scolastico impegnativo o un semplice discorso in pubblico, in certe situazioni quali un colloquio di lavoro tanto desiderato, un incontro affettivo bollente, una conturbante minigonna che invade il campo visivo o pagare semplicemente un bollettino postale in scadenza … ognuno ha quel che si “merita” direbbe quel “saggio” sempre pronto a giudicare e a condannare. Persino quando siamo felici o ci divertiamo dobbiamo sottoporre, nel bene o nel male, il nostro corpo e la nostra mente a pressioni importanti e sempre diverse. La nostra risposta psicosomatica ai problemi che ci troviamo di fronte è istantanea: pronta, veloce ed efficiente. Non appena percepiamo il problema - fonte di eccitazione - una serie di reazioni a catena (processi fisici automatici) ci fornisce un'immediata ondata di energia e di forza che ci prepara a combattere o a fuggire (impulsi chimici attivano il sistema simpatico provocando una reazione biochimica e ormonale in tutto il corpo). Per dirla in termini rigorosamente scientifici si ha una risposta che parte dal cervello ed è, senza tante storie, immediata, ovvero la ghiandola pituitaria libera l'ormone ACTH che mette in moto le ghiandole surrenali le quali iniziano a produrre l'adrenalina fino a che non cessa lo stimolo in questione … reale o immaginario che sia (adrenalina: mediatore chimico degli stimoli nervosi prodotto dalle ghiandole surrenali stimolate dal sistema simpatico).



n breve ripasso sul sistema nervoso centrale e periferico per capire il fenomeno fisiologico e psichico messo in atto dalle dinamiche ansiose.Il sistema nervoso centrale (SNC) è composto dal cervello e dal midollo spinale. Il sistema nervoso periferico (SNP) è collegato col midollo spinale e consiste di un ampio insieme di nervi con sottili diramazioni che si estendono in tutto il corpo. Una parte del SNP, chiamata “sistema nervoso autonomo” (SNA), controlla funzioni come l'essudazione o il battito delle palpebre. Queste funzioni sono autonome e non sono sottoposte a una regolazione conscia; ciò non solo è cosa buona ma anche fondamentale per la nostra salute. Non potremmo mai funzionare perfettamente in equilibrio se dovessimo dire a noi stessi: “La temperatura è salita, forse sarebbe bene che cominciassi a traspirare”, oppure “Un granello di sabbia mi sta arrivando nell'occhio, sarebbe meglio che battessi le palpebre”. Invece ciò avviene per riflesso … una reazione naturale che ci salva dal nemico indesiderato. Il SNA è composto di due gruppi di nervi: il simpatico e il parasimpatico. Il simpatico stimola ed eccita; il parasimpatico ci tranquillizza, ci deprime. In uno stato di benessere e di equilibrio fisiologico l'uno bilancia l'altro. Sia il simpatico sia il parasimpatico sono collegati a tutti gli organi controllati dal SNA (cuore, stomaco, intestino, alcuni muscoli)a tutti – tranne che alle ghiandole surrenali. Soltanto il simpatico è connesso con le ghiandole surrenali (adrenalina – 'ad rena': presso il rene). Così, quando l'adrenalina è immessa nel sistema circolatorio, e respiriamo più rapidamente, le nostre pulsazioni aumentano e anche la pressione del sangue ... in poco tempo ci viene il collo completamente rosso! Non possiamo dire a noi stessi: “Adesso mi calmerò, perché è contro producente arrabbiarsi”. Non possiamo annullare immediatamente il nostro stato di ira perché il parasimpatico, quello che dovrebbe equilibrare, non è connesso alle ghiandole surrenali … il simpatico continua ad immettere l'adrenalina nel circolo sanguigno. Dobbiamo completare il ciclo, aspettare che si “esaurisca” l'adrenalina, quindi agire secondo la nostra ira, oppure starcene seduti; trovare delle strategie che solo un professionista esperto in questo specifico quadro clinico può suggerire.Risultati immagini per sistema nervoso centrale e periferico


er dirla ancora una volta in termini rigorosamente scientifici ma di facile "comprensione", senza troppo banalizzare,  possiamo dire che il cervello emotivo (limbico) prende il controllo di tutte le funzioni corporee: il cuore scalpita, lo stomaco si contrae, gli arti inferiori e superiori tremano, la sudorazione è abbondante. Contemporaneamente le funzioni dell'altro cervello razionale (corticale, neurocorteccia) sono azzerate dal flusso dell'adrenalina: il cervello razionale rimarrà "off line" e, quindi, incapace di organizzare un comportamento coerente  a tale situazione … il cervello rimane vuoto sotto il controllo delle emozioni. 
Ecco perché è assurdo dire ad una persona ansiosa Non hai forza di volontà … non hai midollo spinale” oppure “Non ti impegni sufficientemente per risolvere i tuoi problemiogni etichetta è sempre superflua, tutta roba in più, crea solo tormenti e dolori inutili, disistima e un disagio profondo. Certi schemi mentali o modi di pensare connessi al timore o a paure provocano sempre, una profonda reazione fisiologica e, quindi, una risposta psicosomatica. Quando è eccessivamente elevata il livello di funzionamento diminuisce drasticamente: il cuore batte forte, si arrossisce in pubblico, la tensione irrigidisce i muscoli (ecco perché chi soffre di panico ha sempre problemi alle ossa e ai muscoli), l'attivazione dello stomaco e del colon scatena fastidiose contrazioni addominali … il tutto accompagnato, per i meno fortunati, da dolorose scariche diarroiche. Tanto l'ansia fisiologica con le sue premonizioni è utile e preziosa, altrettanto l'ansia patologica con le sue inconsistenti paure ed inquietudini è causa di insicurezza e di sofferenza. Come vedremo nei prossimi articoli, anche un'alimentazione sbagliata, il fumo, l'alcol e le droghe in genere provocano una risposta fisica allarmante.


'ansia può manifestarsi nei vari rapporti interpersonali, può nascere dal lavoro, da conflitti emotivi interni, dall'ambiente circostante, da una salute incerta, dall'insicurezza economica come pure da avvenimenti esistenziali importanti come ad esempio parto, lutto, matrimonio, divorzio.
Soprattutto, è ansiosa ogni situazione che noi percepiamo come tale. Ci sono persone che si trovano bene e progrediscono in una determinata situazione mentre altre vivono la medesima situazione in uno stato di perenne tensione e infinita paura. La scarsità di stimoli può generare tanta ansia quanto il loro eccesso. Ma l'ansia diventa dannosa solo quando non riusciamo a controllare la nostra reazione ad essa: riconoscere questo costituisce il primo, vitale passo per ridurre i dannosi effetti sulla nostra vita. Entro certi valori, l'ansia è considerata normale e di solito non è fonte di preoccupazione; anzi, necessaria perché rende più lucidi, attenti, concentrati, dinamici ed efficienti a livello di prestazioni. Per la maggior parte dei soggetti, tuttavia, il malessere ansiogeno e così grave e persistente che diventa debilitante, crea qualche “smarrimento vertiginoso” alquanto difficile da descrivere ... improvvisi sbalzi d'umore, fastidiosi lamenti e pensieri terribili.

'ansia patologica comunque ha sempre come suo primo bersaglio la mente ed è questo che la rende particolarmente bizzarra ed incomprensibile …. attiva ed anticipa sconforto, strane situazioni, gravi effetti nocivi, pericolosi, il più delle volte inesistenti. La mente in preda all'ansia, infatti, invece che di sicurezza e di determinazione diventa motivo di continui dubbi ed incertezze. Il “vero” ansioso dubita sempre di dire o di fare qualcosa di sbagliato. Ciò lo costringe a chiedere continuamente consiglio agli altri anche per le scelte più banali (da cui penose ed umilianti condizioni di dipendenza) oppure a cercare di combattere le proprie perplessità esternando una spavalda sicurezza che spesso ferisce la suscettibilità di quanti lo avvicinano. Ogni ansioso vive la sua ansia in modo del tutto personale e questo spiega la grande varietà dei disturbi connessi a questo stato che si possono osservare. Per questo soggetto ogni cosa può diventare motivo e oggetto d'ansia, ma più che tutto è nel multiforme campionario del malessere emotivo che egli trova i motivi delle sue preoccupazioni.


'ipocondria, caratterizzata appunto da un'esagerata preoccupazione per la propria salute e da una morbosa paura nei riguardi della malattia, è un disturbo nevrotico che si ricollega direttamente all'ansia. Non vi è malattia più o meno grave, più o meno diffusa di cui l'ansioso non creda di riscontrare in sé i sicuri segni con una sofferenza e con un esagerato dispendio energetico su cui è inutile e crudele fare dell'ironia: tra avere veramente un tumore e temere di averlo, nei confronti del soffrire la differenza non è poi tanta.


ausa di sofferenza sono per l'ansioso anche i rapidi e quasi sempre ingiustificati cambiamenti d'umore:
da un'allegria e da una vivace loquacità qualche volta persino eccessive egli può passare ad un improvviso mutismo e ad una condizione depressiva importante che gli fa vedere come indisponente e odioso quanto fino a poco tempo prima gli era stato motivo di piacere e di entusiastica accettazione. Tutto questo naturalmente non fa che aumentare la sua interna insicurezza perché esso è quasi sempre lucido e severo quando si tratta di giudicare se stesso. In lui è come se convivessero due persone: una che si agita e soffre, l'altra che freddamente osserva. Egli è spesso così consapevole delle sue bizzarrie e delle sue immaginarie paure che sarebbe davvero cattiveria ricorrere a richiami o rimproveri. Quello che teme maggiormente in questo frangente, in questi momenti drammatici pieni di dubbi ed incertezze è l'impatto sociale: essere disprezzati, ridicolizzati o rifiutati. I pensieri automatici principali legati all'ansia prodotti in certe situazioni sociali - durante il confronto o la competizione - possono essere sintetizzati nel modo seguente: “Non solo farò scena muta in quella situazione, ma anche la figura da sciocco e così tutti rideranno di me”, “Non sono bravo come gli altri e, quindi, fallirò” … un pensiero quasi sempre presente è quello di non valere un granché. 


ono sensazioni oltre la soglia della consapevolezza, impercettibili, ma alquanto 'rumorose' che l'accompagnano in ogni momento della giornata, che lo fanno sentire costantemente inadeguato e impacciato: un vero estraneo a casa sua. Soggetti con modi di pensare e rituali mentali che interpretano pericolose certe situazioni della vita che in realtà sono del tutto innocue; modelli di pensieri distorti relativi a minacce e pericoli inesistenti ma vissuti a livello psicofisico come drammatici, se non letali … una “reale” tragedia fisica. Chi è “controllato” dall'ansia si sente continuamente imbarazzato, agitato, nervoso o irritato, si sente a disagio continuamente, ha paura anche senza un motivo apparente, oppure il suo timore è sproporzionato rispetto alla reale pericolosità dell'evento scatenante. Tale “imbarazzo” psico – fisico può assumere per alcuni connotazioni più specifiche e manifestarsi attraverso curiose risposte psicologiche: terrore improvviso ed inspiegabile (attacchi di panico), paure ingiustificate per oggetti o situazioni (fobie: disturbo acuto), disagio nei confronti delle relazioni e delle attività sociali (fobia sociale … parlare, mangiare, partecipare a feste, cerimonie, diventa un supplizio) o una sofferenza cronica (ansia generalizzata).


lcuni all'improvviso cominciano a respirare male, ad avere capogiri, a sudare, si sentono un po' strani, goffi, impacciati, storditi, completamente prosciugati, esausti e soprattutto deboli, se non subito più tardi, senza una vera giustificazione; qualsiasi cosa si faccia, i sintomi peggiorano, tutto sembra irreale e distante dalla realtà … nausea, sudorazione, cuore martellante e senso di soffocamento contagiano il panorama emotivo, gestiscono ogni cosa, la fanno sempre da padroni.



n'angoscia terribile domina la scena: sto per morire o diventando pazzo? Un senso di impotenza accompagna pensieri negativi e pessimistici: non ce la farò mai ad uscire da questa situazione, da questa interminabile sofferenza … la morte è vicina! Forma ansiosa o infarto imminente? E' sempre la seconda ipotesi che prende il controllo, che domina l'evento. Tutto sembra sfidare il senso comune o la ragione. Non si riesce proprio a scacciare dalla mente quell'idea incombente: questa volta sta succedendo realmente, sto veramente morendo. Il sintomo sconvolgente principale è sempre l'incapacità di controllare i propri sintomi fisici, mentali ed emotivi. Molte sono le persone affette da questo disturbo invalidante, ma solo una minima percentuale cerca sostegno adeguato, un aiuto di alta “qualità”; talvolta, il senso di colpa o la vergogna li induce a nascondere la loro reale condizione. Spesso questi soggetti proprio per le loro “stranezze” non sono capiti, non viene compreso il grande dramma in tutti i suoi aspetti, anzi il più delle volte sono considerati immaturi, impostori, bugiardi, imbroglioni e approfittatori. Sono molte le persone che non vogliono ammettere di soffrire di disturbo d'ansia perché, ancora oggi, lo considera appunto come un segno di debolezza o di immaturità. La maggior parte delle persone, pur 'inciampando' in ogni settore della vita quotidiana (sociale, scolastico, lavorativo), si arrangia da sola, soffrendo in silenzio, o utilizzando metodi estemporanei non proprio adeguati e vantaggiosi per attenuare i vari sintomi (alcol, cibo, droghe). Il “fai da te” spesso costringe a fare esattamente le cose che alimentano o aggravato ancora di più la situazione problematica, lasciando inalterata la struttura sottostante: schemi di pensiero negativi che facilitano ulteriormente il malessere emotivo (isolamento, evitamento).


a maggior parte delle persone che si aiutano da sole spesso, purtroppo, peggiorano il loro stato emotivo, vanno incontro ad un fenomeno più complesso e forse creeranno ulteriori difficoltà a livello lavorativo e aggiungeranno maggiori problemi nei loro rapporti quotidiani: cronicizzeranno più facilmente aggravando ulteriormente la situazione sociale, lavorativa ed emotiva. Soffrire in silenzio, “spegnendo” il dolore per anni, non è mai la mossa giusta per garantirsi un reale benessere e un futuro migliore. Bisogna cominciare a pensare in un altro modo, a dire “Mai più in silenzio. Se non si risponde positivamente a quel preciso trattamento individuale in corso, forse è il caso di consultare altri specialisti: probabilmente si ha bisogno di un'altra visione della situazione, altre metodiche terapeutiche o trattamenti diversi (non deve mai essere comunque confusa la propria diffidenza con la vera professionalità altrui … la cosa fondamentale è che quel rapporto terapeutico in atto ci deve far sentire al sicuro, a casa, stimolare interesse, la voglia di fare e di conoscere … e, soprattutto, non pensare che dalla sera all'indomani si possa trovare una soluzione definitiva … bisogna aspettarsi tre passi in avanti, uno indietro, otto in avanti, due indietro … fino a raggiungere abilità e competenze definitive, camminare con le proprie gambe). 


l tempo purtroppo non guarisce sempre tutte le ferite: il nostro cervello non dimentica mai. E' importante, quindi, farsi aiutare perché il panico può essere presente sia come disturbo a sé stante, sia come manifestazione di un quadro clinico serio, molto più grave e doloroso: evolvere verso lo stato depressivo. Non si ha mai comunque un quadro clinico “puro”, esiste sempre una struttura 'frammista', sempre una sovrapposizione tra ansia e depressione con risposte psicologiche diverse e specifiche a seconda di come viene percepita la realtà. Il soggetto ansioso, infatti, intravede sempre qualche buona prospettiva per il suo futuro, non tutto è perduto, pensa di essere in grado - pur con fatica - di fronteggiare certi problemi esistenziali e di riuscire gestire il suo malessere, ha la forza di chiedere comunque un aiuto, mentre il paziente depresso, perennemente dispiaciuto e triste, avendo già rinunciato da tempo ad intere categorie di obiettivi, vede tale dimensione spazio temporale come vuota, inesistente; si svaluta, si sente un fallito, sempre sconfitto prima di iniziare ogni cosa, tutte le esperienze in atto sono valutate negativamente, è profondamente convinto che ogni cosa intrapresa andrà male, porterà inevitabilmente alla sofferenza, per lui non esiste alcun rimedio … nessuna terapia potrà aiutarlo.



e malefatte dell'ansia.
Sebbene alcuni si sentano lievemente impacciati e agitati di fronte a certi eventi ed impegni della vita altri, invece, è come se vivessero continuamente su una graticola incandescente, si sentono perennemente disorientati, completamente impotenti nell'affrontare certe situazioni o portare a termine anche le cose più semplici e banali della vita. Il soggetto con queste caratteristiche emotive, come è già stato detto, si aspetta che ogni evento possa andare male; che ogni cosa che crea competizione e lo mette direttamente a confronto con gli altri diventi fonte di apprensione e di disagio profondo. Evita i compiti specifici che possono mettere in pericolo i suoi interessi vitali e presentano qualche probabilità di insuccesso o di non essere in grado di fronteggiare la situazione. Se il pericolo svanisce, il soggetto migliora la fiducia nella propria capacità di superare il problema e come d'incanto diminuisce la probabilità che attivi il meccanismo di avvicinamento - evitamento ... si allontana o evita la situazione o l'oggetto temuto. E' particolarmente terrorizzato e spaventato dall'insuccesso e dei suoi effetti denigratori. 


TTENZIONE, però, prova ansia non tristezza come il depresso. Pur essendo un individuo critico e rigido riesce a percepire gli aspetti positivi della sua personalità. Queste persone “sfortunate” devono, rispetto agli altri, affrontare qualcosa di molto più grave ed invalidante: i disturbi d'ansia. Le varie manifestazioni dell'ansia hanno sempre un serio impatto a livello psicologico, somatico e sociale. Il punto in cui un'eccitazione positiva e gestibile si trasforma in una dannosa super ansia è diverso per ciascuno di noi, ma il meccanismo fisiologico è uguale per tutti. La reazione del corpo allo stato ansioso consiste in una complessa catena di cambiamenti fisici e biochimici che riguardano l'interazione tra cervello, sistema nervoso e numerosi ormoni. Come risultato il corpo entra in uno stato di agitazione. Il nostro corpo è sempre - se non è completamente fuso - in possesso di una energia disponibile per rispondere alle varie situazioni, che si tratti di un pericolo mortale, di partecipare ad una festa o di dover affrontare una scadenza; in risposta all'ansia, l'adrenalina (l'ormone secreto dalle ghiandole surrenali che agisce sulla circolazione, sulla respirazione e sul metabolismo), l'aumento della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco e dell'immissione di ossigeno e il sangue che fluisce verso i muscoli si “coalizzano”, si combinano in modo da fornirci la forza, l'energia e la lucidità mentale di cui abbiamo bisogno per dare il meglio di noi stessi


l cuore e i vasi sanguigni giocano, infatti, un ruolo importante nell'ansia: il loro livello di eccitazione può essere stimato misurando il battito cardiaco. Il battito cardiaco di un uomo in buona salute (60 – 65 battiti al minuto a riposo) può elevarsi rapidamente fino a 190 – 220 battiti al minuto quando il sistema simpatico risponde a una situazione di competizione. Il corpo trattiene il sodio, incoraggiando così la ritenzione dei liquidi e aumentando il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna. Il cuore è sottoposto ad un lavoro eccessivo e di conseguenza batte irregolarmente o troppo velocemente. Aumenta la probabilità di coagulazione del sangue. Quando la situazione è stata superata, il sistema parasimpatico (sistema antagonista al simpatico) prende il sopravvento permettendo a tutti gli organi di rilassarsi e rigenerarsi. Anche altre parti del corpo sono coinvolte nella risposta. Il sistema digestivo si blocca e l'afflusso di sangue alla pelle e allo stomaco diminuisce (e questo spiega perché l'ansia può provocare l'ulcera peptica). Lo stomaco secerne maggiori quantità di acidi ma non è in grado di ripristinare le funzioni digestive. I grassi e le proteine immagazzinate nel fegato vengono decomposti e liberati sotto forma di nuova energia. Se lo stato di eccitazione permane, le pareti dello stomaco si irritano e aumentano le secrezioni acide, la pelle suda, i muscoli si contraggono per prepararsi all'azione. La respirazione diventa più veloce e meno profonda. Il cortisolo (ormone prodotto dalle ghiandole surrenali) converte il glicogeno immagazzinato nel fegato in zucchero che viene immesso nel sangue per fornire energia istantanea. 


ostanze chimiche come adrenalina e la noradrenalina vengono liberate direttamente nel sangue per produrre un'ondata di energia nel corpo; i vasi sanguigni si dilatano e la pressione del sangue aumenta (ecco perché chi soffre di panico teme l'infarto … i sintomi sono gli 'stessi'). I muscoli della vescica e del retto si rilassano (pronti ad eliminare ogni cosa 'ingombrante' … urina, feci a prescindere dalla consistenza). Che la situazione da affrontare sia drammatica o di scarsa importanza, l'iniziale stato di eccitazione rimane lo stesso (finché rimane nel circolo sanguigno l'adrenalina). Ma il corpo, se sottoposto a pressioni prolungate e persistenti, continua a produrre quantità aggiuntive di sostanze chimiche, mettendo così in moto ulteriori processi per mantenere l'energia … inutile perché quando il problema è solo nella nostra mente non c'è assolutamente niente da risolvere, nulla da combattere. Se lo stato di tensione continua, le ghiandole surrenali producono sostanze chimiche antinfiammatorie che, mentre aumentano la rigenerazione dei tessuti, deprimono il sistema immunitario difensivo. Se tutti questi cambiamenti si protraggono nel tempo, il corpo continua a cercare di adattarsi alla tensione e alla pressione crescenti. Alla fine, si esaurisce. Da una condizione di ansia eccessiva e ininterrotta possono derivare una serie di malattie piuttosto gravi e, in alcuni casi, persino la morte ... non scherziamoci su! La causa di tutto ciò ha, come abbiamo potuto vedere in premessa, poco a che fare con i luoghi e le situazioni e va ricercata in paure, timori e preoccupazioni ... un fenomeno radicato profondamente solo nella menteinsicurezza e suggestione sono alla base di tutto, del modo di pensare, di reagire.


on lo si direbbe, ma i più esposti all'ansia acuta sono quegli individui metodici e compassati, sentimentalmente un po' freddi, che sembrerebbero esserne più al riparo … “solide” colonne con base d'argilla! La vita non ci chiede mai di essere dotati della forza straordinaria dei “titani”, ma solo più flessibili, più aperti al nuovo e pronti a cambiare “strada” quando è necessario … sapere che la vita presenta “trappole” in cui si può inciampare e cadere, ma con la consapevolezza che è possibile anche rialzarsi da soli. Così invece non è perché, malgrado le apparenze, si tratta di soggetti i quali fin dalla loro fanciullezza hanno cercato di attutire le tensioni dell'ansia mediante il più scrupoloso controllo delle loro reazioni, la più rigida osservanza dei loro diritti scolastici, civili, professionali e un attaccamento quasi maniaco alla puntualità, all'ordine e alla pulizia ... che hanno dovuto imparare velocemente ad essere bravi “trasformisti” per sopravvivere, per far fronte a regole educative rigide ed irrispettose. Tutto questo per sentirsi sempre a posto e per non dar motivo a nessuno di riprenderli o giudicarli per qualche loro sbaglio o dimenticanza. Sono questi individui così controllati, precisi, pignoli, abitudinari che quando perdono il controllo di sé lo perdono in quel modo così clamoroso e drammatico che è proprio delle crisi acute d'ansia.
 
Risultati immagini per i segnali dell'ansia

I segnali legati all'ansia:


iflessi nervosi (segnali fisici). Il corpo umano registra l'ansia in zone diverse, particolarmente sulla testa e sui piedi. Riflessi nervosi portano ad aperti segnali fisici, molti dei quali sono costituiti da abitudine acquisite nella fanciullezza. Segnali più gravi vengono trasmessi sotto forma di malattia legate all'ansia. Essi variano a seconda dell'organo che costituisce l'anello più debole della nostra costituzione fisica (“dimensione dell'organo” direbbero ancora una volta gli psicosomatisti; ogni organo ha una sua funzione simbolica, lo stomaco ad esempio riguarda la capacità di rielaborare, di accogliere, di accettare, di “digerire” le sostanze … anche quelle psicologiche (vedasi la produzione di acidità a seconda dello stato emotivo), la dimensione della pelle - specchio della propria salute - è quella relazionale, riguarda il contatto, lo “scambio”, separazione, allontanamento, perdita, mentre il sistema immunitario ci segnala lo stato di allerta, la capacità di “difesa” .. dai batteri ma anche da certi personaggi). La cosa certa è che il disagio emotivo protratto nel tempo fa ammalare!!! Mangiarsi le unghie, serrare le mascelle, tamburellare con le dita, digrignare i denti, battere con i piedi, toccarsi continuamente i capelli sono i suoi segnali principali.

Malattie legate all'ansia. Mal di schiena, asma, mal di testa, disordini digestivi, dolori muscolari, emicranie, problemi sessuali, eruzioni cutanee.


ambiamenti d'umore. L'ansia influenza il nostro stato d'animo in molti modi diversi. Vi sono cambiamenti di umore superficiali e altri molto profondi e persistenti. Irritabilità e impazienza costituiscono le manifestazioni superficiali dell'ansia e dell'aggressività sottostanti. Irrequietezza e frustrazione, se continuativi, sono segnali più gravi e possono degenerare in aperta ostilità e rabbia. Questa condizione emotiva può spesso essere prodotta dalla mancanza di controllo o scarsa soddisfazione nel lavoro. Noia ed apatia sono sentimenti “piatti”, spesso associati a carenza di stimoli, mancanza di gioia, poco entusiasmo. Più lo stato emotivo è a terra, “giù”, come senso di colpa e vergogna, come pure la sensazione di non farcela o di non avere nulla davanti, più siamo alle prese con problemi psicologici gravi; la vita diventa un inferno su ogni versante: scolastico, lavorativo e sociale. Un cambiamento repentino che si manifesterà attraverso: collera, sensazione di non riuscire a fare le cose, disistima, impazienza, irritabilità, irrequietezza e depressione.
 
Risultati immagini per malattie legate all'ansia


omportamento. Qualsiasi comportamento diverso dal solito può costituire un segnale di reazione allo stato ansiogeno. Il comportamento generato dall'ansia può limitare la nostra capacità di comunicare. Altri segnali sono costituiti da movimenti improvvisi della testa, dal cercare di farcela senza riposare, dalla perdita del senso dell'umorismo, dal muoversi in modo teso e sussultante, dalla reazione irritata o nervosa a suoni con un tono del tutto normale. Quando perdiamo il senso della prospettiva rispetto a problemi che in condizioni normali affronteremmo con spavalderia e serenità, il nostro comportamento e le nostre reazioni possono diventare eccessivi, esagerati. Perdiamo la capacità di discriminare e giudicare persino le condizioni quotidiane più banali; non riusciamo a controllare le nostre reazioni e a gestire gli avvenimenti con calma. L'esplosione sporadica, di collera o di lacrime, contrariamente a quel che si pensa, può rappresentare una buona strategia, un modo del tutto valido e sano per liberare agitazione e tensione diffusa su tutto il corpo. Agire e sentire in modo non adeguato al nostro carattere significa che stiamo perdendo la capacità di gestire la tensione. L'incapacità di provare o di esprimere le emozioni, così come la sensazione di essere guidati da un fantomatico 'pilota automatico' che ci orienta e dirige più come dei manichini di peluche che come esseri umani, costituiscono tutti segnali indicatori del fatto che stiamo perdendo il contatto con noi stessi e con ciò che ci circonda.



segnali più comuni sono: aggressività, comprare cose inutili, disturbi del sonno, fare più cose contemporaneamente, esplosioni emotive, lasciare i lavori incompiuti, reazioni esagerate e sproporzionate per la situazione, parlare troppo forte o troppo velocemente. L'ansia più la “spegni” più si “riaccende”, più la nascondi e più appare sul palcoscenico della vita, più cerchi di eliminarla e più esplode nel corpo e nella mente … esplode dentro di noi perché si vuole sembrare diversi e tutti di un pezzo, ci si mette continuamente sotto esame, si sta andando contromano, si stanno facendo cose non sentite e, soprattutto, testardamente e ostinatamente non si vuole cambiare nulla nel proprio stile di vita … fino a soffocare la propria vera natura. La quantità e il tipo di ansia che riusciamo a gestire prima che la salute ne sia danneggiata varia da individuo a individuo. Ma prima o poi, tutti noi siamo soggetti a un punto di “rottura” oltre il quale comincia quel fastidioso processo: tensione, contrazione, lesione … anche la 'colonna' con un capitello di marmo ben fatto e saldo si sgretola ... anche il personaggio più forte prima o poi perde vigore, si ammala. L'ansia, infatti, prodotta in modo continuativo può creare una grave tensione in tutto l'organismo il quale non sempre è in grado di realizzare tutte le funzioni necessarie con regolarità ed esattezza. 


hi soffre di ansia è sempre pronto a mescolare le carte, perde facilmente la capacità di giudizio, può presentare un comportamento di rifiuto del suo stato e, quindi, con molte probabilità, tenderà a rifiutare o negare il suo reale disagio, il suo profondo e costante malessere. Ecco perché è importante far circolare tra la gente quella preziosa formula di apertura mentale piena di speranza: Anche se c'è molta strada da fare, guai restare soli, mai più in silenzio … tutto, con le mosse giuste, diventa importante”. Nessuno è ritenuto responsabile del fatto di avere una malattia fisica, ma c'è la tendenza, ancora oggi, a guardare con sospetto, o addirittura con disprezzo, chi è avvolto dalla depressione o dall'ansia; in qualche modo, è come se ci aspettassimo di poter esercitare un controllo maggiore sui disagi emotivi (vedasi sistema nervoso centrale e sistema nervoso periferico nel precedente articolo). Questo atteggiamento è illogico, ingiusto, inutile e controproducente: soffrire di depressione o ansia non è segno di immaturità, di debolezza personale o morale, più di quanto lo sia essere colpiti da qualsiasi altra malattia fisica. Per nessuna ragione ci si deve addossare la colpa di qualche disagio emotivo: la cosa di cui ci si può rimproverare, se mai, è di non volerlo affrontare, prenderlo per le corna nel modo giusto e qualificato, di non cercare aiuto e di rifiutare o non seguire la terapia in corso. RICORDIAMOLO ancora una volta che l'atteggiamento e il modo di interpretare noi stessi e il mondo circostante è fondamentale. E' importante “impegnarsi” nel fare le cose e “sforzarsi” di stare bene: se ne ricava vantaggi sia a breve sia a lungo termine. 
 


Le malefatte della depressione


utte le varie forme d'ansia sin qui elencate, perdurando, possono portare ad un quadro clinico depressivo piuttosto serio. Un fenomeno emotivo che di fatto spegne ogni desiderio vitale, abbassa nel complesso ogni attività, paralizza anche le più piccole scelte quotidiane, non c'è nulla che possa smuovere dalle proprie posizioni rigide ed irrealistiche, ogni cosa scoraggia e fa allontanare da tutto ciò che si 'muove'; evitiamo le persone, preferiamo la solitudine alla compagnia. Siamo sempre tristi e scoraggiati: concentrati solo su un corpo vuoto ed inerte, su eventuali torti passati e su laceranti turbamenti. Quando si è in uno stato depressivo, tendiamo a darci tanto da fare senza concludere un bel nulla, passiamo un sacco di tempo seduti e nei casi più gravi a fissare niente, il vuoto; ci si trascina in situazioni insostenibili, intervallate da un pensiero dominante, di non farcela più, di perdere completamente il controllo: ostaggi di una voglia irresistibile di farla finita. Oltre ad una pena profonda ed una disarmante apatia emotiva, l'accompagna una gestualità bizzarra, un corpo curvo, un viso irrigidito e un vagare con uno sguardo perso nel vuoto … prigioniero della sua terrificante solitudine riesce a calpestare, seppur a fatica, le piccole “risorse” rimaste. Il più delle volte siamo stanchi, abbiamo voglia di dormire, reagiamo anche di meno alle sollecitazioni dell'ambiente esterno; non notiamo le cose sane e belle che ci circondano, ma solo immagini tenebrose, brutte e fastidiose. Siamo portati a generalizzare, il più delle volte a nostro svantaggio. La nostra interpretazione del mondo, il giudizio emotivo che diamo ad ogni cosa ci fa piombare in un dubbio tormentoso, in un profondo turbamento e in una angoscia invadente. Agiamo come se i nostri organi sensitivi fossero imprigionati, spenti, anestetizzati. E' difficile mettere a fuoco la sua drammaticità, riconoscere e comprendere veramente le sue complesse sfumature, la sua singolare struttura e il suo disagio profondo. La cosa immediatamente riconoscibile è che il depresso ha perso interesse per la maggior parte degli aspetti della vita: lavoro, affetti familiari, sessualità, al piacere di stare con gli altri … è incapace di godere e di provare piacere (anedonia direbbero ancora una volta gli addetti ai lavori).

Risultati immagini per ansia

uando è preso dall'umore nero, si isola, si trascura … la pulizia rimane in 'sospeso' ... si trascura il vestiario … l'aria triste e rassegnata oltre ad invecchiare esageratamente solca il viso e rende tenebroso tutto il resto. Non esce più, il dialogo si fa stringato, a monosillabi, evita gli amici, perde ogni spirito di iniziativa, diventa inappetente o al contrario bulimico (alcuni rinunciano altri si rifugiano nel cibo), non sente più, se non qualche scintilla breve, isolata e confusa … la sessualità è fuori portata, inesistente, non ci sono le forze necessarie nemmeno per iniziare un piccolo approccio. La capacità comunicativa si spegne, diventa inesistente, avviene sempre meno a livello del modulo orale: il tutto si concentra sul “gestuale” e sul “visuale”. Una perdita di contatto che fa soffrire in silenzio: sentire esiliati in una “terra di nessuno”. Il senso dell'amore, della verità, della giustizia, della dignità sono tutte bussole emotive che hanno perso completamente il loro “magnetismo”: ci si allontana dalla realtà, dalla bellezza e dal sapore dell'esistenza. L'autostima è a terra, ci si sente di valere meno di zero, di essere un peso morto per tutti, e, soprattutto, la persona peggiore che esista su questa terra. 


i si sente ridicoli, incapaci e in colpa per tutto, anche per il fatto di aver indossato l'abito grigio della depressione. Si passa il tempo a rimuginare su eventuali errori del passato, con la certezza di aver rovinato la propria vita e quella degli altri. La mente è sempre più confusa ed annebbiata, non ci si concentra più sulle cose da fare, sul lavoro, non si rimane nemmeno con un occhio socchiuso su quelle letture che un tempo erano buone e divertenti, diventa difficile focalizzare l'attenzione su una situazione problematica specifica, si è completamente assillati e distratti da pensieri tristi e rassegnati, sull'inutilità delle cose e dei propri gesti … si ha che fare con un futuro incerto e senza speranza, mentre il passato continua a tormentare con i suoi strazianti sensi di colpa … ogni cosa, la più banale, può mettere a rischio il complesso equilibrio relazionale … viene a mancare la cooperazione, tutto ciò che può aiutare la risoluzione dei conflitti o mettere fine a penose frustrazioni viene a mancare … tutto lentamente si oscura sia a livello razionale sia a livello emotivo. Prendere una decisione non è facile, anzi il più delle volte è impossibile, non ci sono le forze, si ha la sensazione che la vita non sia più degna di essere vissuta.



arebbe comunque un errore immaginare che tutti i depressi siano tutti in queste condizioni, sempre di cattivo umore, sospettosi, distaccati. Lo possono essere a periodi, intervallati da brevi periodi di relativo benessere, o solo in certi momenti apparire tali, perché anche questi soggetti sono bravi “camaleonti” a mimetizzarsi nell'ambiente circostante, bravissimi nell'occultare i loro disturbi … non “sentirli”! Spesso per 'restare' nell'ambiente sociale fingono di provare interessi che non sentono più; per galleggiare in questo mondo per loro ostile si inventano sorrisi, domande coinvolgenti ed “originali”, di essere dinamici, attivi, mentre in fondo alla loro anima avvertono solo il desiderio di restare soli, lontani da tutti. Non dimentichiamo, inoltre, che dato il legame diretto tra la mente e il sistema immunitario, sembra plausibile che lo stato mentale o l'atteggiamento psicologico di un soggetto possano influire sulla progressione delle malattie. Pare infatti che la possibilità di controllare la situazione e mantenere un atteggiamento flessibile e di apertura (positivo) abbiano un effetto benefico sull'attività immunitaria. Coloro che hanno problemi fisici importanti, ma che hanno un comportamento attivo ed attento, presentano un grado minore di depressione e di ansia, livelli molto più elevati di supporto sociale; in breve, si sentono meglio, più combattivi, riescono ad uscire più facilmente ed in maniera meno traumatica da situazioni dolorose ... sono in grado di godere dei piaceri della vita, degli avvenimenti e delle esperienze quotidiane più di chi è intrappolato nella palude depressiva.

Risultati immagini per depressione




o stato depressivo si può suddividere in due grandi categorie: quelle reattive (conseguenti ad un evento spiacevole se non addirittura angoscioso, come la perdita di una persona cara, la perdita del posto di lavoro, una grave malattia, un divorzio, una delusione amorosa, i rovesci finanziari) e quelle endogene. La depressione relativa a queste situazioni (reattiva), e cioè collegabile ad un trauma esistenziale, è sicuramente quella più facilmente recuperabile a livello terapeutico; la sua soluzione è dovuta più che alle medicine al trascorrere del tempo, ai cambiamenti di ambiente, a nuove amicizie, ad uno stimolante travel therapy e alle distrazioni in genere. Forme più difficili da recuperare, da ricomporre, sono quelle cosiddette endogene (determinate da fattori interni: traumi fisici e psichici), le quali, comparendo senza evidenti motivi, attraverso chiare “espressioni” emotive, inducono a pensare che esse siano da ricollegare a fattori soprattutto genetici e costituzionali, ed infatti in molte di tali forme è riconoscibile un sicuro tratto familiare (ma non dimentichiamo quella famosa formula più volta espressa nei vari articoli, quella inutile e fuorviante etichetta: tua nonna era …, tua mamma era …, tuo fratello non è da meno e tu non vorrai mica essere per caso diversa?).



a percentuale di ricadute in seguito ad interruzione unilaterale della terapia da parte del soggetto con questo disturbo depressivo importante è piuttosto alta. Qualche anno di psicoterapia è il minimo richiesto per contrastare atteggiamenti negativi radicati, scongiurare false credenze e relazioni interpersonali problematiche presenti da troppo tempo. Il trattamento della depressone mira a interrompere il circolo vizioso di inattività e perdita di piacere nelle cose, cui seguono inevitabilmente isolamento sociale, sfiducia in se stessi, disistima, riluttanza ad uscire dal proprio guscio. Si cerca di spezzare questa sequenza di disperazione, coinvolgendo il soggetto in attività piacevoli: stimolare la creatività (massaggio psicosomatico, movimento, cinema, disegno) … tutte cose che fan bene al corpo ma anche alla mente; i professionisti più “smaliziati” sanno perfettamente che non bisogna correre, non bruciare le tappe e soprattutto non avere aspettative eccessive … lasciarsi andare al pessimismo o farsi distruggere dalla delusione. L'inizio di un 'grandioso' cambiamento è sempre un minuscolo gesto: fare un bagno caldo, mangiare un gelato, guardare un programma televisivo, godersi il sole, fare una camminata, un giro in bicicletta … è sempre un buon inizio felice che dà sempre buoni risultati, se non immediati sicuramente più tardi. In breve, ritrovare la voglia di fare, essere di nuovo attivi, riprendere il controllo sulla realtà aumenta la speranza di guarigione.



e ore più penose della giornata sono in generale quelle del primo mattino, quando il depresso si sente incapace di affrontare le fatiche e gli impegni di una nuova giornata. Con il progredire del giorno, come un vecchio motore diesel che comincia a scoppiettare, ma poi, riscaldandosi, trova il “giusto” ritmo, l'umore se non inciampa nei suoi fantasmi, tende a migliorare e può farsi un tantino luminoso nelle ore del crepuscolo. Inutile dire che se questi soggetti convivono, maschi o femmine che siano, mettono a dura prova la pazienza del partner e non pochi rapporti che scivolano nella separazione, trovano il loro principale motivo nella depressione di uno dei due, se non di ambedue. A volte tale stato emotivo assume un andamento ciclico e a periodo di vero malessere, cioè di invincibile tristezza, di pessimismo, di noia e di mutismo, fanno seguito periodi di grande ottimismo, di esagerata e rumorosa allegria. Di eccessiva fiducia in sé e negli altri. 


iò trae in inganno i malati, ma soprattutto tutti coloro che sono a fianco: quando una forma depressiva presenta questa bipolarità di comportamento, essa rientra purtroppo nel numero delle depressioni difficili da trattare. Tra le forme depressive più sfumate, solo di qualche tonalità sotto la comune malinconia, vanno ricordate quelle che compaiono in relazione a ricorrenze fisiologiche come, per esempio, la sindrome mestruale. Non poche donne entrano in uno stato depressivo una settimana prima della comparsa del ciclo. Altre sperimentano tale stato emotivo per periodi più o meno lunghi dopo aver partorito e specialmente dopo il primo parto (depressione post partum). Anche i primi segni della vecchiaia (andropausa, menopausa … i livelli ormonali alterano l'umore) possono accompagnarsi con un senso di inadeguatezza e di inutilità che è sentito soprattutto da quanti sono abituati a vedere nell'efficienza, nel vigore fisico e nella bellezza, i valori massimi della vita. Come abbiamo già potuto capire nell'articolo sull'adolescenza, la depressione non risparmia nessuno, neppure i fanciulli. Certe situazioni inoltre connesse con la vecchiaia come la solitudine, la perdita degli affetti, la perdita del ruolo sociale, la perdita del vigore fisico e mentale, possono peggiorare la situazione.



scanso di equivoci, è forse il caso di sottolineare che non bisogna scambiare per depressione ogni abbassamento del tono dell'umore. Il nostro umore è come il tempo in questo periodo: ora sereno e caldo, subito dopo nuvoloso e freddo … si entra nello stato patologico solo quando tutto è buio, le nubi hanno coperto completamento il “cielo”, ostacolando totalmente la visione di ogni cosa che è intorno. Sola allora possiamo preoccuparci e, quindi, cercare soluzioni immediate. Vi sono abbastanza malesseri veri e dolorosi per aggiungervi quelli tetri ed immaginari, fatti solo di tormento, previsioni negative, apprensione e paura (ipocondria). L'autostima ci può aiutare ad uscire da questo profondo tormento (per approfondire l'argomento si rimanda ai vari articoli già pubblicati su l'autostima). La stima di se stessi è il fulcro, il centro emotivo di gravità su cui poggia il nostro equilibrio. L'autostima di una persona depressa è regolata non dalla persona ma dagli altri. Essa cerca costantemente l'elogio e la giustificazione, l'ammirazione, l'amore degli altri. Ha una “fame” atavica, non di companatico ma di attenzione, approvazione e complimenti. La prevenzione del malessere depressivo deve cominciare il più presto possibile. Cercando, ad esempio, di allevare il cucciolo in un ambiente il più possibile tranquillo e sereno (non “permissivo”), dove non gli manchino quelle attenzioni, quei gesti d'amore e quelle manifestazioni d'affetto di cui ha bisogno non meno del cibo. Per gestire e prevenire la depressione è fondamentale comunque sempre una piccola spinta iniziale a voler uscire da tale stato, serve molto il cercare di mantenere i rapporti, i contatti sociali, le amicizie, gli affetti. Nel rapporto con gli altri non bisogna però sempre e tutto attendersi, volere, bisogna anche dare … la vita è basata sempre sulla reciprocità, sul dare e sul ricevere. E dare significa molte volte saper ascoltare, saper semplicemente stare insieme senza nulla chiedere, ma per il solo piacere di fare le cose con gli altri … stare con gli altri, beneficiare e godere della compagnia reciproca.

Risultati immagini per depressione

oltivare i rapporti non solo ci ridà vitalità ma aiuta anche a costruire un'interiorità più solida e valida. A volte un tale piacere non è purtroppo neppure avvertito, ma è con l'allenamento e perseverando che un bel momento ci si accorge quanto utili a noi e agli altri siano stati tali contatti. Perché depressi, magari a singhiozzo, lo siamo più o meno un po' tutti e lo stare insieme ci fa sentire importanti, ci allena ad essere concentrati, ad essere riflessivi e, soprattutto, aiuta a pianificare… ci fa bene. Tutti, ma tutti, indistintamente, anche i più “fortunati”, devono fare i conti con una vita che lascia l'amaro in bocca: momenti difficili, sconfitte, delusioni … nessuno vi sfugge! Non temere è possibile, con relativa facilità, tornare ai bei tempi, a quelle situazioni di benessere già vissute anche se in momenti lontani. Coloro che hanno un comportamento attivo presentano livelli minori di depressione, di ansia, livelli più elevati di supporto sociale, in breve, si sentono meglio, più combattivi, riescono ad uscire più facilmente e in maniera meno traumatica da situazioni conflittuali e dolorose ... si rimettono in piedi più facilmente di fronte alle avversità della vita. Sono in grado di godere dei piaceri della vita, degli avvenimenti e delle esperienze quotidiane più di chi è intrappolato nella palude depressiva. Tutto dipende dal nostro atteggiamento, in che modo “guardiamo” le contrarietà e, quindi, con quale spirito affrontiamo i vari ostacoli esistenziali. 
 


'attacco di panico è un fenomeno psicosomatico che non solo spazza via ogni certezza e blocca completamente tutta l'energia vitale, ma lentamente spezza la vita; è accompagnato da sintomi fisici fastidiosi, angosciosi e drammatici da gestire, da pensieri catastrofici, dolorosi, alimentati sempre da tratti ossessivi – compulsivi: comunque lo si giri è sempre un grande mostro con molte 'teste': un compagno scomodo, terribile ed inquietante. Le paure di chi soffre di panico - pur non avendole ben chiare a livello di consapevolezza - non passano mai inosservate: possono essere comprese nei termini dell'eccessivo impatto a livello relazionale e socialedell'esposizione alla socializzazione. Il timore dominante di questi soggetti - anche se offrono in ogni momento un'immagine forte e perfetta - è quello di non essere considerati, stimati ed apprezzati; in ogni occasione temono di essere disprezzati, rifiutati o ridicolizzati. Generalmente, il segnale per l'attivazione di tali aspettative è la loro percezione di non contare molto pur avendo notevoli capacità: la sensazione di essere fuori luogo, di valere poco, di avere un “comportamento inetto” … un perfetto incapace. Così, un individuo che si comporta in modo incerto, indeciso e insicuro - oppure in casi estremi da spavaldo e con senso di superiorità nei confronti degli altri - è soggetto sempre ad marchio infamante, ad etichette come: “Sei infantile, un bambinello antipatico, un immaturo, un tardivo, un incapace nel gestire la tua vita … cresci una buona volta!”. Un soggetto percepito come “acerbo”, asociale, scontroso e carente di capacità sociali, che viene respinto in situazioni interpersonali per via delle sue difficoltà relazionali, rischia di essere isolato dal gruppo sociale e diventare un sicuro candidato al quadro clinico depressivo. Così, ancora una volta, la sua ansia acuta lo dissuade dall'eseguire azioni che potrebbero suscitare “rappresaglie” sociali ... tranelli emotivi che bloccano la vita relazionale e lavorativa; ma non tutto risulta negativo perché se tale stato ansioso è ben gestito e non turba completamente l'equilibrio psicosomatico può accrescere la pressione a sviluppare un comportamento più adattivo e fiducioso. L'ansia, quindi, se ben gestita - con l'aiuto di un professionista qualificato - è un potente stimolo alla socializzazione e alla maturità … anche emozioni considerate negative come la vergogna e l'invidia possono essere un punto di partenza, di sprone a fare sempre meglio, ad uscire dalla noia e da una vita quotidiana spenta.


a paura della critica, della disapprovazione, invece, quella patologica, stimola l'ansia e lo spinge a controllare il suo comportamento … ad evitare questo, quello … ogni cosa ritenuta fonte di agitazione. In tal modo, l'ansia può inibire e condurre ad un ulteriore super controllo da produrre un comportamento goffo ed impacciato per i quali il soggetto può venire criticato e ridicolizzato … e così si presenta la tensione, poi di nuovo ansia e ancora tensione … ansia … tensione … ansia ... un meccanismo psicosomatico che non finisce mai. Tutto si fa minaccioso ogni imprevisto paralizza e manda al tappetto … tutto viene messo in discussione e poi evitato per non scontrarsi con brutte sorprese emotive … per paura del confronto e di sbagliare; la vita stessa diventa estranea, piena di dubbi e di contraddizioni. Si pensa di essere “strani”, con qualche curioso e bizzarro difetto di “fabbrica”, perché il tutto sembra manifestarsi dal nulla o in momenti in cui non c'è assolutamente nulla da temere … un luogo o una situazione in cui realisticamente non c'è alcunché di “spaventoso”. All'inizio, probabilmente non si rendono conto che si tratta di un disturbo d'ansia e temono, al contrario, di avere un problema cardiaco, il che è comprensibile, perché molti dei sintomi di panico sono fisici (bocca impastata, tachicardia, sudorazione, tremori, stanchezza, dispnea, nausea, vertigini, insonnia, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento … il tutto condito da strani formicolii, mancanza di respiro, una curiosa tremarella addosso e una violenta stretta allo stomaco … un vuoto allo stomaco imbarazzante).


on bisogna dimenticare che c'è una stretta relazione tra stato d'animo e condizione fisica. Il battito cardiaco, la temperatura della pelle, la pressione del sangue e la respirazione sono tutti influenzati dallo stato mentale. Sono correlati fisiologici di tale stato emotivo anche i “crampi” allo stomaco prima di un esame o di un appuntamento galante. In tutti coloro che hanno fatto una simile esperienza, a crisi superata, rimane però il terrore che tutto ciò possa ripetersi. Il fatto curioso è che delle crisi acute d'ansia quasi mai viene incolpata l'esplosione ansiogena, bensì i luoghi dove tali crisi sono drammaticamente vissute: un po' come i bambini che picchiano la ghiaia su cui sono scivolati. Ecco allora che quando la crisi è manifestata in una piazza, vissuta in luoghi ampi e spaziosi (agorafobia: : αγορά - piazza, φοβία - paura … paura della piazza) le si attribuisce la causa; quando invece la crisi si è verificata in un corridoio, in una piccola stanza con poca aria o in una cabina di ascensore la colpa viene immediatamente addossata ai luoghi chiusi e ristretti (claustrofobia: claustrum - luogo chiuso, phobos - fobia … paura degli spazi chiusi)


ituazioni in cui non solo si teme di sperimentare altri episodi di ansia acuta, ma si ha la certezza inequivocabile che possano ripresentarsi e compromettere ancora una volta buona parte dell'equilibrio e della stabilità emotiva, una condanna anticipata, prevedibile ed inevitabile ... con un altro attacco ancora più violento. Ci si ritrova sempre lì, a scrutare minuziosamente ogni parte del corpo alla ricerca di qualche segnale fisico che possa giustificare quell'attacco d'ansia repentino. Terrorizzato, si allontana da quei luoghi o si chiuderà in casa per paura che l'episodio si ripeta in una forma ancor più virulenta, con maggiore intensità (supermercato, luoghi affollati, ristorante, cerimonie). Questo tipo di comportamento è noto con il nome di agorafobia; si evitano quei luoghi dai quali potrebbe essere difficile allontanarsi in caso di attacco di panico, oppure sopportano una situazione con estremo disagio. Spesso queste paure arrivano ad includere tutte le situazioni simili a quella in cui si è verificato un attacco d'ansia. In questo modo, il comportamento di evitamento può intensificarsi, limitando i gesti e le attività dei soggetti, che arrivano anche al punto di non uscire più di casa.



on lo si direbbe, ma i più esposti agli attacchi di ansia acuta sono quegli individui metodici e compassati, sentimentalmente un po' freddi, che sembrerebbero esserne più al riparo … mai fuori dalla portata del Dio Pan – ico (vedasi il mito di Pan. Una figura mitologica che viene a svegliarci, a toglierci quella maschera che nasconde le vere sembianze, riproduce lineamenti “fittizi”di un personaggio che si è perso, alle prese con un profondo senso di inutilità ... il Dio Pan – ico arriva per bloccare questa “recita” quotidiana fasulla, liberarci da una vita ingabbiata, rigida e controllata che non scorre più … restituirci, con l'attacco, quel che ci spetta veramente: spontaneità, gioia e piacere). Così invece non è perché, malgrado le apparenze, spavalderia ed estrema sicurezza, si tratta di individui 'costituzionalmente' ansiosi, i quali fin dalla loro fanciullezza hanno cercato di attutire le tensioni di questo stato ansiogeno mediante il più scrupoloso controllo delle loro reazioni, la più rigida osservanza dei loro doveri civili, scolastici, professionali e un attaccamento quasi maniacale alla puntualità, all'ordine e alla pulizia. 


utto questo per sentirsi sempre a posto e per non dar motivo a nessuno di riprenderli per qualche loro “negligenza”, sbaglio o dimenticanza. Sono questi individui così controllati, precisi, pignoli, abitudinari che quando perdono il controllo lo perdono in quel modo così clamoroso e drammatico che è proprio delle crisi acute d'ansia … per vivere non è necessario essere più forti ma più aperti, essere disponibili al nuovo pronti, se necessario, a cambiare percorso o direzione. Questo modo di fare è sempre in relazione con una forte increzione di sostanze chimiche (produzione di ormoni da parte di una ghiandola endocrina e loro immissione nel torrente circolatorioeliminazione ed elaborazione dei neurotrasmettitori, ormoni) da creare contrazioni muscolari, agitazione motoria, sbalzo improvviso della pressione arteriosa: tutti fenomeni a cui fanno seguito uno stato di collasso, confusione mentale, annebbiamento della vista e talvolta perdita di lucidità. Questo naturalmente in quei soggetti che, sia pure in modo approssimativo, arrivano a rendersi conto della gravità della situazione.


 a ricordato che il solo pensiero di un grave pericolo corso e di cui non si sia avuta subito piena coscienza può innescare quegli stessi meccanismi fisiologici che entrano in funzione nel momento stesso in cui ci troviamo a fronteggiare una pericolosa emergenza reale. Non bisogna mai dimenticare che gli attacchi di panico, l'agorafobia e la claustrofobia non solo la fanno da padroni in ogni situazione, vivere a metà la vita, ma possono influire in modo significativo sui vari rapporti sociali, lavorativi ed affettivi … lacerano ogni rapporto, distruggono la vita relazionale, annientano la coppia. Molte relazioni, infatti, sono felici, all'inizio. Ma succede raramente che tutto proceda senza intoppi, mentre la vita e le situazioni si evolvono: la forza di un rapporto dipende dalla capacità di adattamento dei due partner fino al momento in cui le circostanze esistenziali li mettono a confronto con le loro risorse sia personali sia di coppia. Inoltre, bisogna ricordare che la coppia 'tipica' non esiste. Il rapporto ha bisogno tanto di “disciplina” quanto di “tenerezza” e di amore. L'appoggio fornito da un insieme di regole rispettose, aiuta a prevenire ansia e confusione domestica, e rende la vita quotidiana più armoniosa, tranquilla e serena ... senza tanta apprensione e sbalzi di umore.
 

e si riuscirà ad abituare i figli alla disciplina e al rispetto delle regole di un fare civile, si otterrà maggior rispetto e si ridurrà le possibilità di conflitto nel periodo dell'adolescenza e, soprattutto, aiuterà a gestire l'ansia. Ognuno di noi è caratterizzato da possibilità e debolezze particolari, e il successo del rapporto dipende molto dalla nostra capacità di riconoscerle e di trovare, in maniera estemporanea, una vantaggiosa ed idonea forma di adattamento. Insistere o aspettarsi che il nostro partner incarni l'immagine che gli abbiamo attribuito fin dal primo incontro, provoca grandi tensioni nella coppia … e tanti, tanti, tanti fallimenti. Attendersi scrupolosamente o mantenere a tutti i costi che noi e il nostro partner saremo sempre disponibili, pazienti, coscienziosi, attenti e 'sedati' come agli inizi della relazione è ingiusto o davvero poco realistico. La fragilità e la fallibilità umana restringono la possibilità di trovare un compagno di viaggio perfetto o magari di esserlo sempre noi stessi. Se riusciamo ad amare senza tanti “come e perché”, accettare le debolezze (senza assumere un ruolo di “infermiere”) del nostro partner e a concentrarci sulle sue qualità, più probabilità avremo di uscirne vincitori … far funzionare la coppia in maniera più libera ed armoniosa.


Risultati immagini per depressione nei dipintii



on c'è quindi da stupirsi se i soggetti con disturbo di panico e agorafobia - poco flessibili e più vincolati al passato che al presente - cadono in depressione … “arrancano” in un mondo pieno di dubbi, si torturano amplificando un ordine mentale fasullo ed inutile, con troppe idee confuse ed eccessive opinioni che ostacolano la creatività (“Sto facendo la cosa giusta? Ma è proprio questa la persona che fa per me? Continuo questo lavoro o ne cerco un altro? Corro o non corro, Mangio o non mangio” … il dubbio amletico sfianca) … si allontanano proprio da tutte quelle cose che desiderano e che potrebbero essere utili al loro benessere. Guai quindi farsi influenzare da quello che è passato … quello che si è realizzato non si può “ritoccare” o modificare a proprio piacimento è già accaduto, non tornerà mai più come prima, serve a ben poco estrapolare una sequenze di una certa situazione e portarla nel tempo presente, tale vissuto non lo si può cambiare è già stato realizzato nel bene o nel male… rimuginare, senso di colpa e rimpianti creano solo disordine, fragilità e sofferenza … PANICO!


osa fare. Per trattare con successo il disturbo da attacco di panico è necessario innanzitutto riconoscere la natura comune delle sensazioni fisiche e della paura: appartengono entrambe al quadro clinico, facilmente riconoscibile e trattabile, di un disturbo d'ansia. Come abbiamo più volte sottolineato, la frequenza e l'intensità degli attacchi di panico variano da persona a persona o si fanno più intensi in certi diversi periodi della vita di un individuo (passaggio scolastico, entrare nel mondo del lavoro, fidanzamento, matrimonio, nascita di un figlio). Possono esserci uno o due attacchi di panico alla settimana, per mesi o anni; oppure brevi periodi in cui tale fenomeno ansiogeno è più frequente, fino a dieci o venti al giorno. Alcuni hanno pochi attacchi nel corso della vita, ma la paura che si ripresentino rimane alta, così come le complicate strategie che mettono in atto per evitarli. Queste persone, alla disperata ricerca di una relazione causa – effetto tra un dato evento ambientale e l'attacco, iniziano a evitare luoghi e situazioni ritenuti pericolosi; in breve tempo si tengono lontani da aree sempre più estese e si ritrovano chiusi in casa oppure escono solo con grande difficoltà: una condizione questa, già più volte evidenziata, chiamata “agorafobia”


cco come un attacco conduce all'agorafobia. La preoccupazione e l'imbarazzo di poter avere un altro attacco davanti a tante situazioni, a molti sconosciuti, senza poter scappare, prendono il sopravvento e quest'ansia - modificando lo stato fisiologico - porterà al nuovo attacco. La zona di pericolo si allarga progressivamente e la paura cresce: così quel soggetto svilupperà un'avversione verso tutte le situazioni che, a suo giudizio, possono scatenare nuovi attacchi. In breve tutta la sua esistenza è imprigionata nello sforzo di rimanere entro i confini di una zona di “sicurezza”, al riparo da futuri attacchi. In casi estremi questi soggetti sono completamente isolati dal mondo, non guidano più ... sono intrappolati in casa propria, convinti che ogni piccolo passo fuori di essa possa scatenare un attacco di panico. Rimanere in casa, ovviamente, non è la soluzione più giusta, gli attacchi possono sopraggiungere anche lì, soprattutto quando si è soli. La cosa fondamentale, al di là della gravita, è che l'attacco di panico - con le mosse giuste - può essere sconfitto … definitivamente. Esistono varie metodiche terapeutiche efficaci e ogni soggetto può trovare quello che fa al caso suo. Farmacoterapia e psicoterapia, da sole o combinate nei casi più gravi, raggiungono ottimi risultati. La psicoterapia insegna a gestire globalmente la situazione, come ”evitare” che una sensazione fisica sgradevole diventi un attacco di panico. Chi è estremamente attento a controllare ogni minima sensazione corporea e pensa subito al peggio impara che molte di esse sono più che normali, per esempio che alcune palpitazioni di breve durata non hanno necessariamente un significato patologico.


ono previste anche tecniche distensive ed esercizi pratici: una sorta di allenamento alla percezione delle proprie modificazioni fisiologiche, anche per motivi indipendenti all'ansia patologica. L'iperventilazione è un altro sintomo di cui spesso i pazienti sono inconsapevoli. Sono sufficienti pochi minuti di respiro rapido e superficiale per eliminare tanta anidride carbonica che causa fastidiosi giramenti di testa o strani formicolii; questi a loro volta provocano ansia, l'ansia fa aumentare l'iperventilazione, che amplifica ulteriormente la sensazione negativa, fa aumentare l'ansia e peggiora il quadro psicosomatico generale. Questo circolo vizioso può essere interrotto con una rieducazione della respirazione, imparando a riconoscere l'iperventilazione e a evitarla, respirando lentamente e con il diaframma. Un'altra cosa fondamentale, utile e che contribuisce a gestire lo stato di panico è avere bene in mente che ognuno di noi non è perfetto: possiede virtù e difetti. Riconoscere che non siamo infallibili, che siamo esseri terreni, con insicurezze e debolezze, rappresenta la prima mossa per sentirsi bene con se stessi e in equilibrio a livello fisiologico… non si è continuamente sotto sforzo per sembrare diverso da quello che si è … indossare la veste di questo o di quello ... essere buono, bravo … dimostrare di essere intelligente in ogni occasione e situazione … ma che spreco di energia … che fatica!!!



IENI ben presente che “guardare” in faccia o “accogliere” i propri punti deboli può permetterti di rinforzarti, crearti fondamenta solide … agevolare il tuo percorso di maturazione. Se cerchi invece di dimostrare a te stesso e agli altri di sapere sempre tutto, di essere tutto d'acciaio, inossidabile, può diventare una scusa, una strategia per evitare di cadere nella delusione, per non cambiare rotta, per non affrontare certe situazioni … quante volte recitiamo quel famoso ritornello per giustificare le nostre scelte di evitamento, per non affrontare i veri ostacoli: “sono tutte sciocchezze non mi ci perdo nemmeno” … girarsi dall'altra parte non è mai la soluzione migliore. MAI ignorare i segnali piccoli o grandi che siano. Se possiamo confidare su una sana autostima, su un'immagine realistica ed adeguata, dovremmo allora essere in grado di valutare in modo veritiero e concreto le nostre qualità e le nostre mancanze e, soprattutto, interpretare in modo corretto tutto ciò che ci circonda.


ebbene sia un fenomeno causato da uno stato emozionale, l'ansia può provocare sintomi fisici fastidiosi, se non debilitanti (squilibrio dei mediatori neuro-chimici). Un intervento tempestivo e qualificato non solo permetterà di apprezzare la vita per quello che è veramente, offrirà un'ancora di salvezza per guarire ma, soprattutto, servirà a garantire un futuro migliore con se stessi e gli altri; creare condizioni per favorire l'espressione e la conferma di se stessi incentivando la spontaneità. Troppa routine e pochi desideri impoveriscono la mente e fiaccano le energie. Troppe responsabilità e doveri, d'altro canto, possono portare alla confusione e ad una totale disorganizzazione. Troppo di entrambe le cose finisce, prima o poi, con diventare una profonda fonte ansiogena: la soluzione sta quindi sempre nel trovare il giusto equilibrio per mantenere l'efficienza e la possibilità di divertirsi anche lavorando. Le metodiche terapeutiche psicosomatiche, inoltre, sono indispensabili per controllare e gestire il flusso adrenalinico prodotto in tutte quelle trappole mentali che sono all'origine dei diversi stati ansiosi.


e tecniche distensive, infatti, modificando in maniera permanente alcuni parametri fisiologici, migliorano lo stato psicofisico, le dinamiche evolutive, amplifica energia e potenzialità, rende più attivi e lucidi nel risolvere i vari problemi della vita quotidiana. Non va dimenticato che nel corpo in stato di completo rilassamento avvengono cambiamenti precisi e misurabili. Alcuni dei cambiamenti più significativi sono messi in moto dai due sottosistemi del sistema nervoso autonomo. Il sistema simpatico, quando il corpo è completamente rilassato rallenta le sue funzioni (il simpatico controlla la temperatura del corpo, la digestione, il battito cardiaco, il respiro, la circolazione, la pressione sanguigna e la tensione muscolare). Viceversa, il parasimpatico aumenta considerevolmente le sue prestazioni, riducendo il consumo di ossigeno e rallentando le funzioni come l'eliminazione del biossido di carbonio, il ritmo cardiaco e respiratorio, la pressione sanguigna, il livello di acido lattico e di colesterolo nel sangue … è la risposta opposta all'eccitazione causata dall'ansia.
 
Risultati immagini per fobie


 
utti hanno dei timori, delle perplessità, dei dubbi o delle paure. C'è chi ha paura di guidare o di volare, chi si sente a disagio alle feste con molta gente, chi odia i ragni (aracnofobia: paura dei ragni … di essere 'intrappolati' nei rapporti), ma queste persone - al di là di tutti i mali e pericoli possibili - riescono a viaggiare, a socializzare e a muoversi con una certa disinvoltura anche tra le sottili ragnatele delle loro stanze, nonostante sia presente uno stato d'ansia acuto. Di tutte le nostre sofferenze emotive l'ansia è la più capricciosa, violenta, disarma, paralizza il corpo e la mente, influisce - quando supera un certo valore fisiologico - negativamente su di noi e blocca completamente ogni 'uscita', la più piccola attività viene annullata, persino i pensieri sono congelati. Io e la paura siamo nati gemelli, ripeteva ad ogni incontro pubblico il famoso filosofo T.Hobbes … come dire che non abbiamo scampo, siamo nati con la paura! E' più facile trovare il modo di sgomentare chiunque piuttosto che trovare il modo di essere simpatici o piacere a tutti. Constatiamo il potere della paura nelle nostre stesse reazioni ad essa. Il nostro modo di considerare la fantasia, il dubbio, il senso di colpa o l'ostilità ad esempio, è qualcosa di distaccato e di intellettuale. Dove si tratta di paura la maggior parte di noi cerca immediatamente il modo di superarla. Vi sono più manuali su come controllare, bandire la paura e trattare l'ansietà, su come gestire le preoccupazioni e, quindi, di cominciare a vivere, di quanti ve ne siano su tutti gli altri stati psicologici messi insieme. Ciò dipende dal fatto che esistono ancora oggi molti fenomeni che “allarmano”, che “impauriscono”, che “spaventano” in questo mondo supertecnologico. Nonostante questi raffinati, sofisticati e preziosi strumenti informatici comunque nessuno può venderci la protezione dalle corrosive, irrazionali paure che tanti di noi alimentano.


eniamo al sodo. Chiamiamo una paura specifica “fobia”, mentre chiamiamo un momento di apprensione vago e persistente “ansietà”. Una fobia è chiara, ben definita; al contrario l'ansietà è uno stato perlopiù indefinito e penetrante. L'ansietà, come abbiamo già visto, implica un senso cronico di anticipazione, di inquietudine. Siamo costantemente concentrati sul futuro, preoccupati che qualcosa vada male, o sentiamo un vago senso di impotenza, o una tormentosa agitazione che ci spinge a disapprovare, a rifiutare ogni cosa … a intravedere sempre un senso di fallimento. L'ansietà si differenzia dalla paura per il fatto che invade, “violenta” completamente il nostro tono emotivo, il nostro stato d'animo, piuttosto che semplicemente alcuni aspetti della nostra vita. Le fobie sono le paure più drammatiche, ma l'ansietà ci insegna qualcosa di più sul perché sperimentiamo la paura. L'ansietà è molto più ristretta a ciò che può essere chiamato inclinazione alla paura, cioè la nostra tendenza ad alimentare la paura. 


'ansietà è il terreno emotivo grazie al quale la paura nasce. Le fobie invece - sofferenza ansiogena più diffusa - sono paure fuori dell'ordinario, irrazionali, intense e persistenti nei confronti di eventi, oggetti o situazioni particolari; uno stato emotivo che amplifica e assolutizza un semplice evento o una normale situazione. Uno stato emotivo che si “risolve” apparentemente con la “fuga” o nel “raggirarlo” in maniera goffa e poco realistica … evitando l'incontro diretto. Il rituale di evitamento, infatti, di un certo luogo “dovrebbe” aiutare a gestire la situazione vissuta come minacciosa o pericolosa: tiene o meglio dovrebbe tenere lontano il 'male', sotto controllo l'angoscia per quella cosa particolarmente temutama come abbiamo già visto nella discussione dell'ansia difficilmente è così.


uando la paura è sproporzionata all'ostacolo effettivo e provoca uno stato d'ansia paralizzante e un comportamento di “fuga” non giustificati siamo di fronte ad una fobia di rilievo clinico. Qualunque oggetto o situazione può scatenare terrore. L'universo fobico può essere suddiviso in tre categorie: agorafobia, fobia sociale e fobia specifica. Le fobie possono essere viste come uno dei tanti modi con cui l'ansioso cerca di liberarsi delle sue innumerevoli paure. Si tratta di una illusione che trova la sua giustificazione nelle sofferenze che l'ansioso prova dentro di sé e da cui vorrebbe ad ogni costo liberarsene … il prima possibile. 

ra le innumerevoli forme di fobia si può ricordare: la claustrofobia (paura del luoghi chiusi), l'agorafobia (paura dei luoghi aperti), l'aerofobia (paura per l'aria), la cinofobia (paura per i cani), l'acrofobia (paura per l'altezza), l'osmofobia (paura per gli odori), l'emetofobia (paura per il vomito), l'ofidiofobia (paura per i serpenti), l'apifobia (paura per le api), la rupofobia (paura per lo sporco), la cryophobia (paura per il freddo), la homilofobia (paura per i sermoni), la brontofobia (paura del tuono), la bacillofobia (paura dei bacilli), l'aerofobia (paura delle correnti d'aria), l'iofobia (paura dei veleni), l'eritrofobia (pura di arrossire), l'autodisosmofobia (paura di emanare cattivi odori), la jalofobia (paura di trangugiare frammenti di vetro). E la lista è davvero lontana dall'essere completata … perché ogni cosa, a seconda del proprio stato d'animo, può diventare in qualsiasi momento oggetto di fobia. Bisogna comunque sottolineare che esse assumono carattere patologico quando ostacolano l'azione o diventano così ossessive da togliere completamente vitalità, la serenità e la pace interiore … la voglia di vivere. Tra gli adolescenti più sensibili, specie se iperprotetti, è abbastanza diffusa la la fobia della scuola: essa si manifesta al momento di entrare nell'edificio scolastico o anche quando si avvicina l'ora di entrarvi.



a sua sintomatologia è piuttosto dolorosa: senso di nausea, vomito, dolori addominali, pianto e “inceppamento” del verbo. La maggior parte dei fanciulli riesce a superare questo problema emotivo con una certa rapidità; se rimane impigliato in questa tortura c'è la possibilità che ci siano altri problemi che vanno approfonditi: eccessiva ansia da separazione oppure una scuola che fa “paura”. In più di un caso l'oggetto della fobia serve da paravento alla vera causa della paura che il soggetto ha cercato di cancellare dalla propria mente. Così spesso chi soffre di bacillofobia o della paura di emanare odori (molto presente in età avanzata) non immagina che la vera causa delle sue paure possa risalire a una “contaminazione”, vera o presunta, della sua personalità morale. Ecco perché le fobie costituiscono un altro esempio dell'ambiguità del linguaggio con cui l'ansia vuole esprimersi. 


apire il significato di certi disturbi ansiosi equivale ad avere in mano la chiave per sbarrare la porta alle tensioni … ai vari disagi e presagi … ad una profezia disastrosa. Ma per risalire alla vera causa di questa espressione emotiva non è sempre facile perché occorre molto impegno e “coraggio” per leggere questo meccanismo, per guardare dentro di sé: per poterlo fare si rende spesso indispensabile un aiuto qualificato che sia in grado di interpretare questo mondo fantastico con prudenza e gradualità, capace di orientarsi nel mondo interiore con la “bussola” della sensibilità, della conoscenza, della pazienza e della serenità. Specie quando si tratta di bambini si può tentare di desensibilizzarli dalle loro paure facendoli avvicinare con cautela, prudenza e gradualità all'oggetto delle loro fobie e così dando loro modo di assicurarsi della sua innocuità … si accrescere il controllo e la fiducia in se stessi.


vari disturbi d'ansia si classificano in base allo stimolo che provoca il sintomo e come si manifesta. Nell'attacco di panico l'ansia è improvvisa, raggiunge il culmine in pochi minuti e si risolve in poche ore, mentre l'ansia delle fobie è strettamente legata allo stimolo fobigeno, si scatena solo in sua presenza, quando non c'è via d'uscita. Nel disturbo emotivo generalizzato l'ansia è una condizione cronica non legata ad uno stimolo specifico. Le persone che soffrono di qualche fobia sono terrorizzate da una imprecisata minaccia al loro benessere, possono sviluppare una forte dipendenza da una figura di riferimento: “persona di supporto”; senza di essa rischiano di non uscire mai più dal loro “nido”. Alcune persone di supporto aiutano i soggetti fobici a far fronte alle limitazioni imposte dalle loro paure; altre invece possono incoraggiare in modo inconsapevole questa dipendenza rinforzando le profonde paure del soggetto … non trattate o lasciate da sole queste persone cronicizzano, “vanno alla deriva”. Se possono fare affidamento su una persona di supporto riescono il più delle volte a mascherare o nascondere tale disagio a tutti ... tranne alle persone vicine

uesto soggetto può mettere a dura prova il rapporto di amicizia o la vita coniugale in quanto tale disagio modifica il comportamento reciproco e, quindi, rischiano il più delle volte di trovarsi più soli ed isolati. Togliersi dall'impiccio fobico, comunque, non è mai cosa facile. Questi soggetti pur soffrendo in profondità raramente cercano aiuto perché hanno la consapevolezza che il loro comportamento è banale, infantile ed assurdo (in questo modo lo rendono cronico); solo quando sono alle strette, cioè non riescono a condurre una vita normale, mettono in atto una strategia di “fuga” che compromette le capacità professionale e interferisce con la vita familiare, allungano la mano … accennano un piccolo sostegno. Il fatto, però, che il fobico abbia piena consapevolezza dell'irrazionalità delle sue reazioni e, quindi, privo di tratti psicotici, rende tale disagio, anche se difficile da trattare, sicuramente curabile. Le fobie, infatti, lasciate sempre in mano ad esperti, rientrano fra i fenomeni patologici suscettibili di trattamento terapeutico. Grazie ad un vasto arsenale di metodiche terapeutiche è possibile favorire la guarigione, cioè fornire un “set di pronto soccorso” di interventi ai quali ricorrere nei momenti di crisi, per contrapporre alla reazione fobica, ormai appresa, altre alternative, quando si percepisce lo stimolo scatenante o si vive in una situazione ben precisa che è causa del profondo disagio fobico. Va ricordato che tale malessere emotivo non guarisce da solo ma può avere un effetto logorante, invalidante e cronico: conoscere le cause della paura non significa farla scomparire completamente e restituire le forze.

Risultati immagini per meccanismi psicosomatici

erciò è molto più efficace lavorare sui meccanismi psicosomatici per superarle, in modo da ottenere esperienze positive di successo che a loro volta non solo rendono un metabolismo bio – chimico tranquillo, armonioso ed equilibrato, ma costituiscono una vantaggiosa motivazione. L'ansia e la tendenza a “fuggire” da determinate situazioni diminuiscono, il morale si alza, l'autostima raggiunge buoni livelli, la qualità della vita e la capacità di affrontare direttamente gli incarichi quotidiani familiari e lavorativi migliorano alla grande, gli interessi ed il voler “fare” aumentano … un trattamento specifico che rende il “sentire” e i rapporti interpersonali più soddisfacenti. L'addestramento, comunque, a raggiungere buoni livelli di autostima aiuta i fobici ad esprimere le proprie esigenze e i propri desideri qualunque essi siano e ad acquisire, con il tempo necessario, maggiore sicurezza nei rapporti con il mondo circostante … raggiungere autonomia, indipendenza e quella libertà tanto desiderata. Tutte le metodiche terapeutiche distensive (ipnosi, rilassamento progressivo, meditazione) possono rivelarsi utili come terapie integrative (interventi che agiscono sul corpo e sulla mente). E' molto importante non sottovalutare mai la sofferenza fobica perché, spesso, questi soggetti possono gestire o combattere i loro sintomi attraverso sostituti alquanto pericolosi come alcol o droga e, a lungo andare, entrare nel mondo della cronicità, in un quadro clinico molto più serio ed invalidante, difficile da trattare: inciampare, ancora una volta, in un grave quadro clinico depressivo.
 
Risultati immagini per meccanismi psicosomatici


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un valore informativo ed educativo, non prescrittivo.

Risultati immagini per pianta di giglio


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 –  0532.476055 
 E mail: bonipozzi@libero.it