giovedì 20 febbraio 2014

- PANICO. Un'aggressione punitiva.


PANICO … un’aggressione punitiva


iente è più inquietante dell’ascoltare un racconto fatto da chi ha vissuto un attacco di panico. Tale esperienza viene definita come un fenomeno imprevedibile, squassante, incontrollabile, inaspettato, e senza un apparente legame con eventi ansiogeni esterni. Assale a tradimento, soffoca completamente le speranze, paralizza le certezze, brucia di colpo tutte le abitudini, rompe ogni schema possibile, morde e fugge stremando completamente il soggetto. Ecco che cos’è l’attacco di panico: una doccia fredda che mette in ginocchio e manda a tappeto anche la persona più “dura”, a prescindere dalla sua reale “statura”. Irrompe all’improvviso, devasta la psiche mandando completamente in tilt tutta la “centrale operativa”. Non meno fortunato è il corpo a cui viene assegnato il compito ingrato di sbrigare le brutte faccende di “casa” con sintomi piuttosto invalidanti: oppressione al torace tachicardia, dispnea, respiro corto, mani sudate, stordimento, disturbi viscerali  e sessuali, brividi, vampate di calore, forti dolori allo stomaco, impulso irresistibile alla fuga. Questo malessere colpisce a dieci anni come a settanta, indipendentemente dalla posizione sociale e dal profilo culturale. 

hi ne è colpito ripetutamente tende ad isolarsi sempre più, a evitare luoghi, cose e persone che gli possono ricordare il momento terribile dell’attacco: una vita “senza vita”. Non solo è presente la paura di morire ma si teme, a torto, di non essere più in grado di condurre una vita normale: un evento psichico che può allontanare pericolosamente da se stessi. Dopo alcune esperienze, infatti, più o meno raccapriccianti, si comincia a vivere costantemente nell’attesa ansiosa di un altro attacco. In molti casi l’agitazione - l’energia in eccesso non espressa - fa aumentare un’incontrollabile preoccupazione per la salute o, peggio ancora, il timore di avere gravi malattie inspiegabili. Improvvisamente, tutto si trasforma in un incubo incomprensibile. L’adozione di meccanismi difensivi, per scongiurare e arginare questo fenomeno terrificante conduce, piano piano, a una schiavitù cronica: la peggiore sciagura che possa capitare. Dopo l’attacco di panico, infatti, la persona sembra aver smesso di esistere e, nel contempo, il suo unico obiettivo è quello di sopravvivere ai mille ipotetici pericoli. Chiudersi in una “gabbia protettiva” è una delle reazioni più comuni di fronte all’esperienza panica. La “gabbia mentale”, però, nel tempo, si radica a tal punto che il soggetto, qualsiasi cosa faccia, deve fare i conti con essa: “Posso andare? Cosa incontrerò? Cosa mi accadrà? Ce la farò?, Ma ci riuscirò? Resterò bloccato?, Sarò accettato? 

hi mi porterà soccorso?, Soffocherò?, Chi mi salverà?, Sarò in grado? E’ pericoloso? e così, dominato da un turbinio di pensieri catastrofici, non può più scegliere ciò che gli piace, ma ciò che “può fare” rispetto alle sue reali esigenze. Una prigionia quotidiana, cronica e frustrante, a cui il cervello, attraverso la sua tempesta ormonale dice un secco “no”. Non arriva mai per caso: trae origine e linfa dal quotidiano, da tutti gli eventi che ingabbiano l’esistenza in schemi immutabili, comprimendo e appiattendo gradualmente il mondo interiore. Dietro questo fenomeno si nasconde sempre una parte di se stessi che è stata tenuta in “letargo” o, magari, non si è saputo esprimere e valorizzare in modo adeguato. Chi segue rigidamente il modello di vita in cui è inserito rischia di non essere mai se stesso e di vedere “annichilita” la propria personalità. Per il quieto vivere, attraverso i rospi ingoiati che fanno ribollire di continuo, si crea un personaggio inquieto ed inutile, una seconda pelle che va stretta e tira da ogni parte… assale allora il timore di “perdersi”, non sapere più chi si è veramente. I meccanismi di difesa adottati, comunque, oltre a diventare dei veri carcerieri, non fanno più vivere, tolgono ogni gioia, ostacolano la realizzazione di se stessi e, soprattutto, spengono i veri desideri… una vita che non scorre più. Il panico, quindi, è la vita che non si vive più, la felicità che si nega… fa “saltare” il proprio stile di vita fittizio. Diventa una reazione “estrema”, spesso inconsapevole, caratterizzata da tanta energia prodotta e non usata, uno scontro con  un sistema di vita  che non è più in armonia con la propria natura profonda: sacrifici e sofferenze accumulate che, all’improvviso, si trasformano in panico. 

pesso, per obblighi o per necessità, ci si trova a realizzare e a dire cose diverse dai propri desideri, cercando di fare del proprio meglio e seguendo sempre i dettami altrui, viene imprigionata, per comodità, la vera identità entro confini ben definiti, si chiudono progressivamente i propri orizzonti esistenziali… ma c’è un’energia, una tensione, un’agitazione dentro che spinge altrove, impone un cambio di rotta; assale chi ha spento la vivacità, negato il piacere e smarrito la felicità. Un grido di ribellione ad uno stile di vita che va contro le proprie vere esigenze, cerca di smantellare, attraverso sintomi fisici e tratti depressivi, quei contesti emotivi-affettivi a tinte forti, inutili e colmi di artificiosità. L’attacco serve di monito perché, volenti o nolenti, obbliga a prestare attenzione a ciò che sta accadendo alla propria vita emotiva… a smantellare quei rapporti difficili con il mondo. In pratica, usa le maniere forti per smuovere, far uscire il soggetto dalla palude delle convenzioni, del conformismo in cui se cacciato ma, soprattutto, scuoterlo per impedirgli di soffocare la vita… spinge a cambiare atteggiamento - uscire da quel personaggio che recita di solito - per tornare ad essere felice. E’ sempre, comunque, il segno di una vitalità profonda, completamente compressa su un’identità costruita a tavolino e indossata come maschera impenetrabile.

Risultati immagini per paesaggi paurosiCOSA FARE.  Le metodiche terapeutiche attivate saranno tutte rivolte a raggiungere un giusto equilibrio tra mente e corpo. Il senso di interezza, infatti, deriva sempre dall’armonia dell’intero psicosoma e tutto ciò può essere raggiunto attraverso interventi mirati come ad esempio agire su l’iperventilazione, ovvero ripristinare la funzionalità respiratoria (migliorare la respirazione riduce il flusso adrenalinico e, quindi, il timore di patologie cardiovascolari), una adeguata attività fisica migliora il metabolismo e il sistema linfatico di un corpo ormai alla deriva, una sana alimentazione può stabilizzare i livelli glicemici, imparare a rilassarsi, invece, è utile per sconfiggere lo spasmo muscolare cronico e, quindi, vivere in maniera più armoniosa e “aperta”. Guardando questo mostro in faccia, dritto negli occhi, non gli rimane che scappare a gambe levate.




Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
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giovedì 13 febbraio 2014

-PSICOSOMATICA.Asma


L’ Asma  bronchiale  … il     pianto    dei    polmoni


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on c’è dubbio la vita è respiro. Una respirazione corretta si ripercuote profondamente sul sistema nervoso, sulla lucidità di pensiero, e anche sulla vita emozionale. La quantità di energia disponibile nell’organismo è direttamente proporzionale al modo con cui si respira. Quando si inspira non si immette nel proprio corpo solo gli elementi che compongono l’aria, ma anche una “forza vitale”. Questa forza o meglio energia, può essere interrotta da una cattiva respirazione, tensione, ferite, posture sbagliate, malattie, preoccupazioni. L’aria è l’unico nutrimento vitale che l’organismo riceve direttamente dall’esterno, e di questo specifico ed indispensabile “carburante” si nutre nel corso della vita fino all’ultima respirazione che concluderà la sua esistenza. In realtà, ogni individuo sarebbe un “fenomeno chiuso” se non vi fosse il respiro: ad ogni inspirazione l’individuo porta dentro di sé una parte del suo ambiente, per restituire poi elementi di se stesso ad ogni seguente respirazione. Qui risiede la sua importanza: questa funzione evita che l’essere umano si chiuda, si isoli. 

nche se l’uomo vuole isolarsi, il respiro provvede a far sì  che questo non sia possibile. L’aria che respiriamo ci collega a tutte le cose che ci stanno intorno: respiriamo la stessa aria che respira anche il nostro peggior nemico. Il respiro ha quindi a che fare col “contatto” e con la  “relazione” (affezioni cutanee e problemi respiratori, essendo organi di contatto, molto spesso appaiono contemporaneamente nella stessa persona).  Dopo aver superato una situazione difficile la prima cosa che si fa è respirare profondamente, liberamente (senso di libertà e di spazio libero). Se prestiamo attenzione ad alcuni detti popolari che hanno a che fare con l’aria e la respirazione, scopriremo immediatamente che ci sono situazione in cui si è “a corto d’aria” o “non si può respirare liberamente” (metafore respiratorie: Avere il fiato corto, Qui c’è puzza di marcio, Che aria tira, Una bellezza da togliere il fiato, Concedere un po’ di respiro, Quella persona mi toglie il fiato, Questa faccenda mi puzza). Con queste espressioni, infatti, tocchiamo il tema della libertà e della limitazione.  Noi iniziamo la nostra vita col primo respiro, la portiamo a termine con l’ultimo.

Con la prima inspirazione facciamo il nostro ingresso nella società, in quanto ci sganciamo dall’unità simbiotica con la madre; iniziamo in tal modo, il nostro percorso in maniera autonoma e libera. Il respiro, quindi, rivela processi emotivi ed affettivi, ed è un indicatore più affidabile di qualsiasi altra funzione controllata dal sistema nervoso autonomo. La sofferenza, in generale, riduce la profondità del respiro, mentre la felicità la fa aumentare, le persone ansiose hanno un respiro superficiale ed irregolare, e così via. Dei numerosi disagi cui può andare incontro l’apparato respiratorio, l’asma bronchiale rappresenta forse la sindrome che evidenzia maggiormente le profonde connessioni tra mente e corpo. La capacità della mente di influire direttamente su ogni malattia è ben documentata; i meccanismi e i percorsi interni fisiologici con cui gli stati emotivi possono influenzare negativamente o positivamente il disturbo asmatico hanno un posto di rilievo nella letteratura scientifica. 

ebbene ci sia ancora molto da imparare, si sa per certo che i pensieri ed emozioni possono avere un impatto significativo sul nostro stato di benessere (sulla dimensione respiratoria). Fondamentalmente gli stati emotivi sgradevoli come la depressione, la rabbia, la paura, il senso di colpa ed il rimpianto hanno effetti decisamente negativi, mentre stati positivi come la gioia, l’amore ed il riso influenzano positivamente la funzionalità e la condizione di salute. Le emozioni, infatti, esercitano una notevole influenza sulle funzioni organiche, direttamente o indirettamente, attraverso canali neuroendocrini; pertanto, qualsiasi stress emozionale può provocare alterazione della funzione di un determinato organo (organo bersaglio) e, a lungo andare, delle vere e proprie lesioni. L’asma non sfugge a questi criteri di somatizzazione in quanto l’azione psichica si estrinseca attraverso vie biochimiche piuttosto precise, anche se a volte sono difficili da individuare. In pratica, l’apparato respiratorio diventa il palcoscenico su cui lo stato emozionale rivela ciò che non è possibile dire con la bocca: ecco il corpo che risolve la questione.  E’ uno spazio comunicativo attraverso il quale l’asmatico si esprime, ovvero parla attraverso la funzione respiratoria. 

gni manifestazione della psiche (ideazione, intuizione, memoria) è mediata da fattori enzimatici ed ormonali. L’ansia ad esempio, in tutti i suoi multiformi aspetti, stimola lo spasmo bronchiale ed alla ipersecrezione di muco. E’ assodato che ogni organo del nostro corpo viene sottoposto, secondo dopo secondo, a stimolazioni psichiche, anche nel sonno attraverso i sogni. Se poi il sistema di conduzione nervosa è “inadeguato” e se gli organi bersaglio sono “esauriti” (continuamente sollecitati, in tensione) per qualche disagio emotivo precedente è facile intuire come il meccanismo patologico della somatizzazione possa verificarsi. L’asma, dal greco antico “soffio”,  è una sindrome episodica che si manifesta con una improvvisa mancanza d’aria (dispnea), con un’espirazione tipica, simile ad un fischio. Questo minor afflusso d’aria avviene per contrazione della muscolatura bronchiale, determinata da iperattività dei bronchi. Il restringimento bronchiale può essere provocato da un crampo della muscolatura liscia, da un’infiammazione delle vie respiratorie e da un gonfiore allergico, e secrezione della mucosa. Per l’asmatico, purtroppo, il respiro non è per niente un fatto scontato: è una lotta per l’aria, un respiro faticoso soprattutto nella fase dell’espirazione. Poiché i disturbi asmatici sono connessi con la funzione respiratoria, essi segnalano un’alterata relazione con l’ambiente familiare, lavorativo e sociale. I rapporti, pertanto, sempre particolarmente intensi e problematici, testimoniano il rifiuto o la difesa nei confronti di legami affettivi vissuti come si suol dire “a doppio taglio” in cui la relazione è percepita come soffocante, invadente e pericolosa; il soggetto teme di essere risucchiato da troppo amore oppure, al contrario, paura di perderlo.




oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo protratti nel tempo ... RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa  davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI  sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita ... fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge”anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente l’organismo.




Risultati immagini per vento nei dipinti 

asmatico è particolarmente sensibile e completamente dipendente a livello affettivo: teme continuamente di essere ferito sia moralmente sia psicologicamente. Gli attacchi sono come dei pianti che non possono essere espressi attraverso le lacrime, in quanto tutte le manifestazioni naturali e spontanee sono state inibite e represse. Un semplice cambiamento di luogo fisico può, qualche volta, scatenare o risolvere un attacco asmatico. Questo fenomeno è spiegabile tenendo in considerazione le valenze emotive e simboliche legate all’aria respirata in questo o in quel determinato ambiente, tra questi e quei personaggi, in un certo clima affettivo e sociale. In questo contesto, l’attacco può essere considerato un disperato, soffocato grido d’aiuto verso la situazione o la figura “dominante”; tale disperazione utilizza il canale somatico in quanto i veicoli comunicativi ordinari (parola, espressione mimica dei sentimenti) sono ritenute inefficaci, o soggetti ad una fortissima inibizione. L’attacco, quindi, può rappresentare un’estrema difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, ciò che si ha “dentro” e fa fatica a venir “fuori”. In modo particolare è possibile che l’asmatico sia sopraffatto da una crisi nel momento in cui vorrebbe “metter fuori” la sua rabbia e, nel contempo, teme che i suoi impulsi siano esageratamente distruttivi o incontrollabili. 

i converso l’asmatico è anche, a seconda dell’età, estremamente bisognoso d’affetto: la crisi può dunque rappresentare un modo disperato attraverso il quale chiede aiuto, nel timore di essere abbandonato (tagliato fuori). Tutto ciò si verifica in un momento di particolare ingorgo affettivo: è presente un ricco mondo interiore ma c’è un forte timore ad esprimerlo. Questa consapevolezza può essere utile nel far recedere la crisi. Consentire alle emozioni di manifestarsi, come ad esempio il pianto, è la prima fondamentale indicazione per scongiurare l’insorgere di una crisi. Infatti, se l’attacco denota un insieme di stati emotivi che non riescono a manifestarsi, consentire la loro espressione può bloccare una crisi. Un altro elemento fondamentale per l’asmatico è un’estrema difficoltà di apertura alla comunicazione. La sua diffidenza e il timore delle persone, lo inducono a concepire i rapporti in termini di sopraffazione. Sarà utile per l’asmatico, al fine di scongiurare l’insorgere dell’attacco, sostituire questa sterile logica competitiva con una spontanea apertura conoscitiva dell’altro e un fecondo scambio genuino di esperienze. Molte sono le metodiche terapeutiche scaturite da una concezione della malattie che considera la mente e il corpo come due elementi inscindibili di una unità. Cambiare il proprio stile di vita, imparare a respirare diversamente, attivare specifiche tecniche di rilassamento, massaggi psicosomatici (Plinio il Vecchio vi ricorreva per combattere gli attacchi d’asma) e un buon approccio psicologico aiuterà a comprendere ed affrontare adeguatamente il disagio asmatico nella sua vera globalità (totalità psicosomatica).

roprio per la sua “semplicità” e perché può funzionare senza controllo, non prestiamo molta attenzione al respiro, la voglia di rispettarlo ci viene solo quando abbiamo il famoso fiatone, quando il processo di ventilazione corporeo è sottoposto a sforzo, paura o siamo adirati: lo si apprezza solo quando viene a scarseggiare … si teme possa mancare. Una respirazione faticosa o scarsa rappresenta immediatamente una minaccia alla vita, come ad esempio l’apnea del sonno ostruttiva (mentre si dorme si interrompe il respiro per un tempo superiore a 10 sec. … quando si smette di respirare il corpo si risveglia senza rendersene conto) o l’asma (TIENI ben presente che il problema dell’asmatico non è far entrare l’aria ma di farla uscire: solo se l’aria è liberata è possibile respirare tranquillamente) … il processo sembra molto semplice con l’entrata dell’ossigeno e l’uscita dell’anidride carbonica, ma ci sono tanti aggressori in agguato, soprattutto quelli piccoli che, passando inosservati, si intrufolano nel sistema di difesa causando una reazione infiammatoria … i POLMONI, per la MTC (Medicina Tradizionale Cinese), hanno un ruolo - assieme al cuore - fondamentale per tutto l’organismo ...  RENDI questo impianto di aerazione il più efficiente possibile attraverso alimentazione, vitamine ed integratori … il magnesio rilassa i bronchi (utile anche in caso di asma) … un segno di invecchiamento del tessuto polmonare è la perdita di elasticità, per rallentare tale processo e mantenere solide le pareti possono essere utili le Vit. C, A (non eccedere con quest’ultima vitamina perché potrebbero diventare pericolosa) e E (antiossidanti) … da limitare il più possibile sostanze grasse come burro, formaggi, carni e zuccheri semplici … inserisci nella dieta pesce (zinco, magnesio, omega – 3), cereali integrali, semi oleosi, frutta e verdura … e per renderlo ancora più efficiente LIBERATI dalle sigarette!

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… le allergie che riguardano i polmoni sono reazioni improvvise ed esagerate del sistema immunitario a sostanze che alla maggior parte delle persone non lasciano alcun segno, non causano assolutamente sintomi come:

  • Respiro corto e affannoso, tosse;
  • Irritazione agli occhi;
  • Eruzioni cutanee;
  • Naso chiuso oppure gocciolante.
… l’aria non è importante solo perché avendo spento le candeline del tuo compleanno ti rendi conto di aver passato un altro anno sereno, ma soprattutto ti dà vita, puoi giocare e stuzzicare tuo figlio soffiando aria nei suoi capelli oppure, nei giochi erotici, sull’orecchio del tuo amore …


Attribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.





NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha un valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 0532.476055 - 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it

lunedì 10 febbraio 2014

-PSICOSOMATICA. Insonnia.


Contando le pecore ad  occhi  sbarrati   


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onostante il luogo di riposo sia sempre più accogliente, perfettamente ovattato dai rumori, con temperature confortevoli, attrezzato di un modernissimo materasso ortopedico sul quale sono stese profumate  lenzuola di seta, il sonno, spesso, per molte persone, diventa un incubo, un vero inferno. Nel regno della notte, la stanza da letto si trasforma in un terreno minato, un territorio caratterizzato da violenti scontri e battaglie fino all’ultimo “colpo di sonno”. Morfeo, dopo infinite invocazioni, inutili imprecazioni, suppliche imbarazzanti, giri e rigiri fastidiosi non se la sente proprio di far la sua comparsa sulla scena notturna. Quando il corpo non trova pace nel proprio giaciglio, nemmeno una damigiana di camomilla riesce a conciliare un meritato riposo. Sembra banale ma senza un naturale ed adeguato riposo non si vive. Gli effetti di questa privazione si riscontrano nelle ore di veglia con sbalzi di umore, aumento dell’affaticabilità, irritabilità, scarsa concentrazione e difficoltà nell’affrontare le sfide quotidiane. Durante il sonno il sistema nervoso centrale attiva due neurotrasmettitori: melatonina e prolattina. 

rmoni che agendo sul tono dell’umore regolano e preparano il terreno all’evento sonno. Mentre si riposa, nel corpo avvengono importanti modificazioni chimico - fisiche. I muscoli si contraggono e si rilassano, la temperatura corporea si abbassa, gli occhi pur essendo chiusi si muovono (fase REM), il ritmo del cuore e del respiro varia.  Nel buio della notte, piano piano, si cerca di “digerire” ciò che durante il giorno non si è riusciti a calmare e ad acquietare. Spesso, infatti, si portano nel lettone ritmi e frenesie mentali molto intense, da cui non è facile liberarsi: questa situazione ha in sé uno stato di “eccitazione” che ostacola e agita il sonno. Una mente bloccata, ingorgata e compressa che con il calar delle tenebre cerca di eliminare tutte le “tossine” quotidiane attraverso il pensiero. Le veglie inattese, allora, comunicano ciò che, nel profondo di se stessi, non si riesce più a nascondere, a tacere e tenere sotto controllo. La notte restituisce, poco alla volta, pezzi di quotidianità “indigesta”. Quello che durante il giorno è stato accatastato, ignorato, inespresso e soffocato si manifesta inaspettatamente nell’oscurità.
Tutte cose (fantasie, desideri, istinti)  che chiedono di “essere vissute” e non di “essere addormentate”. La notte, apparentemente poco generosa, in realtà, si vendica chiamando il soggetto alle proprie responsabilità: rimediare agli “errori” diurni

n piccolo “omino” notturno che, dopo aver interpretato personaggi quotidiani fittizi e superficiali, esprime il proprio disappunto, si agita dentro la persona, non vuole addormentarsi, reclamando in tal modo il diritto di esprimere la propria vita in maniera reale, spontanea, naturale e gratificante. Ecco che, improvvisamente, al buio, in questo territorio del mistero, l’insonne si riempie la testa di cose inutili, emergono nella sua mente pensieri fissi e pietrificati che ostacolano il sonno: “ingestione” di insuccessi, troppi impegni e sacrifici, eventi dolorosi, giornata infarcita di delusioni, storie mai raccontate che pesano, tradimenti che “fermentano” a metà strada tra il dire e il non dire, inganni in balia ai sensi di colpa, scarse attenzioni, stizza furente, perdita di fiducia in se stessi e negli altri, compromessi non metabolizzati, cambiamenti improvvisi, contraddizioni, convenzioni eccessive, false identità, senso di frustrazione… troppi controlli che sfiancano e tengono gli occhi completamente sbarrati. Nulla riesce ad azzerare tali ossessioni e, ben presto, dopo vari tormenti, si cede il letto al “nemico”: l’insonnia. Se non si spezza il circolo vizioso dei pensieri si rischia parecchio. Un malessere, quello delle notti in bianco, che, oltre a coinvolgere tutto il corpo, privandolo lentamente del suo equilibrio energetico naturale,  lo espone  a vere e proprie  patologie: l’intestino trattiene (stipsi), il cuore non riconosce più il suo ritmo (aritmie), i muscoli si contraggono (dolori), la sessualità - senza energia - si spegne (tratti depressivi), una testa che rumina ma non smaltisce (cefalea), uno stomaco schiacciato ed appesantito (gastrite). Sono tutti elementi “arrugginiti” - “rifiuti” psichici accumulati durante la giornata - che, silenziosamente, si depositano nell’organismo e lo fanno ammalare. Un disturbo che può esprimersi con modalità diverse: difficoltà ad addormentarsi (incapacità a lasciarsi andare, rimuginare sui pensieri), risvegli precoci (arrabbiature e rancori non smaltiti che riemergono durante la notte) o frequenti interruzioni del sonno (timore dei cambiamenti, del nuovo). La durata di questo problema è un elemento fondamentale per distinguere il disturbo occasionale dalla vera e propria malattia psicofisica che, se non affrontata in maniera adeguata, tende a diventare cronica. Questa difficoltà persistente a raggiungere lo stato di sonno e mantenerlo nel tempo, indispensabile per conservare la salute, può essere legata anche a patologie mediche croniche come ad esempio asma bronchiale, diabete e  artrosi.



ilassarsi al momento di coricarsi.  Alcune persone possono rilassarsi facilmente. Altre, purtroppo, no. Il rilassamento fisico e mentale è un’abilità che si apprende. Ci vuole attenzione, pazienza, continuità, tempo ed energia per padroneggiarli. Ma una volta imparati, mettendoli in pratica, possono avere effetti inaspettati e duraturi sul sonno disturbato  Quando si è tesi, imparare tecniche di rilassamento (ottima la metodica ipnotica) potrebbe risolvere il problema o, comunque, far dormire meglio. Ci sono tre categorie principali di tensione: psicologica, muscolare e attivazione del sistema nervoso simpatico. La tensione psicologica è caratterizzata dall’ansia e dalla preoccupazione, molti pensieri, a volte sgraditi, girano nella testa determinando tensione ed agitazione (delusioni, aspettative frustrate, desideri inappagati). La tensione muscolare si manifesta nel corpo. Se si digrigna i denti, si contraggono i muscoli, si passeggia nervosamente, si tamburella con le dita o si batte il piede, non c’è dubbio, si è alle prese con una profonda e seria tensione muscolare. Quando il sistema nervoso simpatico è eccitato il corpo produce più adrenalina e cortisolo del solito. Il simpatico controlla il battito cardiaco, la respirazione e altre attività automatiche del corpo. quando è eccitato le mani e le dita possono essere fredde (perché l’adrenalina provoca la costrizione dei vasi sanguigni delle dita). Queste tre categorie principali di tensioni a volte vanno di pari passo, ma non sempre. Alcuni insonni sono psicologicamente tesi, anche se i muscoli sono rilassati. Altri hanno i muscoli tesi e la mente calma. Diverse tecniche di rilassamento possono risolvere una forma di tensione ma non un’altra … ecco perché sono necessari interventi specifici e qualificati. Le tecniche di rilassamento possono dare sollievo all’insonnia sia a breve sia a lungo termine. Se quando si va a dormire la tensione diventa un problema allora è importante cimentarsi con una metodica distensiva - dove aver consultato un professionista preparato in queste metodiche terapeutiche - che più rassicura e che più coinvolge: ipnosi, visualizzazioni, meditazione (rilassamento: Jacobson, Vogt, Maltz).





aura di non dormire. La presunta necessità di dover dormire otto ore o più è spesso causa di gravi ansie; sembra che la causa di questa singolare convinzione del magico numero ‘otto’ risalga a qualche secolo fa, quando il filosofo Maimonide decretò: “Il giorno e la notte fanno una somma di ventiquattro ore; all’uomo basta dormire un terzo’. Questa convinzione del sonno di otto ore è stata adottata da allora, a dispetto delle differenze individuali tra i dormienti. ‘ Otto ore per lavorare, otto ore per giocare e otto ore per dormire’. Il timore dell’insonnia ha accompagnato l’uomo così a lungo, che vi è persino un termine speciale per indicarlo: agripnofobia. Gli ambulatori dei medici di base sono strapieni di soggetti che lamentano tale tipo di preoccupazione. Essi sono il più delle volte soggetti ipocondriaci. La loro ansietà ruota attorno al sonno, essi credono che si per loro indispensabile dormire per poter sopravvivere e star bene. Alcuni arrivano persino a temere per la loro salute se non riescono a dormire quanto dicono gli altri. In questa categoria di individui fanno spicco anzitutto falsi insonni che lamentano - secondo il loro modo di valutare - di sentire suonare tutte le ore; la loro buona salute generale smentisce questa loro visione, perché non vi è alcun segnale fisiologico che possa affermare una vera e significativa insonnia in corso. Tali soggetti si sono creati un atteggiamento del quale si compiacciono, che mantengono peregrinando da un ambulatorio all’altro e che fanno accettare facilmente da un ambiente, innocentemente complice. A questi falsi insonni bisogna fare toccare con mano il loro errore e soprattutto guardarsi di alimentarlo con cure intempestive; tuttavia ci sono ‘falsi’ insonni che potrebbero essere ritenuti sinceri: sono coloro che al risveglio, hanno l’impressione di non essere riposati e che concludono di essere insonni (sono non ristoratore). Poi vi sono tutti i piccoli ansiosi, tutti i soggetti vittime di conflitti affettivi più o meno respinti o in preda a preoccupazioni lavorative, i cui affanni sono particolarmente molesti la notte. Del resto, la maggior parte di questi individui fa già abuso di qualche particolare sostanza presa dal ‘vicino di banco’. La maggior parte dei casi la vera responsabile di queste ansie è l’arrampicamento sociale; molti svolgono, a loro dire, un lavoro non adeguato alle loro capacità intellettive di versatilità ed intelligenza: essi obbediscono soltanto ad un innato istinto di vanità. E’ come, volendo paragonare l’essere umano a delle automobili, che una vettura cinquecento di cilindrata si mettesse a competere con una duemila. Non si può giudicare la normalità o la bontà del proprio sonno confrontandosi con un’altra persona; l’unico giudizio valido deve essere dedotto dal sonno di oggi con quello di ieri. Avere un sonno moderatamente agitato, o parlare e rigirarsi nel sonno non significa essere fuori dalla normalità; dormire cinque ore, quando un altro ne dorme otto, non significa soffrire d’insonnia. Perdere il sonno di tanto in tanto – cosa che del resto capita a tutti non deve mettere in allarme. E’ giusto, invece, cominciare a preoccuparsi quando il sonno si scosta in modo deciso e persistente dallo schema del passato, quando si perde la capacità di dormire per un periodo prolungato. Va precisato quindi che il sonno non è un fenomeno avulso dalla vita quotidiana, ma parte integrante dell’intero ritmo di una persona, della chimica del suo corpo, del suo atteggiamento mentale, delle sue esperienze, delle sue abitudini e del suo ambiente. La nostra identità rimane sempre con noi, nel sonno come nella veglia; dobbiamo quindi accettare le differenze individuali del tipo di sonno, come accettiamo le differenze fondamentali allo stato di veglia.



nsonnia da situazioni. Molte sono le situazioni che provocano stress o eccitazione - come ad esempio una cattiva notizia, un incidente, dopo una grave malattia o dopo una prima giornata lavorativa - determinando alterazioni biochimiche antagoniste del sonno. In ogni essere umano ci sono periodi di insonnia: essa colpisce generalmente chi ha perduto una persona cara, chi ha problemi economici, chi ha problemi affettivi, attori alla vigilia del debutto, studenti prima degli esami, lo sportivo alla vigilia di una prestazione importante, in prossimità di una convivenza o di un matrimonio. Gli avvenimenti che suscitano emozioni e causano una situazione biochimica contraria al buon sonno non sono sempre spiacevoli, anche se abitualmente considerati stressanti. Un esempio molto significativo è dato dal fatto che molti soggetti trascorrono delle notti insonni non appena venuti a conoscenza del lascito di una eredità o di una decisione positiva di carattere sentimentale da parte della persona amata.





olte sono le vitamine e i minerali che aiutano a neutralizzare Morfeo: le Vitamine del  gruppo B (regolano il modo in cui il corpo utilizza gli ormoni del benessere), poiché possono avere un effetto energizzante devono essere assunte con moderazione, il calcio, lo zinco, il rame, il ferro e il magnesio.

NB.  La Vit. B3 aiuta chi soffre sia di depressione sia di insonnia. Anche la Vit. B12 può essere d’aiuto (una proteina  - fattore intrinseco - secreta dallo stomaco permette la sua assimilazione). Il Calcio, insieme al magnesio  ha un effetto calmante sul sistema nervoso centrale (RICORDA, se il calcio e il magnesio non sono presenti in quantità sinergica, cioè in un rapporto di 2 a 1, l’organismo non riesce ad assimilare il calcio cosicché questo, una volta assunto, vaga nel corpo finché non raggiunge i tessuti molli, dove si deposita, dando inizio a formazione di futuri calcoli). Il Magnesio è un sedativo naturale e difende dall’ansia, assieme al potassio è utile per un affaticamento costante. Lo Zinco può essere associato a frequenti risvegli notturni. La quantità di Rame e Ferro possono influenzare il sonno (ATTENZIONE, un eccesso di ferro negli uomini impedisce l’assorbimento dello zinco che si deposita nei tessuti morbidi del corpo).





tress e sonno. Si adotta la parola stress per indicare una nostra reazione, il più delle volte, a tutto ciò che ci disturba: lavoro non gradito, compagnie forzate, difficoltà familiari, economiche, di studio, sociali e politiche. Anche la noia può essere stressante quando ci infastidisce. Così pure gli stimoli emotivi provocati da una lettura, da un film, da una telefonata … tutte cose che scatenano ima pioggia di ormoni adrenalinici dal cervello e dai surreni atti a determinare ipertensione e a indurre il cuore ad un super consumo di ossigeno. Strettamente collegato a tutto ciò è anche la nostalgia del passato e l’ansia del futuro. L’uomo deve vivere, come più volte sottolineato nei vari articoli, più intensamente nel presente hic et nunc (qui e ora). Stressante è anche il fanatismo religioso, e come conseguenza, molte volte, ha mietuto diverse vittime: lo dimostra un gran numero di tentati suicidi legati ad esagerazioni religiose che frustrano eccessivamente il corpo per amore dell’anima. Anche lo spazio è fondamentale per la vita e la salute dell’uomo non meno di quanto lo siano cibo e ossigeno.

i regola, se due persone si parlano i loro volti non distano meno di qualche decimetro. In un locale affollato in cui le distanze sono minori, le persone si pongono automaticamente di sbieco per aumentare la distanza. Quando questo succede nell’alcova tra due persone si ha un forte senso di disagio, e quando i due conversano l’interlocutore fatalmente retrocede per ristabilire l’equilibrio della distanza. Questi semplici fatti suggeriscono l’esistenza di regole rigide che governano i rapporti spaziali tra due individui. Le regole della distanza esistono anche per gli animali. Essi se ‘compressi’ aumentano l’irritabilità e l’aggressività. Anche lo spazio fisico è da non sottovalutare perché non solo ostacola il libero movimento ma può diventare nel tempo motivo di forte stress.





oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo protratti nel tempo ... RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa  davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI  sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita ... fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge” anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente l’organismo.


 

OSA FARE
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  Imparare a liberarsi di tutta quella zavorra mentale inutile, riscoprendo quiete, calma e serenità, farà dormire come un neonato. Se l’ansia assale a tradimento, un’altra strategia vincente è imparare a rilassarsi. Tale metodica psicosomatica, se praticata con regolarità, risulta  fondamentale non solo per placare i sentimenti “difettosi” che tormentano appena ci si corica, ma anche per ripristinare gradualmente l’equilibrio fisico e mentale. Compiere una  piccola passeggiata dopo cena - senza forzature perché la stanchezza eccita e impedisce di rilassarsi - aiuta a rigenerare l’organismo e zittire l’insonnia. Si vince, inoltre, il “mostro cattivo” cambiando atteggiamento e attraverso stili di vita appropriati: alimentazione corretta (sostanze che facilitano la produzione di serotonina), automassaggio, sessualità appagante, togliere dalla stanza da letto elementi disturbanti (televisore, computer, cellulari), un bagno caldo con oli essenziali… e  perché no? letture con contenuti fiabeschi, storie d’altri tempi per stimolare un’altra logica, “dimenticare” un quotidiano - non sempre amico - che crea irritabilità, tensione ed insonnia.

… quanto più a lungo si riesce a dormire senza interruzione tanto meglio è per l’organismo, perché sia il movimento rapido dell’occhio (fase REM) sia il sonno a onde lente (attività cerebrale con onde theta: da 4 a 7 cicli al secondo) danno ristoro al corpo (cuore e arterie rimarranno più giovani) … dormire poco può accelerare l’invecchiamento delle arterie e aumentare il rischio di attacchi di cuore (il cervello produce meno serotonina) … il fabbisogno giornaliero di sonno (profondo e ristoratore) per l’uomo va dalle sette alle otto ore mentre per le donne dalle 6 alle sette ore.
 

Vademecum anti – insonnia





1 . L’alcol non è uno scaccia pensieri quindi è inutile bere ‘per dimenticare’. Il giorno successivo avrai due problemi in più da affrontare: quello per il quale hai bevuto e quello relativo al vomito e al cerchio alla testa;

2. Niente droghe. L’avvelenamento da nicotina rende il corpo incapace di assorbire e impiegare la vitamina B, oltre che a distruggere la vitamina  C;

3. La stanza da letto deve essere ben arieggiata senza però correnti d’aria. Il colore delle pareti deve essere di un colore rilassante come ad esempio un azzurro tenue;

4. L’autosuggestione è decisamente efficace per l’insonne. Durante il giorno, di tanto in tanto, dovrai tenere nella mente la seguente frase: ‘Questa sera mi butterò sul letto e mi lascerò ‘andare’ completamente tra le lenzuola profumate, perché è questo che desidero;

5. Assumere a letto posizione orizzontale con le gambe leggermente divaricate e braccia distese, mai pugni chiusi e braccia sotto la testa … evitare qualsiasi tipo di contrazione e tensione;

6. Prima di coricarsi  liberare il più possibile l’organismo da qualsiasi bisogno corporale;

7. Il fegato, inoltre, non ha bisogno di zuccheri semplici e grassi vari. Ricordati che la vita dipende dal fegato, e così pure il carattere, l’energia, la volontà (vedasi il significato simbolico di questo organo nella sezione specifica). Anche la pelle e i capelli dipendono dal buon funzionamento del fegato;

8. Evita il più possibile le arrabbiature, perché tale stato emotivo provoca la chiusura del canale che porta la bile all’intestino. La bile non può uscire, i cibi vengono digeriti male, compaiono macchie rosse e prurito … Morfeo, quindi, ti lascia completamente con gli occhi sbarrati;

9. Variare la cena, aiutare la ‘fucina’ intestinale con una bella camminata … aver cura dello stomaco diventa indispensabile per una buona riuscita del sonno;

10. Evitare il digiuno assoluto. Un pasto leggero concilia il sonno;

11. Certi stati emotivi come ad esempio agitazione, euforia, inquietudine, apatia, abulia e tratti depressivi non aiutano a lasciarsi andare tra le lenzuola;

12. Evitare il più possibile i rumori;

13. Se hai tendenza all’ulcera e alla dispepsia in generale, scegliti i cibi che provocano scarsa secrezione di acido cloridrico;

14. Evitare cibi troppo caldi, troppo freddi e, soprattutto, eccessivamente dolci;

15. Non mangiare se si è affaticati o emozionati;

16. I cibi presentati bene, la tavola bene imbandita, la buona compagnia favoriscono la secrezione dei succhi gastrici, ottimo presagio di un sonno tranquillo;

17. Ricordati che una delle maggiori cause dell’insonnia è l’invidia essa infatti attecchisce in quei soggetti che non hanno più il coraggio di battersi, non hanno più fiducia in sé e contemplano con amarezza i successi degli altri. Da questa impotente invidia dell’uomo avvilito, nascono scaltrezza, perfidia e vanagloria. Le loro notti diventano orge di pensieri negativi;

18. Chi teme una disgrazia, chi vive nello spavento d’un male e aspetta una sventura, costruisce un quadro di pensieri, una tacita forza che per la legge dell’attrazione, raduna attorno a sé elementi nocivi e distruttori. Successo e insuccesso derivano da una medesima legge: ‘L’aspettar d’un male è mal peggiore del mal presente’.

N.B.  Bisogna verificare sempre l’esistenza  di patologie organiche presenti in questo disturbo, come problemi tiroidei, sistema endocrino, ghiandole surrenali e digestivi.


 

Risultati immagini per morfeo







tress e insonnia.  E’ possibile essere più tesi di quello che si pensa? La maggior parte di noi è consapevole del fatto che lo stress e la tensione ci influenzano molto, ed è importante trovare il modo di controllarlo da soli durante il giorno (oppure se necessario con un professionista qualificato). Pensate a voi stessi in questo momento preciso e poi di nuovo durante il giorno, soprattutto quando siete angosciati, quando state lavorando sodo per risolvere un problema o quando scoprite che siete tesi e agitati senza una buona ragione. Questi sono gli indizi della tensione di cui dovete andare a caccia:

·         Tensioni dei muscoli del collo o della mascella, mento in fuori, digrignare i denti, voce tesa e stridula;
·         Tensione dei muscoli delle spalle (trapezio) o della schiena, spalle curve, rigidità della colonna vertebrale,
·         Dita dei piedi o delle mani contratte, tamburellare con le dita, piedi e gambe irrequieti, reazioni esagerate per piccole cose;
·         Tensione dei muscoli della fronte, a volte con mal di testa, sudorazione di mani e ascelle;
·         Pulsazioni frequenti, battito cardiaco accelerato, bruschi movimenti o scatti, con irrigidimento o tensione dei muscoli, frequenti movimenti e dolore agli occhi;
·         Respirazione irregolare, superficiale o con sospiri, sensazione di soffocamento, senso di tensione allo stomaco, crampi o nausea, minzione frequente.


uando sentite arrivare uno di questi segnali respirate profondamente, cercate di sorridere, non solo con le labbra  ma anche con gli occhi, e lasciate che i muscoli si rilassino. Non dovete stringere forte il ricevitore quando parlate al telefono, pestare i piedi quando camminate o buttarvi a capofitto, in fretta e furia, nei lavori di casa. Parlate più lentamente, camminate più lentamente, rilassate le dita che tengono la penna o il telefonino, e portare la mente e il corpo a un approccio morbido e più rilassato con qualsiasi cosa facciate. Anche se non c’è il modo di eliminare lo stress da una professione o da una situazione sociale, potete imparare a fermarvi nel bel mezzo di una crisi e a controllare mentalmente la tensione e l’irrigidimento muscolare. L’atto stesso di esercitare un controllo spesso aiuta a interrompere il meccanismo (produzione di adrenalina e cortisolo) e, quindi, a rilassarsi. E cercate di sorridere con gli occhi anche nel mezzo di una crisi. E’ sorprendente come si possa sorridere  con la bocca e restare tesi, mentre quando si cerca di sorridere con gli occhi la tensione si scioglie. Non è sempre facile esercitare questo controllo. Un buon modo di prendere questa abitudine è fermarsi un attivo e chiedersi dove sono, cosa sto facendo (rompere la catena dello stress). Si possono elaborare metodi particolari per allentare la tensione. Alcuni appoggiano la schiena al muro, chiudono gli e si allenano a rilassarsi; altri vanno in bicicletta, altri ancora canticchiano una canzone prima di fare una cosa importante (sembrano banalità ma in questo modo si blocca la produzione di adrenalina e cortisolo). Sono la frustrazione, l’ansia e la tensione dovute all’impossibilità di fare qualcosa per una certa situazione che devono essere modificate. Le persone che non riescono a dormire in genere hanno problemi familiari o professionali sui quali sentono di non avere nessun controllo. Nessuno ha tutte le risposte, ma un professionista ben preparato potrebbe  insegnare come risolvere quei problemi.



er concludere. Il sonno perché abbia la sua naturale funzione rigeneratrice e riposante deve avere non solo una durata specifica per quel determinato organismo ma anche una sua adeguata e funzionale posizione nel letto durante la notte, in modo tale da favorire la circolazione sanguigna, distendere la colonna vertebrale, il tessuto muscolare e tutti gli organi (la posizione, quindi, può influenzare il riposo ma anche la salute: respiro, circolazione …). Come ogni atteggiamento e comportamento umano, anche il sonno con le sue “posizioni” più svariate ci può segnalare certi tratti della personalità, rivela un modo di essere, la natura più intima … tutti elementi  utili per conoscersi meglio.
Posizione dorsale (facilita la circolazione del sangue): persone che dormono in questa posizione possono essere molto meticolose, precise, irritabili e nervose ... hanno una grande difficoltà ad abbandonare il controllo cosciente delle emozioni.
Posizione fetale: rannicchiato su un lato e con le ginocchia ripiegate completamente verso il corpo. Modalità che segnala un carattere timido, chiuso con difficoltà relazionali, si è impacciati nell’ affrontare gli impegni quotidiani, bisogno di protezione ... richiama la nostalgia del grembo materno.
Posizione ventrale (segnala problemi all’apparato gastroenterico, rischio di apnea) con braccia tese verso il capo e gamba leggermente ripiegata, segnala un atteggiamento egocentrico, gli altri sono ignorati,  un certo atteggiamento di autosufficienza.

n soggetto che dorme con i pugni chiusi indica aggressività oppure desiderio di controllare gli altri;

Sul dorso con le gambe allungate e braccia distese che occupano tutto il letto (il corpo forma una figura geometrica a stella) segnala autorità, egoismo, invadenza, estroversione, persone sicure di sé, fiducia nel mondo;

Abbracciare il cuscino, posizione molto comune nei bambini, segnala qualche tratto depressivo, un forte bisogno di affetto e, soprattutto, necessità di rassicurazione … mentre quando lo si allontana si manifesta una gran desiderio di libero movimento e di spazio … non si vogliono vincoli e legami.

La posizione ideale, invece, è quella con il corpo completamente allungato e inclinato su un fianco ... evita un guanciale alto perché costringe il collo e il capo ad un angolatura innaturale.

Sonno corto (quattro/cinque ore): persone molto attive, che manifestano sicurezza e vivacità nell’affrontare le cose … in generale vedono le situazione in maniera positiva: il famoso bicchiere mezzo pieno.

Sonno normale (sette/otto ore) … soggetto attendibile, lavoratore costante su cui si può fare affidamento.

Sonno prolungato (nove/10-11-12): soggetto spesso fragile, con tratti depressivi, chiuso e particolarmente sensibile …  una vittima di disagi psicosomatici.





ome trasformare l’insonnia in un gesto ‘produttivo’. Sovente, in particolar modo nella mia attività professionale, sento spesso dire: Oggi, mi creda, è proprio il giorno buono, ho tutte le risorse necessarie per sconfiggere completamente il mostro’ … ovvero l’insonnia; come se un atteggiamento bellicoso e battagliero potesse veramente procurare il sonno. Se mai la domanda da porre ad un individuo avvilito e assalito dall’insonnia è come occupi il tempo che trascorre sveglio. Gli adolescenti sono dei veri maestri nell’impiegare saggiamente le ore insonni: essi rivivono fatti e scene lontane, progettano sogni per l’avvenire trasformando in un mondo ‘fiabesco’ ciò che la vita dell’uomo dovrebbe essere … NON pensano MAI, comunque, di essere sbagliati o malati. E’ noto di come grandi musicisti si siano serviti delle ore insonni per comporre i loro capolavori, per non parlare poi dei grandi strateghi, i quali, quasi tutti, sfruttavano la notte per i loro piani di battaglia. Non per niente molte guerre si sono risolte positivamente di notte … so già come risponderanno alcuni individui a questa mia breve introduzione. “Dice bene lei, ma io domattina devo lavorare, devo essere lucido, come faccio a ‘connettere’ se non sono riposato, ho delle responsabilità io …” … ma giunti a questo punto il lettore avrà già capito cosa fare … non è necessario combattere, imporre il proprio volere, il controllo a tutti costi su questo disturbo, ma lasciarsi andare, non opporre resistenza, cercare di capire questa inquietudine, cosa preoccupa realmente, cosa turba in questo particolare momento esistenziale senza legare tale fenomeno a patologie o a impotenze varie è, certamente, a livello biochimico la strategia migliore. Molti sono i rimedi, inoltre, le carte che possiamo giocare a nostro favore per raggiungere quella sicurezza emotiva indispensabile per dormire bene: ipnosi, psicoterapia, dieta, rolfing … imparare soprattutto a respirare in maniera adeguata, sviluppare un buon volume polmonare.





la durata del sonno, comunque, il più delle volte, è in funzione dello stato emotivo, ma anche il rumore, l’alimentazione e la televisione hanno la loro parte di responsabilità.
 
…   il corpo ha bisogno di due cose durante il sonno: fase REM e onde lente (delta). Per raggiungere la fase REM sono necessari, a seconda del soggetto, 90 minuti di sonno continuato. Se, invece, ci si sveglia spesso non si entrerà mai nella fase REM e, quindi, non si raggiungerà mai un riposo profondo: non ci si alzerà mai completamente riposati.



ttribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi disagio o terapia specifica. Questo articolo pertanto ha un valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055
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