sabato 14 giugno 2014

-PSICOSOMATICA. Un spina nel fianco.


Una "spina" ... nel fianco



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i sono emozioni intense ed invadenti che - a seguito di frustrazioni, risentimenti, amarezza nei confronti delle situazioni o persone - non si esauriscono proprio per niente in un semplice stato di eccitazione mentale, ma provocano una violenta e debilitante reazione fisiologica (reazioni nervose e ghiandolari: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa, tensione muscolare, esantemi, stanchezza, sudorazione, ulcera, insonnia, emicrania, problemi tiroidei …). Ogni stato d’animo, volenti o nolenti, si traduce sempre in una condizione fisica: un momento di felicità fa sentire leggeri, un’emozione intensa accelera il battito cardiaco, uno stato di tristezza opprime il petto o irradia nei muscoli una pesantezza che ostacola il movimento. Tale sollecitazione emotiva se permane per molto tempo nell’organismo, oltre a fare star male, silenziosamente intossica la vita, modifica il comportamento, distrugge i rapporti affettivi, crea insicurezza e lentamente spegne l’autostima. Si diventa vulnerabili a livello cognitivo, la capacità di adattamento si sgretola, mettendo continuamente in discussione le proprie abilità nei rapporti sociali. Un fenomeno davvero pericoloso quando sfugge al controllo (diventa più forte di noi), si trasforma in rancore (legarsi al dito una vicenda) e dura al di là dell’evento che può averlo scatenato. Soggetti, si usava dire un tempo, con la “miccia” assai corta. Quanto affermato può essere tranquillamente verificato nelle vicende di cronaca nera. Se, ad esempio, ascoltiamo attentamente le interviste fatte ai vicini, agli amici o ai parenti del “mostro sbattuto in prima pagina” i contenuti appaiono sempre positivi, scontati e nettamente in contrasto con il gesto avventato commesso dal soggetto: era una persona a modo, sempre con un atteggiamento benevolo, gentile, educata, silenziosa, anche se un po’ schiva, ma molto, molto buona e tranquilla. In realtà, per i più attenti, non è mai stato un individuo sereno e tranquillo ma sempre in tensione, taciturno, schivo, trattenuto, controllato, con una vita compressa, che ribolle come un vulcano in piena attività. Un personaggio che accumula, nel tempo, tanta tensione senza mai riuscire ad incanalarla e utilizzarla in maniera produttiva. 

uando un individuo non riesce a fare quello che desidera e realizzare le cose che si è prefissato, ovviamente in base ai suoi schemi mentali (secondo una logica difettosa), si scaglia furiosamente su tali situazioni frustranti per ottenere in qualche modo, a torto o ragione, attraverso anche la violenza fisica, “soddisfazione” o “giustizia”. E’ una battaglia persa in partenza, un conflitto inevitabile per gli individui rigidi, incapaci di adattabilità, in quanto il mondo non sarà mai come lo si vuole e secondo le proprie aspettative. La vita con questo soggetto, spesso, sempre ipercritico e con la cura esasperata sui dettagli, diventa difficile e conflittuale perché crea, nell’interlocutore disagio, una diffusa sensazione di imperfezione e una profonda insicurezza. Sono moltissimi i termini linguistici che si riferiscono a questa condizione emotiva (ira, collera, furore), la rabbia comunque è quella che descrive in maniera più appropriata questa reazione psicosomatica intensa. La rabbia stimola l’attivazione del tessuto muscolare  e se per qualche ragione l’attività viene “soffocata” il muscolo rimane in tensione. Questo meccanismo spiega l’origine di molte fastidiose contrazioni alle spalle, al collo, allo stomaco, alla mascella e alla zona sacrale. E’ un fenomeno che ha radici sia biologiche (la frequenza è connessa al testosterone) sia culturali: il bambino che piange viene additato come una femminuccia, la bambina che si infuria, invece, viene immediatamente richiamata all’ordine perché tale reazione “negativa” contrasta con l’immagine sociale della donna debole, dolce e materna. Non è la rabbia in sé altamente pericolosa, bensì quella non espressa (repressa o trattenuta). Così, a seguito di continue repressioni, di contrarietà mai espresse, di grandi litigi senza mai sbottare, improvvisamente, basta un nonnulla, una semplice banalità, per “eruttare”.





oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo protratti nel tempo ... RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa  davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI  sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita ... fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge” anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente l’organismo.


 

a rabbia esplosiva, quella paralizzante, è una modalità espressiva impropria che, paradossalmente, permette di farsi “sentire”, di “affermarsi”, diventa una protesta e una rivendicazione in chiave violenta verso un ambiente insensibile, sordo e cieco, vissuto, sempre dal soggetto, come ostile, ingiusto e conflittuale. La manifestazione più specifica di questo fenomeno è il risentimento che si sviluppa in genere in funzione a un senso di ingiustizia diffuso a fronte delle responsabilità e degli sforzi eccessivi di cui spesso, il soggetto, più di altri, si fa carico. E’ un sottofondo emotivo accompagnato sempre da un atteggiamento di critica (irritazione, sfuriata, mutismo, rimprovero, fastidio, disappunto, odiosità) verso le situazioni e la gente in generale. Assume caratteristiche evidenti quando la si ritiene giustificata, ed è proprio in questa circostanza che può concretizzarsi in una forma davvero violenta. Al di là degli aspetti patologici, la rabbia, con la sua forza propulsiva, sapientemente gestita, rende efficienti, può offrire infinite opportunità, aprire altre porte, percepire nuove occasioni, cambiare la propria vita che, senza la sua spinta aggressiva, non si avrebbe mai avuto il coraggio di fare. Questo sentimento, portato agli estremi (cattiva gestione), se permane a lungo nell’organismo, secondo la medicina cinese, provoca un ristagno di energia nel fegato e, quindi, un forte dolore al fianco destro (“spina” nel fianco). Quando si usa, invece, un atteggiamento ripetutamente esplosivo verso l’ambiente circostante, si sottrae energia necessaria al funzionamento di tale organo. Questa modalità reattiva, particolarmente impulsiva ed ingestibile, oltre a segnalare difficoltà di ordine emotivo, può predisporre la ghiandola epatica a varie patologie. Prepara e facilita, nel tempo, un terreno adatto per disfunzioni e malattie più o meno degenerative. Saper gestire, pertanto, in maniera appropriata anche le manifestazioni di rabbia aiuterà a mantenere in ottima salute questo organo così prezioso al nostro benessere.





ttribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.





NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055 
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