giovedì 3 settembre 2020

L'amore, per alcuni, potrebbe non essere eterno

L'amore nell'arte: ecco alcune celebri opere che raffigurano il gesto  romantico del bacio

         L'  Amore   potrebbe, per alcuni, non essere eterno


ull'amore sono stati scritti fiumi di parole, consumati litri e litri di inchiostro, svuotati completamente tantissimi calamai, perse notti intere di sonno per capire a fondo il vero senso di questo termine ... 
tormentati oppure a rifle
ttere in silenzio sul suo contenuto. Si sono accapigliati filosofi, religiosi, benpensanti, moralisti di ogni estradizione e scuola ... pensatori anticlericali, personaggi famosi, di ogni epoca e specie. Alcuni studiosi indipendenti sono entrati nel vivo della questione solo a metà, hanno tentato di descrivere i misteri dell'esperienza amorosa evidenziando o calcando troppo la penna esclusivamente su alcuni aspetti di tale fenomeno, lasciando in sospeso o sottolineando superficialmente alcune funzioni importanti, come ad esempio la vera struttura fisiologica di tale sentimento. L'amore, tuttavia, al di là della biro facile, rimane da sempre, per chiunque, un mistero, un qualcosa di soggettivo, una condizione psicofisica inspiegabile. Molti hanno cercato di definire questo stato attraverso l'ebbrezza fisica o mentale - considerando solo il mondo esplosivo ormonale o quello affettivo - ma nessuna delle ipotesi avanzate la spiega in maniera concreta ed esaustiva.
 
Alcuni invece si sono concentrati solo sulle radici biologiche, molti altri invece esaltano morbosamente l'aspetto spirituale; non pochi, frugando nel rapporto primario, la famiglia, sostengono che la capacità d'amare sia un investimento di quel periodo, il risultato di uno scambio affettivo, più o meno profondo, ricevuto durante il processo evolutivo; una profonda carenza affettiva, a loro dire, può generare un disturbo che continuerà a farsi sentire nel tempo, seppur in modo latente, anche nelle relazioni adulte: favorire o meno rapporti stabili e duraturi. Il fatto che alcuni individui “inciampano” in questo complicato legame al primo sguardo, per effetto di altre semplici impressioni o sensazioni iniziali (odore, gesto, voce, espressione, atteggiamento) rende ancora più complesso tale processo amoroso. 
' innegabile che l'amore, al di là delle varie posizioni culturali e religiose, sia caratterizzato da due elementi inscindibili, che si influenzano reciprocamente: uno fisico e uno psichico (ormonale - cerebrale, relazionale - sociale); condizioni biologiche, psicologiche e sociali che - a prescindere dai momenti e situazioni specifiche - definiscono sempre complessivamente e fedelmente le varie vicende amorose. Per dirla con un semplice latinismo, credo sia più corretto affermare, al di là delle varie posizioni culturali, che “in medio stat virtus”, ovvero, la virtù sta nel mezzo. Un fenomeno comunque che ha effetti benefici diretti sull'umore e sui tessuti cerebrali … su tutto il corpo e l'anima compresa. In breve, l'amore, con il suo armamento ormonale (serotonina, dopamina, endorfine) non solo è il miglior medico del mondo, ma guarisce - finché dura - da capricci e impicci … fa venire le farfalle allo stomaco, quindi, aiuta a perdere qualche chilo di troppo senza tante pretese e, soprattutto, con poche fatiche. 


n noto poeta, molto tempo fa, ha scritto, senza tante mezze mis
ure, che l'amore è un 'crimine': necessita di un compagno di viaggio ... nel bene o nel male non può fare a meno di un 'complice'Un sentimento che, a suo dire, il più delle volte produce sofferenza e mina la piena libertà: fa paura e distrugge gli animi più sensibili; se viene preso alla leggera, non si alzano le giuste barricate o non ci si tiene ad una debita distanza di sicurezza, si rischia di rovinare la propria vita e quella altrui. Su questa affermazione piuttosto forte non posso fare altro che uniformarmi, essere d'accordo … almeno sul fatto che bisogna essere in due per mettere in piedi questo delicato, grandioso e meraviglioso sentimento umano. La letteratura è ricca di drammi e di sentimenti impossibili in nome dell'amore: Romeo e Giulietta, Cime tempestose, Via dalla pazza folla, Anna Karenina, Resta con me, I dolori del giovane Werther, Un giorno ... 

on pochi poeti, sotto l'influsso di una passione amorosa, sono diventati famosi, devono la loro fortuna letteraria ad una compagna di viaggio reale o visionaria: Dante con la sua Beatrice e Don Chisciotte con la sua contadina Dulcinea sono diventati famosi e apprezzati in tutto il mondo; nella lista non possono mancare anche le tragedie in nome del mal d'amore: E. Salgari tentò l'autosoppressione dopo che la moglie fu ricoverata per problemi psichiatrici, C. Pavese respinto dalla dolce C. Dowling si suicidò mentre A.Hugo impazzì per il suo amore impossibile. Al di là, comunque, delle varie interpretazioni popolari magico - religiose, di racconti sofisticati e fantasiosi, formulati da poeti e letterati di ogni tempo, l'amore rimane sempre una parola complessa, esplosiva, piena di profondi significati e lusinghe. 

Un termine che proprio per la sua indefinibilità e irrazionalità, trova poco spazio nei manuali scientifici. Nonostante le varie barricate, una certa apprensione e diffidenza nei suoi confronti, e qualche ingiustificata resistenza nel “maneggiarla”, non sono tuttavia sufficienti per passare inosservati, non lasciarsi contagiare, non bastano per immunizzarsi, a farla franca, a non lasciarsi influenzare o coinvolgere da essa: ad estraniarsi completamente dai suoi preziosi “prodotti”. Non c'è canzone inoltre che non la citi e, soprattutto, non c'è fanciullo che non la desideri sperimentare direttamente con impeto; non voglia sprofondare in questa dolce follia, confondersi completamente in essa, sacrificare compiaciuto la sua lucidità mentale, catapultarsi in questa atmosfera d'altri tempi ricca di baci e di abbracci, tuffarsi in questa abbondante acqua fresca ristoratrice … correre, senza sosta, nell'infinita distesa di rose rosse … lasciarsi ostinatamente crogiolare - anche solo per un po' - da brividi e passione seppur, a volte, tale sentimento, non è del tutto contraccambiato: all'inganno, alla sofferenza, al cuore spezzato e al mal d'amore, magari, ci si penserà dopo, più tardi, quando tutto sarà finito! 

enza insegnare niente a nessuno, veniamo ora al nocciolo della questione. Molte relazioni sono felici - sono al settimo cielo - solo all’inizio. Ma succede raramente che tutto proceda senza intoppi - manchi qualche intrigo particolare - mentre la vita galoppa velocemente e le situazioni si evolvono (anche in quelle più armoniose, idilliache e tranquille): la forza di un rapporto dipende dalla capacità di adattamento dei due “complici” ... partner. Non si può affermare di conoscere il proprio compagno fino al momento in cui le circostanze esistenziali mettono a confronto le reali risorse e le vere esigenze, sia personali sia di coppia; quando si rinuncia al proprio “Io” per il “Noi”, ci si mette un po' in disparte per l'altro, i rischi di confondersi sono davvero tanti … più la fusione è profonda e inebriante, più si rischia di “offuscare” la propria identità. 


i deve inoltre precisare che la coppia “tipica” non esiste in nessun angolo del mondo, anche nella società più evoluta; soprattutto, come dice W.Reich, in quelle “civiltà” che cercano in tutti i modi di gestire o tenere in pugno l'anima umana. Ognuno di noi è caratterizzato da un fare singolare, esclusivo e soprattutto di particolari “debolezze”, e il successo della coppia dipende molto dalla propria capacità di riconoscerle e di trovare una conseguente forma di adattamento più o meno “vivace” … l'importante che ogni gesto, sempre nel rispetto dell'altro, ci faccia sentire comunque unici e originali!!! Aspettarsi che il nostro partner incarni l’immagine che gli abbiamo attribuito, cucito e confezionato addosso come un abito su misura, secondo la nostra visione delle cose, provoca grandi tensioni nella coppia; all'inizio magari non ci si accorge della gabbia (anche se è d'oro), ma col tempo il rapporto così gestito - incasellando l'altro in ruoli e atteggiamenti diversi da quello che è veramente o desidera ardentemente - porta dritti dritti alla 'sonnolenza' … al capolinea. 

a fragilità e la fallibilità umana restringono la possibilità di trovare un partner “perfetto” o di esserlo completamente noi stessi … non esiste assolutamente in nessun campo sociale o settore umano la perfezione ... la quintessenza! Se riusciremo ad amare senza condizioni, ad “accettare” le debolezze del nostro partner e a concentrarci sulle sue qualità, pur sbottando quando è necessario, più probabilità avremo di risolvere qualsiasi problema o conflitto … guai però rinunciare alla propria unicità, ai propri desideri e passioni, al principio fondamentale della propria identità! Costruire e nutrire un rapporto che duri tutta la vita richiede molta consapevolezza di sé, molto impegno e una buona dose di malleabilità. La capacità di dare e quella di ricevere, l’impegno di arrivare a equi compromessi, permetteranno di evitare sensi di colpa e risentimenti che potrebbero rovinare o distruggere il rapporto.



essun rapporto, nemmeno il più felice, è privo di battibecchi e di conflitti genuini … guai rinunciarci; è possibile risolverli più facilmente se si svilupperà una buona capacità di comunicazione, si riuscirà ad esprimere in tempo reale e con calma il proprio disagio; solo in questo modo si possono evitare in futuro di accumulare rancori e rabbie ingestibili … produrre rapporti esplosivi! Per poterlo fare si deve primo di tutto stabilire una solida base di “dialogo” con il partner (mantenendo sempre viva la propria identità … mai in funzione o all'ombra di questo o quell'altro). E’ importante sentirsi liberi di esprimere le proprie preoccupazioni personali nel momento in cui sorgono, prima che si trasformino in problemi davvero importanti, in un male irrimediabile (questo non significa che dall'altra parte sia comunque tutto accettato o condiviso). Nel rapporto è fondamentale essere sempre se stessi … evitare comunque di voler essere qualcun altro o desiderare di trovarsi da un'altra parte! Cercare di sviluppare un modo di pensare non pessimistico e, soprattutto, guardare realisticamente le situazioni in maniera lucida prima che le discussioni comincino.

iscutere le cose con calma. Cercare di usare empatia, capire anche il punto di vista del partner, in modo da facilitare la possibilità di un compromesso ragionevole e salutare … esprimersi sempre e comunque! Non è soltanto ciò che si dice che influenza la capacità di comunicare, ma anche il tono di voce, l’espressione del viso, i gesti, i movimenti costituiscono segnali non verbali e, soprattutto, indizi che rivelano momenti di sconforto profondo, sentimenti che allontanano e non avvicineranno mai nessuno (mutismi, silenzi esagerati e colpevolizzanti sono sempre i più difficili da gestire per chi ha perso la propria identità)modi di fare che, prima o poi, faranno deragliare. Risulta, quindi, fondamentale, stare attenti con una certa sensibilità ai segnali di questo tipo trasmessi dai vari interlocutori incontrati sia nel mondo sociale sia nel regno affettivo. “Pretendere” di esprimersi con chiarezza, in modo tale da incoraggiare la comunicazione più lineare e vantaggiosa possibile, è fondamentale per entrambi. Quando i problemi sembrano insormontabili, bisogna comunque ricordare che si ha sempre la possibilità di scelta tra azioni ed atteggiamenti che possono facilitare, in maniera più o meno adeguata, la gestione della situazione.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona: il significato dei versi di Dante

Vademecum per contenere i danni dell'indifferenza, gestire i conflitti relazionali, uscire da quella freddezza che divide, allontana e separa a lungo andare la coppia ... “tentare” di alleviare la sofferenza che minaccia il futuro del rapporto.


mettere di ripensare continuamente al passato, perché scatta il senso di colpa, è un passo importante se non fondamentale nel gestire inizialmente le varie difficoltà relazionali. Ancorarsi a tutti i costi ad un tempo pieno di ricordi negativi, colmi di risentimento, rimorso, rimpianto e rivalsa significa ritagliare un pezzo del passato, isolarlo dalla complessa e tenebrosa massa di un tempo che non c'è più e farlo rivivere nel mondo dell'attualità. Il passato è passato non lo si può più ritoccare, modificare, infioccare o correggere: è un tempo in cui si annida la disistima e il giudizio di valore che diamo a noi stessi creando infelicità. Quando ci si lascia, ovvero in una separazione, è importante usare parole univoche, chiare, decise e precise, nel salutarsi, nel darsi la mano, nell’addio; se si ha una posizione oscillante, se si è indecisi, ambigui, titubanti o possibilisti per un ritorno sui propri passi, un eventuale rigurgito di fiamma, il partner potrebbe fare i suoi viaggi fantastici, aggrapparsi a strane fantasie, ad elementi inesistenti o intravedere la possibilità di riappacificarsi e, quindi, non avere la chiara consapevolezza che tutto è definitivamente chiuso … finito (è importante prendere atto che la coppia non esiste più, che si è di fronte solo a polvere e macerie … cenere!). Anche rivedersi frequentemente può essere controproducente: si illude, si mescola il dolore e fa aumentare la dipendenza (la sofferenza viene legata a quelle cose che eventualmente si dovevano fare e non fare … così il dolore non lascia scampo, non abbandona nemmeno per un attimo, si amplifica)


ei momenti difficile, poi, guai isolarsi: è nel momento dell’abbandono che si ha soprattutto bisogno di un sostegno, di essere ascoltati (gli eroi solitari, quelli tutti di un pezzo, sono destinati ad incancrenirsi e vivere nel dolore, nella sofferenza). I figli del divorzio, inoltre, hanno un “potere” incredibile, possono avvicinare o allontanare non solo i vecchi membri della coppia, ma anche i nuovi entrati. I bambini, dopo eventuali separazioni, possono entrare in confusione, regredire a tempi passati più felici (se ci sono stati oppure inventarli di sana pianta), diventare irritabili e dipendenti. Senza una guida ferma e decisa possono diventare “diabolici”! Alcuni si sentono soli, depressi ed abbandonati, sviluppano sintomi psicofisici e incontrano difficoltà nei rapporti di amicizia. 

ltri invece, i più grandicelli, per far fronte a questo malessere, fanno esperienza di droga, alcol e sesso. Molto spesso, dopo la separazione, i genitori hanno notevole difficoltà ad accettare la relazione tra il figlio che amano e il coniuge che hanno smesso di amare. Quello che importa è non litigare in presenza del figlio, usare sempre la massima sincerità e, soprattutto, non usarlo come arma per la battaglia in corso. E’ necessario rassicurarlo che entrambi i genitori, nonostante la rottura, continueranno ad amarlo: il benessere dei figli dipende da quanto un padre e una madre sono disposti a lavorare insieme in maniera costruttiva e sincera.

La bella addormentata nel bosco Rosaspina - PDF Download gratuito


itornando al tema principale, possiamo dire che quando siamo presi dal vero amore è impossibile non accorgersene, girarsi dall'altra parte o ignorarlo: dal profondo dell'anima si sprigiona una forza incredibile (quasi Hulkiana), energia pronta all’uso, una vivacità intrattenibile, una frenesia ingestibile per incontrare, sentire, annusare come un cane da tartufo l'altro, vederlo anche per qualche secondo, un solo attimo ... si percepisce una gran voglia di fare, di fare nuovamente, ancora fare e poi FARE di nuovo, nessuno riesce a fermare questa energia, questo fuoco, scaturito dal vero amore; quando si ama davvero, anche se questo sentimento non sempre è eterno, non ci si allontana mai, perché quel rapporto elettrizzante è davvero speciale, attrae, unisce; sono sempre gli ideali, le aspettative e le varie illusioni a condizionare, a ingabbiare e a spegnere il reale vigore del rapporto; se la coppia, invece, viene forgiata in un ambiente “malsano” o “paludoso', costruita su fondamenta fragili, d’argilla, il rapporto diventa un “incastro” di debolezze, incertezze, insicurezze e fragilità; un rapporto poi ripetitivo, banale, noioso, senza vitalità, può “sprofondare” nella solitudine da un momento all'altro ... predisporre all'addio definitivo! Non dimentichiamo che l'amore, quello vero e genuino, esercita un'attrazione magica, e, qualche volta, può portare alla “follia” … infossarsi nel mondo del sospetto e della paura perché si teme di perdere il controllo, di essere completamente in balia di forze oscure.

Le noci nelle fiabe - Agricorti

L'unione di due esseri è una delle situazioni più complicate che la natura umana abbia mai escogitato ... messa in piedi, in giro, con caratteristiche e in forme diverse, in tutto il mondo; non sappiamo però, a tutt’oggi, quanto malignamente e, soprattutto, a chi spetta il “privilegio” di questa “opera” a volte benefica, ma spesso anche tanto crudele, che non fa sconti a nessuno. Attenzione però a non lasciarsi influenzare da quei luoghi comuni, da visioni sterili, pessimistiche e occasionali perché la capacità d'amare, al di là delle varie posizioni culturali e religiose, rimane sempre uno dei più grandi e preziosi doni dell'umanità. Ci sono coppie in cui i singoli individui hanno spazi propri, crescono autonomamente, portano vivacità, slancio, creatività e interessi individuali all’interno del legame rendendolo frizzante, gioioso, creativo e pieno di fantasia (osmosi)


ale struttura, essendo costituita da soggetti liberi ed autonomi, ma sorretta dallo scambio reciproco, diventa più solida, creativa, vera e profonda. Un simile rapporto, quindi, all’insegna del dialogo e travolto dalla passione, altro non può che alimentare autostima, benessere e felicità. Essendo una coppia libera, creativa e aperta nessuno mai cercherà di sopraffare l’altro per omologarlo ai propri gusti, a etichette sterili, a sentimenti e comportamenti predefiniti … quando si è felici e soddisfatti NON si cercheranno territori diversi, MAI altri pascoli per brucare “erba fresca”! Altri legami, invece, atrofizzati, apatici, aridi e spenti, tenuti in piedi da pregiudizi, dinamiche “arroganti”, annullano completamente l’unicità dei suoi componenti (simbiosi): si è convinti di non poter far niente, di poter esistere senza l’altro. Individui che - oltre a mancare di una buona base e di una solida identità - si rivelano incapaci di gestire scelte libere e autonome. Vuol dire semplicemente impoverire o annullare completamente se stessi, perdere lentamente la propria identità, sacrificare buona parte delle risorse individuali a favore dell’altro … una storia che, ostacolando le vibrazioni del cuore, non solo boicotta i sentimenti, ma anche l'umore in profondità. In questo caso specifico, si può dire, paradossalmente, che la stabilità del rapporto viene realizzata a patto che entrambi i membri svalutino i propri saperi, le proprie capacità e abilità, in modo tale che ciascuno non possa fare a meno dell’altro; lentamente si viene a formare una relazione logora, scadente, banale, scontata, piena di scorie, di “scarti” reciproci, tenuta insieme dall’attaccamento, dalla dipendenza e dall’abitudine … dalla paura di restare soli. In questa atmosfera, domina la sensazione di incompletezza e di essere in balia degli eventi, si gira a vuoto e si convinti di non avere i pezzi giusti: si diventa “interi”, “funzionanti”, “completi”, solo attraverso l’unione e il sostegno dell’altro

' davvero un bel guaio vivere in funzione degli altri! In realtà si crede di ritrovare nel partner le figure di riferimento della propria infanzia, così come sono state percepite e vissute quando si era piccoli e indifesi. Riproponendo tali sequenze, tale film - tentativo maldestro di anestetizzare un passato pieno di mortificazioni e di delusioni - si chiede all’altro di correggere gli errori e di “risolvere” o “spegnere” quel malessere che i personaggi “primitivi”, magari in buona fede, hanno inflitto loro. Se la simbiosi è spinta agli estremi non crea solo forme di dipendenza patologica, ma rende il rapporto una polveriera, basta un non nulla per scatenare timori, gelosie e forti sospetti. Una tensione penosa che prima o poi sfocerà in eclatanti e raccapriccianti fatti di cronaca nera. Ai voglia di dire dopo il “fatto”, attraverso interviste estemporanee a vicini, ad amici e parenti, che era buono, disponibile, un po' riservato, taciturno, ma rispettoso … dentro però il vulcano era attivo, pieno di magma infuocato, cenere e lapilli (rabbia, rancori) … se non già in eruzione da veccia data! 

Tutte queste privazioni e mortificazioni - accompagnate sempre dalla sensazione di non valere niente, di non meritare nulla e di non essere degni d’amore - scatena nell’individuo un bisogno continuo e drammatico di conferme che, ovviamente - essendo controllato da un desiderio insaziabile - cercherà incessantemente nell’altro attenzione, considerazione, calore ed affetto … all’infinito, perché nessun essere umano è in grado di colmare quel vuoto profondo, esistenziale, quell'amore mai ricevuto. Un fenomeno che accade spesso tra un marito invasivo e una moglie succube (in questo periodo storico è più rara la formula tra moglie dominante e marito succube ... ma pare si stia recuperando qualche punto a favore della prima figura); in questo modo è uno solo ad assumersi ogni responsabilità. Sembra una relazione apparentemente inossidabile che, però, alterna in chi è gregario un continuo malessere latente, dato dal disertare costantemente se stesso … il ritornello è molto semplice, tanto, cosa vuoi mai, posso stare tranquillo, ci pensa tutto lui ... l’altro! 

osì senza l’altro ci si sente persi, con l’altro però pare di non esistere … ma, ironia della sorte, è proprio quando non si ha più “bisogno” dell’altro che comincia la vita … la vera relazione. L’imposizione prima o poi, lo sappiamo, paga dazio, avvelena il rapporto e lo riduce in una rissa psicologica. La relazione simbiotica, infatti, riscontrabile anche nel quadro clinico depressivo, blocca la crescita individuale, soffoca l’entusiasmo e ostacola completamente l’evoluzione della coppia. Un simile rapporto stagnante, sorretto da questi atteggiamenti che non potranno mai rasserenare nessun orizzonte psichico, costringe i membri della coppia a vivere nel tormento e, soprattutto, con un senso di precarietà infinito; immerge in una bolla di disagio strisciante togliendo ad essi spontaneità, vitalità ed energia … rende spenti, inutili, stanchi e svuotati. Ricorda, cambiare gli altri è sempre un’operazione rigida, ostinata ed inutile … porta allo sfinimento, alla malattia fisica e psichica! A volte il timore della solitudine è talmente forte che spinge a percepire un rapporto soddisfacente anche quando in realtà non ha più nulla di vivace da offrire, da dare; le relazioni sbagliate e pesanti comunque mettono a tappeto chiunque, rendono più fragili, promuovono musi lunghi, conflitti, disistima, litigi e incomprensioni, aumentano a dismisura dubbi, insicurezze e distanze … spazzano via iniziativa, creatività, entusiasmo e passione.


ltri temi degni di particolare attenzione che ruotano attorno al mondo tragico o fantastico dell'unione - che silenziosamente possono tormentare, allarmare, agitare e tenere di notte svegli con gli occhi sbarrati a guardare le travi - sono: gelosia, “sbandamenti” improvvisi, ardore “raffreddato”, paura dell'abbandono e, per alcuni, terrore di un eventuale, se pur remoto, tradimento … un pensiero che, lentamente, prende corpo e si trasforma in ossessione. L'infedeltà, che sia vera o immaginata, è un demone da non sottovalutare mai perché non solo può arrivare all'improvviso e scardinare completamente l'assetto sentimentale, ma soprattutto, proprio perché non fa sconti a nessuno, rende il rapporto difficile e complicato ... ricambia con una vita davvero difficile ed “indigesta” per chiunque; uno spettro che quando farà la sua apparizione di colpo, si presenterà sulla soglia di casa bussando alla porta con una certa insistenza e drammaticità, allora sì che saranno guai, giorni bui e dolorosi. Questa espressione, spesso, un po’ per paranoia, un po’ per scaramanzia e un po’ per scherzo, era l’augurio ai novelli sposi formulato da amici buontemponi e birbaccioni per tenere su di giri l'atmosfera del momento nuziale. In pratica, si intendeva affermare che, volenti o nolenti, per quanto bene, passione e momenti fantastici ci fossero nella coppia, il “demone” capriccioso dell'infedeltà prima o poi avrebbe fatto la sua comparsa. 

' un tema che in certi periodi dell'anno, come ad esempio l’avvicinarsi delle vacanze - fatte di notti trasgressive e galeotte - può tormentare non poco, diventare più insistente, ossessivo, terrorizzare parecchie coppie … mettere a dura prova anche le relazioni più collaudate, solide e stabili; è estate e per i “trafficanti” d'amore tutto e lecito, ogni cosa, nella gioia o nel dolore, è possibile, si può facilmente concretizzare! Anche se la religione condanna il “tradimento” (non desiderare la donna d’altri … non commettere adulterio) e la morale, per non farsi mancare proprio niente, lo mette all’indice, tale azione in amore, invece, per molti, non solo è una esperienza stimolante che “incuriosisce” parecchio, gradevole ed invitante, ma anche di grande attualità e sempre più di moda ai giorni nostri … a prescindere e in barba alle varie 'pandemie' del momento! Il codice morale, quindi, nonostante i vari anatemi e curiose barricate, pare non abbia nessuna presa sul tradimento … su questa piccola “frode”, per certi modi di pensare e secondo determinate culture, non è niente altro che una necessità, un modo per sopravvivere ... un fare del tutto “innocente”. Le recenti ricerche in materia ci hanno ormai tolto ogni certezza: nessuno conserva il proprio partner per tutta la vita, tutte le creature del mondo, prima o dopo, inciampano in qualche peccatuccio (R. Dunbar)


a scappatella pare non abbia confini, non conosca limiti, avvenga ad ogni età, in ogni fascia sociale e culturale. Mille o forse più sono i pensieri nascosti dietro tale creatura “trasgressiva”, questa figura fantasiosa e curiosa dell’amante … per alcuni, un 'nutrimento' fresco e nuovo che stimola il desiderio, accende il fuoco della passione senza limiti e barriere. Non solo voglia di libertà e di nuovo, ma anche ritrovare le profonde passioni ormai dimenticate, le attenzioni perdute, verificare la propria virilità e l’indiscutibile avvenenza. Dalla notte dei tempi, in amore, si è infedeli e si continua, per quanto possa sembrare strano, ad essere fedigrafi (sempre Robin Dumbar). Pare che questa attività, secondo alcuni studi scientifici ben accreditati, non risparmi nessuno. Sembra, infatti, sempre secondo questo sondaggio statistico, che un’alta percentuale di persone, chi più chi meno, nel corso della loro vita, almeno un paio di volte, abbia inciampato in qualche lieve trasgressione ... in una breve scappatella coniugale. In passato il tradimento era forse più pericoloso, nascosto e peccaminoso; recentemente, invece, secondo la teoria della coppia aperta e disinvolta, con i vari mutamenti sociali, viene interpretato, a livello coniugale e non, come un segno di libertà, di risanamento relazionale e conflittuale ... inequivocabile emancipazione personale e della coppia. Un tempo per l’uomo tradire era indice di buona salute e, quindi, poteva vantarsene tranquillamente (vedasi il film “Maschi contro femmine” di F. Brizzi: il donnaiolo Diego colleziona indumenti intimi delle sue “vittime”, infinite conquiste nazionali ed internazionali per confermare, più a lui che agli altri, la sua virilità. Più trofei portava a casa più aumentava la sua virilità). Tanto tempo fa, inoltre, alla moglie, che scopriva l’inghippo, era solo concesso di perdonare e rimettere insieme i cocci silenziosamente ... sistemare in fretta e furia quel che restava della coppia. In un clima di questo tipo la donna che tradiva invece doveva essere solo cacciata … messa alla gogna


olitamente era il maschio che, proprio per il suo narcisismo, si faceva beccare in flagranza, mentre la donna, spesso, più sensibile, astuta e attenta, riusciva ad occultare in maniera veramente sapiente l’infedeltà. Dopo il 'patatrac' rimane comunque una questione in sospeso: dirlo o non dirlo ... sembra il titolo di una tragedia shakespeariana, ma non è così. Il problema non è tanto, portarlo sul tavolo della verità, della discussione, confessarlo o meno, ma quello che potrebbe scatenare: accende diffidenza, rivalsa, sospetti, persecuzioni, suscita gelosia, aggressioni brutali ... l’orgoglio va letteralmente in frantumi (se la coppia non ha più niente da condividere o spartire non ha nulla da perdere, può anche andar bene informare l'altro dell'accaduto … può diventare una buona opportunità: per guardarsi liberamente attorno e scoprire, finalmente, piacevoli sensazioni e nuovi soddisfazioni … mettere a fuoco ciò che non funziona). Difficilmente c’è un responsabile, l’infedeltà non è mai imputabile esclusivamente a quel personaggio, ad un solo partner, c’è qualcosa che non va nella coppia e il tradimento ha la finalità, la funzione, di rimescolare le carte, di preparare le basi per una revisione del rapporto … ricreare, se questo è possibile, serenità, dare una buona spinta e una nuova vitalità, ad una relazione sentimentale con poche speranze, oramai tossica, spenta e magari già al capolinea (sembra paradossale ma è risaputo da tempo che molti rapporti funzionano meglio dopo un piccolo smarrimento … dopo un tradimento banale, poco impegnativo!). Se non esistono più stimoli soddisfacenti uno dei due comincerà a manifestare un certo malessere aprendo, in tal modo, la valvola dell'insofferenza, dell'apatia e della malattia sia fisica sia emotiva: inizia il deserto, una lenta crisi devastante. Se si verifica la “scappatella” vuol dire che quel rapporto è privo di vitalità, passione e non fa più perdere la testa, almeno ad uno dei due. Quando in una coppia non c'è più coinvolgimento, scarsa eccitazione, ci sono troppi tabù, la vita diventa una vera prigione: è inevitabile, quindi, che si desideri evadere … inoltrarsi in altri territori più “fertili” e “colorati”! Non lo si può negare, essere traditi è davvero doloroso e destabilizza l’intero psicosoma, ma è anche vero che spesso si rivela fondamentale nel processo di crescita e nell’evoluzione della coppia. I sensi di colpa, l’angoscia della perdita e dell’abbandono poi rendono la vita familiare un vero inferno. L’infedeltà pare che abbia, per molti, in qualche modo una funzione terapeutica, fa bene alla salute: i malesseri generali scompaiono (mal di testa, mal di pancia, mal di schiena, quei tratti depressivi fastidiosi che da un po’ di tempo erano presenti e insistenti, se ne vanno così di colpo … si diventa improvvisamente sani come pesci), il cattivo umore lascia il posto all’entusiasmo e alla felicita, mentre l’ansia svanisce lasciando spazio alla voglia di costruire e di fare. 
Uscire da quelle regole fastidiose e noiose ha, infatti, un valore terapeutico indiscutibile se le abitudini di coppia stanno spegnendo lentamente l’entusiasmo relazionale, l'unione … scuote la vita e non solo quella a due. Il bisogno di tradire comunque può anche indicare nuovi percorsi, un tentativo di ritrovare le attenzioni che si sono affievolite nel tempo, per sentirsi compresi, coccolati, per riaccendere la fantasia, per risvegliare l’eros che l’abitudine ha assopito e appiattito: permette di evadere dalla “routine affettiva” in cui, spesso, un rapporto di lunga durata ingabbia - seppur per certi versi in un contenitore d'oro - entrambi i partner … e tutto quello che sta attorno. Il bisogno di piacere, di sentirsi apprezzati, ben piazzati e affascinanti, di essere ricercati, è un'altra vera molla che spesso fa scattare l’infedeltà. Tutto ciò, dopo vari anni di convivenza, di solito le reciproche attenzioni diminuiscono, l’erotismo si anestetizza parzialmente e soprattutto la donna può percepire di non essere poi, con la sua cellulite in aumento, così tanto desiderata; attualmente però tale paura non è più prerogativa femminile, anche l'uomo ne risente parecchio di non essere ricercato, considerato e apprezzato … e non solo a livello di aspetto interiore, ma soprattutto quello esteriore! La donna ferita nella sua vanità è spinta a provare a se stessa di avere ancora parecchio e indiscutibile sex appeal, si apre quindi a nuovi mondi, a territori sconosciuti, ad altre attenzioni, a sguardi e lusinghe fino a che scatta e si concretizza quell'importante gesto elettrizzante e coinvolgente da tempo solo pensato, magari meditato a lungo in silenzio, finalmente si respira una boccata di aria fresca … ci si abbandona al “birbaccione” di turno … alle lusinghe della relazione extraconiugale. In questo modo, il fedigrafo, oltre ad evadere dal focolare domestico, sempre uguale e banale, può trovare la conferma di non aver perso fascino, carica, passione e seduttività … significa che si è ancora in grado di dare e ricevere amore che si è ancora vivi!!! 

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er l’uomo, invece, la molla che fa scatenare una piccola - grande o breve trasgressione è, spesso, il desiderio di vedere riconfermata la sua grandiosità, potenza, forza e virilità giovanile, in modo tale che, al bel Narciso, nessuna donna, in tempo reale, possa resistergli. Dovendo concludere parzialmente la discussione su questo argomento piuttosto delicato, singolare e sempre strettamente personale, è importante precisare che nessuno ha il diritto di suggerire di tradire o di non tradire qualcuno, quanto piuttosto di impegnarsi magari a riflettere, sull'evento sociale, sulla ricerca dei motivi che hanno spento e ingabbiato la grande passione amorosa. Continuando a descrivere gli elementi che in qualche modo allontanano le coppie, possiamo dire che anche gelosia (ossessiva e morbosa) può spingere uno dei partner ad “inciampare”, uscire dall'impegno a suo tempo assunto, o favorire una veloce scappatella. Una unione, infatti, basata sulla persecuzione, sul sospetto e sul controllo del partner, oltre a creare irrequietezza e mortificare lo spirito libero, costringe l'altro ad evadere, lo fa scivolare lentamente verso i sotterfugi, il tradimento: avvelena irrimediabilmente, man mano che passa il tempo, la quiete familiare, il rapporto a due.


opo un gesto di questo tipo, ovvero dopo il tradimento, comunque, si dovrebbe ritornare insieme solo se la nuova esperienza è stata utile per entrambi, ha prodotto nuove riflessioni, portato vantaggi importanti, ha reso più attenti, curiosi, attivi e vivaci; in breve, la nuova situazione, fa battere il cuore come la prima volta, stimola altre visioni interessanti, sollecita momenti gradevoli e intriganti, mette nuovamente brio … rende quel rapporto “rivisto” più interessante, stuzzicante e avvincente. Basta rancori, illusioni, meschinità, aspettative inutili, vittimismo, rivalse; recuperare un legame ormai logoro e in mille pezzi significa mettere insieme piccoli frammenti sbiaditi, incollare un “amore” spento, banale, insulso, fragile e inaffidabile. Per qualcuno, questo modo di pensare potrebbe produrre sbigottimento o turbamento, se non grande irritazione, affermando, senza mezzi termini, che “E' facile fare i bulli con le “cosine” degli altri” … altri, magari, potrebbero usare termini più coloriti, un'espressione più triviale come si usa oramai in questi tempi! Niente di più vero! Ma è possibile cambiare o rimettere a posto una trasgressione di questo tipo, una esperienza simile già consumata? Certo, forse non la si doveva concretizzare, ma il fatto è già avvenuto e, quindi, non è più possibile rimettere le cose come erano prima del “fattaccio”; se c'è ancora qualcosa di buono nel rapporto, se ci sono ancora gli ingrediente giusti forse è l'occasione buona per rendere il legame ancora più solido e proficuo. Ricorda, quando si va a “brucare” nei pascoli adiacenti ai propri territori oramai aridi, privi di colore, vuol dire che qualcosa da tempo nella coppia si era spento o raffreddato, si era smarrito il senso dell’avventura, si era perso il gusto della conquista … allora, proprio per non "ammalarsi" nel corpo e nella mente, il corpo intero per ripristinare l'equilibrio, ci viene incontro, cerca altrove ciò che manca nella relazione … una strategia, anche se impulsiva, che aiuta a sopravvivere.

Contrariamente a convinzioni piuttosto diffuse e rigide, la fedeltà non è un atto d’amore eterno, tantomeno una garanzia di controllo o di possesso su l’altro, non deve mai essere un dovere, ma una profonda sensazione interiore, un gesto spontaneo che segnala ancora fuoco sotto la cenere e, quindi, metterebbe sullo sfondo il desiderio di cercare altri orizzonti appetitosi, altri pascoli interessanti, apparentemente più invitanti; in realtà, alcune “immagini” o certi desideri di conquiste amorose passerebbero in seconda posizione, inosservate, non sarebbero per niente interessanti; diversamente, se la relazione fosse un sacrificio, diventerebbe una prigione che fa solo danni alla coppia e, soprattutto, a se stessi e tutto ciò che ruota intorno … studio, lavoro, amicizia, tutto ciò che è sociale. Spesso il tradimento può essere “suggerito” dalla smania del “nuovo” perché il “vecchio” non attrae più, non coinvolge, non stimola, non interessa, non stupisce per nulla; passione ormai spenta, una relazione stanca che toglie la linfa vitale, ogni risorsa spirituale, un rapporto infelice in cui l’abitudine e la noia ci sono - forse in abbondanza - ma si è scarsi di tutto il resto, leggerezza, entusiasmo, sguardo ammiccante, apertura, lusinghe, seduzione, slancio, creatività, fantasia ed erotismo compreso.

infedeltà è un’esperienza complessa, a volte fa sentire meno soli, altre volte permette di riprendersi i propri spazi, smarriti nel tempo, in una relazione banale e priva di sapore, ma soprattutto smuove qualcosa all'interno, nell'anima, trasforma, fa sentire VIVI, permette di uscire dalla routine affettiva deludente, dalla disattenzione, dalla noncuranza e dall’indolenza del partner: può scardinare false certezza e cattive abitudini, mette in primo piano i propri bisogni emozionali insoddisfatti. Non dobbiamo dimenticare che ogni “avventura” di questa portata, al di là della sua più o meno brevità o astuta “programmazione”, è sempre un segnale evidente di incertezza, sofferenza, di insicurezza e di vuoto nella coppia, un’infelicità spinta da un modo di vivere il rapporto troppo scontato, idealizzato, stagnante, distratto, annoiato, monotono, ripetitivo, costrittivo e limitativo: una relazione in cui non si sta più a proprio agio perché è carente di attenzioni fisiche e affettive … si è semplicemente soli, in mezzo a tanta gente!!! 


a “scappatella” solitaria o ripetuta, allora, non solo può smantellare quella facciata sociale imposta, fuori luogo e sofferente - che serve solo a tenere in pugno, controllare, gestire l’anima e la società - ma anche sconvolgere quel solito modo di amare, liberare tutta l’energia soffocata, rivedere un rapporto logoro ed invecchiato, diventare una strategia inconscia per liberarsi da schemi sentimentali rigidi, tradizionali e sempre uguali; alla fine della corsa può essere anche un modo per sentirsi più desiderabili, fare qualcosa di diverso, stimolare il piacere della conquista, sperimentare nuove sensazioni e stati di innamoramento travolgenti che risvegliano desideri insoliti, sprona a guardarsi intorno, risolleva lo sguardo dalla rassegnazione, sviluppa infiniti interessi, riaccende passioni intense e profonde … sollecita ad essere più “presentabili”, più impegnati, attenti e curati per se stessi non per gli altri; riconferma la propria individualità, ravviva i rapporti, lascia forti, seduttivi e sereni. In breve, fa “esplodere”, saltare, correre, urlare e cantare a squarciagola: trasforma, rende entusiasti, spensierati, ottimisti e rinnovati; fa trascorrere momenti davvero FELICI, scioglie improvvisamente quei legami che impediscono di vivere in maniera semplice, allontana da quei rapporti strani e complicati in cui da tempo si è ingabbiati. RICORDA, la vita non chiede mai che le si volti le spalle, SAPPILO bene, solo con una buona autostima, una adeguata realizzazione di se stessi, una giusta dose di consapevolezza, serenità ed indipendenza è possibile decidere se “giocare” al vero amore o restare in “panchina” … entrare in scena come comparsa o finalmente come primo attore. 
 

Piccola curiosità: Corna o non corna”. 

a lo sapete perché si usa questa espressione, ovvero quella/o ha le corna, riferendosi ad un tradimento? La saggezza mitologica ci facilita, ancora una volta, il compito di spiegare questa curiosa locuzione. Tutto cominciò a Creta molto tempo fa. Si racconta, infatti, che Pasifae, moglie del re Minosse, una notte si oppose all'invadenza e all'aggressività amorosa del marito: ai suoi desideri irruenti del corpo. Con questo rifiuto ella non solo offese il re nel suo orgoglio, ma anche Afrodite (dea dell'eros e della bellezza … Venere per i romani) che per punizione la condannò a diventare ninfomane: dipendente completamente senza nessun riguardo dal sesso. Minosse, allora, preso dalla vergogna per questo suo comportamento "eccessivamente libertino", la costrinse a vivere in un luogo lontano dal palazzo e abitato solo da donne. Pasifae, però, non si perse d’animo, per gestire tale maleficio o meglio soddisfare questo suo bisogno insistente ed intenso desiderio erotico negato dal Sire, si mise all’interno di un manufatto di legno a forma di mucca e si fece legare nella “giusta posizione” affinché il toro potesse fare il “resto”… fu proprio da questo singolare connubio, da questo rapporto illegittimo che nacque il famoso Minotauro. Questa notizia scandalosa - anche senza nessuna connessione a internet - volò velocemente alle orecchie dei sudditi che non persero tempo a ricordare a Sua Maestà questo insolito tradimento con un gesto delle mani: le corna.


Ecco come riaccendere il desiderio


l “piacere” non ha età e poiché ha profonde radici biologiche - appartiene anche al mondo istintuale - è un’energia vitale e multiforme che accompagna l’essere umano per tutta la sua esistenza. Il ruolo principale dell’eros non è solo quello di sentirsi eccitati, belli, attraenti e interessanti per gli altri, ma anche quello di sviluppare una adeguata fermezza, uno sguardo deciso, sicuro e, soprattutto, autostima:
una perfetta fusione tra “baldanza”, felicità e salute … ormoni che in silenzio attivano la crescita e rendono vive alcune aree cerebrali rendendole più forti e resistenti. Da sempre, però, le lamentele, i capricci e i conflitti onnipresenti, ostacolano la manifestazione di questi impulsi, tendono ad oscurare la coppia; un fenomeno che si presenta sulla scena in maniera spesso silente, e riveste diverse forme e funzioni, compresa quella istintuale. L’erotismo e l’amore fisico col tempo possono perdere “vigore” e fascino, non solo di intensità, ma anche di interesse: una sessualità che si spegne, si impoverisce lentamente, gradatamente senza tanto rumore. I giochi erotici sempre uguali, man mano che passa il tempo, se persistono, possono diventare stereotipati e privi di emozioni. Con quella originale, ben tenuta e lubrificata macchina sessuale giovane tutto sarebbe possibile, ma il poco entusiasmo, l'assenza di fantasia, la quasi inesistente eccitazione, la prevedibilità, la profonda svogliatezza e la scarsa voglia, conducono i partner, il più delle volte, a cancellare la sessualità dal quotidiano. In questo modo l’eros rischia di smarrirsi in quei viottoli poco illuminati da un desiderio freddo e meccanico, di perdersi e spegnersi completamente nel labirinto del banale, del troppo scontato, da quel rituale noioso e sempre uguale.


er risvegliare la gioia, riprendersi in mano la felicità e godere dei suoi benefici - ovviamente senza insegnare niente a nessuno perché la vita sessuale si basa sempre su esperienze soggettive ed individuali che sfuggono completamente alla razionalità - occorre sempre “contare” sulle proprie reali risorse, sulla propria “natura”, sulla propria fantasia, ovvero quel mondo frizzante soggettivo che abita dentro ogni persona (creatività, magia erotica, immagini, fantasia, suggestioni, mistero, desiderio, passione). Se sotto la cenere cova ancora il fuoco passionale, per risvegliare l’eros assopito e ribaltare alcuni comportamenti soffocanti, non sono necessari grandi manovre o interventi particolari e ingegnosi, ma, a volte, piccoli, semplici e sinceri aggiustamenti quotidiani … gesti davvero sentiti. Un’attività sessuale povera o insoddisfacente non favorisce solo una vita infelice e piena di tensioni, ma è sempre un sintomo importante di malessere diffuso che rema contro la saggezza psicofisica in generale. 


e la sessualità è stanca e demotivata, vuol dire semplicemente che l’energia vitale è agli sgoccioli, al capolinea, in riserva, l’eros non fa più “perdere la testa” e non si è più in sintonia con il corpo (attraverso il corpo si sperimentano nel tempo presente le sensazioni, il piacere, la mente però con i suoi pensieri spazzatura può boicottarlo, ostacolarlo nelle sue manifestazioni più importanti, nella sua vera e profonda espressione naturale … significa essere presenti a se stessi!). Uno dei fattori che addormenta o spegne lentamente la fiamma del desiderio è l’eccesso di familiarità. A forza di condividere ogni cosa, di non avere nemmeno un proprio spazio di libero movimento, un piccolo segreto, porta dritti, dritti a un rapporto simile a quello tra amici, simile a un abbraccio tra fratelli e sorelle: finisce per diventare in qualche modo troppo ripetitivo, piuttosto scontato, sempre uguale, alquanto “familiare”. Il segreto dell’attrazione e dell’erotismo è invece quello di vedere l’altro con occhi curiosi e diversi; in breve, creare il più possibile un’atmosfera distesa e serena, carica di eventi entusiasmanti, colma di eccitazione, piena di brio, fantasia e passione. Anche l’assenza di conflitti e di litigi, spesso, non è indice di unione felice. Tale fenomeno, contrariamente a quello che si pensa, segnala la mancanza di intimità e, soprattutto, di coinvolgimento … indica il più delle volte un profondo distacco! 
I battibecchi sono indispensabili per conoscersi, basta non oltrepassare i limiti e non calpestare gli altri … andare oltre, esagerare! I rancori e i malumori, sempre presenti in qualsiasi ménage, se esteriorizzati però in tempo reale, permettono di chiarire da subito certi legami conflittuali, i rapporti di coppia tesi, di comprendere posizioni diverse e di conseguenza, le ripicche ESPRESSE e chiarite in tempo reale difficilmente tengono a distanza il partner sotto le lenzuola. Non è raro, infatti, che dopo un’animata discussione scatti una bramosia, il desiderio dell'altro, una profonda eccitazione sessuale, libera, spontanea ed intensa. 
Un altro atteggiamento “sbagliato”, che potrebbe portare dritti a spegnere l’eros senza accorgersene, è proprio quello di ripetere le solite azioni e inseguire i rituali fissi. I gesti che accompagnano una certa dose di svogliatezza e stanchezza, tolgono sempre all’atto tutte le magie erotiche e fantastiche: lo stesso giorno, la stessa atmosfera, lo stesso abbigliamento, lo stesso ambiente e luogo potrebbero infastidire, nuocere, raffreddare! 

utto ciò può essere rassicurante per chi è dotato di una certa rigidità mentale, non vede di buon occhio la sessualità perché teme di perdere il controllo, ma l’abitudine rende il sesso lineare, piatto, riscaldato, privo di ingredienti erotici, annulla il mistero, la fantasia e la spontaneità; in breve, sacrifica il vero piacere per un immagine troppo banale, controllata e ripetitiva. Non essere mai se stessi, cavalcare eccessivamente l’onda della moda, seguire dei ruoli ideali portano inevitabilmente a snaturare l'istinto, la vera carica erotica. Assecondare continuamente il partner ed elargire eccessivamente una finta generosità rende il gesto sofisticato, fa covare un profondo sentimento di ostilità. Ogni cosa deve essere condivisa perché nel sociale e, soprattutto, in amore i troppi “sacrifici” portano ad un malessere diffuso, stress, frustrazioni, insoddisfazione e a insanabili conflitti (si cova silenziosamente aggressività). Proprio perché la perfetta sintonia è irraggiungibile tra i due partner, l’atto della mediazione risulta fondamentale per la serenità della coppia. Tale intesa, tuttavia, non deve creare squilibri che soffocano il libero movimento, spontaneità, passione e desideri: se non si condividono certe 'fantasie' bisogna imparare a non girarsi dall'altra parte, poter dire di no quando è necessario. Spesso è radicata la convinzione, soprattutto nel maschio, che la sessualità coincida e si esaurisca con il “gesto” completo. Niente di più sbagliato, l’eccitazione è molto più complessa. L’eros è un qualcosa di fenomenale, coinvolge tutti i sensi, i “contorni”, scatta per sottili stimoli sublimali e amplifica tutte le sensazione: carezze, occhiate, attesa, immaginazione, fantasia, complicità e, soprattutto, i giochi di sguardi preparano il terreno al massimo piacere … guai lasciarsi pilotare dai pensieri, guidare o influenzare dalla ragione! 


ncora una volta, per chiarire questa esposizione chiediamo aiuto alla cultura mitologica. Vivevano molto tempo fa, in una località alquanto remota, un re e una regina con le loro tre figlie. Le due maggiori, molto graziose, presto si maritarono e se ne andarono di casa. La più piccola di nome Psiche pur essendo bellissima, stupenda in ogni sua parte e con tutte le sue cosine al posto giusto non riusciva a trovare nessuno che la chiedesse in sposa. Era bella, ma talmente bella e perfetta che chiunque posasse gli occhi su di lei rimaneva incantato a contemplarla, convinto di avere di fronte un qualcosa di irraggiungibile: una divinità immortale. La gente ben presto, anche al di là del mare, cominciò a chiamarla Dea, ed in breve tempo si diffuse la voce che quella “divinità” fosse venuta sulla terra per aiutare i più deboli e stare tra i mortali. Spesso giungevano forestieri ad adorare tale grandiosità e supplicarla con infinite lusinghe e devote preghiere solo di vederla e di baciare il selciato sul quale aveva posato i suoi piedi nudi. I sovrani ne erano lusingati, ma poiché Psiche si sentiva sempre sola e infelice e non le mancava di aspetto assolutamente nulla, desideravano che ella fosse una ragazza come tutte le altre, trovasse marito come le sorelle. La Dea della bellezza e dell'amore Venere, per i romani e Afrodite per la religione greca, fremendo di sdegno, perché il popolo trascurava il suo santuario per venerare Psiche, decise di mettere fine a questa offesa: chiamò a “palazzo” suo figlio. Amore, Cupido per i romani e Eros per i greci, tutto indaffarato a girare il mondo armato di saette, ferendo al cuore con frecce d'oro uomini e dei. Al fanciullo disse. “Figlio mio, sono costretta a dividere onori che spettano solo alla mia divinità con una fanciulla che usurpa il mio titolo e il mio nome. Devi aiutarmi. Mi darai una mano, vero, a vendicarmi?. Ma certamente, assicurò il figlio con un sorriso baldanzoso e birichino.


erò, anche te mamma, come puoi perderti in simili sciocchezze, vuoi dirmi come può competere con te una semplice mortale? Quello zufola con la conchiglia in tuo onore, questo ti presenta una specchio perché tu possa contemplare la tua splendida bellezza, altri attendono impazienti di trascinare il tuo occhio sul mare, da secoli tutti cantano e danzano intorno a tenon ti preoccupare, ti aiuterò comunque ad avere giustizia. Mi sento frastornata e ferita, insistette ancora una volta la divinità imbronciata e offesa nel suo intimo. Dai, ti prego, prendi dalla tua faretra la più appuntita delle tue frecce e colpisci a fondo il cuore di Psiche, facendola innamorare dell'ultimo tra gli uomini: quello più povero, scialbo e malandato in salute. E va bene! Farò come tu mi chiedi, perché il tuo viso triste fa male anche a me. Ma le cose non andarono affatto come la Dea desiderava, perché il figlio, sceso sulla terra, trovò la fanciulla che piangeva tutta sola e in silenzio, come la più infelice delle creature e anche lui trovandola così perfetta e bella se ne innamorò immediatamente. Continua ...


ntanto il re, vedendo che nessun pretendente si faceva avanti per maritare la figlia, incominciò a pensare che qualcuno dall'alto avesse fatto il malocchio, preso ad odiarlo e, temendone risvolti tragici, mandò un messo a interrogare l'oracolo di Apollo, che così rispose: “O mio sire, presto avrai un genero che non è nato da comuni mortali, ma si libra nell'aria con grande abilità, come una libellula, e con le sue frecce minaccia uomini e dei, senza avere pietà per alcuno”. Il responso addolorò grandemente i genitori ed il popolo tutto. Nel palazzo e per le vie della città non si faceva altro che compiangere la sorte della bellissima Psiche; qualcuno aveva già intuito che non si poteva sfuggire alla sorte assegnata a ciascun mortale, non era possibile disubbidire al comando divino! La “cerimonia” tra sospiri, lamenti e pianti finalmente terminò; come d'incanto Psiche si trovò all'interno di un palazzo grandioso, bellissimo, fatto di perle e diamanti, edificato con arte divina; tutto luccicava: colonne immense d'oro, lampadari di cristallo e ceramiche preziose ovunque. La giovane si sentiva frastornata, ma nel contempo ben servita, accudita e rassicurata dalle ancelle invisibili. La notte era giunta oramai al suo colmo e nel palazzo incantevole ogni lume si era spento, quando Psiche sentì nella stanza da letto un leggero, leggero, quasi impercettibile, fruscio … divino. Per nulla intimorita chiese: sei tu, marito mio?”. Sono io, mia adorata sposa, rispose Amore (lo sposo di Psiche). Il tono era così gentile, pacato e melodioso che la fanciulla si sentì rassicurata, immediatamente tranquillizzata. Ma perché è così buio caro? Con grande dolcezza Amore sussurrò “Ssst!”, la zittì, stringendola forte, forte tra le sue braccia possenti … con gesto delicato e amorevole, ma nel contempo rassicurante, deciso e sicuro. 


u non devi vedermi, non è venuto ancora il momento giusto. Rimasero stretti e abbracciati tutta la notte, fino a che non comparvero le prime avvisaglie dell'aurora; poi improvvisamente si alzò in volo, se ne andò via, senza farsi sentire, lasciando Psiche immersa nel sonno ristoratore. Le notti si susseguirono colme di ardore, di massimo piacere, di grande gioia e immensa felicità … una passione davvero infinita! Durante il giorno la fanciulla rimaneva sola con le sue invisibili ancelle, in attesa del ritorno di Amore, ad aspettare che scendesse la sera e riabbracciare il suo amato. Psiche e Amore nel frattempo, tra passione e follie notturne, si isolarono dal resto del mondo. Le sorelle però che avevano spesso guardato con invidia la bellezza di quelli che oramai tutti chiamavano dea, si misero alla sua ricerca per prelevarla, salvarla a loro dire, da un marito feroce e crudele. Il Dio, che come ogni divinità sente e vede tutto, avvertito per tempo, disse alla sua amata: “Le tue sorelle hanno saputo di te, presto verranno a trovarti”. 
Forse ti faranno molte domande, ma tu non spiegare nulla, non dire alcunché ti prego … altrimenti la nostra grandiosa passione svanirà. Psiche allora rispose: “Non capisco. Perché desideri che non dia loro nessuna spiegazione, potrebbero pensare che io stia male o peggio ancora sia morta e, quindi, potrei consolarle dal loro infinito dolore. Non posso spiegarti, tesoro mio. Sappi, però, che se non mi ascolterai, molte cose cambieranno e ne avrò un grande dolore … da questa vicenda trarrò un'immensa sfortuna e un grande disagio. Ogni tuo desiderio è un ordine per me, gioia mia, lo sai pure: non dirò assolutamente nulla di noi due, del nostro immenso amore, della nostra profonda passione e infinita felicità. Così disse Psiche, ma poi, quando si ritrovò di nuovo sola nel palazzo deserto, cominciò a sospirare, fu presa da un profondo turbamento spirituale, da alcune riflessioni importanti. Sono sepolta viva in un carcere d'oro. Non posso vedere nessuno, neppure in viso il mio sposo. Ed ora le mie sorelle verranno ad abbracciarmi e io dovrò restare ferma, immobile, sorda alle loro premure. Quando scese la notte, Amore la trovò con gli occhi gonfi e pieni di lacrime. Come mai sei in questo stato, la rimproverò dolcemente. Come posso essere contenta?, ribatté Psiche. Tu arrivi quando è buio, e non mi permetti nemmeno di vederti. Poi mi dici che le mie sorelle mi cercano e quando mi troveranno mi imponi il silenzio, di far finta di non sentirle neppure. Fermati! Non così, Psiche. Io non t'impongo nulla, non ti metto in catene. Io chiedo soltanto, finché le cose non si saranno sistemate, di avere un po' di pazienza, ma tu sei libera di fare quello che vuoi (cercare un compromesso con le divinità per questa singolare convivenza ... aspettava il momento opportuno per ottenere il permesso di giacere con una mortale). Allora lascia che veda le mie sorelle e che tutti sappiano che io vivo qui felice e contenta con il mio sposo.
 

scolta, Psiche: ti chiederanno di me, faranno in modo che tu possa vedere il mio volto, ma se lo farai, mi perderai per sempre. Vorrei morire non una, ma mille volte, piuttosto che perderti, marito mio. Io ti amo lo sai, anche senza conoscere il tuo volto. Se le mie sorelle, vorranno sapere di te, ebbene, mi inventerò qualcosa, non temere. Amore cedette alle preghiere dell'adorata sposa e le “permise” di incontrare le sorelle. Psiche allora andò loro incontro con un bellissimo e accogliente sorriso. Sono qui, beata e felice, non soffrite per me, lasciate che vi abbracci. Le sorelle incredule e sbigottite si ricredettero: allora il mostro non ti ha divorata? Ma che dite mai, eccomi, vedete bene che sono felice, serena, in ottima forma e perfetta salute. Su entrate, non esitate, Psiche offrì alle sorelle ogni ben di dio e tutto ciò che desideravano … cose comunque non terrene, mai viste prima. E questa non fu cosa “buona” perché le sorelle si ingelosirono ancora di più, non solo delle sue forme perfette e bellezza invidiabile, ma anche della sua ricchezza materiale, e così cominciarono ad istillare dubbi sul suo sposo. Raccontaci, dai, subito. Com'è lui Psiche, dai diccelo, com'è veramente. Bellissimo, ah di una natura incantevole, a me piace un mondo intero, non riesco a darmi pace della sua attenzione, premura e passione. E' bellissimo!!! Ma adesso dov'è, lo possiamo vedere? E' difficile anche per me trovarlo a casa durante la giornata. No, non lo vedrete mai. Mentre Psiche, nella notte, confidava allo sposo la sua gioia, le curiosità e le insinuazioni terribili da parte delle sorelle, lentamente il demone del sospetto fermentava dentro di lei. Attenta Psiche non fidarti di loro, ammonì ancora una volta Amore. Verranno di nuovo ben presto a cercarti, e vorranno convincerti a vedere il mio volto. Ma te l'ho già detto: se lo farai, mi perderai per sempre. Sì, sì, sì, dovresti ormai sapere che la tua fiducia in me è ben riposta, replicò, ancora una volta e un poco spazientita Psiche. Ma le cose purtroppo non andarono proprio così … per il verso sperato. Psiche si lasciò convincere dalle sorelle a scoprire i lineamenti e l'aspetto di Amore, insinuando che fosse un mostro, un demone sanguinario. Furono talmente insistenti e convincenti che alla fine Psiche decise di seguire il loro consiglio.


una bella notte, appena Amore si addormentò, accese la lampada per vedere il suo viso: meraviglie delle meraviglie, era bellissimo, Psiche rimase a dir poco pietrificata. Ma ecco che in un momento di disattenzione una goccia di olio bollente cadde dal lume sulla spalla del Dio. Amore si svegliò con un grido di rammarico e, sfuggendo all'abbraccio di Psiche, si librò rapido nell'aria. Che hai fatto?, domandò rattristato e contrariato, perché non mi hai dato ascolto, hai voluto vedermi? Mi riconosci ora? 


ono Amore. Ormai, a questo punto, posso dirti una cosa importante. Mia madre, Venere, mi chiese un giorno di punirti per la tua indicibile bellezza, condannandoti al matrimonio con il più spregevole ed inutile dei mortali. Però, quando ti vidi, io ti volli tutta per me; e saremmo stati felici, se tu non avessi prestato orecchio alle menzogne delle tue invidiose e perfide sorelle. Avrei trovato modo, te l'avevo promesso, di rendere la nostra unione gradita ai celesti, se tu mi avessi amato così, come ero realmente. Ma, adesso che sai chi hai sposato (un Dio, un immortale), mi hai perso per sempre: mia madre non mi permetterà mai di avere come moglie una creatura mortale che gareggia in splendore con lei. Addio, Psiche, mia adorata Psiche. La storia continua, ma per il nostro lavoro, per i nostri scopi sono già sufficienti questi brevi passi, dobbiamo fermarci qui. Se qualcuno comunque è interessato ad approfondire il mito lo può trovare in vari racconti. Il Dio infatti compare nell'Eneide, nella Metamorfosi di Ovidio e nell'Asino d'oro di Apuleio. Ma perché ho citato questo racconto, che cosa ci vuole insegnare questo mito. Il mito ci dice semplicemente che testa e cuore, ragione ed amore, non vanno per niente d'accordo, anzi i pensieri tendono a “corrodere” la parte viva e naturale di questa breve “follia”. L'amore, infatti, essendo un sentimento “irragionevole”, come è già stato sottolineato più volte, non ama la ragione … men che meno i pensieri rigidi e contorti … bisogna lasciarsi andare!!! Cosa c'è, quindi, di più capriccioso, folle, meraviglioso, grandioso e salutare del vero innamoramento?


opo questa breve escursione, rientriamo nel pieno dell'argomento, nel solco del tema principale. Un altro ostacolo che può mettere in difficoltà la coppia è la pudicizia e la vergogna nei confronti del partner (timori di avere difetti fisici o di non avere tutte le “cosine” al posto giusto, chiusura verso la scoperta, toccamenti e atti)


n questo caso è indispensabile ristabilire una buona confidenza col proprio corpo perché questi sentimenti oltre a costringere il soggetto a privarsi di alcune naturali e benefiche pratiche erotiche, segnalano una forma di inibizione invalidante che nasce da un profondo giudizio morale, di valore. Giunti al termine di questo articolo, si può affermare, senza timore di smentita, che il sesso non è solo una importante forma di linguaggio, di comunicazione tra esseri viventi, ma arricchisce a livello emotivo, fa star bene e mantiene in perfetta salute … è il farmaco più potente che esista in commercio. E' un linguaggio indispensabile per comunicare con se stessi e l'altro, sentirsi realizzati, non solo nella coppia, ma anche come singolo individuo libero, in sintonia col proprio mondo sociale. Godere appieno la vita significa poter vivere liberamente fino in fondo anche questi preziosi momenti. Chi vive l’amore, sesso compreso, è più sereno (non ha mal di testa, come diceva la cultura medica di un tempo!), sa gioire dei propri successi e, perché no, anche di quelli altrui, vede le cose sotto un aspetto più sereno, creativo ed evolutivo. Il sesso è sempre un mezzo di conoscenza, di incontro con se stessi e l'altro. Non si tratta semplicemente di accarezzare, toccare l’altro o di guardarlo, sentire l’odore e il calore della sua pelle, ma anche scoprire le forme nascoste in profondità e, soprattutto, i suoi misteri. Attenzione, però, si può toccare l’altro anche per farne una preda, catturarlo e vincolarlo alle proprie voglie, si può frugare con mano fugace il corpo “sudato” o sedurlo con ingegnosi indugi o trucchi; si può spiarlo nella sua intimità, sorprenderlo, catturarlo, ingannarlo, “spegnerlo”. 

I gesti dell’eros, comunque, nonostante una somiglianza apparente, hanno sempre una diversa eloquenza; al di là dell’aspetto fisico, come pura espressione carnale, sguardo, fantasia e carezza, evocano una personalità che senza il corpo rimarrebbe spenta, inespressa (mente – corpo ancora una volta entrano in campo in maniera compatta ... indivisibile). In questo incontro libero da pregiudizi e vincoli morali, il mondo di ciascuno diventa trasparente, scioglie ogni ostacolo o barriera. In questo modo il piacere non è la semplice soddisfazione sessuale o, magari, chiusura egoistica su se stessi ma, piuttosto, espansione della personalità di ciascun protagonista. Esiste inoltre una stretta relazione tra sessualità e cibo. Il cibo, infatti, ancora una volta, ha un forte impatto energizzante su mente e corpo; è un potente tranquillante naturale, produce endorfine, calma e, soprattutto, distende la durezza dell'animo e, nel contempo, le menti agitate (non è raro che quando questa attività risulta carente, manca il sesso, ci si butti sul cibo). Mangiare non è solo una necessità fisiologica, ma appaga i sensi, quindi calma, distende, dilata, porta piacere … rende più euforici, ma può infliggere anche qualche senso di colpa in più.



ibo e eros sono da sempre un binomio molto forte: chi è avanti con l’età, spesso tende a compensare una scarsa attività sessuale esagerando con il cibo (hanno la stessa localizzazione cerebrale e gli stessi ormoni). Vanno sempre a braccetto, sono parenti stretti, in quanto hanno molto in comune, anche se spesso la loro convivenza non è sempre la migliore; entrambe le attività servono a socializzare, rappresentano dei piaceri intensi e, soprattutto, sono a portata di mano, sempre disponibili a costo zero (facilmente abbordabili e disponibili nella dispensa … basta solo allungare la mano e prendere ciò che si vuole a prezzi modici). Ma cosa lega tra loro erotismo e alimentazione? Se prendiamo in esame la dipendenza alimentare come la bulimia, queste due realtà, tra loro, non sono poi così distanti. Il soggetto affetto da bulimia infatti è un po’ come un “ninfomane della dispensa ... alimentare” e segnala come in queste situazioni estreme (patologia alimentare), la bocca zona erogena per eccellenza e il cibo si carichino di valenze che vanno ben oltre la loro funzione naturale.


’attacco di fame di chi soffre di bulimia ha un forte significato simbolico: riempire un vuoto affettivo, placare tensione, agitazione e ansia. Nell’adolescenza questi soggetti possono avere una sessualità inesistente, ma nell’età adulta l’eros può emergere in maniera frenetica e compulsiva simile, appunto, ad un attacco di fame. 



angiare, cibo, dieta, alimentazione corretta, apparire bene, stare in quella taglia, dimagrire, e ancora dimagrire sono, a volte, pensieri terribili, tenuti insieme da un sottile filo di apprensione; palpitazioni favorite e rinforzate da un continuo bombardamento dai media senza scrupoli; argomenti poi dominanti, che entrano a gamba tesa nei nostri discorsi quotidiani, soprattutto nell’avvicinarsi delle vacanze e della prova “costume da bagno” …
essere appetitosi, avere una discreta immagine erotica … apparire bene ed essere presentabili sessualmente! Il rapporto tra alimentazione e sessualità è stretto e profondo: sono le più importanti fonti energetiche alle quali l’individuo attinge la sua forza.
 

noressia (sessualità inesistente … in questa patologia alimentare è un'attività completamente assente) e bulimia due manifestazioni estreme nel rapporto sbagliato con il cibo. Da una parte il rifiuto totale, fino alla denutrizione e, molto spesso, all’autosoppressione, dall’altra l’estrema difficoltà a controllarsi, il bisogno di ingozzarsi di qualsiasi cosa, salvo poi vomitare tutto per il terrore di ingrassare. In entrambe le situazioni, comunque, quello che il soggetto si nega è il piacere del proprio corpo, perché la conseguenza delle patologie alimentari si concretizza in un’immagine fisica che perde, per eccesso di magrezza o viceversa di enorme zavorra inutile … adipe. In pratica, come i due estremi sessuali, la frigidità/ninfomania, così come le due espressioni “difettose” alimentari bulimia/anoressia. La bulimia pare infatti impersonare una figura arrendevole, dipendente e oppressa, incapace di negare e di negarsi; l’anoressica al contrario, è una tragica immagine, una strana figura che appare “autosufficiente”, che con il forte controllo di se stessa domina ogni tipo di necessità … desiderio, passione, la vita completamente. In realtà, i problemi alimentari hanno come rovescio della medaglia i disturbi sessuali. Di tutto ciò, ovvero di questa confusione tra il mondo della sessualità e cibo, possiamo trovare conferme in altri campi.


l linguaggio parlato, i modi di dire ad esempio, ci aprono uno scenario davvero significativo in cui è possibile trovare associazioni importanti tra aspetti erotici e alimentari: “Ti mangerei di baci”, forse è l’espressione più comune, sia per grandi sia per piccini. L’associazione inoltre tra prodotti alimentari e parti anatomiche collegate al sesso si perde nella notte dei tempi (frutto del fico ... la mela, cacciata dal paradiso, stretta relazione tra cibo e sesso; uccelli, pisello, fava). Come dire che la libido che ci governa può rivelarsi un nutrimento importante al pari (se non più) di ciò che ingeriamo dalla bocca … da quel prezioso e interminabile distretto corporeo erogeno (apparato digerente tutto compreso). Due modi di nutrirci dunque: uno transita attraverso la materia, l’altro scaturisce da una fonte più profonda di energia (endorfine). Per capire meglio questa affermazione è sufficiente riportare la propria memoria ai primi innamoramenti, che fanno sentire forti e carichi di energia. Anche praticare il sesso in maniera soddisfacente riempie di felicità, voglia di vivere e, sicuramente, fa dimenticare la stanchezza quotidiana. 

ome nel cibo si è trascinati dal gusto o dominati dalle voglie, anche nel sesso c’è modo e modo di viverlo (a seconda del periodo evolutivo: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia … junior, senior la fanno da padroni): con irruenza, disinvoltura, dolcezza, affettività, fretta, passività. Esiste una sessualità focosa in cui la parola d’ordine è immediato … tutto e subito. Un’irruenza esplosiva molto veloce che altrettanto in fretta si volatilizza … svanisce. Questo soggetto, con tratti collerici, è incline ad eccessi di attività sessuale, salvo a trascorrere periodi di apparente apatia o totale indifferenza. L’immagine che evocano questi soggetti è quella di impressionanti fuochi d'artificio oppure di un rudimentale arnese come un lanciafiamme, con i suoi bagliori improvvisi, ma che cessano bruscamente subito dopo l'inizio. C’è poi una sessualità con tendenza a svolazzare da fiore in fiore, brucare continuamente in altri pascoli, ovvero un soggetto che ama spaziare in giro, soffermandosi solo il tempo necessario per concludere e riprendendo il volo non appena ha il sentore di un legame duraturo. Anche il modo di alimentarsi può fornire alcuni elementi conoscitivi sulla sessualità di un soggetto. Mangiare in fretta, non assaporando e gustando il cibo, probabilmente mostra la stessa modalità nell’attività amatoria (ejaculatio praecox). Chi invece assapora e si gusta il cibo evidenzia la stessa passione nel sesso, gode e si lascia avvolgere da tutte le sensazioni corporee senza censurare le emozioni che esse provocano … possono far emergere. 


n antico proverbio latino recita: “Senza Bacco (vino) e Cenere (cibo), si raffredda Venere (amore). E infine una piccola curiosità … “Frullato energizzante” da assumere un paio d’ore prima dell’attività in questione: frullare insieme un bicchiere di latte, un cucchiaio abbondante di germe di grano, una banana media e, senza esagerare, miele di acacia … un beverone che, se assunto con continuità, potrebbe essere d'aiuto, togliere qualche volta dagli impicci! Quando la coppia soffre è utile chiedere aiuto a persone qualificate e abilitate per questo tipo di supporto specifico … non siamo nati per soffrire, ne oggi, ne domani! Quando l’amore non è governato da una forte attrazione, gioia, divertimento, sorriso, desiderio e curiosità il rapporto è sotto il controllo dell’insofferenza silenziosa, dominato da qualche piccolo dispettuccio meschino e offuscato da continui rimpianti … l’amore deve scuotere ma, soprattutto, infiammare, se non “bruciare”, sciogliere completamente i pensieri spazzatura!  

Pari sì, ma Differenti ...


are che in un regno remoto dell'Europa ci sia ancora una curiosa usanza in grado di mettere a nudo un certo rapporto relazionale, verificare in anticipo il destino di ogni coppia … la longevità del rapporto con una discreta precisione … qui, in questo luogo montano, pare, si sia in grado di giudicare con certezza il futuro dell'unione! Orbene, i due fidanzatini, prima di sposarsi, vengono condotti in un bosco dove c'è un enorme albero, un abete bianco per la precisione, abbattuto da poco per rendere ancora più interessante ed impegnativa la prova. Ai due promessi sposi viene data una sega con due enormi manici e la consegna di segare completamente il tronco. Tale prova ha lo scopo di verificare non solo la resistenza degli operatori, ma anche il loro affiatamento, fino a che punto sono disponibili a cooperare, se sono adatti per condurre insieme una vita in comune. 

Trattandosi, infatti, di una singolare prova collaborativa tra i futuri sposini, un compito assegnato a due soggetti, se non c'è sintonia, accordo e armonia tra loro, ognuno cercherà di controllare l'altro, di rallentare o tirare dalla propria parte lo strumento in questione; in questo modo, alla fine, oltre a sfinirsi dalla fatica, non si concluderà un bel nulla. Anche se uno dei due vuol fare tutto da solo e l'altro lo lascia fare, si impiegherà molto più tempo e, alla fine, solo il 'dominante' sarà sfinito ... l'altro, comunque, pur non avendo mosso un dito, sarà completamente madido di sudore! Tutto ciò, per alcuni, sarà anche un gioco stravagante oppure un bizzarro e curioso passatempo, ma questi contadini, forse senza saperlo, hanno centrato il senso del fenomeno in questione, ovvero mettono in evidenza - in primo piano - attraverso questo interessante gesto folcloristico, che la cooperazione è fondamentale, se non indispensabile nel portare avanti un progetto insieme sia individuale, sia sociale: il pre - requisito più importante per iniziare una vita in comune … perlomeno cominciare bene, non avere nessuna nube minacciosa sulla convivenza iniziale. In tempi passati, questa storia, da subito, appena letta, non solo mi aprì nuovi orizzonti, ma mi indirizzò, per i suoi importanti e ricchi contenuti sociali, verso un'analisi didattica adleriana ... tecnica che ancora oggi utilizzo, rendendo più scorrevole e sensibile il percorso terapeutico; un'esperienza fantastica che segnò sia il mio futuro professionale sia la mia vita emozionale. Al di là di questa singolare usanza semplice, ma pare molto efficace, per verificare la solidità coniugale, l’unione comunque di due esseri è una delle situazioni sociali più complicate che la natura umana abbia mai escogitato, messa in giro per il mondo con regole diverse; non è possibile comunque sapere, a tutt’oggi, quanto questo fenomeno associativo sia stato “impiantato”, realizzato con naturalezza oppure diffuso con pura “malignità” nelle varie società


rbene, tornando alle dinamiche relazionali del rapporto a due, ci sono coppie in cui i singoli individui hanno spazi propri, crescono autonomamente, portano vivacità, slancio, creatività e interessi individuali all’interno del legame rendendolo interessante, frizzante, gioioso e pieno di fantasia (osmosi). Tale struttura, essendo costituita da soggetti autonomi e indipendenti, non sorretta da vincoli di facciata - tenuta in piedi da uno scambio reciproco e libero - diventa più solida, spontanea, naturale, vera e proficua per entrambi i soggetti. Un simile rapporto, quindi, all’insegna del dialogo, gestito da una certa autonomia e dalla libertà di poter scegliere e decidere liberamente, senza ovviamente essere lesivi verso nessuno, altro non può che alimentare autostima, benessere e felicità. Essendo una coppia libera, fantasiosa, creativa e aperta ad ogni esperienza non ha bisogno di sofisticazioni, di imitare, di mettersi alla prova, di cavalcare l'onda della moda, cercare di mettersi sotto i riflettori con una comunicazione dominante ed invadente, perché nessuno mai cercherà di sopraffare l’altro per omologarlo a gesti, sentimenti e comportamenti predefiniti. 

Altri legami, invece, atrofizzati, banali, insulsi, aridi e spenti, tenuti in piedi da compromessi, da dinamiche “capricciose” e superficiali, annullano completamente l’unicità dei componenti (simbiosi): si è convinti di non poter esistere senza la presenza dell’altro! Individui che - oltre a mancare di una solida identità - si rivelano incapaci di gestire scelte libere e autonome. Vuol dire impoverire o annullare completamente se stessi, perdere lentamente la propria identità, sacrificare buona parte delle risorse individuali a favore dell’altro … una storia che non solo blocca e spegne la coppia in ogni sua parte, ma non fa vibrare nemmeno più il cuore di entrambi. Si può dire, paradossalmente, che tale presunta “robustezza”, “stabilità” del rapporto viene realizzata a patto che entrambi i membri svalutino le proprie capacità, in modo tale che ciascuno non possa fare a meno dell’altro; un modo di fare che conduce al capolinea, crea una relazione sfilacciata, sbiadita, logora e scadente, mantiene in piedi un rapporto banale, scontato, pieno di annullamenti, di soppressioni, di “scarti” reciprocialcuni suoi pezzi sono tenuti insieme solo dalla dipendenza, dall’attaccamento e dall’abitudine. 

In questa atmosfera, domina la sensazione di incompletezza, di valere poco e di essere in balia degli eventi, si gira a vuoto, si teme di essere incompleti, convinti di non avere mai le proprie cose al posto giusto: si diventa “interi”, “funzionanti” e “completi” solo quando c'è lui o lei, solamente attraverso l’unione con l’altro. In realtà si crede di ritrovare nel partner le figure di riferimento della propria infanzia, così come sono state vissute quando si era piccoli e indifesi. Riproponendo tale film - tentativo maldestro di anestetizzare un passato pieno di mortificazioni e di delusioni - si chiede all’altro di correggere gli errori e di “risolvere” il malessere che quelle figure di riferimento, magari in buona fede, hanno inflitto loro … ma, alla fine, pur sforzandosi, possono offrire solo ciò che hanno in dotazione ... che hanno, a suo tempo, ricevuto. Se la simbiosi è spinta agli estremi non crea solo forme di dipendenza patologica, ma rende il rapporto una polveriera, pronta ad esplodere da un momento all'altro, basta un non nulla per scatenare timori, gelosie, forti sospetti e una profonda ostilità. Una tensione penosa che spesso, prima o poi, sfocerà in “risvegli” improvvisi … a, volte, purtroppo, in eclatanti e raccapriccianti fatti di cronaca nera. Capita spesso, infatti, dopo un “gesto” agghiacciante, attraverso interviste estemporanee a vicini, amici e parenti di sentire dire che, pur essendo un personaggio riservato e il più delle volte in disparte, era buono, disponibile e rispettoso, sempre accomodante e per nulla scontroso; all'interno però il vulcano era attivo, dentro scorreva un fiume di magma infuocato, cenere e lapilli (rabbia, rancori), se non già in eruzione da tempo! Tutte queste rinunce, privazioni e mortificazioni - accompagnate sempre dalla sensazione di non essere considerati e degni d’amore - scatena nell’individuo un bisogno continuo di conferme e rassicurazioni che, ovviamente, cercherà incessantemente nell’altro … all’infinito, perché nessun essere umano sarà in grado di colmare quel vuoto che viene da molto lontano


n fenomeno che accade spesso tra un marito invasivo, ambizioso e morboso, e una moglie succube
(più rara la formula tra moglie e marito); in questo modo è uno solo ad assumersi ogni responsabilità, di pilotare il rapporto … la coppia. Sembra una relazione apparentemente inossidabile che, però, alterna nella “comparsa”, in chi è gregario, un continuo malessere latente, dato dal rinunciare, disertare costantemente se stesso; la formula non solo è molto chiara e semplice, ma può essere nel tempo un alibi per il proprio immobilismo: “Tanto ci pensa lui ... l’altro” … sarà sempre l'altro comunque il responsabile di ogni cosa! Senza l’altro ci si sente persi, ma con l’altro pare di essere una 'comparsa teatrale', di non esistere. E' proprio quando non si ha più “bisogno” dell’altro che comincia la vera relazione importante! … quella genuina, fantastica, creativa. L’imposizione prima o poi, lo sappiamo, paga dazio, avvelena il rapporto e lo riduce in una rissa psicologica, a battibecchi senza senso e a una guerriglia interminabile. La relazione simbiotica, infatti, riscontrabile anche nel quadro clinico depressivo, blocca la crescita individuale, soffoca l’entusiasmo e ostacola completamente l’evoluzione della coppia. Un simile rapporto stagnante, sorretto solo da questi atteggiamenti che non potranno mai rasserenare nessun orizzonte psichico, immerge i membri della coppia in una bolla di disagio e malessere strisciante togliendo ad essi spontaneità, vitalità ed energia … rende svogliati, inutili, stanchi e svuotati ... “malati”! 

Gabbie e catene non aiutano a conservare l’amore, mantenere relazioni stabili e durature. L’erotismo “osmotico”, inoltre, a differenza di quello “simbiotico”, è un fenomeno spontaneo e naturale, una scarica benefica che coinvolge entrambi e ogni cosa: spirito, mente e corpo, con i loro mediatori chimici lavorano in profondità e prevengono le malattie. Un felice rapporto con la sessualità non solo allunga la vita ma è sempre garanzia di benessere perché aumenta le difese immunitarie; è importante sorprendersi, riconquistarsi: realizzare almeno per una volta una cosa in piena libertà, in cui ci sia impegno, convinzione e spontaneità e, soprattutto, che sia solo nostra: un nostro prodotto esclusivo! Riconoscere un certo feeling (attrazione sessuale) è un fatto di istinto e non di testa (vedasi il mito di “Eros e Psiche”): ascoltare le proprie emozioni significa calarsi nel mondo delle emozioni, “accendere il cuore”; la rabbia invece non espressa (distruttiva) e la noia profonda sono le cause principali del malessere di coppia. Ricorda, cambiare gli altri è sempre un’operazione ostinata ed inutile! A volte il timore della solitudine è talmente forte che spinge a percepire un rapporto soddisfacente anche quando in realtà non ha più nulla da dare, da offrire le relazioni sbagliate e pesanti mettono all'angolo, buttano al tappeto, rendono più fragili, istigano ai conflitti, promuovono litigi e attivano incomprensioni, aumentano a dismisura dubbi, insicurezze e disistima … con l'osmosi, quindi, si è pari e si scambiano in ogni momento le proprie esperienze, cose buone e cose meno buone, gioia e dolori,  ma si rimane sempre unici ... “differenti”! 


Ardore e “fiamme” … amore sotto il solleone


i sono periodi dell'anno che mettono, se non in pericolo, a dura prova la coppia … tengono il rapporto su di giri, in tensione, in allarme, in una condizione di continua precarietà. L’estate, ad esempio, non è soltanto la stagione in cui si ha una funzionalità metabolica migliore, un'attività fisica di vigorosa intensità, completamente diversa rispetto ai momenti freddi, un periodo più caldo dell’anno o il momento di vacanza più desiderato dai lavoratori, ma anche un momento di intense e incontrollabili passioni. 


na stagione piena di fermento, di vitalità, che favorisce una discreta produzione ormonale, se non “eccessiva” per alcuni; spinge a ritrovare se stessi e cercare l'altro in modo più libero, sfacciato e spontaneo, senza tanti preamboli, scrupoli e zavorre mentali; con pochi “indumenti” addosso, poi, diventa più facile lasciarsi andare, relazionarsi, trovare “complici” occasionali. Tutto avviene in breve tempo, gli impulsi sessuali si presentano con una certa prepotenza e i sensi, smarriti, senza nessuna briglia, scoppiano improvvisamente travolgendo le persone in pochi istanti. Per alcuni è il momento giusto per provare emozioni nuove: amori che fanno la loro comparsa all’improvviso con insistenza, aggressività e divampano come un gigantesco falò estivo su una spiaggia d'agosto. Questa grande passione si può esprimere con la stessa rapidità ed intensità di un fulmine a ciel sereno, lasciando emergere quelle componenti emotive “addormentate”, segregate, imprigionate, tenute a debita distanza e sotto controllo durante il resto l’anno … assopite da troppo tempo! Quando la vita di coppia è caratterizzata da automatismi, da abitudinarietà, da apatia, da gesti vuoti e da stanchezza diffusa, in vacanza, lontani da occhi indiscreti, dai ritmi rigidamente ripetitivi, dai doveri di facciata e dalle regole insistenti della metropoli, la sessualità spesso mostra il suo vero volto, la sua vera immagine trasgressiva, i suoi reali lineamenti esplosivi, selvaggi, aggressivi, dirompenti se non, per alcuni, sconvolgenti … ovvero quella componente soggettiva “euforica” psicofisica, che raramente si esprime nell’amore di vecchia data, consolidato da tempo, vissuto in un'atmosfera di una città tenebrosa e fredda ... smarrito nel “gelo” delle notti invernali. Il resto viene da sé, il tutto si presenta in maniera più decisa, marcata e senza tante mezze misure … rompe gli argini del buon senso, allenta il cappio dei doveri e spinge ad essere più istintivi, semplici, “normali” … più propensi a dare spazio a cocenti passioni, ad una sessualità maggiormente libera ed immediata. L’abitudine e gli automatismi è bene ricordare - in qualsiasi settore della vita - offuscano e confondono gli orizzonti, smorzano gli entusiasmi, fanno perdere la lucidità, la freschezza intellettuale, attenuano la concentrazione e il coinvolgimento in ciò che si sta realizzando. In breve, spesso, fanno sentire incompleti, frustrati e non del tutto appagati. 


a vacanza, volenti o nolenti, è un momento di rottura con certi atteggiamenti, con i soliti schemi mentali e modi di pensare asfittici, si scontra con l’abitudine, può togliere finalmente dal “pantano”, dal grigiore, dal banale e dalla routine quotidiana, e risvegliare desideri antichi entusiasmanti, importanti sensazioni dimenticate o assopite: un vero tuffo ristoratore nel corpo e nella mente, nell'istinto, nel nuovo e nella libertà assoluta (aiuta a riscoprire il gioco e gioire degli ormoni “impazziti”, risvegliare le sensazioni corporee nascoste tra le pieghe di un corpo ormai avvizzito, atrofizzato e tormentato dalle banalità … striminzito dal gelo invernale). Tutte le proibizioni, come d’incanto, sembrano svanire completamente sotto l’influsso del solleone amico, complice e traditore. Sembra di vivere in un’altra dimensione, la parola d’ordine è voglia di andare oltre, fare di più, di cercare, di scoprire, di addentrarsi in territori sconosciuti, di esprimersi, di circondarsi di nuove esperienze, di musica ed allegria, di muoversi in totale abbandono e piena libertà … desiderio di vivere, di vivere e ancora di vivere ogni momento, buttarsi in ogni cosa.

Quando cadono le barricate, alcune “censure”, i piccoli “divieti”, i meccanismi di difesa e le reciproche proibizioni, immediatamente l’amore furtivo estivo ne approfitta per intrufolarsi nel mondo del “proibito”, inserirsi nelle onde dell'incanto perduto, per tuffarsi nel piacere, per allargare i suoi spazi, i suoi confini, i suoi territori, i suoi naturali orizzontiandare oltre a quel quotidiano oramai avvizzito e spento. Per molte persone la vacanza diventa realmente l’unica occasione per ascoltare in tempo reale le proprie sensazioni, la propria voce interiore, le proprie esigenze, lasciare esprimere e vivere completamente la propria istintualità e, soprattutto, dare spazio alle fantasie “capricciose” più nascoste … imbavagliare, per un attimo, quel fastidioso rumore di sottofondo, il proprio “grillo parlante”. E’ un comportamento compulsivo caratterizzato dalla ricerca di un piacere ormai sopito all’interno di un rapporto di coppia ormai, spento, noioso, stanco e lacerato … privo ormai di vere passioni (i desideri ci sono ma rivolti a qualcosa d’altro di più mentale, calcolato, con il benestare sociale, ma forse meno frizzante ed eccitante … lavoro, studio, amici … solo doveri senz'anima). Questo fenomeno ha un profondo coinvolgimento emotivo ed è nettamente in contrasto con l’abituale atteggiamento apatico e noioso che contraddistingue gli amori cittadini (ovviamente quelli “vecchi” forse con sapore di rancido e odore di muffa … caratterizzati da un rapporto privo di attualità e di interesse ). E’ proprio in questo breve e fuggevole momento - un vero e proprio “Carpe diem quam minimum credula postero” direbbe ancora una volta la saggezza latina (Cogli l'attimo, confidando il meno possibile nel domani) - vissuto lontano dal quotidiano ripetitivo e noioso, che si riscoprono non solo emozioni di un’intensità ineguagliabile, ma anche momenti indimenticabili, frizzanti ed eccitanti … che lasciano un solco, un segno profondo sia nella mente sia nel corpo.


’atmosfera della vacanza ha poi i suoi preziosi ed eccitanti rituali; coinvolge anche la ricerca di indumenti particolari, vestiti il più delle volte succinti, adatti per sconfinare, per far battere il cuore con il ritmo e la melodia giusta: abbigliamento che in altre occasioni non si oserebbe mai mettere in valigia … mai indossare nemmeno per scherzo. Sono abiti che hanno una valenza, per alcuni peccaminosa, “trasgressiva” o magari per altri un po’ audaci, ma che sono sempre in sintonia con il clima vacanziero spensierato, invadente, intraprendente e “provocatorio” … libero e giustamente un po' civettuolo. Continua ...


inalmente ci si può vestire in maniera vivace, colorata, diversa, con meno impacci possibili:
esprimere se stessi in modo semplice, spontaneo, con piccoli trucchi e facile magia; esporre liberamente e valorizzare le proprie forme, senza obblighi, doveri e il rigore dell'abbinamento. Vestirsi come si desidera veramente, far vedere o non far vedere, ma alla fine lo scopo è sempre quello, compiacersi, esibire il ben di Dio: stimolare i bollenti spiriti; un modo per esprimersi con semplicità, a volte “gonfiarsi” piacevolmente, appagare il proprio narcisismo, non passare inosservati, essere desiderati, piacere per un attimo anche agli altri, ma soprattutto a se stessi, riscoprire il nuovo, la magia del momento.

Anche il trucco del viso si modifica fino a sembrare immediatamente visibile, più appariscente e colorato come un frutto di stagione: un continuo, naturale e salutare pavoneggiarsi per richiamare l'attenzione, attirare sguardi intriganti e cedere ben volentieri alle beate lusinghe; segnalare una certa disponibilità a nuovi incontri, ad alcune relazioni frizzanti ed intense di breve durata … follie effimere ma intense che durano poche ore o una sola notte. Il fascino della notte di mezza estate, poi, con la luna piena e il cielo stellato, facilita questo fenomeno passionale, libertino e trasgressivo. La notte buia, la luna piena, il cielo stellato, i profumi, il caldo, le atmosfere strane e misteriose, magiche e fiabesche portano a vere “scorribande” notturne; le stelle cadenti, la notte di S. Lorenzo si avvicina, bisogna esprimere velocemente un desiderio: vivere fino all'ultimo questi stupendi momenti. Tutte sensazioni che fanno sognare, neutralizzano quei desideri repressi, quella fastidiosa parte “diurna” dominata da troppi pensieri e rigide regole … che alla fine della corsa saranno poi loro i capri espiatori, i veri responsabili di quelle notti travolgenti e colme di dolci trasgressioni. 


oiché le vacanze bramate, tanto sospirate e desiderate sono brevi, molte persone desiderano vivere le situazioni ed emozioni rapidamente ... più veloce ed intensa possibile. Le vacanze, infatti, diventano un palcoscenico dove vengono realizzati i desideri più profondi, quelle parti segrete che in realtà si vorrebbe far vivere, ma che per qualche ragione non è possibile “recitare” nel teatro cittadino, dar sfogo a quel copione affettivo sperimentato nei soliti luoghi ripetitivi e banali (morale, educazione, cultura, convenienza calmano i bollenti spiriti). Ma come in tutte le belle favole anche in questo momento magico, in queste notti di mezza estate, l’incanto svanisce, la carrozza sparisce, i cavalli si trasformano in topi, il rientro preme, si fa sentire con insistenza, non ascolta la voce del cuore, non vuol proprio sentir ragione. Il pensiero del ritorno interrompe bruscamente questo momento felice, di pura follia, questa situazione felice e travolgente ... trasgressiva. Sveglia drasticamente, rende più lucidi, ci si trova improvvisamente più “concreti”, la tensione aumenta; questa meravigliosa atmosfera fantasiosa, questo clima magico e fiabesco svanisce ... questa esperienza emotiva davvero fantastica rimane solo un ricordo. E come recita, purtroppo, quella famosa locuzione, nel bene o nel male, non lascia scampo: ‘Chi ha preso ha preso, chi ha dato ha dato’ … e nulla più. L’aspetto fondamentale, comunque, in questa esperienza estiva è la consapevolezza che tutte le forme “trasgressive” sono ben delimitate e circoscritte a questo attimo fuggente, limitato a questo periodo festoso, al solo momento di “rinascita”, di “riposo”: alle vacanze. Non esiste assolutamente, in questa parentesi estiva, la dimensione di continuità che spesso è fondamentale per gli incontri proiettati nel futuro, nati attraverso una visione solida e duratura nell'ambito cittadino. 


a sua fine precoce, già in partenza conosciuta, è figlia del fuoco ardente dell’istante, dell'incendio estivo, dell’attrazione sessuale e della passione. Ogni incontro infatti verso il suo capolinea -
con l’avvicinarsi del venticello autunnale, della prima pioggerellina sottile, dei primi temporali, dei primi odori di un qualcosa che sta per finire, che segnala inequivocabilmente la conclusione delle novità, delle vacanze - è accompagnato da un senso di solitudine, di vuoto, di disorientamento, di precarietà, ed è per questo che fino all’ultimo minuto, tra pianti e abbracci, si deve correre, godere con una certa frenesia, sperimentare in fretta e furia, il più intensamente possibile, questi preziosi attimi, questi grandiosi momenti; si ha la consapevolezza che un'esperienza uguale non tornerà più, forse altre magari, ma mai con questa intensità, con questa passione, con queste sfumature estive … e come dice Eraclito, con il suo celebre aforisma panta rei, “tutto scorre”, ovvero non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua del fiume … aggiungo io, senza rubare nulla a nessuno, un mio pensiero: la medesima situazione ripetuta nel tempo, pur avendo gli stessi gesti e attori, non produrrà mai le stesse sensazioni, ogni attimo, quindi, non solo è unico, ma sempre prezioso.

l tempo sembra sfuggire di mano, non bastare mai e tutto crea un profondo vuoto interiore, si carica di un alone di tristezza perché si ha la sensazione che tutto si stia cancellando, possa svanire improvvisamente, azzerare ogni cosa; si perda qualcosa di veramente importante, di unico, che forse non tornerà mai più:
quei momenti eccitanti che facevano volare, infuocavano le arterie, accendevano di ardente passione. Si cerca in qualche modo di correre al riparo, di limitare il tormento, di contenere la sofferenza della perdita, a volte vissuta come un vero abbandono. Ed è proprio in quel frangente, con gli occhi scuri, tristi e gonfi di lacrime che ci si scambiano confidenze, oggetti, numeri telefonici, qualcosa di intimo (ricordi da ”sorseggiare” in silenzio, da rievocare nei momenti di solitudine, nelle giornate grigie, buie, di smarrimento … gesti, segni, ciocche di capelli, amuleti in grado di calmare il tormento, di spegnere la sofferenza, qualche possibile tratto depressivo in divenire … nei giorni di nebbia, freddi e bui della città). Il corteggiamento estivo, come abbiamo visto, è caratterizzato da modalità, rituali, ritmi e tempi diversi: non c’è tempo, se il fuoco brucia, bisogna assecondarlo, bruciare altrimenti si rischia di rimanere con la cenere tra le dita e, quindi, la freccia di Cupido con la punta d’oro deve scoccare immediatamente, all’istante
Questa esperienza, accompagnata sempre dalla spirito baldanzoso, creativo, fantasmatico vacanziero, caratterizzata da profonda spensieratezza e leggerezza, il più delle volte se priva di sensi di colpa, può diventare un “rimedio” estemporaneo, una preziosa terapia: toglie il ronzio mentale, dà sollievo al mal di schiena, scioglie il 'trapezio', le problematiche cervicali, rende malleabili, smussa gli angoli, ammorbidisce la rigidità e annulla le diffidenze, e gli scontri verbali che normalmente accompagnano le relazioni interpersonali nel corso dell'anno. Ecco perché, spesso, al rientro in città, oltre ad un pizzico di nostalgia, ai tratti depressivi ben marcati per la perdita subita, si porta anche un po’ di cose buone: grande “apertura”, buona flessibilità, discreto brio, sana eccitazione, voglia di fare e vivacità nei “vecchi” rapporti interpersonali … si riscopre la piacevolezza della disinvoltura, della scioltezza … ci si trova più elastici nei gesti e nell'esprimersi in generale (partner compreso) … si è più accomodanti e tolleranti! Il fatto curioso in tutta questa vicenda, mordi e fuggi, è che l’amore del focolare (che simboleggia il calore, la sicurezza, la continuità, la solidità e la stabilità della relazione) e quello passionale (caratterizzata da trasgressione e liberazione dell’istinto) possono tranquillamente convivere ... coesistere, portando notevoli benefici e vantaggi ad entrambi gli stili di vita e modi di comportarsi. 


a cosa più importante è che tutte queste esperienze fatte lontano dalla città e da occhi indiscreti possono mettere in discussione, stimolare o far rinascere, se non è stato fatto a tempo debito, una relazione scarna, ormai congelata, appiattita dall’abitudine, dalla routine e dal vecchio. Per molti, può essere veramente un’opportunità, una “flebo” di buon umore, una inaspettata sorpresa, un enorme e benefico scossone, uno stimolo alla riscoperta di altri orizzonti, più interessanti spiragli di luce, altre modalità relazionali più vantaggiose, stimolanti e, quindi, indispensabili all'armonia del rapporto stesso … per alcuni, è la resa dei conti, la salvezza o meno di un rapporto ormai logoro e sfilacciato. Poiché la coppia - se formata da individui spontanei ed autonomi - dovrebbe essere fonte di felicità, la soluzione del “malinteso” appena descritto, lasciando da parte con le mosse giuste orgoglio e pregiudizi, potrà avvenire solo ripristinando, in tempo reale, un certo stato di soddisfazione per entrambi, favorire un dialogo più vantaggioso, migliorare la comunicazione, adottare adeguati strumenti psicofisici per affrontare e risolvere meglio i conflitti emotivi in atto. L’amore ben vissuto - con quella passione che mette le ali ai piedi - produce sempre creatività, una grande energia che trasforma e migliora, attimo dopo attimo, la vita, una forza che vivifica, mantiene in salute e allontana dalla rassegnazione: un grandioso e potente farmaco naturale che con la sua cascata ormonale rende incredibilmente più attivi, molto più giovani, rende più lucidi, trova e facilita le soluzioni ... ringiovanisce dentro e fuori;


senza timore di smentita, con i suoi processi biochimici, CURA ogni malessere sia fisico, sia emotivo: tiene lontano tutti i mali esistenziali (stimola le difese immunitarie e rinforza il processo di AUTO – GUARIGIONE), fa evolvere, potenzia e riattiva il cervello con la sua reazione ormonale, rende davvero felici e creativi … sprigiona in ogni momento una grande leggerezza, gioia e voglia di vivere… ha un indubbio grande potere curativo che fa scomparire (scordare) cefalea e dolori diffusi in generale, tonifica e lucida la pelle, risana il cuore, ripara le cellule nervose e rinforza il sistema immunitario, risveglia i sensi … BLOCCA i pensieri spazzatura, giudizi di valore, calcoli inutili, aspettative e ideali perché ingabbiano completamente qualsiasi movimento, corpo e mente… BASTA vituperio, disonorare, maltrattare l’eros o nascondersi dietro i finti amori perché soffocano ogni cosa … compresa la vita in ogni momento!


rriva un bel giorno che vivere insieme diventa un inferno. Una coppia considerata inossidabile, una unione “perfetta” che sembrava indistruttibile poco alla volta o all’improvviso salta, esplode, si sgretola, crolla come un gigante con i piedi d’argilla. I motivi possono essere tantissimi: tradimento, violenza, mancanza di entusiasmo, di poca passione, noia, incomprensione, difficoltà economiche, calo della libidoanche una diavoleria “moderna” come il coronavirus può aumentare le tensioni e, quindi, accelerare la separazione. Il divorzio, anche se non fa più notizia, non riguarda esclusivamente il puro e semplice scioglimento del vincolo matrimoniale, ma coinvolge anche notevoli risvolti emotivi e psicologici particolarmente dolorosi - difficili da gestire per chiunque - quali ad esempio senso di abbandono, distacco e separazione; l’addio innesca una infinità di problematiche psicologiche, pratiche e sociali (il tutto deve essere affrontato immediatamente, non si può rimandare, ogni cosa si fa stretta e pesante, bisogna 'correre', fare in fretta, risolvere la questione il più veloce possibile!)


ivorziare in allegria” è sicuramente uno slogan per qualche commedia popolare e, comunque, stando ai dati oggettivi è sicuramente una locuzione decisamente anacronistica e fuori luogo. In questa cessazione degli effetti civili, se si presta attenzione, la vera sofferenza non si concretizza automaticamente con la separazione, lo scioglimento del legame in corso ma, l’infelicità, era già presente quando la coppia, a se stessa e agli altri, si sforzava di dire “E’ tutto normale, tutto funziona alla meraviglia … è tutto ok … non fa una piega, tutto va alla grande, tutto funziona come prima … direi proprio che va a gonfie vele, non ci sono altre espressioni più appropriate per definire questa nostra tranquilla unione”; il rapporto comunque, per alcuni, era già una prigione invisibile, un terreno relazionale minato, asfittico, un’atmosfera di perenne tensione, di sguardi persi nel vuoto, in breve un fenomeno di sofferenza per entrambi i coniugi. Non sempre la tribolazione e tormento sono prerogativa per forza solo a chi sperimenta il sentimento di abbandono; anche chi lascia può portare il peso di questa rottura improvvisa oppure covata da tempo, magari in atto da anni (senso di colpa, attaccarsi ai ricordi, cercare di mantenere a tutti i costi un rapporto di amicizia per rendere il distacco più sopportabile, più soft, meno difficile o traumatico).


a separazione in ogni caso disorienta, porta sempre con sé tristezza, impotenza, depressione, amarezza profonda, malinconia, dolore, smarrimento e perché no, anche paura. Vivendo per molto tempo una vita di coppia si finisce per perdere di vista la propria individualità (lavoro, amici, interessi ma, soprattutto, fare qualcosa di importante per se stessi … premiarsi, gratificarsi, perché è questo che ci chiede la vita) e quando un membro della coppia si allontana, non avendo più precisi punti di riferimento (vedasi il rapporto simbiotico), ci si sente smarriti, come se si avesse perso una parte di se stessi, un pezzo della propria anima (fenomeno ben evidenziato nella depressione). Il vero dolore comunque viene amplificato dalla resistenza, dallo sforzo di fare andare le cose diversamente, dal tentativo di cancellarle mentalmente: quando una storia è finita è finita, se non c'è più nulla da fare bisogna agire di conseguenza. 

Non ci si rende conto che in questo modo la sofferenza la si fa diventare incredibilmente più potente, ancora più insistente, invadente e forte (tenere il cervello concentrato su quell'unico pensiero, su un forte desiderio di riappacificazione, non si fa altro che alimentarlo e, soprattutto, sfinirsi inutilmente). Il fingere un amore e un piacere che non si prova più è devastante, ma soprattutto spalanca le porte silenziosamente ad un malessere diffuso e una sofferenza devastante … alle malattie psicosomatiche. Se la storia è finita, è segno che l’alchimia, la fiamma dell’amore si era spenta da tempo. Se non ci si sente più attratti da qualcuno e il suo odore dà persino fastidio non ci sono dubbi: è davvero finita. Inutile raccontarsi che ci si ama, che si è legati da tante cose: per quanto dorata sia una gabbia è sempre una “voliera” che limita il proprio spazio di libero movimento … una prigione buia, umida e fredda che irrigidisce la mente, spezza ossa e lede in parte il tessuto muscolare. Quando si arriva a questo particolare rapporto, il divorzio - se veramente non si ha più niente da dire e da dare - diventa la soluzione migliore, ideale per porre fine definitivamente alla giostra di infelicità per uno o entrambi i partner.


e la convivenza sta perdendo i pezzi, è giunta a sfaldarsi, evidentemente significa che le cose non andavano poi così tanto bene come si diceva a se stessi e agli altri: è questo il momento, l’occasione per uscire dal labirinto della sofferenza, da una vita spenta e chiusa. Quando un matrimonio entra in crisi, l’unica possibilità è scoprire le cause e quindi vedere se è possibile recuperare qualcosa … salvarlo, ma cum grano salis (Con un granello di sale: giudicare, osservare, interpretare … ovvero affrontare la cosa con buon senso, lucidità). L’esperienza, però, insegna che quando la coppia entra in crisi difficilmente i membri che la compongono sono in grado di comprendere in maniera nitida i motivi di questa catastrofe improvvisa. In questa fase i motivi di sofferenza, i pericoli di un ulteriore disorientamento e delusione sono tantissimi e, soprattutto, troppo insistenti, invadenti, troppo a portata di mano … a volte fin troppo lusinghieri. Tante sono le tentazioni per risolvere il fenomeno con un finale da soap opera. 


erti legulei estemporanei, infatti, pronti a far riappacificare, riportare la pace tra individui che non hanno più nulla da dirsi, ma in realtà sono concentrati solo sulla parcella, ciarlatani e fattucchiere, poi, che assicurano e prevedono l’avvicinamento della coppia, amici “eccessivamente” comprensivi e parenti serpenti che tentano di salvare dall’esterno qualcosa che non funziona più, completamente diroccato all’interno, non solo illudono la coppia di un sicuro ritorno di fiamma, ma fanno - ostacolando un altro percorso magari più fortunato - enormi danni a livello psicologico ad entrambi i membri … e a tutto ciò che li circonda. Se la coppia non funziona per mancanza di idee, di un buon “collante” spontaneo e naturale, di elementi concreti che la tengono insieme, è del tutto inutile ricorrere a mistificazioni, alterare la realtà a proprio piacimento o per fini diversi da ogni benessere possibile … mettere in atto strategie truffaldine, nella convinzione che tutto si sistemerà … che il rapporto risusciterà e sarà più sereno di prima è sempre un inganno imperdonabile. Appare evidente, quindi, che chi sceglie di divorziare lo fa non per capriccio ma prima di tutto per risolvere una situazione di sofferenza individuale ormai esplosiva che, nel tempo, è diventata insopportabile per entrambi i membri. Annullarsi per il partner, non dire mai di no, fare continui sforzi e sacrifici per lui/lei perché solo in questo modo ci si sente importanti ed indispensabili, non è amore ma solamente dipendenza e, col tempo, si sviluppa una profonda frustrazione e disistima … l’equilibrio, invece, si raggiunge quando si dà e si prende senza minacce, ricatti ed estorsioni. 

Quando si spezza un rapporto, si esaurisce una passione, finisce un amore, soffrire è del tutto “normale” perché l’essere umano, da buon conservatore, con i suoi atteggiamenti e schemi mentale rigidi, vorrebbe mantenere ogni situazione immutata, non abbandonare mai quelle vecchie strade e percorsi; quelle antiche condizioni e abitudini che apparentemente creano una certa sicurezza e disinvoltura, è pronto a trattenere, costi quel che costi, con unghie e denti, le cose così come sono anche se, in certi momenti, la fiamma dell’amore è affievolita, se non già spenta da tempo, senza vitalità, non scalda più nessuno. Far rinascere poi un nuovo rapporto con la convinzione del “bicchiere mezzo vuoto”, con l’idea di essere “sfortunato” è davvero difficile: vittimismo, disillusione e voglia di rivalsa la fanno da padroni, gelano mente e la struttura corporea, bloccano e chiudono, ancora prima di iniziare, nuove esperienze, magari più entusiasmanti, vivaci e felici … cariche di un infinito buon umore; con questi atteggiamenti si perde così l’opportunità di essere ancora VIVI, pronti a ricominciare, aperti a nuove esperienze, opportunità e avventure, ad orizzonti diversi, più colorati. Abbandonare senso di rivalsa, pregiudizi e modi di pensare pessimistici, quindi, è il primo passo per gestire tale dolore, il secondo è quello di non farsi controllare dall’esperienza, dal confronto; fare attenzione poi a non idealizzare, a crogiolarsi nel rimpianto, catalogare e inserire l’amore in modelli rigidi ed infantili; evitare di farsi confondere da tutte quelle frasi fatte, dai luoghi comuni, da quei modi di pensare prodotti dalla delusione e dal timore di ricadere in qualche altra odiosa truffa affettiva, di ri-soffrire inutilmente, che altro non fanno che naufragare o boicottare, fin da subito, un altro approccio relazionale magari più proficuo e vantaggioso alle proprie esigenze: “L’amore non esiste tantomeno la felicità, non potrò mai più essere felice con un altro partner, tutte le donne/uomini sono uguali, bugiardi, non amerò più nessuno … lo giuro, lo giuro e ri-giuro non ci cadrò mai più, in simili tranelli!”.


ICORDA, l’amore è un fenomeno chimico, non mentale, nemmeno fatto di calcoli, progetti e strategie, la prova è che produce, ogni volta che appare in scena, un famoso ormone chiamato ossicitina: il prezioso “farmaco” della leggerezza, dell’ebbrezza e dell’esaltazione… PROVALO, mi saprai poi dire i suoi preziosi benefici!). Quando inizia una nuova relazione, nei primi incontri, non pretendiamo che l’altro fornisca in ogni momento tutti i suoi “documenti”, la grande prova d’amore, dimostri e rassicuri che è onesto, sincero, che è capace veramente di voler bene perché, oltre a renderlo insicuro, pieno di dubbi e caricarlo inutilmente di cianfrusaglie mentali, di doveri e obblighi, eccessivamente di responsabilità, gli si toglie disinvoltura, schiettezza, libertà e spontaneità: sono tutti veleni mentali che paralizzano, privano della naturalezza e della possibilità di poter scegliere e decidere liberamente. Parlare troppo e dedicare molto tempo ad una storia finita non solo crea confusione ma la amplifica ancora di più, rinforza le preoccupazioni, crea condizioni e convinzioni che sembrano reali (anche l’amico più lucido, attento e sincero ha la sua verità che può rendere ancora più complicata e confusa la situazione, avrà la sua originale interpretazione, ma non è detto che corrisponda al vero scopo … alla nostra realtà). 


ieni presente che i sorrisi finti, i brontolii continui e i mugugni ben stampati in viso manipolano, frenano, ritardano e tolgono energia ad ogni eventuale esperienza futura, al nuovo rapporto relazionale … se si è esaurito quel tipo di rapporto, naufragato perché troppo scontato e prevedibile, non è detto che un altro, quando si ha la mente lucida, sgombra da pregiudizi - non si mettono in atto ovviamente gli stessi meccanismi mentali fallimentari prodotti da un pessimismo sfrenato - non possa ripartire e realizzarsi alla grande: RIPROVIACI, non fermiamoci subito, qui, dopo pochi passi! Guardiamo oltre … ci sono ancora molte cose da scoprire. 


uando la fine di un rapporto arriva, la testa improvvisamente esplode, la mente non riesce a liberarsi dalle sensazioni opprimenti, i pensieri spazzatura non lasciano scampo, una vita completamente in trincea, si è letteralmente in trappola; di colpo ci si avvelena di rimpianti e sensi di colpa, ci si intossica di preoccupazioni inutili e paure eccessive: “Se mi fossi “svegliato/a” prima … Se non dicevo quelle frasi … Se non avessi fatto … Dovevo assecondare quelle cose, apprezzarle, sottolinearle e valorizzarle di più … Dovevo essere più attento, sensibile, più presente … Segnarmi i momenti più importanti, essere più presente a quelle cose, alle ricorrenze … Se non avessi accettato quell’invito … se avessi, se avessi e ancora se avessi, all'infinito ... FORSE, forse e forse, chissà, saremmo ancora una “bella” coppia, ancora insieme” ma quanti “forse”, “avessi”, “non” e “più” oziosi, senza senso, che riempiono inutilmente la testa che ostacolano il corso degli eventi e non ci permettono di intraprendere nuovi percorsi, finalmente ricominciare di nuovo!!! Ma quante paturnie esagerate, inutili! 


n modo di pensare che porta ad uno stato d'animo pieno di amarezza, che congela il futuro; un colpo mancino che porta sconforto, rabbia e depressione a prescindere dalle vere “responsabilità”; risveglia, per alcuni, sentimenti di abbandono infantili, vissuti nel passato con profondo tormento e infinito disagio ... il terrore di essere sostituiti da altri! Il pensiero rimane lì, inchiodato su ricorrenze, ricordi, sul partner, su fatti oramai già accaduti … immodificabili. La “perdita” di una persona cara è sempre un’esperienza straziante, drammatica, dolorosa, un inferno che brucia lentamente ed inesorabilmente dentro e fuori, un tormento che ripiega su se stessi, una sofferenza sorda che disorienta e fa perdere lucidità psichica, che strappa non solo i capelli, ma che azzera anche ogni certezza futura, smantella improvvisamente i punti di riferimento più importanti, un dolore mentale diffuso che si trasforma lentamente in un disagio fisico (le difese si abbassano, i tratti depressivi fanno la loro comparsa, il rimuginare continuo fa esplodere la testa, produce tensione alla bocca dello stomaco e all’intestino … spinge a consolarsi con qualche bicchierino in più … Morfeo poi diventa un tiranno, costringe a fare a botte tutta la notte con lenzuola e cuscino): il mondo si frantuma, cade letteralmente addosso … lo strazio e il rimorso per le cose “lasciate a metà, in sospeso, non fatte, per nulla realizzate come si desiderava realmente” si impossessano completamente di ogni cosa, dell'intera esistenza, inquinano, dominano, controllano e gestiscono il vivere nel tempo presente, dirottano la vita alla deriva, in luoghi aridi, senza senso;

allontanarsi, cercare di estraniarsi dalla sofferenza, dal dolore è una reazione istintiva e ben motivata, più che umana, per certi versi inevitabile, ogni cosa bisogna farla in fretta, scappare via di corsa da questo dolore infinito, fuggire a gambe levate da un qualcosa confuso, pare non abbia soluzioni … qualsiasi “veleno” a portata di mano che possa aiutare va bene, ogni cosa che possa alleviare il tormento capita a proposito, non bisogna lasciarsela sfuggire. Accidenti, ma proprio ora, adesso, doveva capitare; ma ecco che, improvvisamente, per uno dei due, quella melodia raggela il corpo e la mente, pietrifica di colpo, dannazione, quella canzone riporta a tempi passati, quel film visto insieme che ha particolarmente divertito entrambi stimola la voglia di ritornare indietro, di rievocare quei momenti; quel lungo viale alberato di tigli profumati rammenta un tenero e caldo momento mano nella mano, certi luoghi, poi, oltre ad essere un vero e proprio supplizio sono sempre più presenti e davvero inevitabili … quello sguardo penetrante, tenero, dolce e languido fa strappare ancora i capelli, stimola per l'ennesima volta un singhiozzo insistente ed infantile ... quel fantastico mangiare al cinese al lume di candela, leggeri, liberi, in silenzio, presi dalla follia della passione, seduti all’aperto a ridere a crepapelle, quasi da scoppiare, quei momenti coccolati da una calda brezza estiva, ritornano violentemente in scena portando un venticello di tristezza, nostalgia, tenerezza e lacrime … poi quella luna alta, piena, fa tornare alla mente la vecchia luna dell'adolescenza, quella che si specchia nel mare, che dà sensazioni bellissime, che stimola racconti, confidenze e passeggiate, che ha ispirato i poeti, i viandanti, i musicisti, un chiaro di luna che continua a confondere anche nel tempo presente … tutte cose del passato riviste con occhi stanchi, nostalgici e pieni di lacrime che inquinano il presente ... e, ancora, pensare a quell’intimità - davanti al televisore rannicchiati e dormire abbracciati nel lettone - paralizza ora ogni sguardo, ogni attività, avvalora ancora di più quell’idea devastante di aver sbagliato tutto, che non ci sarà più nessun altro nella propria vita, tutto è finito, ma finito davvero ... giuro e rigiuro che il mio cuore non batterà mai più per nessuno. 


ppare impossibile ritornare a vivere normalmente, i riflessi sono rallentati, l'umore incerto, la confusione prende il sopravvento, la testa scoppia, una sofferenza infinita che non lascia scampo, non dà tregua, un tormento senza sosta, un patimento davvero difficile da gestire terribile e ancora di più terribile (questo è il dramma e il dolore che leggo negli occhi, nel volto smarrito dei miei pazienti quando sperimentano questo singolare tipo di abbandono … un momento all'inizio drammatico, ma col tempo e con le mosse appropriate sempre superabile, con tutti gli interessi! … sembra strano, ma se ne esce con un'esperienza in più … più forti!). Senza quelle vecchie abitudini ci si sente persi, completamente vuoti, confusi, smarriti, nulla attrae, niente interessa, tutto si rifiuta, si va completamente alla deriva, si è gettati da uno scoglio all'altro, è la fine! 


entamente lo spazio di libero movimento si restringe: quel ristorantino tanto amato è da evitare, quel film sullo scaffale va nascosto, gli amici allontanati, le foto stracciate, tolte da ogni visione, quelle letture cestinate o forse è meglio bruciarle ... chissà, sì, forse conviene affiorano bizzarre paure, strane insicurezze e oscure incertezzepian, piano prende corpo una profonda delusione, la sensazione di avere sprecato troppo tempo in quel rapporto che non meritava assolutamente niente, tanto meno impegno e attenzione, non bisognava dar credito, lasciarsi trasportare da quella fantasia infantile … i più “forti” diventano scontrosi, aggressivi, freddi, acidi, cattivi, ogni cosa si spegne, perde importanza … i più sensibili, invece, si ritirano da ogni cosa, dal mondo intero ... non si esce più di sera, il processo di isolamento ha inizio, rabbia, rancore, pessimismo annullano altre opportunità e occasioni, allontanano la possibilità di nuovi incontri, di essere nuovamente inebriati da salutari passioni … chissà, forse, più coinvolgenti e felici; una cosa è certa, se si affonderà negli inferi, in un mare di dolore, si affiorerà, prima o poi, a seconda dei propri armamenti, dal mistero dell'acqua più temprati, forti e saggi. Si affaccia un piccolo dubbio. MA davvero le sue passioni erano anche le mie … si condivideva lo stesso impulso amoroso, veramente? … 

Ma era proprio fonte di benessere quel vivere? … eravamo davvero felici, liberi, fiduciosi, indipendenti, naturali e spontanei, oppure quel rapporto era diventato noioso, spento, senza fantasia, troppo battagliero, conflittuale, buono solo per uno dei due, idealizzato e poco creativo, tenuto in piedi solo dalla routine e incollato dall’abitudine, in attesa di stimoli migliori e più coinvolgenti, sorretto solo dalla paura del nuovo o del cambiamento? Ma cosa si può fare per eliminare queste fastidiose e dolorose macchie scure, queste “impronte” profonde del passato? E’ bene ricordare che ogni pensiero, anche se doloroso, è l’unico strumento rimasto; rimpianti, lamenti e sensi di colpa ci permettono ancora una volta, pur nel dolore, di rimanere ancorati, in contatto, legati con quella cosa tanto desiderata o con quella determinata persona tanto “amata” … ecco perché risulta difficile rinunciarci, rinunciare alla “dipendenza” anche se rende inutili. Il non pensarci significherebbe troncare quell’esperienza in maniera definitiva e, quindi, ci si ritroverebbe ancora più confusi, più soli, più lacerati, più abbandonati, senza alcun punto di riferimento anche se soffoca completamente la vita. Più noi ci ribelliamo, più ci opponiamo con forza alla sofferenza e più, attraverso la produzione degli ormoni dello stress, la rendiamo importante, attiva e viva. 


arà utile, in questo particolare frangente, per contrastate questo infinito patimento anche biochimico, essere presenti a se stessi, risvegliare i sensi, “SENTIRE e GUSTARE” lentamente, senza fretta, quello che si sta facendo realmente, senza collegarlo a qualcosa passata o futura … riscoprire, attivare i sensi, entrare in contatto con le nostre vere sensazioni. Guardare pian piano le cose da un’altra angolatura, con uno sguardo diverso: unica possibilità di ritornare a far germogliare la nostra vita … provare piacere nel vivere le piccole cose, magari con lui/lei non era possibile, perché erano banalizzate, ridicolizzate, etichettate come capricci infantili oppure soffocate per il quieto vivere.


reati nuovi spazi, luoghi diversi, solo tuoi e di nessun altro, evita di fare le stesse cose, gli stessi percorsi, così potrai ricevere nuove sensazioni, nuovi stimoli. Sono tante le sensazioni utili, che fanno riemergere, possono risvegliare lucidità, desideri e la voglia di fare, ritornare con gli altri … soprattutto, star bene con se stessi, non in funzione a questo o a quello che si farà o chi si incontrerà: ma SOLO e SOLO per noi stessi ORA, in questo momento, gustarsi ora ogni cosa si faccia … indossare un abito che ci fa sentire bene e sicuri, un profumo che ci solleva l’umore, mangiare anche tutte quelle cose che prima per ‘l’alito pesante’ o perché non facevano snob non si potevano assaggiare … premiarsi e premiarsi ancora, premiarsi gradualmente … FARE e DISFARE, FARE ancora e poi ancora, iscriversi a corsi … l’importante che siano tutte cose desiderate e “sentite”, vissute veramente con intensità … qualunque cosa che si mette in cantiere va bene, basta che sia rivolta ad “accarezzare” la propria pelle, “riscaldare” il proprio cuore e “coccolare” la propria animaRICORDA, senza fare troppo il saccente, ognuno di noi è unico e speciale, l’amore e la felicità sono risorse inesauribili … infinite! 


ICORDA, l’amore è un viaggio meraviglioso, una lunga strada su cui ci si può “saltellare” liberamente sopra, un percorso guidato dall’improvvisazione e dall’istinto, un territorio “vergine” tutto da scoprire in ogni sua buca più recondita, quindi, come ogni cosa vivente, può sbocciare, svilupparsi, invecchiare e anche morire … mai “SEDERSI” su un amore finito … un rapporto concluso, se non lo copriamo di lamenti, rimpianti e sensi di colpa, ci indica un nuovo percorso, ci prepara sempre a qualcosa di diverso, a modi di vivere originali e unici, dona nuove risorse, forze, porta desideri, consapevolezza, idee, creatività, interessi, entusiasmi e grandi passioni … sono i “nuovi” amori che ci fanno ripartire alla grande perché non ci piegano all’abitudine, a modi di fare eccessivamente tranquilli, non ci vincolano a personaggi prestabiliti e scontati … solo un occhio attento, libero e sincero permetterà di non essere confezionati, inglobati dalla routine o dalle convenzioni che non valorizzano nessuno. 

Pro bono pacisil quieto vivere può nuocere alla coppia


olte persone confondono il rapporto solido, ben funzionante e felice con quello caratterizzato da un atteggiamento rigido, statico e piuttosto lineare; individui poco sensibile ai mutamenti, calati in una dimensione relazionale in cui si accontentano sia nel fare sia nel dare; relazioni “normali”, apparentemente tranquille e serene gestite da soggetti che non si “aggiornano” mai, non prendono mai posizioni circa eventuali cambiamenti spesso costruttivi e creativi, indispensabili però a livello evolutivo; difficilmente esprimono ufficialmente a voce alta la propria sofferenza generata da un vissuto noioso e ripetitivo … non sempre fanno sentire e valere la propria opinione in merito a questioni sia di poco conto sia di valore.

Molti sono convinti che i battibecchi, a lungo andare - proprio per amor di pace - non fanno bene alla coppia perché creano agitazione e notevole tensione; per alcuni, è meglio non rinunciare completamente a quello stato di apparente tranquillità legato ad un insolito “buonismo”; è più vantaggioso lasciare le cose come sono, non smuovere troppo le acque “quiete”, conviene affogare nelle “buone maniere” altrimenti si rischia di creare confusione, di perdere lucidità e alterare l'umore ... mai svegliare il sonnambulo! Per molti, allora, non c’è niente di meglio che “condividere” con i vari interlocutori - a casa, a scuola, in società o al lavoro - le stesse dinamiche relazionali, gli stessi principi, le stesse cose, lo stesso credo politico, gli stessi gusti … pare che tutto ciò sia un requisito per essere ben voluti, apprezzati, accettati, diventare più credibili e simpatici … entrare nelle grazie altrui! Questa “presa” di posizione appare più un fare strategico per abbagliare astutamente gli altri; un modo di fare rivolto a stimolare ammirazione e compiacimento che non ha nulla a che vedere con la realtà relazionale; uno stato di finta pace, sicurezza e protezione che, alla fine, si può velocemente raggiungere, con poche spese, in una qualsiasi relazione confusa e pasticciata. 

Rinunciare ad esprimersi in maniera chiara e diretta, evitare volutamente screzi e litigi, oltre ad ostacolare la propria naturale evoluzione, rende insicuri, insoddisfatti e dipendenti dagli altri. Una sana divergenza di punti di vista, invece, apre porte e portoni, stimola con generosità infinita ogni relazione, dona grande soddisfazione e vivacità al rapporto. Il confronto faccia a faccia, aperto e dirsi ciò che si pensa nel modo giusto - senza far degenerare la discussione in un litigio aggressivo, improduttivo, sterile, violento e selvaggio - favorisce la conoscenza reciproca, può portare alla luce un dissidio che si covava da tempo, rimette in discussione le proprie priorità e fa emergere importanti esigenze che, se non direttamente espresse, potrebbero venire oscurate, accantonate o magari banalizzate (da un ingiustificato “buonismo” a tutti i costi!) … risvegliare però da fastidiosi intorpidimenti ossessivi. Una buona discussione è sempre una scossa benefica, fa riflettere e rimette in moto la vita, rompe i blocchi mentali, rigenera una mente troppo statica, rigida e banale … può togliere ogni scheletro dall'armadio! 


iminuendo i propri spazi di autonomia e libertà ci si allontana invece da se stessi e si entra, inevitabilmente, nel tunnel della confusione, dell’insicurezza, dell’infelicità e della sfiducia in se stessi e negli altri. Se ci si appoggia o adatta ai modi e alle esigenze di chi sta accanto, se ci si lascia controllare dal timore di ferire, di perdere tutto ciò che è stato conquistato nel tempo e dalla paura di restare soli, si volta le spalle a se stessi, si perdono di vista le cose più preziose dell’esistenza umana: naturalezza, spontaneità, talento, creatività e unicità. Quando si trasforma il quotidiano in un palcoscenico in cui si recita la parte della comparsa, del manichino sartoriale e si rinuncia a ciò che si desidera veramente, la salute è a rischio; il corpo per scaricare questa diffusa sofferenza non può fare altro che “tradire” la sua vera natura, prima si occupa della schiena poi si prende “cura” della pancia … e proprio perché questo “involucro”, a lungo andare, non vuole farsi mancare nulla anche 'testa' e difese immunitarie si fanno carico delle “spese” di viaggio. Il ruolo di contorno, “subordinato”, trasforma lentamente il soggetto in comparsa, in un essere sofferente, debole, trasparente, inutile, vuoto, goffo e inadeguato, con poche cose interessanti da dire. Una maschera grottesca che, oltre a “manipolare” le relazioni e soffocare ogni desiderio, nasconde una profonda e devastante aggressività rimossa. In questo modo, con l’accumulo di tensione, rancore e depressione mescolata a rabbia che acceca - spesso spinti, compressi da obblighi e da comandi non rispettosi - si rischia di esplodere in questioni futili, di poco conto, inveire sulle persone più vicine che non centrano assolutamente nulla … 

un fenomeno gestito da modi di fare e modelli mentali rigidi che spengono la gioia di vivere, fanno tacere i veri desideri del cuore e, soprattutto, spingono a svuotare continuamente la dispensa, il frigo ogni sera, a consumare fino in fondo quel famoso bicchiere di N … Da ciò non derivano unioni felici, ma nascono incomprensioni e profonde frustrazioni: discordie e contrasti insanabili; cresce per compensazione, se non si vuole “esplodere” da un momento all'altro, una gran voglia di “disubbidire”, “trasgredire”, uscire dal seminato (innescando così - per i più sensibili e indifesi - un ennesimo senso di colpa). Se ci si ostina, inoltre, ad adeguarsi ad uno stile di vita altrui, diventerà sempre più faticoso capire quel che si è in realtà e cosa si desidera veramente per il proprio benessere … cosa si vuole fare veramente da grandi! Si finisce in una recita continua; e come dice quel famoso ritornello: Va tutto bene, sono felice, una vita perfetta, era proprio quello che volevo da tempo, tutto procede per il verso giusto, mi diverto e sorrido sempre … va tutto ok - tutto ok … e il cuore? stai tranquillo, va bene pure luiquando invece non se ne può più, nulla va per il verso giusto, niente è perfetto in quel rapporto!


osì la vita procede noiosa e prevedibile, senza passione non scuote più, brucia i “sogni”, smantella i progetti e fantasie, sopprime ogni desiderio e fa ammalareil corpo però modificandosi cerca in qualche modo di dire no, si ribella col suo singolare linguaggio (ipotalamo e ipofisi si materializzano, gli ormoni impazziscono). Lentamente la situazione sfugge al controllo e si deteriora: testa pesante, schiena ricurva, riflessi rallentati, movimenti instabili, poca memoria e umore incerto avvolti allora in una specie di ottundimento fisico e mentale niente interessa e nulla attrae. Le giornate sono grigie, scontate e tendono a somigliarsi tutte, ripetitive ed uguali. Dove è finito quel desiderio straordinario di avventura, quella spensieratezza dell'anima, quell’intensa smania di correre, di conoscere, di vivere e tutte quelle iniziative che un tempo facevano saltare in aria ogni banalità, davano una profonda scossa, facevano battere il cuore; gesti e progetti che stupivano, rapivano, sorprendevano, sbalordivano anche al solo pensiero di fare nulla, restare nel silenzio più profondo. 

E così si scivola in un calderone colmo di nutrienti insipidi, ci si ritrova intristiti a giustificare ogni gesto, a dire che ci sono troppi saccenti in giro che vogliono insegnare a vivere, far conoscere il vero sapore della vita e che hanno la soluzione in tasca per ogni cosa, che sono tutte cose infantili, di altri tempi, passate, superate … cosa vuoi mai, sono illusioni adolescenziali, di fanciulli semplici, pieni di fantasie ... il disagio, il tormento e il malessere però vogliono il loro spazio, aumentano la tensione, tengono sulle spine e disorientano. E’ una sofferenza che arriva non perché sei “sbagliato” ma semplicemente perché quella “fanciullezza”, quella leggerezza negata vuole tornare in campo, ad essere ancora protagonista, il primo attore della tua vita, farti nuovamente sognare, volare. Viene anche per distruggere quei vissuti che ormai sono diventati una gabbia, mettere definitivamente nel guardaroba quel “vestito” magari elegante, ma troppo stretto e, soprattutto, per portarti via, allontanarti da quella palude biochimica cerebrale in cui ti sei impantanato e non intravvedi una via d'uscita; nuovi desideri che cercano di parlare con un loro linguaggio specifico, sguardi diversi e “volti” nuovi che vogliono entrare in scena, spingono e vogliono gestire il palco relazionale in maniera più soddisfacente, modificando quei ruoli mediocri e marginali. Chi è calato in una dimensione di “spontaneità” e “naturalezza” - moderni studi di neurofisiologia lo confermano - percepisce più intensamente le sensazioni corporee che danno benessere e sperimenta uno stato di maggior consapevolezza delle proprie capacità … appare più lucido e meno influenzato dalla fatica psicofisica e dallo stress.

Il quieto vivere obbligato, quindi, come abbiamo visto, diminuisce la fiducia in se stessi e la possibilità di esprimersi liberamente … pian piano porta l’autostima su un binario morto … come un vampiro succhia completamente il sangue della creatività e quel poco di vitalità rimasta. Un gesto privo di libertà e di autonomia che allontana da ciò che si sente realmente, si prova davvero. La mancanza di conflitti non è mai un segnale di un’unione perfetta, ma il più delle volte solo una modalità reattiva spinta dalla paura di deludere, di ferire o di far “scappare” l'altro: il partner. Un’azione che non ha niente a che fare con la spontaneità e la naturalezza del vivere insieme: la sola finalità è quella di farsi accettare, far bella figura e sentirsi più “bravi”, diversi da quello che si è realmente per far piacere a qualcuno alla fin fine rimanere vincolati a quei vissuti anche se creano un senso di desolazione, di estraneità e di lontananza da se stessi. Un atteggiamento rivolto più a soddisfare un bisogno di obbedire, di consenso, che una reale volontà di dare un’impronta genuina alla propria esistenza e il giusto spessore al rapporto. Quando si chiude la vita nel recinto del “buonismo” i disturbi come ansia, desolazione, amarezza, tristezza, depressione, rabbia, panico, ossessioni e paure, fanno visita per aprire dei varchi ad un’esistenza cieca, chiusa in vicoli bui e contorti, spenta e bloccata … una vita attorcigliata su se stessa! Un fenomeno più vasto che va ascoltato, interpretato e capito per ritrovare un benessere psicofisico generale e inaspettato; l’emozione allora si trasforma in saggezza e consapevolezza: guida l’armonia interiore. Riconoscere e prestare attenzione ai propri bisogni e desideri, con il rispetto che meritano, ricorrendo all’aiuto di un esperto qualificato quando si è disorientati e “storditi”, è sempre un investimento salutare e benefico nell'immediato e nel futuro … si diventa così dei veri protagonisti, si vive senza mai rinunciare ad essere felici … se stessi. Attenzione ai rapporti pesanti, colmi, straripanti solo di lamenti: piangersi addosso continuamente si rischia di creare una “coppia smarrita se non sfortunata”. Un altro errore imperdonabile nel rapporto è quello del confronto, del paragone, di far rivivere un amore idealizzato; alla larga dalla minestra “riscaldata”: può avere un buon sapore, ma ha perso le vere caratteristiche “organolettiche”, il gusto del nuovo, della prima volta e, soprattutto della novità.


alati in una simile atmosfera, è un attimo trasformarsi in “eroi” del quieto vivere. Ma come è stato sottolineato più volte, il mutare improvvisamente un rapporto apparentemente “equilibrato”, mettere in atto un quieto vivere “esagerato” - fenomeno sempre stimolato da abitudini, luoghi comuni e modi di reagire troppo accomodanti - non solo incoraggia il non fare, condiziona la resa e favorisce l'immobilità, ma distrugge, attimo dopo attimo, la creatività, blocca l'evoluzione psicofisica, sospende ogni attività mentale, oscura idee e iniziative importanti, distrugge energie preziose e consuma inutilmente profonde potenzialità: tutto diventa scontato, ci si allontana dalla passione, dai momenti felici, dai semplici piaceri e dalle piccole gioie della vita. 


ilenziosamente la nostalgia prende corpo, annulla lentamente la propria identità, fa sbandare dalla strada maestra, disorienta e porta lontano dai punti di riferimento; predispone, incanala, immette su “percorsi” scontati, aridi e a senso unico; percorsi che non aiutano a sbalordire, a conoscere nuove emozioni, ad unire sentimenti e desideri, collegare “paesi” e “città” diverse, tanto meno risvegliare sensazioni e saperi ... non portano mai in nessun luogo, da nessuna parte e, col tempo, allontanano dal vero senso della vita. Lo stare tutti zitti, buoni e tranquilli, per non scontentare nessuno, per il timore di perdere considerazione, attenzione, stima ed affetto di coloro che sono a fianco, non significa vivere una valida “storia d'amore” o solida esperienza affettiva, ma spesso solo rapporti banali, striminziti, dipendenti, trattenuti, bloccati e sofferenti. Fermati un attimo e rifletti! 


on farti mai influenzare da chi vuole piegare e controllare la tua esistenza, spegnere la tua vita, da chi vuole bloccare la tua voglia di correre, di saltare, di vivere, da chi cerca di ostacolare la tua vera natura … da chi vuole aprire e disperdere al vento la tua valigia piena di sogni importanti solo per soddisfare il suo bisogno di potere e dominio; fai attenzione ai loro TRUCCHI e INGANNI, alla loro INVADENZA, ai loro SCONFINAMENTI; non aprire le porte a quelle strane creature parecchio “estrose” e apparentemente troppo disponibili, eccessivamente gentili ed assecondanti, ai perfetti incantatori di serpenti, ai MANIPOLATORI estemporanei; non cadere nella loro trappola perché ti sfruttano, ti usano, ti obbligano a fare da paravento e sostegno, ti riducono a semplice “crocerossina” da campo. Con la loro astuzia, con l'inganno di farti sentire importante e indispensabile, ti mettono fuori gioco, ti confondono, ti fanno perdere il controllo della situazione, paralizzano ogni attività mentale, la capacità nitida, lucida e serena di valutare le cose, ti sfiniscono, ti indeboliscono, ti succhiano completamente tutte le energie vitali, ti fanno sentire in colpa, ti convincono che senza di loro vali poco e, soprattutto, non sai fare nulla. 


i ripetono all'infinito che da solo ti smarrirai, non farai molta strada; sei sempre di seconda mano, un partner mignon, insicuro e costantemente bisognoso di attenzione e cure; con la scusa di aiutarti e proteggerti ti ingabbiano, ti buttano al tappeto, ti annullano, ti fanno diventare invisibile, un perfetto incapace: smantellano idee e progetti originali, creano dipendenza, rendono schiavi e, soprattutto, nei momenti più delicati e bisognosi ti lasciano da solo, in balìa degli eventi. Prendi allora le dovute distanze, ALLONTANATI, perché il loro punto “forza” si basa solo sul raggiro e sul ricatto affettivo. Ricorda, se quell'abito che ti hanno cucito addosso è diventato stretto lo puoi sempre cambiare con un indumento casual; trovare un tessuto più leggero, morbido, sobrio e, soprattutto, più comodo, colorato ed elegante ... sempre secondo le tue reali esigenze.
In mano a loro diventi insicuro e vulnerabile, ti convincono che vali poco senza la loro costante presenza, chiedono sacrifici inutili e, nel tempo, spogliandoti delle tue preziose energie, ti fanno AMMALARE … influenzano il decorso delle malattie! Se prendi le dovute distanze, sei attento e lucido ti sarà più facile riconoscerli o smascherarli: appaiono pieni di sogni grandiosi, con idee a loro dire importanti, ma sempre fantasiose, immaginarie e fasulle; si presentano come disponibili, superiori e altruisti, sono bravissimi ad illudere e affermare di essere in grado di “alleggerire” la vita pesante dell’interlocutore … non danno affidamento e non sono altro che abusivi! Molti, nel tempo, diventano serpenti velenosi, potenti parassiti, astuti nel convincere - chi è al loro fianco - che è fatto male, difettoso; altri, invece, sono dei veri campioni nel sedurre con mille lusinghe e infinite strategie fantasiose, con singolari strumenti anacronistici … disorientano con un continuo, inutile ed assordante chiacchiericcio mentale. Una cosa è certa, sono bravissimi nel riconoscere, nell’individuare i punti deboli dell'interlocutore, amplificare le difficoltà altrui; usano gli altri per vivere di rendita, per diventare palloni gonfiati, più potenti e forti, sono davvero maestri nel compensare qualche estemporaneo momento relazionale difficile, un isolato malessere emotivo passeggero dell'altro. Se presti attenzione ti accorgi che il rapporto con loro è il peggior incubo diurno e notturno che ti sia mai capitato, il vero dramma della tua vita: sono eccentrici, logorroici, noiosi, fastidiosi, invadenti, pedanti e soffocanti, alimentano continuamente sospetti, rabbia e disagio, esasperano con il loro “saper tutto” che, solitamente, si traduce in un niente di fatto … lasciano le cose a metà, in sospeso, non concludono mai nulla. 

Esci da questo MALEFICIO e FATTURE perverse, rompi questo INCANTESIMO che spegne solo consapevolezza, entusiasmo e volontà; solo mettendo a fuoco le tue reali esigenze, rispolverando le tue vere sensazioni, gli aspetti piacevoli della tua vita, li potrai gestire facilmente, metterli all'angolo definitivamente; li puoi rapidamente annullare se risvegli la tua emotività, le tue vere risorse emotive dando spazio alla tua creatività, alle tue scelte sentite veramente, ai tuoi entusiasmi, alle tue passioni e alle tue decisioni sempre uniche e originali … rispolverare finalmente i tuoi sogni lasciati ad ammuffire nel cassetto per troppo tempo.

OLO così puoi diminuire il loro potere, delimitare il tuo territorio, salvaguardare il tuo spazio di libero movimento e i tuoi sogni!!! All’inizio non essendo abituato ad esprimerti autonomamente ti risulterà faticoso, ma, pian piano, aumentando l’autostima, la consapevolezza, la determinazione e la tua sicurezza, non sarai più preda di opportunisti vari, feroci belve, mai più in balia di illusionisti, incantatori di serpenti ed oppressori a tempo pieno che si rinforzano solo succhiando risorse vitali altrui. RICORDA, sono forti solo quando hanno una platea di fronte smarrita e confusa; solo così potrai finalmente allontanare dal tuo perimetro, dal tuo raggio d’azione parassiti e “vampiri” emotivi, potrai sconfiggere questi strani personaggi privi di significato che, anch’essi, purtroppo, per sopravvivere sono costretti a recitare una “farsa” antica ... una rievocazione priva di concretezza, una recita sul palco della vita completamente fuori tempo … di un passato lontano. 

olo così, tornando in possesso delle tue energie profonde e risorse più autentiche, sarai immune da raggiri, dalla loro influenza malefica, potrai uscire da questi labirinti umidi e oscuri, da quelle trappole utili solo per confondere, raggirare, soggiogare e rovesciare i ruoli, da quelle fitte ragnatele tossiche e gesti veramente malsani ... eviterai sofferenze inutili e, soprattutto, cosa più importante, tratti depressivi invalidanti … non dimenticare mai che il tormento continuo influisce sempre, in maniera negativa, sul decorso delle malattie! Ricorda, comunicare bene rende il rapporto migliore e più soddisfacente … segnala la propria “forma mentis” reale. Come è già stato evidenziato più volte, saper comunicare bene rende il rapporto più “scorrevole” e tutto può diventare più semplice e facile … rende la salita più comoda e rilassata. Le parole sono importanti diceva quel famoso regista, non solo nei rapporti interpersonali in generale, ma anche, soprattutto, dico io, nel rapporto di coppia e lavorativo (vedasi il film “Palombella rossa” … il dialogo con la giornalista: Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti … capito!!!) . Anche il continuo tormentare, punzecchiare con battute improvvise al vetriolo, taglienti come una lama di coltello da macellaio, non sono da meno, sono modalità comunicative estemporanee che nuocciono e fanno andare alla deriva il rapporto. 


erte parole usate in maniera inopportuna, come quelle non dette, nell'immediato, fermentate nel cervello, fanno male dentro, possono diventare velenose, scatenare un senso di vuoto diffuso, profonde insoddisfazioni, confusione, generare polveroni inutili, malumore e far esplodere litigi ingestibili … interminabili. Altri modi di dire, invece, possono diventare - anziché avvicinare - un pretesto per aggredire, isolare e allontanare le persone, soprattutto, quando certe frasi sono concentrate sul vittimismo, sul sacrificio e sulle lamentele continue oppure possono spegnere completamente il rapporto quando le usiamo per colpevolizzare o accusare l’altro. 

nche le opinioni espresse attraverso un’impronta apparentemente positiva possono diventare disastrose, scuotere, far vacillare anche la relazione più solida, rendere infelici e malati, come ad esempio l’uso di certe espressioni apparentemente innocue e “buoniste”: insieme siamo una potente forza, inossidabile, invidiabile, una coppia PERFETTA, solida, che non teme la ruggine, pronta ad affrontare qualsiasi “bufera”, un albero con profonde radici solide, andiamo sempre d’amore e d’accordo, in ogni momento della giornata siamo sempre lì insieme, instancabilmente, a tubare, cipicip, cipicip e ancora cipicip. Molte parole comunque possono creare allontanamento e profonde voragini nella coppia, diventare un'arma piuttosto tagliente e colpevolizzante: “Lo sai bene che per mettere in piedi questo rapporto ho lasciato tutto, anche la scuola, l'Università, ho rinunciato a ogni cosa, alla mia famiglia biologica, carriera, studi, amici, persino cambiato lavoro e città, ed ora tu non puoi mandare a ramengo tutto quello che ho fatto per te e, soprattutto, quello che ti ho dato in tutti questi anni; non puoi assolutamente buttare completamente a mare questo MIO GRANDE investimento. 
Tutte parole piene di amarezza, rabbia e livore che rendono i rapporti, gli animi, anziché placarli, ancora più tesi ed esplosivi … modi di pensare carichi solo di aspettative, di rivalse, di rinunce e di sacrifici ma se l'amore è un fenomeno “naturale”, un complesso meccanismo bio - chimico, che senso ha tutto ciò? ma la coppia si nutre davvero di questi “spiccioli”? TUTTE le cose che spengono, svalorizzano, inibiscono la coppia, vanno affrontate e dette … dirle ovviamente, nel rispetto dell’altro, con le dovute maniere e senza mai rinunciare ai propri sogni, progetti e necessità, guai annullare la propria personalità, ovviamente sempre senza essere lesivi verso gli altri. Solo in questo modo ciascun membro avrà il proprio spazio di libero movimento, potrà evolversi liberamente e occuparsi autonomamente dei propri bisogni e quelli altrui spontaneamente; bisogna risvegliare sensazioni, passione, creatività e talento … tutti elementi indispensabili al funzionamento individuale e, soprattutto, della coppia libera che sa amarsi, scegliere e decidere senza influenze esterne … ma anche in grado di avvicinarsi, unirsi a ciò che piace e di allontanarsi da ciò che nuoce.


Scontri, duelli, battaglie, litigi infiniticome gestire il disaccordo


orti contrasti sono presenti in tutti i rapporti umani, ma i conflitti coniugali possono disturbarci e ferirci più di ogni altra cosa, renderci la vita davvero dura, complicata, opaca, difficile e deludente. Quando due persone decidono di vivere insieme, se uno od entrambi rinunciano a qualche sogno covato per anni, non ascoltano un loro desiderio veramente importante, le frustrazioni prodotte da tale “resa” possono generare isolamento, agitazione, contrasti, apatia e, soprattutto, azzerare definitivamente progetti “grandiosi” inseguiti da tempo … generare incomprensioni che minano, fin da subito, la stabilità del rapporto. Non dobbiamo mai dimenticare che la “felicità” è un fenomeno psicofisico transitorio che ha ingredienti importanti e facilmente riconoscibili: senso di pienezza, piacere e viva soddisfazione sono sempre presenti in ogni gesto felice; una condizione di benessere legata a ciò che mettiamo in atto, riusciamo a realizzare in qualsiasi settore della vita; il vero senso di felicità passa sempre attraverso la concretizzazione dei propri progetti, l'appagamento dei propri desideri e la soddisfazione dei propri sensi! In un clima confusionale e conflittuale, i momenti vissuti insieme, faccia a faccia, non fanno altro che generare un rapporto difficile, tossico, carico di nervosismo, musi lunghi, mutismi infiniti e interminabili discussioni … un futuro complesso, incerto e difficile da gestire anche nei momenti di maggiore tranquillità. 


gni reazione, qualsiasi gesto, compresi i ripetuti silenzi, possono caricarsi di una ingestibile tensione, trasformarsi in una aggressività incontrollabile, in un potenziale scontro all'ultimo sangue …”Carpe Diem” è un augurio da non fare assolutamente! Dipende, qui, molto più di ogni altra cosa, da come si è strutturati, dalla maturità emotiva raggiunta, dalla capacità di ciascun membro di contenere la discussione e di risolverla in maniera costruttiva, prima che tale dinamica, con le sue vivaci controversie, arrivi a produrre instabilità o sfoci in atti più drammatici, da cronaca nera. Una buona gestione della relazione, comunque, è sempre in funzione della nostra “saggezza” interiore e, soprattutto, della nostra struttura mentale: dall'uso sapiente delle risorse celebrali; 


ogni scelta relazionale effettuata lascerà una impronta positiva o negativa su ogni cosa, avrà un proprio marchio, ma il risultato finale, la fine di ogni diatriba, dipenderà sempre dalla serenità, dalla lucidità e dallo stile di vita con cui si affrontano le varie situazioni in gioco; saremo vincente o perdenti a seconda di come usiamo le connessioni mentali, le terminazioni nervose in modo sereno e costruttivo, se siamo in grado di liberare il cervello dai suoi “scarti”, “veleni” psichici, dai pensieri invadenti e cianfrusaglie velenose: automatismi, pregiudizi, dipendenza, attaccamenti … il rievocare ricordi scaduti, inutili. Ogni coppia che vive insieme per un certo periodo di tempo giungerà inevitabilmente a divergere su pochi o molti punti di vista. L’armonia matrimoniale, si raggiunge “accettando”, “metabolizzando” le tensioni, affrontandole realisticamente, anche sbottando e, se necessario, pestando i piedi in modo deciso e fermo … ma poi, però, deve finire qui, non ci si deve caricare di rabbia, cadere in preda ad una tempesta emotività travolgente, guai legarsi ogni cosa al ditoto remembar un bel niente ... non bisogna andare oltre, chiuso, finito!!!

La disarmonia coniugale può nascere facilmente per una visione diversa delle cose, ma anche quando le tensioni sfuggono di mano o non vengono prese nella dovuta considerazione, prese per le corna e risolte definitivamente. Il contrasto di veduta, di un punto di vista diverso, lo sappiamo, fa parte dell'evoluzione, è fisiologico, un passaggio esistenziale inevitabile e naturale che può sorgere fin troppo facilmente e, a volte, molto rapidamente in forma confusa. Il non vivere appieno le cose, l’amarezza, i rancori, i dubbi e la tristezza rovinano tutto, e anche se entrambi i partner sono animati da buona volontà, dalle migliori intenzioni, in un modo o nell’altro, finiscono per buttare ogni cosa, verbale e non, sul “complice”; proiettare sul partner le proprie “carenze”, i propri pesi, le proprie difficoltà, le proprie mancanze e sofferenze ... fino a “scannarsi” a vicenda. Spesso i motivi di queste liti appaiono banali, ma se osserviamo attentamente le situazioni messe in atto, rientrano in tre importanti categorie, in essenziali parametri vitali: autonomia, aspirazioni e sessualità (denaro, alcol, coinvolgimento conduzione della casa, interessi familiari, amicizie personali, tradimenti, carenze affettive, problemi sessuali, malattie).


olte insoddisfazioni, sfiducia, malintesi e malesseri diffusi, tra i membri della coppia, sembrano sorgere dalla delusione che un partner prova quando l’altro non corrisponde più alle sue aspettative, al modello preconcetto di ciò che doveva incarnare, diventare o essere quel personaggio appena incontrato … una “pretesa” comunque sempre ingiustificata, priva di ogni fondamento oggettivo. Si rimane amareggiati perché l'altro, improvvisamente, diventa un pessimo attore, non recita più quella parte del film voluto, realizzato e prodotto da noi fin dal primo incontro. Questa convinzione personale è basata su un modello proiettivo fantastico, ed esprime tutte le aspettative, i desideri e i bisogni emotivi di chi lo ha inventato (lo crea secondo i suoi vissuti). E’ costruito sulla base di esperienze passate, vissute e sperimentate nella famiglia di origine, di ciò che si è visto in giro, film e televisione, si è letto nei libri … lo spettacolo continua, ma questa volta su un palcoscenico più reale, mettendo nell'interpretazione solo i propri vissuti reali ed esigenze personali. L’individuo in base a quello che ha vissuto, appreso direttamente, estrapola lentamente l’immagine di quello che è per lui il coniuge ideale, spesso, un partner fantastico, all'inizio insostituibile, un qualcosa di astratto, in cui gli assegna un ruolo “impossibile”, non solo fiabesco, ma anche protettivo e di sostegno: una trama, una parte in cui nessun essere umano sarà in grado di interpretare e recitareimpossibile competere con un'immagine simile, irreale, fantasiosa, prodotta secondo i vissuti altrui … difficile indossare senza sacrifici tale modello relazionale e affettivo generato e imposto da altri. La delusione allora crea agitazione e profonda inquietudine; uno stato psicofisico che produce tensione e, a lungo andare, risentimento profondo: una stato d'animo che brucia silenziosamente progetti e rende puntualmente infelici. 


lla fine, alcuni reagiscono in maniera decisa, con barricate improvvisate, estemporanee, con un fare ostile al risentimento o all'aggressione subita; così i vari motivi immaginari di lagnanza sono ora connessi a motivi oggettivi, assumono valori concreti e reali … ben visibili, da intravedere persino qualche remota pretesa, ragione a proprio favore! Sono proprio quelle qualità che, in qualche modo, ironia della sorte, inizialmente hanno attratto l’una verso l’altra, le persone di tale nucleo, e che non fanno sconti a nessuno: conducono all'isolamento, alla sofferenza, all’insoddisfazione e alla disperazione. Un uomo anziano, ad esempio, sposa una donna molto più giovane di lui. All’inizio cerca una “figura” che abbia cura di lui, lo ammiri, lodi la sua “grande” esperienza e conoscenza, il coraggio, e non metta a repentaglio, però, in alcun modo, la sua autonomia, i suoi atteggiamenti, gli schemi mentali e la sua “superiorità”. La giovane fanciulla a sua volta, cerca un uomo forte che giochi al “capofamiglia” con la sua “ragazzina”. 


an mano che passa il tempo e le esigenze cambiano, uno dei due può evolvere verso una struttura più autonoma e libera, si trasforma, e dopo aver raggiunto maggior “maturità”, sia a livello individuale sia relazionale, decide di rimescolare le carte; da qui il passo è davvero breve, l'erudito allora comincia ad essere infastidito dall'insistenza, dai continui bisogni e premure del partner: desidera la libertà, spaziare in altri territori e pascoli più interessanti. Il “complice” allora entra in campo con piede deciso, interpreterà come una sfida ciò che in realtà altro non è: infastidito e sentendosi tradito diverrà ostile nei confronti “dell'altro” che non vuole più stare al gioco. O ancora, due persone, unite da interessi professionali comuni, decidono di sposarsi. Inizialmente ciascuno è sostenuto dalle aspirazioni dell’altro. La moglie vuole essere accanto al marito mentre progredisce nella sua carriera, ma col passare degli anni, soprattutto se si trova legata dal lavoro di casa o dal peso della famiglia che nel tempo cresce di numero, comincia ad infastidirsi, risentirsi del tempo che lui passa fuori dal focolare domestico… invidiandogli il suo spazio lavorativo e sociale, la sua libertà e l'autonomia. Il marito a sua volta, comincia a risentirsi dei vari richiami, dei continui duelli, dei rimproveri, dei piccoli e sottili tentativi con cui sembra intenzionata a “rovinare” la sua carriera e le sue aspirazioni. In tutte queste situazioni ci sono frustrazioni, rancori, tormenti, contrasti e battaglie all'ultimo sangue. Sono dinamiche relazionali relative a cose superficiali, spesso banali in se stesse, ma rappresentano esigenze profondamente vissute e sentite, che possono destabilizzare non poco il rapporto e renderlo esplosivo da un momento all'altro. 

i fronte a questi continui disagi, molti chiedono consiglio (anche alle fattucchiere con la speranza di togliere il “malocchio”), ma pochi vogliono veramente aiuti concreti, accettarli o ammettere che gli altri possono vedere la situazione con distacco, in modo diverso, da un altro punto di vista più realistico, lucido, sereno e chiaro. Di fatto un buon “parere” per la maggior parte delle persone coinvolte in questa situazione, se sono “oneste”, significa semplicemente una conferma di ciò che hanno già deciso di fare. Mentre il vero approccio terapeutico consiste nell’aiutare i due membri della coppia a passare dai litigi ad una comprensione delle loro esigenze più profonde. Aiutarli a capire a livello emotivo, se sono veramente interessati a rivedere i propri punti di vista, migliorarsi, comprendere ciò che sta dietro ai sintomi, alle tensioni e ai contrasti … rendere la coppia più concreta, snella e vivace … consolidare l'amore, se esiste ancora, ridare longevità e felicità. RICORDA, non si “CAMBIA VESTE” alla coppia pensando o parlando, la si rinnova introducendo semplicemente piccole cose, novità, elementi più interessanti, mettendo in atto semplici, adeguati e chiari gesti che fanno uscire dalla staticità, dai vicoli ciechi e a senso unico … rompendo la routine e attivando nuovi comportamenti più proficui e soddisfacenti. Contrariamente a convinzioni diffuse, l’amore non è attaccamento né simbiosi, tanto meno adeguarsi a ciò che pensano gli altri, fare le stesse cose, avere le stesse attività, avere gusti e abitudini simili, essere sempre disponibili, rifuggire le critiche. NO e poi NO, un rapporto diventa solido quando si riesce a mantenere la propria autonomia, originalità, unicità, i propri interessi, liberare i propri desideri e seguire le proprie tendenze senza danneggiare l'altro e soprattutto se stessi, realizzare, anche in coppia, i propri progetti e desideri … essere sempre liberi di poter scegliere e decidere. 


ttenzioni ai segnali “asmatici” quando si presentano nella coppia: segnalano un legame in cui dell’altro non riusciamo a farne a meno (si ha paura di restare soli) ma è un rapporto che “ toglie il respiro, l’aria” completamente. L’amore è al capolinea e si conclude con l’abbandono? Perché questo dolore insopportabile e tanta rabbia se sei stato abbandonato? Perché tanto accanimento, rimpianti e sensi di colpa se sei tu ad abbandonare, anziché pensare invece che questa rottura può diventare, in base all’esperienza diretta, un punto di forza diverso, una buona opportunità per fare incontri più interessanti, rivivere nuovi rapporti pieni di gioia, più gratificanti, funzionali, appaganti, sereni e spontanei, un modo per ritornare a vivere con vero entusiasmo e profonda passione? Ogni cosa che ci accade, al di là delle frasi fatte, se ci pensiamo attentamente, è sempre una grande occasione, una rottura, una grandiosa opportunità per guardarsi nuovamente dentro e intorno, la soluzione migliore per riappropriarsi della propria vita nel tempo presente senza più ‘dipendenza’, logorio e prigioni seppur dorate. RICORDA, perdere il partner non significa perdere se stessi, le coordinate della propria vita, perdere completamente i punti di riferimento, il sostegno, sprofondare, “crollare” con lui … pensaci, quel rapporto, quando è scoppiato era davvero FELICE o era invece pieno di DELUSIONI, di OFFESE, di INCEREZZE, di BANALITA’, portato avanti, il più delle volte, con FATICA, NOIA … a denti stretti? 



ul terreno di un cattivo rapporto, controllato dalle peggiori incomprensioni e severa incomunicabilità, non solo prendono corpo sentimenti di freddezza, insicurezze, incertezze e disistima, ma il corpo, in questa precisa circostanza, diventa un parafulmine, deve far fronte alla situazione difficile di equilibrio come può ... gestire tanti e tanti malesseri fisici e psichici davvero invalidanti. 


oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sul proprio corpo (somatizzazioni). Delle potenti e preziose difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo fastidiosi protratti nel tempo. RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario. TIENI sempre presente, che una vita piena di discussioni, di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica, ma oscurano completamente “il muoversi”, il “fare”, il senso profondo della vita … fanno ammalare

ATTENTO però, non è “sufficiente” sapere che le cose non vanno per il verso giusto, la relazione con il coniuge non funziona o che quella particolare attività non ti soddisfa più - perché è un disagio evidente, chiaro, palese, che ti “avvita” su te stesso, non ti fa vedere in maniera lucida la situazione, ti imprigiona nei luoghi comuni e nei pensieri altrui, ti fa dubitare delle tue scelte - ma piuttosto devi allargare lo sguardo sulle cose che ti circondano e che ti spettano di diritto, ovvero prenditi cura di te stesso con ammirazione, con amore e, soprattutto, non sentirti responsabile di ogni cosa che accade; lasciati incantare dalla gioia di vivere, da ogni piacere e desiderio, evita gli automatismi, i soliti pensieri fissi e corrosivi, prendi le distanze in maniera consapevole da quel senso continuo di desolazione, di fastidio interiore, di imbarazzo, di solitudine, di persecuzione, di disorientamento, di stordimento, di estraneità, solo in questo modo potrai riscoprire le tue risorse più preziose, avere finalmente gli occhi che brillano di felicità e, se vuoi, INSIEME ad un professionista “esperto e fidato” diventare protagonista della tua vita. Regalati pace, vivacità, gioia e felicità, anche se per molti, presi dallo scoraggiamento e sconforto, è un qualcosa di impossibile e di irraggiungibile ... quando si è disorientati e confusi risulta più semplice affermare che è più facile a dirsi che a farsi. Tutto ciò è POSSIBILE se impari a sorridere alla vita, a non rimuginare!!! NON cominciare a dire “fosse facile”, “siete tutti dei campioni a dare consigli” perché, disperdendo inutilmente energia cerebrale, ti allontani dalle tue vere potenzialità, che sono davvero tante


nessuno, dico NESSUNO può strapparci, annullarci quando siamo in piena armonia, senza il nostro consenso, benessere e felicità … i lampi di gioia, pur transitori, nei nostri occhi. La felicità di coppia, come diceva quel famoso poeta francese (citato all'inizio di questa lunga narrazione), non è mai uno sforzo, tanto meno un investimento economico, se prende forma in modo del tutto naturale e spontaneo costa davvero poco; in tale relazione non c'è nulla da inseguire, tanto meno ruoli e percorsi obbligati, dovrebbe nascere sempre senza tanti scossoni, più libera e naturale possibile, con una certa morbidezza, spontaneità e poche “sofisticazioni”. Quando il rapporto diventa eccessivamente “ingordo” o lo "paghi" troppo non è sicuramente di buona qualità. Dai spazio allora ai tuoi veri interessi, dai corda finalmente al tuo ardore, al calore intenso sprigionato da questa passione, e così finalmente puoi ritrovare il benessere, gustarti la vita, quella che per te conta veramente; ogni gesto, allora, direttamente vissuto, diventa importante, fantastico e unico; la felicità ha le sue radici nella soddisfazione delle piccole cose, è il volto più importante dell’energia vitale, un torrente che non smette mai di scorrere, di lucidare l'umore e di rasserenare l'anima ... uno stato transitorio psicofisico di soddisfazione che orienta ogni individuo verso scelte più appropriate e felici, ad utilizzare in maniera più ottimale possibile le sue preziose risorse: affettive e relazionali. Per sapere come funziona realmente il rapporto e, quindi, renderlo più interessante, vivo e frizzante per noi stessi e gli altri può essere utile sottoporsi a sincere e leali riflessioni. 


onoscere in profondità i propri sentimenti, sia quelli che avvicinano sia quelli che allontanano, è sempre utile per il buon funzionamento individuale e di coppia; certamente qualcuno dirà che non ha niente di scientifico, ma aiuta sicuramente a mettere un po' di ordine in casa propria e creare un focolare più caldo, intimo ed accogliente: trovare la giusta armonia “fisica” e mentale (sessuale e psicologica). Comprendere e mettere a fuoco con chiarezza tutti i prodotti scaturiti da un rapporto maldestro e colmo di equivoci come ansia, paura, frustrazione, prevaricazione e prepotenza, è sempre un buon inizio per mettere la coppia sulla strada giusta, renderla più scorrevole e serena.


ndividuare, conoscere i pericoli maggiori che si corrono quando due si incontrano per diventare coppia, permette di eliminare concretamente, fin da subito, danni futuri importanti come ad esempio traumi cumulativi complessi e, soprattutto ferite psichiche irrimediabili. Quando si entra in crisi difficilmente i partner, essendo direttamente coinvolti, sono in grado di comprendere, decifrare, decodificare le ragioni dei vari conflitti, per cui scoprire se la coppia non funziona per la mancanza di “elementi” basilari che la tengono insieme è spesso un modo per relazionarsi in maniera più serena, salvare sentimento e rapporto … ovviamente se brucia ancora qualcosa sotto la cenere! In breve, mettercela veramente tutta, far diventare quella relazione una cosa buona e originale, un coppia davvero importante … mettere in campo l'arte migliore del saper vivere insieme!!! 


on c’è dubbio, due persone non si scelgono mai a caso. Ci sono, ogni volta, determinanti inconsce, “spinte” misteriose, forze interiori complesse, a volte contrapposte, che fanno sì che quei due soggetti, sia nella coppia sia nel mondo sociale e lavorativo, si incontrino e, avvenga o non avvenga, come si dice in gergo amoroso, il fatidico colpo di fulmine, si innamorino e si mettano insieme … siano sulla stessa lunghezza d'onda per realizzare qualcosa di importante. Ricorda, il fuoco dell’amore, è un buon antidepressivo, alza le difese immunitarie, migliora il tono muscolare e la circolazione del sangue, fa vivere di “aria”… mette in atto una meravigliosa dieta!. Dentro ogni individuo ci sono delle valenze che facilitano l’attrazione verso uno anziché un altro ... un’onda neurochimica che entra in circolo, trasforma ogni percezione e fa sentire completamente diversi … si diventa davvero, decisi, sicuri, importanti, creativi!!! L’amore, quando c’è, non dimentichiamolo mai, è slancio, voglia di muoversi, gioia ed energia vitale … ecco perché i “veri” innamorati non si ammalano MAI”! ... una forza che spinge a conoscere, a cambiare facilmente, ad essere flessibili, malleabili e a crescere in armonia senza diventare “stupidi”. Spesso nel rapporto di coppia si cerca l'approvazione dell'altro oppure si mettono in atto curiose strategie, per “GESTIRLO” in modo tale da omologarlo al ruolo desiderato. Con questa dispersione energetica, però, le dinamiche di “scambio”, di condivisione, si spengono, NIENTE interessa più e NIENTE ormai attrae. MAI annullare se stessi e l'altro nel nome della coppia perché si rischia parecchio, l'amore si contrae, diventa rigido, preconfezionato, plastificato, asfittico … insulso e banale. E’ fin troppo facile, senza scomodare personaggi celebri o altre figure importanti della cultura scientifica, risalire a quei rapporti che il fanciullo ha sperimentato con le figure di riferimento (Complesso di Edipo o Complesso di Elettra), dove si strutturò il primo tentativo embrionale dell'amore, l’impianto base di quella scintilla che poi farà scattare il desiderio di attrazione verso l’altro.
E importante sottolineare che non si tratta sempre di affinità, perché anche il contrasto può essere determinante. Non è detto, ad esempio, che un bambino che abbia avuto una “figura” di riferimento bionda e profumata, si innamori di donne bionde e profumate: potrebbe tranquillamente innamorarsi di donne brune … spesso proprio per smentire di aver provato gli stessi sentimenti per quel preciso modello identificativo. Il colore bruno diventa un elemento di attrazione perché di contrasto, ma che ha - volenti o nolenti - origine nel rapporto, felice o meno, con quel genitore. Il fisico è risaputo gioca un certo ruolo nel cosiddetto colpo di fulmine, cioè nell’amore a prima vista. Ma sono proprio gli aspetti non solo non visibili, ma anche inconsci, a determinare l’attrazione reciproca. E’ questa una cosa che a volte si scopre (si impara a proprie spese) molto tempo dopo, e non spesso, perché quasi sempre, di questo fenomeno, non se ne saprà niente per tutta la vita. 


uando, ad esempio, dopo vent’anni di vita insieme, il matrimonio va improvvisamente a rotoli, si capirà perché ci si era scelti. E' proprio al momento dell’incontro, secondo aspettative e desideri che, a volte, si mettono in opera gli scenari futuri più paradossali, già sperimentati a suo tempo, ma in forma diversa; come sono state vissute quelle figure di riferimento, l'attaccamento era sano o malsano, positivo o negativo …quei rapporti erano davvero affidabili e protettivi? NON si deve costruire un rapporto basato sulla dipendenza reale o immaginaria, tanto meno per sanare i propri vuoti affettivi o sulla soddisfazione del bisogno infantile di sicurezza (un sostituto materno o paterno): NON PUO’ FUNZIONARE, perché ci si annulla, ci si vincola a vissuti complessi, a desideri e speranze altrui, si blocca completamente la crescita affettiva e l'evoluzione personale … LA VITA!!! Non avendo basi affettive solidi, si vive nel terrore di essere derisi, rifiutati e abbandonati al proprio destino.


e andassimo a vedere caso per caso, scopriremmo che, quasi sempre, in quella determinata esperienza finita male, è stata costruita una “facciata” pasticciata, un 'intonaco' nuovo ma fatto male, improvvisato, poco funzionale, per nulla “robusto” e longevo … pur non avendo piena consapevolezza, si aveva da tempo il sentore, la sensazione di una storia corta, piuttosto breve. Eventi esterni o altri motivi personali sopravvenuti faranno poi la loro comparsa in modo rapido e inflessibile, metteranno in risalto fenomeni impercettibili, metteranno a nudo una realtà che non era affatto percettibile all'istante, visibile in tempo reale. La nascita di un figlio, ad esempio, è un evento che, pur essendo meraviglioso, se non proprio destabilizza completamente l'assetto relazionale della coppia, costringe a rivedere le proprie posizioni, assegna nuovi compiti, fissa dei ruoli diversi, con dei contorni precisi e rigidi; 

da quel momento preciso si è genitori: lei è senza dubbio una madre con tante responsabilità, lui un padre con molti doveri. Molte coppie, purtroppo, non ce la fanno a sostenere compiti che, nonostante contratti chiari, chiacchiere e promesse a suo tempo formulate in buona fede, non avevano preventivato, messo in conto fin da subito. La perdita del lavoro, poi, che in questo particolare periodo storico, è all'ordine del giorno, influenza profondamente la vita di coppia, sia l'inizio, sia la sua fine. E’ facile capire che non esiste crisi di una coppia che non sia determinata da entrambi gli “elementi” in gioco, dai reali componenti, i quali come furono “complici” nel trovarsi, lo sono poi anche nel lasciarsi.
La separazione è davvero un fenomeno doloroso e complesso anche per i più 'forti. La cosa più infelice e penosa che l’individuo deve affrontare nell'arco della sua vita, da quando nasce a quando muore, è proprio quella di “allontanarsi” da qualcuno, separarsi definitivamente da un affetto … formulare un “addio”. Scattano sempre, a seconda della personalità coinvolta, dinamiche colpevolizzanti e sensi di colpa che non solo rendono confusa la situazione, ma provocano per alcuni una sofferenza lancinante e atroci dolori per tempi lunghissimi. Già dal momento della nascita, il bambino si separa da quel paradiso terrestre che è stato l’utero della madre; un mare di calma nel liquido amniotico. Là non c’era luce, rumore, movimento, nulla che potesse turbare quella quiete beata. La separazione da questo mondo sicuro, ben protetto, e l’immissione violenta in un mondo di luci, suoni e rumori, può incidere profondamente e traumaticamente su quell'essere indifeso che può difendersi solo con pochi strumenti: attraverso qualche riflesso primitivo generalizzato … un cucciolo di uomo in balia degli eventi esterni.
 
Questa operazione di distacco si ripropone continuamente nel processo evolutivo ed è fondamentale per uno sviluppo “sano” della personalità; è un passaggio indispensabile che, se fatto bene, non solo fornisce un senso di sicurezza nell'affrontare la vita, ma rappresenta anche un prezioso elemento protettivo per un adeguato sviluppo cognitivo e sociale. Ogni piccolo, infatti, ad un certo punto deve abbandonare questa figura di riferimento fondamentale della sua vita per cominciare a “camminare” da solo … iniziare il cammino della vita con le sue gambe. Deve insomma cominciare a spezzare un legame che da fisico era diventato psicologico, ma pur sempre una fusione piena di fisicità perché ancora dipendente dall'altro ... un tutt’uno con il corpo della madre.

un’operazione delicata e difficile che purtroppo non sempre certe figure contribuiscono a facilitare, perché altro non possono fare che riproporre la copia dei loro vissuti. E, COSI', QUESTI CONDIZIONAMENTI AFFETTIVI E MODELLI CULTURALI IMPRESSI NELLA MENTE, SE NON HANNO PRODOTTO LIBERTA' ED AUTONOMIA AL MOMENTO GIUSTO, MA SOLO DIPENDENZA, NON TARDERANNO A FARSI SENTIRE ALLA PRIMA DIFFICOLTA’ RELAZIONALE CHE SI INCONTRA ... POSSONO IN MANIERA PREPOTENTE RISVEGLIARSI. 

Verrà poi la separazione del piccolo che va all’asilo e lascia per la prima volta la casa … la separazione del bambino che va a scuola… la separazione del giovane uomo dalla famiglia biologica che trova un’altra donna e la sposa. E poi le prime morti, con la conseguente separazione da figure fondamentali della vita e, soprattutto, l'addio dal mondo stesso quando, in ogni essere umano di una certa età, cominciano ad insorgere le angosce di morte che lo portano ad ipotizzare la sua fine. Come si vede, ogni essere umano è segnato e tormentato dalla separazione: dal momento in cui nasce al momento in cui muore; non è altro che una rievocazione di esperienze passate e il dolore sperimentato sarà sempre in funzione di come ciascuno di noi ne è uscito da quella esperienza evolutiva: vincitore o battuto … un prototipo che viene rispolverato alla prima difficoltà. Non c’è dubbio che la separazione da un amore sia una perdita importante, un vero e proprio “lutto” e, quindi, comporti una depressione tanto più forte quanto più forti erano le forze inconsapevoli che avevano determinato l’incontro, l'unione dei due che andranno a formare una coppia. 



AI ISOLARE, APPIATTIRE LA COPPIA, OFFUSCARLA DI NOIA, PRIVARLA DEL DIALOGO (anche il silenzio è una comunicazione importante), DEL PIACERE, DELLLO SCAMBIO, DELLA SORPRESA, DELLA PASSIONE; VANNO EVITATI I COMPORTAMENTI RIGIDI, SEMPRE FISSI, IMMUTABILI E SEMPRE UGUALI perché, altrimenti, la relazione si trasforma IN UN RAPPORTO ASFITTICO. Basta inventare giustificazioni, legittimare certe scelte e malumori: sono stanco, sono sfinito, non ho soldi, se avessi quella “cosa” probabilmente starei meglio … forse sono i desideri che mancano, è la banalità e la noia che, invece, ci stanno limitando, restringendo lo spaio vitale, il campo di libero movimento, annientandoci! 

RICORDAMOLO, PER QUANTO SIA DORATA UNA GABBIA, NON DOBBIAMO MENTIRCI, GUAI GIRARSI DALL'ALTRA PARTE, E’ SEMPRE UN SACRIFICIO INUTILE, RIMARRA' SEMPRE UNA BRUTTA PRIGIONE. Molte volte, i due componenti della coppia decidono di lasciarsi proprio perché tutto quello che avviene mostra loro con chiarezza che ormai il loro rapporto è finito. Ciò non significa che il tutto avvenga immediatamente, si riesca a separarsi in breve tempo; in questo modo si portano avanti strascichi dolorosissimi, i resti di un’unione frantumata, polverizzata e sofferta … un insopportabile odore di stantio e di rancido che stordisce completamente entrambi! Non riescono ad affrontare una separazione che sarebbe loro salutare, temendone e ingigantendone il dolore, l’insopportabilità. Le varie incognite da affrontare da soli fanno paura e rendono insicuri chiunque

è quasi sempre da sospettare che dietro la figura dalla quale, sia pure nell’odio, non è facile staccarsi, ci sia quella “primitiva”, insolita e “fondamentale” figura di riferimentouna separazione da lei mal riuscita o parzialmente riuscita ma con le ossa rotte. La differenza di reazione dei due membri della coppia dipende da come ognuno decide, dallo stile e risorse psicologiche interiori, da come ci si difende nell'immediato da questo dolore … e, soprattutto, pur non avendo ricordi nitidi, da come abbiamo affrontato, in passato, quelle famose separazioni. Ognuno dei due, quindi, può scegliere quel tipo di difesa più idoneo alle risorse a disposizione, ovvero soluzioni che lo facciano soffrire meno, con poco disagio e neutralizzare il più possibile la solitudine: quegli interminabili momenti depressivi. Senza contare altri elementi che contribuiscono a differenziare come, ad esempio, i sensi di colpa sempre presenti nonostante siano inutili. 

LA COPPIA DIVENTA FONTE DI FELICITA’ QUANDO E’ FORMATA DA MEMBRI AUTONOMI E LIBERI (una felicità che non deve mai essere messa in mano a nessun altro); QUANDO SONO CAPACI DI ADATTARSI E MODIFICARSI A SECONDA DEL RITMO DELLA VITA, quando riescono a “perdere la testa” e SENZA IMPORSI DI RENDERE il rapporto ETERNO. Si perde energia ed entusiasmo QUANDO, per tenerlo in piedi, DIVENTA UNO “ SFORZO”, DISAGIO E SOFFERENZA ... quando NON LA SI TRASFORMA GIORNO DOPO GIORNO, SE NON SEGUE LO SCORRERE DELLA VITA.


li amori unilaterali esistono, appartengono ad un altro mondo, sconfinano in una dimensione fantastica, spesso nell'adorazione; è tutta un’altra storia, una ricerca continua di attenzione, considerazione ed affetto. Si corre dietro ad un 'fantasma' che ci si è costruiti piano piano nel tempo, spesso abbandonati e in solitudine; dinamiche relazionali complesse che si sviluppano attraverso accordi e disaccordi, vittorie e sconfitte, umiliazioni e consolazioni, sconforto e fiducia. Rapporti “maldestri” caratterizzati da percorsi pieni di “buche” e “sassi” che, il più delle volte, hanno prodotto sofferenza e mediocrità: un legame affettivo ambivalente, un attaccamento insicuro, imprevedibile e disorganizzato, riboccante di sacrifici, scetticismo, diffidenza, sospetti e ricattiscarse e infelici interazioni che hanno prodotto disturbi di personalità e stili cognitivi sbagliati; si crede o forse ci si illude di aver ricevuto le giuste attenzioni, grande sostegno e notevole considerazione, importanti prove d’amore e, soprattutto, un mare di benefiche coccole ... un fenomeno, per i più fortunati, poco chiaro e confuso, per altri una vera e propria corsa ad ostacoli.


    Dati tecnici. Un attaccamento “sicuro”, ovvero la certezza di poter contare, nei momenti difficili e di bisogno, sulla figura di riferimento, ad esempio, permette al piccolo di esplorare autonomamente e con una certa sicurezza il mondo intorno a sé, controllare e impadronirsi dell'ambiente circostante liberamente, con piacere, fiducia e soddisfazione; permette inoltre di assimilare ogni cosa più facilmente, con un certo grado di determinazione, autostima e passione: muoversi nel mondo in modo attivo, sicuro e felice. Siamo di fronte ad un seme “sano” e forte che germoglierà velocemente e senza ostacoli particolari; per svilupparsi non ha bisogno di un umus particolare, di troppe considerazioni e attenzioni sociali, ma solo di rispetto.

    Quando invece il bimbo sviluppa un attaccamento “insicuro – evitante”, in cui presenta notevoli difficoltà ad accedere o interagire con la figura materna, impara immediatamente a farne a meno e, soprattutto, a concentrarsi non più sulle persone, ma sul mondo inanimato che, apparentemente, non presenta né “fregature” né delusioni. In questo modo, ritirato entro la sua “turris eburnea”, guarda con sospetto ed estrema diffidenza le persone che incontra, sposta l'attenzione sugli oggetti evitando in tal modo la relazione con i suoi simili che sono temuti, ignorati e, soprattutto, deprivati di ogni eventuale potere invalidante nei suoi confronti. Da tutto ciò emerge un personaggio strano, eccentrico, distaccato e indifferente ai rapporti con gli altri che tende, in ogni caso, a rifiutare, evitare ogni possibile tipo di comunicazione e relazione umana: percepisce l'altro sempre aggressivo, minaccioso ed ostile. Con questa strategia non solo crea una barriera, non permette agli altri di avvicinarsi, ma si immunizza verso offese o aggressioni varie. Se non intervengono cambiamenti positivi il suo destino sarà quello di avere disturbi relazionali connessi a quadri patologici ben precisi e seri: paranoide (diffidente e sospettoso) schizotipico (disagio nelle relazioni affettive troppo coinvolgenti e cariche eccessivamente a livello emotivo) e schizoide (poche emozioni e distacco nelle relazioni) .  

    Quando poi si ha a che fare con figure di accudimento insensibili ed imprevedibili, si viene a configurare una struttura relazionale più complicata e grave: anche il piccolo, per reazione, impara ad essere aggressivo ed imprevedibile. Siamo di fronte ad un soggetto trascurato, poco soddisfatto delle sue imprese quotidiane; un essere che per ammorbidire il suo profondo senso di inadeguatezza è predestinato ad una ricerca infiniti consensi, abbondanti attenzioni, continue approvazioni ed esagerate manifestazioni affettuose; un personaggio pauroso che, per la sua rigidità e perfezionismo, cerca conferme, considerazione, attenzione e lodi in ogni angolo della terra; perennemente ansioso, insoddisfatto a livello affettivo pretende, sempre e comunque, in ogni momento, la fatidica prova d'amore … un segno che non sarà mai all'altezza del suo desiderio, a quell'immagine prodotta e inseguita solo dalla sua fantasia! Terrorizzato, amareggiato, deluso e disorientato dalla critica e dalla disapprovazione cerca di essere particolarmente efficiente, di raggiungere in ogni campo sociale e culturale livelli sempre più elevati, essere il primo di tutti, scalare - anche con scarse qualità - le vette sociali più alte. Questi sono i tratti relazionali che caratterizzano alcuni disturbi di personalità: ossessivo – compulsivo (controllo, perfezionismo ed esagerata attenzione per l'ordine), evitamento (eccessivamente sensibile ai giudizi, notevole inibizione sociale) e dipendente (atteggiamento di sottomissione, appiccicaticcio nei rapporti, bisogno continuo di essere accudito). 

    Un attaccamento di tipo disorganizzato invece è forse l'interazione più negativa che possa capitare a due esseri umani ... un rapporto scoordinato e confuso produce dolore prima a se stessi poi agli altri; tale comportamento ha un ruolo fondamentale nella genesi della “malattia” in età adulta. In questo caso abbiamo una figura di riferimento dominata da una grave sofferenza, un malessere emotivo irrisolto, come ad esempio un lutto mai rielaborato; il suo agire è pieno di preoccupazione, ansia e tristezza … ogni suo gesto viene percepito come minaccia. Il piccolo, a sua volta, non essendo in grado di comprendere e gestire la situazione reagisce con ostilità; cerca di rispondere alle invalidazioni altrui, screditando, ignorando, manipolando ogni cosa, esclusivamente per le sue esigenze e bisogni primari. I rapporti in età adulta saranno conflittuali e privi di regole morali. Un attaccamento simile porterà a vari disturbi di personalità: narcisistico (progetti grandiosi, esagerati, ricerca costante di considerazione e ammirazione), istrionico (alla ricerca costante di attenzione con una emotività fuori controllo), borderline (impulsivo, instabile nei rapporti, sviluppo degli affetti difettoso) e antisociale (inosservanza e violazione delle esigenze, dei diritti altrui).

    etto questo non è possibile comunque né giudicare, né condannare chi abbiamo di fronte, nessuno è colpevole per quello che ha dentro … dà solo quello che ha acquisito e imparato nel tempo! Ognuno di noi è passato, volente o nolente, attraverso questo processo evolutivo … evitiamo, quindi, di spingere troppo l'acceleratore, soprattutto, sui giudizi di valore nei confronti delle persone che la pensano diversamente da noi; discutere per affermare le proprie posizioni va benissimo, ma malissimo quando si vuole costringere l'altro a cambiare, a pensarla come noi, a vedere le cose con i nostri occhi.

    Per un 'cucciolo' d'uomo, all'inizio del suo percorso, inerme e disarmato, ogni cosa è in salita; relazionarsi in modo sereno, tranquillo ed equilibrato è, se non trova le pedine giuste, davvero impossibile; senza nessuna cultura, sprovvisto di istruzione specifica, con un pensiero limitato e con strumenti di difesa rudimentali ha davvero difficoltà a proteggersi da solo, gestire i rapporti, essere libero e costruirsi un mondo affettivo in modo sereno ed equilibrato … uscirne fuori tutto intero; fare sempre bene con se stessi e gli altri, cavarsela con poco o nessun danno, “manipolare” a proprio vantaggio cose e situazioni, gestire felicemente un ambiente ancora sconosciuto e del tutto da scoprire, non è facile. Ma in questo territorio, spesso più ostile che sereno, se vuol sopravvivere, deve adattarsi per ottenere un certo “equilibrio” e ci prova con lo strumento dell'imitazione, con la speranza di aver di fronte una figura protettiva, trovato la guida giusta, il modello migliore ... che siano quelle le immagini vere da emulare, da seguire ad occhi chiusi


    (Imitazione: riproduzione degli atti di una persona o di un fenomeno esterno. Il bambino imita tutto ciò che si trova alla sua portata. Il lattante risponde ai sorrisi dei familiari con una specie di mimetismo spontaneo. Successivamente si ha l'imitazione per puro piacere: egli cerca di riprodurre un certo risultato che ha ottenuto per caso e si compiace di questa ripetizione. Poi l'imitazione diventa intenzionale, il fare finta, il gioco, il comportamento può essere differito; verso i tre anni il piccolo riproduce gli atteggiamenti delle persone che gli sono vicine, si diverte ad immedesimarsi negli altri più che ad essere se stesso. Più tardi mediante l'imitazione si realizzerà l'apprendimento delle tecniche, ma si tratta di una condotta molto più elaborata, nella quale entra in gioco la capacità di ricreare. La vera funzione dell'imitazione nel bambino non è soltanto quella di copiare la natura, e neppure l'apprendimento dei gesti e della parola: essa lo spinge a prendere coscienza della sua posizione e dei suoi compiti all'interno del gruppo, a conoscere la sua individualità attraverso gli altri. La misura e il modo dell'imitazione dipendono sempre dalle caratteristiche del modello che si ha di fronte, dalle proprietà ed esperienze del soggetto, e dall'indice di ricompensa o punizione considerato nel comportamento del modello stesso. L'acquisizione per esempio d'un comportamento aggressivo, come anche di norme e regole sociali, viene influenzata essenzialmente dall'imitazione. Dal punto di vista psicosociale, nell'adulto si manifestano le stesse fasi di astrazione progressiva nell'imitazione che riscontriamo nel bambino nel corso del suo sviluppo: al livello più elementare, si ha un puro e semplice contagio, come nella risata irrefrenabile. Il comportamento di un individuo immerso nella folla deriva da questa forma elementare di imitazione. Ma in questa situazione entra in gioco inoltre la preoccupazione, già a livello intellettuale, di conformarsi a una norma, per non dire un vero conformismo).





    gni esperienza passata, tutte le cose assimilate nel tempo saranno impiegate per rendere la vita più gradevole e scorrevole, verranno estese a tutto ciò che si incontrerà nel corso della vita nel bene o nel male; persino parte dell'interiorità verrà “contaminata” per mantenere un certo “equilibrio” emotivo … anche se patologico! Bisogna fare in fretta e, purtroppo, sacrificare anche una parte di sé importante ... rinunciare qualcosa di se stessi. Un muoversi confuso, caratterizzato da cause ed effetti di cui, poi, non si avrà alcun ricordo, nessuna consapevolezza; comportamenti, atteggiamenti, motivazioni, automatismi, esperienze lontane che, per sopravvivere, hanno deformato la realtà, prodotto una visione diversa delle cose, cercato di rendere un mondo più caloroso, luminoso, colorato e miglioreun fenomeno di cerniera tra impotenza e idealizzazione

    La bambina, ad esempio, fa del padre un principe azzurro, un re, un essere speciale; una idealizzazione che poi troverà rispondenza in quel certo “attore” costretto ad impersonare il ruolo di compagno (o amico) … dovrà recitare quella curiosa parte di uomo senza macchia e senza paura. Per dirla con C.G.Jung siamo di fronte all'Animus, ovvero la componente inconscia maschile della personalità della donna. Un'identificazione rigida e conflittuale con questa immagine può comportare l'evidenziazione di tratti caratteriali quali: rigidità, intransigenza, spirito polemico. 

    Così anche per il bambino, la figura femminile assume un significato particolare, può diventare la fatina dai capelli turchini, la maga, la santa, la donna perfetta, la regina. Qui, sempre secondo C.G.Jung, siamo di fronte all'Anima, componente inconscia femminile della personalità dell'uomo; più siamo identificati con tale immagine più è possibile soffrire di ipersensibilità, effeminatezza e malinconia. E’ un’esperienza legata ancora al mondo infantile fantasioso e al pensiero magico (vedasi sviluppo cognitivo Piaget). Il modo di vivere e di comportarsi della coppia, pertanto, è sempre connesso ad esperienze passate, legato ad eventi direttamente vissuti con le figure di riferimento … non può sfuggire in alcun modo al mondo fiabesco, a quelle fantasie di sopravvivenza prodotte nel tempo per non “soccombere”, oppure sconfinare in qualche disturbo mentale. Ognuno vive le cose come le ha immaginate precedentemente e per quanto riguarda la visione dell’amore, possono nascere dinamiche e comportamenti strani e contraddittori. Questi però non solo rispondono a una specie di programma che l’individuo si è costruito pian piano con gli altri, ma anche come è stato sperimentato e condotto quel famoso gioco d’amore primitivo … ovvero ricondotto ad episodi realmente vissuti, pensati o fantasticati … un vecchio prototipo già sperimentato. 

    E' un copione già scritto, un programma caratterizzato da dinamiche inconsce, in gran parte non sempre del tutto consapevole perché completamente influenzato da ricordi, dagli affetti, dalle esperienze vissute, da modelli culturali dominanti, dalle abitudini, dall’ambiente sociale e culturale dominante, dagli adattamenti più spesso infelici che felici un gioco amoroso influenzato dall’educazione, dall’ambiente sociale e culturale in cui si è combattuto, vissuto e cresciuto. Il futuro dipenderà dalle nostre sicurezze emotive costruite nel tempo, dalle nostre risorse vitali disponibili, dal modo in cui siamo usciti da quel processo evolutivo: vincitori o sconfitti, conquistatori o perdenti. Le nostre esperienze passate, quindi, possono, volenti o nolenti, condizionare, minare il nostro agire, il fare futuro: ogni scelta, atteggiamento e decisione. Conoscere questi meccanismi sarà più facile orientarsi o comprendere il reale stato di salute della relazione; può far riflettere, facilitare la comunicazione, scoprire se la coppia è davvero sana o matura … aiutare, chi lo desidera, ad orientarsi più facilmente in questa incredibile ma sempre stupenda, fantastica e meravigliosa esperienza di vita. L’insicurezza affettiva inoltre è spesso responsabile del fallimento del rapporto di coppia; quando siamo innamorati e, quindi, felici (felicità = stato di benessere psicosomatico transitorio, senso di soddisfazione legato alla realizzazione di un proprio desiderio), nel nostro organismo si diffonde una pioggia di sostanze benefiche (le famose endorfine): un’autosomministrazione di sostanze del benessere sempre a costo zero; 

    in ogni relazione vince sempre la spontaneità e la naturalezza, il rapporto va nutrito sempre di curiosità e di avventura; nella coppia conta sempre la passione e la magia non la quantità di parole dette; l’altro, poi, quando assume il ruolo di 'manipolatore', non deve mai essere il pilastro della nostra esistenza perché se dovesse andarsene crollerebbero le 'colonne' di Ercole, la nostra personalità andrebbe in mille pezzi (ci si smarrisce ancora di più perché abbiamo già perso, da tempo, noi stessi): una premessa sicura che porta dritti all’infelicità (si perde la propria autonomia e fa sentire ai margini della vita); chi invade lo spazio dell’altro, complica le cose in ogni settore della vita, fa solo star male: toglie energia, crea disagio e fa ammalare lentamente … un percorso insolito, sbagliato perché è stato tracciato da altri (il rischio è alto perché si possono ereditare anche i lati più deboli ed infelici!); è un vivere incerto, con pensieri inquietanti che portano fuori strada, impediscono di essere felici … “inquinati” e neutralizzati dall’eccessiva dipendenza. Quando ci si appoggia ad un vivere altrui e prestabilito - un copione già scritto - si perde lucidità, spontaneità, viene ostacolato il modo di vedere le cose come sono realmente (tutto è già visto e scontato): si gira a vuoto, accumulando timori, abbandoni, rifiuti, infinite delusioni e paure;

    anche troppa vicinanza può fare enormi danni relazionali ed affettivi: spegnere la passione! Ricorda, il rapporto non va costruito attraverso lotte e privazioni, non è mai una pena, uno sforzo, una fatica, un sacrificio, un lavoro sgradevole e fastidioso; i personaggi fissi e quelli tutti di un pezzo disturbano sempre la buona comunicazione, alla larga, quindi, dai noiosi (non vedono oltre la loro ombra), dagli insicuri (sono sempre convinti di perdere stima, considerazione ed affetto), dagli aggressivi e narcisisti (cercano sempre di farsi notare, adorare, hanno un costante bisogno di ammirazione, desiderano una costante approvazione, la loro stima è vacillante)e, poi, ricordiamolo ancora una volta, un buon litigio non serve a stabilire chi ha ragione ma semplicemente a smuovere la staticità del rapporto, rendere la relazione più reale e viva! Un battibecco fatto bene, quando serve, può permettere di recuperare identità e spazio personale; mai tenere il muso perché fa sentire in colpa l’altro e lo ricatta affettivamente: il partner non deve mai essere uno “sfogatoio”!!! Ogni amore è avventura, è una scintilla che si accende da dentro, arriva all’improvviso, senza rispettare nessun copione, progetto, alcun programma, ci aiuta a smantellare le barricate, a mandarci a gambe all’aria quando siamo troppo controllati, severi e rigidi. Non bisogna rinunciare a vivere per assecondare il partner: il vero amore non blocca mai, ma fa crescere entrambi. Il rapporto finisce quando entrano in gioco elementi che lo rendono innaturale: recite, imitazioni, aspettative, tensioni e sforzi ma, soprattutto, quando è pieno di interferenze e indebiti interventi esterni come consigli e critiche; non si ama per annullarsi nell’altro, non si potrà mai essere felici se nascondiamo le vere passioni, se si vive per l’applauso, per farsi accettare, per fare bella figura: uniformarsi incondizionatamente si recita una parte non sentita che nasconde solo tensione, rabbia, frustrazione, conflitto e aggressività da troppo tempo trattenuta.


    'amore, comunque, per molti, non è mai un argomento “attraente” o interessante perché può evocare facilmente sentimenti contrastanti, timori terribili e ricordi drammatici di ogni tipo: rifiuti, dubbi, raggiri, delusioni, tradimenti, disprezzo. “Aggiornarsi”, quindi, su questo mondo incantato è sempre difficile per chiunque, ma dovrebbe essere anche un diritto e un dovere farsi aiutare quando le cose non vanno per il verso giusto! Se non ci troviamo bene su quel percorso terapeutico, cambiamolo!!! Parecchie sono le tentazioni a non voler approfondire questo tema, molte cose lo ignorano e fanno da filtro: timore di ripetere, pur essendo adulti, esperienze dolorose infantili, di essere ingannati, derisi e delusi ancora una volta.

NON DOBBIAMO POI DIMENTICARE CHE - COME SOSTIENE BAUDELAIRE - L’AMORE ESSENDO UN “CRIMINE” RICHIEDE SEMPRE UN COMPLICE ED E' SEMPRE L'INIZIO O LA FINE DI OGNI COSA. 


Breve Vademecum per la coppia 'felice'.

Si deve sempre amare il partner non un’idea, mai rincorrere una visione, un amore eterno, una “congettura” per quanto fantastica essa sia! Ma quello che è realmente nel bene e nel male: la sua immagine concreta e reale. Amare comunque non significa modificare la propria struttura mentale, boicottare la chimica del piacere, annullare completamente le proprie voglie, adattarsi ciecamente all’altro e vivere in modo “impeccabile” il rapporto. Ascoltare l’altro (senza volerlo cambiare) va bene, ma aprire gli occhi su se stessi è gustarsi ciò che di buono sta intorno è ancora meglio. Essere presenti a se stessi (sentire) è sempre un passo in avanti, doveroso, decisivo ed indispensabile, non è solo un gesto di responsabilità e malleabilità a livello sociale, ma utile per la propria salute e quella altrui. Sentirsi bene, infatti, garantisce un certo grado di soddisfazione nel rapporto a due, sana i disagi e ripara l'ostilità silenziosa. Sono proprio le relazioni inaspettate e originali a rilevare i lati creativi importanti di ciascuno di noi; quelle mosse piene di sorprese, colme di magia, “combattimenti” creativi e tutti da scoprire che rendono la vita più coinvolgente, eccitante e complessivamente soddisfacente.



a coppia funziona bene non per fortuna o per grazia ricevuta, ma solo se c’è autonomia, libertà, avventura, mistero, fantasia, rispetto, attrazione, entusiasmo e passione; produce felicità e ottimi effetti speciali quando si è animati dalla sorpresa, trascinati dalla magia e spinti dall’imprevisto. I conflitti di coppia, inoltre, vanno sempre presi in considerazione perché servono ad affermare la propria indipendenza e favorire un dialogo aperto più che vantaggioso e costruttivo per entrambi i membri. No alle relazioni gabbia in cui i doveri superano i piaceri; no ai sacrifici del tutto inutili che oltre ad andare “contromano", ti confondono, fanno sbandare e andare fuori strada; se si considerano leciti e importanti i propri bisogni non solo la vita sarà più semplice e interessante, ma le relazioni saranno davvero più significative, autentiche, genuine e felici … un senso di viva soddisfazione, di valore inestimabile. Quando si è “disponibili”, aperti al piacere non si è mai confusi, inscatolati e imbrigliati, ma più lucidi, attenti e responsabili; la mente sarà completamente vigile, sgombra da “cianfrusaglie”, pronta a produrre all'istante cose importanti e preziose per chiunque.

Il piacere, quindi, non deve mai essere una piccola concessione di “sua maestà”, un benessere da raggiungere attraverso enormi sacrifici, ma un vero e proprio diritto oggettivo immediato; il piacere e la felicità, infatti, sono condizioni irrinunciabili per la salute fisica e mentale. Se non si è alimentati da un piacere naturale, spontaneo, mancherà sempre qualcosa di fondamentale nel rapporto affettivo e sociale; la mancata o parziale soddisfazione produce tensione, lascia “sospesi nel vuoto” - tutto diventa faticoso, complicato, pesante, conflittuale e stressante - anzi la sua assenza lascia spesso una fastidiosa e inspiegabile eredità: depressione, ansia, ipocondria e attacchi di panico. Molto spesso, senza accorgersene, ci si mette insieme per un “incastro” psicologico dettato e obbligato non solo dalle avversità, ma anche dall’incontro delle personalità coinvolte e, così, prima o poi ci si trova in un mare di guai a propria insaputa. Con tale schema il rapporto diventa difficile, complicato e serioso; quando ad alimentarlo non è più la passione ma l’abitudine e la noia la vita diventa un piccolo ed insistente calvario.

Così in silenzio si cerca di gestire inutilmente un “peso” che, nonostante le varie attenzioni caloriche, fa saltare letteralmente i bottoni e allargare i buchi della cinta; scopriamo, così, a nostre spese, che le relazioni “spente” o complicate fanno lievitare (appesantire) il fisico, mentre la voglia di avventura “snellisce” (alleggerisce), rigenera completamente il corpo. Ogni amore è avventura, è una scintilla che scatta all’interno, arriva all’improvviso, senza rispettare nessun progetto, alcun copione, proprio per mandarci a gambe all’aria quando siamo troppo controllati e confusi; non bisogna rinunciare a vivere per assecondare il partner (o l'amico): il vero amore rende liberi e forti, non blocca, non intralcia mai lo scorrere della vita, ma fa crescere entrambi


l rapporto finisce quando entrano in gioco elementi che lo rendono innaturale: recite, tensioni e sforzi ma, soprattutto, interferenze e indebiti interventi esterni, da quel fare saccente improvvisato come consigli, critiche e aspettative esagerate. Anche se ci viene promesso mari e monti, non si ama per annullarci nell’altro: la cartina tornasole siamo sempre e comunque noi! Non si potrà mai essere felici se nascondiamo i nostri entusiasmi, le vere passioni, se si vive per l’applauso, per farsi accettare, per fare bella figura, ci si sacrifica - spesso in modo vano - per soddisfare le esigenze degli altri … si percorrono sentieri non scelti da noi. Ci si ritrova al capolinea quando ci si uniforma incondizionatamente all'altro, si finge il piacere, si recita una parte sofisticata, poco naturale, non sentita, che nasconde solo rabbia e aggressività: sentimenti da troppo tempo trattenuti che anziché avvicinare, allontanano. I litigi e le discussioni non scendono in campo a stabilire chi ha ragione, ma a smuovere le energie di un vivere eccessivamente fermo, troppo statico: ruoli fissi che avviliscono e svuotano la coppia. No tenere il muso! Un amore troppo ‘sicuro’ inquina la mente e crea un rapporto scontato, refrattario, che non infiamma più. SAPPIATELO le persone “sbagliate”, intossicano, soffocano, fanno star male … SONO NOIOSE ANCHE QUANDO NON PARLANO!!!

ATTENZIONE PERICOLO. Accade spesso nei vari incontri e, soprattutto, nella maggior parte dei “rapporti” che si realizzi una specie di “bilancia” fra le due personalità; soggetti che si imbarcano in rapporti già “malati” fin dall’inizio. Ad esempio: un uomo “forte” e rude si trova meglio con un personaggio che difficilmente dice la sua, tende a sposare una donna “debole” e remissiva; una donna aggressiva, manesca e violenta sposa un uomo effeminato e sottomesso, un uomo tirannico si mette con una donna insignificante e completamente sottomessa. Questi rapporti, quindi, formano un equilibrio di compromesso (patologico), siamo di fronte a quella famosa parabola del cieco e del paralitico … ma se il cieco riprende a vedere e il paralitico a camminare, cosa succederà mai? Se queste figure patologiche cambiano in modo considerevole e improvvisamente? 

essano le loro manifestazioni, non hanno più bisogno di quei tratti per sopravvivere? Semplice, il loro equilibrio che teneva in piedi il rapporto, crolla. Queste persone che prima avevano la necessità del controllo o della sottomissione del partner per mantenere in equilibrio le loro istanze psichiche, non ne hanno più bisogno; l’altro, pertanto, essendo evoluto, diventa completamente inutile. Non ha più bisogno della “preda” oppure, a seconda dei casi, di essere cacciato. I caratteri che erano “complementari” cessano di esserlo … da qui, cancellato il “Purgatorio dantesco”, si nasce o si muore … la vita di coppia, all'improvviso, può perpetuarsi, trasformarsi, evolversi in forma diversa in una vera “commedia: Paradiso o Inferno.


Un breve ripasso 1

ppassionati, affascinati, innamorati della grande saggezza e cultura Classica, abbiamo imparato che Eros è una divinità prestigiosa, rispettata e venerata dall'intera popolazione dell'antica Grecia: il Dio dell’amore. Nacque, secondo Esiodo, al principio dei tempi, uscendo dal Caos assieme a Tartaro ed a Gea (elementi primordiali del mondo): simbolo dell’arcana forza che unisce ed armonizza - come ogni gesto d’amore - l’intero creato. Per molti prevale il mito che vuole Eros figlio di Ermes ed Afrodite, poi sposo di Psiche. 

Psiche è la divinazione dell’anima, la sposa segreta di Eros. Una tarda leggenda descrive Psiche come figlia di re, dalla bellezza tanto conturbante da incutere timore nei pretendenti. Sembrava ormai condannata alla nubiltà, quando un oracolo ordinò al padre di vestirla con gli abiti nuziali e di portarla su di una rupe, dove un “mostro” l’avrebbe presa. Da quella rupe Psiche fu trasportata - come per magia - da un dolce vento, nei giardini di un palazzo sontuoso. Durante la notte fu raggiunta dal suo sposo, che le proibì di guardargli il volto perché in caso contrario sarebbe svanito (Psiche comunque essendo un essere mortale non avrebbe potuto sopportare la “luce” abbagliante del Dio Eros perché l’avrebbe accecata, completamente distrutta). Dopo qualche tempo Psiche, sola e annoiata, riuscì a farsi mandare dal marito a trovare i suoi familiari … alcuni studiosi, invece, sostengono che siano state le sorelle a farle visita; le sorelle, invidiose, saputo che ella non aveva mai veduto il suo sposo, le diedero una lucerna convincendola a scoprirlo


Così quando tornò al suo palazzo, aspettò che il marito si addormentasse, accese la lampada e vide al suo fianco un giovane fantastico, grazioso, bellissimo, incantevole ... un fascino impossibile resistergli. Ma nella frenesia, una goccia d’olio della lampada cadde sulla spalla dell’amato che si svegliò e subito dopo si dileguò. Psiche disperata, lo cercò per ogni luogo e dovette anche subire ogni umiliazione da Afrodite (Venere, per i romani), invidiosa della sua bellezza. Eros, comunque, sempre innamorato, folle di Psiche, distrusse ogni protocollo e chiese a Zeus di concedere alla sua amata l’immortalità e di potersi unire a lei per l’eternità … e così fu! Secondo il mito amore e ragione (le sorelle rappresentano le voci di una mente stagnante, invadente, tossica e troppo razionale) non vanno assolutamente d’accordo anzi, senza ombra di dubbio, sono incompatibili con il mondo emozionale … la “follia” dell'amore inoltre, tanto meno può essere imbrigliata.

on si può gestire (controllare, pilotare) l’amore facendolo diventare eterno. L’amore può nascere e morire da un momento all’altro, una relazione può durare pochi istanti, ma anche una “eternità”. Il tempo dell’amore è sicuramente un tempo soggettivo, non è sicuramente quello relativo all’orologio o al calendario gregoriano. Alcune dinamiche evolutive, i propri cambiamenti o i cambiamenti dell’altro, infatti, possono modificare il rapporto e renderlo invivibile se non impossibile (il patto verbale stipulato “fin che morte non ci separi”, può diventare un vero inferno, una grande trappola, se non una profonda agonia)

Due individui possono scoprire, man mano che invecchiano, d’essere cambiati l’un l’altro perché nuove esperienze, opinioni diverse a un certo punto creano distanza, provocano una separazione, un calo del desiderio sessuale, della creatività, della fantasia, e può non esserci più quel gusto a stare insieme e, nel contempo, subentrare l’esigenza di comunicare con altre persone per verificare la propria “identità” evoluta, riconoscersi in una vita sociale più soddisfacente, ovvero in una comunicazione più libera, autentica e spontanea … in sintonia e al passo con i tempi! I primi passi dell'amore si sviluppano nell'ambito della famiglia … in quel rapporto si apprende l'arte dell'amore e dell'amicizia. Il bambino sperimenta un attaccamento emotivo intenso e prolungato nei confronti della figura di riferimento, che viene conseguentemente associato alla soddisfazione, ad una cosa buona: alla realizzazione dei suoi desideri e bisogni.


e limitate prospettive e ridotte capacità cognitive del bambino lo inducono a credere che questo non sia soltanto un luogo in cui si sente protetto e al sicuro, ma anche un qualcosa di magico, di fiabesco: il rapporto più importante, e magari il solo, esclusivo, che coinvolga il genitore. A mano a mano che cresce, il bambino si scontra con la realtà, ovvero impara che non tutti i suoi bisogni trovano gratificazione in questo rapporto, e che per entrare sul palco della vita, conquistare l’affetto di quella “figura”, fondamentale per il suo futuro, occorre competere con un altro adulto … con l'altra figura di riferimento, come per la prima, si “vince” o si perde, si crolla o si rinasce … si resta vivi, se ne esce tutti interi o con le ossa rotte

Nella maggior parte dei nuclei familiari (diciamo il 99,9 periodico), il rapporto coniugale, le punizioni senza giustificazioni, i divieti, connessi al processo di maturazione, impediscono al bambino di diventare “troppo” autonomo, libero e indipendente, inducendolo a cercare soddisfazioni, gratificazioni e appagamenti vari altrove (il sociale si scontra con l'istinto … ci si deve piegare alle regole comuni di quel particolare gruppo sociale e culturale). Una delle principali caratteristiche che distinguono l’amore romantico vissuto dopo l'adolescenza dalle prime forme di affetto e dall’amore materno è l’idealizzazione. Il bambino sviluppa un rapporto fantasmatico idealizzato con il genitore di sesso opposto, che ovviamente non può essere oggetto di pieno “possesso”; c'è qualcuno che ruota attorno, nel bene o nel male, a quell'adulto: il suo vecchio “complice”. L’idealizzazione sarebbe il risultato della mancata soddisfazione del bisogno di avere tutto per sé compreso il genitore. Da un punto di vista evolutivo, tali manifestazioni (identificazione e fantasia) possono essere considerati i precursori di un amore più o meno “maturo” per un altro individuo, in quanto comportano una maggiore distinzione tra sé e l’altro. Ma se l’idealizzazione e la fantasia diventano veri e propri sostituti di una effettiva gratificazione nei rapporti reali, possono esercitare un’azione ritardante importante sullo sviluppo psico – affettivo. Il clima familiare, infatti, influisce lentamente sulla costituzione, fisica e psicologica, di ogni individuo, in modo profondo e quasi sempre inconsapevole. 


Un breve ripasso 2


ell’adolescenza i sentimenti di tenerezza, ampiamente sperimentati nell’ambito della famiglia biologica, possono intrecciare e produrre, se indirizzati su persone estranee allo stesso nucleo familiare, nuovi rapporti affettivi e, soprattutto, concretizzarsi in importanti sensazioni
“sessuali”; molto dipenderà dai nostri atteggiamenti, se siamo introversi o estroversi, se abbiamo imparato a concentrarci su noi stessi o sugli oggetti esterni … a scegliere più facilmente come oggetto d'amore il nostro corpo o l'ambiente circostante. L’innamoramento farà poi il suo corso, prenderà 'corpo' non appena l'attrazione sessuale si combinerà con l'intimità. Se la persona è titubante nell'interagire, nell’affrontare un altro individuo, l’approccio effettivo può essere sostituito da un’infatuazione a distanza. Le infatuazioni, passioni superficiali, possono paragonarsi a un esercizio di emozioni che preparano l’individuo al successivo contatto interpersonale. 

E’ nell’adolescente che si definisce l’identità di un individuo. Un saldo senso della propria identità è il prerequisito fondamentale perché si possa, poi, sviluppare nel tempo una profonda comunicazione, un importante linguaggio relazionale, instaurare un fantastico calore affettivo, una formidabile intimità amorosa. Ma il raggiungimento di una salda identità è strettamente legato alla capacità di comunicare con gli altri su un piano confidenziale e, soprattutto, in un'atmosfera di scambio, di soddisfazione reciproca e di buona cordialità familiare. Gli individui che “scelgono”, “fuggono”, “temono”, “evitano” di innamorarsi, hanno “soggezione” di questo sentimento: paventano soprattutto una qualche incertezza nella loro precisa identità. Ciò nonostante l’esperienza di amare contribuisce alla conoscenza di sé, così come le sensazioni di conoscere se stessi ci aiuta a conoscere gli altri e, quindi, raggiungere e favorire una discreta serenità e un buon equilibrio emotivo. L’amore di se stessi, ovviamente non quello sperimentato dal narcisista, cioè l’affermazione del proprio reale valore innato e delle proprie potenzialità, è fondamentale ai fini del raggiungimento e del mantenimento di una salda identità integra e funzionale. Purtroppo l’amore di se stessi non viene mai incoraggiato a sufficienza perché, il più delle volte, lo si confonde con un modo di vivere egoistico. 


E' ovvio, quindi, che se si vuole esprimere qualche sentimento, non solo bisogna averne consapevolezza, ma soprattutto avere a disposizione il materiale giusto e le risorse adeguate nel proprio 'cantiere' emotivo … possedere buoni strumenti affettivi. Il vero amore, infatti, non bisogna solo ammirarlo, bisogna rispettarlo e per rispettarlo bisogna conoscerlo in profondità. Se si ama la vita, ogni cosa sarà sicuramente meno ostile e minacciosa … si avrà meno paura di se stessi e del mondo circostante. Al contrario, se non si ama la vita e la si percepisce crudele ed ingiusta si starà sempre sulla difensiva, la si vedrà con diffidenza e sospetto, si metteranno in atto infinite resistenze al suo fluire naturale, e questo provocherà incredibili disagi e diffuse sofferenze psicofisiche.


volte, invece, si può verificare che il nostro bisogno di amore si camuffa dietro altri meccanismi pieni di timori, poco chiari, più confusi, difficili da decifrare … decodificare a livello consapevole. Ad esempio, ci buttiamo a capofitto nelle opere di volontariato, o ancora anteponiamo le esigenze altrui alle nostre vere necessità per riempire un vuoto interiore, per sentirci dire che abbiamo valore, siamo considerati, bravi, per esorcizzare la paura della solitudine, per 'confondere' alcuni tratti depressiviper essere rincuorati, godere nel sentirci dire che “facciamo cosa buona e giusta”; non si può certo negare che, il più delle volte, si stanno realizzando progetti utili, veramente cose buone e giuste, ma con una finalità e progetti interiore diverso, se non incomprensibili ... lontani comunque dalle nostre reali necessità, ma solo per compensare e gestire un profondo dolore interiore. 

L’adolescenza, comunque, a livello amoroso, è l’età del “disordine”. E’ un’età in cui non si conoscono completamente i propri mezzi, non si sono affinati adeguati strumenti affettivi e vere competenze cognitive, in cui non si sa ancora esattamente chi si è e dove mai si approderà. Accettare il “disordine” di un adolescente vuol dire accettarlo al di là del modello dato, al di là della perfezione. Molti genitori non ci riescono a fare questo passo perché a loro volta non sono mai stati accettati di per sé, per il loro reale valore, ma solo nella loro bravura, nella loro 'patologica' perfezione. Le persone eccessivamente ordinate in realtà non si possono permettere il lusso di “mancare” anche nelle cose più banali, non sono in grado di accettare nemmeno un minimo disordine interiore, l’ordine è per loro un prezioso e indispensabile meccanismo di difesa. Il difficile, con i figli, è trovare il giusto ritmo nel distacco e nelle consegne: dire semplicemente no, a volte, è talmente faticoso che sembra di scalare l'Himalaya anche se siamo in pianura.

Il bambino prende tutto quello che trova a portata di mano, se una cosa gli piace non è possibile fargli capire che non è sua, che deve restituirla e non può portarsela dove vuole. Le sue urla altissime spiazzano, agitano, pilotano, disorientano chiunque, terrorizzano soprattutto le figure di riferimento e spingono gli altri a concedergli qualsiasi cosa per levarselo di torno il prima possibile. Molti ancora trasferiscono sul figlio i propri limiti, le proprie sofferenze, alcuni vissuti dolorosi relativi alla dipendenza o alla separazione. Le persone comunque soffrono ogni limite imposto, del confine assegnato, solo se c’è una mancanza d’amore; se gli “steccati” sono ben formati e solidi nel fanciullo, non soffre di una rigida imposizione se viene formulata, presentata, esposta con calore, affetto e rispetto; si reagisce con rabbia e aggressività solo quando tale diniego non è stato amorevole, compresa la sua importanza, la sua giusta finalità. Nelle persone che hanno sofferto di “confini” non amorevoli e poco rispettosi dei loro tempi cognitivi reali, si trova solo confusione, poca tolleranza ai divieti; è proprio da questo fenomeno che nasce l'associazione tra la delimitazione e la mancanza d’amore, tra il divieto e l’autoritarismo. 

Se si è aperti amorevolmente e calorosi si possono dire tranquillamente tutti i no di questo mondo, e chiunque, ogni bambino o persona adulta, sentirà l’amore, e percepirà il no non come rifiuto … alla fine sarà anche grato di queste consegne perché è in grado di capire che sono due cose diverse, due cose ben distinte. Il tutto sarà vissuto come cosa buona, sperimentato come un qualcosa di positivo, formativo a livello di personalità e costruttivo dal punto di vista educativo: un insegnamento con risvolti protettivi, utile per fornire una discreta sicurezza e una buona autonomia, nel gestire liberamente, poi, il suo mondo circostante sociale, lavorativo e affettivo. Quando qualcuno ha paura di dare un confine, delle regole ben precise, fornire un chiaro senso alle cose con i suoi limiti, è perché a suo tempo, lui stesso, nel sentirsi dare un confine, ha percepito la mancanza d’amore e, quindi, la direttiva nella nuova situazione è percepita come fredda e senza amore; un gesto educativo che alla fine si concretizza solo attraverso una pura e rapida forma aggressiva relazionale con volontà di dominio da parte della figura di riferimento e, nel contempo, una sottomissione accompagnata da uno stato di impotenza nel fanciullo. 


Un breve ripasso 3


asciando il mondo dell'adolescenza, possiamo dire che l’amore in età adulta, compreso il vincolo del matrimonio, oltre a rientrare tra le scelte più importanti che l’individuo affronta nella sua breve o lunga esistenza, è sempre un prodotto di una vita vissuta, trascorsa ... un ricordo, l'esperienza diretta di un mondo infantile passato. L’amore “adulto” sa percepire e valutare i limiti dell’amore romantico. E’ improbabile che un rapporto d’amore duri senza il sostegno reciproco di capacità interpersonali e interessi comuni … dividere, distribuire, scambiare alcune cose ed esperienze con l'altro. Non è raro sentir dire dalle coppie, più “fortunate”, che il vero amore si è sviluppato solo dopo “dieci” o più anni di consuetudine, di esperienze in comune, di vita insieme. Il vero amore implica l’accettazione degli aspetti anche meno gradevoli dell’altro, senza però rinunciare mai alla propria libertà, al proprio stile di vita, ai propri desideri e bisogni … alla proprio identità. Questo, ovviamente, non implica accettare qualunque sopruso, vivere in modo arrendevole, né condividere forzatamente la propria vita con tutti, bensì capire e testimoniare che una persona è molto di più dei suoi comportamenti, dei suoi “capricci”, dei suoi atteggiamenti e dei suoi eventuali errori: possiamo e dobbiamo esprimerci su questi, ma senza toccare in alcun modo la sua sensibilità e amabilità. Non implica, comunque, neppure l’esclusione di qualsiasi intervento “educativo” reciproco: affiancarsi cioè con discrezione, dare il supporto necessario perché insieme si impari a vedere con coraggio ombre, difficoltà ed ostacoli nel rapporto di coppia (a prescindere dal “contratto” stipulato, si rimane insieme, volenti o nolenti, finché si ha qualcosa da “dire” e condividere). Inoltre, con il passare degli anni, vengono a cadere le aspettative non realistiche nei confronti dell’altro (sviluppate e prodotte in parte dai primi rapporti … un'eredità lasciata sempre dalle prime figure di riferimento). 


L’amore maturo è attivo, costruttivo e creativo, mai passivo. Per il bambino, invece, amore significa essere amato, e molti adulti, nonostante la loro età avanzata, continuano a nutrire questa aspettativa nei confronti del coniuge. Con questa infantile convinzione, interpretazione per nulla realistica, non si fanno mosse sbagliate, ma soprattutto a livello affettivo - non prendendo posizione - si rischia ben poco, è l'altro che agisce, si muove, quindi, l'unico, il solo a sbagliare negli eccessi e nelle carenze. 


er la persona matura, amore significa dare affetto ma anche riceverlo … uno scambio reciproco, dare e ricevere. L’amore, più che un affetto passivo, è un atto concreto. Molte persone identificano l’amore con sentimenti intensi e travolgenti, e quando questo vigore viene meno, si chiedono se l’amore è cessato, dimenticando in questo modo la dimensione fondamentale dell’amore come scambio, azione, rispetto, alla quale i sentimenti sono un prodotto collaterale … mai comunque a senso unico! Molte coppie si impantanano, il più delle volte con automatismi complessi, del tutto inconsapevoli e con valore simbolico, in una fase relazionale di mutue esigenze in cui “io faccio questo per te se tu fai questo per me”, “io do una cosa a te e tu ne dai un'altra a me” che, nel tempo, può sfociare in una interminabile partita distruttiva … una lotta senza quartiere per ottenere qualcosa dal partner. 


olti lamentano di non sentirsi amati, ma non di rado scoprono di essere loro stessi refrattari, incapaci ad amare. Non dobbiamo mai dimenticare che l’amore è una grande forza, una potente energia, con caratteristiche psicofisiche, che spinge ad approfondire la conoscenza di se stessi e, soprattutto, verso la poesia della vital'amore vero è un'opera d'arte! Come abbiamo potuto osservare, in questo lungo racconto a puntate, l’amore è quel sentimento fondamentale di due esseri umani che si incontrano, si sentono attratti l’uno verso l’altro e tendono a vivere insieme, a condividere una parte della loro esistenza, se non proprio tutta la vita … senza l'ausilio di percorsi tortuosi, il supporto di pensieri, di ragionamenti o timori vuoti e tossici. La prima “fase” di questo fenomeno la chiamano “innamoramento”. E’ questo il momento che fa girare la testa, che suscita, nell’individuo, le maggiori emozioni, fa riaffiorare caratteristiche infantili ed adolescenziali con, ovviamente, un aspetto comunicativo interpersonale che non fa parte normalmente dell’età adulta, che non appartiene alla maturità e non solo anagrafica. 


e emozioni sono talmente risonanti e profonde che l’individuo colpito dalla freccia d’oro di Eros (vedasi l'articolo dedicato a Eros e Psiche) esce dalla routine abituale della sua vita, spesso insulsa e banale, e comincia a viverne decisamente un’altra. E’ come se ci si staccasse di colpo dal comune senso di realtà proponendosi l’uno all’altro con modalità che sfiora la patologia. Questo periodo appena descritto (innamoramento), tuttavia, è sempre relativamente breve perché si scontra con la realtà che, come sappiamo, non è mai quella idealizzata … utopizzata. Le “piccole cose”, pertanto, rendono, man mano che passa il tempo, l’amore molto più scontato, se non “banale”. L’innamoramento quindi si dilata, sfuma “raggiungendo” un sentimento che apparentemente sembra aver dimenticato le punte alte e gli eccessi (sempre “esagerati” per il senso comune ... lontani dalla realtà) per dedicarsi ad un rapporto caratterizzato da un’unione più “seria”, approfondita e costante (realistica). Non c’è dubbio che un partner non si sceglie per caso, spesso ciò che ci attrae in un’altra persona è il riconoscimento “inconsapevole” di una parte che a noi manca o ne siamo carenti e le persone che hanno caratteri totalmente opposti spesso instaurano relazioni lunghe e profonde. 

i sono, per ogni incontro, espressioni e determinanti che, sfuggono agli individui stessi, fanno sì che quelle persone si incontrino e - avvenga o non avvenga quel folle colpo di fulmine - si innamorino e si mettano insieme. Dentro ognuno di noi ci sono degli aspetti, delle caratteristiche, delle valenze che ci attirano, ci indirizzano verso una persona anziché un’altra. Ogni volta che conosciamo una persona, in modo cosciente o no, ci facciamo un’idea molto precisa su di lei. Immagazziniamo in pochi secondi dati sull’aspetto esteriore, la situazione emotiva e la struttura della personalità. Registriamo i segnali che quella persona ci manda e, nel contempo, cerchiamo di indovinare quale atteggiamento essa avrà nei nostri confronti … l'abbiamo colpita oppure stupita, mah, chissà! Se una persona ci piace, e molto, è sicuramente perché abbiamo proiettato in lei immagini positive e, naturalmente, aspettative lusinghiere su come ci vedrà. Nel primo incontro fra due persone, dunque, ci sono tutti i presupposti della relazione. In questo preciso momento possiamo cadere facilmente nel paradosso amoroso; attraverso piccolissime sfumature e un dialogo fugace, più inconsapevole che reale, crediamo di ritrovare nell’altra persona figure fondamentali di un tempo, più o meno importanti, della nostra infanzia, così come le abbiamo conosciute, combattute, vissute, amate, odiate, quando eravamo piccoli. Attenzione, però, nello stesso tempo, ovviamente, la nostra personalità adulta chiede alla persona di cui ci stiamo innamorando (innamoriamo) di correggere gli errori e le sofferenze che quelle figure originali, del passato, ci hanno, in qualche modo, inflitto. 


Un breve ripasso 4


el tentativo di “riscrivere” la trama, riformulare quel “famoso” passato, di trovare nuove possibilità di realizzarci proiettiamo sulla “preda” un copione segreto, che al partner sarà completamente sconosciuto, quasi impossibile da decodificare, da interpretare secondo i nostri bisogni, desideri e aspettative. Chi crede di stare nel “rapporto a due” per l’altro, ha un percorso già stabilito, “tu farai per me io farò per te”, e continuamente ognuno lo farà pagare all’altro, perché si accumulerà rabbia, rancore e persino odio ... in quella singolare relazione d’amore ci si sta sempre, e comunque, soltanto per sé. E’ fin troppo facile (forse anche banale) risalire a quei rapporti che il bambino ebbe con la madre e la bambina con il padre. In tale esperienza si formò la radice di quella scintilla che poi farà scattare il desiderio adulto verso l’altro. Non si tratta sempre di affinità, perché anche il contrasto può essere determinante. 

on è detto che un giovane che ha avuto la mamma bionda, si innamori perdutamente di persone con capelli chiari, delle bionde: potrebbe, a seconda delle reali emozioni sperimentate, innamorarsi delle brune proprio per smentire di aver provato gli stessi sentimenti per una madre, vissuta magari come figura conflittuale. Quel colore bruno, quindi, per quanto strano possa sembrare, diventa così un elemento di attrazione perché di contrasto alla situazione, ma che ha comunque origine nel rapporto con la prima figura di riferimento. Sono proprio gli aspetti non visibili, inconsci, a determinare l’attrazione reciproca. E’ questa una cosa che a volte si scopre molto tempo dopo, e non spesso, perché quasi sempre non se ne saprà nulla per tutta la vita. Quando, ad esempio, dopo venti anni di vita, il matrimonio va improvvisamente a rotoli, si capirà perché ci si era scelti. E’ proprio al momento dell’incontro che alle volte si attivano, si mettono in opera gli scenari futuri e paradossali. Se andassimo a vedere caso per caso, scopriremmo che ogni volta c’è una facciata che ha retto fino ad un certo momento. Eventi esterni o altri motivi sopravvenuti hanno poi fatto in modo che si scoprisse una realtà che non era affatto quella visibile. La nascita di un figlio, ad esempio, è un evento che fissa irrevocabilmente i ruoli: da quel momento le competenze si fanno più chiare, lei è senza dubbio una madre, lui senza dubbio un padre. E molte coppie non ce la fanno a sostenere compiti che - nonostante contratti verbali, chiacchiere e promesse coscienti - non avevano messo in conto. E’ facile capire che non esiste crisi di una coppia che non sia determinata da entrambi i componenti, i quali come furono complici nel trovarsi, lo sono poi nel lasciarsi. 

on c’è dubbio che la separazione di un amore sia un vero e proprio “lutto” (perdita, abbandono) e che questo comporti una depressione tanto più forte quanto più erano le forze inconsce, inconsapevoli, del tutto sconosciute, che avevano favorito o determinato l’incontro. Molte volte, invece, i due componenti della coppia decidono di lasciarsi proprio perché tutto quello che avviene mostra loro con chiarezza che ormai il loro rapporto è a dir poco sfilacciato, logoro, al capolinea … finito. Ciò non toglie che tutto finisce lì; alcuni non riescano a separarsi e portano avanti strascichi dolorosissimi di una unione oramai a pezzi, frantumata e sofferta. Non riescono ad affrontare una separazione che sarebbe loro salutare, temendone e ingigantendone il dolore e l’insopportabilità. C’è quasi sempre da sospettare che dietro quel personaggio dal quale, sia pure nell’odio, non ci si riesce a staccare, ci sia ancora quella figura di riferimento infantile che muove i fili: si rivivono, seppur in maniera diversa, quelle esperienze legate a separazioni mal riuscite o parzialmente riuscite, ma alquanto dolorose. Anche l’attrazione fisica della vita adulta si prepara, contrariamente a quello che si crede, già nell’infanzia. Le origini dell’attrazione fisica stanno nell’affetto e nell’attrazione che si generano nel piccolo, e da quelle che suscitano in lui i membri dell’altro sesso che si trovano nel suo ambiente più prossimo (personaggi che ha conosciuto nel suo entourage, nel suo primo ambiente). A volte se un bambino sperimenta delle difficoltà con la madre, e una bambina con il padre (come spesso accade se la “cooperazione” nel matrimonio non è solida), essi vanno in cerca di un tipo antitetico … con caratteristiche opposte. 

e, per esempio, la madre del bambino lo ha tiranneggiato e infastidito con assurdi richiami, continui rimbrotti, ed egli è debole e ha paura di essere dominato, se non letteralmente 'disintegrato', schiacciato, può essere attratto sessualmente soltanto da donne che non sembrino tiranniche. E’ facile che commetta degli errori: può cercare di creare situazioni opposte, magari inseguendo un partner da poter dominare, gestire, controllare … anche maltrattare ... non bisogna mai dimentica che se nel rapporto di coppia non c'è uguaglianza il matrimonio non sarà mai felice. Se vuole dimostrarsi energico e forte, cercherà anche una partner che sembri forte, o perché preferisce la forza, o perché trova in lei una provocazione che gli permette di dimostrare, paradossalmente, la propria potenza. Se il suo disaccordo con la madre è particolarmente conflittuale, molto “profondo”, la sua preparazione all’amore di coppia può essere turbata, e anche l’attrazione fisica verso l’altro sesso può restare bloccata. 


uesto blocco può raggiungere gradi diversi; quando è totale, egli escluderà completamente l’altro sesso e raggiungerà forme di piacere in modo “diverso”. Noi generalmente siamo sempre meglio preparati al rapporto di coppia se i nostri genitori sono andati d’accordo fra loro. I bambini traggono le loro prime impressioni sul “rapporto a due” dalla vita dei loro genitori, e non c’è da meravigliarsi che il maggior numero di “rotture” nella vita si verifichi tra i figli di matrimoni infelici o tra bambini che hanno avuto una vita familiare infelice. Se i genitori non sono in “equilibrio”, sarà impossibile che riescano a insegnare “armonia” ai loro figli. Spesso noi possiamo considerare più facilmente l’adeguatezza di un individuo al “rapporto a due” apprendendo se si è formato nel tipo giusto di famiglia e osservando il suo atteggiamento verso i genitori, i fratelli e le sorelle. Il fattore più importante è il suo primo nido affettivo, l’ambiente in cui ha compiuto la sua preparazione all’amore e al “rapporto a due”, però dobbiamo fare attenzione anche su questo punto. 


Un breve ripasso 5


oi, quasi tutti per esperienza diretta, infatti, sappiamo che un individuo non è solo condizionato dal suo ambiente, ma anche dal giudizio che dà a stesso e del suo ambiente; il suo giudizio di valore può essergli, in certi contesti, più o meno utile ... fondamentale o disastroso. E’ possibile che abbia avuto delle esperienze drammatiche, molto infelici di vita familiare nella casa dei suoi genitori, ma che questo lo abbia anche stimolato a far meglio nella propria vita di tutti i giorni, e che lotti per prepararsi bene al “rapporto a due” in futuro. Un bambino che in famiglia sia stato “viziato”, spesso, si sente trascurato nel “rapporto a due”; A. Adler direbbe, senza tante mezze misure, che non è stato adeguatamente addestrato alla vita sociale. Da un bambino con queste caratteristiche può svilupparsi nel “rapporto a due” un gran tiranno, e così l’altro partner si sente, ben che vada, insoddisfatto, messo da parte, trascurato, non considerato, silenziosamente trascurato, oppure sacrificato, schiacciato, si sente come in gabbia; se però il tiranno si trova di fronte ad un personaggio battagliero e non più controllato dall'amore “folle” comincia a scalpitare, fare opposizione, resistenza ad oltranza. E’ interessante osservare quello che accade quando due figli “viziati” si sposano. 


gnuno di loro reclama interesse e attenzione e, ironia della sorte, nessuno dei due si sente tranquillo, può essere soddisfatto … trarre beneficio e gratificazione da quel rapporto se uno non si cede alle esigenze dell'altro. Il passo successivo è la ricerca di una scappatoia. Non dobbiamo, comunque, mai giudicare o escludere un essere umano perché ha dietro di sé una vita familiare turbolenta o sfortunata. Ci sono altri invece che inventano un amore romantico, ideale e irraggiungibile: possono così crogiolarsi, deliziarsi nei loro sentimenti senza la necessità di accostare realmente il partner … quel famoso filosofo direbbe senza tante mezze misure, un grande “amore platonico”. Ci si può servire di un alto ideale amoroso anche per escludere tutte le possibilità, così infatti non si troverà nessuno che sia all’altezza. Molte persone attraverso difficoltà sperimentate durante il loro sviluppo, si sono addestrate a disprezzare non solo il rapporto a due, ma anche a respingere la funzione sessuale. Hanno interdetto le loro funzioni naturali, e sono fisicamente incapaci, senza una “cura”, specifici interventi, di realizzare un “rapporto a due” ben riuscito. 


e i bambini vengono lasciati in dubbio sul loro ruolo, sulla loro funzione sessuale, sono estremamente predisposti a sentirsi insicuri ed isolati. Fino a che il ruolo maschile viene considerato come dominante, è naturale che essi abbiano la sensazione, siano maschi o femmine, che il ruolo di maschio è invidiabile, e così dubiteranno della propria capacità di essere all’altezza di certe “funzioni”, di questo ruolo, insisteranno troppo su un mondo ideale, sull’importanza di essere virili, super, e cercheranno di evitare di essere messi alla prova … perché ci si espone troppo, si rischia molto nella propria affermazione su quello che sta attorno ... meglio rinunciare!!! Questa insoddisfazione della propria funzione sessuale è molto frequente nella nostra cultura, e possiamo sospettarla in tutti i casi di frigidità nelle donne e di impotenza negli uomini. In questi casi si verifica una resistenza all’amore e al “rapporto a due”. E’ impossibile evitare questi fallimenti se non riconosciamo sinceramente che uomini e donne sono uguali … pur essendo differenti, si completano a vicenda


oncludendo, possiamo dire che esistono svariate ragioni che impediscono a due persone di vivere insieme, e probabilmente ci sono casi in cui sarebbe meglio che ognuno andasse per la propria strada, si separassero: ne gioverebbe sicuramente sia il benessere fisico sia la salute mentale e, non meno importante, a tutto ciò che ruota attorno. Ma chi prenderà questa decisione se le persone coinvolte spesso hanno ricevuto una formazione poco chiara, confusa, avuto una dritta non giusta, quando loro stesse non ne hanno consapevolezza? Come è possibile risolvere il problema dell’amore e del “rapporto a due” quando la maggior parte delle persone sono deluse e scoraggiate? Non ci sono ricette e soluzioni facili. Molti “pizzicagnoli” possono improvvisarsi grandi esperti e dare consigli, a volte più dannosi che utili, come quel “signore” che raccomandava, in modo particolarmente superficiale, come soluzione di una crisi di coppia, di farsi un amante; a casa però, prima o poi, si deve pur tornare: la situazione, il dramma relazionale, la tensione, rabbia, odio e l’atmosfera familiare resta, rimane la stessa … questi sentimenti che fine fanno … tutto ciò rimane immutato ... allora, per il bene del "mondo", è meglio andare!!! 


gnuno deve trovare la sua strada e se non si comincia in famiglia a vivere le dinamiche relazionali serenamente è più faticoso apprenderle, dopo, da adulti. Al di là di tutte le situazioni drammatiche e le soluzioni possibili, possiamo, però, fare una cosa molto importante, promuovere nel “rapporto a due” un atteggiamento di cooperazione - non di rinuncia, sacrifici, obblighi, desideri a tutti i costi comuni, attaccamento ossessivo - che permetta di realizzare, per ciascun membro, un proprio spazio di libero movimento, la libera espressione delle emozioni, capacità di stare da soli e soprattutto favorire e “lucidare” la propria identità. Poter scegliere e decidere autonomamente, senza mai calpestare il partner e nemmeno se stessi, ci dà la libertà di esercitare il potere, di vivere la nostra vita in modo appieno e completo … rispettando sempre, in questo modo, se stessi e, nel contempo, gli affetti e le esigenze dell’altro.  Fine.


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