venerdì 23 gennaio 2015

-COPPIA. Amore di coppia.


Amore  guai, rischi e tentazioni


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mpossibile non riconoscere la fase iniziale dell’innamoramento.
Un fenomeno che apre all’inatteso, ad un mondo dove fantasia e realtà si mescolano fino a confondere la quotidianità. La passione irrompe nella vita all’improvviso, sovvertendola da cima a fondo. Una dimensione emotiva che trasforma, fa sentire diversi, gioiosi, felici, aperti: mette letteralmente le ali ai piedi e fa perdere completamente la testa. L’amore è slancio, crescita, armonia, intesa, condivisione, spinge verso la vita, risveglia i sensi, fa scegliere un partner anziché un altro, per il quale vengono concentrate energie, aspirazioni e desideri. Tale sentimento, se non è carceriere, facilita i cambiamenti, allevia le sofferenze, interrompe il flusso noioso della vita quotidiana, allarga gli spazi vitali, fa vedere le cose da un’angolazione originale e diversa. Un rapporto dove non esistono sforzi, vincoli, interferenze e condizionamenti, ma solo il grande desiderio di stare insieme, fare delle cose, sentire la voce, vedere e toccare l’altro. Non si è più solisti del vivere, la “singletudine”  improvvisamente si dissolve, svanisce lasciando il posto ad una vivace ed intensa vita sociale; l’unica voglia, infatti, in questi momenti di profonda trasformazione affettiva, è quella di incontrare l’altro, accettarlo così com’è, senza volerlo in qualche modo “gestire” o “guidare” secondo le proprie esigenze personali. 


ella fase dell’innamoramento si conosce finalmente il mondo circostante non solo attraverso la ragione, ma anche con il cuore: un amore, incondizionato, che non giudica ma accetta. Il suo segnale è inequivocabile: il cuore batte all’impazzata, l’emotività è a fior di pelle e i sensi sono alla loro massima espressione. La mente è sempre ferma lì, completamente inchiodata sulla persona che sembra rappresentare il solo ed unico ideale.  
Quando si è travolti dall’ebbrezza dell’innamoramento, alcuni mediatori chimici  (dopamina e serotonina) stimolano il tessuto cerebrale, rinforzano le difese immunitarie, migliorano il tono muscolare, equilibrano gli eccessi alimentari (si vive di sola aria!). Anche le endorfine, prodotte durante la febbre d’amore, fanno la loro parte: calmano l’inquietudine, alleviano il dolore e annullano lo stress. La presenza di questa energia amorosa rende sereni, ottimisti e, per alcuni, quasi invulnerabili. Quando è nella sua forma “sana” fa davvero bene alla salute, ma se è “malato” provoca seri danni fisici: il sacrificio, brucia l’apparato digerente, la simbiosi, indebolisce  il sistema immunitario, la gelosia, apre le porte all’ansia e alla depressione. Quando il compagno, poi, diventa particolarmente fastidioso la pelle non tarda a farsi sentire ricoprendosi di eczemi e orticarie. Anche i rapporti di coppia “infuocati” possono favorire inspiegabili mal di gola o eccessi di tosse fastidiosa. Non va assolutamente dimenticato, inoltre, che quando il corpo non vuole più essere messo in gioco reagisce con ricorrenti vaginiti, cistiti e impotenze varie. Ma ecco, un bel giorno, apparire in lontananza il crepuscolo dell’amore. La passione, con la sua angosciante intermittenza, segnala che si sta esaurendo, ha le ore contate, si sta spegnendo: l’amore si fa da parte e  lascia il suo posto all’attaccamento. L’attaccamento è un forte legame di dipendenza che ingabbia, limita e congela il rapporto di coppia, perché - mantenendo inalterata la vita affettiva - inibisce e ostacola tutti quei cambiamenti evolutivi indispensabili per stimolare e rendere vivace la vita a due. E’ una forma di controllo che, contrariamente a quel che si pensa, non garantisce assolutamente conforto e protezione, ma fa covare violenti sentimenti di rabbia, orgoglio, avidità e gelosia, che nulla hanno a che fare con l’amore. Nel contempo, una persistente insoddisfazione fa crescere il desiderio di libertà e alimenta un grande sogno: scaricare, il più presto possibile, il compagno di viaggio ormai diventato troppo ingombrante.


i è avvolti da un’atmosfera confusa, poco rassicurante, caratterizzata da paura, convenienza e finzione: si scopre all’improvviso di vivere con un personaggio distratto, assente, irritante e del tutto sconosciuto. L’unica cosa chiara è la convinzione che la persona scelta non sia più quella giusta, che non soddisfi in nessun modo le aspettative iniziali. Molte sono le ragioni che avvelenano il rapporto (spengono lentamente il menage), che uccidono il sentimento d’amore e premono per far sciogliere un legame consolidato: noia (distrugge l’intimità, non succede mai nulla di eccitante… ecco che l’esterno può fornire qualcosa di interessante… stimoli, eccitazioni, entusiasmi, brividi), eccessiva simbiosi (restringe il campo soggettivo di libero movimento, crea dipendenza, attaccamento… si perde la propria identità, una palla al piede che impedisce di evolvere), sacrificarsi continuamente per gli altri (rinunciare a tutto…significa spegnere se stessi, fingere continuamente di non vedere), paura del dopo (il terrore della solitudine non è amore ma attaccamento… favorisce limitazione e stagnazione, si vive in funzione dell’altro).

Risultati immagini per amore nei dipintiE così la vita, accompagnata da un senso di grigiore, procede lentamente verso un binario morto, senza alti e bassi, con la speranza che qualcosa di miracoloso possa migliorare un rapporto ormai pasticciato, logoro e alla deriva… la tempesta separatoria è ormai all’orizzonte. Un rapporto traballante che, a detta degli interessati, produce solo “mostri” e sofferenza: personaggi petulanti, invadenti, avviliti, intolleranti, noiosi oltre il livello di guardia, avidi, fanatici della comunicazione virtuale, concentrati ossessivamente su fitness, moda e dieta; veri campioni per evidenziare e colpevolizzare gli errori altrui. Un legame giunto al capolinea, sofferto e soffocante che impedisce, non solo al “dissidente” ma ad entrambi, di godere appieno le gioie della vita. Dalla magia dell’innamoramento alle bugie del tradimento…  un percorso davvero breve.


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ATTENZIONE, in ogni rapporto è fondamentale essere lucidi, in grado di fare una netta distinzione tra l’amore costruito su uno scambio spontaneo, libero, naturale, vero e maturo, e un legame fondato sull’attaccamento e la dipendenza …  RICORDA, l’attaccamento - alimentato sempre da un certo grado di falsa tranquillità e una fuorviante comodità - non è un legame ‘sano’ ma un crogiolarsi su antichi ricordi, un rassegnarsi alla volontà altrui, un abbandonarsi alla forza distruttrice dell’abitudine, un lasciarsi inghiottire da un senso di inutilità, una minaccia alla propria creatività più autentica; un legame che nella coppia porta sacrifici, rabbia, ribellione, solitudine, insoddisfazione e sofferenza … con la sua illusione di garantire protezione e conforto crea risentimento sordo, dipendenza e finte certezze, rende i gesti scontati, annulla i progetti, facilita i compromessi, trascura se stessi, ruba la voglia di vivere, uccide la vitalità, impedisce di sperimentare cose nuove, di cambiare, di evolvere, costringe a rimanere ancorati al palo, imprigionati ad eventi passati, CARICA il presente di fardelli minacciosi, ingombranti ed inutili.




OSA FARE. Il primo passo è sgombrare la mente da lamenti, pregiudizi e luoghi comuni: “pensi solo a te stesso, non mi presti attenzione, a letto sei un disastro, siamo troppo diversi, è inutile qualunque cosa farai o dirai è falsa, dovevo dare ascolto a…, siamo troppo diversi, sei sempre il solito”. E’ importante, inoltre, non rinunciare per nessuna ragione a tutte quelle cose e persone che infiammano e riaccendono l’esistenza. Non possiamo cambiare nessuno, l’unica cosa possibile è lavorare sulla propria autostima ed autonomia emotiva. Inutile quindi intestardirsi con l’altro. Se si è adulti sarà davvero facile incontrare persone con caratteristiche più mature e di grande saggezza.


uando siamo presi dal vero amore è impossibile non accorgersene tantomeno ignorarlo: dal profondo si sprigiona non solo una forza incredibile ma anche un’energia benefica ingestibile … tanta, tanta e ancora tanta vivacità, voglia di fare di incontrare, di vedere l’altro…  dall’amore, quando si ama veramente, anche se non sempre è eterno, non ci si allontana mai, perché quel rapporto è davvero speciale… sono gli ideali, le false aspettative e le varie illusioni a condizionare e a spegnere il rapporto.



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 -  0532.476055
E mail bonipozzi@libero.it

venerdì 9 gennaio 2015

-AUTOSTIMA. L'annullamento di se stessi...


Annullamento  di se stessi  il bisogno ossessivo di piacere

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utte le volte che rinunciamo a prendere decisioni - per motivi di dipendenza o il bisogno di essere una “ragazza simpatica” o “un ragazzo simpatico” (… brava moglie, bravo marito, bravo dipendente, bravo figlio) - annulliamo noi stessi. Annullamento di sé (o negazione di sé) significa cercare sicurezza emotiva col non essere “presenti”. E’ sicuramente una strategia o, meglio, una forma di vita non accompagnata  da trombe e tamburi: non fa rumore e scoraggia gli interlocutori dall’accorgersi di noi. In realtà, significa prestare il meno attenzione possibile a se stessi. Generalmente questo è il risultato di uno sforzo incredibile e disperato - iniziato magari nelle prime fasi evolutive - di evitare conflitti e rifiuti, compiuto col non prestare attenzione a se stessi. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo una certa familiarità con questa strategia difensiva. Ma quando tutto ciò diventa un modus vivendi, ovvero una modalità principale per fronteggiare (o per evitare) le situazioni problematiche dell’esistenza, camminare in punta di piedi attraverso la vita diventa di primaria importanza, così come lo diventa prestare il meno attenzione possibile alle “esigenze” della propria personalità, presumibilmente fragile e vulnerabile. In realtà, ad un livello emotivo più profondo, la persona in questione fa di tutto per impedirsi di apparire, di fronte a se stessa e agli altri, come un essere umano che si afferma. Naturalmente questa modalità “strategica” costituisce una terribile palla al piede, un drammatico blocco decisionale. 

i più, se questa situazione è grave, l’idea stessa di una decisione (scelta) è sufficiente per rendere la persona estremamente ansiosa, provocando un’incapacità paralizzante a prenderne una qualsiasi. Quando questa situazione per qualche motivo è inevitabile e se il soggetto è relativamente sano da evitare o da superare questo “sbarramento” (blocco), ne potrà emergere odio verso di sé e profonda depressione proprio a causa di questa auto – affermazione forzata (la persona ha la sensazione di essere andata contro se stessa). A questo punto, si può comprendere facilmente perché le persone bloccate in questo modo scelgono inconsapevolmente (a livello inconscio) l’indecisione, o magari prendere false decisioni al fine di combattere la sensazione di “minaccia” dell’auto – affermazione e perpetuare quindi lo statu quo. Apparirà quindi evidente al lettore che le loro “decisioni” sono per lo più di un tipo che impedisce il successo e garantisce addirittura il fallimento. Esse, paradossalmente, sono convinte che il fallimento attiri meno attenzione del successo, provocando – secondo il loro modo di vedere le cose – meno ansia e ritengono inoltre che esso esponga a un’invidia minore e quindi  a una minaccia minore di piacere.

Da non sottovalutare, infine, il fallimento che ha un grandissimo potenziale per la glorificazione di sé facendo della persona una vittima che soffre. La persona può utilizzare la sua sofferenza come uno strumento di manipolazione per provocare sensi di colpa “Guarda quanto soffro per te; tu mi devi amore e protezione”. Anche quando esiste un desiderio cosciente verso il successo e una concomitante paura di non riuscirci, c’è al tempo stesso un desiderio sottostante di annullamento di sé per fallire in un “glorioso” martirio. Quando le vittime di questo problema prendono delle decisioni, esse generalmente sono fatte in modo da soddisfare un bisogno profondo di uniformarsi al mondo circostante, perché questo, ovviamente, aiuta il desiderio di perdersi nella folla (anonimi) per evitare di essere notati. Ma se la persona conserva un minimo di salute emotiva, desidera avere successo e felicità, e non capisce perché gli altri li ottengono mentre lei non ci riesce. Essa naturalmente non è consapevole della sua incapacità a prendere le necessarie decisioni costruttive, in quanto queste minacciano di scagliarla in una situazione conflittuale. Le decisioni (concrete, reali) in  fin dei conti significano potere, e la persona in questione ha dedicato se stessa alla costruzione di un’immagine di impotenza e di virtuale non esistenza. Anche il bisogno ossessivo di piacere può avere un effetto estremamente disastroso su tutti gli aspetti del comportamento decisionale.

raticamente tutto ciò che una persona fa è motivato da un bisogno insaziabile di piacere. Com’è naturale, il processo decisionale ne subirà un grandissimo danno, perché una decisione valida non va d’accordo con un atteggiamento competitivo volto ad ottenere popolarità. Nelle persone particolarmente insicure, affette da odio verso se stesse, dipendenti ed alienate dai propri sentimenti, piacere diventa il punto centrale della decisione piuttosto che la sostanza delle scelte stesse. Tanto per peggiorare le cose, la nostra cultura rafforza il culto sproporzionato dell’ “amore”. Naturalmente l’amore “maturo”, “adulto”, col quale intendo gentilezza, il dare e il ricevere, affetto, disponibilità, apertura, fiducia ed intimità, ha un grande valore.  Ma anche queste forze costruttive hanno forti restrizioni, e l’amore romantico ha molti limiti come base per prendere decisioni importanti che conducano al successo e alla felicità. A tutti noi logicamente piace essere apprezzati dagli altri (tutte le persone sane lo gradiscono), ma il bisogno di piacere raggiunge sproporzioni malefiche quando diventa un blocco di natura ossessivo. Essere amati o piacere viene vista come la soluzione a tutti i problemi, e come il solo mezzo per essere al sicuro. Il ritornello è sempre lo stesso: “Se gli altri mi amano vuol dire che non mi feriranno”. Di fatto, purtroppo, le vittime prese in questa rete fanno sempre del male a se stesse trascurando le loro opinioni, le loro scelte e le loro opzioni. Inoltre razionalizzano il danno che fanno a se stesse idealizzando la loro bontà e il loro “amore” per gli altri. Sotto sotto,  tuttavia,  si considerano come martiri che si sacrificano. 
Purtroppo, nessuno piace sempre a tutti, e nessuna affettazione, pretesa o tentativo di attaccarsi ad un altro come una pianta di edera producono un poco più di onori. Ad alcune persone piacciono, ad altre no. In ogni caso, la maggior parte di noi non sopporta di essere oggetto di fittizie manovre amorose, e questo non piace nemmeno a chi compie tali manovre. Quando le persone affette da questo problema si trovano in una situazione in cui l’ “amore” non sta arrivando, diventano confuse e ancor meno capaci di prendere decisioni indipendenti. In questi soggetti c’è molta rabbia repressa verso coloro dai quali dipendono, e ansia e paura di rivelarle per timore che costituisca una minaccia al fatto di piacere e alla loro immagine di persone “gradevoli” o di “vittime”. Perciò tale rabbia si esprime in un sabotaggio sottile, in messaggi confusi e contradditori, in relazioni disturbate e in decisioni fallimentari. Quasi tutto ciò avviene su un piano inconsapevole (inconscio), a parte la dolorosa conseguenza di rapporti e decisioni mediocri. Questo sì che viene avvertito! Tuttavia, quando l’individuo comincia a mettere in dubbio il valore della ricerca di amore universale è sulla strada buona per sciogliere questo blocco. Egli deve giungere a capire che essere amati è un fenomeno naturale che non può venire esteso universalmente con nessuna manovra; che piacere è una cosa gradevole ma ha un valore molto limitato; che la schiavitù a questa tirannia distrugge il processo decisionale. E deve, inoltre, comprendere che il fatto di piacere non ha in realtà accresciuto di una virgola la sua sicurezza. Deve anche ammettere e accettare senza disprezzarsi di essere stato prigioniero di questo blocco, e che il tempo e l’energia utilizzati in questo tentativo non solo sono andati sprecati, ma usati in modo controproducente per spogliarlo continuamente dello sua forza e del suo potere decisionale.


ICORDA,  l’autostima, non solo ti libera l’organismo da pesi inutili e dannosi, ma è anche l’arma più potente a tua disposizione per sconfiggere ogni malattiaanche il cancro. Alla larga da tutti quei rapporti “tossici” che ti contaminano, ti fanno sentire sempre difettoso,  allontanati da chi ti fa sentire “piccolo”, ti toglie aria e invade il tuo spazio di libero movimento … stai con quelli che ti fanno sentire spontaneo e naturale in ogni momento … senza maschera.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.
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