sabato 4 marzo 2017

La persona deve stare al centro di ogni cosa... sia nella salute sia nella malattia.



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La persona deve stare sempre al centro di ogni cosa  
                                      sia nella salute sia nella malattia

essere umano, nel bene e nel male, deve essere messo sempre al di sopra di ogni sua storia personale … considerarlo, guardarlo e ascoltarlo con grande attenzione, MAI colpevolizzarlo o osservarlo con superficialità. Si sa da tempo, in maniera inequivocabile, che tutte le ‘storie’ sociali ‘complesse’, protratte nel tempo - vissute con l’idea di violenza, tensione e costrizione - rischiano di modificare o alterare negativamente l’equilibrio psicosomatico e, quindi, generare numerose situazioni di scompenso a livello fisiologico; nei casi peggiori, purtroppo, predisporre a ‘strane’ ed invalidanti malattie. L’organismo, infatti, di fronte alle situazioni difficili è ‘costretto’ a mobilitare tutte le sue capacità difensive per fronteggiare quelle situazioni considerate o vissute come ‘minacciose’. Il corpo, pertanto, non in linea con le emozioni (incomprensioni, manipolazioni, fragilità, insicurezze) è sempre messaggero di conflitti interiori e di tutte le risorse vitali inascoltate: uno stato confusionale che annulla e allontana da se stessi. Il fattore di ‘aggressione’ può essere fisico (trauma, agente tossico o infezione), come pure psicologico (emozione). Il modo di interagire con il mondo circostante, infatti, può avere - quando si manifesta in maniera conflittuale  - un effetto devastante se non patogeno sul corpo e sulla mente. Non ci sono ormai più dubbi, le numerose e sofisticate ricerche effettuate da tempo dalla disciplina scientifica PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) hanno ampiamente dimostrato l’aspetto negativo (o positivo) di tale insolita modalità reattiva. Anche se in questo settore molto rimane da fare, parecchi sono comunque gli studi disponibili e accreditati - non fantasiosi come molti vorrebbero far credere - che evidenziano una netta correlazione tra stili di vita ‘complicati’ e la comparsa dell’eventuale malattia. 

ffrontare la vita sempre di petto, con un atteggiamento ansioso e insicuro, azzerare gli interessi e neutralizzare le spinte individuali non solo può rendere confuse e inefficaci le azioni quotidiane ma può fare ammalare seriamente anche il corpo. Atteggiamenti e modi di reagire che, a lungo andare, possono influenzare la storia, il decorso e l’efficacia delle varie metodiche terapeutiche in atto. In realtà, sembra che lo stato di salute di ogni individuo - volenti o nolenti - dipenda dall’interazione sociale e dalle risposte che egli dà agli stimoli sia interni sia ambientali (non vanno esclusi e sottovalutati nemmeno tutti i veleni che quotidianamente si è costretti a ingurgitare; ma anche in questo caso se le difese immunitarie sono basse - per le questioni sopra indicate - basta davvero poco per ‘avvelenarsi’)
Risultati immagini per malattia nei dipinti della  cultura classicaQuando un individuo è sottoposto a continue tensioni, interminabili lotte, alle prese con importanti cambiamenti di vita e rapporti più o meno impegnativi, si attiva immediatamente, a livello cerebrale, una risposta ormonale (asse ipotalamo - ipofisi - surrene); l’intensità di questa situazione reattiva, comunque, è sempre unica e soggettiva, ovvero si manifesta a seconda dell’interpretazione, del giudizio e del significato che il soggetto attribuisce a quel particolare evento. La reazione dell’organismo, in quel frangente, è caratterizzata da modificazioni neuroendocrine strettamente collegate tra di loro, che fanno intervenire l’ipotalano (centro delle emozioni del cervello), l’ipofisi e le ghiandole surrenali (centro della reattività). Quando ci si sente ‘minacciati’ o ‘frustrati’ l’organismo produce immediatamente una serie di sostanze neurochimiche, sia neurotramettitori sia neurormoni (cortisolo, adrenalina, noradrenalina): reazione che si manifesta in tutti gli individui sottoposti ad aggressione vera o presunta. 

gni relazione ‘difficile’, pertanto, vissuta con un senso di impotenza, di solitudine, di sfiducia, di disperazione, percepita in maniera minacciosa, frustrante e insoddisfacente determina, attraverso un cambiamento bio – chimico, modificazioni fisiologiche importanti (pressione sanguigna, iperglicemia, infiammazione), problemi cognitivi (attenzione ballerina, memoria offuscata), comportamentali (immobilismo catatonico, agitazione diffusa ed  irrefrenabile) e, non meno importante, un calo significativo delle difese immunitarie. Un fenomeno che, con la sua onda ormonale improvvisa, può contribuire allo sviluppo di varie patologie, tra cui malattie cardiovascolari, dell’apparato digerente, ghiandolari e infettive. Le emozioni di rabbia, di contrarietà e di rancore trattenute, poi, si esprimono in cefalea, gastrite e crampi addominali; quelle relative a commozione, gioia ed entusiasmo si traducono in vertigini e tensione cervicale; invece la paura, l’imbarazzo continuo e la tristezza parlano attraverso la colite, nevralgie e rigidità muscolare; mentre il trattenere i sentimenti e il desiderio sessuale si esprimono in tachicardia, ansia e depressione. Il corpo con i suoi disturbi si fa testimone di tutte le sofferenze e di tutte le insoddisfazioni a cui non si riesce a dare una spiegazione chiara e diretta: si fa carico del malessere rimasto a lungo ‘imbavagliatoe tenuto costantemente ‘nascosto’. E’ la passività, il senso di negazione, la continua rinuncia a se stessi che, trasformando il corpo attraverso il ‘boicottaggio’ delle risorse riparatrici (omeostasi), sacrificando la vitalità, predispongono l’organismo al mal - essere più profondo. Molte persone, ad esempio, scelgono di camuffare l’ira dentro se stesse. 

uando sono prese dalla tristezza, non sopportano che qualcuno possa sbirciare o vederle mentre piangono. Quando sono orgogliose, non mostrano nessun cedimento … non lo manifestano per nulla al mondo!. Nascondono le emozioni perché un certo tipo di cultura ha insegnato loro che è sbagliato mostrarle, che è una grande debolezza e appartiene alla sconfitta … nulla però è più nocivo di tale atteggiamento! Quando si sente un’emozione e la si blocca, si reprime questo processo del tutto naturale - come sopra più volte evidenziato - ci si mette di traverso nei confronti di una reazione umana normale; fenomeno che, invece, dovrebbe manifestarsi spontaneamente, liberamente e autonomamente in ogni azione quotidiana … sempre ovviamente nel rispetto altrui. Le reazioni naturali, dopo tutto, sono state fatte per proteggere o salvare l’individuo; un’emozione trattenuta o negata, creando tensione, scoppierà prima o poi in un malessere organico. Quando si è tristi gli occhi si riempiono di lacrime, significa che il corpo sta dando una mano, mostrando all’ambiente circostante più vicino - oltre a portare equilibrio e scaricare la tensione - che si ha bisogno di sostegno affettivo. Rifiutare di lasciar scorrere le lacrime e, quindi, bloccare l’equilibrio cerebrale che si verrebbe invece a creare  nell’esprimere tale dispiacere, si nega il conforto che tutto l’organismo sapientemente ha deciso di chiedere e di mettere in atto.
Risultati immagini per malattia nella cultura classicaMolti, in terapia, ascoltando questo modo di pensare mi “aggrediscono” affermando: "Guardi che lei non me la racconta mica giusta; mi dica un po’, come mai allora mi trovo in questo stato, in questa condizione proprio adesso che ho raggiunto un importante successo professionale - da sempre voluto, conquistato con forza di gomiti e unghie affilate - una carriera brillante, un traguardo davvero invidiabile sia a livello lavorativo sia a livello sociale?”.  La risposta, per il lettore attento, potrebbe essere semplice e non molto lontana dalle affermazioni fin qui descritte. Se si continua, infatti, ad avere un cervello troppo occupato e concentrato a ‘recitare’ la parte di leader, incentrato ossessivamente sugli impegni e sacrifici, sul timore di deludere, su obblighi insensati, su schemi mentali fissi e solo sui risultati da conseguire a tutti i costi, non potrà mai e poi mai  decollare, produrre tutte quelle preziose sostanze che fanno bene all’umore; un cervello in “attesa”, proprio per la continua e snervante tensione, non sarà mai aperto, pronto ad ascoltare serenamente, in grado di guardare felicemente lo scorrere della vita. Un cervello con schemi mentali rigidi, sempre in lotta e pieno di tensioni per realizzare cocciutamente i vari obiettivi sempre uguali, monotoni e noiosi PERDE completamente il senso delle cose che gli sono vicine, nonostante i vari sforzi (inutili) non coglierà mai le sfumature della vita: curiosità, leggerezza, apertura, opportunità, spensieratezza, entusiasmo, gioia, libertà, spontaneità, vera passione per il lavoro, apprezzare e saper cogliere i momenti più belli e gioire delle cose che ha.

olti lettori avranno già in mente la risposta … da qui il passo è breve. Il disagio allora si fa sentire per smantellare quei comportamenti ‘forzati’ e ‘innaturali’, quella falsa sicurezza emotiva da tempo adottata, quelle forzature e quei percorsi rivolti solo ad ottenere cose effimere e transitorie, quel senso di inadeguatezza diffuso per non aver raggiunto magari quella posizione vincente tanto desiderata  … una lotta continua per arrivare ancora più in alto, quello stile di vita sofferente che non gli appartiene e che, proprio per questo, è costretto a mettere in scena un personaggio diverso da quello reale, sempre teso, deprimente, insoddisfatto, vuoto, rigido, aggressivo, triste, intriso perennemente di livore e caparbietà. Sempre lontano da se stesso, dal divertimento e dai suoi veri interessi, guarderà la vita con diffidenza e sospetto, fino a quando, a posteriori, si lascerà travolgere da profondi rimpianti (da quell’onda ormonale violenta e inadeguata), sarà “stritolato” dalla micidiale morsa dei rimpianti e rimorsi per le esperienze passate non vissute a pieno, non trattenute, lasciate sfuggire di mano (come dice una bellissima canzone di Fabrizio De Andrè: “Le passanti”) … una vita spenta, senza più stupore, gioia e passione. I segnali fisici (stanchezza cronica, mal di fegato e di stomaco, oppressione al torace, crampi, vampate di calore, ulcera, cefalea, mal di schiena) e psichici (frustrazione, attacchi di panico, disistima, depressione) segnalano che si stanno facendo cose non più in sintonia con i propri desideri, si sta andando contro la propria volontà; il mal – essere  allora segnala che siamo soffocati da obblighi e rinunce: dispiaceri e dolori si fanno “carne”. Questo è il motivo per cui bisogna curare SEMPRE il malato MAI  solo la malattia!

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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
 E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.