venerdì 14 novembre 2014

-AUTOSTIMA. Il senso di inferiorità


Il senso di INFERIORITA' … e  di  superiorità

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olti individui, se si domandasse loro se si sentono inferiori, risponderebbero, con solerzia, di no, e qualcuno risponderebbe persino: “Proprio il contrario. Io so benissimo di essere superiore a coloro che mi circondano”. Noi non abbiamo bisogno di domandare, dobbiamo soltanto osservare il comportamento di un determinato individuo, perché così scopriremmo di quali “astuzie” si serve per rassicurare se stesso del proprio valore”. Se, per esempio, vediamo qualcuno che si comporta in modo arrogante, possiamo supporre che egli pensi: “Gli altri possono guardarmi dall’alto verso il basso. Debbo dimostrare che anch’io sono qualcuno”. Se vediamo una persona che gesticola energicamente quando parla, possiamo supporre che egli pensa: “Le mie parole non avranno alcun peso se io non le sottolineo”. Dietro ogni persona che si comporta come se fosse superiore agli altri, possiamo sospettare un sentimento di inferiorità che fa di tutto per nascondersi. E’ come se uno temesse di essere troppo basso e camminasse in punta di piedi per sembrare più alto. A volte possiamo verificare proprio questo tipo di comportamento quando due bambini paragonano la loro altezza. Quello che ha paura di essere basso si stirerà e si terrà ben dritto; cercherà di sembrare più grande di quello che è. Se chiedessimo a questo fanciullo: “Credi di essere troppo piccolo?”, ben difficilmente potremmo aspettarci che lo riconoscerebbe. 


a tutto questo consegue che un individuo che soffra di un forte senso di inferiorità non si presenterà necessariamente inoffensivo, tranquillo, riservato e sottomesso, perché il senso di inferiorità si può manifestare in migliaia di modi. Il senso di inferiorità è, presente in tutti noi, dato che tutti noi ci troviamo in una posizione che vorremmo migliorare. Nessun essere umano può sopportare a lungo un sentimento di inferiorità, perché in tal caso precipiterà in uno stato di tensione che richiede un qualche genere di azione. Ma supponiamo che un individuo sia scoraggiato e che non riesca, che se fa degli sforzi realistici riuscirà a migliorare la situazione. Egli sarà ugualmente incapace di sopportare i suoi sentimenti di inferiorità, lotterà ancora per liberarsene, ma ricorrerà a “strumenti” che non lo faranno evolvere in modo armonioso. La meta che si prefigge è ancora quella “di riuscire a vincere le difficoltà”, ma invece di superare gli ostacoli cercherà di “inebriarsi” per sentirsi superiore. Intanto i suoi sentimenti di inferiorità si accumuleranno, perché la situazione che li produce rimane inalterata e il loro stimolo persiste. Ogni passo che fa lo porterà più in là in questa illusione, e tutti i suoi problemi premeranno su di lui con sempre maggiore intensità e insistenza. Se noi guardassimo i suoi movimenti senza essere animati da uno spirito di comprensione, penseremmo che essi sono privi di scopo e ci darebbero l’impressione di non essere rivolti a migliorare la situazione. 


e si sente debole, cerca di porsi in una situazione in cui possa sentirsi forte. Invece di cercare diventare più forte e di adeguarsi, cerca di apparire più forte ai propri occhi, ma il suo tentativo di “ingannare” (strategia) avrà un successo solo parziale. Il complesso di inferiorità si manifesta quando un individuo deve affrontare un problema che non sa e non può risolvere in modo adeguato, ed esprime la sua convinzione di essere incapace di risolverlo. Da questa definizione possiamo vedere che come l’ira, così anche le lacrime o le scuse possono essere l’espressione di un complesso di inferiorità. Dato che il senso di inferiorità produce sempre una tensione, si verificherà sempre un movimento di compensazione che tenderà a trasformare il senso di inferiorità in senso di superiorità senza però avere la funzione di risolvere il problema, giacché esso si esplicherà negli aspetti futili della vita, mentre il problema reale verrà soffocato o escluso. L’individuo tenterà di restringere il proprio campo d’azione e si preoccuperà più di evitare una sconfitta che di darsi da fare per avere successo.

Risultati immagini per INFERIORITA' nei dipintiChi soffre di disagi emotivi restringe, entro limiti più o meno ampi, il proprio campo d’azione e i propri contatti con la situazione complessiva. Così si costruisce una catapecchia angusta, chiude la porta e trascorre la vita al riparo dal vento, dalla luce del sole e dall’aria fresca. Dipenderà dalla sua esperienza se egli, nel tentativo di dominare, ricorrerà alla prepotenza o al pianto: sceglierà, infatti, il mezzo che ha conseguito maggior successo e che si è rivelato più efficace per i suoi scopi. A volte, se non è soddisfatto di un metodo, proverà l’altro. In ogni caso il fine è lo stesso: acquisire un senso di superiorità senza far niente per migliorare la situazione in maniera reale e concreta. Il bambino scoraggiato il quale s’accorge che può tiranneggiare meglio con le lacrime, sarà un bambino piagnucoloso; e una diretta linea di sviluppo porta dal bambino piagnucoloso all’adulto melanconico. Lacrime e lamentele possono essere un’arma estremamente efficace per disturbare la cooperazione e ridurre gli altri a una condizione di schiavitù. 


on persone di questo genere, come con coloro che soffrono di timidezza, imbarazzo e senso di colpa, noi troveremo il complesso di inferiorità in superficie; costoro ammetteranno senza difficoltà la loro debolezza e la loro incapacità di badare a se stessi: quello che cercheranno di nascondere sarà la loro meta, sempre più alta, di supremazia, e il loro desiderio di essere primi a tutti i costi. Tutti i sintomi del disagio emotivo rivelano un contesto entro cui il movimento viene limitato. Nel modo di parlare del balbuziente noi possiamo vedere il suo atteggiamento esitante. Il suo residuo di senso sociale lo spinge a stringere rapporti con i suoi simili, ma la scarsa opinione che ha di se stesso, e il suo timore di giungere a un confronto, entrano in conflitto con il suo senso sociale, così egli, nel parlare esita. Abbiamo detto che i sentimenti di inferiorità non sono anormali in se stessi e che anzi, essi sono la causa di tutti i miglioramenti dell’umanità. Immaginiamo che sia possibile, per un singolo individuo, raggiungere uno stadio dove non ci siano più difficoltà da superare. Noi non potremmo fare a meno di pensare che in tal caso la vita sarebbe molto noiosa, perché tutto sarebbe previsto, tutto calcolato in anticipo, il domani non ci porterebbe occasioni inaspettate e non ci aspetteremmo (niente) dal futuro. Il nostro interesse per la vita è suscitato soprattutto dalla mancanza di certezza. Se noi fossimo completamente sicuri, se sapessimo tutto, non ci sarebbero più né discussioni, né scoperte. E’ una fortuna per noi che la vita non si esaurisca così facilmente, perché così l’uomo non smette mai di “lottare”, può sempre scoprire, conoscere, e creare nuove occasioni di cooperazione e di integrazione. 


hi soffre di disagi emotivi è bloccato fin dall’inizio, il livello dei suoi problemi è inversamente proporzionale a quello, molto basso, delle sue soluzioni. L’individuo più “normale” dà, dei suoi problemi, una soluzione sempre più completa, e può quindi andare avanti, affrontare nuove difficoltà, e arrivare a nuove soluzioni. Non ha bisogno di particolare considerazione né la pretende, ma procede, con coraggio e indipendenza, a risolvere i suoi problemi in armonia con il senso sociale. La meta di superiorità è personale e unica per ciascun individuo, e dipende dal significato che egli dà alla vita; questo significato, però, non è fatto di parole, ma è formato dal suo stile di vita. Nel suo stile di vita egli non manifesta la sua meta in modo tale che possa essere definita una volta per tutte, ma la manifesta in modo vago, così che noi dobbiamo supporla basandoci sulle indicazioni che ci dà. Il significato della vita si acquisisce in quei primi quattro o cinque anni di vita; e non si acquisisce mediante un processo matematico, ma mediante oscuri brancolamenti, mediante sentimenti non compresi appieno, andando a caccia  di sintomi  annaspando in cerca di spiegazioni. La meta di superiorità quindi viene fissata allo stesso modo, annaspando e congetturando; è una lotta per la vita, una tendenza dinamica, non un punto fissato su un grafico e geograficamente determinato. Nessuno conosce la propria meta di superiorità così bene da poterla descrivere completamente.



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 –  0532.476055
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