lunedì 30 gennaio 2017

Panico ... i segreti per farcela



Panico …  i segreti per farcela
                
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n po’ di storia. La parola panico viene dalla mitologia greca e più precisamente dal Dio Pan. Egli è una divinità molto antica dell’ Arcadia (regione della Grecia). Protettore delle greggi e dei pastori. E’ talmente brutto che sua madre, dopo la nascita, ne è così spaventata che fugge terrorizzata. Il padre Ermes (Dio della comunicazione), allora, lo prende affettuosamente e, avvolgendolo in una pelle di lepre, lo presenta agli altri dei che non appena lo vedono si danno, con contegno irrispettoso, a grandi risate. Questo Dio si presenta con un corpo villoso, naso schiacciato, capelli lunghissimi ed incolti, gambe, piedi, corna, orecchie e barba di caprone… e, come  se non bastasse, una enorme coda. Il suo aspetto incarna l’esuberante vitalità della natura, ma sicuramente simboleggia anche la sessualità brutale inesauribile e tutti gli istinti selvaggi. Abita monti e luoghi aspri, grotte e caverne. Frequenta solitamente le fonti dove si diletta per ore ed ore a suonare col suo virtuosissimo flauto. Nonostante l’aspetto, è una divinità vigorosa e giocosa: l’allegro compagno delle ninfe (Syrinx, Pitis, Eco e Eupheme) che danzano continuamente alla musica del suo prezioso flauto, innamorato ma respinto per la sua bruttezza (solo dopo varie peripezie avrà, finalmente, una vera e propria relazione con la ninfa Eupheme – eufemismo – da cui avrà un figlio: Critos).


olitamente amava riposare nelle prime ore del pomeriggio e, se molestato, lanciava un grido spaventoso che incuteva il “terrore panico”. Ai profanatori che lo scoprivano nel sonno portava una paura distruttrice e immobilizzante. In breve, ha la forza di far nascere il panico irrazionale non solo negli esseri umani ma anche negli animali, che si divertiva a sorprenderli in luoghi completamente deserti. Nell’antica Grecia il suo culto era molto diffuso; non esprimeva, comunque, nessun valore morale e sociale ma personificava semplicemente l’istinto. L’istinto, infatti, aspetto naturale ma soprattutto oscuro, evita con “astuzia” il controllo della volontà così come si verifica nell’episodio panico da cui la persona, paradossalmente, vuole sfuggire attraverso i rituali di evitamento… è l’istinto, quindi, che si oppone con rabbia ad una vita condotta in una direzione sbagliata. Il panico avrebbe questo senso: l’episodio devastante è la rivolta dell’istinto, che si diffonde in modo drammatico in tutta la persona quando essa non ascolta le proprie esigenze i propri desideri, quindi non è in grado, a volte non consapevole, di scegliere autonomamente la propria strada.



l ritratto: la persona a rischio di DAP solitamente si presenta in modo impeccabile e, a suo dire, perfetto. E’ convinto di non sbagliare mai, segue e si fida esclusivamente delle sue stesse convinzioni. Appare sempre sicuro di sé e, stranamente, sa sempre quello che desidera, deve e può fare. Si dimostra intollerante verso chi fa errori o chi trasgredisce le regole. Ma soprattutto diventa polemico verso coloro che la pensano diversamente.


on sa mettersi in seconda posizione … è sempre lui che conduce il gioco e tiene tutto sotto controllo, un individuo insomma tutto di un” pezzo”…non cede mai. In realtà, purtroppo, è un gigante d’argilla: risulta particolarmente dipendente e fragile, necessita di tante rassicurazioni per continuare il suo ruolo (compensatorio) rigido ed inflessibile.


he cos’è
… i sintomi.
La situazione panica è una esagerazione della normale reazione del corpo alla paura. I suoi effetti sul corpo e sulla mente sono devastanti. L’adrenalina – ormone secreto dalle ghiandole surrenali, che agisce sulla circolazione, la respirazione e il metabolismo – che viene normalmente prodotta quando è necessario agire, immessa nel circolo sanguigno in eccesso, determina un insieme di sensazioni sgradevoli ed un intollerabile livello di paura e di continua “attesa”. Di solito questo disagio si manifesta con un’improvvisa esplosione di intensa apprensione, paura e terrore. Il Disturbo di Attacchi di Panico (DAP: chiamato familiarmente dagli esperti) sorge in modo inaspettato, spesso senza che sia possibile individuare eventi scatenanti, raggiungendo la tensione massima nel giro di pochi minuti. A dire il vero la paura non è affatto immotivata e senza senso ma deriva da ragionamenti precisi (esagerati e assolutizzati) che trasformano situazioni apparentemente innocue, per la maggior parte degli individui, in fenomeno estremamente pericoloso per la persona stessa. Tale manifestazione, solitamente, si esaurisce del tutto in mezz’ora circa, ma a volte la sua intensità rende la persona senza forze anche per interi giorni. Chi ne è colpito accusa forti palpitazioni, tachicardia, vertigini, tremori a piccole o grandi scosse, sudorazione eccessiva, parestesie (formicolii alle mani e ai piedi) paura di perdere il controllo, di impazzire, alterazione della nozione del tempo, di irrealtà, diarrea, senso di svenimento, irritabilità, incapacità di controllare l’eloquio, atti incontrollati, dispnea, fame d’aria con sensazione di soffocamento che prende il petto.


i ha l’impressione vivida di non riuscire a respirare e, quindi, la paura di morire. La paura sicuramente, è bene ricordare, ha un significato positivo per l’essere umano, in quanto l’aiuta a prevenire e a fronteggiare i pericoli esterni, mentre l’attacco di panico non è scatenato da un pericolo oggettivo, reale e circostante, ma da un pericolo interno, quindi non protegge, ma limita, blocca: per la paura di morire ci “costringiamo” a non vivere. In realtà, come già accennato, non sono, certamente, gli eventi esterni a scatenare episodi di paura, ma quello che si pensa di essi, in particolar modo le valutazioni fatte circa l’eventuale capacità di saperli fronteggiare (ansia anticipatoria). La reazione di paura, quindi, è dovuta a processi cognitivi di valutazione e anticipazione degli eventi che accompagnano costantemente e guidano il comportamento.

In un istante il cuore prende a battere forte, all’improvviso travolge corpo e mente
la testa gira, le braccia formicolano, dominano i sudori freddi. Manca l’aria, sembra di soffocare. E’ una sensazione drammatica, violenta… in quei momenti pare di impazzire; come se si stesse perdendo completamente il controllo, ma la cosa più drammatica è che resta la paura che da un momento all’altro possa succedere di nuovo … possa nuovamente verificarsi l’episodio invalidante; dopo il ripetersi dei primi attacchi si comincia a vivere costantemente nell’attesa ansiosa di un altro eventuale attacco. Si tenderà, quindi, ad evitare (e selezionare) tutti  i luoghi e le situazioni  in cui si è sperimentato il primo attacco (evitamento fobico).


n molti casi si sviluppa preoccupazione per la propria salute e il terrore di avere gravi malattie (ipocondria). Spesso, inoltre, è esplicita la richiesta di aiuto e contemporaneamente una forte dipendenza da un’altra persona che diviene l’inseparabile accompagnatore del soggetto che teme di uscire da solo (il fatto è particolarmente curioso in quanto frequentemente l’accompagnatore scelto non ha strumenti terapeutici o particolari conoscenze per intervenire nel caso si verifichi un attacco). Il DAP è imprevedibile, coglie all’improvviso e distrugge in un attimo tutte le certezze e le abitudini, gettando la persona in un profondo ed infernale abisso… a livello analogico, può essere interpretato come un grande segnale  di pericolo: indica che la vita è stata spinta in un binario “morto”, sbagliato o che si sta viaggiando  “contromano” nel percorso della nostra esistenza (magari una vita sentimentale non del tutto soddisfacente e appagante).


Cosa fare … ipotesi di intervento. Le persone con DAP necessitano spesso – soprattutto coloro che presentano disturbi di personalità – di una combinazione di terapia farmacologia e di psicoterapia. Tuttavia, alcuni dati particolarmente curiosi su questo malessere riguardano le percentuali piuttosto alte di risposta al placebo. Dopo la somministrazione del placebo si è riscontrato un grande miglioramento suggerendo, quindi, l’influenza psicologica in tale malessere, grazie proprio a questa sostanza, oppure la sicurezza può derivare dalla certezza di avere in tasca un Xanax (ansiolitico).


oiché in queste persone l’esame di realtà è completamente conservato, tranne naturalmente nell’episodio acuto, e sono in grado di sviluppare un buon rapporto terapeutico, di consapevolezza e di rielaborazione delle problematiche di fondo è possibile applicare una terapia ad orientamento psicosomatico, psicodinamico oppure cognitivo – comportamentale. L’intervento terapeutico, comunque, verrà sempre attivato dopo la codificazione della diagnosi specifica nell’ambito del quale si manifesta il DAP ( Agorafobia, Claustrofobia, ecc.).
Durante una crisi improvvisa è importante: inalare poca aria, rallentare il ritmo respiratorio e respirare in modo superficiale;
parlarne (cercare un aiuto non è un segno di debolezza) con un'altra persona  (preferibilmente esperta): comunicando ciò che si prova è possibile essere realmente informati su ciò che fisiologicamente accade nell’organismo durante uno di questi attacchi.

Alcune metodiche terapeutiche come ad esempio il massaggio (psicosomatico) può aiutare a rilasciare ed equilibrare le tensioni del corpo. Ridurre, quindi, ansia e tensione permetterà di mantenere il corpo perfettamente rilassato. Anche l’ipnosi può produrre una risposta particolarmente positiva a breve termine. Può essere indubbiamente d’aiuto durante il lavoro sui vari aspetti profondi del disturbo: il contributo maggiore deriva dal fatto che attraverso questo metodo si impara a gestire, in modo autonomo, ansia e attacchi di panico. Usando questa ed altre tecniche di gestione (ad orientamento olistico) non solo si sarà in grado di conoscere e comprendere i vari meccanismi sottostanti ma anche di controllare e prevenire il ritorno del disturbo.



Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
 E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.


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