ntroduzione.
L'apparato cardiocircolatorio è, secondo la medicina psicosomatica,
il centro degli affetti; il sangue diventa l'interprete delle nostre
emozioni più profonde e sconvolgenti ...una forza vitale incessante
ed ineguagliabile che circola, “liberamente”, nel nostro
organismo. Si ricorda che il flusso sanguigno non solo rimane
scorrevole fino a che non ci sono depositi o accumuli lipidici nelle
arterie, ma anche quando sono presenti forti tensioni emotive:
possono creare “ostruzioni” nel lume di ogni organo cavo ...
rendono rigide le pareti ed i vasi arteriosi!!! Per la medicina antica
era la sede dei sentimenti, luogo delle passioni e degli affetti;
parla di un “flusso”, accompagnato da un vivace mondo affettivo
che, oltre a nutrire ogni organo del corpo, vuole finalmente farsi
sentire … uscire dall'anonimato!!! L'iperteso può essere associato
ad una pentola a pressione; essendo un “vulcano in continua
eruzione” i suoi valori saranno tendenzialmente alti e, spesso,
silenziosi. Uno stato psicofisico in cui l'individuo può sentirsi
continuamente tenuto a bada, sotto controllo da forze esterne; una
tensione esasperata creata da un ambiente poco “rispettoso” e,
spesso, eccessivamente esigente che chiede, senza sosta, “perfezione”
o prestazioni eccellenti, sempre di prima "qualità" … di andare al
“massimo”!!! La stessa reazione fisiologica si verifica quando il
soggetto non è in grado di fronteggiare tali richieste e vuol
dimostrare l'opposto, anche se raggiungere, oggettivamente, quei
precisi obiettivi è inutile o tempo sprecato; improvvisamente si
trova sotto pressione e, nel contempo, nulla deve trapelare dalle sue
parole e dalla sua gestualità (persona sempre impeccabile, studente
che deve fare una interrogazione talmente sorprendente da
impressionare docenti e genitori, un funzionario che deve gestire con
molta calma una riunione importante e conflittuale … un primo
incontro amoroso ... fenomeni psicofisici che segnalano sempre una
tensione esasperata). La psicosomatica non è una “diavoleria”
moderna, tantomeno una specializzazione medica recente, ma un
meraviglioso ed innovativo strumento terapeutico per tutte quelle
patologie provocate o aggravate da situazioni emotive; fondamentale
non solo per interpretare correttamente quel sofisticato, continuo ed
incessante dialogo tra mente – corpo, ma anche per raggiungere una
veloce, permanente e completa guarigione. La visione psicosomatica
del corpo e dei suoi meccanismi connessi è sempre globale; un
sistema visto nella sua interezza e mai come la somma di singole
parti … è lo studio e la ricerca della connessione tra danno
fisico e la sua possibile causa di natura psicologica (rapporto
fisiologico, emotivo e sociale) … tale metodica, per i lettori più
“sofisticati”, è conosciuta, da tempo, come approccio olistico
(stato di salute nella sua globalità ... corpo e mente diventa un
legame indissolubile). Dice in realtà che non è possibile
comprendere la complessità del fenomeno corporeo se non lo si
esamina nella sua totalità: unità organica, psichica, sociale ed
emotiva. Questo orientamento scientifico non si limita alla
eliminazione dei sintomi, ma a portare equilibrio all'intero
psicosoma: un ritorno alla vera e completa armonia … il tutto, in
pieno accordo con le proprie esigenze e necessità emotive!!! Essa si
pone come obiettivo di educare l'individuo all'autoconsapevolezza, ad
uno stile di vita armonioso con se stesso ed il mondo circostante …
un modo di vivere, di pensare e di agire in perfetto equilibrio con
se stessi e gli altri!!! Insegna che col pensiero, con l'impegno, la
volontà, con l’azione mentale cosciente, si può - se non si bara
- lavorare alla costruzione della propria salute fisica, psichica ed
emotiva in maniera globale e permanente … in breve, ad essere anche
autonomi, autodeterminati e, soprattutto, contare su se stessi.
Nessuno può trarci d'impaccio meglio di noi stessi!!! Queste
metodiche terapeutiche psicosomatiche insegnano, quindi, a prendersi
cura di se stessi, allontanano il brusio dei pensieri e sospendono i
giudizi di valore ... aiutano a far silenzio dentro di sé!!! La
psicosomatica fa ritornare verso il buonsenso perché orienta
l’attenzione sulla logica realtà che l’uomo è una entità a sé:
una unità inscindibile. Non si può curare, quindi, un individuo in
maniera globale se l'esame non è abbinato alla comprensione delle
condizioni generali dell'intero organismo: sintomi fisici, mentali ed
emotivi dell’individuo … senza mai trascurare, ovviamente, le
condizioni sociali.

orpo e psiche è, quindi, un principio vitale
comune ad ogni essere vivente e, quindi, secondo l'orientamento
scientifico psicosomatico, non dovrebbero mai essere divisi l’uno
dall’altra. E' lecito sospettare che, in determinate circostanze,
alcuni fattori psichici, come sentimenti, stati d’animo e passioni,
possano avere anche una certa “responsabilità” nella malattia …
come dire, c'è abbastanza fumo per sospettare un discreto falò. Il
vissuto di ogni individuo è fondamentale per conoscere la malattia:
vivere ad esempio in un ambiente “freddo” ed ostile, avere una
figura di riferimento non proprio a modo, gestire colpe che
incessantemente tormentano, affrontare paure che ingabbiano
completamente, invidia che corrode, orgoglio che svaluta all’infinito
sono tutte cose che possono determinare modelli mentali che
intralciano l'esistenza, fanno soffrire e “fallire” … vissuti
che non solo producono la sensazione diffusa di non essere amati, di
non essere accettati, di non aver diritto a nessun riconoscimento, ma
si legano a malattie ben precise che remano contro il benessere reale
e la felicità quotidiana di ogni essere vivente. Ancora oggi,
purtroppo, chi soffre di un disagio emotivo viene considerato un
malato di serie “B”, nessuno gli crede, viene guardato con
sospetto e colpevolizzato, escluso dalla vita reale, spesso
considerato bugiardo, cattivo, meschino … così piano piano lo
sguardo su di lui si trasforma in disprezzo e la sofferenza in
vergogna: in breve una persona fastidiosa a cui sono attribuite
intenzioni cattive e, quindi, il minimo che si possa fare è
cacciarlo dal gruppo dei "veri" malati in modo tale che non
possa più tormentare le persone "perbene" che stanno
intorno. Ricordiamolo bene e ancora una volta che queste persone sono
il “risultato” di dinamiche complesse, di relazioni strane e
complicate; cose che si portano dentro da tempo senza averne la
minima idea e consapevolezza; non sono né diaboliche, né malvagie,
né cattive, né subdole: soffrono soltanto in maniera esagerata
perché non sono considerati e non ricevono la giusta attenzione ...
amore!!! Un malato di questo tipo non deve mai essere neutralizzato,
escluso e, tanto meno, abbandonato perché è "incapace" di
vivere da solo se non con grande disagio e sofferenza: la sua vita,
purtroppo, se la "distrugge" già da solo!!! Attenzione,
però, deve essere rispettato è verissimo, ma mai autorizzato a
controllare tutto e tutti … travisare e accettare ogni sua
richiesta, mai cadere nell'errore che tutto gli è dovuto …
lasciarsi andare ad un facile e pericoloso permissivismo non lo si
aiuta sicuramente!!! Lo sappiamo da tempo che attribuire un’eziologia
psicosomatica alle malattie comuni incontra, spesso, nel pensiero
comune, molte RESISTENZE e parecchia IRRITAZIONE: difficile accettare
che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente
diranno, ma tutte quelle cose “tossiche” che respiriamo e
ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque
dimenticato che sono proprio i disagi emotivi prolungati nel tempo
che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e nervoso,
e quindi con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano
difficili da gestire o neutralizzare. Molte
malattie sono, senza ombra di dubbio, influenzate oppure determinate
da eventi conflittuali emotivi. Ogni patologia, grave o lieve, acuta
o cronica, rappresenta sempre un “blocco”, una alterazione
sull'intera struttura psicosomatica, una condizione morbosa e
singolare a lento decorso: bisogna “riparare” il danno
immediatamente, prima che si trasformi in una malattia cronica
invalidante. E' comunque un “mal essere” diffuso che influisce
direttamente sul sistema nervoso centrale (SNC); un fenomeno che non
solo provoca una forte inquietudine interna, ma ostacola
completamente anche la normale omeostasi e la funzione dei vari
organi strettamente connessi tra loro (le terminazioni nervose
comunicando tra loro attraverso i neurotrasmettitori, dopamina e
serotonina, concretizzano in maniera positiva o negativa ogni
condizione o forma fisica). Non c’è bisogno di scomodare qualche
illustre luminare per comprendere la “psicosomatica”, basta una
semplice “dose” di attenzione ed empirismo; semplicemente
osservare e, ancora, osservare scrupolosamente alcune reazioni
psicofisiche; considerare attentamente i vari rapporti fisici e
mentali, la stabilità tra benessere organico (circolazione
sanguigna, idratazione, stress, luminosità, vista, sonno, astenia,
alimentazione, attività fisica ...) ed equilibrio psichico
(emozioni, attenzione, agitazione, apatia, perdita di interesse ed
entusiasmo …). Tieni presente che nessuno ha l'esclusiva di questo
meccanismo fisiologico complesso!!! Lo stato di benessere o di “mal
essere” dipende sempre, infatti, da ambiti diversi: fisici e
mentali. Se una persona, ad esempio, si spaventa diventa pallida, in
certe situazioni, poi, le viene la pelle d’oca (riflesso
pilomotore), eccitandosi comincia a sudare, quando è terrorizzata le
si può “fermare” il cuore … credetemi, non sono un menagramo,
ma tutto, purtroppo, può accadere!!! Le emozioni possono, infatti,
manifestarsi in due modi: con un comportamento esteriore (lacrime,
grida, stato di agitazione ...) oppure influenzando gli organi
emuntori attraverso spasmi e secrezioni ghiandolari. I sintomi fisici
sono sempre soggettivi, saranno mascherati, ma non mentono mai,
parlano in modo chiaro, con il loro linguaggio specifico e,
soprattutto, per analogia; una testa pesante, ad esempio, può
segnalare un irritante “sovraccarico” funzionale, ma di che cosa?
… di pensieri spazzatura, troppe “responsabilità” magari di
altri … di impegni che non hanno niente a che fare con il vero
altruismo, ma che riguardano solo il senso del dovere o semplicemente
obblighi morali fastidiosi ed irrazionali; attenti, però, abbiamo a
che fare con un “cervello che piange”, chiede comprensione ed
indulgenza: vuole liberarsi da certi vincoli, riprendersi il suo
spazio emozionale, realizzare i propri sogni e progetti, tenuti
nell'armadio da troppo tempo; in breve, abbiamo a che fare con
esigenze razionali esagerate che non perdono mai l'occasione di
censurare quel mondo emozionale vissuto come invadente e pericoloso …
ma che è, nonostante tutto, il sale della vita, sempre fantastico!!!
Le emozioni di rabbia, di contrarietà e di rancore trattenute, si
esprimono in cefalea, gastrite e crampi addominali; quelle relative a
commozione, gioia ed entusiasmo si traducono in vertigini, tensione
diffusa e cervicale; quante volte ci sentiamo dire per un piccolo e
leggero dolorino al trapezio - collo: “Beh caro mio, abiti a
Ferrara, nella nebbia, con tutta quella umidità vuoi proprio solo tu
non avere l'artrosi cervicale? … invece è, spesso, tutt'altra
cosa!!!

l tessuto muscolare è - con tutte le sue specifiche e
sofisticate terminazioni nervose - legato ad altri tipi di tensione:
“testardaggine”, prendersi troppe responsabilità, voler
controllare ogni cosa, non lasciarsi andare alle emozioni … portare
il “peso” del mondo sulle proprie spalle (per questa analogia,
vedasi il mito greco di Atlante); al contrario, la paura, il pianto,
l’imbarazzo e la tristezza parlano per mezzo della colite,
nevralgia e rigidità muscolare; i sentimenti e i desideri sessuali
trattenuti, sono segnalati, invece, attraverso tachicardia, ansia e
depressione. Il sangue, dunque, si fa portavoce dei vari “disagi”
della vita ... compresi rifiuti, fallimenti e continue delusioni:
diventa un potente ed instancabile veicolo delle emozioni seminate
puntualmente in tutto il corpo. Con la testa divisa, separata dal
corpo, si diventa “difficili” ed oppositivi, si perde il contatto
con le proprie potenzialità: cosa è meglio per se stessi e cosa
fare attraverso azioni concrete … con “ricaduta”, ovviamente,
anche sull'umore di chi sta intorno; una “spartizione” impropria
che, a lungo andare, ostacola le normali funzioni fisiologiche: anche
le più banali e semplici sono compromesse, creano disfunzione e
contrasto. L'intero psicosoma ha un proprio equilibrio unico e
speciale; le nostre cellule contengono una saggezza millenaria:
dobbiamo ascoltarle attentamente e attivamente; il corpo, quando
insistiamo su cose sbagliate, non ci lascia in “pace” perché
vuole “correggerci”, comunicare qualcosa di estremamente
importante per il nostro benessere presente e futuro: indica la
strada giusta e migliore … di riprenderci quello che ci spetta
realmente: armonia, naturalezza e il giusto equilibrio!!! Continua …
Questo articolo rientra, come tutti gli altri finora pubblicati, in
un programma informativo ed educativo, non prescrittivo; è rivolto
alla persona curiosa che vuole liberamente approfondire i vari
argomenti, di volta in volta, proposti. Tale narrazione, infatti, per
niente esaustiva, vuole stimolare la ricerca e ulteriore conoscenza;
ad essere – se lo si vuole – più preparati, consapevoli,
responsabili per il proprio benessere, e soprattutto, attivi nel
gestire la propria salute … riflettere e decidere liberamente …
sapere cosa si vuole realmente e favorire, nel contempo, il dialogo
con lo specialista in maniera appropriata e più vantaggiosa
possibile per entrambi. Se il segnale fisico diventa fastidioso,
insistente e continuo, significa che qualcosa nell'organismo non
funziona più per il verso giusto; è probabile che si sia verificata
una disfunzione non solo in quella struttura bersaglio, ma si stiano
avviando anche dei “danni” significativi e in maniera sistemica,
in altri meccanismi fisiologici fondamentali; una struttura che
appare, al momento, solo “infiammata” perché reagisce ad una
carenza o un moderato eccesso bio – chimico; “bypassata” dalle
trasformazioni energetiche, risulta inadeguata alle sue funzioni;
isolata e completamente “indifesa”, in quel preciso contesto,
aumenta la sua “vulnerabilità”: non più in perfetta sinergia
con altri apparati neurologici collegati tra loro; un fenomeno che se
persevera nel tempo crea squilibrio e ostacola la normale omeostasi
dell'intero organismo; con tale risposta, ovvero la mancata
“collaborazione” e la perdita di alcune funzioni fisiologiche,
avremo, in quell'organo “tormentato” e nei vari tessuti nervosi
coinvolti, prima tensione, poi contrazione, in seguito infiammazione
ed, infine, lesione. I disturbi psicosomatici si verificano
soprattutto in quei soggetti che non esteriorizzano le loro emozioni.
Da un punto di vista clinico avremo due tipologie di personaggi che
prendono le distanze dalle proprie sensazioni corporee: anaffettivi
(incapacità di provare emozioni … sperimentano poco o nulla) e
alessitimici (difficoltà a distinguere e riconoscere gli stati
emotivi dai fenomeni fisiologici … non sanno esprimere i propri
sentimenti). Essi, non potendo scaricarsi direttamente, coinvolgono
il corpo per contenere e gestire ogni situazione difficile e
conflittuale; la tensione, quindi, prodotta attraverso una carente o
eccessiva produzione ormonale, modifica - a livello strutturale e
funzionale - quell'organo preso di mira; indebolito, aumenta il
rischio di un aggravamento del problema fisico già in “cantiere”
magari da tempo … una evidente recrudescenza di patologie croniche
già esistenti. Anche il tempo che passa è poco “galantuomo”,
non ci aiuta proprio per niente: danneggia il “motore” ed
indebolisce la mente. L'età anagrafica rende, infatti, con il suo
cambiamento ormonale, più vulnerabili, fragili, sensibili e
scontrosi; ci si trova lì, a singhiozzare silenziosamente, in
disparte e senza un motivo apparente. La sensazione di essere
fraintesi e per nulla capiti, non solo fa tabula rasa attorno, ma
aumenta la tensione, le incomprensioni, il senso di inutilità, la
tristezza e la solitudine: rende l'aria irrespirabile, dentro, fuori
e in ogni luogo … si rimane da soli, con pensieri fissi ed
ipercritici, tormentati da fastidiosi e ripetitivi tarli mentali …
quel poco pubblico rimasto, sempre più distratto, si fa critico,
diventa un giudice severo e per nulla disponibile.


'è deserto
intorno, nessuno con cui dialogare o condividere piccole esperienze
quotidiane; ci si ritrova improvvisamente soli ed impauriti,
catapultati su quel palco in cui viene messo in scena, ogni giorno,
un modo di fare e di essere sempre più banale, mediocre e privo di
interessi … gesti che allontanano, fanno inciampare il cuore,
rendono difficili e conflittuali i pochi rapporti rimasti … i
progetti calano, le rare uscite sono controllate da un uno stato
mentale paranoide, dalla mania di persecuzione, da sospetti e
diffidenza verso gli altri; i piaceri scarseggiano, le sensazioni
svaniscono, i pensieri cupi, pessimistici e negativi aumentano: la
vita sfiorisce, tutto si fa buio e si trasforma in un tragico
immobilismo. Anche il passato ci travolge con pensieri insofferenti e
mai spenti, che tormentano attraverso interrogativi inutili ed
assurdi: “Dovevo comportami diversamente … fare scelte diverse,
concrete, sincere, essere più disponibile … prendere decisioni
importanti, essere più flessibile, comprensivo e meno testardo …
perché ho fatto quello, forse se agivo in maniera diversa le cose
sarebbero cambiate … ora sarei più felice” …: niente più
consola, il tormento continua e la “pentola” non smette mai di
bollire … ma davvero si può cambiare il passato? Il futuro, invece
viene cancellato da un presente spento e banale ... e per non farci
mancare nulla, anche l'umore si fa altalenante, ballerino, complicato
e capriccioso … improvvisamente si entra nel tunnel maniaco –
depressivo. Tali ancoraggi assurdi e zavorra emotiva sgradevole,
oltre a rallentare il percorso evolutivo, creano il vuoto interiore,
distruggono speranze, progetti e spengono la voglia di fare: il mal
vivere si fa corpo … si è messi all'angolo, il cuore inciampa e lo
si sente in gola: vuole farsi “sentire”!!! Tanto per fare un
piccolo anticipo, sembra che alcune tipologie di ipertensione siano
causate dalla “collera” repressa per lungo tempo; questa
“condizione” clinica - caratterizzata dalla presenza della
pressione elevata nel sangue e nelle arterie - verrà manifestata
attraverso atteggiamenti, più o meno marcati e apparentemente
tranquilli: silenzio, negazione, pensiero critico, indifferenza,
meticolosità, calunnia e opposizione ... mettersi di traverso su
ogni cosa, anche a livello collaborativo … un “trattenersi”
continuo e senza limiti!!! Non dobbiamo mai dimenticare le varie
“sorelle” di questo stato psicofisico, ovvero le tipologie più
comuni dell'ipertensione e relative personalità: ipotensione
(personaggi piuttosto delicati e fragili, perdono facilmente la testa
anche alla minima e banale emozione … sono continuamente alle prese
con fantasie difficili da governare … le cose impreviste fanno
battere la fiacca, perdere la testa), ipercontrollo (sono dei
campioni nell'autocontrollo, fermi, irremovibili, supervisori,
testardi, non si lasciano andare per nessuna ragione) e iperattività
(individui sempre attivi, pieni di energia, non riescono a stare un
attimo fermi). Tipologie
di ipertesi: da Ipertensione e da ipercontrollo. La maggior parte
delle loro problematiche segnalano, spesso, stili di vita
caratterizzati da troppo autocontrollo ed eccessivi divieti; sono
abili nel gestire e tenere sotto controllo in maniera continuativa il
mondo emozionale, impulsi e sensazioni corporee vissute come
invadenti; sentimenti ed istinti come sessualità, rabbia,
aggressività ed entusiasmo sono azzittiti, tenuti in sordina,
sottotono smorzato … difficilmente manifestano le emozioni temute …
un fenomeno che sommato all'età anagrafica diventa, per il corpo,
una bomba ad orologeria distruttiva … una vita rovente e sulle
spine; i sentimenti, quelli autentici, non circolano più, sono
stagnanti, tenuti sotto controllo ... bloccati perché sono vissuti
come insopportabili, ingovernabili o troppo “pericolosi” nel
gestirli … meglio stare alla larga dalla sfera affettiva, dalle
passioni invadenti e, soprattutto, guai trasgredire!!! La vera
difficoltà è quella di apparire spontanei, lasciarsi andare e
sentirsi in prestito in ogni luogo; nonostante sia un personaggio
attivo, indaffarato, rapido ed efficiente, appare tranquillo, calmo,
posato, dotato di un savoir – faire incredibile (non si infiamma e
non perde mai la testa … sempre, però, sul chi va là … un
vulcano in continua eruzione) … perennemente dotato di eccessivo
controllo, i segnali evidenti di tensione saranno “mascherati”:
palpitazioni, vertigini o qualche cefalea … per l'iperattivo,
inoltre, dopo una forte delusione oppure una violenta discussione
improvvisa, può inviare altri segnali “silenziosi”: manifestare
eritrosi al viso, fastidiosi ronzii auricolari, epistassi, disturbi
visivi, irrequietezza sia fisica sia psichica. Una mente
eccessivamente rigida, che non si ferma mai, si oppone alla
spontaneità e naturalezza nel gestire relazioni e situazioni: non ce
la fa a lasciar “andare” ciò che è immodificabile … proprio
non ne vuol sapere di lasciar scorrere la vita!!! Più passa il tempo
e più sono smarriti, disorientati, stanno sempre in uno stato di
massima all'erta, sono dominati da un profondo timore dell'imprevisto
e di perdere di punto in bianco il controllo; una grande difficoltà
ad esprimere felicità, gioia ed affetto. Ricordiamolo ancora una
volta che Il corpo sa tante cose, non mente mai, segnala
continuamente le nostre condizioni sia fisiche sia mentali; non si
sbianca forse per paura o si arrossisce per imbarazzo ed ira? Il
cuore è il motore che mette in circolo il fuoco della vita e della
creatività (emozioni) … quando perde il suo ritmo significa che la
vitalità è stata imprigionata, soffocata o bloccata da regole
rigide autoimposte, batte più velocemente solo per ribellarsi dai
vincoli e doveri assurdi … cerca solo di trovare il suo spazio, la
sua vera dimensione: spontaneità, indipendenza, gioia e libertà …
uscire dalla gabbia che, nel tempo, si è creato!!!


icorda, un cuore
negato e pietrificato - con pochi sentimenti ed emozioni - si ammala
modificando il suo “ritmo”; anche un cuore “frettoloso”, che
non si innamora, che non si lascia andare e che non conosce il
piacere, blocca le pulsioni. Quando l'emotività fluisce liberamente
anche il sangue, senza ostacoli, scorre meglio e diventa leggero ...
rimane fluido, slanciato e, perché no, ci “sorride”!!! Questo articolo
rientra, come tutti gli altri finora pubblicati, in un programma
informativo ed educativo, non prescrittivo; è rivolto alla persona
curiosa che vuole liberamente approfondire i vari argomenti, di volta
in volta, proposti. Tale narrazione, infatti, per niente esaustiva,
vuole stimolare la ricerca e ulteriore conoscenza; ad essere – se
lo si vuole – più preparati, consapevoli, responsabili per il
proprio benessere, e soprattutto, attivi nel gestire la propria
salute … riflettere e decidere liberamente … sapere cosa si vuole
realmente e favorire, nel contempo, il dialogo con lo specialista in
maniera appropriata e più vantaggiosa possibile per entrambi. Da
tempo si ha, dunque, la consapevolezza e la certezza dell’influenza
dei fattori emozionali sull’organismo; un perfetto meccanismo di
autoregolazione fisiologico in grado di prevenire squilibri e
promuovere, nell'immediato, una completa armonia dell'intera
struttura psicosomatica; il “progetto” fisiologico è quello di
portare una meravigliosa intesa e “convivenza” funzionale tra le
varie parti: mette d'accordo sia il corpo sia la mente; nessuno
primeggia, non c'è “malcontento” e si collabora con i mezzi che
si hanno a disposizione, aiutando o compensando gli eccessi o i
“difetti” segnalati da “vicini” più o meno in difficoltà;
attraverso tale “capacità” fisiologica naturale, viene
conservato, nel fisico e nella psiche, un ineguagliabile equilibrio
sistemico e dinamico. Ogni malattia è un fenomeno profondo che
coinvolge non soltanto l'organo “bersaglio” o l'apparato in
difficoltà, ma tutta la persona: atteggiamento psichico, interazione
sociale e dinamiche lavorative … un feedback continuo che influenza
direttamente - in eccesso o in difetto - la struttura psicosomatica
nel tempo presente: aiuta, per i professionisti più “attenti”,
ad interpretare il “danno” in atto o, cosa più importante,
anticiparlo. Questa visione unitaria, è un modo di pensare, una
cultura e un insegnamento che viene da molto lontano. Una saggia
tendenza antica - ma ancora oggi di grande attualità per alcuni
studi scientifici all'avanguardia - che considera l’uomo nella sua
totalità: una meravigliosa struttura nella quale nessuna parte può
trovarsi isolata o esclusa da altre precise ed indispensabili
funzioni. La pratica medica, già al tempo di Ippocrate, nonostante
fosse esercitata esclusivamente da sacerdoti, spesso più
“pizzicagnoli” che uomini di scienza, da stregoni estemporanei e
da guaritori improvvisati, aveva una chiara visione olistica del
corpo umano e, soprattutto, considerava tale struttura una unità
funzionale inscindibile … un qualcosa di indivisibile e,
soprattutto, in totale sinergia tra le varie parti: strutture con
informazioni correlate e precisi vincoli funzionali. Era ben noto
alla medicina antica, infatti, che se si procurava benessere
all'individuo (gioia, piacere, soddisfazione), anche a quello più
"ignorante", la salute migliorava velocemente. In realtà,
avevano già capito che il fattore umano giocava un ruolo
fondamentale nella soluzione di qualsiasi problema fisico;
l'importanza dei fattori emotivi, delle relazioni umane e sociali sia
nell'ammalarsi sia nel guarire erano sempre in primo piano!!! La
gioia faceva ingrassare mentre uno stato di tristezza, portava dritti
al dimagrimento … ogni interazione con il sentimento di gioia
aumenta, in ogni individuo, ancora oggi, non solo il suo benessere,
ma anche tutto ciò che realizza diventa meno impegnativo, più
facile, scorrevole e ben fatto. Erano profondamente convinti che il
malato per riprendersi in mano la propria salute (vita) doveva stare
con gli amici, mangiare bene e bere sempre vino di buona qualità e,
ovviamente, nella “giusta” quantità: mai irritarlo o annoiarlo …
esprimersi sì, ma sempre con rispetto e frasi giuste, mai
ossessionarlo e recargli fastidio … era fondamentale coinvolgerlo
in qualsiasi attività o relazione. Diversamente, il disagio emotivo
poteva avere il sopravento, provocare importanti e profonde
modificazioni fisiologiche. Questo tipo di saggezza è, ora ed
allora, un meccanismo "scientifico" piuttosto facile, per
chiunque, da verificare e conoscere con la massima precisione;
infatti, se abbiamo paura non sentiamo altro che un corpo teso,
impaurito e contratto, se invece siamo felici percepiamo un corpo
leggero, gioioso, elettrizzante e ben funzionante … in breve, con
una grande voglia di fare, di collaborare e di aprirsi agli altri.
Attraverso una attenta e scrupolosa osservazione diretta avevano
compreso che ogni esperienza violenta e sgradevole rendeva la qualità
della vita non solo negativa, ma paralizzante e, a lungo andare,
davvero invalidante. Tutto era delineato e ben chiaro - seppur in
maniera grossolana - che i fattori emozionali e gli eventi
esistenziali, particolarmente infausti, erano determinanti sulla
salute e, quindi, potevano tradursi facilmente in ogni forma corporea
morbosa (avevano una visione unitaria, “olistica” della
malattia). Due mondi non in contrapposizione tra loro, ma che
esprimono la stessa realtà con modalità diverse: uno mentale e uno
fisico. Lo scopo principale della terapia era proprio quello di
ristabilire l'equilibrio e il benessere in modo naturale …
riportare l'armonia nell'intero organismo.


enomeno che viene
descritto sapientemente, molto tempo più tardi, da C.G.Jung con il
concetto di sincronicità: ciò che avviene nel corpo si verifica,
nello stesso tempo, anche a livello psichico e viceversa, con un
atteggiamento mentale simile al malessere organico in atto. Il corpo
è un evento sincronico in cui si considera l’uomo come espressione
della simultaneità psicofisica (mente – corpo interagiscono tra
loro, senza sosta, nel bene e nel male). Se ad esempio soffriamo di
gastrite non solo ci brucia lo stomaco (per la troppa rabbia …
producendo acido cloridrico anche quando non ci sono proteine da
metabolizzare), ma avremo a livello psichico, comportamenti e
atteggiamenti mentali di natura “corrosiva” e di non
disponibilità ad “accogliere” il mondo (pensieri che
“sgretolano” il corpo e la mente) … i detti popolari ci possono
aiutare ancora una volta a definire questo concetto, non si dice
forse: “Quella persona non riesco proprio a digerirla” ... in
quello stato la si rifiuta e non si accetta nulla da lei ...
incapacità di condividere ed elaborare un'esperienza … oppure,
ingoiare quel rospo, significa sopportare, subire situazioni e cose …
e, ancora, quei personaggi mi stanno proprio sullo stomaco.
L’attenzione, quindi, é sempre focalizzata non solo sul disagio
fisico, ma anche su elementi come atteggiamento, “temperamento” e
“costituzione”. Fin dall'antichità il cuore era, quindi,
considerato il centro dell'amore, degli affetti, dell'emozione e
della passione: la centralina inequivocabile dei sentimenti. Anche la
medicina orientale ha attribuito a quest'organo, da tempo, oltre alla
sua preziosa funzione fisica, le stesse analogie ... le sue
componenti emotive sono connesse al mondo degli affetti: amare se
stessi e gli altri, dare e ricevere, dinamiche relazionali; un
prezioso campanello di allarme che segnala i pericoli per il corpo …
attento a tutto ciò che proviene “esageratamente” sia
dall'esterno sia dall'interno (alimentazione, passione, gioia,
collera, stress): un organo intelligente che sente, registra e
segnala ogni cosa. Il cuore, essendo un muscolo involontario,
funziona al di fuori della nostra consapevolezza. Tale fenomeno - lo
sanno bene gli ansiosi durante un importante squilibrio
neurovegetativo - può spiegare e chiarire l'influenza di semplici
stati emozionali sul ritmo cardiaco: rallentare o diventare frenetico
... essere in balia delle emozioni!!! Tornando ai nostri tempi,
considerando la vasta e complessa rete nervosa del cuore, è stata
dimostrata - attraverso studi recentissimi ed accreditati - una
importante correlazione tra attività cardiaca ed esperienza emotiva:
una stretta correlazione fra salute e stili di vita. I tratti
caratteristici di quando il muscolo si "arrabbia" e “urla”
a squarciagola sono: aumento della frequenza del battito cardiaco e
della pressione sanguigna, vertigini, epistassi, sensazione di
debolezza e abbondante sudorazione. Sappiamo da tempo che un'emozione
"mal controllata" può radicarsi in qualsiasi parte del
corpo, ma quando essa ristagna nel cuore significa che tale fenomeno
coinvolge la nostra identità, va in profondità, tocca l'interiorità
e la gioia di vivere. Ricorda, pochi piaceri e scarse soddisfazioni
indeboliscono le energie del cuore. Se "raffreddiamo" lo
stato affettivo anche il sangue non circola più come si deve …
rimane viscoso e “gelato”. Il distacco esagerato dalla sfera
affettiva è, dunque, indice di poco equilibrio esistenziale;
l'atmosfera emotiva e rapporti familiari, infatti, in cui si è
immersi, giocano un ruolo fondamentale su questo muscolo più che
saggio ed intelligente. Il soggetto non solo tende a bloccare le
emozioni a svantaggio di un istinto fin troppo “calpestato”, ma
gli risulta difficile anche gestire il proprio mondo affettivo. Se si
“coltivano” stati emotivi negativi, prima o poi, si paga “dazio”
… questi saranno distribuiti all'interno del corpo nello stesso
modo … i blocchi e le rinunce determinano, silenziosamente, come è
già stato sottolineato più volte, tensione, contrazione,
infiammazione e lesione.


ale mondo affettivo, allora, altro non può
fare che esprimersi attraverso l'azione, la frenesia, sempre di
corsa, non ci si ferma nemmeno per un attimo … si fa sentire, vuole
dare il giusto spazio ai sentimenti buoni, alle emozioni,
all'inconscio e ai sogni, spesso lasciati a tacere, nell'ombra; la
paura di restare un momento da soli - con emozioni e sentimenti
sempre più invadenti e temuti - bussa alla porta. Il cuore esprime
sempre i desideri e i progetti di ogni persona. Quando il cuore è
“generoso”, “altruista”, “collaborativo”, “disponibile”
nel donare e nel ricevere, si vive in piena armonia con se stessi e
gli altri; uno stile di vita che trasforma ed aiuta a costruire
rapporti particolarmente genuini ed autentici: a buttare dalla
finestra, finalmente, regole, convinzioni, credenze che ostacolano e
soffocano completamente l'esistenza; si ha sempre un organo in
ordine, attivo, attento e vitale che “sparge” e “semina” -
continuamente, senza remora, nel tessuto nervoso, attraverso gli
ormoni della felicità - euforia, eccitazione e profondo benessere;
tolgono la sensazione di fatica, sollecitano relazioni sane e,
soprattutto, predispongono ad una buona autostima … attivano e
mettono in campo le nostre risorse più preziose!!! Tanto per
intenderci, distribuisce molecole importanti in ogni angolo del
corpo, in particolar modo “regala” quelle del benessere
psicologico con solerzia, naturalezza e spontaneità; queste sostanze
non solo rafforzano il corpo e l'anima, rendono i rapporti più
sereni e, soprattutto, riducono l'ansia e lo stress, ma fanno
aumentare anche il senso di fiducia in se stessi e negli altri
(serotonina, dopamina e ossitocina … ormoni che possiamo stimolare
anche attraverso una corretta alimentazione, esercizio fisico
moderato, ipnosi e stili di vita sani … garantiscono longevità e
una discreta qualità di vita). Anche nei detti popolari troviamo,
ancora una volta, tantissimi riferimenti e modi di pensare legati più
all'aspetto emotivo che fisico: “”"Ascoltare la voce del
cuore, Sentirsi stringere il cuore, Avere il cuore in gola, Sentire
un tuffo nel cuore, Quella vicenda mi sta molto a cuore, Prendersi a
cuore qualcosa, Quell'individuo ha il cuore di pietra, Un uomo senza
cuore, Sentirsi allargare il cuore, Fare un gesto di tutto cuore,
Togliersi un peso dal cuore, Rubare il cuore di qualcuno, Il cuore
che si stringe d'angoscia, Certi pensieri imprigionano il cuore"””…
citiamo ora una recente frase di un “personaggio” importante ed
insospettabile: “Un cuore chiuso diventa duro come una pietra” …
e, ancora, non possiamo dimenticare la famosa canzone “Il giudice”
di De Andrè: “E' una carogna di sicuro perché ha il cuore troppo
vicino al buco del ….”. Ma torniamo ancora una volta alla
narrazione vera e propria. Quando il cuore si "arrabbia"
significa che si ha qualche difficoltà a gestire alcuni sentimenti
impetuosi, i quali non solo hanno la propensione “naturale” a
dominare, ad avere su ogni cosa il sopravvento o prendersi lo spazio
che spetta loro di diritto, ma sono anche in grado di gestire e
condizionare completamente l'esistenza. Un corpo che segnala -
attraverso il suo linguaggio sottile e delicato - non solo la
tendenza a tenersi tutto dentro, ma anche la voglia di farsi
"sentire”, “difendersi”, “sconfinare” e sentirsi
liberi … una lotta continua contro la routine che "spegne"
e toglie il "ritmo" giusto!!! Anche quando la lotta si
colora di tinte troppo accese e scure - cioè si ricorre ad emozioni
forti per sentirsi in qualche modo vivi - il ritmo del cuore finisce
per perdere il suo equilibrio; il cuore allora salta in piedi,
"esplode", urla a squarciagola!!! Forti stati emotivi
improvvisi e contrastanti sono nocivi per il cuore, al punto da
determinare un invecchiamento psicosomatico veloce.


ale condizione
psicofisica accelerata può causare un aumento della pressione, come
pure condizionare il normale ed immediato funzionamento del
meccanismo di riparazione; restringerà, inoltre, i vasi sanguigni,
rendendo problematico il passaggio della quantità di sangue
necessaria (fondamentale) per mantenere in salute l'intero organismo
… un nutrimento continuo e speciale per rendere “frizzante”,
“felice” e far “sorridere” ogni organo emuntore!!! Uno stato
emotivo più passivo, continuativo, apatico e caratterizzato da pochi
interessi, invece, come ad esempio la depressione, pare sia associato
solitamente a malattie cardiache abbastanza serie; tale disturbo,
infatti, facilita l'aggregazione delle piastrine, esponendo il
soggetto a formazione di trombi nelle arterie. In effetti, le persone
con tratti depressivi marcati e a lungo termine corrono il rischio di
avere un attacco di cuore maggiore rispetto a coloro che non sono in
questa condizione emotiva; un senso di impotenza prolungato, inoltre,
indebolisce il sistema immunitario e fa invecchiare più velocemente
ogni apparato: digerente, uro – genitale, tegumentario,
respiratorio e locomotore. Seguendo lo spirito di questi articoli non
dovrebbe più meravigliare il lettore attento, quindi, queste piccole
perle di “saggezza” espresse in queste brevi esposizioni
settimanali, ovvero che le emozioni, il modo in cui si affrontano gli
aspetti non razionali della propria esistenza, possano avere un
impatto più o meno “violento” e “severo” - spesso
“inconsapevole” - sul funzionamento del corpo. Lo stesso fenomeno
che porta all'occlusione delle coronarie si può manifestare con le
arterie che portano il sangue agli arti inferiori (stenosi). Il
risultato? Prima, dolori alle gambe quando si cammina poi, tutto il
resto lo sappiamo già (varici). Guai, quindi, bloccare l'istinto, il
tuo potenziale vitale, rimetti finalmente in circolo la spontaneità
e una giusta dose di passione, solo così puoi ritornare in
equilibrio e gestire la tua “pressione” (fisica - mentale).
Diceva Shakespeare, in ogni occasione, con grande saggezza,
equilibrio e prudenza: “Il cuore si ammala per ciò che non si dice
mai”. Attenti, quindi, se non si prende in considerazione il mondo
dei sentimenti, esamina in profondità i turbamenti di natura emotiva
e cambiamenti fisici in cui si è coinvolti, ogni intervento
“terapeutico” sarà “parziale” ed “incompleto”, procederà
su un sentiero sterrato; un terreno disagiato e difficile che
imboccherà un percorso terapeutico poco chiaro e pericoloso, tanto
da cambiare il corso della vita ... costringerà a rinunciare alle
cose più preziose e belle del quotidiano … allontanarsi da se
stessi, dalla felicità, dalla libertà, dall'autonomia, dalla
propria semplice, unica e speciale indole. Anche dare eccessiva
importanza alle proprie sensazioni fisiologiche, essere travolti da
una paura esagerata, la convinzione o la preoccupazione di avere una
malattia incurabile, spesso, può sconvolgere e stravolgere, come è
già stato sottolineato varie volte, il più semplice metabolismo o
alcune funzioni somatiche normali: battito cardiaco, la sudorazione,
sbalzi di temperatura, digestione lenta, oppure qualche fastidiosa
alterazione fisica anche se di scarsa importanza come, ad esempio, un
banale raffreddore. Possiamo dire, comunque, che molti dei nostri
disturbi nelle forme più semplici sono, senza dubbio, esagerati ed
immaginari; ogni individuo, proprio perché il suo sviluppo psico -
fisico deve percorrere e superare, volenti o nolenti, una serie di
fasi evolutive difficili e complesse da comprendere, può guardare
fin da quei momenti con sospetto ed allarmismo, ogni cambiamento,
fissarsi su alcune innocue, banali e naturali alterazioni
fisiologiche: manifestare nel corso della sua vita tali disagi e
preoccupazioni in modo esagerato ... ovvero mantenere tratti
“ipocondriaci” invalidanti!!! Ogni individuo, infatti, se non
“supera” tali momenti evolutivi in maniera armoniosa ed
equilibrata, senza ricorrere a sofisticati meccanismi di difesa
irrazionali e troppo primitivi per gestire, calmare, compensare la
tensione interiore e i conflitti esistenziali, può rimanere
imprigionato, intrappolato in importanti dinamiche emotive
conflittuali, ancorato, bloccato in fantasie che non hanno niente a
che fare con la realtà fisiologica, ma solo con modi di fare
puerili, improntati sempre sulla difesa e sul sospetto, a stadi
affettivi infantili, non raggiungere mai la vera maturità emotiva
che gli permetta di vivere in maniera libera, indipendente e serena
la sua vita … interpretare correttamente tali segnali (la condanna
è quella di non diventare mai 'adulti' a livello affettivo ed
emotivo). E' stato sottolineato più
volte che il cuore, fin dall'antichità, era considerato il centro
delle emozioni, la sede indiscussa delle passioni e dell'amore: un
prezioso punto di raccolta e di smistamento della vita affettiva.
Alcune culture, ancora oggi, lo definiscono l'alfiere degli stati
d'animo più misterioso e recondito dell'essere umano. Secondo
l'antica medicina greca, invece, chi non riusciva ad esprimere il
proprio mondo emozionale, rischiava davvero parecchio: sensazione di
disagio o, nei peggiori dei casi, ammalare seriamente quell'organo
davvero unico e pregiato.

nche il cinema non è rimasto in disparte.
Non a caso il famoso “Uomo di Latta”, personaggio della
meravigliosa fiaba “Il Mago di Oz” - dopo averlo perso (cuore) a
seguito di un maleficio inflittogli dalla strega dell'Est - lo
reclama intensamente come simbolo di bontà, felicità, amore, forza
e coraggio. Desiderava ritornare ad assaporare la sua vita
intensamente, nella sua interezza e lasciarsi andare a quei momenti
di profonda eccitazione vissuta prima dell'incantesimo: coinvolgere
ed avvolgere completamente da quei meravigliosi stati d'animo
sperimentati in passato con la sua bellissima amata proveniente dal
paese dei Munchkins. Voleva semplicemente rivivere quell'esperienza
con la sua amata ancora una volta … sperimentare nuovamente un
cuore vivace, colorato, rosso, pulsante ed eccitato come la prima
volta ... quando il sangue gli scorreva intensamente nelle sue vene
con tanta passione, tenerezza e sensibilità. Dialogando con i
compagni di viaggio (Dorothy, Spaventapasseri e il Leone codardo) era
solito lamentarsi delle sue attuali carenze passionali, delle sue
infelici condizioni affettive, del suo misero e mediocre stato
emotivo; sottolineava ed affermava che per uno come lui - uomo di
“metallo” - il destino era già scritto da tempo, già segnato
... ne sono certo, diceva con una certa insistenza, in ogni suo
discorso ... non c'è possibilità di appello che tenga, continuava a
dire!!! La vita per me non potrà mai diventare una storia a lieto
fine perché il mio mondo affettivo, completamente “arrugginito”,
sarà come un bosco in pieno inverno, bloccato, completamente
ghiacciato, arido, gelato per l'eternità. In realtà, diceva che il
lieto fine non poteva esistere per un uomo senza cuore e, quindi,
senza sentimenti; non potrebbe mai abbandonarsi alla spensieratezza
dell'età, alla leggerezza della vita, alla passione e alla 'follia'
dell'amore. Ai compagni di viaggio ripeteva: “Capisco il vostro
tentativo di sollevarmi, di “rincuorarmi”, ma pensate davvero
che, in questa condizione, possano esistere ancora, dentro di me,
lacrime da versare?” Così l'uomo di latta si struggeva perché,
senza eccitazione e passione, si sentiva perso, confuso e vuoto;
sospirava pensando a quante belle cose poteva fare - con la sua
irresistibile amata - se solo avesse una minima parte di quel suo
vecchio cuore tanto agognato, vivace e pulsante ... poteva
dimostrare, trasmettere ancora una volta, affetto e tanta passione
alla sua dolce amata. Un film che insegna a credere e a far la pace
con se stessi ed il mondo intero. ll cuore dell'Uomo di Latta è,
secondo la mia visione, simbolo della “competenza emotiva”,
quell’insieme di abilità che mettono in risalto la capacità di
riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di amare, di
motivare se stessi e di gestire positivamente le proprie emozioni,
sia interiormente, sia nelle relazioni sociali … lui desiderava
solo riprovare intensamente amore ed emozioni … esprimeva nostalgia
per un cuore vero, di carne!!! Parole bellissime che toccano ... il
cuore!!! Ma ora torniamo a noi, ai nostri giorni. Al “cuore” dei
fanciulli, ad esempio, i quali sono molto più semplici, diretti ed
istintivi degli 'attempati' (senior); per gli adolescenti, questa
viva affezione appare più genuina, semplice, chiara, naturale e
spontanea: loro sì che in questo campo la sanno davvero lunga, non
hanno perplessità, esitazione, ostacoli e freni (passione, amore …
sempre rispettosi però). Quando sono alle prese con le prime
esplosioni ormonali - i primi innamoramenti - lasciano il loro
inconfondibile segno, un loro profondo messaggio, la loro
inequivocabile impronta, il loro marchio indelebile ovunque ...
mettono nero su bianco, scrivono questa loro frenesia, mescolata a
tormento, pena e “strazio” d'amore su ogni cosa, senza nessun
ritegno e paura; riempiono il diario scolastico di fiamme, di cuori
stilizzati, colorati e pulsanti; se nutrono una vera passione, una
profonda simpatia verso un compagno non disegnano uno stomaco, un
intestino o un polmone accanto al nome dell'innamorato, ma un cuore
vivo, rosso e ben infiammato ... trafitto dalle frecce con le punte
d'oro di Cupido … una descrizione ricca, appunto, di ardore,
calore, gioia e sentimento. Con grande semplicità loro sì che, in
quell'atmosfera di profondo entusiasmo ed eccitazione, lo sanno “far
battere bene e a tempo”, senza esitazione e nessuna remora …
quello vivo, vero e naturale!!! Attenzione, però, devono sempre e,
ancora, sempre avere rispetto dell'altro. Solo recentemente alcune
scuole di pensiero si sono interessate - con metodo scientifico - a
studiare questa condizione, ad approfondire la complessità della
dimensione emotiva nella crescita e nell'evoluzione dell’essere
umano, rilevando quanto essa sia importante per un sano e completo
sviluppo dell'intero organismo (fisico - psichico - sociale). Oggi si
riconosce alle emozioni un impatto significativo non solo su tutto il
corpo, ma anche sul comportamento umano … la costruzione della
personalità e di un quadro clinico più o meno complesso; un
fenomeno capace di influire significativamente sull'intero
metabolismo e su tutti i meccanismi di apprendimento, sia a livello
biologico e sociale sia sulle funzioni cognitive. Chi è alle prese
con un “petto lacerato”, spezzato dall'emozione, che ha sofferto
di problemi di cuore (mal d'amore), spesso per paura di ricaderci
rinuncia ad ogni eventuale esperienza affettiva, di lasciarsi
avvolgere e coinvolgere dalle emozioni di ogni giorno ... niente di
più sbagliato, perché il cuore è ben più del simbolo della vita -
è la vita - si nutre della vita e di ciò che essa offre. Il cuore -
se non è tormentato da pensieri spazzatura, contorti e bizzarri - ha
fame di cose “buone” (nuove), si ciba di più affetti e si sazia
solo di passioni: ecco i veri e profondi segreti di questo organo,
davvero grandioso in ogni suo aspetto. ATTENTO, però, questa
struttura non si alimenta di costrizioni, rinunce e divieti, ma di
eterna “leggerezza” … e, per i più audaci, di qualche
“capriccio” in più.


ICORDA, più si introducono cose belle
nella vita, più si solleva lo spirito!!! Il cuore si 'ammala' per
troppe limitazioni, eccessive forzature ed esagerate censure, per
tutto ciò che non dice mai apertamente! Silvia, ad esempio, delusa e
sfiduciata da un rapporto oramai logoro e al capolinea, finito in malo modo, per mesi e mesi mi raccontava, tra lacrime e singhiozzi,
che non si sarebbe mai più lasciata coinvolgere dalle sciocchezze
irrazionali di questa pulsione, nemmeno ingabbiare da questa
debolezza assurda, mai più esposta a questa perdita di tempo, a
questi sentimenti infantili, inutili e fuorvianti; “””dottore,
lei mi è testimone, lo giuro fin da ora, manterrò per sempre questa
promessa ... mai più, nessuno farà breccia nel mio cuore”””.
Ma non più tardi di un semestre, appena messo un po' di ordine nella
sua mente, sgombrate le cianfrusaglie inutili, fatto un po' di spazio
dentro se stessa, il suo cuore si scaldò, letteralmente prese fuoco,
si infiammò, cominciò a battere più forte di prima, con più
energia, entusiasmo, gioia e passione; lasciò aperta finalmente la
saracinesca del suo cuore, fece posto ad un'altra relazione
importante; al suo amato Giulio che ancora oggi, dopo tanto tempo,
frequenta con assiduità e con grande trasporto affettivo. Prima di
accomiatarsi, mi disse: “””Sa dottore, aveva ragione, il cuore
ringiovanisce, guarisce ogni male e fa fare proprio cose pazze!!!”””
BASTA confronti, ogni esperienza è unica, non si ripeterà mai nello
stesso modo, ogni evento è sempre, comunque, completamente diverso
da quello precedente, perché siamo in continua crescita, evoluzione
sia fisica sia psichica … ogni attimo trascorso, seppur
impercettibile, è diverso da quello precedente per aspetto e per
contenuto. Silvia, aprendo il suo cuore a nuovi entusiasmi, senza
timore di ripetere ancora quella “brutta” esperienza, si innamorò
nuovamente in modo del tutto naturale e spontaneo; accantonati i
pregiudizi, aveva ancora molte cose da raccontare e, soprattutto,
pronta a ricevere e dare ancora; ogni avvicinamento amoroso, per mesi
e mesi, era boicottato ed ostacolato da disistima, da un modo di
pensare diffidente e “bizzarro”, continui lamenti e da
ragionamenti contorti: ”A questa età nessuno mi vorrà più, Non
me ne va mai bene una, Non valgo nulla, Sono invecchiata, Non sono
più quella di prima, Sono fuori dal giro oramai da troppo tempo, Non
sopporto questa nuova generazione, non mi ci trovo proprio” …
vittima - a suo dire - di trame avverse!!! E così, alla fine, con
poche pretese, non mettendo in cantiere progetti grandiosi e
aspettative fiabesche, superando alcuni blocchi mentali, ha potuto
vivere questo nuovo incontro nel tempo presente, con grande gioia e
piacere, riscoprendo attrazioni magiche ed eccitazioni travolgenti …
attualmente, vive ogni attimo con entusiasmo, minuto dopo minuto con
bramosia, ora dopo ora con profonda curiosità e continua
eccitazione. Tante belle cose Silvia e Giulio. Si sa ormai con
certezza che anche un episodio emotivo singolo, banale e protratto
nel tempo non solo modifica l'attività cardiaca, ma vi introduce
condizioni speciali a cui corrispondono modificazioni circolatorie
intense e, il più delle volte, distruttive. Non bisogna mai
dimenticare che quando si esercita un costante e minuzioso controllo
su ogni evento della vita, si sviluppa un'attività mentale
parallela, la quale - col suo continuo rimuginare - oltre a far
'avvitare” su se stessi, crea una tensione profonda e, soprattutto,
se duratura, davvero sconvolgente per tutto l'organismo … apporta
danni non solo disastrosi per l'intera struttura, ma spesso anche
difficili da recuperare nel tempo; questo stato di eccitazione o di
violenta agitazione, a lungo andare, può quindi mettere in crisi un
intero sistema biochimico ben organizzato, alterare la pressione e
creare seri danni alla salute. Quando ci si focalizza su pensieri
giudicanti, svalutativi e persecutori, il corpo si allarma, va in
apprensione, comincia a “bollire”: la mente e il cuore
“mormorano”, alzano la voce per difendersi da attacchi e minacce
con contenuti del tutto inappropriati. Si rischia parecchio quando si
scappa dalle passioni ardenti, importanti ed eccitanti … da quelle
vere, forti, coinvolgenti e, soprattutto, che “turbano” ed
infiammano profondamente alla radice!!! Anche le cose non dette o
zittite per il quieto vivere, possono far male, creare compromessi
pericolosi, accendere gli animi, agitare la mente e fermentare la
sostanza ematica: condurre dritti, dritti ad esagerati ed ingestibili
scatti d'ira; meglio esprimere in ogni circostanza il proprio carico
emotivo o disagio mentale senza timori: liberarsi dai fardelli
silenziosi ed inutili fa sempre buon “sangue”. Basta un minimo di
affaticamento mentale o un ancor più blando stimolo emotivo, quale
ad esempio uno spavento provocato per burla, per registrare evidenti
e significative variazioni della funzionalità cardiocircolatoria …
provare per credere!!! Esiste sempre una netta correlazione tra la
frequenza cardiaca e lo stato ansiogeno … SEMPRE, anche per i più
scettici e quelli davvero “tosti” … la 'giustizia' è uguale
per tutti, sia per i detrattori sia per i sostenitori di questo
pensiero scientifico!!!


' stato dimostrato che violente emozioni
negative hanno, quindi, un chiaro effetto psicosomatico patogeno su
questo organo, fino alle estreme conseguenze; ogni organo emuntore,
comunque, può essere preso di mira in funzione alle sue reali
condizioni … influenzato da una sua carente o eccessiva
stimolazione emotiva. I rapporti tra emozioni e funzione cardiaca
sono talmente evidenti ad ognuno di noi, da costituire non solo
l'esempio più banale per comprendere il meccanismo della
somatizzazione, ma anche per diventare - nel tempo - grandi esperti
in grado di comprendere questa affascinante, meravigliosa e
misteriosa materia piuttosto complessa … ma sempre univoca,
diretta, onesta ed efficace, che non mente mai (vedasi tachicardia da
spavento e ipertensione arteriosa secondo la medicina psicosomatica).
Un cuore negato e pietrificato - con pochi sentimenti ed emozioni -
si ammala modificando il suo “ritmo”; un cuore “testardo”,
“ostinato” e “frettoloso” - con un severo giudizio di
risolutezza - che non si innamora, non si lascia andare e non conosce
il piacere, invece, blocca ogni coinvolgimento e pulsione possibile:
il libero fluire delle passioni e dell’erotismo. IMPARIAMO ad
ascoltarlo, ogni alterazione cardiaca segnala un modo di essere che,
quasi sempre, non ci appartiene. La pressione arteriosa, infatti,
regolata dal sistema nervoso simpatico (SNS: attivo in situazioni di
emergenza reale o immaginaria ... interviene nelle situazioni di
pericolo), aumenta quando l'organismo reagisce a particolari
situazioni ambientali complesse da gestire oppure ostili, assumendo
un atteggiamento di lotta o di contrasto attivo (il sistema nervoso
periferico simpatico ha una funzione stimolante, eccitante,
contraente: attiva il meccanismo lotta o fuggi; mentre il sistema
nervoso parasimpatico (SNP): attivo durante la digestione,
rilassamento, difese immunitarie, immagazzinamento dell'energia …
agisce nei momenti di quiete) ha una funzione distensiva,
conservativa e di ripristino … ecco perché una buona seduta
ipnotica, equilibrando i due sistemi, ci mette sulla corsia
preferenziale: quella del benessere!!!. L'attivazione del sistema
nervoso simpatico - SNS - è legata all'ansia cronica, allo stress e
al temperamento collerico (Dati tecnici. SNS: mette in circolo le
catecolamine da parte della midollare del surrene; la noradrenalina e
l'adrenalina nel circolo sanguigno determinano numerosi effetti tra
cui la liberazione di CRH - corticotropina - da parte dell'ipotalamo.
Il CRH determina il rilascio di ACTH - adrenocorticotropo - da parte
dell'adenoipofosi che stimola la zona fascicolata a mettere in
circolo il cortisolo, ormone essenziale per l'adattamento allo
stress). Il controllo parasimpatico è, invece, caratteristico dei
soggetti aperti, calmi e disposti a cedere; è importante che ognuno
di noi abbia piena consapevolezza di questi fattori a prescindere dal
livello di colesterolo che si ha nel sangue. Per questi motivi,
piuttosto validi (biochimici, ormonali ...), lo stato emotivo viene,
come più volte evidenziato, associato al cuore; alcuni quando
sperimentano forti emozioni avvertono un vero e proprio dolore o
quantomeno un disagio allo sterno. E' innegabile, pertanto, che i
sentimenti interagiscono con il cuore attraverso complessi sistemi
comunicativi nervosi ed ormonali ... possono influire sulle
condizioni delle arterie coronarie (vasi arteriosi). 

er sostenere,
ad esempio, una discussione animata, durante una situazione che tiene
in angoscia o in allarme - di fronte ad un evento che mette in
pericolo il prestigio che l'individuo nel tempo ha saputo
conquistarsi nel proprio ambiente - l'organismo immediatamente si
attiva attraverso i suoi neurotrasmettitori rilasciandoli nel circolo
sanguigno (adrenalina, noradrenalina, cortisolo); alcuni diranno:
uffa, ancora con questa storia; certo, ad ognuno il suo lamento, ma
rimane pur sempre il nostro grandioso, meraviglioso ed impareggiabile
sistema neuroendocrino, e non possiamo cambiarlo o gestirlo con due
giri di mestolo … il nostro sistema nervoso (Centrale e Periferico)
funziona in questo modo, dobbiamo coccolarlo, viziarlo, sempre
rispettarlo e amarlo, mai “boicottarlo” … non si merita
disattenzione, ma attenta considerazione attimo dopo attimo …
altrimenti distrugge, silenziosamente, passo dopo passo, il sistema
immunitario, si mette automaticamente al servizio dello psichismo e
si prepara, con i propri 'strumenti' estemporanei ad una grande
battaglia: lotta, fuga o congelamento (legge dello stress) …
fattori che condizionano sempre la salute del cuore … ed il
resto!!! Ogni stato psicofisico resta efficiente ed attivo fino a che
mantiene in equilibrio alcune precise funzioni fisiologiche e, nel
contempo, elimina i vari prodotti “tossici” dello stress; se
l'impulso nervoso è di breve durata, la condizione di eccitamento si
conclude senza provocare modificazioni significative o danni
importanti; il pericolo è passato e tutto finisce con un forte senso
di sollievo, rilassamento e, a volte, di profonda soddisfazione; in
breve, il processo si è concluso positivamente ed è stata
finalmente “sfogata” la tensione accumulata ... è terminata
solo, comunque, la produzione, ma non il trasporto cellulare di
alcune molecole e proteine prodotte dalle ghiandole endocrine; tale
fenomeno, infatti,, come più volte ricordato, non si esaurisce
immediatamente e completamente, con grande rapidità; le catecolamine
come l'adrenalina, la noradrenalina e la dopamina, infatti, rimangono
nei muscoli e nel circolo sanguigno per molto tempo alterando, nel
bene o nel male, il metabolismo; alcuni pazienti, spesso, mi dicono:
“””Sa dottore, lei a volte non me la racconta mica giusta
perché da stamattina ho il cuore che “scalpita” e io le posso
assicurare che sono 'calmissimo', 'tranquillissimo' e 'sereno' ... da
dove viene, allora, tutto questo turbamento? Chi produce questi
sentimenti inquietanti? Qual è la causa, allora, di questo mio stato
di agitazione e malessere psicofisico diffuso ed invalidante?”””
… oramai la “risposta” dovrebbe essere - dopo la “ripetizione”
continua di questi argomenti - chiara a molti lettori, se non a
tutti; ma questa notte cosa le è successo o magari il giorno prima
con chi ha “baruffato”? ... si ricorda cosa bolliva in pentola?
Cosa succede a tutti coloro che sono continuamente alle prese con
tormenti silenziosi, costretti a mandare giù bocconi amari e fanno
finta di farsi scivolare addosso le varie contrarietà? ... non hanno
scampo, somatizzano ogni cosa!!! E' meglio lo sappiano subito che
rischiano davvero parecchio: diventano, a loro insaputa, i futuri
candidati cardiopatici e non solo ... vanno sicuramente oltre!!! In
quel frangente non solo sono coinvolte alterazione metaboliche
importanti, ma anche altri apparati essenziali sono solidali e
impeccabili nel collaborare: chiamati in causa a gestire la
situazione complessa o problematica (tieni ben presente che tutti gli
apparati lavorano - se non sono presenti importanti disfunzioni - in
sinergia per consentire un perfetto equilibrio all'intero organismo …
niente viene escluso o si isola!!! … se questo avviene è perché
qualcosa non funziona per il verso giusto). In realtà, anche un
semplice pensiero critico apre i “rubinetti” ormonali; si
continua a produrre non solo quei neurotrasmettitori che eccitano in
silenzio e alterano la funzionalità dei vari organi che regolano il
metabolismo, ma essi rimangono nel circolo sanguigno per qualche
tempo … e la tensione reale è sempre in funzione del quantitativo
chimico versato e rimasto nel “torrente”. RICORDA, ogni giorno
accumuliamo pressioni mentali, zavorre e pesi emotivi che, volenti o
nolenti, non riusciamo a gestire, a “buttar fuori” completamente
e che, purtroppo, si riversano pesantemente sul cuore e sull'intero
apparato cardiocircolatorio. L'iperteso non solo si priva di piccole
emozioni quotidiane, ma è costantemente su di giri, in allarme,
inflessibile, permaloso, rancoroso, pronto cioè in ogni momento a
manifestare la sua aggressività colpendo all'impazzata, per imporsi
spesso su “bersagli” di poco valore, sproporzionati e, a volte,
solo per motivi futili: un personaggio apparentemente “impeccabile”,
che offre un'immagine esagerata di 'perfezione' ma che, sotto, sotto,
nasconde insicurezza e fragilità … come dire, il suo umore può
cambiare velocemente come il cielo di Edimburgo!!! Odia completamente
le sorprese e gli imprevisti perché rappresentano un attentato ai
suoi schemi mentali lineari, fissi e ben ordinati … il suo perenne
autocontrollo rischia di aprire una falla emotiva difficile da
gestire o “chiudere” completamente; le emozioni sono, infatti,
vissute in maniera pericolosa, come una minaccia all'immagine,
perdita di equilibrio, sicurezza e stabilità … pare che la terra
si sgretoli, manchi sotto i piedi!!! 

embra una pentola a pressione,
che bolle continuamente, un “vulcano” nella sua piena espressione
ed attività; non è difficile associare sintomi o disagi fastidiosi
ed intensi a tali atteggiamenti come ad esempio: vampate di calore,
ronzii auricolari, acufeni, visione offuscata, cefalea, agitazione
psichica e motoria … se non vuoi esplodere libera le emozioni,
lasciati andare, sfogati finalmente, ma veramente in modo spontaneo e
sano … sempre, però, ma sempre e ancora sempre nel rispetto di te
stesso e degli altri!!! Un personaggio che incessantemente lotta non
solo verso pressioni ambientali, ma - il più delle volte - sente il
bisogno di difendersi dalla sua aggressività pulsionale oppure dalle
“ombre” confuse impresse sui muri (rabbia, sessualità, collera,
paura). Con troppi freni le emozioni non circolano più … se
'abbattiamo' controllo, rigidità e tensioni ritroveremo ogni giorno
la pressione 'giusta'!!! Un soggetto che per mascherare la sua
fragilità ed insicurezza diventa frenetico ed iperattivo; uno stile
di vita eccessivamente convulso, continuamente “sfasato” e su di
giri; una tendenza all'azione che segnala da una parte un profondo
senso del dovere e dall'altra un tentativo maldestro di allontanarsi
dai conflitti emotivi … non lasciarsi coinvolgere mai da ansia
generalizzata che potrebbe compromettere il suo equilibrio emotivo.
RICORDA, ancora una volta, che questi atteggiamenti non devono mai
essere osservati attraverso la lente del giudizio di valore, vissuti
come patologie o difetti, tantomeno additati come qualcosa di
riprovevole, ma visti semplicemente come modalità reattive,
meccanismi di difesa, strategie utilizzate - anche se poco efficaci -
per interpretare e gestire la realtà … sempre, comunque, per
'salvarsi' dalle “incomprensioni” e dai “pericoli” del mondo
circostante ... tentativi, comunque, anche se poco risolutivi,
rivolti a portare il “giusto” equilibrio psicosomatico. La
famiglia, i valori tradizionali e i suoi pregiudizi sono, poi,
vissuti sempre come 'rassicuranti', ma possono “disorientare”,
confondere e far perdere la sua unicità; da una parte rappresentano
un binario sicuro da seguire, ma dall'altro un limite, se non un vero
e proprio ostacolo, una sorta di obbligo e di dovere morale che
condizionano pesantemente ogni scelta e decisione. Prigioniero di
tradizioni e valori “obsoleti”, offre un'immagine perenne di
'impeccabilità', sempre vigile ed attento, non si fida di nessuno,
controlla continuamente ogni reazione e tutti i programmi di chi vive
sotto la sua “protezione”, esige in maniera esagerata il massimo
rispetto (vincoli e certezze che, a suo dire, non vanno mai messi in
discussione … anche quando sono “nocivi” o difficili da gestire
… poco funzionali) … guai sgarrare o perdersi in leggerezze; non
sopporta di essere messo da parte, giudicato, richiamato, trascurato
o dimenticato … per lui conta più l'apparenza che la sostanza; è
eternamente in battaglia, in contrasto tra l'affettività esteriore e
quella interiore (gentilezza, cortesia esagerata); frenato dalle
convenienze ogni impulso istintivo, viene facilmente identificato con
una esagerata cura dell'esteriorità e dei propri successi
professionali (indossa vestiti di buona stoffa e fattura più per far
“colpo” che per comodità o godere di un tessuto pratico, fresco,
comodo e funzionale). Ne deriva un tale inaridimento dell'affettività
che è capace, di compromettere, da solo, la serenità di una
coabitazione e della stessa vita familiare. I pensieri influenzano,
notevolmente, non solo l'apparato cardiocircolatorio in maniera
persistente, ma creano, per alcuni, anche una profonda inquietudine e
forte apprensione: ipertensione ed emozioni sono intimamente legate,
strettamente intrecciate tra loro … un composto omogeneo
straordinario ed indissolubile che non è possibile separare nemmeno
per un attimo. Alcuni atteggiamenti del “vero” iperteso come, ad
esempio, la “supervalutazione” di se stesso e la voglia di
“strafare” in ogni momento, sono elementi che non solo possono
rinforzare il suo “potere” d'azione e di “controllo” su ogni
cosa che tocca, ma influenzare negativamente anche i suoi valori
pressori in modo permanente; una strategia comportamentale e ben
orchestrata, per sentirsi psicologicamente al sicuro e a proprio
agio, sia a livello sociale, sia a livello affettivo; una smania
d'agire e di un muoversi frenetico che, spesso, non porta da nessuna
parte ... il suo credo è, dunque, affaccendarsi, “strafare” e
produrre ... deve fare sempre di più del necessario!!! Lo scopo
prevalente di questa frenesia d'azione è quello di farsi notare,
mettersi in bella mostra e sottolineare i suoi “successi”: ci
sono e, quindi, valgo, sono considerato!!! Tutti possono vedere,
attraverso i suoi “sacrifici” e l'eccessivo zelo, un personaggio
“determinato,” “di un pezzo unico”, “duro”, “fermo”,
“onesto”, “impeccabile”, “inflessibile” ed “autonomo”:
non ha bisogno di nessuno … ma chi è costui un egocentrico
smisurato oppure un narcisista insicuro? Attenzione, però, non
andiamo alla ricerca di personaggi incivili, squallidi, asociali e
diabolici; questi soggetti per relazionarsi con gli altri e
raggiungere i loro obiettivi quotidiani, diventano scaltri e furbi
perché devono gestire uno stato di allerta costante ed un'ansia
troppo forte ... si sentono continuamente sotto scacco e coinvolti in
giudizi di valore piuttosto severi; hanno una loro tattica precisa,
un modo di agire macchinoso, impegnativo e ben definito: evitante,
diretto, deciso e determinato; sono atteggiamenti difficili da
trovare tutti insieme, in un unico comportamento e, quindi, insoliti
da scovare ... spesso sono segnali inviati attraverso una condotta
confusa e mascherata, di cui si ha solo un vago sentore ... il tutto
percepito di sfuggita, in stile “bon ton”; possono essere
espressi, però, singolarmente, a volte con moderazione e sfumature
diverse, altre volte invece con un modo di fare fermo, risoluto ed
intransigente … quasi fastidioso, invadente, arrogante ed
autoritario. Guai colpevolizzare e far sentire in colpa questi
soggetti dei loro gesti estremi perché quei tratti, appena
accennati, appartengono - volenti o nolenti - in modo diverso, magari
più diluiti e meno marcati, ad ognuno di noi. E' facile scoprire
che, in certe occasioni, non siamo, poi, così diversi dagli altri!!! 
a nostra è una iniziativa culturale che non ha scopi “denigratori”,
ma solo l'ambizione di fornire elementi “educativi” e costruttivi
… promuovere e favorire modelli mentali ordinati, armoniosi, liberi
e solidi per il proprio benessere!!! E' convinto, quasi sempre, di
essere dalla parte giusta e, pare, non conosca nessun tipo di
vulnerabilità … crede di avere il pieno “controllo” di ogni
situazione … nei suoi rapporti quotidiani ci sono sempre troppi
torti da castigare, punire e riscattare tramite un profondo spirito
di rivalsa!!! Con questa corazza emotiva così “rigida” e
“robusta” non ammetterà mai di essere in difetto, che possa,
eventualmente, sbagliare su qualche dettaglio relazionale o
lavorativo ... deve muoversi sempre secondo la propria volontà
interiore rigida e, soprattutto, in un'atmosfera di certezza,
“grandiosità” e sicurezza: essere considerato e rispettato in
ogni angolo del mondo!!! … diventa un vulcano che erutta al solo
sentore di essere frainteso, trascurato, disubbidito e poco
considerato!!! ATTENZIONE, però, il fenomeno deve essere sempre
visto come modalità difensiva e non come atteggiamento
fanfaronesco!!! Questa è l'unica modalità reattiva che ha imparato,
nel tempo, per gestire il suo mondo affettivo e sociale … nel suo
cammino non è riuscito a mettere in atto abilità cognitive e
strategie comportamentali più “economiche” e vantaggiose per la
sua psiche. Non va etichettato, tantomeno isolato o escluso dalla
vita sociale, ma solo “educato”, invitato al rispetto di se
stesso e dell'altro … guai assecondarlo o giustificarlo, ma
promuovere uno scambio verbale chiaro, sincero e spontaneo ... un
dialogo costruttivo vantaggioso per entrambi, rispettando sempre le
proprie esigenze soggettive … salvaguardando, in ogni caso, idee e
sentimenti personali!!! Egli è convinto che quando qualcuno non
esegue alla lettera i suoi ordini e i suoi consigli non solo è un
ingrato ed insolente, ma lo considera anche un eventuale
manipolatore, un perfetto guastafeste perché, prima o poi, tenterà
in qualche modo di boicottarlo … in breve, rema contro, potrebbe
diventare un potenziale rivale e un possibile nemico … un probabile
giudice severo e astuto denigratore!!! Deve sempre offrire, secondo
la sua singolare unità di misura, un'immagine di coerenza,
perfezione e, soprattutto, di alta rettitudine morale. Ma che fatica
sollevare, sostenere e portare avanti un “peso” del genere!!! E'
un soggetto contraddistinto da iperemotività, sempre alle prese con
la gestione di un carico emotivo pesante e caratterizzato da pensieri
che si intrecciano in modo disordinato e categorico: si mette, il più
delle volte, in una posizione critica e di sotto pressione … ha a
che fare con impegni esagerati e scadenze improvvise le quali
impongono un faticoso ed eccessivo ritmo di vita: sempre in “last
moment” direbbe ancora qualcuno … solo in questo modo può
“evitare” disgregazione emotiva, incomprensione, attrito e
scontro!!! Una figura sempre ipercontrollata, che nega il suo reale
stato emozionale … gestisce il tutto con un attivismo continuo,
“perfetto”, frenetico e smisurato; è sempre alle prese con un
rimuginare incessante ... pensa ancor prima di sentire!!! Rievoca
continuamente ferite affettive non risolte o per nulla metabolizzate,
magari solo pensate, non reali, come ad esempio offese, umiliazione,
rifiuto, ingiustizia e tradimento … alle prese perennemente con
emozioni negative di lunga data, spesso di poco conto, legate a
sentimenti di rabbia, collera, rancore e paura … non riesce proprio
a lasciare il passato nel passato!!! Si ricorda, ancora una volta,
che ogni tipo di tensione provoca inevitabilmente un aumento, più o
meno intenso, del tono ortosimpatico e dei livelli di sostanze
ormonali nel liquido ematico come le catecolamine circolanti in tutto
il corpo (Dati tecnici. Ortosimpatico detto anche simpatico: ha varie
funzioni legate alla generica reazione di attacco o fuga mediata da
due neurotrasmettitori importanti come acetilcolina e noradrenalina).
Sarebbe come voler chiudere le porte all'istinto sessuale.
Impossibile, perché tale fenomeno ha una componente non solo
culturale – sociale, ma soprattutto un contenuto ormonale che
preme, vuole esprimersi, fare il suo corso, realizzare la sua vera
natura attraverso i vari neurotrasmettitori: testosterone, estrogeni,
dopamina, ossitocina e vasopressina (ormoni dell'amore). Il ruolo
biologico non può essere “cancellato”, ma “incanalato”,
convogliato e gestito nel rispetto del proprio benessere e degli
altri … bisogna imparare a “giocare” sia con l'emotività sia
con l'energia a disposizione. Gli atteggiamenti manifestati dal
soggetto iperteso, come ad esempio negazione dell'evidenza, timore
continuo di lasciarsi andare, non voler rinunciare a certe
caparbietà, evitare di entrare in contatto con l'interiorità
cronicizzata, aumentano le tensioni nell'organismo e, quindi, creano
rigidità nei muscoli striati e lisci: induriscono le arterie e, a
lungo andare, anche l'animo!!! Si sa da tempo che l'individuo
“predisposto” al “mal di cuore” è, di solito, dinamico,
ambizioso, di indole battagliera e sempre in lotta con il mondo
intero; tali caratteristiche comportamentali, accompagnate da una
forte agitazione in continua ascesa, accelerano - all'improvviso
senza alcuna ragione ed apparente necessità - alcune funzioni
cardiache specifiche; le extrasistoli, infatti, si fanno sentire
alterando la frequenza e il ritmo cardiaco; il cuore corre, batte
forte, si contrae, si ha la sensazione di averlo in gola e non non
solo lì!!! I “guai” sono vicini; non pompando il sangue in
maniera efficace, tutti gli organi non ricevono il giusto dosaggio di
ossigeno: il senso di svenimento, in quel contesto, si fa forte,
diventa intenso e rende deboli. 

n personaggio che, quindi,
obbligandosi a lavorare intensamente, a svolgere attività che
superano di gran lunga le sue normali capacità, trascura, poi, ogni
basilare principio di prudenza ed “igiene” … semplici norme per
prevenire patologie sia fisiche sia mentali … portato, senza se e
senza ma, ad una rigorosa ed eccessiva autodisciplina … un
personaggio a cui non piace perdere e, soprattutto, detesta
“sciupare” il tempo!!! Dovrebbe imparare, invece, per uscire da
questo stallo, attesa forzata ed invalidante confusione, a
“decelerare”, a differire e delegare ad altri un po' di compiti
quotidiani: lasciarsi andare qualche volta in più alle emozioni!!!
Questa strategia potrebbe, se ben consapevole e continuativa, aiutare
a ridurre la tensione senza rinunciare ad importanti soddisfazioni
creative della vita quotidiana. Bisogna fermarsi sempre prima che sia
troppo tardi!!! Una discreta passività ed inversione di rotta della
propria condotta, può far “guadagnare” non pochi millimetri di
mercurio nei valori della pressione. Lo so sono noioso, banale e
fastidioso, a menzionare sempre con insistenza questi suoi gesti
“esagerati”, ma allo stato attuale - stando alle più recenti ed
accreditate ricerche - sono e rimangono uno dei principali fattori
che ci fanno “partire” alla svelta ... molto tempo prima del
previsto: accorciano la vita!!! Tieni presente che i nostri
atteggiamenti singolari, stili di vita originali e le “confuse”
emozioni sono strettamente connessi con i disturbi cardiaci, ogni
turbamento affettivo non è sicuramente meno importante di altre
cattive abitudini o problemi clinici ben evidenti, come obesità,
fumo, alcol alimentazione, ereditarietà e sedentarietà. L'equazione
che faccio spesso è fin troppo semplice; ovvero, abbiamo un
“pensiero” in atto, vissuto come minaccioso o pericoloso, le
ghiandole surrenali vengono in soccorso producendo adrenalina, la
quale, immessa nel circolo sanguigno, agita completamente il
“circuito” contraendo le piccole arterie. Il cuore che è un
muscolo “perfetto”, non vuole - in quel frangente - “aiutanti”
improvvisati, estemporanei e poco qualificati nella gestione delle
sue funzioni e, quindi, cerca sempre, in qualche modo, di gestire e
raggiungere il suo obiettivo metabolico a modo suo, attivando gli
strumenti in dotazione: aumentando il ritmo delle pulsazioni cerca di
mantenere il sangue scorrevole e costante; il tutto viene avvertito,
però, da un “segnale”, a volte doloroso, chiamato angina
pectoris. La cosa poi non finisce qui. Un'emozione che “spezza”
il cuore non solo accelera l'azione di ristringimento delle arterie
coronariche, ma tale processo interferisce anche nel metabolismo dei
grassi: sovraccarica il plasma di colesterolo, il quale, altro non fa
che ispessire le arterie e renderle ruvide, creare ateromi.
Ricordiamolo ancora una volta che il colesterolo è, nel sangue, un
elemento essenziale per un corretto funzionamento dell'organismo
(agisce sugli ormoni steroidei, costituisce la buona funzionalità e
la corretta riparazione della membrana cellulare, partecipa alla
sintesi della vit. D; un colesterolo basso determina stanchezza,
debolezza muscolare e problemi cognitivi; alto invece stipsi,
stanchezza mentale, dolore agli arti, occhi stanchi ed infossati; è
prodotto nel fegato (controlla il livello) e non si trova nella
frutta, verdure e cereali; il pesce e la carne bianca ne contengono
piccole quantità … c'è sempre un rapporto significativo tra
alimentazione ricca di colesterolo e una elevata mortalità per
disturbi delle coronarie). Si ricorda che l'alimentazione è - con le
sue specifiche sinergie - un problema complesso e che i bisogni
individuali variano parecchio da persona a persona, ma anche la
tensione emotiva può - pur mangiando in modo sano, mantenendo una
dieta povera di grassi e svolgendo un moderato esercizio fisico -
creare le sue “vittime”: provocare improvvisamente un aumento
notevole del tasso di colesterolo nel sangue.
l colesterolo ha due
funzioni precise: esogena ed endogena. Quello endogeno proviene da
una reazione biochimica realizzata dal fegato, mentre quello esogeno
deriva dai vari alimenti, in particolar modo da: tuorlo d'uovo,
formaggi, latte e grassi animali. Quello alimentare viene assorbito
dall'intestino ed eliminato, nella maggior parte dei casi, attraverso
la bile; come sopra si sottolineava, è davvero importante per le sue
preziose funzioni: influisce sul meccanismo che regola la
permeabilità delle membrane cellulari, interviene nell'assorbimento
e nel trasporto dei grassi, blocca alcune sostanze tossiche
(lisocitina, lisocefalina), partecipa inoltre alla formazione di
numerosi ormoni, fra cui quelli sessuali. Il valore accettabile della
sua concentrazione nel plasma è di 180 – 200 mg%; valori più alti
(ipercolesterolemia) non sempre indicano una vera patologia, ma in
alcuni casi una dislipidemia familiare. Ricordiamo ancora una volta
che l'adrenalina non è un castigo venuto del cielo ma, in certe
situazioni, di grande aiuto per affrontare minacce e risolvere i vari
problemi, in quanto, ci dà, nel giusto dosaggio, energia, vigore e
prontezza di riflessi … diventa un guaio solo quando non c'è
nessun “drago” da sconfiggere oppure è solo nella nostra
mente!!! Un cuore estraneo alle emozioni che non è in grado di
“assorbire” e “allontanare”, tanto meno di adattarsi e,
quindi, far fronte a situazioni estreme, altro non può fare che
alzare la voce: aritmia e tachicardia sono le prime cose a portata di
'cuore'!!! Un “atleta”, per fortuna, perennemente in “pista”
che non riesce proprio a stare in silenzio, zitto e a mettersi in
disparte: un organo che quando è messo all'angolo vuol dire sempre
la sua … a volte, purtroppo, anche l'ultima!!! RICORDA, per avere
un quadro ipertensivo a lungo termine non basta sperimentare singoli
episodi di frustrazione o piccole istanze aggressive trattenute,
bisogna che tale tendenza psichica divenga un tratto permanente,
stabile e rigido della personalità. Quando i momenti di stress sono
episodici e brevi non si avrà una vera e propria 'somatizzazione'
cioè una modificazione energetica, ormonale e tessutale a carico del
corpo in modo stabile; la reazione non ha avuto il tempo di
trasformare o alterare organi o apparati; il rischio che ciò accada,
comunque, è statisticamente sempre elevato; non bisogna mai
dimenticare, inoltre, altri elementi importanti che entrano in gioco
e possono aggravare la situazione cardiocircolatoria come l'età del
soggetto, la sua reale situazione sociale, fumo, alcol, sedentarietà
e, soprattutto, l'alimentazione … giocano sempre un ruolo
determinante!!! Se quei tratti di personalità e il suo correlato
somatico permangono, è possibile che si passi in modo rapido allo
stadio successivo: allo sviluppo di quelle malattie per le quali
l'ipertensione è “fattore di rischio” (infarto, ictus). Ogni
fattore di rischio cardiovascolare può essere interpretato,
pertanto, nel seguente modo; vi è una funzione fisiologica normale e
sempre attiva che appartiene al patrimonio genetico, espressivo ed
assertivo di ogni individuo e, dunque, anche al suo psichismo che, a
seguito di vicende esistenziali e relazionali complesse, potrebbe
manifestarsi, a livello fisiologico, in modo eccessivo, poco
equilibrato e “fuori” tempo, creando scompiglio all'intera
struttura in questione. Questo meccanismo neurobiologico, si
manifesta perché il soggetto, improvvisamente, gestisce i rapporti
sociali e lavorativi, con atteggiamenti estremi e, quindi, influenza
- con i suoi comportamenti oppositivi - l'attività ormonale … un
personaggio che nelle relazioni può essere completamente riservato,
chiuso a riccio, con una forte tendenza all'introversione oppure
eccessivamente aperto su tutto, perdendo il tal modo la capacità di
assegnare alle cose il giusto valore; oltre ad aver “perso” il
suo giudizio critico, agisce attraverso meccanismi mentali rigidi,
estremi ed ipercritici. Tale reazione psico – fisica attivata, in
quella circostanza particolare, non può essere “annullata”
all'istante perché è tenuta in “vita” dalla saggezza dei flussi
energetici del corpo che “comunicano” solo ed esclusivamente
attraverso un loro inconfondibile e singolare “linguaggio”:
elettrico e biochimico; un processo fisiologico che funziona per
mezzo di un suo codice specifico e può essere tratto in “inganno”
da stimoli sensoriali confusi e pensieri allarmanti; non è possibile
invertire immediatamente la “rotta, annullare all'istante il
quantitativo ormonale presente nel plasma; non ci sono “strategie”
risolutive istantanee, per renderlo inefficace in tempo reale, se non
“fermarsi”, respirare lentamente e profondamente, bere acqua
naturale (introdurre ossigeno) … bisogna “sedersi”,
interrompere tale produzione ormonale e aspettare che il tutto - con
le mosse giuste - si esaurisca il prima possibile … una reazione
che se non viene messa a tacere con le dovute “correzioni”, si
“interrompe” in ritardo e con qualche grattacapo!!!

nostri
fedeli e preziosi ormoni – neurotrasmettitori, quelli che eccitano
per intenderci, rimangono attivi, nel circolo sanguigno, per
sostenerci e supportarci al meglio nei momenti percepiti come
difficili. Se il processo reattivo è frutto di stimoli ambivalenti
e, quindi, produce in modo improprio i suoi prodotti biochimici, esso
prenderà la strada più lunga e contorta: si trasformerà in un
sintomo fastidioso ... un fenomeno patologico con sintomi psichici
ben precisi (ansia o depressione ...) oppure verrà - a livello più
profondo di negazione - “scaricato” sotto forma di un disagio
corporeo che, però, nella forma del suo manifestarsi, a livello
somatico, richiamerà analogicamente quella motivazione psicologica
bloccata, che non ha avuto il suo corso naturale, la sua normale e
regolare conclusione; così si crea uno squilibrio psicosomatico che
innesca un aumento della pressione sanguigna accompagnata da altri
seri problemi: ictus, aneurisma e serie difficoltà renali
(controllare la tiroide è sempre una mossa giusta ... gli ormoni
tiroidei influenzano la frequenza cardiaca; produzione alta produce
tachicardia, bassa invece un battito lento - bradicardia - e
dispnea). La terapia medica dell'ipertensione da sola - sempre
fondamentale e da effettuare con la massima solerzia - se non vengono
presi in considerazione gli aspetti emotivi più volte citati, non
può “bastare” in modo definitivo. Se non viene gettato uno
sguardo anche sui tratti psicologici in atto e sulle situazioni
relazionali conflittuali o frustranti che si sono scaricate nel
sintomo ipertensivo, due pericoli sono in agguato. Il primo elemento
è che la terapia farmacologica non funzioni adeguatamente, in
maniera risolutiva, e quindi eluda il suo vero scopo di controllare
gli allarmanti ed improvvisi sbalzi pressori. Il secondo rischio è
che si sia abbassata la pressione, ma il soggetto sviluppi dei
sintomi di natura psichica, come ad esempio un quadro clinico
depressivo abbastanza serio e persistente. In realtà, il sintomo è
stato eliminato, ma il modo di fare e, quindi, la motivazione
psicologica che rimaneva nascosta dietro di esso non è stata in
alcun modo interpretata, compresa, soddisfatta o risolta
completamente; in questa prospettiva avremo un ex iperteso che non
corre più il rischio di infarto o ictus, ma si trova stanco, deluso,
apatico, insoddisfatto, astenico e facilmente irritabile … in balia
di un devastante ed invalidante “umore nero”. L'ipertensione,
quindi, potrà essere espressione di una forte repressione aggressiva
o di desideri rimossi, ma anche un segnale della presenza di
un'intensità di tali motivazioni, così forte da mettere a dura
prova le risorse profonde del futuro paziente. Il corpo allora con il
suo singolare “tam tam”, si fa sentire e dice: calmati, rallenta,
fermati e critica di meno. Un soggetto che dal punto di vista sociale
appare di solito adeguatamente adattato e ben inserito ... a dire il
vero, in alcuni ambienti lavorativi è anche particolarmente
ricercato ed apprezzato per la sua disponibilità ed affidabilità;
in realtà, però, il più delle volte, non riesce ad esprimersi in
maniera corretta e stabilire un accettabile rapporto con la propria
aggressività creando situazioni imbarazzanti a livello relazionale e
lavorativo … viene visto, per la sua inflessibilità e durezza, con
“sospetto e diffidenza”; in tal modo non riesce ad adottare né
comportamenti di fuga, né comportamenti di lotta (vedasi meccanismo
sistema nervoso periferico simpatico – parasimpatico). Questo
blocco cronico dei sentimenti ostili, affonda le radici in una
insoddisfacente gestione delle esperienze aggressive: un modo di
reagire che appartiene alla storia familiare ... riguarda il
“passato”, l'identità (infanzia). E' chiaro che se un conflitto
psichico crea confusione e blocca l'azione, ovvero la corrente
energetica (attivazione chimica, ormonale), impedendo a questa di
accedere ad una dimensione comportamentale “normale”,
l'iperattivazione “simpatica” (adrenalina, cortisolo) produrrà
un eccesso di “combustibile” e, quindi un mal – funzionamento
fisiologico … queste sostanze prodotte eccessivamente ed
erroneamente, anziché sostenere e proteggere il soggetto, lo
agiteranno e lo angosceranno ancora di più. Tale reazione, creando
una improvvisa somatizzazione del conflitto stesso, farà aumentare
la pressione arteriosa. Saper comprendere i propri stati emotivi e
comunicarli agli altri, saper riconoscere ed identificarsi negli
stati affettivi delle persone con cui interagiamo, saper accettare e
gestire in modo efficace le emozioni avverse è un’insieme di
abilità fondamentali ed indispensabili che fanno bene non soltanto
ai vari rapporti, alla vita professionale e sociale, ma anche alla
salute in generale.

itornando a noi, possiamo dire che il cuore è
un organo che, in realtà, “pulsa”, agisce come una pompa
instancabile; più che battere, si restringe e si dilata, un
incessante movimento di contrazione (sistole) e rilasciamento
(diastole); rappresenta l'elemento principale del nostro impianto
idraulico, ci accompagna e segnala, sempre con molta discrezione, la
sua presenza (carenza, eccesso, passione, gioia, collera). A volte
diventa un importante campanello di allarme che avverte dei pericoli
per il corpo provenienti sia dall'esterno sia dall'interno (rifiuti
tossici, alimentazione, stile di vita, schemi mentali): un muscolo
intelligente ed impareggiabile che si restringe e si dilata, sente e
registra ogni cosa … se non lo “bastoniamo” è sempre naturale
e spontaneo in ogni sua funzione!!! Un po' di anatomia, fisiologia …
e piccole curiosità. L'apparato cardiocircolatorio è costituito da
tre preziosi elementi: sangue, vasi sanguigni e cuore. Il cuore è
una pompa a pressione che spinge il sangue, con il suo carico di
ossigeno, in ogni parte del corpo … un liquido pieno di sostanze
nutritive, ma anche di rifiuti. I quattro o sei litri di sangue che,
in media, sono presenti nel corpo umano, spinti appunto dal cuore, se
non trovano ostacoli, realizzano un giro completo ogni minuto circa.
In una giornata il cuore riceve e mette in circolo, senza arrestarsi
neppure un momento, circa 9.000 litri di sangue. Qualsiasi muscolo,
comunque, anche il più perfetto, non può resistere senza un
discreto “riposo”. Le pause fra un “tic” e il successivo
“tac”, per quanto brevi, rappresentano un “affidabile” riposo
(ciclo cardiaco: sistole – diastole). La sua dimensione è
all'incirca come un normale pugno (270 gr.) ed è comodamente
protetto da una resistente membrana chiamata pericardio. La sua
attività spontanea e ritmica, in uno stato di riposo è, circa, 72
battiti al minuto, fino a 100 – 140 durante uno sforzo, più o meno
50 durante il sonno. Queste pulsazioni non sono percepite solo nel
cuore, ma anche in corrispondenza di un'arteria superficiale perché
le contrazione dei ventricoli si trasmettono alle arterie (polso -
radiale; tempia - temporale). Il cuore è attaccato al corpo per
mezzo di grossi vasi sanguigni che escono dalla parte inferiore; è
appeso dentro il torace e rivolto diagonalmente all'ingiù verso la
parte sinistra. Il suo compito è, dunque, quello di pompare il
sangue nell'intero organismo percorrendo un sistema di canali chiusi.
E' composto essenzialmente da tessuto muscolare (miocardio) e da
tessuto connettivo e fibroso (tessuto di sostegno, valvole).
All'interno ci sono quattro cavità: le due superiori sono denominati
“atri”, mentre le due inferiori “ventricoli”. Ogni atrio è
in comunicazione con il ventricolo sottostante per mezzo di
un'apertura (ostio atrio – ventricolare) che si chiude attraverso
una valvola. Dal ventricolo sinistro con le sistole viene fatta
uscire la quantità di sangue sufficiente per tutte le reali
necessità dell'organismo. Le sue due parti destra (contiene il
sangue venoso: con poco ossigeno - tranne le vene polmonari che
trasportano il sangue ossigenato - ma carico di anidride carbonica e
prodotti di scarto … colore rosso scuro) e sinistra (arterioso,
ossigenato … colore rosso vivo) sono divise da una parete stagna;
il setto verticale che divide le due parti impedisce che il sangue di
un “sito” (sx) vada nell'altro (dx); ognuna delle due metà è
ulteriormente suddivisa, da una membrana perforata, in una cavità
superiore detta “atrio” e una inferiore detta “ventricolo”.
Si hanno così un ventricolo destro e un ventricolo sinistro. Queste
valvole consentono il passaggio del sangue solo dall'alto verso il
basso. Il sangue ossigenato o arterioso, proveniente dai polmoni,
penetra nell'atrio sinistro attraverso le vene polmonari. Poi passa
nel ventricolo sinistro che lo immette nell'arteria aorta, il vaso
più grosso del corpo umano. Dopo aver scaricato l'ossigeno, il
sangue, carico di anidride carbonica entra nell'atrio destro
attraverso la vena cava superiore e la vena cava inferiore. Scende
nel ventricolo corrispondente ed infine, tramite l'arteria polmonare,
ritorna ai polmoni per ossigenarsi nuovamente. Il lavoro del cuore è
simile a quello di una pompa che, dilatandosi, aspira (diastole) il
sangue proveniente dalle vene e lo preme (sistole) nelle arterie
contraendosi … durante l'azione sistole, i ventricoli si
contraggono e spingono fuori il sangue dal cuore, nella diastole,
invece, i ventricoli si riposano e, nel contempo, si riempiono di
sangue.


a pressione del sangue è la misura della tensione dei vasi
sanguigni che si dilatano in proporzione della spinta della sistole e
ritornano al loro normale calibro con la diastole. Ad ogni sistole la
pressione raggiunge i valori massimi (pressione massima) a ogni
diastole quelli minimi (pressione minima). Abbiamo visto che nella
parte sinistra del cuore circola il sangue arterioso (ricco di
ossigeno) mentre nella parte destra circola il sangue venoso
deossigenato. I muscoli specifici di questo organo sono così
saggiamente disposti ed intrecciati che possono contrarsi,
attorcigliarsi e spingere fuori il contenuto delle loro camere nella
fase chiamata sistole. Ma cosa attiva realmente il cuore? Un “quadro”
elettrico, chiamato “nodo atrioventricolare”, produce
normalmente, più o meno, una settantina di volte al minuto, un
piccolo impulso elettrico, che si dirama in tutte le fibre del
muscolo cardiaco, determinando la relativa contrazione. Il cuore ha,
dunque, il compito di mantenere il sangue in circolazione in due ben
precisi circuiti. Uno, che parte dal “vano” sinistro dell'organo
in questione - il famoso “grande circolo” - porta il sangue in
tutto il corpo per la manutenzione dei vari tessuti. L'altro
circuito, indipendente e relativamente più ridotto, va dal “vano”
destro del cuore direttamente ai polmoni, per permettere al sangue di
eliminare il suo gas tossico (anidride carbonica), ma soprattutto
ricaricarsi di ossigeno (circolo polmonare). Il sangue venoso -
scuro, carico di gas tossico e di materiale di rifiuto - raccolto,
nel suo regolare percorso, attraverso le vene, è aspirato nell'atrio
destro nel momento in cui esso si trova nella fase di rilassamento
(diastole). Quando l'atrio è pieno di sangue, la valvola collocata
sul fondo dell'atrio stesso si apre per far passare il sangue nel
ventricolo sottostante; appena il ventricolo è pieno, la forza
pressoria della pompa chiude la valvola, che si gonfia a mo di
paracadute. La stessa “spinta” “apre”, nel contempo, un'altra
serie di valvole e fa uscire il sangue dal ventricolo immettendolo
nell'arteria che porta direttamente ai polmoni. Nei polmoni il sangue
venoso si pulisce, sostituendo l'anidride carbonica con l'ossigeno
tratto dall'ambiente circostante (operazione che si conclude in circa
dieci secondi). Così “bonificato” e rinfrescato, il sangue
ritorna al cuore di un bel colore rosso vivo. Nel frattempo, il
“vano” sinistro del muscolo, più potente di quello destro,
procede con la fase successiva in sintonia con la prima: il sangue
arriva, fresco dai polmoni, nell'atrio sinistro. Quando quest'ultimo
è pieno, la valvola si apre e il ventricolo inizia a riempirsi. In
breve tempo il ventricolo si contrae, spingendo il liquido
nell'aorta, la grande arteria che parte dalla base del cuore. Quanto
la pressione nell'aorta è maggiore che nel ventricolo, le valvole
situate tra il ventricolo e l'aorta si chiudono. Da questo grande
vaso arterioso, parte il sangue di un bel colore rosso (ossigenato) e
ramificandosi, lentamente, attraverso arterie, arteriole e piccoli
capillari, raggiunge ogni piccola cellula del corpo … nutrendola e
proteggendola. Il cuore ripete, pertanto, questo meccanismo di
contrazione e rilassamento - in termini più scientifici sistole e
diastole - giorno dopo giorno, mese dopo mese, all'infinito … sia
in salute sia in malattia … nella gioia e nel dolore … con una
grandiosa efficienza davvero invidiabile. Allora non “deludiamolo”:
rendiamolo felice. La miglior difesa che possiamo attivare contro i
vari attentati cardiaci è mantenere una certa serenità d'animo.
Esprimersi senza eccedere, non soltanto diminuisce il pericolo di una
costante tensione interna, ma rende meno necessaria, a portata di
“cuore”, una rabbia aggressiva e violenta. Il sangue, dunque,
viene spinto dal cuore nell'albero arterioso che lo porta in
periferia per nutrire ed ossigenare gli organi ed i tessuti, poi
ritorna al cuore attraverso la rete venosa. Perché il circolo
sanguigno possa mantenersi è necessario che vi sia nell'albero
circolatorio un'adeguata “spinta” (pressione). Una pressione
troppo bassa provoca una insufficiente ossigenazione dei tessuti, con
sintomi piuttosto fastidiosi, quali debolezza, pallore e capogiri.
Una pressione troppo alta, invece, può dare qualche volta dei
sintomi disturbanti, pericolosi e particolarmente invalidanti
(cefalea, ronzii alle orecchie, epistassi …). ATTENZIONE, però,
tale condizione fisiologica, più frequentemente, non dà alcun
sintomo e viene “scoperta” nel corso di un banale esame medico,
eseguito per altri motivi, durante il quale la misurazione della
pressione rivela valori superiori alla media. Una pressione troppo
alta, quindi, sottopone il cuore ad uno sforzo eccessivo e può
portare, nel tempo, a patologie diverse e piuttosto gravi come
infarto, ictus, malattie a carico del rene, retina ed altri organi
importanti. L'ipertensione arteriosa non è, dunque, a rigore, una
vera e propria malattia, quanto un fattore di rischio per altre
patologie. Il cuore, essendo un muscolo involontario, funziona al di
fuori della nostra consapevolezza. Tale fenomeno può - lo sanno bene
gli ansiosi durante un importante squilibrio neurovegetativo -
spiegare e chiarire l'influenza di semplici stati emozionali sul
ritmo cardiaco: rallentare o diventare frenetico, essere in balia
delle emozioni, ma anche un organo che si allarga e si gonfia dalla
gioia.


a struttura delle arterie, infatti, è composta da tre
importanti tipi di tessuti. La parte più interna è a contatto con
il sangue e non deve creare attrito, deve mantenere, però, la sua
natura scivolosa perché il sangue possa scorrere velocemente e senza
“ostacoli" … una meravigliosa tunica elastica interna perennemente
in contatto con il liquido ematico; la parte intermedia, invece, è
un tessuto muscolare ed è collegato con quello che succede
soprattutto nella “testa”: si contrae quando si è depressi o
ansiosi, e si apre quando si fa attività ginnica per permettere il
passaggio di una quantità maggiore di sangue, per rifornire
direttamente organi e muscoli di ossigeno; la parte esterna, elastica
e di composizione connettivale, tiene unita l'arteria e la protegge
dall'esterno. Considerando la vasta e complessa rete nervosa del
cuore, è stata dimostrata scientificamente, come più volte
sottolineato in questa iniziativa culturale - attraverso studi
recentissimi ed accreditati - una stretta correlazione tra attività
cardiaca ed esperienza emotiva: una stretta correlazione fra salute e
stili di vita. I tratti caratteristici e significativi di quando il
muscolo si "arrabbia" sono: aumento della frequenza del
battito cardiaco e della pressione sanguigna, vertigini, sensazione
di debolezza, abbondante sudorazione. Sappiamo da tempo che
un'emozione "mal controllata" può radicarsi in qualsiasi
parte del corpo, ma quando essa ristagna nel cuore significa che tale
fenomeno coinvolge la nostra identità, va in profondità, tocca
l'interiorità e la gioia di vivere; non esistono piaceri - se non
quelli estremi o eccessivi - che indeboliscono le energie del cuore,
anzi la felicità rende tale organo piuttosto brillante, vivace e,
soprattutto, giovane e sano: un impianto idraulico che tiene accesa
la vita. Se "raffreddiamo", invece, lo stato affettivo
anche il sangue, in balia dei neurotrasmettitori ed ormoni, si
altera, non circola più come si deve. Il distacco esagerato dalla
sfera affettiva è dunque indice di poco equilibrio esistenziale;
l'atmosfera emotiva e i rapporti familiari in cui si è immersi
giocano sempre un ruolo fondamentale su questo muscolo intelligente e
davvero unico (la coppia felice, che coltiva le proprie passioni in
maniera libera, autonoma, naturale e spontanea, pare sia meno a
rischio di “rotture” e malattie varie … si ammala di meno). Il
soggetto rigido, inflessibile, tutto di un pezzo, non solo tende a
bloccare le emozioni, ma gli risulta difficile anche gestire il
proprio mondo affettivo. Se si coltivano stati emotivi negativi,
prima o poi, questi, saranno distribuiti all'interno del corpo nello
stesso modo. Tale mondo affettivo, allora, altro non può fare che
esprimersi attraverso l'azione, la fuga da un qualcosa che nemmeno il
soggetto sa: sempre di corsa, non si ferma nemmeno per un attimo …
sia con la carne sia con la parola!!! Ma la paura di restare un
momento da soli - faccia a faccia con emozioni e sentimenti - prima o
poi bussa alla porta per incassare i “sospesi” … far finta di
nulla prima o poi si paga dazio!!! Il cuore segnala, quindi, un modo
di essere, esprime i desideri e i progetti di ogni persona. Con il
cuore a “posto” si vive in piena armonia, nella gioia e
nell'amore. Quando il cuore si "arrabbia" significa che ci
sono difficoltà a gestire sentimenti ed emozioni … uno stato
emotivo da cui si prendono le distanze perché, coinvolgendo giudizi
di valore, crea imbarazzo ... si teme un giudizio negativo … un
fenomeno che, silenziosamente, prende il sopravvento e, quindi,
gestisce e condiziona completamente l'esistenza; un corpo che non
solo segnala - attraverso il suo linguaggio sottile - la tendenza a
tenersi tutto dentro, ma anche la voglia di farsi "sentire":
una lotta continua contro la routine che "spegne" la vita e
toglie il "ritmo" giusto. Quando la lotta, infatti, si
colora di tinte troppo accese, cioè si ricorre a emozioni forti per
sentirsi vivi, il ritmo del cuore finisce per perdere il suo
equilibrio: il cuore "esplode". Forti stati emotivi
improvvisi sono nocivi per il cuore, al punto da determinare un
invecchiamento fisico veloce (ecco perché alcuni cardiologi
suggeriscono, dopo un lieve infarto, di fare sesso non con partner
occasionali, ma con quello abituale … se fatto con “gentilezza”
diventa un buon allenamento che non presenta rischi e pericoli ma,
soprattutto, “rinforza”). Alcune condizioni emotive possono
determinare un aumento della pressione, come pure condizionare il
regolare funzionamento del meccanismo di riparazione e far
restringere i vasi sanguigni, rendendo problematico il passaggio
della quantità di sangue necessaria (sfrega, sfrega, prima o poi
...).

no stato emotivo più passivo e continuativo è, come ad
esempio la depressione, associato solitamente a malattie cardiache
(facilita l'aggregazione delle piastrine, esponendo il soggetto a
formazione di trombi nelle arterie …). In effetti, le persone con
profondi tratti depressivi continuativi e stabili, corrono il rischio
di avere un attacco di cuore maggiore rispetto a coloro che non sono
depressi; un senso di impotenza prolungato indebolisce, inoltre, il
sistema immunitario, fa invecchiare velocemente e ammalare più
facilmente. Lo stesso fenomeno che porta all'occlusione delle
coronarie (stenosi), si può manifestare con le arterie che portano
il sangue agli arti inferiori. Il risultato? Dolori alle gambe quando
si cammina. Le patologie cardiovascolari oggi, ormai detto in tutte
le salse, sono le più diffuse: il 50% delle persone muore in seguito
ad infarto, arteriosclerosi, congestione, trombosi (fonti OMS). Le
cause fisiche, psichiche o alimentari, e spesso tutte e tre insieme,
solo l’origine di queste malattie. Abbiamo una buona circolazione
attraverso le vene, i capillari e le arterie, quando il sangue spinto
attraverso il cuore porta gli “elementi” necessari alla nostra
vita e drena le scorie dei vari metabolismi. Tra le cause fisiche
delle malattie vascolari vi sono le aggressioni permanenti (stress),
la perdita di equilibrio tra i cicli naturali, la mancanza
d’esercizio giornaliero o gli esercizi troppo violenti a carattere
episodico, gli ambienti inquinati, gli squilibri alimentari e
sessuali (difetto/eccesso … non si rischia con il partner storico
ma con quelli occasionali, nuovi … quando non si è proprio in
forma può essere pericoloso). Non dovrebbe più meravigliare,
quindi, che le emozioni, in particolare il modo in cui si affrontano
gli aspetti non razionali della propria esistenza, possano avere un
impatto più o meno violento sul funzionamento del corpo. Fare o non
fare, soffocare o esprimere le emozioni, tenere a freno o in bella
vista la lingua… ma quanto è difficile lasciarsi andare e far
“circolare” ogni cosa! Lasciare libero sfogo al malumore e
all’ira sempre con moderazione e rispetto dell'interlocutore ... il
bon ton, le regole sociali però impongono freno e autocontrollo, ma
che fatica. Essere flessibili, lasciarsi andare, ecco il vero segreto
del cuore: è lui che tiene accesa la vita. E’ indispensabile
ascoltarlo perché, come già sottolineato più volte, una sua
alterazione segnala un modo di essere che non ci appartiene … crea
instabilità e ci fa “sbandare”. La tachicardia colpisce chi
“scappa” dalle passioni forti. Se il suo “pulsare” si fa
troppo protagonista può confondere, allarmare, stressare e creare
problemi psicofisici importanti. Le cose appaiono, a volte, normali e
al posto giusto ma, all’improvviso, una leggera emicrania, una
fastidiosa debolezza muscolare, una momentanea assenza mentale, un
leggero formicolio al braccio sx e il viso completamente rosso,
segnalano una brusca impennata dei valori pressori ... una chiara,
preoccupante e pericolosa crisi ipertensiva!!!


però, non mente mai ed esprime, in tempo reale, ogni suo
contenuto attraverso un singolare linguaggio simbolico (vedasi
linguaggio del corpo). Questi individui possono essere paragonati a
vulcani pronti ad eruttare che, il più delle volte, non riescono a
raggiungere la loro vera funzione … si infiammano improvvisamente,
ma esplodono in ritardo!!! Poiché si “incendiano” facilmente e
si sentono particolarmente vulnerabili dal punto di vista affettivo e
morale, cercheranno di evitare situazioni conflittuali, rifiutandosi
di prenderne atto. La personalità di questi soggetti, con queste
singolari caratteristiche emotive - affettive, viene fatta risalire a
conflitti nel periodo evolutivo denominato stadio anale (*): impulsi
aggressivi da un lato e sentimento di dipendenza dall’altro.
Caratteristiche comportamentali. Attenzione eccessiva per l'ordine,
pensieri invadenti, assurdi ed inquietanti, ripetizioni mentali per
tranquillizzarsi, atteggiamento svalutante, controllo, perfezionismo,
dipendenza, gelosia ... Sono caratterizzati da una grave inibizione
emotiva che spesso li spinge ad apparire molto arrendevoli, calmi e
perfino imperturbabili agli occhi degli altri. Il quadro completo
della personalità contiene, però, un’ostilità nascosta e rimossa
che, prima o poi, viene alla luce rivelando, quando l’autocontrollo batte l’istinto, la parte più vitale che scorre nell’organismo (sangue), si “ribella”: sale immediatamente alla testa. L'ipertensione, sempre silenziosa e spesso invisibile, esprime il tentativo di controllare, resistere e mantenersi lucidi nei confronti di impulsi vissuti come esplosivi o percepiti in modo drammatico; un fenomeno che potrebbe, all'improvviso, disorientare e sconvolgere completamente il soggetto … un segnale che qualcosa non va per il verso giusto; si tenta allora di arginare, controllare tutti quei sentimenti legati alla sessualità o all'affettività, vissuti come potenzialmente pericolosi o trasgressivi … in grado, però, di scardinare o rimuovere i freni inibitori; un fenomeno da tenere rigorosamente sotto stretto controllo ... da allontanare il prima possibile dalla coscienza. Non dobbiamo dimenticare che la frequenza dei battiti cardiaci aumenta in seguito ad angoscia e ad uno stato di rabbia … a situazioni percepite come minacciose o ingiuste (vedasi il cortisolo, l'ormone dello stress). I parametri cardiovascolari sono influenzati anche da: provocazioni mentali, anticipazione di pensieri “tossici”, argomenti conflittuali e atteggiamenti oppositivi. Nella nostra cultura il cuore ha una posizione di rispetto, assume un ruolo privilegiato: rappresenta, come è stato sottolineato in premessa, il lato affettivo dell’uomo, la sede del coraggio e dell'apertura al mondo; è l’organo dei sentimenti … se non vengono espressi si ammala!!! L’emozione può essere, a seconda dei singoli casi specifici, più o meno, accantonata, lasciata in disparte o, in fretta e furia, velocemente procrastinata; il corpo, esagerati
scoppi di aggressività.
ati
tecnici. Fasi evolutive: indicano le tappe di sviluppo del bambino.
Le diverse fasi in cui si costruisce la personalità non
rappresentano solo dei punti di riferimento, ma corrispondono anche a
delle crisi, a rapidi cambiamenti nei rapporti del bambino con il
mondo circostante. In ogni fase sono acquisite specifiche abilità e
competenze cognitive, fondamentali per raggiungere una discreta
autonomia, libertà ed un adeguato sviluppo psico – fisico. Le fasi
principali sono quattro: orale, anale, genitale e fallica.


a fase
orale è - risalente al primo anno di vita - caratterizzata dal
piacere che il piccolo prova a succhiare il seno della madre o le
proprie dita (sensazioni “piacevoli” prodotte dal “calore”
umano e da una corretta alimentazione). Questa piacere –
soddisfazione, che il bambino sperimenta, tramite il suo corpo, viene
definito autoerotico. I primi rapporti del bambino con il mondo
esterno avvengono, quindi, attraverso il piacere della suzione, della
presenza costante materna che lo rassicura e lo aiuta ad affrontare
la vita con risolutezza. Lo sviluppo psichico ed affettivo armonioso
è favorito da protezione, un buon accudimento, una alimentazione
equilibrata, non troppo rigida né troppo compiacente e, soprattutto,
da uno svezzamento progressivo; il tutto deve procedere, se si vuole
accedere alla fase evolutiva successiva in maniera sana, rispettosa,
equilibrata, senza troppi conflitti e nessuna umiliazione … mai
adottare, però, atteggiamenti di eccessivo permissivismo … si educa
con rispetto, ma sempre con fermezza; solo in questo modo si evitano
“bocchi” o, meglio ancora, per usare un termine tecnico,
fissazioni …atto quest'ultimo che potrebbe creare disordine
affettivo e tratti patologici invalidanti: rievocare, più tardi,
disagi psicologici connessi a quella fase non superata completamente.
Il malessere emotivo si sviluppa, infatti, quando non si supera
“felicemente” una fase evolutiva … non superando completamente
un percorso psico - affettivo, si arriva alla fase successiva in
“pessime” condizioni, con pochi strumenti psicologici e, quindi,
con una profonda incertezza nell'affrontare le nuove sfide:
culturali, sociali e psichiche; il piccolo, allora, rimane fissato o
regredisce alla fase precedente perché considerata, anche se non
superata completamente e con poche abilità, meno problematica in
quanto già sperimentata; vincolato ad una fase precedente gli riesce
difficile accedere a nuove esperienze, conoscenze e ad uno sviluppo
affettivo previsto in quel periodo evolutivo indispensabile per la
sua formazione psichica, culturale e sociale; i quadri clinici
isterico e depressivo prendono forma in questa fase. Può accadere,
quindi, che un individuo si scontri con con un mondo insensibile e
non riesca a superare la propria fase evolutiva, in questo caso
specifico rischia allora di regredire ad una fase anteriore. Se non
riesce a gestire il suo mondo affettivo cercherà di tornare il
bambino di un tempo (fase precedente). Si metterà su un percorso che
lo condurrà sia alla regressione completa (perversione), sia a
manifestazioni nevrotiche o, peggio ancora, psicotiche.