lunedì 14 agosto 2017

PANICO ... un'aggressione punitiva.



PANICO … un’aggressione punitiva. 

gli amanti della cultura classica non sarà sicuramente sfuggito il mito del dio Pan: da sempre simbolo della vitalità e della fecondità. Incerto è il nome del dio che gli fu padre (pare fosse figlio di Ermes e non di Zeus come molti ipotizzano). Secondo Plutarco, inoltre, sembra sia stato l'unico dio a perdere l'immortalità e, quindi, morire come un comune mortale. In epoca pre - cristiana era considerato ovunque divinità, portatrice di vita ... una potente forza selvaggia generatrice (una grande energia capace di generare, come vedremo più avanti, anche il panico). Pan, Fauno nella miologia romana, era tanto brutto, a dir poco repellente dice la leggenda, che alla sua nascita la madre stessa ne fu spaventata e si diede alla fuga. Allora Ermes lo avvolse in una pelle di lepre e lo portò sull'Olimpo per presentarlo agli altri dei, che al vederlo si diedero a grandi risate.

acque con le corna e i piedi di caprone, orecchie appuntite, naso schiacciato, corpo villoso, una coda esagerata e robusta. Il suo culto era diffuso in tutta la Grecia. Egli non simboleggiava nessun valore sociale ma personificava l'istinto. Pan incarna, ancora oggi, l'esuberante vitalità della natura, la lussuria, il piacere, la naturalezza, ma anche la sessualità brutale e gli istinti selvaggi. In seguito diventerà il simbolo stesso del paganesimo. La natura di questo dio fu sempre descritta come selvaggia, incontrollabile (devastante come un attacco di panico), tendente ad uno spirito orgiastico, tanto che in molte leggende fu spesso unito a Dioniso (dio del vino e della viticoltura), considerato, quest'ultimo, amante di molte ninfe. Pan, infatti, il grande fecondatore così si dice, era la comparsa d'obbligo in tutti i cortei dionisiaci, e la sua attività erotica o, meglio, i suoi desideri spesso inascoltati erano senza limiti: lo si rappresentava abitualmente in stato itifallico (nei vasi greci, nelle sculture di Eliodoro) ... divideva con Dioniso il regno dell'ebbrezza, delle gioie e dei sensi. 

imboleggia gli impulsi imprevedibili della natura, la febbre del desiderio maschile che anima sia uomini sia animali (forza panica). Crebbe in Arcadia (regione montuosa del Peloponneso, al centro della Grecia ... luogo ideale di una vita idilliaca) dove era solito passare le giornate cacciando con le ninfe dei boschi, mentre alla sera si ritirava nella sua caverna a suonare il flauto e danzare con le Oreadi (ninfe che vivevano sulle montagne e nelle valli).
 
Risultati immagini per dio pan Inseguì per molto tempo la sua amata ninfa di nome Siringa senza "prenderla" mai; era talmente schifata del suo aspetto che chiese a Gea di mutarla in canna, proprio per evitare le sue avances insistenti e aggressive ... scongiurare un eventuale incontro troppo ravvicinato. Più tardi, tormentato da quella sua folle e frenetica passione, solo nascondendo le sue sembianze sotto bianche pelli - ebbe più fortuna - riuscì ad amare la ninfa Selene che, non vedendolo per intero, ricambiò e, finalmente, riuscì a placare la sua frenesia, il suo convulso ed irrefrenabile, esagerato amore. 

an amava, verso mezzogiorno, riposare nel più assoluto silenzio: per tale motivo i pastori, in quelle ore, cercavano di non disturbare il sonno del dio. Era infatti molto temuto, tanto che tutti i rumori dei boschi erano a lui attribuiti (il "timor panico" trova qui la sua radice etimologica); era in grado di generare il panico non solo con la sua presenza, ma anche con uno dei suoi terrificanti versi: urla davvero spaventose. Molto ricercato dagli eserciti in quanto, durante la battaglia, le sue urla prolungate facevano scappare i soldati a gambe levate: lanciava altissime grida che seminavano tra i combattenti un terrore folle, detto appunto panico ... da qui il passo è davvero breve,  nacque così il mito di Pan.


ornando ai nostri tempi, niente è più inquietante dell’ascoltare un racconto fatto da chi ha vissuto un attacco di panico. Tale esperienza viene definita come un fenomeno imprevedibile, squassante, incontrollabile, inaspettato, e senza un apparente legame con eventi ansiogeni esterni. Assale a tradimento, soffoca completamente le speranze, paralizza le certezze, brucia di colpo tutte le abitudini, rompe ogni schema possibile, morde e fugge stremando completamente il soggetto. Ecco che cos’è l’attacco di panico: una doccia fredda che mette in ginocchio e manda a tappeto anche la persona più “dura” ... a prescindere dalla sua reale “statura”. Irrompe all’improvviso, devasta la psiche mandando completamente in tilt tutta la centrale operativa.
on meno fortunato è il corpo a cui viene assegnato il compito ingrato di gestire, di sbrigare tutte le brutte faccende di “casa” con sintomi piuttosto invalidanti: oppressione al torace tachicardia, dispnea, respiro corto, mani sudate, stordimento, disturbi viscerali e sessuali, brividi, vampate di calore, forti dolori allo stomaco, impulso irresistibile alla fuga. Questo malessere colpisce a dieci anni come a settanta, indipendentemente dalla posizione sociale e dal profilo culturale. Chi ne è colpito ripetutamente tende ad isolarsi sempre più, a evitare luoghi, cose e persone che gli possono ricordare il momento terribile dell’attacco: una vita davvero “senza vita”. Non solo è presente la paura di morire ma si teme, a torto, di non essere più in grado di condurre una vita normale: un evento psichico che può allontanare pericolosamente da se stessi. 
opo alcune esperienze, infatti, più o meno raccapriccianti, si comincia a vivere costantemente nell’attesa ansiosa di un altro attacco. In molti casi l’agitazione - l’energia in eccesso non espressa - fa aumentare un’incontrollabile preoccupazione per la salute o, peggio ancora, il timore di avere gravi malattie inspiegabili. Improvvisamente, tutto si trasforma in un incubo incomprensibile. L’adozione di meccanismi difensivi, per scongiurare e arginare questo fenomeno terrificante conduce, pian piano, a una schiavitù cronica: la peggiore sciagura che possa capitare ... l'isolamento. Dopo l’attacco di panico, infatti, la persona sembra aver smesso di esistere e, nel contempo, il suo unico obiettivo è quello di sopravvivere ai mille ipotetici pericoli. Chiudersi in una gabbia protettiva è una delle reazioni più comuni di fronte all’esperienza panica. La “gabbia mentale”, però, nel tempo, si radica a tal punto che il soggetto, qualsiasi cosa faccia, deve fare i conti con essa: “Posso andare? Cosa incontrerò"?

osa mi accadrà? Ce la farò? Ma ci riuscirò? Resterò bloccato? Sarò accettato? Chi mi porterà soccorso? Soffocherò? Chi mi salverà? Sarò in grado? E’ pericoloso?" e così, dominato da un turbinio di pensieri catastrofici, non può più scegliere ciò che gli piace, ma ciò che può fare rispetto alle sue reali esigenze. Mi ricordo Aldo che non andava in autostrada da anni e anni: era tormentato dal pensiero di non ricevere tempestivo soccorso nel caso si verificasse uno dei suoi soliti attacchi (asse ipotalamo - ipofisi - surrene sempre attivo). Che dire dei sudori di Sergio: detestava le lunghe file negli uffici pubblici perché, carico di tensione, pensava di avere una postura ridicola. 

aurizia, poi, si faceva accompagnare ovunque dalla figlioletta di quattro anni; si sentiva sicura solo con lei, ma cosa può fare la piccola durante un attacco così violento? Nulla, l'importante era credere che non ci sarebbe stato nessun attacco (niente adrenalina e zero cortisolo). Una prigionia quotidiana, cronica e frustrante, a cui il cervello, attraverso la sua tempesta ormonale dice un secco “no”. Non arriva mai per caso: trae origine e linfa dal quotidiano, da tutti gli eventi che ingabbiano l’esistenza in schemi rigidi, immutabili, comprimendo e appiattendo gradualmente il mondo interiore ... istinto, desideri e passione. Dietro questo fenomeno si nasconde sempre una parte di se stessi che è stata tenuta in “letargo” o, magari, non si è saputo esprimere e valorizzare in modo adeguato. Chi segue rigidamente il modello di vita in cui è inserito rischia di non essere mai se stesso e di vedere annichilita la propria personalità. Per il quieto vivere, attraverso i rospi ingoiati che fanno ribollire di continuo lo stomaco, si crea un personaggio inquieto ed inutile, una seconda pelle che va stretta e tira da ogni parte … assale allora il timore di “perdersi”, non sapere più chi si è veramente. I meccanismi di difesa adottati, comunque, oltre a diventare dei veri carcerieri, non fanno più vivere, tolgono ogni gioia, ostacolano la realizzazione di se stessi e, soprattutto, spengono i veri desideri … una vita che non scorre più. Il panico, quindi, è la vita che non si vive più, la felicità che si nega … fa “saltare” il proprio stile di vita fittizio

iventa una reazione “estrema”, spesso inconsapevole, caratterizzata da tanta energia prodotta e non usata, uno scontro con un sistema di vita che non è più in armonia con la propria natura profonda: sacrifici, tensioni e sofferenze accumulate che, all’improvviso, si trasformano in panico (come Pan con la sua amata Siringa ... la sua astinenza d'amore; proprio lui il dio che incarna la fecondità, la vitalità della carne ... si dimena, si dibatte, si divincola, cerca con tutta la sua  forza di smantellare la sua prigione fino ad esplodere). Spesso, per obblighi o per necessità, ci si trova a realizzare e a dire cose diverse dai propri desideri, cercando di fare del proprio meglio e seguendo sempre i dettami altrui, viene imprigionata, per comodità, la vera identità dentro uno steccato ben preciso, dentro confini ben definiti; si chiudono, però, progressivamente i propri orizzonti esistenziali … ma c’è un’energia, una tensione, un’agitazione dentro che spinge altrove, impone un cambio di rotta; assale chi ha spento la vivacità, negato il piacere e smarrito la felicità. Un grido di ribellione ad uno stile di vita che va contro le proprie vere esigenze, cerca di smantellare, attraverso sintomi fisici e tratti depressivi, quei contesti emotivi - affettivi a tinte forti, inutili e colmi di artificiosità. 

attacco serve di monito perché, volenti o nolenti, obbliga a prestare attenzione a ciò che sta accadendo alla propria vita emotiva … a smantellare quei rapporti aridi e difficili con il mondo. In pratica, usa le maniere forti per smuovere, far uscire il soggetto dalla palude delle convenzioni, del conformismo in cui se cacciato ma, soprattutto, scuoterlo per impedirgli di soffocare la vita … spinge a cambiare atteggiamento - uscire da quel personaggio che recita di solito - per tornare ad essere felice. E’ sempre, comunque, il segno di una vitalità profonda, completamente compressa su un’identità costruita a tavolino e indossata come maschera impenetrabile; l’attacco vuole allora trasformare, aprire nuovi canali energetici: spinge ad allargare gli orizzonti, aprirsi, a realizzare i propri sogni, ad ampliare lo sguardo su nuovi mondi … brucia  quel copione scritto da altri, strappa quella maschera di un personaggio banale ed inutile ... vuole dare più spazio alla vita vera.
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… il panico più lo eviti (ti sforzi) e più lo aumenti … più lo tieni sotto controllo e più ti sfugge di mano … più lo si comprime e più diventa esplosivo … ATTENTO, se lo controlli esplode … se tenti di bloccarlo attiva un meccanismo ansiogeno devastante che si autoalimenta, spinge a vivere sempre dietro lo schermo, in sordina, dietro le quinte a fare da comparsa … alcuni tipi di ansia bloccano quando si pensa di essere ridicoli (vedasi Sergio), di fare brutta figura, di essere FRAGILI: uno sguardo troppo centrato su un personaggio fasullo … è una lotta interminabile, un’opposizione continua perché si vuole offrire un’immagine perfetta, pura e senza macchia, si ha paura di vivere le situazioni in prima persona … picchi di inquietudine che emergono quando si vuole essere sempre vincenti, dimostrare di essere bravi, candidi, buoni e intelligenti a tutti i costi, di piacere a tutti indistintamente … lo stato di allerta, di pericolo imminente, allora, indica che si sta andando contro mano, che si rinnega quello che si è realmente: segnala un modo di vivere forzato in cui non sono accettati i propri limiti e si mascherano le proprie debolezze … il PANICO interrompe un programma, una recita, una finzione in cui da tempo si è scivolati … RICORDA, dare spazio agli interessi si accende completamente la vita … investire in attività piacevoli mette sempre in moto le energie mentali giuste.


pesso inizia con pianti e tremori … paura di non farcela, sempre in balia dell’esterno … pensieri che assillano: la soluzione è fermarli! … è un’energia che arriva per smantellare la gabbia dei rapporti sbagliati … più si rinuncia alla spontaneità per assecondare e adeguarsi agli altri più la vita si spegne … viene mantenuta in piedi un’immagine finta che crea solo insicurezza e disistima … l’atteggiamento combattivo poi la protrae nel tempo: diventa cronica.
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I sintomi dell’ansia: sentirsi incompleti, senza pace, mai appagati, avere la certezza che la felicità sia impossibile, essere sempre col pensiero altrove mai nel tempo presente, girare a vuoto senza riuscire a riempire, a costruire … una forza misteriosa e potente pronta a trasformarsi in creatività … un deciso e secco ultimatum che vuole smantellare subito schemi mentali inconciliabili con la vera natura, abbattere quelle abitudini che bloccano l’energia vitale … la PASSIONE.
     Lo stato di allarme ansiogeno “strozza”, toglie il respiro, non passa mai inosservato, viene prepotentemente preso in consegna ed elaborato dal corpo ... si cerca di dar voce al mondo interiore … diventa portavoce delle emozioni ancor prima della coscienza, se ci si sente alle "STRETTE" un organo prima o poi lancerà l'allarme, un codice preciso che deve essere letto e interpretato ma, soprattutto, CURATO:

1. Petto. Una costrizione in questa zona non solo impedisce una normale attività respiratoria e determina un senso di soffocamento ma va diritta al cuore, si manifesta a livello cardiaco … spesso sono scambiati per infarto (dolore, aritmia, tachicardia, palpitazioni);

2. Tessuto muscolare. Paralisi, rigidità e tremori sono all’ordine del giorno. Lo stato di tensione crea un diffuso stato di contrazione muscolare (cervicale, debolezza, formicolio, torpore);

3. Intestino e apparato urinario. Questi apparati sono i primi inequivocabili ricettori emotivi (nausea, gastrite, colite, urinare spesso).

·   L’ansia segnala sempre che qualcosa non funziona, per farci capire che è necessario interrompere una finzione, una fastidiosa recita in cui si è scivolati...

·    Il corpo non lascia in pace perché ha qualcosa di molto importante da comunicare: costringe ad occuparsi di se stessi, perché c’è qualcosa nel quotidiano che non si sta vivendo oppure che non ci appartiene.
 
Risultati immagini per ansia forte nei quadriIl Disturbo da Attacchi di Panico (DAP), come abbiamo potuto vedere, è uno stato piuttosto complesso di disagio psichico caratterizzato dall’insorgere improvviso di angoscia acuta e incontrollabile che lascia, a dir poco, atterriti ... la realtà oltre ad essere insostenibile è notevolmente alterata. Si presenta sulla scena in modo del tutto inaspettato, spesso senza motivi evidenti e giustificati. Assale all’improvviso con effetti devastanti sul corpo e sulla mente (come l'urlo di Pan). Solitamente tale stato d’animo raggiunge il picco in pochi minuti e si esaurisce del tutto, o quasi, nel giro di mezz’ora circa.

ambe imbizzarrite, stomaco “stretto” in una morsa, fronte madida di sudore, iperidrosi alle mani, cuore che inizia a battere a velocità insostenibile, problemi respiratori, gola strozzata, violenti spasmi, o peggio ancora, scariche diarroiche improvvise (fenomeno ben conosciuto dagli studenti prima di un esame importante!), questa è la fenomenologia raccapricciante ed "interminabile" di chi vive tale malessere. L’esperienza, a volte, è talmente intensa che la persona può rimanere sfinita anche per alcuni giorni (a seconda del "pieno" di adrenalina fatto). Questi episodi sono vissuti come un incubo, una catastrofe imminente, tanto sono le violente sensazioni di terrore e di impotenza. 
e crisi di panico accompagnano, come abbiamo appena visto, diversi sintomi psicofisici: palpitazioni, sudorazione, sensazione di soffocamento, vertigini, formicolio, rossore al viso (eritrosi), paura di perdere il controllo, cambiamenti di temperatura, senso di irrealtà, dolori al petto, paura di morire, disturbi all’apparato digerente. Quando il panico diviene una consuetudine, fino a diventare una “paura della paura”, stravolgendo completamente la routine, il terrore di morire e la paura di impazzire costituiscono le premesse per una condizione di vita piena di limiti e di salti agli ostacoli. L’adozione di “strategie difensive” per scongiurare tale disagio conduce lentamente a una schiavitù cronica. La persona, dominata dai cosiddetti comportamenti “evitanti” finisce col trovare un minimo di pace solo all’interno delle mura di casa (prigioniera in casa sua e rassicurata solo dai riti quotidiani)

olto spesso è quell’attenzione esagerata e quell’attesa angosciosa di un attacco successivo a far sì che la condizione di panico possa ripetersi in determinate situazioni. E’ un fenomeno che spinge ad isolarsi, a temere tutto, a volte anche le terapie. Questa “gabbia protettiva invisibile” è presente nel cervello del soggetto sotto forma di una lunga lista personale di cose che si possono realizzare oppure evitare (luoghi, incontri, cene, spostarsi, cambiamenti, situazioni emotive intense, viaggiare, confronti, prove ed esami, attese). Il soggetto, quindi, dominato da questa paura, altro non può fare che fissarsi sulle solite abitudini: una vita, spesso, superficiale, piena di limiti, noiosa, ripetitiva e banale … non vive più, soffocato da se stesso. Il malessere può dipendere da un comportamento non idoneo (errato), da scelte che non appartengono alla propria personalità, da una mentalità (appresa) che condiziona in maniera negativa: conformismo e comportamenti costantemente nella norma in apparenza assicurano, ma in realtà spengono perché soffocano le vere necessità ed esigenze naturali di ogni individuo. Esprimere i propri sentimenti, esserne consapevoli, poterli sperimentare sempre in un clima “protetto” senza censurarli, è il primo passo per vivere in armonia con se stessi, evitando in tal modo quell’alternanza tra la maschera di “buone maniere” e il terrore di essere travolti dall’improvviso erompere di sentimenti che, per il quieto vivere, sono stati nascosti troppo in profondità. Una strada che, oltre a far salire l’ansia (produrre eccessivamente adrenalina e cortisolo), porta lontano da se stessi e dritti ad una soffocante e opprimente frustrazione. Si entra, quindi in una spirale di paura: paura di stare male. Quando si è presi dall’ansia, si reagisce con paura, ed è proprio questa modalità reattiva che tiene in trappola. In questo frangente il corpo si prepara ad affrontare la situazione reale (il più delle volte solo ipotizzata, pensata ... temuta): gli ormoni dello stress (adrenalina, ACTH; asse ipotalamo - ipofisi - surrene) entrano nel flusso sanguigno del soggetto per prepararlo a sfuggire la situazione oppure a rimanere ad affrontarla. 

uanto più si è spaventati e ansiosi, tanta più l’adrenalina viene prodotta e di conseguenza si accentua, inevitabilmente, la sintomatologia (il battito cardiaco accelera, il respiro diventa affannoso, si può tremare o sudare abbondantemente). In realtà, il panico arriva quando si è lontani da se stessi, si seguono modelli di vita che non sono propri, ci si sforza di aderire a qualcosa o a piacere a qualcuno … fino a consegnare la propria vita in mano ad altri e, quindi, diventare inutili. La paura di perdere l’equilibrio, il terrore di essere inghiottiti dal vuoto, la sensazione che la terra si apre sotto i piedi trascinando giù, sono tutti stati psicofisici che chi soffre di panico conosce bene: gira come un funambolo sospeso nel vuoto, e il baratro diventa un buco nero da cui fuggire sempre e comunque, finché l’esistenza si riduce via via alla ricerca spasmodica di uno sbocco (via d’uscita)ma non si sa bene da cosa. Emerge una vita statica, poco travolgente, caratterizzata da un tempo che non passa mai in cui la lungaggine, gli ozi (girare a vuoto), la noia e la monotonia la fanno da padroni. Una reazione che dà voce alle proprie esigenze più profonde, quel vivere che odia le abitudini, la vita pianificata e spenta. 
n breve, un profondo senso di inadeguatezza che, proprio perché ignorato, va a cronicizzarsi in uno stato di scontento con cui si convive o che, nelle situazioni peggiori, si tramuta in ansia, depressione o panico. Proprio per queste ragioni, alcune scuole di pensiero, ipotizzano che gli attacchi di panico siano generati da schemi mentali caratterizzati da percezioni distorte della realtà, pensieri automatici e convinzioni errate. Non sempre comunque una profonda emozione è sinonimo di attacco di panico. Quando è presente un motivo reale a giustificare l’ansia, come ad esempio affrontare una semplice situazione problematica o sostenere un esame, siamo alle prese con un timore o una paura. Per quanto possa essere sgradevole la paura è un’emozione indispensabile perché prepara in maniera adeguata, attraverso la produzioni di neurotrasmettitori, ad affrontare le difficoltà del momento.
Cosa fare
Il raggiungimento del benessere dipende dalla capacità di abbassare il livello d’ansia e, naturalmente, di mantenerlo basso. Questa condizione può essere raggiunta attraverso metodiche terapeutiche basate su tecniche distensive e concentrative ad orientamento psicosomatico. Con queste tecniche non solo è possibile “gestire” sensazioni ed emozioni, ma anche fermare il chiacchiericcio mentale. I metodi terapeutici distensivi (ipnosi, moxa, massaggio psicosomatico, rilassamento frazionato) non solo affrontano la sintomatologia in atto ma risultano fondamentali a livello di prevenzione. Un altro intervento qualificato sarà quello di agire sul respiro che è sempre in sintonia con le proprie emozioni spiacevoli e/o piacevoli. Una persona calma ha il respiro lento e profondo, una persona che soffre di panico, invece, respira in maniera superficiale ed accelerata, attivando in tal modo manifestazioni fisiologiche alterate ed esagerate (troppo ossigeno fa girare la testa eccessiva anidride carbonica crea formicolio). Agire sul respiro, pertanto, aiuta ad interrompere quel circolo vizioso che caratterizza il fenomeno panico.

·  emere il giudizio altrui, i pensieri e i legami sbagliati sono la vera causa della fragilità: bisogna "guardare" le cose in maniera diversa... cambiare sguardo, punto di vista: concentrarsi sul presente e mai sul passato o futuro ... solo in questo modo è possibile recuperare la vera autenticità. Ci si ammala quando si perde la spontaneità, la propria immagine ... quando si fanno esperienze non in funzione con le proprie esigenze e desideri ma secondo quello che vorrebbero gli altri per noi.

 
... si ha bisogno ancora di TENEREZZA materna

 ...  della MAGIA  infantile ... della grande PASSIONE!!!

… il PANICO, attraverso l’ansia, vuole che tu trovi il tuo vero percorso, esalti i tuoi gusti e il tuo unico e originale stile di vita, senza sensi di colpa.
 
 
Risultati immagini per conclusioneRIASSUMENDO. Se il DAP  è fortemente disturbante per la vita relazionale, sociale e lavorativa, va risolto. I rapporti, come abbiamo visto, non solo sono complicati e difficili, ma si rischia la "rottura", la separazione; la realtà oltre ad essere insostenibile è notevolmente alterata. Se non si riesce da soli, bisogna affidarsi ad uno specialista. Le metodiche terapeutiche attivate, oltre alla psicoterapia, saranno tutte rivolte a raggiungere un giusto equilibrio tra mente e corpo. 


l senso di interezza, infatti, deriva sempre dall’armonia dell'unità psicosomatica e tutto ciò può essere raggiunto attraverso interventi mirati come ad esempio agire su l’iperventilazione, ovvero ripristinare la funzionalità respiratoria (migliorare la respirazione riduce il flusso adrenalinico e, quindi, il timore di patologie cardiovascolari), una adeguata attività fisica migliora il metabolismo e il sistema linfatico di un corpo ormai alla deriva, una sana alimentazione può stabilizzare i livelli glicemici, imparare a rilassarsi, invece, è utile per sconfiggere lo spasmo muscolare cronico e, quindi, vivere in maniera più armoniosa e “aperta”.




uando si è in armonia, in equilibrio con se stessi e gli altri diventa più facile per chiunque guardare finalmente questo MOSTRO in faccia, fissarlo dritto negli occhi ... con questa determinazione e lucidità altro non gli rimane che scappare a gambe levate!!!


ATTENZIONE

Capita spesso a seguito di letture “illuminanti” - dopo aver letto una breve introduzione di un racconto entusiasmante, qualche riga di un articolo eccitante o poche pagine di un libro a dir poco originale - di rimanere per un attimo disorientati, aver voglia di gettare tutto a mare, di cambiare completamente la propria vita, annullare ogni cosa in maniera definitiva  … fare scelte e prendere decisioni, a volte, in maniera confusa per aderire ad aspettative altrui. NON LO FATE, NON FATEVI  INFLUENZARE dalla prima impressione, di quanto è stato scritto (qui o da altre parti), prima di "agire" LEGGETE, LEGGETE, LEGGETE e poi RILEGGETE ancora il contenuto di ogni scritto, solo dopo averlo ”metabolizzato” e “indossato” a pennello potete fare, o non fare, la vostra scelta ... ma sempre libera, autonoma, equilibrata, lucida, oculata e responsabile RICORDIAMOLO, le cose che ci fanno star bene sono - senza ombra di dubbio - quelle che nascono dentro di noi naturalmente e spontaneamente, prodotte sempre senza forzature e non quelle prese in prestito da scritti o da influenze strane, sofisticate, artificiali.

L’autore non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si invita vivamente il lettore a rivolgersi a professionisti qualificati e accreditati in questo settore.

 
NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
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