domenica 12 luglio 2015

-INSICUREZZA


L’Insicurezza …  quando il primo ostacolo paralizza il vivere


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ddio, credo proprio che non riuscirò a concludere un bel niente … Povero me non so proprio che pesci pigliare … Vorrei ma non riesco … Oggi proprio non me la sento … e ancora … Non valgo niente … Non riuscirò mai a controllarmi … Chissà se avrò fatto bene, se avrò fatto la cosa giusta. Queste sono alcune delle famose frasi emblematiche che riassumono in maniera inequivocabile la dimensione psicologica in cui è calato l’insicuro. E’ una condizione emotiva, il più delle volte legata a circostanze temporanee, in cui il soggetto si sente spesso vittima e prigioniero di situazioni che, di per sé, non hanno assolutamente niente di pericoloso. Una esperienza che incredibilmente opprime, blocca, soffoca, impedisce di realizzare - perché offusca la mente - i progetti e i vari sogni della vita. Tale disagio, però, non deve essere confuso con una sana riflessione creativa, una “paralisi” benefica, quella pausa momentanea in cui si sta prendendo tempo per poi fare la cosa giusta. 

onderare attentamente prima di decidere, soppesare le possibili conseguenze è sempre indice di buon equilibrio tra la propria autostima e una corretta valutazione della realtà. L’indeciso cronico, al contrario, non si sente mai all’altezza della situazione, ha un’immagine svilita di sé, una modestia eccessiva, esprime un’insufficiente conoscenza di se stesso, delega all’infinito ogni decisione e si inchioda sui propri dubbi amletici rimandando continuamente ogni decisione. Per questi atteggiamenti l’insicuro rischia parecchio: l’immobilismo, il blocco evolutivo e la dipendenza dagli altri (fenomeno che nel tempo può dar vita a tratti depressivi). Dominato dalla disistima, da un forte senso di fallimento e dal complesso di inferiorità ha sviluppato la convinzione che gli altri sono migliori e valgono più di lui. E’ un soggetto che appare senza grinta, smarrito, spaventato, convinto di non riuscire a farsi valere e cavarsela da solo, sempre imprigionato e relegato nel suo guscio protettivo del non fare, del non esporsi. 

n rigagnolo che è diventato un enorme torrente, un grande baratro in cui si ha paura di essere completamente fagocitati. Spesso viene etichettato come un soggetto debole, fragile, inattendibile e problematico. L’insicuro non passa mai inosservato, lascia sempre le sue impronte, segnala le sue difficoltà relazionali e sociali, a seconda dei casi, attraverso l’eritrosi al viso, il balbettio, l’incespicare e un fare davvero goffo. Per mascherare questa sua forte dipendenza, questo suo sentimento di inferiorità, spesso, si nasconde dietro una facciata di “falsa sicurezza” con un fare polemico, aggressivo ed oppositivo. Questa finzione, tuttavia, oltre ad essere particolarmente rischiosa, non porta da nessuna parte, il suo atteggiamento sostanzialmente non cambia: la ricerca di consigli, di sostegno, di suggerimenti, le forti pretese di essere continuamente rassicurato rimangono sempre i suoi tratti principali.

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uando si indossa la maschera di un personaggio forte e sicuro, per fini compensativi, si corre il rischio - oltre a creare facili illusioni e false aspettative negli altri - di trasmettere un immagine fuorviante, confusa e non realistica: non farsi conoscere per quello che si è veramente (valore e talento).
Il più delle volte, infatti, il nostro entusiasmo viene bloccato, soffocato da abitudini di vita, di pensiero e di relazione. L’insicuro, inoltre, temendo il giudizio degli altri risulta perennemente contratto e teso, si sforza continuamente, ed è costantemente concentrato su come offrire l’immagine migliore di sé. Proprio per questa ragione a livello somatico la rigidità, la tensione e il bruciore intenso, si assumono l’onere di richiamare il soggetto alle sue reali difficoltà decisionali. Ignorare o non prestare attenzione necessaria a tale fenomeno provocherà uno stato doloroso di ansietà. Il perenne tentennamento si trasforma a livello fisiologico in una fastidiosa sensazione di debolezza alle gambe, capogiri e vertigini.  

pesso l’ansia è talmente forte da spingere il soggetto ad esprimersi attraverso piccole manie o rituali ossessivi come ad esempio perfezionismo, pulizia, ordinare le cose: tutte modalità che permettono all’insicuro - seppur in maniera goffa - di gestirla e tenerla in qualche modo sotto controllo. Il ronzio mentale e il costante rimuginare, inoltre, fanno il resto, spingono il soggetto ad un cattivo riposo o, ancora peggio, a contare le pecore per intere nottate. L’insicurezza, come per tante altre condizioni psicologiche, non è un fenomeno genetico: appartiene in maniera inequivocabile all’autobiografia del soggetto. Entrano in gioco esperienze evolutive traumatiche precoci in cui il bambino non vivendo in un clima rassicurante e tranquillo rimane in balia dell’incerto e dell’imprevedibile. Quando si cresce in un ambiente privo di protezioni adeguate anche l’immagine di sé diventa instabile (disistima), vacillante e basta un piccolo imprevisto per sgretolarla. In tal modo si rischia seriamente di minare l’intero processo di crescita del piccolo. Cresciuto in questa atmosfera educativa incerta il bimbo impara ad affrontare le varie situazioni impegnative della vita con apprensione e allarmismo: ogni decisione, anche la più banale, può diventare fonte di disagio e di pericolosità per l’integrità psicologica.


OSA FARE.  Il primo passo è migliorare il concetto di se stessi: nei rapporti non è necessario essere presuntuosi o magari vanagloriosi ma nemmeno essere dominati da un forte sentimento di svalutazione acuta. Quando si ha una buona considerazione di se stessi si è più fiduciosi, decisi e sicuri nell’affrontare le sfide della vita. Gran parte del lavoro, comunque, è diretto all’auto valorizzazione e allo sviluppo di un crescente senso di indipendenza (autostima). Resi più sicuri dal sostegno psicoterapico, questi soggetti imparano ad esprimere i loro sentimenti in maniera genuina, prendono le loro decisione e sanno far fronte ai vari episodi ansiogeni. Tra le altre metodiche terapeutiche che possono contribuire a gestire stress ed ansia -  proprio per il fatto che ogni processo decisionale accompagna tensioni e contrazioni - ricordiamo le combinazioni di respirazione controllata e le varie tecniche di rilassamento.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055
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