lunedì 4 aprile 2016

Dipendenza … i suoi mille volti



Dipendenza  …  i suoi mille volti                     




uante volte, con tono saccente, sentiamo in giro qualche “verdetto”, senza possibilità di appello, circa questo complesso, doloroso e invalidante problema esistenziale sia fisico sia psichico. Ovvero: “La dipendenza è solo un alibi, una sofisticata scusa". I cosiddetti etilisti, tossicomani non sono altro che irresponsabili, dei buoni a nulla, senza spina dorsale e forza di volontà, che non sanno badare assolutamente a se stessi. So esattamente cosa somministrare duramente, prescriverei “farmaci”  con forza, ma di quelli ‘pesanti’, a questi soggetti, a dir poco pericolosi e violenti. Spesso è comprensibile che molte persone abbiano queste opinioni sulle varie dipendenze. Il disagio causato dalla dipendenza può instillare nell’osservatore rabbia, paura e, spesso, desiderio di rivalsa o vendetta. I giornali raccontano storie agghiaccianti di soggetti “dipendenti” che picchiano anziani per rubare loro piccole cose o, addirittura, la misera pensione … aggrediscono con violenza e ferocia disumana per un pugno di euro.  Furto efferato per comprarsi la droga, mogli e bambini maltrattati sotto i fumi dell’alcol … queste sono le immagini che affiorano alla mente nell’udire la parola “dipendenza”. Non deve sorprendere, dunque, se la maggior parte della popolazione, e soprattutto in questo periodo storico di particolare instabilità sociale ed economica, è giunta a considerare la dipendenza semplicemente come mancanza di responsabilità e di autocontrollo da parte del soggetto coinvolto in questi comportamenti. Ma che cosa è questa “dipendenza”?  

ale condizione si verifica quando una persona attiva una relazione distorta con un’altra persona, un’attività, ma anche rispetto a una situazione, un luogo o una cosa … spesso non riesce a riprendersi e, quindi, distrugge la sua vita. Il fatto che la dipendenza sia una schiavitù connessa a determinate sostanze o attività viene in genere accettato da quanti operano in questo settore. Ciò che rimane in discussione è la maniera in cui un individuo diventa succube, ci si interroga perché alcuni soggetti riescono ad uscire da certe situazioni, riescono a guarire completamente, mentre altri muoiono per cause direttamente legate alle dipendenze e perché alcuni, invece, trascorrono la loro esistenza lottando tra periodi di astinenza e ricadute … qual è la vera natura della dipendenza? Qualsiasi definizione valida deve includere elementi fondamentali ed escluderne altri. Per ogni tipo di dipendenza pare vi siano quattro componenti principali, ossia la compulsione, la dipendenza biochimica, la regolarità e la tendenza distruttiva.
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COMPULSIONE. E’ una spinta irrefrenabile a compiere un’azione, un’urgenza intensa travolgente di fare qualcosa (giocare d’azzardo, bere, mangiare, fumare, drogarsi, relazioni sessuali, shopping, internet, videogiochi, computer) anche se si oppone o la disapprova. Mentre si è alle prese con un’azione compulsava il soggetto fugge da uno stato d’animo insostenibile: si allontana da pensieri invasivi e non prova più un senso di solitudine o di noia; lo stato d’angoscia viene sostituito dalle varie "dipendenze", prendono il posto del disagio emotivo  … ecco perché è difficile “allontanarsi”, sospendere tali comportamenti.

IPENDENZA BIOCHIMICA. Tale condizione fisiologica implica la necessità di fare qualcosa, un fenomeno ben distinto dal desiderio. Il nucleo di tale concetto è l’idea di affidarsi a qualcuno o qualcosa. La frase “Dipendo da te, non mancare” significa che ci sentiremmo lasciati, trascurati o abbandonati a noi stessi se tale “punto di riferimento” non si presentasse. Pertanto la dipendenza biochimica, in rapporto alla dipendenza intesa come condizione generale, implica la consapevolezza o la convinzione che vi saranno ripercussioni negative o sgradite se l’individuo non assume droga o non agisce in base a un comportamento di dipendenza.

EGOLARITA’. Con il termine regolarità si intende che il comportamento che dà dipendenza è un tratto costante della vita della persona. La frequenza degli episodi può variare enormemente da individuo a individuo. Il soggetto che fa abuso di alcol può eccedere nel bere solo ogni sei mesi, mentre l’alcolista che raggiunge lo stato di ubriachezza può bere ogni giorno. Inoltre, il numero di episodi può variare man mano che la dipendenza si aggrava, cosicché ciò che era iniziato come evento episodico ogni una o due settimane assume frequenza giornaliera.

INFLUENZA DISTRUTTIVA. Un quarto elemento fondamentale della dipendenza è il suo carattere distruttivo. La tendenza distruttiva implica recare danni o lesioni a qualcosa o qualcuno e ciò si realizza a vari livelli di gravità: si può riscontrare un deterioramento graduale e costante oppure danni immediati e deleteri, nonché una vasta gamma di possibilità disastrose intermedie.

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DEFINIZIONE. Se si combinano gli elementi sopra indicati, è possibile formulare una definizione di dipendenza quale condizione per cui un individuo assume una sostanza, o agisce in un determinato modo, su base regolare in risposta a un desiderio urgente, qualche volta irrefrenabile, e che, nell’eventualità in cui non possa farlo, proverà sensazioni negative o un malessere reale. Infine, assumendo la sostanza o ponendo in atto il comportamento, la persona affetta da dipendenza provoca danno a sé o ad altri. Se si adotta tale definizione, le persone che hanno sviluppato una dipendenza compiono azioni dannose nei propri o altrui confronti in risposta a un desiderio insopprimibile e alla paura delle conseguenze nell’eventualità che non lo facciano. Questo approccio implica che i soggetti affetti da dipendenza non sono semplicemente degli irresponsabili, bensì agiscono in base a impulsi estremamente forti dettati dai comportamenti che danno dipendenza. Inoltre, ciò implica che la dipendenza non è un fenomeno rigidamente circoscritto. E’ infatti impossibile tracciare un limite tra dipendenza e non dipendenza; in generale, lo sviluppo della dipendenza è un processo graduale che si misura sull’intensità delle compulsioni, la profondità della dipendenza biochimica e la gravità della tendenza alla distruzione. Pertanto, una persona può essere dipendente da una sostanza o un’attività in forma lieve, mentre un’altra può essere fortemente dipendente dalla medesima sostanza  o attività. La gravità della dipendenza è sovente, connessa alla natura della sostanza o dell’attività nonché alla durata del coinvolgimento. 

on deve mai essere sottovalutato che chiunque può essere considerato un soggetto potenzialmente dipendente e, probabilmente, la maggior parte di noi è, in un modo o nell’altro, legato a un comportamento che dà dipendenza. Alcune dipendenze, ovviamente, sono più distruttive di altre e alcune persone si spingono molto oltre lungo la china di quelle considerate più pericolose. Sono questi gli individui che distruggono la propria vita e danneggiano quella del prossimo, che tendiamo ad “additare” come veri e propri soggetti dipendenti. Per poter curare e sanare la loro esistenza e ridurre al minimo i danni, è importante comprendere a fondo la natura del problema. La dipendenza sta diventando la principale problematica dei servizi socio – sanitari della società moderna (di grande rilievo il gioco d’azzardo, sessuali, e – mail). Ogni generazione è sempre stata caratterizzata da un problema di fondo in ambito sociale. All’inizio del diciannovesimo secolo fu l’indigenza prodotta dall’urbanizzazione e dalla rivoluzione industriale: le malattie imperversavano nei quartieri poveri densamente popolati delle città, ove in mancanza di igiene, la scarsa reperibilità dei medicinali e l’indifferenza delle classi più abbienti abbandonarono migliaia di persone al loro destino. Due conflitti mondiali  - e quello attuale non scherza affatto - nell’arco di qualche decennio costarono milioni di vite e distrussero numerose nazioni europee, ostacolando lo sviluppo di qualsiasi politica di servizi sociali fino all’epoca di pace degli anni cinquanta. Da allora, in concomitanza con l’espansione economica, il problema della dipendenza è cresciuto e si è diffuso nella maggior parte delle società occidentali. La dipendenza è un cancro  che si diffonde all’interno della famiglia del genere umano. Ma quali sono le cause della dipendenza?

edazione del dolore emotivo. Una causa molto diffusa di dipendenza è l’uso di sostanze chimiche (farmaci, cibo, alcol), o l’adozione di determinati comportamenti, allo scopo di alleviare il dolore emotivo. Attività quali l’automutilazioni e i disturbi del comportamento alimentare sono anch’esse correlate a un bisogno di alleviare la sofferenza emotiva. Purtroppo alla fine sviluppano dipendenza da una sostanza che peggiora soltanto la situazione e che, a sua volta, alimenta il bisogno della droga. Pertanto, il circolo deleterio di dolore, sedazione o fuga, altro dolore e ulteriore sedazione, prosegue fino all’inevitabile distruzione, e questo è un tratto comune a numerose forme di dipendenza.

saltazione ed eccitazione. L’assunzione di alcune sostanze chimiche, principalmente gli stimolanti, e determinate attività, ad esempio il gioco d’azzardo compulsivo o attività sessuale frenetica possono procurare sensazioni di grande esaltazione e piacere. E’ facile capire il perché della tentazione di ripeterle. Gli individui diventati schiavi del bisogno di esaltazione ed eccitazione formano un gruppo particolare di soggetti dipendenti. Spesso sentono il bisogno di gestire le responsabilità, presentando una bassa soglia di sopportazione, e sono lievemente immaturi dal punto di vista dello sviluppo psicologico, ma si differenziano dalle persone che abusano di droghe e che seguono comportamenti compulsivi per alleviare o reprimere sensazioni dolorose.

LE VARIE DIPENDENZE
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Dipendenza religiosa. Questa forma di dipendenza presenta numerose caratteristiche e può essere riscontrata in un certo numero di individui appartenenti a ciascuna principale religione. Si osservano connotazioni diverse a seconda che sia radicata in una vocazione giudaico – cristiana o islamica da un lato, oppure in una dottrina più esoterica e mistica, tipicamente orientale, dall’altro. Nel primo caso, è più probabile assistere a una negazione dei sentimenti, alla credenza che l’autorità sia più importante del rapporto con il singolo, una rigorosa applicazione dei precetti religiosi senza alcun riferimento alla loro rilevanza in una data situazione e l’alienazione da chiunque non condivida la visione del mondo di tale gruppo. Nel secondo caso, l’enfasi viene posta sulla perdita della capacità di riflettere autonomamente e la rinuncia al senso di identità personale. La fissazione sul distacco dalle difficoltà materiali correnti conduce all’incapacità di funzionare socialmente e all’isolamento dagli altri.

soggetti dipendenti solitamente sono individui idealisti, persone emotivamente vulnerabili che cadono vittima delle promesse di un determinato gruppo o sistema religioso. Essi cercano di arginare la propria infelicità e insicurezza affidandosi ciecamente alle certezze del sistema di credenze religiose abbracciato, dipendendo al tempo stesso dagli altri membri del gruppo e dai leader per ottenere un senso di affermazione e nutrimento emotivo. Tale combinazione di ruoli, tuttavia, non funziona poiché, da un lato, la realtà riesce sempre in qualche modo a penetrare la consapevolezza della persona e, dall’altro, i membri del gruppo non sono in grado di fornire un apporto sano in quanto afflitti dal medesimo problema. Insoddisfazione e angoscia più profonde vengono interpretate come incapacità di praticare il culto correttamente, di seguire attentamente le regole o di meditare in modo corretto, il che spinge la persona a sforzarsi sempre più e a concentrarsi sulla ricerca della propria anima. L’angoscia permane finchè l’individuo non soffoca totalmente se stesso e si trasforma in un automa emotivamente insensibile oppure raccoglie il coraggio di abbandonare il gruppo. E’ probabile che allontanandosi da quest’ultimo la persona cada in qualche altra forma di dipendenza, a meno che non riceva l’aiuto necessario. Se ciò accade, il suo destino rafforza la credenza degli altri membri del gruppo che il mondo esterno è malvagio e deve quindi impegnarsi con maggiore convinzione a rimanere entro i sicuri quanto obnubilitanti confini della loro ideologia religiosa.

ipendenza da sesso. Può darsi che questa dipendenza sia un fenomeno relativamente nuovo oppure che sia sempre esistito e solo ora attraverso comunicazioni più veloci stia venendo alla luce. Come la maggior parte delle dipendenze, quella sessuale presenta alcune caratteristiche ben definite. I soggetti dipendenti sono compulsivamente spinti ad usare il sesso come mezzo di distrazione e sollievo emotivo. Il loro comportamento sessuale ha poco o nulla con l’intimità o il rapporto d’amore, e tanto meno si riferisce alle esigenze sessuali relativamente normali che alcuni individui esprimono frequentando un certo numero di partner, soprattutto durante la prima età adulta. Viceversa, la dipendenza rivela un bisogno compulsivo di fare sesso per colmare il senso di vuoto interiore della persona, alleviare l’ansia o l’angoscia. La società moderna offre al soggetto dipendente una gamma quasi inesauribile di stimoli correlati al sesso …  è un settore che dal punto di vista economico, non ne risente dell’attuale crisi. Accessori, materiale pornografico, libri, e manuali sul sesso possono essere utilizzati per creare l’eccitazione e l’orgasmo in compagnia o in solitudine

ludendo la realtà attraverso il ricorso a fantasie erotiche e alla masturbazione, assorbendo le immagini pornografiche e gli stimoli connessi, l’individuo “intacca” lentamente qualsiasi parvenza di sessualità “normale” (che per la maggior parte delle persone include sempre un certo livello di fantasie e atti masturbatori). In tal modo, la capacità di sperimentare vero amore e intimità sessuale risulta, spesso, “compromessa”. I soggetti dipendenti dal sesso confondono le sensazioni biochimiche dello stimolo sessuale con il legame affettivo che accompagna il sesso per amore. Man mano che il vuoto interiore aumenta, la persona si sforza sempre più di colmarlo per mezzo dello stesso elemento che di fatto lo crea. Innescando così quel meccanismo futile che sembra essere il principio dominante di tutte le forme di dipendenza, ovvero l’uso di qualcosa per soddisfare i propri bisogni “primari”, senza tuttavia ottenere alcun risultato tranne quello di danneggiare nel frattempo, non solo i rapporti interpersonali, ma anche la persona stessa ... semplicemente perché ogni cosa ruota attorno a questa attività.

ipendenza affettiva.  L’idea che le persone possano diventare psicologicamente dipendenti da un altro essere umano o gruppo è piuttosto recente (esiste un fenomeno simile inserito nel DSM con la dicitura: Disturbo dipendente di personalità). In generale, nella dipendenza affettiva l’individuo presenta le seguente caratteristiche:

1. E’ costantemente impegnato a cambiare l’altra persona allo scopo di vedere soddisfatti i   propri bisogni;
2.  Viene ferito psicologicamente all’interno del rapporto;
3. E’ incapace di cambiare i propri schemi di comportamento o di troncare il rapporto.


li individui il cui coinvolgimento nel rapporto con un’altra persona ha raggiunto livelli patologici di dipendenza tendono a manifestare scarsa autostima, un’elevata tolleranza alla sofferenza nonché il bisogno di definire il proprio valore in base all’opinione altrui. Essi sopravvalutano la sofferenza del prossimo e sottovalutano la capacità altrui di cavarsela, provando un senso di fallimento quando non sono in grado di rendere felice qualcuno. 

utti questi aspetti confluiscono in una grave forma di disfunzione in tema di capacità di relazionarsi a se stessi e agli altri. In buona sostanza, un rapporto che genera dipendenza è una condizione che intorpidisce mentalmente la persona, la rende incapace di esprimere i propri sentimenti e mina gravemente la salute e il benessere psicologico. La scarsa autostima è il punto di partenza della dipendenza affettiva. Solitamente è il retaggio di difficoltà vissute durante le fasi evolutive quando il bambino si sente maltrattato, ovvero viene lasciato privo di sostegno, non è amato o riceve poco affetto, ammirazione, approvazione e guida. In seguito a tali carenze affettive, una volta raggiunta l’età adulta, alcuni individui collocano la propria autostima all’esterno nelle relazioni. Ciò significa che diventano totalmente dipendenti dalle valutazioni altrui al fine di sentirsi bene con se stessi. Lo scopo principale dei periodi dell’infanzia e dell’adolescenza è quello di formare persone con un senso di identità integro, che provano particolare amore e rispetto per se stesse. In assenza di tali influenze formative positive, la persona rischia di trascorrere la vita disorientata, cercando disperatamente qualcuno in grado di darle quel senso di autostima che le manca. Ne consegue che tale persona diventa un ostaggio nelle mani di chiunque gli dimostri approvazione o particolare attenzione. All’interno del rapporto disfunzionale da cui dipende, la persona è pronta ad accettare anche l’inaccettabile. Avendo imparato a non attendersi troppo dagli altri, si sorprende quando qualcuno assume un atteggiamento positivo verso di lui. Il soggetto dipendente può sposare la prima persona che dimostri interesse nei suoi confronti e fondare il rapporto esclusivamente su tale premessa. Alla fine, si sentirà costretto a lottare per anni all’interno di una relazione “zoppa” che fin dall’inizio non ha mai dato ciò di cui aveva bisogno o che aveva realmente desiderato. L’elevata tolleranza alla sofferenza, unita ad una straordinaria resistenza, sovente conduce a una vita di infelicità e a stress. 

nche la paura svolge un ruolo significativo nei rapporti di dipendenza affettiva. La posta in gioco, infatti, è particolarmente alta: il bisogno di amore e di accettazione è forte e, tuttavia, legato a una sottile e costante paura del rifiuto ugualmente intensa. i soggetti che vivono rapporti di dipendenza affettiva non hanno un senso certo della propria identità. Essi cercano esternamente a sé una base su cui misurare il proprio valore. Poiché è estremamente gravoso rischiare il rifiuto o la critica, tali persone adottano un comportamento perfezionista e un elevato livello di autocritica. Di conseguenza, pongono standard molto elevati per se stessi e, ovviamente, per gli altri, hanno solitamente un forte senso di responsabilità, sono grandi lavoratori e fanno di tutto pur di non rischiare il fallimento ai propri occhi o nell’opinione di colleghi ed amici. Questa complessa rete di trappole emotive è completata da un aspetto del rapporto che conduce molti individui a un’intera vita di sterile infelicità. Si tratta dell’abnorme senso di responsabilità personale che investono nell’esito della felicità altrui e che li affligge con enormi sensi di colpa per quel che riguarda i sentimenti del prossimo. Il senso di colpa affonda le radici nel senso di responsabilità verso gli altri, che presso tale individuo risulta essere ipersviluppato in seguito a un insegnamento impartito direttamente dalle figure di riferimento o indirettamente dall’esposizione alle sofferenze di queste ultime. 

capi di questa ingarbugliata matassa conducono ad  uno stile di vita devastante dal punto di vista emotivo. In tutte le principali sfere esistenziali, inclusi i rapporti con se stessi, gli altri e il lavoro, coloro che soffrono di dipendenza affettiva, vengono presi in un invalidante vortice di sofferenza emotiva e disorientamento intellettuale. Non deve quindi stupire quindi se molti di loro pian piano cadono prigionieri nella rete di qualche altra forma di dipendenza.
Gioco d’azzardo.  La dipendenza da gioco d’azzardo è una questione molto più complessa del banale acquisto di un “Gratta e vinci” o del semplice desiderio, benché spesso intenso, di affrontare il rischio di una scommessa. Ha effetti altamente distruttivi: il danno indiscutibile in cui si incorre finanziariamente sovente riflette un disagio intellettuale, spirituale ed emotivo molto profondo, è davvero invalidante. Attualmente stanno emergendo parecchi elementi che tendono ad essere considerati parte soggiacente del disturbo. I giocatori di azzardo patologici per lo più tendono a gestire l’ansia e l’angoscia ricorrendo a meccanismi di difesa di distrazione, razionalizzazione. In altri termini, analogamente ad altre categorie di soggetti dipendenti, hanno seri problemi a gestire la propria affettività.

ffettività: è la base della vita psichica. Essa raggruppa tutti gli stati d’animo, tutte le reazioni le cui radici affondano nell’istinto e nell’inconscio. E’ grazie ad essa se ci leghiamo agli altri, al mondo e a noi stessi. L’affettività, infatti, dà a tutti i nostri atti e pensieri una particolare tonalità, la loro ragione di essere, il loro slancio. Costituisce il fondamento della nostra personalità, quanto abbiamo di più intimo. Tuttavia non è affatto un mondo chiuso, poiché è proprio per il suo tramite che ci leghiamo all’esterno. Forme di affettività: emozione, sentimento, passione e amore.

iò che contraddistingue il giocatore compulsivo da un normale giocatore sembra essere l’uso del pensiero razionale come mezzo di evitamento e, una volta instaurata tale abitudine, diventa il candidato numero uno a problemi di gioco d’azzardo. Avendo sperimentato l’ebbrezza del gioco, si trova di fronte a una situazione che può assorbire tutte le energie mentali: i rischi connessi alle attività di scommessa occupano la mente della persona e alla fine prendono il sopravvento. Complice di tale situazione è la scarica di adrenalina che accompagna l’eccitazione del rischio di perdita o di vincita. I giocatori compulsivi scommettono su qualsiasi cosa o, più correttamente, cercano di trasformare qualsiasi evento in un’opportunità di scommessa. Pian piano, un ciclo di pensiero ossessivo sul gioco afferra la mente della persona e vi si annida con forza sempre maggiore. La stanchezza e le perdite economiche spingono impulsivamente l’individuo a fare scommesse sempre più rischiose e con minori probabilità di successo. Emotivamente esausto per gli esiti negativi, il giocatore si ritrova con risorse sempre più scarse, insufficienti a gestire la vita di relazione, la famiglia e il lavoro. 

radualmente, man mano che i problemi finanziari si accumulano, assume un atteggiamento sempre più misterioso ed ambiguo, ipoteca beni e capitali per far fronte alle crescenti difficoltà derivanti dalla perdita di somme sempre più ingenti di denaro, sempre sperando nella grande vincita che lo libererà dall’onere finanziario. Se la vincita dovesse verificarsi, probabilmente perderà tutto di nuovo, rinnovando così il ciclo perverso. Tale meccanismo non è dissimile dall’immagine di un individuo che cerca di uscire da una fossa scavando con una pala: il risultato è che sprofonda sempre più. Nella maggior parte dei casi, il giocatore d’azzardo patologico che non affronta il problema della dipendenza alla fine perde ogni avere di sua proprietà - e sovente anche molti beni di proprietà altrui - contraendo debiti insolvibili per la vita e provocando un completo crollo finanziario. A questo punto subentra l’estraniamento emotivo, con ansia sempre più profonda che talvolta porta al suicidio, o il ricorso di sostanze che danno dipendenza come l’alcol. Nel giro di pochi anni la persona diventa un vero e proprio relitto umano dal punto di vista emotivo e spirituale.
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Shopping compulsivo. La maggioranza delle persone appartenenti alla società moderna sono in qualche misura vittima delle illusioni plasmate attraverso le strategie di marketing, e la maggior parte prova conforto e piacere nell’accumulare beni materiali in tale modo. Per alcuni, tuttavia, l’esperienza dell’acquisto diventa compulsiva e porta alla dipendenza. In generale, come per numerose altre dipendenze, l’attività viene intrapresa allo scopo di soddisfare ben altri bisogni ed è spesso motivata da ragioni inconsce ed impulsi emotivi. Per le persone che acquistano obbedendo a un impulso irrefrenabile e immediato, andare in giro per negozi tende ad assumere connotati ossessivi e contribuisce a distrarre l’attenzione da difficoltà o problemi, concentrandola sulla sensazione di piacere procurata dall’entrare in un negozio. Il punto cruciale non è la reale necessità, o quanto meno il desiderio, di possedere gli articoli acquistati, bensì l’atto del comprare, poiché l’atto stesso è il perno centrale del disturbo. 

n tal modo si spiega perché alcuni soggetti dipendenti acquistano diverse paia di scarpe o abiti identici pur sapendo, dopo averci riflettuto, che non li indosseranno mai. La necessità di comprare è la forza trainante, a prescindere da ciò che viene acquistato. Un esame più approfondito del problema rivela le forze soggiacenti in atto. La persona potrebbe tentare di colmare un vuoto interiore oppure si sente più potente in virtù del fatto di lasciarsi andare a spese pazze. Inoltre, tutte le esperienze direttamente connesse a questo fenomeno possono dare al soggetto la sensazione di anonimato nella folla oppure avere attenzione e considerazione dai commessi. La dipendenza psicologica dagli acquisti presenta caratteristiche assolutamente soggettive, individuali, differenti da persona a persona. Analogamente ad altre forme di dipendenza, il programma di recupero a lungo termine deve basarsi sulla comprensione del significato della dipendenza per il singolo individuo e delle forze specifiche in atto in ciascuna situazione.

ideodipendenza. La dipendenza dallo schermo è un fenomeno vecchio quanto la sua invenzione. E’ caratterizzata da un bisogno compulsivo di evadere dalla realtà quotidiana per entrare nel mondo fittizio di soap opera., repliche di telegiornali e “zapping” tra i canali. Come molti oggetti utili e positivi, la televisione può trasformarsi in una fonte di privazione e spreco. I soggetti teledipendenti perdono la capacità di essere se stessi o, più precisamente, possono non avere mai maturato un senso di identità personale e una motivazione ad apprendere e crescere. Forse la vita è semplicemente troppo difficile ed è dunque più semplice trascorrere la propria esistenza nel mondo irreale prodotto dai magnati dei media. I soggetti teledipendenti sono individui che trascorrono un numero di ore sempre maggiore incollati allo schermo e si sentono strani e a disagio nel silenzio della stanza quando l’apparecchio è spento … esistono anche soggetti che usano solo la ”luminosità” e non il sonoro per avere più compagnia, l’importante che sia acceso. L’evoluzione di questa forma di dipendenza ha dato l’impulso alla pubblicazione di riviste dedicate alle trame delle serie televisive. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che la televisione usata con “moderazione fornisce intrattenimento, svago e istruzione, e per molta gente è forse uno dei più grandi contributi al miglioramento della qualità della vita. Ciò nondimeno, per alcuni è potenzialmente pericolosa poiché ne diventano dipendenti, sfruttandola come mezzo per evitare qualsiasi approccio costruttivo e relazionale: al vivere con se stessi e il prossimo. L’avvento della tecnologia informatica ha innalzato tale dipendenza a nuovi livelli di espressione, dando vita alla dipendenza da internet.

iù specificamente, i giochi al computer per adolescenti e internet per adulti introducono una nuova forma di videodipendenza particolarmente fertile e forse più insidiosa. Gli adolescenti ancora in fase evolutiva, le cui funzioni cerebrali e intellettive sono ancora in via di sviluppo, sono particolarmente vulnerabili alla dipendenza da videogiochi. L’aumento di disturbi da deficit dell’attenzione presso i bambini in età scolare può essere direttamente correlata all’esposizione ai giochi. Aspetto ancora più insidioso, la mancanza di controllo sul livello di esposizione può ostacolare lo sviluppo della creatività e delle capacità sociali (attivando altri circuiti cerebrali di cui allo stato attuale non si è in grado di anticipare fenomeni “patologici”), lasciando il piccolo più vulnerabile ad altri tipi di dipendenza in futuro.

ipendenza dal lavoro. La dipendenza maggiormente giustificata ed approvata dalla società è probabilmente quella legata al lavoro. Si tratta di un disturbo molto comune che all’esterno appare piuttosto normale, ma che i suoi effetti sono altamente distruttivi per qualsiasi stile di vita sano ed equilibrato. I soggetti dipendenti dal lavoro sono persone la cui esistenza viene totalmente dominata dal pensiero del lavoro. Molti degli elementi comuni ad altre dipendenze sopra descritte svolgono un ruolo rivelante anche in questa e, pertanto, non è necessario soffermarvisi di nuovo. Tuttavia, un aspetto che pare specifico di questa forma di dipendenza è il bisogno di garantirsi il futuro attraverso l’accumulo di ricchezza o beni (non si vive più il presente ma il futuro: vedasi articoli relativi all’autostima)

n generale, quanti soffrono di dipendenza da lavoro nutrono il timore del tracollo finanziario e, attraverso il bisogno di accumulare, alcuni molto “avidi” si assumono grossi rischi economici e si ritrovano comunque in difficoltà finanziarie. L’insicurezza è dunque un elemento di spicco di questa forma di dipendenza. Le persone a rischio vivono una perdita, nel tempo presente, della sicurezza nelle relazioni man mano che cercano di garantire il futuro della propria famiglia. Molti soggetti dipendenti hanno un vissuto di preoccupazioni finanziarie talvolta nato in seguito a una forma di dipendenza che ha colpito i genitori, ad esempio l’alcolismo. Nel tentativo di non ricadere mai più in tale atmosfera, esperienza, finiscono col rovinare la propria salute e felicità a causa del superlavoro. Un altro fattore di forte rilevanza è l’orgoglio. Avendo ricevuto un affetto condizionato da piccoli, molti sono convinti che il valore della propria persona possa passare, essere misurato dal successo raggiunto in carriera e dall’entità dello stipendio. Nonostante la ricchezza accumulata, il soggetto dipendente non riesce a godere dei benefici: profondamente scontento di se stesso, il denaro non è in grado di comprare la serenità, l’amore o l’appagamento personale. Qualsiasi lavoro ben fatto e ogni progresso finanziario offrono solo un effimero senso di soddisfazione, che deve essere riguadagnato incessantemente e il più presto possibile per mantenere un certo grado di “sollievo”. Allontanandosi affettivamente dal coniuge e dai figli, il dipendente dal lavoro si sforza con ogni mezzo di ritrovare quel senso fuggevole di essere uomo, o un donna, degno e meritevole. 

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Dipendenza alimentare. L’esempio più calzante di comportamento compulsivo patologico è forse dato da quanti soffrono di disturbi del comportamento alimentare. In linea di massima, si riconoscono tre differenti tipi di disturbo: alimentazione incontrollata, bulimia nervosa e l’anoressia nervosa. Il primo è il disturbo meno complesso dei tre (per maggiori informazioni vedasi i vari articoli che trattano tale problema): il soggetto per lo più prova un irresistibile bisogno di cibo e mangia smodatamente, ben oltre le normali esigenze nutritive, andando così incontro ad obesità e a tutta una serie di disturbi fisici che di solito conducono a una morte precoce. Il cibo viene fondamentalmente utilizzato come sostanza psicoattiva, ovvero una droga, anziché come mezzo per soddisfare le esigenze alimentari e premiare il palato. 
questa la chiave per capire che si tratta di un problema di dipendenza. Inoltre, determinati tipi di alimenti si prestano particolarmente al consumo come droghe, soprattutto la zucchero semplice, la farina e la cioccolata. Lo zucchero fornisce una carica immediata di energia, seguita da crisi ipoglicemiche una volta esaurito l’effetto. La farina bianca è un alimento inerte che viene solitamente combinata allo zucchero e a tutta una serie di additivi  alimentari che esercitano reazioni chimiche, a volte, non appropriate (rende acido l’organismo)

a cioccolata contiene fenilanilina, una sostanza che agisce sull’umore, presente in piccole quantità nell’encefalo, nonché la teobromina che ha un effetto stimolante. Questi sono gli esempi più comuni di alimenti che scatenato la crisi. Infatti, quando vengono assunti, spingono l’individuo ad abbuffarsene. E’ probabile che l’associazione psicologica del gusto e della consistenza scateni forti effetti sulla chimica cerebrale, oltre ad esercitare un impatto diretto sulla chimica dell’organismo. La maggior parte dei problemi di iperalimentazione compulsiva ha radici essenzialmente emotive. Ora è noto che le prime esperienze esistenziali della persona influenzano il modo in cui il cervello si evolve, e si sa inoltre che le associazioni tra stati emotivi e determinate esperienze sono profondamente radicate nelle vie neuronali. E’ anche vero che una delle primissime associazioni che ha luogo durante l’infanzia è il nesso tra l’allattamento, la sensazione di benessere e la sicurezza. Per alcune persone tale associazione sembra permanere, per ragioni complesse, anche in età adulta, portandole così ad associare, spesso inconsciamente, l’esperienza del cibo alla felicità emotiva. Poiché il mangiare di fatto non sana il dolore né risolve problemi affettivi, l’individuo può entrare nel circolo vizioso di iperalimentazione in cui si registrano sollievo, ansia e angoscia, ulteriore necessità di mangiare, sollievo e così via ... ma a lungo andare si presenta un invadente senso di colpa. Tale ciclo è identico a quello osservato nei soggetti che hanno sviluppato una tossicodipendenza. La bulimia, invece, viene sovente considerata un tentativo da parte del soggetto che si alimenta in modo incontrollato di minimizzare le ripercussioni fisiche del disturbo impedendo l’assimilazione delle calorie. 

videnzia un ciclo costituito da abbuffate e successiva eliminazione del cibo assunto inducendo il vomito, abusando di lassativi e praticando esercizio fisico eccessivo. Questo ciclo causa gravi danni all’apparato digerente e al cuore, esaurisce il potassio presente nell’organismo, essenziale per le funzioni vitali, consuma lo smalto dentale e si ripercuote sulla salute di cute e capelli. L’anoressia nervosa esibisce un comportamento patologico estremamente pericoloso che comporta privazione di cibo in maniera compulsiva, ossessione nei confronti del peso e dell’immagine corporea … ha una percentuale letale altissima. Rarissimi altri disturbi riflettono il potere della mente quanto l’anoressia. A un certo punto, la ragazza adolescente inizia a focalizzare l’attenzione sull’immagine corporea e a controllare l’assunzione di cibo. Entro breve tempo, per un certo numero di giovani tale desiderio di controllare il cibo diventa compulsione e la vita si trasforma in un incubo. Man mano che perdono sempre più peso, la percezione di sé inizia a cambiare e qualsiasi capacità di giudizio corretta, o quantomeno realistica, circa il proprio corpo viene meno. Come per la maggior parte delle dipendenze, il clima sociale, nonché i valori e i tabù delle varie culture, influiscono sul tipo di dipendenza che prevale.


OSA FARE. Molti sono gli elementi chiave che consentono di porre una buona prognosi per la persona che lotta contro la sua dipendenza. Non va mai dimenticato, però, che in ogni disagio emotivo il successo terapeutico è sempre in funzione o, meglio, influenzato dal grado di “disponibilità” della persona coinvolta in tale disagio. Ogni forma di dipendenza, comunque, è sempre unica, soggettiva e l’esito positivo del recupero dipende in maggior parte dai seguenti elementi: motivazione al cambiamento, disintossicazione, lavoro sull’ambiente, supporto qualificato e programma terapeutico.
Motivazione al cambiamento. La cosa fondamentale è ammettere di avere un problema e di voler cambiare. La volontà di cambiare non implica motivazioni complesse come il desiderio di mutare vita al fine di essere una persona migliore o di riparare al danno provocato a se stessi o ad altri. Spesso questi sono solo incentivi a rimanere “sobri”, anziché lavorare sulla motivazione di fondo che porta inizialmente la persona a confrontarsi sulla dipendenza. Nella maggior parte dei casi, i soggetti in uno stato di dipendenza attivo provano forti sensi di colpa e di vergogna, ed è pertanto altamente improbabile che vengano spinti al “cambiamento” da tali sentimenti. Le ragioni per cui molte persone prendono in esame l’idea di una “svolta” sono di natura pratica. Di solito lo stimolo giunge perché la dipendenza minaccia la persona con una grave perdita: lavoro, partner, beni in generale, ritiro della patente o di essere reclusi, sono tutte motivazioni comuni che mettono l’individuo sulla strada di voler cambiare. 


uesto tipo di desiderio di voler cambiare è basato su fattori esterni. Motivazione che a volte è gia sufficiente a muovere il primo passo al cambiamento …raramente, però, è in grado di tenerlo lontano per un lasso di tempo significativo. La motivazione più importante è quella interiore cioè il desiderio di essere una persona “migliore”,  essere in grado di formare una famiglia, guadagnare rispettabilità, condurre una vita produttiva gratificante e così via. Questa motivazione è la più adeguata perché si consolida, si rafforza man mano che il processo di recupero procede. L’individuo “lucido” e sobrio inizia a costruire un diverso sistema di valori e agisce sulla base di una maggiore autostima e un atteggiamento più maturo verso l’esistenza … la ragione per cui il soggetto dà inizio al cambiamento non ha alcuna importanza, purché il processo venga messo in moto, avviato.
Disintossicazione. La disintossicazione è un elemento fondamentale nel processo di recupero a lungo termine: l’organismo espelle le sostanze tossiche assunte. La disintossicazioni, comunque, si riferisce a un lavoro globale sulla persona. La maggior parte delle persone “intossicate” sono gravemente ostacolate a livello biochimico dalle tossine in circolo nell’organismo. Queste possono essere conseguenza di una dieta errata, mancanza di sonno, alcol, sostanze psicoattive. Non va dimenticato che il benessere psicologico è strettamente correlato alla salute dell’organismo e viceversa. Quando il corpo, infatti, versa, in uno stato di cattiva salute è estremamente probabile che il benessere psicologico risulti più vulnerabile. 
indice prognostico, inoltre, più affidabile di ricaduta nella dipendenza è la presenza di uno stato emotivo negativo. Gli stati emotivi negativi possono avere innumerevole cause e, in determinate situazioni, sono purtroppo inevitabili. Tuttavia, quando emergono come conseguenza diretta di un accumulo tossico di sostanze chimiche nel corpo, tutte le buone intenzioni di astinenza non saranno in grado di risolvere il problema … non va dimenticato che un’alimentazione scorretta non solo porta acidità all’organismo ma fa perdere energia, concentrazione e lucidità.
Modifica dell’ambiente. Risulta difficile spezzare le “catene” rimanendo nell’ambiente in cui si sono attivate le dinamiche della dipendenza. Ogni ricaduta, infatti, può essere correlata a una causa scatenante e quasi sempre è coinvolto un fattore ambientale. In molti casi l’individuo non è consapevole delle forze in atto che possono condurre alla ricaduta.

l recupero a lungo termine richiede sempre la comprensione degli effetti ambientali. In altre, parole, l’individuo deve diventare consapevole dei tipi di esperienza, quali sapori, odori, suoni, interazioni, persone e situazioni, che lo riportano alla dipendenza. Non esistono regole ferree che si adattino a chiunque e vi sono dei limiti all’entità del cambiamento che una persona è in grado di operare. Detto questo, alcuni mutamenti all’ambiente sono quasi sempre parte necessaria del programma di recupero.

upporto qualificato. Le persone in grado di apportare cambiamenti radicali alla propria vita senza sostegno o l’influenza di altri sono un numero davvero ristretto. Anche l’individuo più risolutamente indipendente, magari convinto che le decisioni e le svolte esistenziali più importanti siano state operate senza fare ricorso ad altri (non ha consapevolezza di tutto ciò ma anche di avere un problema emotivo … sono sempre gli altri i difettosi), nella maggior parte dei casi è stato influenzato dall’esterno … dalle persone che lo circondano. Accettare il fatto che si possa gestire al meglio un problema di dipendenza se si può contare su influenze positive da parte di altri è un atto semplice, logico e vantaggioso. 


uelli che rifiutano il sostegno altrui hanno una prognosi meno positiva di coloro che hanno la possibilità di chiedere e ricevere aiuto e incoraggiamento. Il punto cruciale, in ogni caso, è individuare il tipo di supporto più adeguato. Coloro che presentano un grave problema emotivo o, magari, di dipendenza attiva possono offrire scarso supporto a chi cerca di uscire in generale dal tunnel della sofferenza. … saranno più inclini ad appoggiare e rendersi complici del rifiuto, minimizzando il problema o fornendo giustificazioni. La volontà della persona che fornisce sostegno e che è in possesso di adeguate informazioni circa quella determinata dipendenza sono sempre supporti fondamentali, indispensabili ed adeguati alla risoluzione dei problemi esistenziali del soggetto coinvolto in tale malessere.
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Programma terapeutico. Uno dei tratti distintivi di numerose forme di dipendenza è il fatto che conducono a una esistenza sempre più caotica e ingestibile. L’aspetto emotivo viene totalmente sconvolto, come se l’individuo fosse salito sulla giostra dell’infelicità. Le finanze risultano speso dissestate, generando preoccupazioni e incertezza, la vita di relazione, poi, ne soffre e perde consistenza. Inquadrarsi in un piano significa programmare un calendario piuttosto "rigido" di eventi che includa un lavoro, le attività ricreative e le strategie di recupero. 


Bonipozzi dott. Claudio E mail: bonipozzi@libero.it
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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

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