sabato 17 dicembre 2016

Ansia … Ansia ... una brutta faccenda psicofisica



Ansia  ... una brutta faccenda psicofisica
imore, tensione, pessimismo, visione esagerata delle cose …  segnala che si stanno facendo cose che non interessano più, senza slancio, si sta andando contromano, uno sguardo senza stupore su quello che già si ha … ci stiamo allontanando dalla propria unicità … attenti agli 'anestetici' (cibo, alcol, fumo) che coprono sempre varie paure… lasciandola scorrere, senza bloccarla, si trasforma in vita, in energia vitale … porta al cambiamento, alla trasformazione, alla felicità, alla realizzazione di ciò che siamo realmente: unici ed irripetibili … ci si allontana da quelle inutili credenze che ingabbiano completamente la mente.
Risultati immagini per ansia nei dipinti classiciGli stati ansiosi, in questo particolare periodo storico, vanno sempre più diffondendosi e con essi le preoccupazioni, i timori, le insicurezza e tutti quei disagi interiori che sono parte integrante della sofferenza umana. I “doni” dell’ansia sono davvero tanti e sono ‘concreti’, più che reali, anche se di essi generalmente poco ci si accorge. L’ansioso, infatti, è così preoccupato - attorcigliato su se stesso -  che spesso trascura i suoi rapporti con il resto del mondo e, paradossalmente, se getta uno sguardo sugli altri, è più per cercare un’ abile scorciatoia - uno sfogo alle sue interiori inquietudini - che per risolvere i suoi eventuali bisogni. L’allentarsi dei rapporti sociali, l’affievolirsi delle amicizie e dei rapporti personali - dinamiche relazionali lamentate continuamente nel nostro tempo - sono in parte dovute al diffondersi e all’acuirsi delle tensioni ansiose che inducono tante persone a farsi diffidenti e credersi dimenticate e incomprese quanto invece, spesso, è solo un erroneo atteggiamento di valutazione. La reazione a qualsiasi situazione problematica non è solo psicologica, ma anche fisica e viene innescata da particolari ormoni (adrenalina, cortisolo)
assata la situazione problematica, passato il pericolo torniamo a una normale situazione di “equilibrio”. In “tante” persone il campanello d’allarme non cessa mai di suonare, anche quando non esistono situazioni problematiche immediate. Queste persone vivono in continua attesa di disgrazie che non si verificano mai e preparano in continuazione energie da impiegare per far fronte a pericoli solo immaginari. E’ questo il disturbo dell’ansia che costringe le persone, coinvolte in questa perenne attesa, a vivere in uno stato di continua emergenza una intensa e preoccupante allerta. Per alcune scuole di pensiero l’ansia è un disturbo emotivo riscontrabile nella storia evolutiva del soggetto con tendenza all’inquietudine sin dall’infanzia, nonché un eccessivo bisogno di protezione, appoggio, rassicurazione e amore. Chi soffre di ansia è continuamente teso e sul posto di lavoro (scuola, famiglia, amicizie) questo perenne stato di allerta, incide negativamente nel rapporto con gli altri. In genere le persone ansiose non ispirano fiducia, ma comunicano al contrario un senso di incertezza, titubanza, insicurezza. Difficilmente riescono a promuovere il lavoro di gruppo e a gestire con successo l’attività di altri …  delegano compiti e responsabilità. 


l continuo logorio mentale prodotto dall’ansia porta spesso all’insonnia, a frequenti risvegli, soprattutto di primo mattino, mentre il riposo si popola di “mostri” e di incubi. L’ansia insomma determina nella persona un concentrato di effetti negativi che quasi paralizzano le migliore risorse di cui si dispone. Sentimenti pessimistici, inquietudine, apprensioni, dubbi, rimorsi, scoraggiamento, senso di inferiorità, dipendenza, perdita di autostima: ecco i fantasmi che popolano le giornate di chi soffre di tale disturbo.  A fianco, però, di una situazione che possiamo definire patologica, esiste anche un’ansia ‘positiva’. Di fronte, infatti, ad un pericolo reale è l’ansia che ci rende - con la sua sofisticata  produzione ormonale - più efficienti e capaci di una risposta adeguata, più che appropriata. Il leggero stato di agitazione che ci prende quando siamo particolarmente impegnati serve a risvegliare le nostre capacità assopite. E’ uno stato di allerta positivo, proporzionato al ‘pericolo’ che abbiamo di fronte e che comunque si interrompe una volta che abbiamo portato a termine il compito che dovevamo svolgere. L’ansia cattiva invece rimane, si presenta per periodi di tempo sempre più lunghi, riduce l’efficienza personale, compromette i rapporti, rende insicuri. L’ansia patologica ha sempre come suo primo bersaglio la mente ed è questo che la rende particolarmente dannosa. La mente in balia dell’ansia anziché dimostrare sicurezza e determinazione diventa facile preda a insicurezza e a continui dubbi. L’ansioso dubita sempre di dire o di fare qualcosa di sbagliato.

iò lo costringe a chiedere continuamente consiglio agli altri anche per le cose più banali (dipendenza) oppure a cercare di vincere le proprie perplessità esternando una spavalda sicurezza che spesso ferisce la suscettibilità di quanti lo avvicinano. L’ansia è la causa primaria di ogni disturbo emotivo; se si potesse eliminare una buona quota di ansia nel mondo, si vedrebbero scomparire gran parte delle sofferenze emotive e con esse molti dei disagi fisici che affliggono l’umanità. Ogni ansioso è unico, vive la sua ansia in modo del tutto originale e personale, e questo spiega la grande varietà dei disturbi da ansia che si possono osservare. Per l’ansioso tutto può diventare motivo e oggetto di ansia, ma più che tutto è nel vastissimo campionario delle malattie (fisiche ed emotive) che egli trova i motivi delle sue preoccupazioni; se si tratta di alterazioni puramente funzionali, si parla di disturbi psicosomatici. Con questo termine si intendono oggi tutte correlazioni psicosomatiche in cui il problema emotivo, soprattutto l’ansia, può indurre non solo un’alterazione funzionale ma anche un difetto organico (tensione, contrazione, infiammazione e lesione). L’ipocondria, caratterizzata, appunto, da un’esagerata preoccupazione per la propria salute e da una morbosa paura nei riguardi della malattia, è un disturbo che rientra nel quadro nevrotico che si ricollega direttamente all’ansia; non vi è malattia più o meno grave, più o meno diffusa di cui l’ansioso non creda di riscontrare in sé i sicuri segni con una sofferenza e con un tale dispendio di energie su cui è inutile e crudele fare dell’ironia: tra avere veramente un tumore e temere di averlo, nei confronti del soffrire la differenza non è poi così tanta. 

ausa di sofferenza sono per l’ansioso anche i rapidi e quasi sempre ingiustificati cambiamenti d’umore: da un’allegria e d una loquacità talvolta persino eccessive egli può passare a un improvviso mutismo e a uno stato depressivo che gli fa vedere  come indisponente e odioso fino a poco tempo prima gli era stato motivo di piacere e di entusiastica accettazione. Tutto questo ovviamente non fa che aumentare la sua interna insicurezza perché l’ansioso - pur avendo consapevolezza che qualcosa in lui non funziona per il verso giusto -  è quasi sempre lucido e severo quando si tratta di giudicare se stesso. In lui è come se vivessero due persone: una che si agita e soffre, l’altra che freddamente osserva imperterrita. Egli, al contrario dello psicotico, è spesso così  consapevole delle sue bizzarre e delle sue immaginarie paure che sarebbe davvero cattiveria ricorrere a richiami e rimproveri.
Per non dimenticare

I soggetti ansiosi hanno curiose, numerose e varie sintomatologie, spesso predominano i sintomi psicopatologici, altre volte i sintomi psicomotori e vegetativi:

Sintomi psicopatologici
-          sensazione sconvolgente di costrizione
-          sensazione di essere impotenti e in balia di una vaga minaccia
-          irrequietezza e tensione interiore.

Sintomi psicomotori
-          espressioni facciali indicative dell’ansia
-          agitazione psicomotoria fino al raptus
-          o inibizione psicomotoria fino allo stupore.

Segni e sintomi
-    Dilatazione delle pupille, insonnia, pallore, stanchezza esagerata, secchezza delle fauci, riduzione della libido e della potenza sessuale, eccessiva sudorazione, diarrea, ipertensione, tachicardia, anoressia, iperglicemia.

Cosa fare per non restare intrappolati 



a prima cosa da fare è imparare attraverso metodiche terapeutiche psicosomatiche specifiche - con l’aiuto di  professionisti esperti in questo settore - a non opporsi, a gestire questo fenomeno ansiogeno perché, come abbiamo potuto capire, più ci si ‘preoccupa’ e più si producono sostanze che alterano progressivamente il metabolismo (adrenalina, cortisolo) determinando una ingestibile sofferenza (agitazione, perdita di lucidità, tachicardia, sudorazione, stanchezza … ). Normalmente l’ansia è scaricata razionalmente con la soluzione dei problemi o dei conflitti. In molti casi scompare una volta che la situazione scatenante sia stata chiarita ed elaborata a livello cosciente. Tuttavia essa può essere gestita da processi inconsci; in tali casi possono entrare in gioco meccanismi di difesa, ad esempio sotto forma di fobie  l’ansia liberamente fluttuante è trasformata in eccessive paure connesse all’oggetto (in questo caso non solo è utile l’aiuto del professionista ma indispensabile). Queste possono manifestarsi come terrore degli oggetti affilati, dei batteri, degli spazi aperti o chiusi. Altre reazioni possono assumere la forma di impulsi ossessivi – compulsivi a contare (aritmomania) o lavarsi freneticamente le mani (ablutomania)


olti sono comunque i trattamenti per il controllo dell’ansia, ne esistono altri davvero semplici, alla portata di tutti, anche se per alcuni saccenti, spesso, sono considerati a torto banali: l’esercizio fisico ad esempio. Una lunga passeggiata, specie se è aria buona di bosco o di campo, ha l’effetto benefico e allenta tutte le tensioni ansiose (una adeguata ossigenazione indispensabile per il metabolismo e la produzione di endorfine con il movimento). Se si vive poi il presente (calati in questa reale dimensione), si è un tutt’uno con l’ambiente circostante, l’ansia si placa con un passo deciso e sicuro. Tutte le preoccupazioni diventano sopportabili con una distensiva camminata su una tranquilla cavedagna di campagna. Le pulsazioni diventano regolari e lentamente il cuore “impietrito” si schiude, rivive, trabocca, poi si calma, e alla fine può aprirsi al sorriso.

’ansia purtroppo a volte interferisce negativamente sul felice espletamento del rapporto e ciò avviene soprattutto quando lo si sente come un impegno cui non si può assolutamente mancare. Un sollievo all’ansia tanto fugace quanto dannoso, se diventa un’abitudine, è quello di mangiare (… o bere alcolici) smodatamente. Indubbiamente uno stomaco sazio e ripieno serve ad allentare le tensioni ansiose, ma l’abuso del cibo diventa, alla lunga, motivo di non pochi inconvenienti (… obesità, diabete, disturbi circolatori, ecc.), un prezzo davvero troppo alto per brevi momenti di relativa tranquillità.

Riassumendo

Evitiamo di ricadere nel ricordo ossessivo degli eventi che sono già passati o nella anticipata preoccupazione di ciò che ancora deve (ipoteticamente) verificarsi;

Impariamo ad acquisire maggiore consapevolezza del presente e cerchiamo di valorizzarlo;

Convinciamoci dell’ineluttabilità di certi eventi, nei confronti dei quali il nostro compito deve limitarsi ad assecondare il loro passaggio nel presente;

Impariamo ad utilizzare le “antenne” dei nostri sensi per identificare, nella natura che ci circonda, il richiamo di quegli elementi che possono fornirci le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno per ristabilire il nostro equilibrio psicofisico;

Ed infine proponiamoci di vivere intensamente e serenamente ogni istante che caratterizza la nostra esistenza, considerandolo come qualcosa di unico e irripetibile, che potrebbe essere l’ultimo in assoluto, ma anche il primo di un nuovo percorso di vita iniziato all’insegna della naturale consapevolezza del nostro essere.



Tel. 0532.476055
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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