mercoledì 14 dicembre 2016

Cefalea … quel fastidioso mal di testa




Cefalea … quel fastidioso  mal di testa


rendete una piccola porzione di collo rigido, un gruppetto di individui caciaroni, una qualche manciata di impegni inderogabili, una spruzzata di bambini urlanti, una mezz’ora di traffico sulla tangenziale e, quanto basta, un pizzico di giornata lavorativa. Mescolate attentamente gli “ingredienti”, amalgamando il tutto con qualche goccia di incomprensione con il partner e … voilà: eccovi serviti una bella cefalea funzionale. Al di là delle facile battute è bene ricordare che la cefalea, oltre al suo carattere particolarmente invalidante, colpisce circa il 70% della popolazione adulta. La cefalea è nota fin dall’antichità. Colpisce in misura maggiore il sesso femminile. Di tutti gli stati dolorosi di cui molti individui devono fare i conti, non c’è dubbio, la cefalea è indubbiamente il più frequente. E’ una delle malattie più comuni poiché circa il 90% della popolazione (adulti e piccini) soffre nel corso della vita di almeno un episodio cefalalgico. Ma perché così tanti malesseri al capo? Varie spiegazioni possono essere prese in considerazione: la prima è che questa centralina di comando è ben nutrita di recettori per il dolore rispetto alle altre parti del corpo, forse per proteggere i  preziosi neuroni cerebrali, inoltre il cavo orale e nasale, l’occhio e l’orecchio, tutte strutture molto delicate e sensibili devono essere protette … quando colpite da una disfunzione, infatti, ognuna di queste parti è capace di indurre dolore per conto proprio. Infine ogni persona ha una marcata attenzione per quello che succede nella testa piuttosto che alle altre parti del corpo, perché la testa fa pensare al rischio di corto circuito cerebrale; il corpo del resto senza un cervello che funzioni adeguatamente non serve davvero a molto. Il termine cefalea comprende quindi tutti i dolori localizzati in questo prezioso, potente e originale centro di smistamento. I dolori facciali, linguali e faringei, pertanto, sono considerato a parte come qualcosa di diverso. In generale, qualsiasi stato doloroso deve essere valutato sotto l’aspetto della qualità del dolore, dell’intensità, della localizzazione, della durata e del decorso nel tempo. Inoltre bisogna considerare se vi sono condizioni favorenti a scatenare il dolore oppure situazioni di per sé che lo migliorano. 

uando la cefalea viene considerata in base ai parametri sopra indicati, si ottengono un certo numero di informazioni, ma spesso molto meno di quanto ci si aspetti, compreso l’esame clinico che risulta del tutto normale. Così, circa la qualità del dolore cefalico, la descrizione del paziente è raramente di aiuto … ecco perché, spesso il termine cefalea è usato per indicare un dolore continuo, non chiaramente localizzato come nel caso di patologie di strutture profonde. Il dato più importante che si può ottenere è sapere se la cefalea è pulsante indicando così un’origine vascolare. Similmente, affermazioni circa l’intensità del dolore devono essere valutate con attenzione perché riflettono il carattere del paziente nel descrivere i sintomi piuttosto che la reale severità del sintomo stesso. Di solito la personalità “normale” tenderà a minimizzare il disturbo, la personalità nevrotica, invece, sarà portata a drammatizzare. Il grado di incapacità a svolgere la normale attività lavorativa è un indice valido, specie se il paziente non è incline a malattie. I dati comunque riguardanti la localizzazione della cefalea sono fondamentali non solo per una diagnosi corretta ma, soprattutto, adatti ad essere più informativi circa questo malessere. Un’infiammazione di un’arteria extracranica causa un dolore localizzato nella sede del vaso stesso, lesioni dei seni paranasali, dei denti, degli occhi e della colonna cervicale alta, danno un dolore che è riferibile ad una regione ben determinata. 

a localizzazione di una cefalea tuttavia può ingannare: ad esempio un dolore frontale può essere dovuto a varie cause e meccanismi, come una sinusite, una trombosi dell’arteria basilare od una ipertensione endocranica; così pure il dolore all’orecchio può anche essere riferito ad altre regioni, come la muscolature cerebrale, o strutture della fossa interiore. La cefalea da artrosi delle prime vertebre cervicali è più tipicamente intensa dopo un periodo di inattività ed i primi movimenti del collo sono rigidi e dolorosi. La cefalea da sinusite può apparire con regolarità specie al risveglio od a metà mattino ed è caratteristicamente peggiorata dai cambiamenti di posizione del capo o da una variazione della pressione atmosferica. L’alcol, l’esercizio fisico intenso od il tossire e il rapporto sessuale possono provocare un tipo di cefalea pulsante che dura da pochi secondi o al massimo qualche minuto. Il freddo può dare dolore in quelle forme di cefalee che sottendono ad una condizione reumatica o nevritica. Lo stress, le preoccupazioni possono scatenare emicrania comune nei pazienti predisposti, altri pazienti hanno crisi emicraniche alla fine della settimana dopo un periodo di intensa attività. Il fatto comunque che un certo numero di persone possa avere una forma specifica di cefalea non vuol dire necessariamente che la causa sia la stessa per tutti. Dal momento che chi soffre di cefalea da un certo tempo è spesso non considerato come affetto da una malattia, sebbene sia chiaramente non solo una “patologia” ma anche invalidante, e visto che la cefalea interferisce considerevolmente con la vita di un elevato numero di persone, sembra illogico considerare la cefalea come un fenomeno normale. 

uttavia le modificazioni che avvengono nell’organismo durante un attacco il più delle volte sono modeste, così che è estremamente difficile analizzare eventuali alterazioni se non si dispone di sofisticati mezzi di indagine. Poiché la testa è una struttura rigida e non deformabile, è stato dimostrato che il dolore cranico viene causato da uno dei seguenti meccanismi:

·     Distensione, trazione e dilatazione delle arterie intra od extracraniche;
·         Trazione o spostamento dei grossi seni venosi intracranici o della membrana chiamata dura che li avvolge;
·        Compressione, tensione od infiammazione dei nervi cranici sensitivi e dei nervi spinali;
·     Spasmo volontario o involontario e possibile associata infiammazione dei muscoli cranio – cervicali;
·           Irritazione meningea ed ipertensione endocranica;
·         Si manifesta in individui con personalità psicopatica come sintomo di condizioni di paratimia e in situazioni di stress;
·        I tratti depressivi, al pari dell’angoscia, si manifestano in concomitanza con una serie di turbe somatiche: cefalee, ronzii alle orecchie, difficoltà respiratorie, cardialgie, vertigini, dolori vertebrali, cenestesie addominali, nausea, vomito, stipsi, turbe vescicali, turbe del sonno, stanchezza.
Risultati immagini per testa nella cultura classica
Le cefalee sono comunque particolarmente frequenti nei disagi emotivi. Tra i sofferenti di cefalea si trovano personalità compulsivo – ossessive, perfezioniste, masochiste, che si impongono rigide regole, portate a negare l’esistenza di conflitti cronici, in cattivo rapporto con l’ambiente e presentanti difficoltà di adattamento ai mutamenti (infanzia, adolescenza, matrimonio, menopausa, vecchiaia), in preda a un sentimento di insicurezza e alle prese, spesso, con difficoltà sessuali. Benché non si possa parlare di una vera e propria ‘personalità cefalgica, le persone affette da questa sintomatologia dimostrano spesso forti componenti ansiose, ambizione, aspirazione a controllare e dominare, tendenze al perfezionismo e relativo eccesso di tensione nervosa, si addossano un eccessivo carico di responsabilità e di lavoro.

el confrontarsi con gli eventi reali, gli alti obiettivi fissati dal soggetto stesso inducono ansia, frustrazione e repressione dell’aggressività, le quali possono venire espresse nel comportamento fisico di base come tensione cronica … in breve, il conflitto del soggetto è imputabile al fatto che egli non riesce a conseguire le finalità che desidera. Le cefalee tensorie sono proprio di personalità meno specifiche e che presentano un’ansia cronica, a volte connessa a problemi di aggressività. I meccanismi nevrotici, quindi, il più delle volte possono rappresentare un fattore primario nell’eziologia della sindrome. Questi individui spesso covano sentimenti repressi, mescolati ad una miscela di ostilità e di invidia verso qualsiasi forma di successo intellettuale; è probabilmente significativo che sia colpito premio la “centralina di controllo”. Si potrebbe considerare questo fenomeno una sorta di “truffa”: essa serve a nascondere conflitti emotivi che il soggetto non intende condividere. L’approccio psicosomatico mira a trovare il significato generale della cefalea, quali che ne siano le cause. Il mal di testa è un penoso ostacolo al pensiero e i pazienti, che soffrono di cefalea,  hanno solitamente un’intelligenza superiore alla media. L’apparente ‘ottusità nevrotica’ di molti soggetti affetti abitualmente da cefalea spesso non è atro che la conseguenza dell’inibizione del pensiero e del negativismo intellettuale.

e persone che tendono spesso a “ricondurre” o a far “riferimento” continuamente alla testa sono generalmente razionali (atteggiamento mentale con cui l’individuo tenta di spiegare in modo coerente un proprio sentimento o comportamento o stile di vita di cui in realtà, egli non coglie le vere motivazioni istintuali) e la percepiscono come la parte più “nobile” dell’essere umano, in contrapposizione al corpo considerato come la sede dell’istinto (…”meno nobile” e da tenere, il più delle volte, sotto controllo), ma anche al cuore e all’immaginazione valutati, entrambi, da alcuni, fenomeno di debolezza e di infantilità (conflitto tra istinto e pensiero). In breve, tendono a voler tenere tutto sotto un rigido controllo, compresi se stessi, a non lasciar trasparire le emozioni.
Per la psicosomatica studiare gli aspetti simbolici di un “disagio” è il primo passo per comprenderlo nella sua globalità. Infatti, per questo orientamento scientifico una “affezione” non è solo uno scompenso meccanico o un deficit organico ma è, soprattutto, un aspetto che riguarda una modalità generale di relazionarsi con l’ambiente circostante che, inevitabilmente, coinvolge mente e corpo. Noi consideriamo la testa, da sempre, come luogo della coscienza, intesa come capacità di conoscere il mondo e se stessi. E’ la sede dell’intelligenza, dell’immaginazione, della ragione e del pensiero: con la testa pensiamo e prendiamo le decisioni. In questo luogo, insomma, si trovano le strutture che permettono all’individuo di pensare, di agire, di sentire, di vedere e di udire: rappresenta la nostra autonomia e, più in generale, la nostra libertà.

Non si dice forse: "Chi agisce in modo sconsiderato agisce senza testa, non mi lascerò mettere i piedi sulla testa, chinare la testa (rassegnarsi), mi romperei la testa (punirsi), non saper dove sbattere la testa (indecisione, perplessità), mi ha dato alla testa (entusiasmarsi eccessivamente, inebriarsi), ficcarsi nella testa (convincimento), montarsi la testa (illudersi), fare di testa propria (non accettare consigli), vivere con la testa fra le nuvole (distrarsi), perdere la testa (non avere più controllo), mi fuma la testa (stordimento per chiacchiere o studio), mi va il sangue alla testa (arrabbiarsi, irosità), togliersi dalla testa (modificare le idee, rinunciare), mettere la testa sotto la sabbia (nascondere la realtà, non voler vedere), ecc.

uesti succinti modi di dire rendono perfettamente l’idea di quanto sia importante la testa per la vita intellettiva dell’essere umano.
Quando si indaga, pertanto, sull’origine della cefalea funzionale si deve sempre partire da una constatazione fondamentale: questo malessere colpisce completamente la sede del pensiero.
La testa come abbiamo avuto modo di vedere è la nostra centrale di comando: in essa risiedono i “terminali” dei sensi, qui si prendono in esame gli avvenimenti e si impartiscono le direttive sul da farsi.

Risulta estremamente interessante notare che quando si è in preda ad un attacco di cefalea, l’attività mentale è completamente inibita: non si riesce più a connettere, a ragionare (… più si tenta di pensare più si sprofonda nel dolore). In questo modo, oltre a tenere sotto controllo pensieri troppo invadenti, si va a bloccare nella testa tutto ciò che si teme di non essere in grado di gestire.
Ma cos’è veramente che si vuole trattenere a livello dell’immaginazione?


P essere una situazione che non si vuole affrontare perché crea disagio;

P essere una forma di aggressività trattenuta e repressa (… non “apprezzata” dall’ambiente in cui si vive) perché esprimerla potrebbe determinare sensi di colpa difficili da gestire;

P essere una reazione alla stanchezza o la causa di una eccessiva tensione interiore o esteriore. La maggior parte di noi ricorderà, ad esempio, una cefalea comparsa dopo un’esperienza che ci ha particolarmente sconvolti o turbati. Questo tipo di cefalea può prendere il posto dell’ostilità e della collera;

 P essere la disistima, il timore per gli altri: l’insicurezza scaturita (trattenuta) da questi atteggiamenti andrà, poi, ad irrigidire i muscoli del collo;

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P essere un modo per spegnere la libido (energia sessuale attraverso la quale l’essere umano viene attivato a trarre piacere dalle zone del proprio corpo) e reprimere il mondo istintuale, considerato troppo invadente e pericoloso (… se il pensiero si trasformasse il azione).


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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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