martedì 10 ottobre 2017

Una “SPINA ” nel fianco …

Una  “SPINA ”  nel fianco

brevi frammenti di psicosomatica
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i sono emozioni intense ed 'invadenti' che - a seguito di frustrazioni, risentimenti, amarezza nei confronti di situazioni o persone - non si esauriscono, proprio per niente, in un semplice stato di eccitazione mentale, ma provocano una violenta e debilitante reazione fisiologica (reazioni chimiche, elettriche, nervose e ghiandolari: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa, tensione muscolare, esantemi, stanchezza, sudorazione, ulcera, insonnia, emicrania, problemi tiroidei). Ogni stato d’animo, volenti o nolenti, si traduce sempre in una condizione fisica: un momento di felicità fa sentire leggeri, un’emozione intensa accelera il battito cardiaco, uno stato di tristezza opprime il petto o irradia nei muscoli una pesantezza che ostacola il movimento (un potente mediatore chimico viene convogliato nei muscoli)


ale sollecitazione emotiva se permane per molto tempo nell’organismo, oltre a far soffrire, silenziosamente e lentamente “intossica” la vita, modifica il comportamento, distrugge i rapporti affettivi, crea insicurezza e lentamente spegne l’autostima. Si diventa vulnerabili a livello cognitivo; la capacità di adattamento si sgretola, mettendo continuamente in discussione le proprie abilità e capacità sia nell'ambiente lavorativo sia nei rapporti sociali. Un fenomeno davvero pericoloso quando sfugge al controllo (diventa insistente, più forte di noi!), si trasforma in rancore (legarsi al dito una vicenda) e dura al di là dell’evento che può averlo scatenato. Soggetti che prendono fuoco facilmente, con la “miccia” assai corta, si usava dire ai miei tempi di scuola.



uanto affermato può essere tranquillamente verificato nelle vicende di cronaca nera. Se, ad esempio, ascoltiamo attentamente le interviste fatte ai vicini di casa, agli amici o ai parenti, del “mostro sbattuto in prima pagina”, i contenuti dei loro interventi appaiono sempre positivi, scontati e nettamente in contrasto con il gesto avventato, commesso dal soggetto: era una persona a modo, sempre con un atteggiamento benevolo, gentile, educata, silenziosa, anche se a dire il vero, penandoci bene, un po’ schiva, ma molto, molto buona e tranquilla. Ma proprio davvero? In realtà, per i più attenti, non è mai stato un individuo sereno e tranquillo, ma sempre in tensione, taciturno, schivo, trattenuto, controllato, con una vita compressa, che ribolle come un vulcano in attesa della sua naturale attività. Un personaggio che accumula, nel tempo, tanta tensione senza mai riuscire ad incanalarla e utilizzarla in maniera produttiva. Quando un individuo non riesce a fare quello che desidera, a realizzare le cose che si è prefissato - ovviamente in base ai suoi schemi mentali (secondo una sua logica, spesso, non in sintonia con la realtà) - sviluppa un'aggressività esplosiva, diventa una vera e propria polveriera, si scaglia furiosamente su tali situazioni frustranti per ottenere in qualche modo, a torto o ragione, attraverso anche la violenza fisica, “soddisfazione” o “giustizia”

una battaglia persa in partenza, un conflitto inevitabile per gli individui rigidi, incapaci di adattabilità, in quanto il mondo non sarà mai come lo si vuole o secondo le proprie aspettative. La vita con questo soggetto, spesso, sempre ipercritico e con la cura esasperata sui dettagli (sono sempre gli altri sbagliati, difettosi, in torto … il meccanismo proiettivo è molto forte e profondo), diventa difficile e conflittuale perché crea, nell’interlocutore disagio: una diffusa sensazione di imperfezione, di incertezza e una profonda insicurezza. Sono moltissimi i termini linguistici che si riferiscono a questa condizione emotiva (ira, collera, furore), la rabbia comunque è quella che descrive in maniera più appropriata questa reazione psicosomatica intensa. 


l sentimento di rabbia stimola, attraverso l'adrenalina, l’attivazione del tessuto muscolare e se per qualche ragione l’attività viene “soffocata” i muscoli rimangono in tensione, completamente contratti. Questo meccanismo spiega l’origine di molte fastidiose contrazioni alle spalle, al collo, allo stomaco, alla mascella e alla zona sacrale (l'adrenalina accelera il metabolismo). E’ un fenomeno che ha radici sia biologiche (la frequenza è connessa ai vari ormoni e neurotrasmettitori: adrenalina, noradrenalina, cortisolo, testosterone, acetilcolina, dopamina, glutammato, GABA, serotonina) sia culturali: il bambino che piange viene additato come una femminuccia, la bambina che si infuria, invece, viene immediatamente richiamata all’ordine perché tale reazione “negativa” contrasta con l’immagine sociale della donna: debole, passiva, dolce e materna (sembra strano, ma è un comportamento maschilista ancora oggi ben visibile nei rapporti interpersonali ... nonostante siamo nel 2017 … il sentimento non appartiene al genere!). Non è la rabbia in sé altamente pericolosa, bensì quella non espressa (repressa o trattenuta).

osì, a seguito di continue repressioni, di contrarietà mai espresse, di grandi litigi senza mai sbottare, improvvisamente, basta un nonnulla, una semplice banalità, per eruttare come un vulcano nella sua piena espressione. La rabbia esplosiva, quella paralizzante, è una modalità espressiva impropria che, paradossalmente, permette di farsi sentire, di affermarsi, diventa una protesta e una rivendicazione in chiave violenta verso un ambiente insensibile, sordo e cieco, vissuto, sempre dal soggetto, come ostile, ingiusto e conflittuale. Il fegato, infatti, essendo collegato con la rabbia ci parla, come vedremo più avanti, dell’incapacità di metabolizzare l’ira: pezzi di un vissuto e di ricordi non metabolizzati, non smaltiti nel tempo. La manifestazione più specifica di questo fenomeno è il risentimento che si sviluppa, generalmente, in funzione a un senso di ingiustizia diffuso a fronte delle responsabilità e degli sforzi eccessivi di cui spesso, il soggetto, più di altri, si fa carico. E’ un sottofondo emotivo accompagnato sempre da un atteggiamento di critica (irritazione, sfuriata, mutismo, rimprovero, fastidio, disappunto, odiosità) verso le situazioni e la gente in generale; un fenomeno che non fa vedere le cose come sono realmente … nemmeno la felicità. 

ssume caratteristiche evidenti quando la si ritiene giustificata, ed è proprio in questa circostanza che può concretizzarsi in una forma davvero violenta. Al di là degli aspetti patologici, la rabbia, con la sua forza propulsiva, sapientemente gestita può essere utile, rende efficienti, può offrire infinite opportunità, aprire altre porte, percepire nuove occasioni, cambiare la propria vita che, senza la sua spinta aggressiva, non si avrebbe mai avuto il coraggio di fare. Questo sentimento invece, portato agli estremi o espresso in maniera sbagliata (cattiva gestione … sbottare in continuazione … non rispettosi delle risorse energetiche), se permane a lungo nell’organismo, secondo la medicina cinese, provoca un ristagno di energia nel fegato e, quindi, un forte dolore al fianco destro (“spina” nel fianco).



uando si usa, invece, un atteggiamento ripetutamente esplosivo verso l’ambiente circostante, si sottrae energia necessaria al funzionamento di tale organo. Questa modalità reattiva, particolarmente impulsiva ed ingestibile, oltre a segnalare difficoltà di ordine emotivo, può predisporre la ghiandola epatica a varie patologie. Prepara e facilita, nel tempo, un terreno adatto per disfunzioni e malattie più o meno degenerative. Saper gestire, pertanto, in maniera appropriata anche le manifestazioni di rabbia aiuterà a mantenere in ottima salute questo organo così prezioso per il nostro benessere. Tornando in occidente, con i piedi per terra, se vogliamo comprendere in quali condizioni si trova questo eccezionale organo vitale, è necessario mettere a fuoco alcuni sintomi. 



l fegato è uno degli organi interni della digestione. Agisce come filtro tra lo stomaco e il cuore. La sua azione è molto importante nella formazione del sangue e nella trasformazione dei protidi (proteine) e dei lipidi (grassi). Esso neutralizza anche sostanze nocive e produce enzimi, ormoni, vitamine e, naturalmente, è legato alla formazione della bile. Senza di esso gli alimenti non si adatterebbero ai bisogni delle nostre cellule e l’organismo si intossicherebbe (regola i livelli e le concentrazioni delle varie sostanze nel sangue). Inoltre neutralizza molti degli elementi tossici contenuti nei medicinali. Da questo possiamo comprendere che vi è una notevole quantità di alimenti e farmaci che “colpiscono” il fegato. I disturbi che lo riguardano sono l’epatite, gli itteri (accumulo di elementi biliari nel sangue), la cirrosi, le litiasi biliari (formazione o presenza di calcoli), le coliche epatiche.


a vi sono anche disturbi indiretti con conseguenze sulla digestione, il meteorismo, i bruciori di stomaco, le anemie, le carenze di sali minerali, l’obesità o il dimagrimento. Anche l’ipertensione, i disturbi della vista e dell’udito, l’artrite, l’artrosi, l’asma, i raffreddori da pollini, i reumatismi, le emorroidi, la tubercolosi e il cancro sono spesso legati indirettamente al fegato e alla cistifellea. Quando vi è una disfunzione del fegato, il colorito è giallo - verde e il soggetto avrà mal di testa, meteorismo e gonfiori, capogiri e risvegli verso le prime ore del mattino. Ai numerosi alimenti proibiti nel quadro clinico che riguarda fegato - cistifellea, bisogna aggiungere il cioccolato (anche se contiene un prezioso elemento antidepressivo), il pane bianco, il caffellatte, che è un vero veleno, un consumo eccessivo di carne e naturalmente l’alcol (fonte OMS). Il colesterolo, che erroneamente viene frequentemente attribuito alle patologie cardiache e vascolari, è da imputarsi anche al fegato. L’ipertensione può provenire da una disfunzione del fegato e il malato rischia di venir colpito da disturbi come l’infarto o determinate malattie delle arterie. Quando non riesce a compiere interamente il suo lavoro, sollecita il pancreas, che si esaurisce e rende il soggetto vulnerabile alle malattie infettive e ai disordini nervosi. 


uesto organo è quindi il grande “chimico” dell’organismo (non a caso in alcuni ambienti scientifici è definito come “Il grande alchimista”). È un organo dalla vitalità incredibile: è infatti capace di ricostituirsi sette volte nel corso di una vita e può funzionare anche se la sua porzione attiva è ridotta a un quinto. Dopo la digestione di un pasto tutto il sangue degli intestini penetra direttamente nel fegato. Questo tratterrà gli elementi necessari e neutralizzerà le tossine che saranno eliminate attraverso il suo secreto: la bile. Ma se il fegato non riesce a neutralizzare le tossine, la bile scorrerà nell’intestino tenue carica di tossicità e provocherà, nel migliore dei casi, il vomito. La presenza di una eccessiva quantità di bile nell’intestino disturba la digestione e provoca dolori acuti con presenza di gas e di acidità che risalgono nello stomaco. 



na bile troppo irritante e troppo corrosiva viene immagazzinata temporaneamente nella cistifellea che ha la funzione di neutralizzarla. Una delle importanti attività del fegato è la suddivisione del glucosio che permette l’azione muscolare. Numerosi incidenti muscolari, soprattutto negli sportivi, nei quali l’intensità della preparazione fisica non è stata accompagnata da un adeguato regime alimentare, sono imputabili al fegato. 


isualizzazioni e segnali: viso tendente al verdastro, pelle giallastra e cuoio capelluto grasso, risveglio verso le due o le tre del mattino, crampi ai polpacci, irritabilità, mal di testa che comincia alle tempie e scende verso la nuca, artrite e artrosi, calcoli a livello della vescica biliare, pelle che presenta macchie, difficoltà di digestione e nausea. Cibi troppo piccanti o eccessivo consumo di frutti di mare creano diarrea.

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Gli ortaggi utili al suo benessere: carciofi (acqua delle foglie … se si sa con precisione la sua provenienza), cipolla, limone, spinaci; tutti i tipi di cereali. Ingrossamento: asparagi, carote, cicoria, dente di leone, olio di oliva, pompelmi, ravanelli, ribes nero. Congestione: crescione e rapa (drenanti), sedano, uva spina. Insufficienza epatica: asparagi, carciofi, carote, gambi di sedano, limoni, rabarbaro, ravanelli, soia. Le controindicazioni saranno: burro, caffè, olio di semi, grassi, carboidrati semplici. Per riequilibrare la cistifellea: lievito di birra fresco. Ingorgo della cistifellea: olio di oliva spremuto a freddo purissimo al mattino a digiuno. Per i calcoli biliari: dente di leone, pomodori e uva. Massaggiare, per mantenerlo in armonia, la vertebra dorsale 9 (D9: tutti i disturbi epatici, dolore ai muscoli adduttori, dolore alla minzione, dolore ai tendini, tendenza ai crampi muscolari). Il sapore aspro stimola fegato e cistifellea. La lunghezza d'onda del colore verde ha un effetto “distensivo” sulla cellula epatica.
Risultati immagini per spina nel fegatoATTENZIONE, una sostanza può far bene ad un organo ma male ad un altro (Es: l'asparago è un ottimo depurativo ma sconsigliato per problemi renali). Il fegato fornisce il massimo dello sforzo energetico in primavera. Fegato e cistifellea (raccoglie e “spruzza” la bile) non solo hanno un legame con fenomeni di irascibilità e indignazione (rabbia, ira, collera), ma segnalano anche coraggio, fermezza e speranza … sono organi che possono incidere sulla vita emozionale di ogni soggetto fornendo vivacità oppure possono spegnere la voglia di vivere (amarezza, delusione, apatia, depressione). Non a caso nel linguaggio popolare si usa la seguente espressione: “Quella persona ha parecchio fegato”.


a mitologia, con Prometeo, rende più chiara questa locuzione. Come il mito ci segnala inesauribilità, impavidità, abnegazione e rinnovamento anche il fegato ci comunica caratteristiche analoghe: energia, trasformazione, conservazione. Prometeo, figlio del titano Giapeto e della ninfa Climene, fratello di Atlante, Emipeteo e Menezio, possedeva il dono della preveggenza. Previde il diluvio che Zeus voleva mandare sulla terra per punire i mali dell'umanità. Una leggenda lo descrive come il progenitore dei primi uomini, ma altre narrazioni (le mie scolastiche) non concordano; sono comunque tutti d'accordo nel proclamarlo uno tra i maggiori benefattori dell'umanità. Dopo che gli dei ebbero distrutto i titani, nella lotta per la conquista dell'universo, concordarono con gli uomini il tributo che questi avrebbero dovuto pagare loro. Poiché Prometeo, sebbene discendesse dai titani, combatté a fianco degli dei, fu scelto per decidere in che modo si doveva compiere il sacrificio: saldare questo debito. 

rometeo allora uccise un bue e lo divise in due parti: una formata dalle carni ricoperte dalla pelle dell'animale, l'altra formata dalle ossa nascoste sotto uno spesso strato di grasso. Chiese quindi a Zeus quale parte preferisse; il Dio non avendo ben capito l'inganno, volle la parte delle ossa, lasciando quindi l'altra ai mortali (uomini). Quando scoprì l'inganno, volle punire tutto il genere umano privandolo del fuoco. L'astuto Prometeo, però, riuscì a rubare alcune faville di fuoco dalla fucina di Efesto (o dall'Olimpo: dal carro del Sole ... non è ben chiara la cosa) e riportò il fuoco sulla terra. L'ira di Zeus questa volta si mostrò nella figura di Pandora (prima donna plasmata da Efesto); successivamente il Dio incatenò Prometeo al Caucaso, dove un'avida aquila si recava ogni giorno per divorargli il fegato, mentre di notte ricresceva. Tale supplizio sarebbe durato per l'eternità se Eracle non lo avesse liberato. Prometeo ricompensò l'eroe informandolo che solo 

tlante avrebbe potuto raccogliere i pomi d'oro che questi stava cercando. In seguito aiutò Chirone a morire (figlio di Crono, nacque metà uomo, metà cavallo). Il centauro aveva infatti natura immortale ma stanco di vivere, la cambiò con la natura mortale di Prometeo, che divenne in tal modo immortale. La rabbia “triste” (ira passiva) viene raccontata dall'organismo e precisamente dal fegato: una predisposizione d'animo di diffusa rassegnazione e profonda amarezza. Una preziosa descrizione, circa questo delicato tema, ci viene offerto anche da San Tommaso. Nel suo “Quaestiones disputatae”, infatti, evidenzia sapientemente tre tipi d'ira vissuti attraverso il corpo: ira cordis (risiede nel cuore), ira locutionis (si esprime con le parole) e ira actionis (si esprime attraverso l'azione)


he dire inoltre dell'arrabbiatura silenziosa del vecchio pescatore che dopo aver catturato quell'enorme pesce, tagliandosi persino le mani, se lo vede divorare completamente dagli squali; quello che rimane di quel grande pesce, al suo ritorno, è solo lo scheletro, ma lui non si scoraggia è soddisfatto della sua grande impresa (Il vecchio e il mare di E. Hemingway).


ICORDA, il fegato ha bisogno di piccoli “bocconi” semplici e leggeri, non di esagerazioni, per riprendersi sono necessarie buone cose, anche di vitamine (C e gruppo B), quindi, frutta (lontano dai pastiATTENZIONE se si ha il diabete e quanti carboidrati sono già stati assunti) e verdura fresca a volontà … bandire alcolici, limitare caffè e cioccolato, molluschi e crostacei … il fegato si ammala anche quando: si è tristi e rassegnati, per troppo vittimismo, per rabbia trattenuta, repressa e per dipendenza affettiva.

QUESTA BREVE ESPOSIZIONE HA SCOPO SOLO INFORMATIVO E NON CURATIVO. IL FINE DI QUESTO LAVORO (come ogni articolo pubblicato) E’ QUELLO DI INFORMARE, “TOCCARE” QUANTE PIU’ MENTI POSSIBILI IN MODO TALE CHE OGNI SINGOLO INDIVIDUO POSSA ESSERE STIMOLATO AD APPROFONDIRE (se lo desidera) I VARI ARGOMENTI TRATTATI E, QUINDI, ESSERE IN GRADO DI FARE SCELTE IL PIU’ POSSIBILE MIRATE, RESPONSABILI E CONSAPEVOLI PER IL PROPRIO BENESSERE. RIFLETTERE, POTER SCEGLIERE E DECIDERE LIBERAMENTE …  CRESCERE.

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